ANDREA GARDINI

pallavolista

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  1. gheagabry
     
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    ANDREA GARDINI




    Andrea Gardini (Bagnacavallo, 1 ottobre 1965) è un ex pallavolista e allenatore di pallavolo italiano, che giocava nel ruolo centrale.
    È stato uno dei giocatori più vincenti della storia del volley italiano, avendo conquistato sette scudetti in quattro società diverse, oltre a innumerevoli trofei con la maglia della nazionale. Ha legato il suo nome alla Sisley Volley di Treviso, nella quale, dal 1993 al 1999, ha vinto quattro campionati italiani e due coppe dei campioni, militando tra gli altri con Paolo Tofoli, Lorenzo Bernardi, Ron Zwerver, Andrea Zorzi, Pasquale Gravina, Dmitri Fomin e Peter Blangè. Il primo trofeo conquistato è però del 1987, una coppa delle coppe con la Tartarini Bologna. Nella squadra della sua provincia, Ravenna, è stato compagno degli statunitensi Steve Timmons e Karch Kiraly (nominato giocatore del secolo alla pari con Bernardi) nei primi anni novanta, vincendo un campionato e due coppe dei campioni. Nel 2000, nella Piaggio Roma, ha vinto uno scudetto memorabile, anche per il successo di pubblico e mediatico, dovuto al ritorno della grande pallavolo nella capitale nell'anno del giubileo. Nel 2002 ha ottenuto l'ultima vittoria tricolore nella Daytona Modena, tante volte sua avversaria quando era a Treviso, insieme agli ex rivali Andrea Giani e Luca Cantagalli. Si è ritirato nel 2004.
    È stato uno dei punti di forza della nazionale italiana durante la fase d'oro degli anni '90, protagonista di tre vittorie ai campionati del mondo.
    È considerato uno dei migliori giocatori di sempre nel suo ruolo, soprattutto nel fondamentale di attacco, nel quale risultava spesso inarrestabile.
    Dopo il ritiro è stato direttore sportivo a Modena fino al 2006, mentre dal maggio 2007 ricopre lo stesso ruolo alla Sparkling Volley Milano.
    È stato il primo italiano ad essere accolto nella Volleyball Hall of Fame di Holyoke (Massachusetts). La cerimonia si è tenuta l'11 ottobre 2007.



    Carriera

    Giovanili
    1980-1982
    1983-1984 Fulgur Bagnacavallo

    Squadre di club
    1982-1983 Porto Ravenna Porto Ravenna
    1984-1986 CUS Torino CUS Torino
    1986-1988 Zinella Bologna Zinella Bologna
    1988-1990 Sisley Treviso Sisley Treviso
    1990-1993 Porto Ravenna Porto Ravenna
    1993-1999 Sisley Treviso Sisley Treviso
    1999-2001 Roma Volley Roma Volley
    2001-2003 Pallavolo Modena Pallavolo Modena
    2003-2004 Pallavolo Piacenza Pallavolo Piacenza

    Nazionale
    1986-2000 Italia Italia 418

    Olimpiadi

    Argento Atlanta 1996
    Bronzo Sydney 2000

    Campionati mondiali di pallavolo maschile

    Oro Rio De Janeiro 1990
    Oro Atene 1994
    Oro Tokyo 1998




    L'ex capitano della nazionale azzurra di pallavolo è stato inserito, nel 2007, nella Hall of Fame di Holyoke nel Massachusetts. Sarà il primo pallavolista italiano e raggiungerà nel gotha sportivo il tecnico Julio Velasco. Tanto merito per un entusiasmante la carriera. Alcuni dei suoi successi: tre Mondiali, quattro Europei e sei World League. Gardini disse: "Quando me lo hanno comunicato a dire il vero ho pensato che nei musei ci mettono i morti. Ma so quel che significa, e ora che il momento si avvicina sono orgoglioso".
    Da Andrea Giani a Maurizia Cacciatori, fino a Dino Meneghin, nella Hall of Fame di basket dal 2003. Tutti si congratulano con lui.

    Andrea Anastasi
    "Che spettacolo! Io sono stato il suo testimone di nozze. E' motivo di grande soddisfazione per me vederlo nel gotha della pallavolo. Ora l'Italia è rappresentata nel tempio dei più grandi. Se lo merita. Questo è un altro grande successo della nostra pallavolo. Con lui ho condiviso momenti incredibili. Lo ringrazio per quello che ci ha dato". Poi prosegue: "Ricordi? E' stato un capitano importantissimo. Ha dedicato tutto se stesso alla squadra, si è sempre prodigato per aiutare i compagni. Quando lui era in campo la squadra aveva sempre grande spirito. E' stato un pilastro della nazionale di quegli anni".


    Lorenzo Bernardi
    "Un giusto riconoscimento per un grande campione che è stato capitano di una grande nazionale. Quella è stata eletta migliore squadra del secolo e lui l'ha guidata in campo in modo incredibile. Un premio per tutta la squadra? Anche i miei succesi personali sono stati merito di tutti. La pallavolo è un gioco di squadra, non si vince da soli". Poi prosegue: "Tutto lo sport italiano deve essere fiero di avere un atleta tra i migliori del mondo. Un ricordo? Era il prototipo del capitano, un grande mediatore. Ha saputo gestire molto bene i momenti difficili, si è messo a disposizione della squadra. Nessuna polemica, nessuna parola di troppo. Era la persona adatta per guidare una squadra come quella". Un giorno potrebbe toccare anche a Bernardi: "Mi farebbe molto piacere. Quando un gruppo di persone decide di assegnarti un premio simile non si può che essere molto felici".

    Franco Bertoli
    "Un riconoscimento fantastico e meritatissimo. Lui è stato il capitano della nazionale più titolata in assoluto. Un ciclo incredibile cominciato nel 1990 e finito nel 1998. Questa è una vittoria di tutta la nostra pallavolo. Gardini tiene alto l'onore del nostro movimento. Ripeto, sono strafelice per lui". Conclude: "Poi toccherà anche a Bernardi, secondo me merita la Hall of Fame anche lui, così come Giani".

    Maurizia Cacciatori
    "Una scelta azzeccata da parte della Hall of Fame. Gardini è un grande campione che ha dato tanto alla pallavolo mondiale, non solo a quella italiana. Ce ne vorrebbero tante di persone come lui, non solo nello sport. La sua nazionale? Avrebbero dovuto premiare un po' tutti. Erano fantastici, ma lui è sicuramente uno dei personaggi più emblematici della pallavolo italiana".

    Andrea Giani
    "Una bella soddisfazione per lui e un avvenimento importante per tutto il nostro movimento. Una vittoria un po' di tutti? al di là del grande legame che c'era tra di noi, è un successo tutto suo. Deve goderselo fino in fondo perché è meritato. Lui sapeva tenere unito il gruppo. Mi ricordo il '98 quando ci siamo preparati per il mondiale tra mille incertezze. Volevamo dimostrare il nostro valore e ci siamo riusciti. E' una persona concreta e leale. Era un capitano straordinario". Poi toccherà a Giani: "Ogni cosa a suo tempo. Nella mia carriera non ho mai pensato a traguardi personali. Quello che verrà verrà".

    Dino Meneghin
    "E' un riconoscimento universale che lascia senza fiato. E' come per un pittore vedere la sua opera esposta al Louvre. Gardini rappresenta un modo di essere un campione: un atleta che ha vinto tutto dimostrando classe e signorilità. Appartiene alla categoria dei campioni con la C maiuscola. Questo è un successo che porta lustro alla nostra pallavolo". Ma il giorno dopo cosa si prova? "Ricevi complimenti da tutte le parti. E' una gratificazione in più nella carriera di un atleta, ma non cambia la vita. Sarà sempre lo stesso, se non fosse così non sarebbe arrivato fino a qui. Lui fa parte di un gruppo di sportivi straordinari come Zorzi, Lucchetta e Bernardi. Sono esempi di serietà e applicazione, che tutti i giovani dovrebbero seguire".
    (tratto da http://sportemotori.blogosfere.it/)



    Dove volano le aquile



    Intervista esclusiva ad Andrea Gardini, che ci racconta come sia cambiata la pallavolo e come ha intenzione di cambiarla lui.

    di Vincenzo Faccioli Pintozzi | 05/08/2003

    Ore 18.00. Un rumore sordo che proviene dal motore della mia Cinquecento mi distoglie per un attimo dal pensiero che mi ha assillato per due giorni: come posso parlare con Andrea Gardini dal vivo? Non ne sono degno. Eppure, arrivato al Palazzetto di viale Tiziano, dove è in corso un’amichevole contro la Icom Latina, lo vedo volare sopra tutto e tutti, e improvvisamente mi rilasso. Assisto in religioso silenzio per la durata della partita e lo raggiungo alla fine, quando esce dalle docce; la prima sorpresa è trovare in questo giocatore un uomo simpaticissimo e molto disponibile, che mi mette subito a mio agio: caduta la convinzione dello sportivo schivo e arrogante. Iniziamo l’intervista e mi rendo conto che quest’uomo ha cambiato lo sport per il suo cervello, non solo per i suoi muscoli, e la mia stima nei suoi confronti sale.

    Quanto pesa la bandiera italiana dopo 418 presenze in Nazionale?

    "Nulla, visto che ho lasciato la Nazionale dopo le Olimpiadi (ridendo). La bandiera italiana non mi è mai pesata sulle spalle, anzi mi ha dato solo grandi gioie. Le Coppe del Mondo, quelle Europee, le Olimpiadi, sono tutti splendidi ricordi che ringrazio il cielo di aver potuto vivere".

    Rimpianti per l’ultimo bronzo olimpico? Non avrebbe voluto chiudere l’avventura in Nazionale con un oro?

    "Rimpianti non ne ho…Certo sarebbe stato bello conquistare quell’ultimo traguardo, ma l’averlo perso forse contribuirà a far ricordare questa Nazionale, come la squadra che ha vinto tutto, tranne l’oro".

    Velasco, Bebeto e Anastasi: tre allenatori, tanti traguardi. Un pensiero per ognuno di loro.

    "Prima di tutto io ho avuto altri allenatori azzurri prima di Velasco, ma capisco che l’era di Velasco sia la più recente. Julio (Velasco) è stato l’uomo che ha cambiato la pallavolo; è stato lui a insegnare tutto a tutti noi, a ricreare dal nulla uno sport che fino ad allora languiva. Non solo ha creato un grande gruppo, ma ha cambiato la mentalità dell’Italia pallavolista. Bebeto si è trovato fra le mani un grande gruppo, ed è stato abile a sfruttarlo. Anastasi, invece, segue il corso della modernità".



    Cioè?

    "Nel senso che, grazie alle nuove regole ed al nuovo tipo di mentalità si tende a giocare di meno, e quindi a lavorare di meno. Ora gli azzurri vengono convocati venti giorni prima dell’evento, mentre prima si stava per dei mesi in collegiale a preparare il gruppo. Io sono figlio del vecchio sistema, che dava i suoi frutti, mentre ora siamo di fronte ad un calo; bisognerebbe dunque selezionare gli impegni, per dare qualità al gioco, non quantità".
    Il compagno più stimato all’interno della Nazionale?

    "Farei un torto a parecchie persone, nominandone solo una. Tutti i miei compagni, sia di club che azzurri, hanno lasciato qualcosa dentro di me; li stimo tutti."

    E per quanto riguarda i giovani? I club fanno sempre più affidamento sugli stranieri, invece di creare gruppi di giovani…

    "Le cose stanno cambiando; io capisco le normative europee sulla libera circolazione della manodopera, anche in campo sportivo, ma bisogna puntare sui giovani per ridare alla Nazionale azzurra quella grandezza che aveva un tempo. Con l’introduzione delle nuove leggi, che prevedono almeno tre italiani in campo, si prova a cambiare qualcosa, e sono sicuro che i frutti arriveranno presto."

    Invece, per ridare interesse ai media, cosa consiglia?

    "I media, come è giusto, sono interessati dove c’e` la notizia. Ai tempi di Velasco, che oltre ad essere un grande allenatore era anche un grande comunicatore, i Palazzetti erano pieni e i giornali si interessavano alla pallavolo. Purtroppo ora siamo in un periodo di ferma; la gente non è interessata alla pallavolo, ed è normale che i media non diano il giusto risalto a questo sport. Bisogna aspettare l’arrivo di un personaggio all’interno dei campi, ed allora i media torneranno. E` inutile comprare pagine dei giornali o andarli a cercarli: bisogna aspettare che tornino loro".

    Quindi e` anche lei dell’opinione che il rally point sistem abbia migliorato qualcosa?

    "Sicuramente ha reso il gioco più veloce, per ritornare al discorso di come è cambiata la pallavolo. Penso che abbia anche contribuito a spettacolarizzare questo sport, anche se l’interesse della gente non si risveglia solo con queste cose".

    Il club che ricorda con più` affetto?

    "Messaggero Ravenna, senza dubbio".

    E l’avventura romana? Cosa pensa dei suoi compagni e della città?

    "Roma è fantastica. Io e mia moglie eravamo venuti qui un poco prevenuti da tutto ciò che ci avevano detto sulla città e sulle difficoltà che si incontravano in una metropoli: io non ho ancora trovato nulla di brutto. Per quanto riguarda il club, vincere lo scudetto rimarrà uno dei miei ricordi più belli, in un Palazzetto gremito di persone venute per vedere e sostenere la squadra; i miei compagni hanno reso tutto ciò molto più facile, essendosi dimostrati molto disponibili oltre che grandi professionisti".

    E la questione cubani?

    "Sappiamo quello che sanno tutti: che sono in embargo a Cuba e che Fidel non è nello stato d’animo adatto per lasciarli andare, forse neanche il prossimo anno".

    Per finire, progetti per la fine della carriera?

    "Fosse per me, giocherei ancora per molti anni, pero` alla carta d’identità non si comanda (ride). Sicuramente, mi propongo di rimanere in ambito pallavolistico, visto che non riesco ad immaginarmi dall’altra parte della barricata. La mia recente elezione a rappresentante degli atleti è, per ora, una sfida nella quale mi sono buttato con spirito sessantottino, con l’intenzione di rivoluzionare ciò che non va`. Sono convinto di poter fare molto all’interno della Federazione. Per dopo, forse allenare sarà una scelta, visto che ho esperienza in materia (ridendo), ma anche dietro ad una scrivania di club mi impegnerei al massimo".

    Lo ringrazio e lui se ne scappa, contento di poter tornare dai suoi figli. Io rimango un poco all’ombra di un albero, per capire con calma ciò che è successo: ho parlato per un’ora con quello che senza dubbio può essere definito il più` grande, il capitano in senso totale. Mi avevano messo in guardia, dicendomi che spesso incontrare i miti può essere deludente. Ringrazio il cielo e, soprattutto, Andrea Gardini, che non mi ha deluso neanche fuori dal campo. (www.sport.it/)
     
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