UZBEKISTAN

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  1. gheagabry
     
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    Ti stagliavi in mille cupole azzurre
    in un cielo di antico splendore in qull'Islam in esilio
    in quella valle dei tartari nascosta alle ombre.
    Ti offrivi allo sguardo
    nelle mura di argilla e di paglia
    in un deserto di sabbia spazzata dal vento feroce
    dipinta nel sole.
    Ti oscuravi al crepuscolo
    al rumore di un destriero al galoppo
    un cavaliere col mantello di stelle
    che sfuggiva alla morte per cercare la vita.
    Tu regina di ocra e di terra aspettavi il destino
    nascondendo quella nera signora
    che sorrideva in silenzio sotto un gelso di spine
    alla sua preda e al suo sogno.
    Qui a Samarcanda.
    (Tiziana Monari)

    SAMARCANDA


    La città di Samarcanda è situata in Uzbekistan ed è precisamente la terza città di questo Stato per dimensioni. La si può definire “leggendaria” in quanto risulta citata in numerosi romanzi o raccolte di racconti tra cui “Le mille e una notte” ed anche “Il Milione” di Marco Polo. Nel 2001 l'UNESCO ha inserito la città nella lista dei patrimoni dell'umanità sotto il titolo di “Samarcanda - Crocevia di culture”. Situata in un territorio completamente circondato da altre terre, fu la sede di un impero così lontano fra steppe e deserti che sfiorò appena l’Europa, pur terrorizzandola. Sprofondata in un oscuro sonno, brillò per secoli nell’immaginario collettivo. Ispirò la fantasia di Goethe e di Hàndel, di Marlowe e di Keats, tuttavia nella realtà rimase sempre irrangiugibile. Nessun nome richiama alla mente la Via della Seta più di quello di Samarcanda. Ciò che è rimasto dell'antica Samarcanda sotto i Timuridi, i successori di Tamerlano, rimanda ad un periodo storico unico ed irripetibile, un equilibrio perfetto che raggiunse la perfezione classica della forma nell'architettura occidentale, come il Partenone o il Tempietto di Bramante. Sotto i Timuridi la tecnica del mattone cotto rivestito di ceramica fu portata alla perfezione stilistica. I principali luoghi d'interesse della città sono in gran parte opera di Tamerlano, di suo nipote Ulughbek e degli Shaybanidi uzbeki, che insieme fecero di questa città l'epicentro economico e culturale dell'Asia centrale nei secoli XIV e XV.

    La Piazza Registan - L'edificio di maggiore interesse di Samarcanda, considerato uno dei monumenti più straordinari dell'Asia centrale, è il Registan, un complesso di maestose e imponenti madrase (scuole coraniche), costruite in epoche successive con minareti posti agli angoli di ogni edificio, una profusione di maioliche, mosaici azzurri e ampi spazi perfettamente proporzionati. Registan significa “luogo di sabbia” e sembra che in tempi remoti qui scorresse un fiume che poi improvvisamente si prosciugò. Una curiosità, “Registan” è nome comune a molte piazze dell'Asia Centrale ma, quella di Samarcanda è la più grande e forse la più bella. E' limitata su tre lati da imponenti madrase. Nel XV secolo sorse la Madrassa Ulugh Bek, la più antica (1417-1420), chiamata così in onore del governatore di Samarcanda, Ulugbek, insigne cultore di matematica ed astronomia. Di fronte ad essa sorge la Madrassa Sher-Dhor (1619-1636 – la “Madrasa dei Leoni” o “Madrasa delle Tigri”), la più grande tra le tre madrase, interamente ricoperta da maioliche poste a mosaico in cui predomina l'azzurro. E' curioso osservare come sulla facciata sono riprodotte figure di animali, nonostante sia noto come la religione islamica proibisse la rappresentazione di esseri viventi. Tuttavia la vicinanza della Cina e l'influenza dell'arte orientale introdussero nell'iconografia islamica figure di animali favolosi, che per i musulmani non avevano significati simbolici, ma puramente decorativi. Di qualche anno successiva è la terza madrasa, quella di Tilla - Kori (1647-1660), costruita tra le due precedenti, ed è ricoperta d'oro.
    Mausoleo di Gur Emir - Fatto costruire da Tamerlano nel 1404, quale luogo di sepoltura, conserva le spoglie dello stesso Tamerlano, due suoi figli, un nipote, un suo maestro spirituale, uno sceicco e il famoso astronomo Ulugh Beg. L'edificio si compone di un cortile interno attorno al quale ci sono sulla sinistra una madrasa e sulla destra un edificio con funzioni simili a quelle di un monastero. Il mausoleo al centro è a forma di torre conuna cupola ricoperta di ceramiche azzurre. L'interno, riccamente decorato con rilievi in oro, è a forma quadrata, con nicchie laterali: sul pavimento sono collocati i sarcofagi di Tamerlano in nefrite verde scura e quelli della famiglia reale. Le vere tombe che custodiscono le salme si trovano tuttavia nel sottosuolo del complesso.
    La moschea di Bibi Khanym - Si tratta di un imponente complesso che compren-
    deva una grande madrasa, otto minareti, due moschee tra cui un' imponente Moschea del Venerdì (1399-1404) costruita intorno a una corte centrale e riccamente decorata con marmi intarsiati e maioliche, eretta in onore della figlia dell'imperatore cinese e moglie preferita di Tamerlano (Bibi – Hanum). La sua edificazione è il frutto delle più avanzate tecniche costruttive del tempo; tuttavia nel corso dei secoli si sgretolò progressivamente per crollare, infine, del tutto durante il terremoto del 1897.
    L'osservatorio di Ulugh Beg - Il grande sovrano della dinastia dei timuridi, Ulugh Beg (1393-1449), amico di poeti e artisti, scienziato e protettore delle scienze, fece costruire il più importante osservatorio astronomico del Medioevo (1428-1429) che si ergeva per 30 metri sopra una base di 46 metri di diametro, intagliata nella roccia.
    Ulugbek, al cui governo è legata la grande fioritura culturale di Samarcanda, era un valente astronomo e i suoi lavori ci sono stati tramandati nelle cosiddette “tavole delle stelle di Ulugbek”, documenti di incredibile precisione ed importanza se consideriamo che tali “tavole” sono state scritte senza alcun uso di strumenti ottici. Ad esempio Ulugbek ha scritto che l'anno solare dura 365 giorni, 6 ore, 10 minuti ed 8 secondi. Ebbene con tutti gli strumenti moderni ed i supporti informatici è stato stabilito che l'anno solare dura 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 9,6 secondi e quindi un errore di meno di un minuto. Purtroppo alla morte di Ulugbek l'osservatorio fu saccheggiato e distrutto. All'inizio del 1900 alcuni archeologi scoprirono quanto rimaneva di questo osservatorio, la base circolare ed una parte del sestante che stava sottoterra, e si procedette ad una parziale ristrutturazione. Gli interessi religiosi islamici prevalsero tuttavia sugli interessi scientifici e la collina, chiamata “delle 40 vergini”, fu dichiarata dagli “sceicchi” locali luogo sacro e vi fu costruito un mausoleo.
    Il Bazar - Il frenetico mercato è uno spaccato genuino della vita della popolazione, soprattutto nella parte che riguarda i commerci e le contrattazioni. Vi si può trovare ogni genere di prodotti: dai vestiti, scialli, cappelli e turbanti di ogni gruppo etnico esistente nella regione alla frutta secca di incredibile varietà, tra gli odori pungenti delle spezie, tra il delicato e dolce sapore delle tipiche mele uzbeche e quello più forte dei melograni.
    Sahai-Zinda - Nelle immediate vicinanze di Samarcanda si trova un notevole insieme di strutture architettoniche di impareggiabile bellezza. E' la necropoli conosciuta come Shakhi-Zinda che consiste in 11 mausolei eretti fra il XIV ed il XV secolo. Si entra da un portale dove campeggia una scritta che ricorda che l'edificio è stato costruito nell'anno dell'Egira 883 (corrisponde al nostro 1434) per ricordare i figli del grande Tamerlano. La necropoli Sah-Zinde, che significa del “re vivente” è probabilmente il complesso più importante del medioevo islamico a noi pervenuto.(tratto da www.sanpietroburgo.it/)

    "Samarcanda è una città nobile, dove bellissimi giardini, e una piena di tutti i frutti, che l'uomo può desiderare.
    Gli abitanti, parte son Cristian, e parte Saraceni, e sono sottoposti al dominio d'un nepote del Gran Can."
    (Marco Polo)

    ...storia...


    Samarcanda può essere parago-
    nata a Roma o Babilonia ed è una delle più antiche città del mondo, situata lungo la Via della seta, la maggiore via commerciale di terra tra Cina ed Europa. Fondata circa nel 700 a.C., col nome di Marakanda era già capitale della Satrapia della Sogdiana sotto gli Achemenidi di Persia quando Alessandro Magno, conosciuto come Iskander Khan,la conquistò nel 329 a.c.. Sotto i Sasanidi, Samarcanda rifiorì e diventò una delle città maggiori dell'Impero. Tra il VII e XIII secolo la città conobbe l'invasione araba, che portò il suo alfabeto e convertì all'Islam la sua popolazione, quella dei Persiani e di diverse successive dinastie turche, che ne fecero una delle città più ricche di tutto il mondo islamico. Fu saccheggiata nell'anno 1220 dai Mongoli e sopravvisse solo una minima parte della popolazione, che dovette affrontare anche un sacco successivo, condotto da un altro condottiero mongolo: Barak Khan. La città impiegò decenni per ristabilirsi da quei disastri.
    Nel 1370, Tamerlano -Timur lo zoppo - decise di rendere Samarcanda una città stupenda e usarla come capitale dell'impero che avrebbe costruito e che si sarebbe esteso dall'India alla Turchia. Per 35 anni la città fu ricostruita e fu piena di cantieri con artigiani e architetti provenienti dalle parti più disparate dell'Impero timuride. Tamerlano fece così sviluppare la città, che divenne il centro della regione chiamata in Occidente Transoxiana e, similmente, dagli Arabi, per i quali era Mā warāʾ al-Nahr, «Ciò che è al di là del fiume Oxus». Suo nipote Ulugh Beg governò il paese e la sua capitale per 40 anni. Creò varie scuole attente allo studio delle scienze e quello studio della matematica e dell'astronomia. Ordinò anche la costruzione di un grande osservatorio, di cui restano imponenti tracce.Samarcanda divenne il polo di attrazione di arti, usanze, poeti, scrittori, architetti, artisti che contribuirono a farla divenire praticamente la più bella città del mondo di quei tempi, ricca come era di tesori, mausolei, moschee e madrase.
    Nel XVI secolo gli Uzbeki spostarono la capitale a Bukhara e Samarcanda iniziò un lento declino, accelerato dal ridimensionamento della Via della Seta come rotta commerciale delle spezie, dai frequenti terremoti e dallo spopolamento. Dopo l'assalto dei Persiani guidati da Nadir Shah, la città fu abbandonata nel XVIII secolo. L'emiro di Bukhara tentò di ripopolare la città alla fine di quel secolo. Nel 1868, la città entrò a far parte dell'Impero russo, essendo stata conquistata dal colonnello A.K. Abramov, divenendo successivamente capitale del Turkestan russo. Fu raggiunta dalla ferrovia trans-caspica nel 1888, che non poco contribuì al suo sviluppo economico. Divenne capitale dell'Uzbekistan sovietico dal 1925 fino al 1930.


    "Samarcanda è un luogo della mente e dell´anima più che un posto reale con le sue moschee, le selve dei minareti, le scuole coraniche, i mausolei, l´azzurro scintillante delle sue maioliche e delle sue cupole, il blu cobalto degli archi, il turchese delle madrasse. Ma Samarcanda è anche traffico, confusione, rumore, clacson, torme di turisti organizzati, souvenir dozzinali.A Samarcanda bisogna andarci in macchina, sono quasi cinque ore da Tashkent, un viaggio nel medioevo più arcaico; carretti trainati da somari e carichi fino all´inverosimile vi corrono incontro contromano. Capre, pecore, qualche mucca, cavalli macilenti, biciclette arrugginite, sidecar. Sul ciglio della strada, spesso dissestata, i venditori ambulanti stanno sdraiati su letti di legno in attesa di chi gli compri i pomodori, il miele, le patate, i cachi, le uova. Ai bordi, lungo la piana immensa della steppa, frutteti ma soprattutto campi coltivati a cotone, con centinaia di ragazzi e bambini chini a raccogliere i batuffoli bianchi. E almeno cinque posti di blocco per lo straniero: in media uno ogni ora.
    Samarcanda si annuncia come una visione, evocativa e onirica, punto di snodo della Via della Seta (oggi dell´energia), crocevia delle strade che portavano all´Oriente profondo, capitale di imperi, i turchi, gli arabi, i persiani, i mongoli, la furia di Gengis Khan e i fasti del feroce Tamerlano, che la elesse capitale del suo regno sterminato. Alessandro Magno e Marco Polo, il mito e la leggenda. Entriamo in città. La strada all´improvviso si fa larga e moderna e passa troppo vicino ai ventidue mausolei di Shah-I-Zinda, o "tomba del re vivente», li deturpa, li offende.
    Si salgono gli erti gradini che portano alla sommità, su alla collina sacra, dove riposa un cugino di Maometto. I turisti scattano foto, senza interrogarsi su un restauro fin troppo fiammante, senza riuscire a distinguere ciò che è originale e ciò che è ricostruito con fin troppa disinvoltura, a trasformare questi ex ruderi una volta pieni di fascino in un set stile Disneyland dell´Islam. «Salvami, salvami, grande sovrano, fammi fuggire, fuggire di qua». C´è chi arriva a Samarcanda con le note e le parole di Vecchioni nel cuore. Le carovane, i mercanti, i viaggiatori della steppa, i cammelli.
    Con un'idea, un sogno, un miraggio luccicante e ondulato che non potrà corrispondere a nessuna realtà. È l´italiano la lingua più parlata sotto questi minareti alti cinquanta metri. Le venditrici di scialli etnici (tutti made in India) e di amuleti locali circondano petulanti i nostri connazionali sul sagrato dell´imponente moschea intitolata a Bibi Khanym, una delle diciotto mogli di Tamerlano. Offrono le loro merci contrattando in italiano, incassando e dando il resto in euro, scoprendo denti di ferro o anche d´oro quando sorridono. A un passo c´è il celebre bazar Siob, sfondo di safari fotografici in technicolor, piramidi di spezie esotiche, frutti enormi e sconosciuti, cataste di torroni.
    Si arriva a piedi nel sancta sanctorum cantato da James Elroy Flecker: «Per la bramosia di conoscere ciò che non dovrebbe essere conosciuto/ percorriamo la Strada Dorata che va a Samarcanda». Il Registan è un colpo al cuore di bellezza, geometria celeste, maestà imponente. È il motivo per cui si arriva fino a qui. È un'overdose di mosaici, smalti, arabeschi, il centro sociale e religioso della città medievale, con le sue tre scuole coraniche che nelle ex celle degli studenti oggi ospitano una schiera di botteghe di souvenir. È il monumento più importante di tutta l'Asia centrale, il più visitato, il più citato, il più rappresentato, il più spettacolare. Nella chaikhana di fronte, il padiglione per il tè "Lyabi Gor", i visitatori si ristorano avvicendandosi per assaporare il pesantissimo plov cotto nel grasso di montone e bere tè verde. Si fuma ovunque. A est il groviglio millenario di stradine e le vestigia archeologiche pluri-strato della città vecchia, Afrosiab, a ovest gli ampi e geometrici viali tracciati dai russi nel Diciannovesimo secolo, orlati di gelsi e di platani, due mondi che non sembrano comunicare. Una città-calamita sconosciuta ai più, proiezione di fiabe e leggende. Non soltanto una città d'arte dunque, ma anche una città universitaria, la prima, fra l´altro, in cui è stato aperto un dipartimento di italianistica, già capitale, anche se solo per sei anni a partire dal 1924, della Repubblica Socialista Sovietica dell'Uzbekistan. Stagione ormai remota, consegnata alla storia.
    All´imbrunire, la visita al Mausoleo di Guri Amir, dove è sepolto Tamerlano sotto un unico blocco di giada, è d´obbligo. «La tigre zoppa» lo chiamava il suo popolo, una tigre morta non in battaglia ma per una banale polmonite. Le guide snocciolano i loro aneddoti accanto alle rovine dell´antico ostello dei dervisci, che ripetevano il nome di Allah mille e una volta, fino a cadere in trance, fino a farsi uscire il sangue dal naso" (Laura Laurenzi, repubblica.it)
     
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