EDUCAZIONE CIVICA

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  1. gheagabry
     
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    EDUCAZIONE CIVICA






    L'educazione civica è lo studio delle forme di governo di una cittadinanza, con particolare attenzione al ruolo dei cittadini, alla gestione e al modo di operare dello Stato.
    All'interno di una determinata politica o tradizione etica, l'educazione civica consiste nell'educazione dei cittadini. La storia dell'educazione civica risale alla prime teorie formulate in proposito da Platone nell'antica Grecia e da Confucio in Cina. Costoro, in generale, hanno contribuito l'uno in Occidente, l'altro in Oriente, a elaborare i concetti di diritto e di giustizia da attuare nella vita pubblica.
    In Italia, fu Aldo Moro il primo a introdurre nel 1958 l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole medie e superiori: due ore al mese obbligatorie, affidate al professore di storia, senza valutazione.

    L' insegnamento dell' educazione civica fu soppresso d’improvviso durante l’anno scolastico 1990/91.
    Le motivazioni addotte all’epoca a supporto di questa decisione furono veramente incoerenti o comunque, prive di significato. Si disse “semplicemente” che nella società ormai “evoluta” (…) l’insegnamento di ciò che è o dovrebbe essere il comportamento di ogni singolo cittadino nei confronti della nazione che abita, a cominciare dallo studio approfondito di cosa sia la nazione, le sue istituzioni e la Costituzione che ne è il libretto di istruzioni fondamentale, non fossero prioritari....

    Ora più che mai invece e' urgente che l' insegnamento dell' educazione civica torni ad essere l' elemento principale per il cambio evolutivo di cui abbiamo bisogno.





    Negli ultimi 50 anni, la materia si è chiamata «Educazione civica», affidata per due ore mensili al docente di storia; nel 1979 lo studio della Costituzione venne relegato alla terza classe della scuola media. E poi: nel 1985 (ministro Falcucci) si chiamò «Educazione alla convivenza democratica» e venne inclusa nella materia «Studi sociali», accanto alla Storia e alla Geografia. Nel 1996 (ministro Lombardi), la norma che prevedeva l’insegnamento di un’ora mensile di «Educazione civica e cultura costituzionale» non entrò in vigore per la caduta del governo Dini, mentre trovarono spazio le altre educazioni (alla salute, all’ambiente, alla pace, all’intercultura), esplose nella scuola come risposte alle emergenze di fine secolo. Il ministro Berlinguer (1998) varò lo «Statuto delle studentesse e degli studenti». La Moratti nel 2003 propose l’«Educazione alla convivenza civile» nella scuola primaria. La sistemazione attuale fu voluta dal ministro Gelmini, che con la legge 169 del 2008 tentò la sintesi tra il termine internazionalmente accreditato di «Cittadinanza» e i documenti del fondamento istitutivo della Repubblica italiana. Oggi non è una «materia» (o «disciplina», in gergo ministeriale), con un quadro orario definito, ma «una sorta di filo rosso che attraversa le discipline, un insegnamento rimesso a docenti di area letterario-umanistica», spiega Carmela Palumbo, a capo della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici del Miur.

    Dall'anno scolastico 2010/2011 si è cambiato nome all'insegnamento di educazione civica, passando al nome "Cittadinanza e costituzione". Esso comprende cinque argomenti: educazione ambientale, educazione stradale (codice della strada), educazione sanitaria (regole basilari di pronto soccorso), educazione alimentare, e costituzione italiana. Si è arrivati ad introdurre di nuovo l'educazione civica, come descritta sopra, dopo un periodo di due anni scolastici di sperimentazione (2008/2009 e 2009/2010). L'insegnamento è presente per tutti gli istituti di ogni ordine e grado nella misura di un'ora settimanale all'interno delle materie di storia e geografia.




    Quando venne introdotta, ci fu un ampio dibattito su quale collocazione trovarle e in quale ambito. I sostenitori dell’autonomia della disciplina (che tradotto significa insegnanti ad hoc, formati appositamente, con ore dedicate) si sono dovuti scontrare con i tagli di spesa. Che forse hanno contribuito non poco a creare nei ragazzi un senso di smarrimento e di scarsa confidenza con le istituzioni.
    Oggi se ne parla nelle ore di storia (nelle primarie se ne occupa la maestra di ambito storico-letterario; dove c‘è, alle superiori è affidata al prof di diritto) e il voto confluisce nella valutazione per questa materia. I testi su cui studiare sono solo «consigliati», oppure si trovano appendici e sezioni di approfondimento nei libri di storia.

    Bullismo e «genere»
    Occasione preziosa per affrontare anche temi come bullismo, violenza domestica e questioni di genere, la «formazione civile» dovrebbe educare la personalità dei ragazzi in tutte le dimensioni. «Argomenti come il bullismo vanno ricondotti a temi fondamentali, da trattare in termini sociologici, ma non è escluso che la scuola si apra anche a un taglio pedagogico», dice Palumbo. E se il confine tra cosa insegnare e cosa tener fuori è difficile da tracciare «è perché la nostra Costituzione è un documento ampio e completo, tutela i nostri diritti e l’ambiente, le istituzioni e la salute».
    Insegnamento
    Tra quello che «non è», Palumbo ricomprende le «generiche “educazioni”»: finanziaria, assicurativa, alimentare, alla guida sicura, o ai principi base del Pronto Soccorso, «talvolta impropriamente rimessi a competenze scolastiche».
    Che cos’è dunque? «Un insegnamento, cioè qualcosa che ha a che fare con conoscenze, competenze, cultura». Fulcro, la Carta Costituzionale, da integrare negli argomenti di studio: non come un monumento del passato o una tavola della legge, ma come perno che regge la convivenza civile, una risorsa per orientarsi e una matrice di valori. E poi il cittadino con i suoi diritti, doveri e prerogative, anche in una dimensione europea. «E il fatto che oggi si fatichi a capirne le ragioni è un po’ il sintomo della difficoltà che abbiamo a prendere contatto con il nostro Dna democratico», sostiene Corradini. Che ha da poco pubblicato il volume «La Costituzione nella scuola. Ragioni e proposte» (Erickson, 2014), in cui parla della Costituzione con affetto: non un vecchio oggetto vecchio, ma una meravigliosa «macchina d’epoca», di cui è fondamentale recuperare e trasmettere ai giovani il valore storico e la meraviglia.



    Antonella De Gregorio, www.corriere.it
    14 marzo 2014 | 18:07
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