JAMIE OLIVER ... “The Naked Chef”

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    Chef Jamie Oliver


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    .. La biografia ...


    Trevor James 'Jamie' Oliver, MBE, FRGCP (Hon) (nato il 27 Maggio 1975) è un celebre chef inglese, ristoratore, personaggio mediatico, noto per i suoi programmi televisivi incentrati sul cibo, i libri di cucina e, più recentemente, la sua campagna globale per una migliore educazione alimentare.



    Jamie Oliver è nato e cresciuto nel villaggio di Clavering nell'Essex, i suoi genitori, Trevor e Sally, gestivano e tuttora gestiscono, un pub/ristorante, il "The Cricketers", dove il piccolo Jamie, chiamato anche 'Ollie', 'Ol' o 'Jum', già a otto anni inizia a lavorare e ad aiutare in cucina. Ha studiato alla Grammar School di Newport. Il suo interesse per il cibo continua a crescere e a 16 anni lascia la scuola con due GCSE, con qualifiche in arte e geologia e continua la sua formazione al Westminster Kingsway College, Oliver ha sofferto di dislessia (ha letto il suo primo romanzo "Catching Fire" nel 2013, all'età di 38). Ha poi conseguito un City & Guilds National Vocational Qualification (NVQ) in economia domestica.


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    .. un giovane Jamie ...


    .. Gli inizi ...


    Il suo primo lavoro è come capo pasticcere nel celebre ristorante dello chef Antonio Carluccio, il 'Neal Street', dove conosce il maestro Gennaro Contaldo, acquisendo esperienza nella preparazione dei piatti della cucina italiana. Oliver ha sviluppato una collaborazione con Gennaro Contaldo, più tardi nella sua carriera lo ha impiegato come aiuto nella gestione dei suoi tanti ristoranti di successo, specializzati nella cucina italiana. Oliver poi si trasferisce al The River Café, a Fulham, come sous chef, dove ha lavorato per tre anni e mezzo insieme a Rose Gray e Ruth Rogers.


    .. La carriera nei dettagli ...


    Fu lì che nel 1997 venne notato dalla BBC, dopo aver fatto un'apparizione in un documentario sul ristorante, "Natale al River Cafe". Il concetto alla base di The Naked Chef era di ricondurre il cibo all'essenziale, ispirando tutti a cucinare e che lo porterà a vincere un BAFTA Award per la migliore serie televisiva in Le caratteristiche di Categoria nel 2000.

    Nello stesso anno, debutta il suo programma The Naked Chef e il suo libro di cucina è diventato un best-seller nel Regno Unito ed è è stato invitato a preparare il pranzo per l'allora primo ministro Tony Blair al 10 di Downing Street.

    In quell'anno Oliver è diventato il volto della catena di supermercati britannica Sainsbury, attraverso un contratto di endorsement dal valore di 2 milioni di dollari l'anno. Dopo undici anni, la collaborazione tra Oliver & Sainsbury è finita. La pubblicità televisiva finale era per il Natale del 2011.

    Il libro Naked Chef, pubblicato da Penguin Books, ha accompagnato la prima serie televisiva ed è diventato subito un bestseller. Una seconda e poi una terza serie televisiva sono state commissionate dalla BBC, insieme con il secondo e terzo libro della serie: Il ritorno dei The Naked Chef e Happy Days con la Naked Chef, con Happy Days con la Naked Chef diventando il Natale ufficiale.

    Dopo tre serie di programmi Naked Chef per la BBC, Oliver si trasferisce a Channel 4 inglese, dove la sua prima serie era un documentario, Cucina di Jamie, cui ha seguito la creazione di 15 ristoranti a Londra. Il ristorante, in Westland Place a Londra, continua a formare giovani adulti che hanno un background svantaggiato per una carriera nel settore della ristorazione.

    Nel 2003 gli è stato assegnato un MBE per il suo contributo all'industria dell'ospitalità.


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    "Jamie Oliver’s Food Revolution"



    Nel 2005, ha avviato una campagna originariamente chiamata "Feed Me Better" per sensibilizzare gli alunni inglesi verso il consumo di cibi sani e dare un taglio al cibo spazzatura. Di conseguenza, il governo britannico ha anche promesso di affrontare la questione. La sua enfasi sulla cucina fresca, sul cibo nutriente gli ha ispirato una serie televisiva in cui viaggia per motivare la gente comune a Rotherham, nel Yorkshire, a cucinare pasti sani. Un'altra serie televisiva è cibo Revolution di Jamie Oliver (2010-2011), dove si reca prima a Huntington, West Virginia e poi a Los Angeles, California, per cambiare il modo in cui gli americani mangiano, e affrontare la loro dipendenza dai fast food (suoi ingredienti preferiti sono pane e pasta, limoni di Sicilia e l'olio extra vergine di oliva).

    La sua Oliver Holdings', Jamie Oliver Holdings Ltd., ha fatto abbastanza profitto tanto da essere quotata ed inserita nella lista dei più ricchi cittadini inglesi sotto i 30 anni.

    Nel giugno 2008 ha lanciato un ristorante di Jamie italiano, la sua prima attività di venture high-street, a Oxford, che ha avuto successo e ora ci sono 35 ristoranti della serie. Il marchio è in franchising a livello mondiale e ora comprende filiali a Dublino, St Petersburg, Singapore, Dubai, Istanbul e Hong Kong.

    Nel giugno 2013, Oliver è stato inserito nella Hall of Fame culinaria.

    Nel gennaio del 2013, ha iniziato sulla piattaforma della TV digitale tubo alimentare come mezzo per promuovere nuovi talenti di cucina.


    .. La famiglia ...


    Nel luglio 2000, Oliver sposato Juliette (Jools) Norton,
    la coppia si era incontrata nel 1993 e hanno quattro figli.


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    con la moglie Jools, nel giorno del loro matrimonio


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    16 settembre 2010: Jamie e Jools Oliver con il resto della famiglia, compreso il loro bambino appena nato, fuori dall'ospedale di Portland; il maschietto era l'ingrediente mancante nella sua ricetta per la famiglia perfetta. Vivono tra Londra e l'Essex, i bambini hanno nomi bizzarri: Poppy Honey Rosie, Daisy Boo Pamela e Petal Blossom Rainbow mentre l'ultimo nato, Buddy Bear Maurice.



    ... I prodotti, la pubblicità ...


    Dal 2000, è stato il volto pubblico della Sainsbury, una catena di supermercati nel Regno Unito, che appare in spot televisivi e radiofonici e con materiale promozionale negli in-store. L'operazione gli è valsa una cifra stimata £ 1.200.000 ogni anno, anche se né Sainsbury né Oliver hanno mai detto la cifra esatta.

    Oliver era stato stigmatizzato per aver ammesso che non usa i supermercati, dicendo: "Per ogni chef, i supermercati sono come una fabbrica. Io compro dai coltivatori specializzati, dai fornitori organici e gli agricoltori".

    Oliver commercializza anche una linea di padelle antiaderenti e pentole per Tefal ed è apparso in spot televisivi australiani per Yalumba vini.

    Ad agosto del 2013, Oliver e la catena di supermercati canadese Sobeys hanno annunciato una partnership per migliorare a livello nazionale, le campagne nutrizionali e pubblicitarie. Ad ottobre del 2013, Oliver ha iniziato a lavorare anche con la catena di supermercati australiana Woolworths su una serie di iniziative volte a migliorare la nutrizione e le campagne pubblicitarie.






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    ... Spettacoli televisivi ...


    1999-2001 - The Naked Chef
    2000 - Pukka Tukka
    2002 - Oliver's Twist - Jamie's Kitchen
    2003 - Return to Jamie's Kitchen
    2005 - Jamie's School Dinners - Jamie's Great Italian Escape
    2006 - Jamie's Kitchen Australia
    2007 - Jamie's Chef - Jamie's Return to School Dinners (2007) - Jamie at Home
    2008 - Jamie's Fowl Dinners - Jamie's Ministry of Food - What's Cooking? with Jamie Oliver
    2009 - Jamie Saves Our Bacon - Jamie's American Road Trip - Jamie's Family Christmas
    2010-2011 - Jamie Oliver's Food Revolution - Jamie Does...
    2010 - Jamie's 30-Minute Meals
    2011 - Jamie's Dream School - Jamie's Fish Supper - Jamie Cooks Summer - Jamie's Great Britain
    2012 - Jamie's 15-Minute Meals - Jamie & Jimmy's Food Fight Club
    2013 - Dream School USA - Jamie's Money Saving Meals
    2014 - Jamie & Jimmy's Friday Night - Feast


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    ... I libri ...


    Something for the Weekend
    The Naked Che
    The Return of the Naked Chef
    Happy Days with the Naked Chef
    Jamie's Kitchen
    Jamie's Dinners
    Jamie's Italy,
    Cook With Jamie: My Guide to Making You a Better Cook
    Jamie's Little Book of Big Treats
    Jamie at Home: Cook Your Way to the Good Life
    Jamie's Ministry of Food: Anyone Can Learn to Cook in 24 Hours
    Jamie's Red Nose Recipes
    Jamie's Americ
    Jamie does... Spain, Italy, Sweden, Morocco, Greece, France
    Jamie's 30-Minute Meals
    Jamie's Great Britain
    Jamie's 15 Minute Meals
    Save With Jamie


    ... Note ...


    Nel 2005, Oliver è stato ampiamente criticato dai gruppi per i diritti degli animali per la macellazione di un agnello pienamente cosciente in un suo programma televisivo, mentre la PETA ha elogiato Oliver per averne mostrato l'uccisione senza censure, sostenendo che essa evidenzia per gli spettatori a casa, il problema dei metodi utilizzati all'interno dei macelli. Il portavoce della PETA, Sean Gifford, ha dichiarato che "potrebbe trasformare il carnivoro più irriducibile in un vegetariano".


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    Jamie afferma che
    «grandi cuochi non si nasce: è tutta una questione di scoperta»
    Il suo primo titolo The Naked Chef, è all'origine del suo soprannome, che rimanda anche alla sua idea di cucina genuina.

    Ha sconvolto il modo di fare cucina in televisione.
    Nel 2005 è andato in onda "Jamie's Great Italian Escape", un programma
    in sei puntate sulla cucina italiana trasmesso successivamente nel 2011 anche in Italia dal canale Cielo e poi da laeffe.

    Jamie va per istituti scolastici
    e fa in modo che nelle mense inglesi e americane si eliminino i cibi non sani ("junk food = junk kids"). Grazie a lui molte scuole hanno migliorato le loro mense.


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    Fonte:
    © http://en.wikipedia.org/wiki/Jamie_Oliver,
    © http://it.wikipedia.org/wiki/Jamie_Oliver_(cuoco),
    web,crediti foto:lucindaville.blogspot.com,www.telegraph.co.uk,www.
    jnsq.com,www.theguardian.com,www.kuharka.ru,bestrecipes123.blogspot.
    com,www.pinterest.com/JmeOliverAtHome/motivation,blog.modernest.com,www.
    esquire.com,news.bbc.co.uk,www.marieclaire.co.uk,www.mirror.co.uk,www.
    secretcloset.pk,www.imnotobsessed.com,www.independent.ie,9lives.co.za,www.pots-and-pans.co.uk,www.kitchenisms.com,www.howsplendid.com,lovelypackage.com,www.sarahkaye.
    com,www.homeshoppingspy.com,www.jamieathome.com,www.dorchesterfestival.com,www.
    wincantonwindow.co.uk,www.theculinaryguide.co.uk,vanigliacooking.blogspot.
    com,www.amazon.it,d.repubblica.it,polpettapunk.blogspot.com,www.theguardian.com
     
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    Jamie Oliver alla scoperta
    del gusto made in USA su laeffe



    di Paolo Scandale


    A partire da lunedì 9 giugno in “Jamie Oliver in giro per l’America” il famoso chef andrà alla ricerca della vera identità statunitense attraverso il cibo



    Un viaggio nel gusto con una guida d’eccezione che permette di scoprire l’identità di una nazione partendo dal suo cibo. Laeffe da lunedì 9 giugno alle ore 17.40 presenta, all’interno del ciclo “RED – Read eat dream”, il programma Jamie Oliver in giro per l’America. Un goloso viaggio in sei puntate in compagnia del celebre cuoco della BBC per scoprire ingredienti, ricette e tradizioni made in USA, andando oltre gli stereotipi e i luoghi comuni.

    Dopo aver in passato raccontato l’America delle mense scolastiche, sollevando una forte accusa contro il “junk food”, e concluso il suo itinerario culinario dedicato alle delizie italiane, Jamie Oliver torna quindi on the road attraverso gli States puntando direttamente al cuore e delle molteplici abitudini della nazione.

    La serie scava nel ventre della società americana per scoprire tutto quello che il Paese ha da offrire: affascinanti storie personali, il vero cibo a stelle e strisce, gli chef più interessanti ma non ancora celebrati e i produttori alimentari più curiosi. L’America “vera”, insomma che si racconta attraverso la sua gente, la sua cultura, la sua musica e, ovviamente, le sue specialità culinarie.

    Sono innumerevoli gli scenari che Oliver si trova di fronte in questo viaggio di scoperta. Jamie sperimenta infatti i cosiddetti “anti-ristoranti” del Queens, dove le persone aprono le loro case agli estranei per dare loro cibo di qualità, visita la comunità messicana a est di Los Angeles e gli indiani Navajo in Arizona per conoscerne gusti e spiritualità e poi si immerge nel set di un film western in un selvaggio Wyoming.

    (07 giugno 2014)


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    Fonte:
    © http://tvzap.kataweb.it/news/80117/jamie-o...-usa-su-laeffe/,
    web,crediti immagini:www.throng.co.nz,www.laeffe.tv,supralimen.wordpress.com
     
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    Jamie Oliver - “Il mio viaggio in Italia”




    Autore Jamie Oliver
    Titolo “Il mio viaggio in Italia”
    Collana saggio gastronomico illustrato
    Prezzo 25,00 euro
    Editore TEA
    Uscita 2007
    Pagine 318


    Un viaggio per riscoprire
    il sapore autentico della cucina italiana


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    Il mio giro d'Italia, con oltre 120 ricette accessibili, particolari e splendidamente illustrate, è ricco di calore, senso dell'ospitalità e passione, e riflette in pieno il credo di Jamie Oliver: «Cucinare deve essere semplice, gustoso e divertente». Ed è anche un diario di viaggio unico, grazie al quale riscoprire il sapore autentico della cucina italiana, arricchito dalla creatività e dall'originalità del cuoco più famoso del mondo.

    Jamie Oliver ha iniziato a cucinare nel pub dei suoi genitori nell’'Essex, quando aveva soltanto otto anni, e da allora ha lavorato in diversi ristoranti per approdare a Londra al Neal Street Restaurant e poi al River Café, dove è stato scoperto da un produttore televisivo. La sua carriera in televisione e come autore è cominciata nel 1999 con la serie The Naked Chef, il “cuoco nudo”. Nel frattempo ha aperto a Londra il ristorante Fifteen e rivoluzionato la cucina nelle mense scolastiche e nelle case inglesi. Ha fondato la Jamie Oliver Foundation, un’associazione di beneficenza, la cui missione è migliorare la vita delle persone attraverso il cibo. Jamie collabora con diversi periodici, in Inghilterra e nel mondo, a cominciare dalla sua rivista Jamie’s Magazine. Attualmente vive tra Londra e l’'Essex con la moglie Jools e i figli.




    Fonte:
    © www.affaritaliani.it/rubriche/cibo_...vier300812.html,
    web,crediti immagini:www.tealibri.it,www.ibs.it,www.channel4.com,www.lafiammante.it
     
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    «Quando Berlusconi si presentò a Naomi»



    di Redazione


    Il racconto dello chef Jamie Oliver, presente al G20 di Londra:
    «Stavo parlando con Naomi, arrivò il Cavaliere e le diede il suo numero. Ma io mi vendicai servendo al cena...»


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    Jamie Oliver non ha un buon ricordo di Silvio Berlusconi. Il famoso chef inglese, conduttore televisivo per la Bbc e amante della cucina italiana, ha raccontato il suo incontro con l'ex Presidente del Consiglio italiano durante la cena del 2 aprile 2009 a Londra tra i leader mondiali in occasione del G20.

    «BERLUSCONI MI SPINSE DI LATO»
    «Quella sera c'era anche Naomi Campbell», spiega Oliver a un talk show canadese. «Mi avvicinai, visto che sono un suo fan». Ma non fece in tempo a presentarsi: «Dopo tre secondi netti, si avvicinò Berlusconi e mi spinse letteralmente di lato. Mi mise da parte in modo sgarbato e si fece avanti a Naomi. Si presentò, scrisse il suo numero di telefono su un bigliettino e glielo consegnò». L'approccio di Berlusconi nei confronti della modella era già stato raccontato da Sarah Brown, moglie dell'ex premier britannico Gordon Brown, in una sua autobiografia, e trova conferma nelle parole di Oliver.

    «MA IO AVEVO I LASSATIVI...»
    Il quale, però, non si capisce se scherzando o facendo sul serio, conclude il suo racconto con una piccola vendetta consumata nei confronti del Cavaliere che lo aveva fatto sfigurare davanti alla Campbell: «Sai, quella sera cucinavo io. E con me avevo un po' di lassativi...».

    (23 novembre 2011)



    Fonte:
    © http://www.vanityfair.it/news/mondo/2011/1...-naomi-campbell,
    web,crediti foto:senzaglutine.corriere.it
     
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    Jamie Oliver, ai fornelli del Manchester City


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    (da ElGaucho)


    Il Manchester City ha ingaggiato lo chef Jamie Oliver, uno dei più noti cuochi inglese: contratto di 5 anni per occuparsi del catering dell’Eithad. L’impegno inizierà per il 37 enne celebre per i suoi libri e programmi televisivi con la prossima stagione.

    Tom Glick, capo del settore commerciale ed amministrativo, nel presentare l’iniziativa, ha dichiarato al Manchester Evening News: “E’ nostra ambizione creare un’esperienza di classe mondiale per ciascuno che verrà all’Etihad Stadium. Non vediamo l’ora di lavorare con questi brands di alto livello, allo stesso modo continueremo a sviluppare lo stadio per raggiungere l’obiettivo”.

    (pubblicato il 15/01/2013)




    Fonte:
    © www.calcioitaliaweb.com/category/gossip/page/2/,
    web,crediti foto:legends.net
     
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    Jamie Oliver e Maria Berry
    nel numero di ottobre di Good Housekeeping




    Jamie Oliver e Mary Berry sulla copertina del numero di ottobre 2013 di Good Housekeeping





    John Swannell gentile concessione di Good Housekeeping
    Jamie Oliver e Maria Berry nel numero di ottobre di Good Housekeeping

    (28 ago 2013 00:00)



    Fonte:
    © www.mirror.co.uk/news/uk-news/jamie...britons-2231664,
    web
     
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    Jamie Oliver, l’inglese che da
    piccolo sognava di fare la pasta meglio di tutti



    di Andrea Marinelli


    Jamie Oliver ha 39 anni, un ciuffo biondo e ribelle che gli ombreggia la fronte e una decisa passione per la cucina italiana. È nato nel 1975 a Clavering – piccolo villaggio dell’Essex dove i genitori gestiscono uno degli unici due pub locali, The Cricketers, in cui il giovane Jamie cominciò ad avvicinarsi ai fornelli – e quell’amore per il cibo italiano lo ha reso già a vent’anni una star famosa in tutto il mondo. Era il 1997 quando la Bbc lo scoprì durante le riprese di un documentario al River Café di Fulham, dove allora lavorava come sous chef, e gli affidò uno show, The Naked Chef, che debuttò lo stesso anno assieme a un libro di cucina che divenne il più venduto del Regno Unito. Due anni dopo fu invitato dall’allora Primo Ministro Tony Blair al numero 10 di Downing Street per preparare il pranzo al suo ospite italiano, il Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, e la sua carriera prese definitivamente il volo. Oggi ha alle spalle decine di libri e altrettanti show televisivi – che per quindici anni hanno insegnato agli inglesi i segreti dell’arte culinaria – oltre a cinquanta ristoranti italiani sparsi per il mondo: ci sono locali di Jamie’s Italian in Australia, in Russia e a Dubai.


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    Lui, nel frattempo, è diventato Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico, ha 3.000 dipendenti e un fatturato di circa 260 milioni euro, ma non dimentica gli esordi ai fornelli e il primo approccio con la cucina italiana. «Ho sempre amato il cibo italiano, ma ricordo esattamente che, uno degli ultimi giorni al Westminster Catering College, l’insegnante ci chiese cosa avremmo voluto fare nelle nostre carriere», racconta Oliver al Corriere della Sera. «Quasi tutti i ragazzi desideravano lavorare a Londra per chef stellati ma, quando fu il mio turno di rispondere, dissi che avrei voluto imparare a fare la pasta meglio di chiunque altro al mondo. In molti scoppiarono a ridere, ma alla fine della lezione uno dei miei compagni – un ragazzo italiano di nome Marco – si avvicinò e mi disse che sarei dovuto andare da un uomo di nome Gennaro Contaldo al Neal Street Restaurant di Covent Garden, e che se fossi stato fortunato lui mi avrebbe insegnato». Gennaro Contaldo era arrivato a Londra nel 1969 da Minori, un paese di tremila persone e due chilometri quadrati stesi lungo la costiera amalfitana, dove aveva cominciato a lavorare nei ristoranti già a otto anni. A Londra si era sposato e aveva provato ad aprire un negozio di antiquariato, poi, spinto dall’abbondanza di selvaggina e funghi in Inghilterra, aveva ricominciato a preparare i piatti caratteristici della cultura amalfitana. Quando all’inizio degli anni Novanta si presentò al ristorante quel giovane di 19 anni, Contaldo lo assunse subito. I due, però, all’inizio non si incontravano mai. «Per settimane non lo vidi, perché Gennaro arrivava sempre alle 2 del mattino, quando io me ne ero appena andato», ricorda lo chef inglese. «Io gli preparavo il pane e teglie di pasta, e gli lasciavo piccoli messaggi nella farina. Un giorno mi chiese di restare ad aiutarlo. È stato allora che ho davvero cominciato a imparare, e che la mia passione per il cibo italiano è decollata». Negli anni i due chef hanno stretto una profonda amicizia, ma soprattutto un solido rapporto di lavoro: Contaldo è apparso spesso negli show televisivi del suo ex giovane pupillo, poi lo ha aiutato a studiare i menù e ha addestrato i cuochi della sua catena di ristoranti, di cui è diventato socio. «Nel Regno Unito abbiamo sempre avuto costosi ristoranti italiani, alcuni buoni e altri terribili. La cucina italiana è molto popolare, ma raramente veniva preparata bene oltre le Alpi. Io però volevo creare qualcosa di autentico e rustico, di cui sarebbero stati fieri anche gli italiani. Per questo con Gennaro abbiamo studiato insieme l’idea e i menù», spiega.

    Il suo rapporto con l’Italia, però, non si è fermato ai ristoranti. Nel 2008 ha lanciato nel Regno Unito Jamie Magazine, rivista mensile di cucina che oggi ha edizioni anche in Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Grecia e Turchia e che ad aprile è arrivata in Italia, diretta da Maverick Greissing. «Capisco perfettamente che gli italiani sono orgogliosi del proprio cibo», risponde furbescamente quando gli chiediamo perché dovrebbero accettare consigli da uno chef britannico, «ma penso anche che, proprio per questo motivo, saranno interessati a nuove ricette. Jamie Magazine è una grande avventura culinaria. Per il momento non abbiamo obiettivi: quando abbiamo cominciato, volevamo solamente realizzare una bella rivista con immagini fantastiche e finora abbiamo un ottimo feedback in tutti i Paesi dove la pubblichiamo. Speriamo di avere la stessa risposta in Italia, che ovviamente è uno dei miei luoghi preferiti». Nel 2002, Jamie Oliver ha anche inaugurato Fifteen, una fondazione benefica dove ogni anno insegna a cucinare a quindici giovani dal passato turbolento, compresi ex tossicodipendenti o ex carcerati, facendoli poi lavorare nell’omonimo ristorante londinese, fra i cui clienti spiccano anche Brad Pitt e Bill Clinton. Il programma – per il quale racconta di essersi ispirato proprio al suo rapporto con l’amico Gennaro Contaldo: «lo chiamavo il mio padre londinese, ho imparato tutto da lui. E a Fifteen siamo come una famiglia» – ha avuto un enorme successo e ha diplomato quasi duecento ragazzi. Insieme a loro, nell’aprile del 2009, Jamie Oliver ha preparato il pranzo per i leader presenti al G20 di Londra. «Vedere alcune fra le persone più potenti al mondo congratularsi con te per il pasto che gli hai cucinato è davvero emozionante», racconta lo chef, che quel giorno preparò un antipasto di salmone scozzese organico condito con salicornia e cavolo marino e spalla d’agnello gallese arrosto e patate del Jersey con funghi selvatici e salsa alla menta. «Mi aiutarono alcuni dei diplomati di Fifteen, e vedere i sorrisi e la soddisfazione dipinta sui loro volti è stato davvero un momento fantastico». Ne è passato di tempo da quel 20 luglio 1999, quando Tony Blair invitò il giovane Oliver a Downing Street per accogliere il suo ospite italiano. Oggi quel ragazzo non è più solo uno chef, ma è diventato un ricco imprenditore e il suo ciuffo biondo è in tutto il mondo sinonimo di cucina italiana.

    (24 luglio 2014)




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    Jamie Oliveri con Antonio Contaldo



    Fonte:
    © http://cucina.corriere.it/persone/14_lugli...20406c0ad.shtml,
    web,crediti immagini:www.deabyday.tv,www.dailymail.co.uk,enfoodie.com
     
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    Ma Jamie Oliver sa davvero cucinare italiano?


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    di Margo Schachter


    Può un ragazzo cresciuto a suon di porridge insegnarci a mangiare? L'enfant prodige, a capo di un impero internazionale, scommette di sì. E sbarca in Italia


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    Può un ragazzo cresciuto a porridge e bakedbeans insegnarci a cucinare? E a cucinare italiano? Stop alle risate perché il “ragazzo” finora è riuscito a migliorare la dieta dei bambini nelle scuole, inglesi e americane, ha una decina di libri all’attivo, una quarantina di ristoranti e un magazine internazionale – arrivato anche nelle nostre edicole. Il suo nome è Jamie Oliver, il brand nel business della cucina secondo (per ora) solo alla ultrasettantenne Martha Stewart. Il merito? Anche della cucina italiana.

    GORDON RAMSAY, NIGELLA LAWSON, E LA LEZIONE ITALIANA

    Ci strappa sempre un sorriso vedere alla televisione chef come Gordon Ramsay salvare ristoranti da incubo con gli spaghetti con le polpette, leggere le ricette di Nigella Lawson del suo Nigellissima (300 pagine liberamente ispirate all’Italia) ed oggi sfogliare le pagine di Jamie Magazine, mensile dell’enfant prodige inglese dedicato ai foodie e agli amanti del cibo semplice e sano. Invece c’è poco da ridere, e molto da imparare, sia in cucina per essere meno autarchici, che nella comunicazione.

    Il mondo ama la cucina italiana, più d’ogni altra, o non si spiegherebbe la diffusione planetaria di pasta e pizza – giunte anche dove nessun connazionale ha mai messo piede. Ha viaggiato sulle onde dell’emigrazione, come negli States o in Australia, ma lo ha fatto soprattutto da sola, trasformandosi e adattandosi come una pizza all’ananas o ad un piatto di (misteriosi) tagliolini Alfredo. Si sarà imbastardita, ma si è soprattutto innovata, ha colonizzato le tavole di mezzo facendo la fortuna di imprenditori stranieri ma soprattutto la nostra, quella del nostro turismo, dei nostri ristoratori, dei nostri prodotti tipici.

    JAMIE OLIVER ARRIVA IN ITALIA

    Jamie Oliver è diventato famoso con uno show televisivo e grazie alla sua battaglia per il cibo sano nelle scuole del Regno Unito, e poi negli USA, combattuto a suon di dieta mediterranea. In pochi anni ha costruito un impero che porta il suo nome, un brand vero e proprio che dà da lavorare a vario titolo a 6000 persone. In Italia Jamie Magazine (pubblicato già in altre 9 nazioni, il più diffuso del mondo) è arrivato nel 2014 grazie alla visione di Maverick Greissing, americano di nascita, giornalista di motociclismo, appassionato di cucina e oggi direttore di questa piccola rivoluzione editoriale: una rivista che porti sulle tavole degli italiani una cucina nuova, moderna, mediterranea – meno autoreferenziale e più internazionale.

    Jamie Oliver è un brand che parla molto italiano: 35 ristoranti che portano l’insegna Jamie’s Italian, una linea di prodotti come sughi e piatti ispirati all’Italia, una rivista che propone ricette mediterranee. Ci sono piatti tradizionali e altri diciamo molto reinterpretati. Questo funziona all’estero, ma può funzionare in Italia? Portare un magazine internazionale ricco di cucina italiana, in Italia, è una mission impossibile?

    «La cucina di Jamie è ispirata alla cucina italiana e Jamie Magazine rispecchia la sua interpretazione meno rigorosa ma fedele ai valori come la genuinità e la stagionalità dei prodotti – che per assurdo noi abbiamo spesso dimenticato. Penso che oggi Jamie Oliver sia uno dei più efficaci ambasciatori della cucina italiana, mentre noi ci chiudiamo un po’ troppo nei dibattiti e nelle cucine, lui la sta portando in tutto il mondo valorizzandola, certo con un suo tocco personale. E comunque io ci ho mangiato da Jamie’s Italian a Londra: ho mangiato bene, ho speso poco, sono stato servito bene e il livello è lo stesso di molte catene che ci sono nel nostro paese.»

    Cosa possiamo imparare da lui, e dal magazine?

    «Da Jamie possiamo re-imparare semplicità, la valorizzazione degli ingredienti, ricordarci che cosa sia la genuinità e non rincorrere a tutti i costi l’estetica. Da noi lo styling ha preso quasi il sopravvento, come quando nel piatto trovo cose che faccio fatica a riconoscere come cibo. Questo da Jamie’s Italian o su Jamie Magazine non esiste. Credo che Jamie Oliver sia l’unico ristoratore che investe ogni anno per portare in Italia decine di suoi cuochi per fargli conoscere i sapori e i prodotti. Non abbiamo l’ambizione di insegnare niente a nessuno, se non a non scendere a compromessi con i propri valori. Lo si può fare come Jamie, con i suoi ristoranti e la formazione del personale, noi lo stiamo facendo con la selezione della pubblicità. »

    All’estero è molto famoso, in Italia non è rischioso? La gente lo conosce?

    «Jamie Oliver in Inghilterra è conosciuto in ogni casa, in Italia non è così. Un sacco di gente non sa chi è, ma abbiamo avuto dei lettori che hanno comprato la rivista, gli è piaciuta, e poi ci hanno scritto per sapere chi fosse!»

    (27 giorni fa)


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    Maverig Greissing, direttore dell'edizione italiana

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    "Cucina, mangia, divertiti"



    Fonte:
    © www.vanityfair.it/vanityfood/foodst...cucina-italiana,
    web
     
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    JAMIE OLIVER RICETTE A 5 EURO




    Fonte:
    © laeffe,www.youtube.com
     
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    Nigella, Jamie. Il segreto
    del successo degli chef made in England è il teatro


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    di Erica Scroppo


    Cambridge. L’Inghilterra, si sa, non è rinomata per la cucina, eppure molte sorprese attendono chi indaghi, anche superficialmente, in questo campo. Per cominciare le stelle Michelin abbondano nei ristoranti inglesi: 4 a tre stelle, 20 a due stelle (di cui uno in Scozia) il che non è poco se si considera che il paese dei ghiottoni – l’Italia – ne registra rispettivamente 8 e 40. A una stella, poi, ci si avvicina a 150, di cui oltre 50 nella sola Londra, inclusi molti gastropub. Quel che inoltre è sorprendente è la quantità di libri di cucina reperibili in ogni casa. Non stupisce quindi che abbondino i programmi culinari televisivi con tanto di chef star, ora assurti al rango di superstar. Bastino due per tutti, diversissimi tra di loro a parte l’amore per il cibo e la passione nel divulgare i segreti della sua più svariata preparazione e cottura.

    Nigella Lawson, ora ancor più famosa dopo l’acrimonioso divorzio da Charles Saatchi, figlia del ministro delle Finanze di Margaret Thatcher e dell’ereditiera del tè Lyons, laureata in Lettere a Oxford, critica e, giovanissima, vicedirettrice della sezione letteraria del Sunday Times, fa del suo hobby un business quando il marito, il giornalista John Diamond si ammala di cancro. Trasformata la cucina – con tanto di gatto e bambini – in studio televisivo, ispirata da un quaderno di ricette della nonna ebrea mitteleuropea, comincia a impartire lezioni di cucina e ammiccanti sorrisi a un pubblico sempre più vasto.

    Jamie Oliver, cresciuto nel pub dei genitori vicino a Cambridge, non interessato alle materie accademiche, dopo l’obbligo si diploma in Economia domestica in un college professionale. Il suo apprendistato avviene sotto due cuochi italo-londinesi, Antonio Carluccio e Gennaro Contaldo, che gli lasceranno un amore speciale per la nostra cucina. Per caso viene individuato come telegenico e accattivante e nel 1997 a soli 22 anni esordisce alla Bbc. Da allora è un crescendo di successi e trionfi nei media e nella sua catena ormai globale di ristoranti grandi e piccoli, economici e costosi.

    Eterno ragazzone, riconoscibile per i capelli arruffati e l’aspetto transandato perfino nel più elegante dei completi, è un instancabile promotore di cucina sana, cibi biologici e il più possibile di provenienza locale, in particolare nelle scuole. Avendo un fisico che ricorda birra uova e salsicce o fish and chips più che quinoa alghe e goji berry alla Gwyneth Paltrow, ispira fiducia e si fa seguire non solo dai ceti medi già convertiti ma dalla working class assai più restia a certi discorsi sul cibo. La Lawson invece, bella, sofisticata ed elegante propugna le leccornie più zeppe di zuccheri, grassi saturi e colesterolo. Entrambi sono seguitissimi non solo in patria e nei paesi anglofoni, ma anche in Scandinavia, in Germania, e addirittura in Francia e in Italia! Proprio così. Fior di cuoche – e cuochi – hanno l’intera collezione dei loro libri, ne seguono le ricette e come regalino dall’Inghilterra chiedono ingredienti per le loro ricette come quella dei biscotti allo zenzero. Perché mai?

    Le ricette nei libri, come online, sono semplici, concise, precise. Ce ne sono moltissime facili, che richiedono poco tempo e con istruzioni che anche un analfabeta culinario può seguire. Illustrazioni e video sono un ottimo incentivo. Ma la cosa più invogliante è la limitata quantità di ingredienti, tutti di facile reperibilità. Provare per credere! (io l’ho fatto: agnello al forno seguendo Jamie e torta con farina di mandorle di Nigella, con risultati strepitosi).

    L’altro fattore altrettanto importante è che gli chef superstar sono dei grandi attori e i loro exploit sono spettacoli di alto teatro. Come del resto molto altro, nel paese di Shakespeare, dalla politica al giornalismo, alla giustizia, all’insegnamento, alla predicazione. Ecco quindi spiegato un altro mistero, quello dei critici gastronomici (in inglese prosaicamente food critic) bravissimi, altamente competenti e sempre cattivi se non addirittura feroci. Con stroncature mozzafiato come quelle che si leggono spesso su libri, film, televisione. Anche perché, per esempio, i critici del Times, Giles Coren e A. A. Gill sono ottimi giornalisti, scrittori e critici, appunto, letterari. Per citare un recente verdetto di due pagine su un pub considerato “il meglio frequentato d’Inghilterra”, Coren definisce la bistecca “avvilente e desolante, tiepida, senza sorprese e senza brio, come se si masticasse la propria lingua”.

    © FOGLIO QUOTIDIANO

    (12 Agosto 2014 ore 11:14)


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    jamie-oliver1

    jamie-oliver

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    Fonte:
    © http://www.ilfoglio.it/articoli/v/119953/r...d-il-teatro.htm,
    web,www.jamieoliver.com,www.parikiaki.com,buffysummers7.wordpress.com,www.
    housewareslive.net,www.jamie-olivers-kitchen-kit.com
     
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    Jamie Oliver e i tovaglioli che vanno a ruba


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    (Photo: Splash News)


    di Simona Marchetti


    Trentamila pezzi in meno ogni mese.
    Nei suoi italian café, il souvenir d'autore sembra ormai una (cattiva) abitudine consolidata. La "denuncia" dello chef

    Di solito, uno va al ristorante per il cibo e l'atmosfera, entrambi garantiti se il proprietario del locale è uno chef famoso. Ma soprattutto in questi tempi di crisi i clienti di Jamie Oliver sembrano scegliere i suoi italian café "Jamie's Italian" per ben altro motivo: ovvero, per i suoi tovaglioli di lino bianchi e blu, con il logo della catena in bella evidenza, che spariscono con imbarazzante frequenza, "a colpi di 30mila pezzi al mese", come ha rivelato lo stesso chef a Radio Times.

    Ma non è tutto. Nemmeno i bagni dei locali, tutti arredati con costosi sanitari old fashion Thomas Crapper, si salvano dai raid degli amanti dei souvenir d'autore, costringendo Oliver a contromisure drastiche per non essere costretto a ripianare le perdite in continuazione. "Sembra che la gente, oltre che per i tovaglioli, durante la recessione vada nei nostri ristoranti per portarsi via sciacquoni e maniglie" ha continuato il grande cuoco , "e così siamo costretti a saldarli, per evitare che vengano rubati. Onestamente, non capisco come si faccia ad andare a cena e a tornarsene a casa con mezzo bagno. È follia!".

    Un giudizio che la scorsa settimana il 37enne chef ha ribadito anche ad una concorrente di Masterchef Australia, quando la ragazza gli ha (un tantino inopportunamente) confessato di aver rubato uno dei suoi tovaglioli da un ristorante in Scozia, chiedendogli pure di autografarglielo. Oliver, ospite della trasmissione, non ha fatto mistero di non aver gradito l'indebita appropriazione, anche se in seguito il suo portavoce ha precisato che lo chef ha volutamente esagerato il numero dei "souvenir" portati via dai ristoranti solo per sottolineare la portata del problema, mentre su Twitter è tutto un cinguettio di temerari del souvenir che si vantano di avere in casa "qualcosa di Oliver", salvo poi rivenderlo su eBay a prezzo stracciato.

    E dire che i tovaglioli della discordia si possono anche comprare nei ristoranti della catena a 8 sterline la confezione da quattro: ma vuoi mettere il gusto di uscire dal ristorante con uno di quelli nella borsa?

    (di Simona Marchetti 17 ottobre 2012)



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    MasterChef Australia 2010



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    MasterChef Australia 2012



    Fonte:
    © http://www.style.it/cucina/news/2012/10/17...nno-a-ruba.aspx,
    web,www.dailytelegraph.com.au,www.popsugar.com.au
     
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    Jamie Oliver presenta Jamie Magazine Italia






    Il primo numero della rivista era dedicato alla Pasqua e alla primavera (aprile 2014)



    Fonte:
    www.finedininglovers.it/blog/news-t...azine-italiano/
    © Primaonline Prima Comunicazione,www.youtube.com
     
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    Chef Oliver spedisce i figli ai fornelli



    "Lavoreranno in cucina già a 10 anni. Non li voglio viziati, devono imparare il valore dei soldi". Jamie Oliver è tra i vip della gastronomia inglese e mondiale, scrittore di volumi best seller e divo tv. Ma cerca di far crescere i quattro figli con semplicità e pensa per loro a un lavoro da teenager



    Il suo ultimo successo è Jamie's 30 minutes Meals, un libro che lui definisce un approccio rivoluzionario al buon cibo veloce. Così durante le feste c'è stata la gara ad accaparrarsi una copia del volume che promette interi pasti golosi e sani da realizzare in mezz'ora. La ciliegina sulla torta di una carriera in costante crescita: i programmi tv di Jamie Oliver registrano sempre ottimi ascolti, ogni suo libro entra nella classifica dei best seller in Uk, i suoi ristoranti sono sempre pieni, in edicola funziona alla grande il magazine che porta il su nome.

    Ma, nonostante il ricco conto in banca, lo chef britannico Jamie Oliver è determinato a crescere i suoi quattro figli, tre femmine e un maschietto nato lo scorso settembre, come bambini normali, senza vizi, senza i privilegi che ricchezza e fama potrebbero dare.

    Durante un'intervista con Bbc Radio 5, chef Oliver ha affermato che quando ciascuno di loro compirà dieci anni, li farà lavorare in una delle sue numerose cucine. Certo, all'inizio solo tre ore al giorno, il sabato e la domenica (in modo non molto diverso, dunque dai tamti lavoretti part-time che gli adolescenti svolgono in Gran Bretagna), poi gradualmente con impegno sempre crescente.

    L'obiettivo è di insegnare loro il valore dei soldi e del lavoro. "Voglio assicurarmi che se desiderano qualcosa nella vita, lavorino duro per ottenerlo", ha detto lo chef 35enne, aggiungendo: "Al loro decimo compleanno sapranno che nei week end si dovranno dedicare al lavoro, per capire che per guadagnare bisogna sudare. Niente paghetta. Sembrerà un discorso banale, ma con me ha funzionato. Così ha fatto con me mio padre, che mi ha influenzato tantissimo".

    Oliver, che ammette che a causa del lavoro riesce a trascorrere tempo con i bambini soltanto il fine settimana, ha detto che quattro figli sono "un duro lavoro" e di essere stanchissimo. La moglie Jools, con la quale sta insieme da quando aveva 18 anni (hanno appena festeggiato il decimo anniversario di matrimonio) è quella che passa più tempo con i figli. "Jools è una mamma fantastica, dà loro molte attenzioni, ma cerca di coinvolgermi il più possibile. In realtà però sono un papà da weekend".

    Lo chef ha da sempre la passione dell'istruzione e della formazione. Il suo ristorante "Fifteen" impiega in cucina ragazzi in situazioni disagiate ai quali lui insegna il mestiere in cucina. Da qualche anno il cuoco porta inoltre avanti una campagna per spingere i bambini a mangiare più sano, cominciando con ingredienti freschi e genuini nelle mense scolastiche.

    (02 gennaio 2011)




    Fonte:
    © http://espresso.repubblica.it/food/dettagl...ornelli/2141555,
    web,crediti immagini:www.walesonline.co.uk,directsellingnews.com
     
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    Jamie Oliver rivela le sue radici africane



    Jamie Oliver ha rivelato che ha patrimonio
    sudanese e vorrebbe apparire nel BBC Who Do You Think You Are? per scoprire di più sulle sue origini.


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    Il trentaquattrenne chef ha fatto un nuovo programma di sei puntate per Channel 4 chiamato Jamie American Road Trip, e ha detto che la visita a New York ha contribuito a dargli una migliore comprensione di ciò che significa essere un immigrato.

    "Si scopre che sono sudanese di sesta generazione", ha detto.

    "Lo abbiamo scoperto solo adesso quando il fratello di mio nonno è morto, ma, come accade, ci sono un bel paio di Oliver che sono un po' scuri e hanno i capelli ricci, quindi suppongo che possa spiegarlo.

    "Date un'occhiata alla mia foto sulla copertina di The Naked Chef, e si può vedere di cosa sto parlando.

    "Ad essere onesti, non ho molti dettagli sul lato Sudanese della famiglia, ma mi piacerebbe molto andare a 'Who Do You Think You Are?' per scoprirlo!"

    La scoperta della sua eredità africana ha dato Jamie modo di pensare quando si è imbattuto con il pregiudizio razziale nel profondo sud.

    "Per la prima volta nella mia vita, ho sentito la N-parola usata sul serio, e ne è venuto come uno shock per il sistema", ha detto.

    "Stavamo parlando dell'elezione del presidente Barack Obama, e il commento che è tornato era, 'In Inghilterra, loro hanno una regina, qui abbiamo ottenuto un ...'."

    (martedì 25 agosto 2009 06:10)


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    Fonte:
    © http://metro.co.uk/2009/08/25/jamie-oliver...n-roots-362750/,
    web,crediti foto:timgarrattnottingham.co.uk,www.eatingwell.com,www.goodreads.com
     
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    Sono Jamie Jamie Oliver e cucinerò per il mondo


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    di Mara Accettura


    Campagne educative, libri, show tv. Così il più impegnato dei cuochi ha insegnato agli inglesi a mangiare italiano. Diventando milionario


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    Ciao! Come stai? Tutto bene?». Jamie Oliver dà una stretta di mano vigorosa e saluta in un italiano enfatico come fossimo già grandi amici. Non indossa il grembiule da chef ma un’incongrua toga da laureato. «Ho avuto una giornata strana», spiega mentre se la sfila. «Vado a cambiarmi». Dopo cinque minuti rientra tra gli applausi dello staff, abbottonandosi una camicia Lumberjack sui toni dell’azzurro, il trademark con cui spesso appare nei suoi show in tv. «Ho ricevuto un premio dal Royal College of General Practioners, l’associazione dei medici di famiglia. Finalmente riconoscono che sto facendo un buon lavoro». Oliver si riferisce al “Ministry of Food”, un progetto che porta avanti da sette anni per insegnare gratis agli indigenti a cucinare e insieme migliorare la qualità del cibo nelle mense scolastiche. «Abbiamo sempre fatto tutto da noi senza aiuti dal governo ed è una soddisfazione, quando i medici riconoscono che aiutiamo la gente ad avere più autostima oltre che a nutrire meglio i figli. Sa, a un obeso magari il dottore prescrive la palestra, ma la sfida vera è quello che mangia 3 volte al giorno 7 volte alla settimana. Noi gli insegnamo come fare la spesa e dieci ricette per salvarsi la vita». Oliver non è nuovo alle onorificenze. Nel 2003 aveva ricevuto dalla regina una medaglia MBE. Il suo entusiasmo e la sua energia sono contagiosi, così come la capacità di comunicare, tra lo sboccato e il ciarliero. The Naked Chef, lo chef nudo, come ha intitolato il suo primo libro e la trasmissione che lo ha lanciato in tv dalla fine dei 90 (trasmessa in Italia da Gambero Rosso Channel), non passerà alla storia come lo chef più sofisticato del mondo: la sua cucina è un simpatico incrocio di genuine tradizioni regionali italiane, un tocco di British, più un imprevisto twist etnico.

    Ma se la bravura venisse misurata in simpatia e popolarità piuttosto che in stelle Michelin, Jamie Oliver sarebbe certamente il re della sua generazione. A 38 anni ha conquistato il pianeta a forza di trasmissioni tv, libri, catene di ristoranti. E la sua fortuna è valutata nella Rich List del Sunday Times in 150 milioni di sterline. Il suo nuovo libro Cucina smart con Jamie Oliver, (Tea, in questi giorni in libreria) è aggiornato ai tempi di crisi perché insegna a fare la spesa risparmiando e soprattutto come non sprecare il cibo: «Siamo in una schifosissima recessione, ma questo non significa che debba far schifo e essere noioso anche quello che mangiamo. Una famiglia tipica butta il 40 per cento della spesa perché al supermercato compra più di quello che serve, e non sa come usare gli avanzi. Così ho raccolto ricette per pasti deliziosi che costano poco più di una sterlina. Cinque sterline (circa sei euro) per una famiglia di quattro persone mi sembra accettabile. Potevo farlo ancora più economico, ma in questo caso non volevo rivolgermi ai veri poveri». L’argomento ha scatenato furiose polemiche. Quando in tv mostrò una famiglia working class che mangiava patatine al formaggio davanti alla tv, suggerendo che si dovrebbe spendere più per il cibo sano e meno per gli schermi piatti, apriti cielo: che ne può sapere un milionario - protestarono molti - di come vivono i poveri? Lui replica: «Per prima cosa non sono un ragazzino ricco, vengo da una famiglia di lavoratori (gestivano un pub, ndr) che ha sgobbato per mettere soldi da parte. Certo, ora valgo un po’ di soldi e controllo uno staff di 6000 o 7000 persone, non ricordo neanche più. Ma mi sono sporcato le mani quattro anni lavorando nella comunità e faccio le cose con amore. Non conosco nessun altro che abbia ristoranti che funzionano come enti di beneficenza, nessuno che ha varato campagne di educazione e per migliorare il cibo a scuola. Nella mia posizione, qualunque cosa dica è controversa. Ma francamente (si avvicina sussurrando all’orecchio) non me ne frega niente». La critica però sembra fargli male: «Non so se lei sia d’accordo, e non glielo chiedo neanche. Ma alla fine oggi che cosa è un lusso? Qualcosa di bello che molta gente non ha. Quindi? Una macchina? No. La scatoletta di Sky? No. Il cellulare? No. Sarò ossessivo, ma il vero lusso per me è sapere come cucinare per la tua famiglia e i tuoi amici, cibo ricco o povero. E non molta gente lo sa fare, ecco perché negli ultimi vent’anni le vendite di junk food sono andate così (il braccio decolla verso il soffitto) e la salute così (va in picchiata verso terra)».





    Sono Jamie Jamie Oliver e cucinerò per il mondo Carismatico e accentratore, Oliver deve il suo successo anche alla capacità di riconoscere il contributo degli altri. Tra tutti il suo “padre londinese”, Gennaro Contaldo, il mentore che lavorava da Antonio Carluccio a Neal’s Yard Restaurant e che gli ha trasmesso la passione per l’Italia. «Molti chef famosi, che non voglio menzionare, sono a disagio con chi diventa migliore di loro. Ma Gennaro no. Ha sempre voluto che diventassi più bravo». Il ristorante-charity Fifteen, dove Oliver ci ha invitato a pranzo, è tappezzato di foto di tutti i ragazzi, tra i 16 e i 24 anni, che si sono diplomati con lui. All’inizio erano 15 all’anno, oggi sono 20, in tutto 350 diplomati dal 2002. Un progetto sociale per combattere la disoccupazione, che ha aperto anche in Cornovaglia, ad Amsterdam e porterà presto a Manchester. «Verrei anche in Italia, paese a cui sono legatissimo, se avessi dei finanziatori. Non è facile. Ogni anno iniziamo con un rosso di 600mila sterline e tutto quello che guadagnamo lo investiamo nei corsi. Ogni studente costa 30mila sterline. Per questo da 11 anni mi vendo in tutta Londra. Odio chiedere l’elemosina! Ma se ti piace mangiare da Fifteen e ritorni, stai pagando il lavoro di Sarah e Tony e di tutti quelli che ci lavorano». Oliver si batte da anni anche per la qualità del cibo nelle mense scolastiche. «In Inghilterra il cibo per cani deve rispondere a criteri ferrei. Ma, almeno fino a sette anni fa, per quanto riguarda le mense scolastiche c’era l’anarchia totale. La classica follia inglese, ti curi del cane e non dei bambini. Quindi sono intervenuto pubblicamente per creare degli standard, che non sono perfetti, certo, ma buoni. Perché persino McDonald li ha, e sono misurati in modo severo. Noi invece nelle scuole eravamo molto, molto più in basso». Si alza, va a prendere un cartellone col disegno di un tacchino, lo gira. «Vede? Questi sono tutti gli ingredienti degli infami “turkey twizzlers” (spirali di tacchino fritto ndr.), che ora sono fuorilegge: acqua, destrosio, grasso di maiale, aromi, coloranti... solo il 30 per cento di carne separata meccanicamente. E poi c’erano burgers orribili e hot dogs con contorni di piselli congelati... Se frequentavi le scuole, ciò che ho fatto, ti accorgevi che i bambini mangiavano non solo merda, ma merda tutti i giorni. E come fai ad insegnare a dei ragazzini che ingurgitano spazzatura?». Gli standard nelle mense inglesi sono stati recepiti dal governo scorso, poi rimessi in discussione. Ora il progetto è ripartito. «Siamo arrivati a un cibo che è ok. Oggi c’è una consapevolezza diffusa, le mamme si aspettano che il piccolo Alexander, o Tim, mangi bene. Ma si può ancora migliorare. Quando qualche anno fa ho visitato una scuola di Altamura, in Puglia, sono rimasto impressionato dallo standard del cibo e dalla qualità e pulizia delle cucine. Ma so che le cose possono cambiare in fretta, anche da voi. Per questo sono preoccupato. C’è il rischio che anche l’Italia finisca come noi. La vostra sfida deve essere mantenere la tradizione abbracciando il nuovo. Ma soprattutto guardateci come un esempio da non seguire!».





    Una bella moglie, Jules, e 4 figli, Poppy, Daisy, Petal e Buddy, tra i 3 e gli 11 anni, Oliver si definisce papà da weekend e marito part time. Ma quando sono tutti riuniti nella casa di Clavering, in Essex, dove è nato, è solo lui a cucinare. «È una maniera di prendermi cura di loro. Posso sperimentare, fallire, avere successo. Ai bambini insegno a non scottarsi con le pentole bollenti, a raccogliere i funghi, a distinguere le erbe. Il piccolo Buddy ha 3 anni e quando andiamo in giardino va subito verso il finocchio, se lo mette in bocca e dice “sweet, sweet”. E sa che dell’ortica i fiori si possono mangiare, mentre il resto è “awi bawi”, punge! Questo è importante: riconoscere l’ambiente in cui vivono, avere un rapporto diretto con la natura». Anche per questo Oliver dice di aver vietato alle figlie più grandi l’uso dei social network: «Non ho un problema con la tecnologia, io stesso sono collegato a 7 milioni di persone, 3milioni e 500mila su Twitter, 2milioni su Facebook, un milione e mezzo su Instagram più Tumblr e Flickr... Lì ci sono anche cose positive, ma non per ragazzine di 10, 11 anni che hanno bisogno di imparare a fare le loro amicizie e a mantenerle. Ho il dovere di guidarle a diventare individui completi, rispettosi, empatici nei confronti degli altri. Poppy è l’unica in classe senza smartphone. Alla fine glielo daremo anche, ma non so quando. D’altra parte io ho avuto il mio primo cellulare a 21 anni e sono sopravvissuto senza. Non è mai stato un problema, no?».

    (23 novembre 2013)


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    Fonte:
    © http://d.repubblica.it/cucina/2013/11/23/n...rvista-1897671/,
    web,sobreotudo.zip.net,farmhopping.com,www.outsideonline.com
     
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