GIORNALISTI, CRONISTI...PAPARAZZI

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  1. gheagabry
     
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    "Il modo più veloce di diventare famosi è tirare un mattone a qualcuno di famoso"
    (Walter Winchell)


    WALTER WINCHELL, Storia di Gossip



    Il gossip ha origini antichissime, la storia è ricca di episodi in cui i pettegolezzi che hanno influenzano guerre, candidature politiche, hanno creato leggende, da Elena di Troia, passando per Cleopatra e i re e le regine.
    Il Gossip è una termine inglese che significa chiacchiera, pettegolezzo, è un comportamento sociale che gli uomini utilizzano per chiacchierare, per instaurare relazioni sociali, per confrontarsi con gli altri e anche per sognare ed emozionarsi. Secondo alcuni storici il primo caso di pettegolezzo documentato risale a una tavoletta incisa nel 3.500 a. C., ritrovata in Mesopotamia, in cui si viene a conoscenza della relaziona di un uomo potente con una donna sposata. Altri esempi del genere gossip li si ritrovano nei pometti satirici dei primi secoli d.c., nei ‘Carmina Triumphalia’, dove si racconta che alcuni militari romani, raccolti, intorno al fuoco raccontavano delle gesta dell’imperatore Traiano e anche delle sue scappatelle con donne e schiavi. Il gossip non nasce solo con la scrittura, le notizie piccanti venivano già tramandate oralmente di generazione in generazione. Eventi non scritti hanno fatto nascere leggende, che sono giunte fino ai giorni nostri.

    Il pettegolezzo ha sempre fatto parte, quindi, della sviluppo dell’umanità ma il boom vero e proprio lo si ha avuto con la nascita dei giornali, ma sopratutto con l’interesse suscitato dal mondo patinato di Hollywood negli anni Venti. Le riviste, i fotoromanzi, il cinema, ha alimentato il genere. Le persone diventavano sempre di più interessate a scoprire le vite normali dei divi del cinematografo. L’inventore della prima rubrica di gossip, nel 1924, fu Walter Winchell,seguito nel 1938

    Nato a New York per gli immigrati poveri nel 1897 ,lasciò la scuola a tredici anni per unirsi a Gus Edwards. Dieci anni più tardi Winchell diventò un reporter per il New York Graphic , inventando la colonna di gossip.
    Alimentando il desiderio del pubblico da scandali e pettegolezzi, divenne il più potente - e temuto - giornalista del suo tempo. I suoi articoli erano scattanti e pieni di battute sarcastiche. Le trasmissioni erano narrate, le parole era come una mitragliatrice, rapide e concise ma, avevano il pregio di narrare e lasciare spazio all'interpretazione e instaurava il dubbio.
    Winchell fu il primo ad annunciare matrimoni di grandi nomi e divorzi, romanzi di Hollywood, exploit di mondanità, playboy internazionali, debuttanti, mafiosi e ballerine, oltre a tutte le segnalazioni di buffonate.
    All'apice del successo, aveva una rubrica giornaliera su più di mille quotidiani americani e una trasmissione radiofonica alla Nbc ascoltata da 50 milioni di connazionali. Una sua recensione poteva affondare o salvare uno spettacolo teatrale a Broadway, un suo articolo favorire o stroncare una carriera politica a Washington, una malignità sessuale a sua firma far saltare un matrimonio in qualsiasi Stato dell'Unione... Adolescente, Woody Allen gli invierà i suoi primi sketch, giovanissima, Marilyn Monroe festeggerà con lui il compleanno, Ernest Hemingway siede spesso al suo tavolo allo Stork Club, è amico del presidente Roosevelt, del capo dell'Fbi Hoover, del capo della mala Costello. Nella sua ascesa e declino c'è tutto il giornalismo, o meglio quel giornalismo che ha finito per trionfare: allusivo, gergale, guardone e impiccione, pruriginoso, ma con la morale, popolare, ma democratico.
    Durante la Depressione era un difensore degli oppressi. Ha sostenuto il presidente Roosevelt durante quei momenti difficili e durante la seconda guerra mondiale. E 'diventato una cheerleader per le nostre forze armate. I suoi attacchi tagliano su nemici dell'America, le sue battute, le previsioni ottimistiche e "esclusive" a condizione sollievo dalla realtà crudeli.

    "Parlava a velocità supersonica, infarciva il linguaggio di allitterazioni, sciogli-lingua, neologismi. «Leggermente incinta» è probabilmente una sua invenzione. Winchell fu un re del gossip. Partì dal mondo dello spettacolo, ma lo allargò alla politica, all'economia, persino alla criminalità. Il motivo di base era, diciamo così, democratico: la celebrità non può e non deve nascondersi, perché l'uomo della strada, il cittadino medio, ha diritto di sapere la verità sui propri beniamini. Se c'è chi si nega vuol dire che ha qualcosa di cui vergognarsi e quindi ancor più da rendere nota.
    Nell'«abbassare» la celebrità, Winchell «alzava» il lettore, gli dava l'illusione di essere migliore, almeno per un attimo gli faceva dimenticare la propria miseria facendogli vedere quelle altrui più famose... Allo stesso modo, nel suo esaltarle, metteva in moto un sentimento di emulazione-compensazione. «Le luci della ribalta sprigionano un veleno per cui nessuno ha ancora trovato un antidoto». «Nessuno ama chi non è qualcuno».
    Il suo tramonto fu il combinato disposto di diversi fattori. Aveva creato un genere, ma non ne deteneva l'esclusiva, quel genere divenne scuola, si fece norma, non fu più originale. La televisione gli diede un colpo mortale, perché Winchell era una voce e una firma, ma non un volto, e quando cominciò ad apparire, lo spettacolo che si presentò sullo schermo era quello di un collerico uomo di mezz'età che strillava alle telecamere, il cappello in testa, un tasto del telegrafo a fianco, un saluto che di colpo appariva vecchio: «Buonasera, signoressignora America e tutte le navi in alto mare, qui Walter Winchell, il vecchio strillone»...Giornalista al New York Daily Mirror, un quotidiano della catena di Randolph Hearst, il magnate dell'editoria che ispirò il Quarto potere di Orson Welles, la sua forza stava anche nello strapotere del suo padrone. Nel tempo, i processi per diffamazione, le battaglie legali per risarcimento danni divennero sempre più onerosi e sempre meno comprensibili, perché Winchell nel suo delirio di onnipotenza aumentava il numero dei sicuri nemici senza per questo poter contare su dei veri amici... Le mille e più testate cominciarono a ridursi, divennero un centinaio, cifra pur sempre ragguardevole, ma intanto il volume di fuoco degli altri aumentava in parallelo con il diminuire del suo...
    Avesse avuto più cultura, forse avrebbe ancora potuto tener botta, ma Winchell era un cronista di notizie, vere, verosimili e false, dal commento caustico, nella logica di quel mondo del varietà dove aveva mosso i primi passi. Potevano funzionare negli anni della Grande depressione e poi in tempo di guerra, quando a un'analisi non si chiedeva di essere intelligente, ma efficace, ma già nel maccartismo che lo vide esagitato cacciatore di comunisti, si rivelarono più facilmente smascherabili, oltre ad alienargli le simpatie di quell'ambiente intellettual-mondano, scrittori, registi, sceneggiatori, che era il suo habitat naturale.
    Infine, Winchell si ritrovò superato dall'intuizione di Andy Warhol. Aveva fondato il suo giornalismo sulla celebrità da celebrare, non si rese conto che stavano arrivando i «quindici minuti di celebrità per tutti». Non erano più i giornalisti i depositari di segreti, i dispensatori di premi e di punizioni, «orchidee e cipolle» per dirla con il suo linguaggio. Se tutti potevano essere Winchell, Winchell smetteva di essere qualcuno. «La Voce dell'America» diveniva la voce di un signor nessuno." (tratto www.dagospia.com/)

    Walter Winchell fu il fondatore e, a lungo, il despota del giornalismo gossipparo americano. Ha inventato uno stile, un giornalismo popular che picchiava duro e che non risparmiava colpi bassi. Negli anni '70, quando Winchell morì al funerale c'era solo la figlia Walda.
     
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0 replies since 8/9/2014, 19:11   90 views
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