ARMI ANTICHE

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  1. gheagabry
     
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    ARMI ANTICHE


    "Spirito d’acciaio sguainato, il katana è lama di luce che fende l’aria. Impugnata con due mani, l’antica spada giapponese dei samurai volteggia leggera sino a quando colpisce il nemico e gli attraversa l’anima."
    (Andrea Lessona)


    LA KATANA



    musashi99c
    Nipponto è il termine migliore per definire ciò che è e che rappresenta la spada Giapponese.
    La Katana è forse il segno più distintivo del Giappone antico. La spada mitica è diventata oggetto di culto per molti. Esistevano altri tipi di lama, tra cui, ad esempio la spada Tachi (太刀) era leggermente più lunga e ricurva, oppure la Nodachi (野太刀, letteralmente “spada da campo”), decisamente più lunga di una Katana.
Quest’ultima, infatti, ha una lama con una lunghezza che varia dai 60 ai 75cm ed una classica ed inconfondibile lama dalla curvatura moderatamente accentuata. L’affilatura è solo da un lato, vi è un’impugnatura per poterla afferrare con due mani. La Katana nasce per tagliare, consentendo grande velocità e armonia di movimenti.
    Le katana hanno raggiunto livelli molto alti nel periodo Kamakura (1185 – 1333), perfezionandosi ancor di più successivamente, fino alla fine del periodo Koto, nel 1596. In quel periodovennero create lame a tutt'oggi insuperate e tra le più ricercate dai collezionisti.

    Negli ultimi anni la tecnologia dell'acciaio ha raggiunto tali livelli da consentire, in linea teorica, di costruire katane migliori di quelle dei grandi forgiatori del passato. I nuovi acciai e le nuove metodologie di tempra (tempra bainitica/martensitica, acciaio amorfo, etc.) consentono, sempre in linea teorica, di costruire lame che combinino una durezza e una resilienza mai raggiunte prima.

    Sii veloce come il vento,
    Lento come una foresta,
    Assali e devasta come il fuoco,
    Sii immobile come una montagna,
    Misterioso come lo yin,
    Rapido come il tuono.
    (L'Arte della Guerra di Sun Tzu)


    ...storia...


    La produzione di spade in ferro inizia in Giappone alla fine del IV secolo. Inizialmente si trattò di spade diritte a imitazione delle lame cinesi dalle quali i giapponesi appresero la tecnica della tempra differenziale. In seguito, nel periodo Heian (782-1180) le spade giapponesi assumono la classica forma ricurva, sono più lunghe della katana e vengono usate spesso a cavallo e montate in configurazione tachi (con la lama rivolta verso il basso). Nel periodo Kamakura (1181-1330) si ha la comparsa delle celebri "cinque scuole" di maestri spadai.
    Scuola Yamashiro (Kyoto), lame slanciate ed eleganti.; Scuola Yamato (Nara), lame simili alle Yamashiro ma più spesse lungo la costola. Il grande Masamune, il più famoso fabbricante di spade di tutti i tempi apparteneva a questa scuola.; Scuola Bizen (Okayama), dove venne prodotto il 70% di tutte le spade del Giappone antico. Sono riconoscibili da una serie di dettagli tra cui la caratteristica curvatura (sori) detta anche Bizen sori.; Scuola Soshu (Sagami), spade larghe, lunghe e pesanti.; Scuola Mino (Seki), simile alla precedente.

    Il katana come noi lo conosciamo inizia ad apparire intorno alla metà del periodo Muromachi (1392-1573) quando cambiò radicalmente il modo di combattere. Se in precedenza, infatti, il guerriero era solito portare la spada con la lama rivolta verso il basso, in questo periodo la tendenza era di portarla con la lama rivolta verso l’alto, in modo da tagliare in due un nemico con un solo colpo (addirittura solo sfoderandola). Spesso la Katana veniva affiancata da un’altra spada, più corta, detta Wakizashi (脇差), lunga circa 50 cm, usata per lo più per finire nemici disarmati o per commettere seppuku (切腹, a volte chiamato erroneamente Harakiri, termine più colloquiale). Insieme alla Katana formava quello che era chiamato Daisho (大小, letteralmente “grande e piccolo”): la Katana era la parte lunga, il Wakizashi la parte corta.
Successivamente, nel periodo Azuchi – Momoyama (dal 1573 – 1614) la spada subisce grosse rivoluzioni sia estetiche che di fabbricazione, mentre nel successivo periodo Tokugawa (fino al 1868) le spade con lunghezza superiore ai 60cm furono riservate ai soli Samurai, come segno sociale distintivo.
 Il periodo Momoyama (1573-1599) è un periodo di transizione alla fine del quale il Giappone viene unificato sotto il potere della dinastia dei Tokugawa che pone fine alle guerre. Con la fine delle guerre finisce il periodo della spada antica (koto) e inizia il periodo della spada nuova (shinto).Fu con il periodo Meiji (1868 – 1912), con l’editto imperiale chiamato haitōrei del 1876 che la casta dei Samurai fu dichiarata estinta e fu la fine della produzione delle spade e quindi fu vietato il portare il Daisho in pubblico.
La funzione del katana cambia: diviene più uno status symbol o un'arma da duello che uno strumento da guerra vero e proprio. In questo periodo si ha quindi la scomparsa delle cinque scuole e una fioritura di varianti stilistiche. Dopo la Seconda guerra mondiale, la produzione di katana tradizionali giapponesi è stata regolamentata e i moderni artigiani si sforzano nuovamente di produrre spade di grande valore seguendo e riscoprendo le antiche tradizioni. Creano così le shinsakuto (spade contemporanee), molto costose, che hanno mercato tra gli estimatori e i collezionisti.


    -vladgheneli-
    Con l’inizio dello Shogunato Tokugawa (1600) la katana cambiò ruolo, avvicinandosi di più a quello puramente simbolico. Iniziano infatti in questo periodo ad essere più elaborate artisticamente. Costruita ancora oggi secondo tradizione tramandata, quest’arma è gioiello di fine eleganza ed elevata capacità mortale. I primi esemplari risalgono alla metà del periodo Muromachi (1392-1573), e seguono la foggia modificata di quelli importati dalla Cina nel V secolo.
    La spada giapponese viene riadattata per essere utilizzata dalla fanteria anziché dalla cavalleria: rispetto a prima la sua lama, rivolta verso l’alto, si fa più corta (60 cm.) con una curvatura meno pronunciata. Di solito è affiancata dal wakizashi, una seconda arma più piccola. Quando il Giappone viene unificato sotto la dinastia dei Tokugawa alla fine del periodo Muromachi e le guerre cessano, il katana cambia ruolo e diventa più arma simbolica o da duello. Le Cinque scuole (Yamashiro, Yamato, Bizen, Soshu Mino) nate nel periodo Kamakura (1181-1330) che avevano realizzato i primi esemplari della spada giapponese scompaiono una a una. Solo nel 1804 qualche artigiano cerca, senza riuscirci appieno, di realizzare nuove armi riscoprendo i segreti della vecchia tradizione. Ma il Shinshinto, il “nuovo periodo della nuova spada” finisce nel 1876 con l’editto che vieta di portarle in pubblico. Le uniche armi a poter essere prodotte da quel momento in poi sono le gendaito, modelli dalla forma occidentale, forgiate per gli ufficiali dell’esercito: nati da metodi semi-industriali non sono paragonabili alla spada giapponese dei samurai.(Andrea Lessona, www.ilreporter.com)

    ...la forgiatura...


    La cosa difficile è costruire una katana abbastanza elastica per resistere agli urti e non spezzarsi, ma nello stesso tempo abbastanza dura per poter far fronte alle forti sollecitazioni e non danneggiare il filo. Per far ciò le katana sono costituite da due parti, una interna, più morbida rispetto a quella esterna più dura.

    Il Tamahagane è l’estratto di un minerale dal quale si produce la katana. A Shimani, nel sud ovest del Giappone, c’è il luogo dove si può trovare il minerale grezzo purissimo esi produce ancora il metallo della vera spada. La sabbia ferrosa di questa zona è incredibilmente pura ed è utilizzata da secoli. Ogni katana nasce in fondo ad una fornace detta “Tatara”, (il significato “vecchio di mille anni”). L’ultimo forno riamst si trova a Shimani Qui c’è anche uno degli ultimi Maestri che sappia usare al meglio questo forno, curandolo come se avesse un’anima, per tre giorni e tre notti consecutive senza dormire fino alla realizzazione del suo prodotto. La combinazione di ferro e carbonio danno alla katana quell’insieme di durezza e flessibilità. Ci vogliono circa 26 tonnellate di carbonio e sabbia ferrosa per ricavare un po’ di Tamahagane. Le parti migliori di questo prodotto vanno all’artigiano, o un discendente di una famiglia che fabbrica spade da 800 anni! Per completare una eccellente spada ci possono impiegare anche tre mesi. Dopo una lucidatura preliminare, la spada viene sottoposta alla lucidatura vera e propria. Anche in questo caso può occuparsene ad esempio un Maestro professionista di 14ma generazione, che utilizza per il processo di politura di pietre particolarmente rare e costose che provengono da ogni parte del Giappone. Se una katana è particolarmente pregiata, solitamente viene firmata dal fabbro che l’ha costruita, incidendo gli ideogrammi nella parte che prende il nome di Nakago, ovvero nella parte di lama che viene coperta dall’impugnatura . Per capire la bontà di una lama esistevano diversi modi. Si tagliavano delle placche metalliche, dei vecchi elmetti, delle balle di paglia di riso bagnate e dei cadaveri di condannati a morte. In quest’ultimo caso si eseguiva una cerimonia ufficiale

    La montatura della lama ha l’impugnatura (tsuka, 柄), la guardia (tsuba, 鍔) e il fodero (saya, 鞘).
L’impugnatura è in legno e ricoperta di pelle, rivestita di seta intrecciata. Negli spazi che rimanevano dall’intreccio trovavano posto vari ornamenti.
La guardia è di metallo finemente lavorato, una vera e propria opera d’arte che spesso riportava il simbolo del clan di appartenenza del guerriero. Il compito della guardia era evitare lesioni alle mani derivanti dallo scivolamento delle lame. Il fodero è in legno di magnolia laccato La lama è formata da una lega di metalli diversi, in percentuali che variano da fabbro a fabbro e da maestro a maestro: Acciaio al 95.22 al 98.12%; Carbonio dallo 0.10 al 3%; Rame, 1.54% ;Manganese,1.11%; Tungsteno, 0.05; Molibdeno: 0.04%;Titanio: 0.02%; Silicio: variabile
    La Katana vede coinvolti diversi maestri: il produttore del ferro, il fabbro che lavora il metallo grezzo, un fabbro che lo piega su se stesso più e più volte, un addetto alla lucidatura ed uno specialista per affilarla. Il processo è lungo e molto laborioso L’acciaio utilizzato per la Katana è solo ed esclusivamente la qualità Tamahagane (玉鋼), ovvero “acciaio gioiello”. Ricavato dalla sabbia nera , viene sciolto in forni molto particolari, dal nome Tatara (鑪). Questo procedimento richiede più di 72 ore di lavoro ininterrotto. Per ricavare il metallo della lama ci vogliono più di 3 giorni. Dalle 12 t di sabbia si ricavano solo 2,5 t di Tamahagane.

    Il metodo seguito è di origine cinese e consiste nel rendere l’acciaio grezzo incandescente e piegarlo più volte su sé stesso. La parte di metallo con poco carbonio in questo modo si “purifica”, mentre la parte ricca in carbonio viene piegata a strati alterni. Il tutto poi va a formare un blocco unico che viene a sua volta ripiegato fino a 20 volte, creando migliaia di strati (anche 65.000). Lì il processo si ferma, dato che il carbonio è diffuso in maniera omogenea ed altre ripiegature sarebbero inutili. Venivano tolte dal metallo eventuali bolle d’aria, motivo di fragilità Così il metallo avrà diversi strati di diversa durezza e flessibilità, rendendo la lama tanto dura da tagliare un uomo in due ma allo stesso tempo tanto flessibile da non andare in frantumi a causa di un colpo; in secondo luogo; inoltre il metallo era omogeneo, con percentuali equamente ripartite per tutta la lunghezza della lama; infine la lega veniva purificata da eventuali metalli meno preziosi e resistenti.
Per il raffreddamento: se la lama venisse raffreddata troppo in fretta diventerebbe durissima, andando in frantumi al primo colpo; se invece la si lasciasse raffreddare piano, diventerebbe esageratamente flessibile, con poca capacità di taglio; da qui la decisione di utilizzare solo un lato affilato: difatti il cuore della lama viene mantenuto morbido, mentre la lama viene resa dura. Grazie all’argilla: ne viene messa poca sulla lama e molta sul dorso. Il tutto viene poi portato ad alte temperature fino a che la lama assume un colore rossastro. I maestri di spade sono chiari doveva raggiungere un rosso da “sole al tramonto”. Una volta trovato il colore corretto, la spada viene raffreddata in una vasca d’acqua tiepida (circa 37°C): l’argilla funge da isolante, dove ce n’è poca il metallo si fredda subito e diventa durissimo, mentre dove ce n’è molta il metallo si raffredda più lentamente e resta flessibile. I metalli a questo punto sono completamente fusi ma mantengono la differente durezza. Ed è in questo momento che il metallo si curva, dando alla Katana la sua forma caratteristica.
Dopo tutto questo viene effettuata una pulitura della lama ed una prima affilatura preliminare a mano, utilizzando pietre di diversa durezza e grana.
Il compito del lucidatore è quello di rendere la spada artisticamente bella da vedere. Per farlo sono necessarie diverse settimane e diversi tipi di pietra (una delle quali ha un costo esagerato e viene usata in quantità minime).
Assistiamo a due fasi: la prima viene chiamata “Shitaji togi”, mentre la seconda “Shiage togi”. 
Nella “Shitaji togi” la prima cosa che si fa è raddrizzare la lama se, per qualche motivo, è storta (attenzione: non si tratta di togliere la curvatura del dorso, ma raddrizzare la lama perpendicolarmente all’impugnatura).
    Si correggono i tutti i piccoli difetti, che potrebbero rendere la lama instabile o fragile in alcuni punti. Nella “Shiage togi”, invece, si rende la spada lucida come uno specchio: in questo modo si esaltano le caratteristiche della lama. Le pietre utilizzate sono molto più piccole. La lucidatura, come potete intuire, è fondamentale, soprattutto nella fase di “Shitaji togi”viene anche accurata l’affilatura: data la natura sottile della parte tagliente, si può procedere alla molatura senza scendere a compromessi; difficilmente, infatti, la lama si rovinerà.
    Questa è la Katana, l’arma da molti definita perfetta. Il processo intero di produzione ha superato i 3 mesi Si dice che nella spada vi sia l’anima del forgiatore.


    Dopo la Seconda Guerra Mondiale, artigiani moderni tentano di realizzare il katana secondo le antiche tradizioni: dai loro laboratori escono così le shinsakuto, esemplari molto costosi ma molto apprezzati dai collezionisti.
    Sempre meno numerosi, i forgiatori di oggi cercano in tutto e per tutto di seguire i dettami di quelli di ieri: secondo la tradizione i primi furono i monaci buddhisti Tendai o i monaci di montagna guerrieri noti col nome di yamabushi.
    Gli uomini che costruirono questo genere di spada giapponese erano sì alchimisti ma anche poeti e letterati. Combattenti invincibili, avevano grandi conoscenze: per loro realizzare una lama era sia arte sia pratica ascetica.
    Per questo il katana non è solo un’arma ma spirito forgiato nell’acciaio: ogni volta che viene sguainato, la sua energia è forza unita a quella del samurai che fende l’aria per colpire il nemico e attraversargli l’anima.
    (Andrea Lessona, www.ilreporter.com)

    ...leggende...


    Una leggenda racconta di una sfida fra Masamune e Muramasa per vedere chi dei due era in grado di costruire la spada più tagliente. Entrambi crearono due spade magnifiche e decisero di metterle alla prova: le due spade sarebbero state appese a una sporgenza sopra un fiume, con la punta della lama immersa nell'acqua. La spada di Muramasa, la Juuchi Fuyu (10 000 inverni) tagliò ogni cosa che incontrava (pesci, foglie, il vento). La spada di Masamune, invece, la Yawaraka-Te (mano delicata) non tagliò nulla: i pesci e le foglie passavano, e il vento soffiava dolcemente sulla sua lama. Dopo un po' Muramasa si innervosì con il suo maestro per il suo disinteresse, ma Masamune la tirò fuori dall'acqua, l'asciugò e la posò nel fodero, mentre Muramasa lo derideva. Intanto un monaco, che aveva osservato tutta la sfida, parlò ai due: "La prima spada è senza dubbio una spada tagliente, ma è portatrice di sangue, una spada malvagia che non fa differenza fra ciò che taglia. Può essere buona per tagliare farfalle così come teste. La seconda è notevolmente la più tagliente fra le due, e non taglia senza motivo ciò che è innocente". Esistono numerose versioni di questa leggenda: ad esempio, una secondo cui la spada di Muramasa tagliava le foglie, mentre quella di Masamune le riuniva.

    Un'altra leggenda narra di un fabbro rinomato per la sua fama di illustre forgiatore di armi molto potenti. Costui era talmente famoso da forgiare armi anche per i più nobili Samurai della regione, essendo in quei tempi scoppiata una feroce guerra. Il suo grande obiettivo era quello di creare una spada perfetta, nata per distruggere e per non essere distrutta, una Katana leggendaria, che sarebbe stata tramandata per generazioni. Essa fu forgiata secondo una tecnica innovativa, che consisteva nella sovrapposizione di più strati di metallo, battuti in una sola lama, in modo tale da conferire alla spada una resistenza eccezionale anche sotto l'urto di colpi talmente forti da risultare letali per altre spade. Lunghissima e maneggevole, con la tipica elsa circolare propria delle spade dei Samurai, divenne un mito per coloro che la maneggiavano, riuscendo a perforare anche le più coriacee tra le armature. Tuttavia, quando tutte le guerre tra i feudi cessarono e l'ordine dei Samurai andò estinguendosi, la Spada Masamune tornò nelle mani della famiglia del fabbro che l'aveva creata, dopo aver conquistato il titolo di "Katana Divina". Al giorno d'oggi non si sa più nulla di quella Spada che ha reso invincibili molti Samurai: alcune voci dicono che i posteri di quel grande fabbro, padre dell'arma, ne detengano ancora il possesso e tolgano al mondo la visione della Katana Divina.
     
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