SCRITTURA ..EVOLUZIONE NEI SECOLI

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  1. gheagabry
     
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    « Senza la scrittura le parole non hanno presenza visiva,
    possono solo essere "recuperate", "ricordate". »
    (Walter Ong)



    LA SCRITTURA




    Trentamila anni fa gli uomini raccontavano già storie con disegni, pitture e simboli. E ci sono culture in cui pratiche molto lontane dalla scrittura costituiscono, però, sistemi coerenti di simboli. Ma la scrittura propriamente detta apparve solo dal momento in cui si costituì un insieme organizzato di segni o di simboli, attraverso i quali fu possibile materializzare e fissare con chiarezza ogni pensiero, sentimento, emozione. Un sistema di questo genere non si elaborò in un giorno. La storia della scrittura è una storia lunga, lenta e complessa che ebbe inizio quando l'uomo, abbandonata la vita nomade e imparata l'agricoltura, con la proprietà e con gli scambi, avvertì il bisogno di contare, registrare, scrivere.
    Le forme più embrioniche di scrittura sono state serie di immagini, organizzate in sequenza lineare, utilizzate per raccontare una storia, lasciare un messaggio o annotare informazioni utili in avvenire. Universale e sempre valida, la registrazione per mezzo del disegno è però lunga, faticosa e non sempre chiara. La fase successiva, quindi, fu quella della riduzione, della stilizzazione e della standardizzazione delle immagini, in modo da poterle disegnare rapidamente, facilmente e senza ambiguità, costituendo un codice. Se con i pittogrammi (img), segni elementari delle scritture pittografiche, si possono rappresentare oggetti particolari, non è invece possibile "disegnare" nello stesso modo, concetti come la luce, il giorno, il tempo, per i quali furono creati pittogrammi nuovi, che prendono il nome di ideogrammi.

    L'avvento della scrittura, secondo Jack Goody, ha permesso un "addomesticamento del pensiero" tale da consentire processi quali l'astrazione, la formalizzazione, la logica, l'analisi, la classificazione, la sintesi e l'ipotesi (e quindi la formazione di nuove teorie).Rispetto a culture in cui l'oralità è più diffusa della scrittura, grazie ad essa è quindi possibile l'innovazione, l'oggettività e il distacco. La scrittura ha portato anche ad una perdita dell'importanza della memoria, lo dimostra ad esempio il fatto che per i cittadini dei Paesi Occidentali è assai difficile ricordare i nomi degli avi, mentre nelle società ad oralità diffusa questa è una forte necessità per dimostrare il possesso di una proprietà. La lettura, rispetto alla trasmissione orale è un processo soggettivo che prevede una metabolizzazione privata, riflessiva e libera delle conoscenze (libro come mediatore della conoscenza). Inoltre la scrittura può permettere di legare il pensiero concreto (legato all'esperienza), al pensiero astratto. Si ritiene che l'avvento della scrittura abbia condotto l'umanità non solo alla letteratura, alla poesia, al progresso ma anche a sentimenti come l'individualismo e il nazionalismo. Infine senza la scrittura le grandi religioni non avrebbero avuto modo di esistere perché sarebbe stata impossibile la presenza degli intoccabili testi sacri.




    La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito
    e la scrittura lo rende esatto.
    (Francis Bacon)



    .........nella storia......



    Fino a pochi decenni fa era opinione condivisa che la scrittura fosse nata in ambito neolitico, presso la civiltà sumera, ma la teoria classica secondo cui la scrittura sarebbe stata trasmessa dai Sumeri agli altri popoli (vedi “Scrittura sumera”), è oggi messa in discussione. Gli sviluppi dell'archeologia spingono alla riformulazione di un nuovo quadro. A parte le evidenze di testi egizi che risalgono tra il 3400 ed il 3200 a.C. e che precedono le prime forme di scrittura in Mesopotamia datate dal 3200 al 3100 a.C., sono state rinvenute iscrizioni su ceramiche della civiltà di Harappa, nella valle dell'Indo, che anticipano gli inizi di tale scrittura di un millennio, dal 2600 a.C. al 3500 a.C. A questo bisogna aggiungere gli esempi di scrittura su terrecotte della antica civiltà europea che si è sviluppata attorno al corso del Danubio (cultura Vinča) e precedente l'ingresso delle popolazioni indoeuropee, tali scritture si datano dal 5400 al 4000 a.C.
    È improbabile che la scrittura sia stata inventata in un momento preciso da una civiltà e poi diffusa ad altre in modo lineare, possibile invece che si sia sviluppata attraverso una serie di fasi alternando progressi a stagnazioni. È verosimile inoltre che lo sviluppo della scrittura sia avvenuto indipendentemente in civiltà differenti e per motivazioni differenti, così nella cultura Vinča e nell'antico Egitto la scrittura era legata a forme di culto, mentre in Mesopotamia si sviluppò da esigenze di commercio e contabilità, mentre in Cina, nel 1200 a.C. e per quattro secoli, utilizzata come strumento divinatorio.


    Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane.
    (Emily Dickinson)





    "Non bisogna sottovalutare il mezzo “parola”. Certo, uno che scrive come me non potrà mai svalutare l’espressione verbale, ma è vero anche che la parola non è nient’altro che suono, e il suono è vibrazione, e la vibrazione è energia. La verbalizzazione tanto tempo fa era considerata una specie di magia e quello che oggi potremmo chiamare “talento” stava a rappresentare il fascino e l’incanto del dono divino. I giapponesi una volta credevano nel “kotodama”, nella forza della parola, apportatrice di buoni o cattivi esiti....E’ vero che le parole, come tutto, ad un certo punto si fermano, si esauriscono e ontologicamente cominciano a nascondere piuttosto che mostrare .....“Le parole sono maschere”, dice Nietzsche...., ma sono uno strumento umano imprescindibile, senza il quale non possiamo svuotare le cose e riempirle di senso. “L’uomo è qualcosa che deve essere superato” (per citare il nostro amico Zarathustra), ma finchè saremo sulla terra, padroni del nostro corpo e della nostra mente, non potremo prescindere dalla naturale armonia e dall’evidenza che siamo fatti di carne, e, in quanto esseri carnali, volubili e imperfetti, approssimativi e relativi, come il linguaggio che ci lega tutti in una catena infinita di equivoci, paradossalmente sensati ma necessari. Forse esagero, ma ho una concezione della scrittura estremamente complessa. Quello è l’unico modo che ho trovato di calarmi autenticamente nel regno dell’essere. Il modo migliore di conoscere la realtà e me stesso. “L’inconscio è il linguaggio”, dice lo psicoanalista Lacan."
    Paolo Musano


    Nulla dies sine linea. “Non lasciar passare neanche un giorno senza scrivere una riga”.
    (Plinio il Vecchio)



    .....Perché scrivere?....



    "Perché no, mi viene subito da rispondere da bastian contrario: in fondo è un’espressione dell’animo umano, e come tale non è che vada troppo giustificata.
    Quasi come se uno dovesse star lì a motivare perché ammiri un tramonto, vada a camminare nei prati, ami, o faccia una carezza ad un bambino: cosa vuoi spiegare? Semmai si dovrebbe spiegare il contrario… scrivere spesso è una battaglia di retroguardia contro l’oblio, come se mettere su carta alcune righe possa aiutare me, e quei pochi altri che le leggeranno, ad averle come punto di riferimento. Anche per criticarle, nel caso, ma sempre a testimonianza di un qualcosa che è stato: una serata, un’emozione, un viaggio, una litigata, una battuta...."
    (jotoz, dal web)



    La poesia è una pittura che si muove e una musica che pensa.
    (Emile Deschamps)


    Scrivo perché mi fa stare bene.
    Scrivo per dimenticare l’orrore del mondo o per ricordarlo meglio.
    Scrivo per piacere.
    Scrivo per confessare sotto pelle i miei mali.
    Scrivo per intrappolare sulla pagina i ricordi che altrimenti tendono a scapparti via. Coperti dal sonno del tempo.
    Scrivo perché sono nata per fare questo, solamente questo. Non si possono negare le proprie radici esistenziali.
    Scrivo per dare voce, cuore, mente a persone inesistenti di una realtà esistente.
    Scrivo per regalare emozioni a chi ha voglia di leggermi e di riceverle.
    Scrivo per far sorridere o per far piangere, dipende dalle occasioni.
    Scrivo perché scrivere è la mia vita.

     
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  2. gheagabry
     
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    LE SCRITTURE PERDUTE



    GEROGLIFICO MEROITICO





    L'alfabeto Meroitico è un alfabeto di origine geroglifica e demotica che fu usato nel Regno di Meroë fino al 200 a.C. e che è alla base probabilmente della lingua nubiana.
    Nel 712 a.C. i re di Kurh conquistarono l’Egitto dando vita alla XXV dinastia, passata alla Storia come il regno dei “faraoni neri”. I sovrani kushiti provenivano dalle terre a sud dell’ Egitto, territori che corrispondono più o meno all’odierno Sudan, e la capitale era Meroe, 200km a nord dell’attuale Khartoum. La loro egenomia sul Paese del Nilo ebbe breve durata circa 60 anni: nel 6565 a.C., sconfitti dagli Assiri, ripiegarono nei loro confini originari.

    Di questo misterioso popolo sono rimaste testimonianze archeologiche e iscrizioni. Se in un primo tempo i sovrani meroitici adottarono come sistema di scrittura il geroglifico egizio, a partire dal III secolo a.C. svilupparono una scrittura nuova caratterizzata da due grafie, una corsiva per il popolo e una geroglifica per le iscrizioni regali. Il valore fonetico dei 23 segni che la compongono, simili a un moderno sistema alfabetico, fu stabilito nel 1911 da Francis Griffith, egittologo dell’ Università di Oxford. Da allora non è stato fatto alcun progresso. Il meroitico non può essere compreso perché non abbiamo alcuna idea della lingua: di qualche dozzina di parole si è capito il significato, come “tenke” (nord) o “ato” (acqua), ma nulla di più. La maggior parte delle iscrizioni resta dunque priva di senso. Così la storia di questo popolo, che forse le iscrizioni descrivono, resta un mistero. Griffith era certo che sarebbe stata decifrata ma, nonostante decenni di comparazioni con moderni linguaggi e dialetti africani, non è stato possibile.

    C'erano 23 simboli in totale. Questi includevano quattro vocali, 14 consonanti e parecchie sillabe.
    La direzione della scrittura andava su righe da destra a sinistra, dal basso verso l'alto per il corsivo; per il geroglifico, la scrittura andava in colonne dall'alto verso il basso, da destra a sinistra. I testi incisi sui monumenti generalmente iniziavano nel verso del monumento, di modo che guardandolo di fronte si avesse l'inizio della scrittura.
    Era anche diffuso un segno composto di tre punti allineati orizzontalmente o verticalmente, usato per dividere frasi o parole; si tratta dell'unico strumento di punteggiatura utilizzato.




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