SPORTIVI E BENEFICENZA

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    Federer e Agassi i campioni più generosi


    “Dimmi un Paese nel quale non c’è corruzione politica e gli facciamo avere un Nobel, non puoi salvare l’Africa nemmeno se sei Bill Gates…però Federer, Nadal, Agassi hanno più impatto nel mondo del filantropismo di quanto ne abbiano Schumacher, Messi e Cristiano Ronaldo” ribatteva Ion Tiriac prima di avanzare una serie di proposte i cui destinatari-promotori avrebbero dovuto essere i campioni del tennis e l’Atp. “Non si tratta tanto di mandare cibarie quanto di aiutare la gente a mettere a profitto le loro qualità, di saper investire in modo proficuo per aiutare chi ha necessità al meglio…Se ho un milione di dollari al 31 dicembre, prima pianifico come investirlo e solo dopo un anno lo spendo” aggiungeva Janine Handel, la svizzera a capo della Fondazione Roger Federer.



    Se i nostri più noti calciatori, che guadagnano ancora più dei migliori tennisti del mondo, devolvessero in attività benefiche la metà di quanto donano i vari Federer, Nadal, Djokovic, Roddick, Ferrero, McEnroe, Cash, l’Atp e anche doppisti seminoti come Eric Butorac, molti meno bambini morirebbero di fame, in Africa e nel mondo.
    Ma ci sono tanti modi di aiutare chi ha più bisogno _ eufemismo…quando si parla di vita e di morte _ e a Londra è stato organizzato in un building futuristico di Canary Wharf, l’East Wintergarden, un interessante dibattito “Al di là della riga di fondocampo i tennisti giocano una loro parte nella società?”

    Al dibattito, promosso dal Credit Suisse in cooperazione con la Roger Federer Foundation, hanno preso parte un quartetto di opinionisti:

    Ion Tiriac (che ha creato un mini-villaggio di una dozzina di case nella sua città natale, Brasov, che ha ospitato per 15 anni una sessantina di piccoli orfani cui ha garantito l’istruzione scolastica fino al raggiunguimento dell’università, e ora invece ospita anziani), l’ex campione australiano vittorioso a Wimbledon 1987 Pat Cash, Justin Gimelstob, board-member dell’Atp (a capo della fondazione Justin Gimelstob Children’s Fund) e Janine Handel, la Chief Executive della Roger Federer Foundation che con la Credit Suisse ha cominciato una collaborazione nel 2009.


    Ben Nichols, head of sports pr della “Influence”, ha predisposto tutta la macchina organizzativa per sviluppare il dibattito alla grande. Presente gran parte della stampa specializzata, e naturalmente tutta quella svizzera.
    Su una cosa gli opinionisti erano tutti d‘accordo: i tennisti contemporanei svolgono piuttosto bene la loro parte nella società. Ma sul come sarebbe il modo migliore per farlo ancora meglio e di più le opinioni divergevano.
    Tiriac: “Si aiuta il prossimo per se stessi, per sentirsi meglio, per guardarsi allo specchio, poi …ne discende che ci si guadagna anch il rispetto degli altri, sebbene io ami soprattutto quelli che fanno le cose per il prossimo senza preoccuparsi di farlo sapere.” Però si è contraddetto un pochino quando, dopo aver detto che deve trattarsi di un modo di essere, genuino e spontaneo, ha lanciato un ballon d’essai: “Se fossi a capo dell’Atp direi che tutti i giocatori fra il n.1 e il n.300 dovrebbero versare l’1 per cento dei loro guadagni in azioni benefiche…”.
    Al che Justin Gimelstob ha reagito: “Se li obblighi non li fai crescere, non coltivi la loro educazione…i giocatori ci devono arrivare per loro conto. La filosofia dell’ATP non è quella di obbligare i giocatori a fare donazioni…ma siamo orgogliosi di come molti die nostri giocatori si comportano. Roger Federer è uno dei più sensibili al problema e dei più generosi, ma non è solo. Ci sono molte fondazioni, di giocatori importanti e meno importanti. Uomini e donne…


    (e ha citato Maria Sharapova). Più si concentrano nella loro attività primaria, il tennis, più fanno risultati e diventano popolari, maggiori chances hanno e avranno poi quando avranno smesso di giocare, di aiutare gli altri. I giocatori sono stati i primi a rispondere dando disponibilità con esibizioni mrate a raccogliere i fondi quando c’è stato lo tsunami e proprio la scorsa settimana, tramite il nostro Gala Dinner, 440.000 sterline sono state raccolte per l’ospedale pediatrico di Great Ormond Street. Molti giocatori diventano più attivi quando smettono di giocare, vedi il caso di Agassi che ha fatto cose straordinarie per i ragazzi in difficoltà di Las Vegas, dando loro modo di studiare e di farsi una cultura prima quasi impossibile in un città come Las Vegas”.
    Le leggi americane favoriscono la detrazione fiscale per chi fa della “charity” _ una cosa intelligente _ ma in Europa non hanno avuto proseliti. Janine Handel ha dovuto rispondere ad una domanda che poneva appunto l’accento sulla carità come business.
    "Non mi interessa se sia utile o no a fare business, ma se la fai nel modo sbagliato certamente diventa negativo per il business laddove ci sia. Devi cercare di fare le cose al meglio, evitare scandali, ruberie etcetera”.
    Sia Cash sia Gimelstob hanno parlato delle loro esperienze personali “perché se sei stato povero e hai vissuto certi problemi anche fisici, frequentando tanti ospedali _ diceva Cash (che a suo tempo fu bloccato dall’appiattimento delle vertebre per oltre un anno) _ vieni a conoscenza di tante cose e ti viene più naturale pensare di fare qualcosa per gli altri…Ero in Irlanda a giocare un’esibizione con Mats Wilander quando ho sentito per la prima volta parlare di GOAL, una fondazione che si occupa di combattere la fame in Africa, Haiti e altrove”. E lì Cash ha fatto quell’accenno alla corruzione.
    “Io ho perso la mamma da piccolo_ ha raccontato Justin Gimelstob, un ragazzo moloto estroverso e molto in gamba, a dispetto di un’apparente superficialità _ ho conosciuto dei ragazzini piccolissimi malati di cancro, quegli incontri mi hanno spinto a creare una Fondazione che si occupasse dei casi di tumore pediatrico”.
    Chissà se Federer avrebbe mai dato il via ad una Fondazione che si occupa dell’Africa _ ci hanno fatto vedere un interessante filmato su quanto viene fatto nel Malawi, uno dei Paesi più poveri _ se sua madre non fosse stata sudafricana. Janine ha detto che incontra Roger, il presidente della fondazione, almeno 10 volte l’anno per discutere gli investimenti: “E’ un presidente molto attivo,è al corrente di tutto, le decisioni più importanti le prende lui, sia pure di concerto in genere con la sua famiglia. A volte più che gli investimenti …con voi giornalisti che mi chiedete sempre solo la misura di quelli (il programma è decennale, alla fine saranno minimo 20 milioni di dollari…mi par di intuire) conta la metodologia. Nel Malawi abbiamo incontrato un gruppo di madri e abbiamo loro insegnato come coltivare gli orti e tirare fuori il mangiare per i bambini. Ora esiste un programma di refezione scolastica per 600 bambini. E sapete qual è stato l’investimento: 500 dollari!” Se la Handel ha sostenuto più volte con esempi di questo tipo che più che i soldi sono i metodi per investirli, Gimelstob aveva un approccio più pragmatico per avere “soldi impatti”, e abbastanza dello stesso avviso era Pat Cash che ha ricordato come “in Australia siano stati investiti recentemente un milione di dollari che può sembrare tantissimo, per creare un sistema di website che consentisse a tutte le iniziative benefiche di coordinarsi fra loro e lavorare insieme senza troppe dispersioni”.
    Come sempre le proposte più originali sono venute da Ion Tiriac: “Atp e WTA si devono sposare…e fare le cose insieme. Qui fra tutte queste sigle, questi poiteri contrapposti, ITF, WTA, ATP, Federazioni, Proprietari di Slam, per ogni piccola iniziativa comune ci vogliono 5 anni. Poi Wimbledon dà 40 milioni di sterline alla LTA: siamo sicuri che non si può far di meglio?
    Il tennis è il secondo sport in Europa dietro il calcio, per me, in termini di popolarità e riconoscibilità dei suoi testimonial. Ma nel mondo deve competere con grandi sport: tutti hanno cambiato molte più cose, anche per via delle tv _ dice lui che ha provato a introdurre i campi in terra blù a Madrid _ mentre il tennis più che il tiebreak e l’Hawk Eye non ha fatto. Possiamo fare grandi cose, ma bisogna farle per bene e al momento giusto.Mica ci deve volere così tanto, per esempio, a mettere su un bel torneo di due giorni con i primi 4 uomini e le prime 4 donne: tirerebbe su un diversi milini di dollari, fra diritti tv e biglietteria. E sono sicuro che tutti sarebbero felici di contribuire. Federer è un grande esempio, di fronte a lui mi tolgo il cappello. E anche per Agassi”.
    Gimelstob: “Sono certo che quando Federer avrà smesso di giocare si impegnerà ancora di più, avendo maggior tempo, per aiutare l’Africa e non solo. Oggi deve continuare a concentrarsi soprattutto nel battere quanti più record gli sarà possibile. Nessun ambasciatore ha le sue credenziali per farsi aprire le porte nel mondo intero…”.
    Una mattinata interessante, diversa dal solito. I lettori di Ubitennis dicano la loro, propongano idee che magari noi trasmetteremo a tutti questi campioni di buona volontà e di sani principi.

    Ubaldo Scanagatta


    Ayrton Senna, la generosità del campione e l’Istituto a suo nome



    Il pilota verdeoro, tra i più grandi di tutti i tempi, oggi avrebbe compiuto 54 anni. Dal 1994 la Fondazione Ayrton Senna porta avanti progetti di beneficenza per bambini

    È rimasto nei cuori di appassionati e non dell’automobilismo come uno dei campioni più grandi e amati di sempre. Ayrton Senna avrebbe compiuto oggi 54 anni, se quel terribile incidente al Gran Premio di San Marino – era il 1° maggio 1994 – non l’avesse strappato alla sua vita di uomo e sportivo a soli 34 anni. Il pilota brasiliano, tre volte Campione del mondo di Formula 1 e tra i pochissimi ad avere conquistato un numero eccezionalmente elevato di pole position rispetto a quello dei GP disputati (65 su 161 gare), durante tutta la carriera non dimenticò mai il suo Paese, il Brasile, e spesso donava in beneficenza i proventi delle sue vittorie.



    INSTITUTO AYRTON SENNA
    Anche per questo, dopo la sua morte, la sorella Viviane istituì a suo nome l' Instituto Ayrton Senna: una Fondazione no-profit per aiutare i bambini e i ragazzi più poveri a studiare e realizzare il proprio talento come professionisti e sportivi. Un grande progetto che oggi, a vent’anni dalla nascita, è articolato in una serie di attività di formazione non solo per i più piccoli ma anche per giovani adulti. Dai banchi di scuola ai campi sportivi, passando per laboratori di informatica i ragazzi della Fondazione Ayrton Senna sono introdotti nella società e nel mondo del lavoro, secondo principi di inclusione sociale e digitale.



    PROGRAMMA DI EDUCAZIONE ALLO SPORT
    Le lezioni extra, cioè tutte quelle che si svolgono al di fuori dalle aule scolastiche, sono la vera peculiarità della Fondazione, in particolare quelle che fanno parte del programma Educação pelo Esporte. Lo sport, infatti, viene utilizzato come mezzo per catturare l’interesse dei ragazzi, aggregarli e incoraggiarli a trovare il proprio talento e realizzare il proprio sogno, anche quello più ambizioso di seguire le orme di Senna. Nel 2010 12.115 studenti sono stati coinvolti solo in questo progetto, insieme a 934 insegnanti di 15 città e sette stati del Brasile.



    CAMPIONE DI GENEROSITA'
    “Se vogliamo cambiare qualcosa, dobbiamo cominciare dai bambini, attraverso la formazione e l’istruzione”, diceva spesso Ayrton Senna. Proprio con questa missione, giorno dopo giorno, la Fondazione porta avanti i propri progetti; sono più di due milioni i giovani brasiliani coinvolti ogni anno dalle attività della Fondazione, che dal 2004 è entrata anche nell’orbita dell’Unesco.


    Capitani Generosi: Totti e De Rossi, maglie all’asta per la lotta contro il tumore al seno



    “CAPITANI… GENEROSI” è il titolo dell’iniziativa della “Susan G. Komen Italia”, associazione non profit per la lotta ai tumori del seno. Tutti gli sportivi potranno sostenere una buona causa e aggiudicarsi le maglie autografate dai capitani delle più importanti squadre di serie A e non solo. Fra cui quella di Totti e quella di De Rossi. Oltre alle maglie del capitano della Roma, ci saranno all’asta anche quella di Del Piero (Juventus), Zanetti (Inter), Ambrosini (Milan), Cannavaro (Napoli), Miccoli (Palermo), Gamberini (Fiorentina), Marco Rossi (Genoa) e Di Natale (Udinese). Dalle 12 di venerdì 25 novembre (per una settimana) sul sito www.komen.it/asta ci saranno anche le maglie di Cavani, Hamsik e Lavezzi (Napoli) e dai prossimi giorni anche Hernanes, Cissè e Lulic (Lazio). Ma non è tutto. La Komen Italia ha voluto coinvolgere anche i campioni di ascolto di RaiRadio2 delle trasmissioni “Un Giorno da Pecora” (Sabelli Fioretti e Lauro), “Il Ruggito del Coniglio” (Dose e Presta) e “610 – Sei Uno Zero” (Lillo e Greg). Questi popolari programmi hanno offerto per l’asta le proprie t-shirt ufficiali ed alcuni simpatici gadget autografati dai conduttori. Con i fondi raccolti da questa iniziativa, che si andranno ad aggiungere ai proventi del “Pink Tie Ball”, la Susan G. Komen Italia provvederà a dare avvio nel 2012 a due importanti progetti nella lotta ai tumori del seno: L’istituzione di un nuovo dottorato di ricerca in senologia, per consentire a 4 giovani ricercatori di svolgere progetti triennali di ricerca clinica; la realizzazione di un servizio di terapie complementari nell’hub oncologico del policlinico Gemelli per aiutare le donne in chemioterapia a recuperare più rapidamente un pieno benessere psico-fisico.
     
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    Tuffi per beneficenza al Foro Italico con Rosolino, la Cagnotto e atleti di altri sport



    Occhi puntati e naso all’insù per centinaia di ragazzini che hanno seguito, con stupore e meraviglia, l’impeccabile grazia e le acrobazie dal trampolino di alcuni tra i più grandi tuffatori della Nazionale Italiana. E’ la piscina dei mosaici al Foro Italico ad ospitare “Angeli dello sport”, una iniziativa di solidarietà e divertimento nata per ricordare il giovane tuffatore Matteo Marchetti, scomparso prematuramente due anni fa. Tutti insieme per raccogliere fondi per la Onlus Il Mondo di Matteo ed anche in favore dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

    Lo spettacolo dei tuffi è una danza nell’aria, un elegante volteggiare tra piroette e giravolte che lasciano il pubblico senza fiato. Un boato di applausi e di entusiasmo accompagna l’ingresso di Tania Cagnotto, la prima donna ad aver conquistato una medaglia mondiale nei tuffi, che agile ed elegante come una farfalla fa sognare i giovani atleti tesserati FIN, o appartenenti ad altri enti di promozione sportiva, schierati a bordo piscina con striscioni e bandiere colorate. Brividi sulla pelle e quel pizzico di follia che fa lanciare nel vuoto da grandi altezze per poi bucare l’acqua come siluri e risalire tra le urla e i gridolini di tanti appassionati. La regina del trampolino apre così l’effervescente serata, condotta dal commentatore Oscar Bertone e affiancato dalla bellissima showgirl Maddalena Corvaglia, che vede via via alternarsi sulla pedana: Tommaso Rinaldi, Nicola Marconi, Tommaso Marconi, Maria Marconi,Gabriele Auber, Michele Benedetti, Francesco Dell'Uomo, Andrea Chiarabini, Laura Bilotta, Maicol Scuttari, Brenda Spaziani, Annapaola Tocchio, Maicol Verzotto e i “giovani angeli” tuffatori amici di Matteo.

    L’affascinante sfida nel vuoto conquista anche alcuni ospiti, tra cui Massimiliano Rosolino con la suaNatalia Titova, Alessandra Sensini, campionessa di Windsurf, l’attore Marco Rossetti, il pugile Andrea De Luisa, lo schermidore Luigi Samele e il conduttore Amadeus. «Provengo da una famiglia di sportivi. Mio padre e mio fratello sono istruttori di equitazione e a casa nostra - confessa il simpaticissimo Amedeus - se non sai andare a cavallo non ti rivolgono la parola, ma l’energia di questa sera mi ha lasciato senza parole ed ero più in ansia a vedere i ragazzi sul trampolino che loro a tuffarsi».
     
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    Ledesma e Gonzalez, generosi e altruisti anche fuori dal rettangolo di gioco



    Cristian Ledesma e Alvaro Gonzalez, due giocatori che in campo danno sempre tutto. Ma due uomini che, anche fuori dal campo, sanno cosa voglia dire la parola generosità. Ieri mattina si sono recati nel quartiere di Prima Porta per portare la loro solidarietà alle famiglie che sono state colpite in quella zona dall’alluvione dei mesi scorsi. Si sono intrattenuti con gli abitanti del luogo, hanno regalato loro maglie e scarpini e posato per le classiche foto ricordo. Una testimonianza nobile, condotta ovviamente oltre che a titolo personale anche a nome della Lazio intera. Ieri era la giornata di riposo per i giocatori biancocelesti. Ledesma e Gonzalez l’hanno impiegata decisamente bene.
     
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