Paolo Rossi "Pablito"

ex attaccante della Nazionale - campione del mondo 1982

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    Paolo Rossi

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    Dati biografici
    Nazionalità 20px-Flag_of_Italy.svg Italia
    Altezza 174 cm
    Peso 67 kg
    Calcio
    Dati agonistici
    Ruolo Attaccante

    Ritirato 1987
    Carriera
    Giovanili
    1961-1967
    1967-1968
    1968-1972
    1972-1973 Santa Lucia
    Ambrosiana
    Cattolica Virtus
    Juventus

    Squadre di club1
    1973-1975 Juventus 0 (0)
    1975-1976 → Como 6 (0)
    1976-1979 L.R. Vicenza 94 (60)
    1979-1980 → Perugia 28 (13)
    1981-1985 Juventus 83 (24)
    1985-1986 Milan 20 (2)
    1986-1987 Verona 20 (4)

    Nazionale
    1976-1978
    1977-1986 Italia U-21
    Italia
    10 (5)
    48 (20)
    Palmarès
    Mondiali di calcio - Oro 13px-W.Cup.svgSpagna 1982

    Paolo Rossi (Prato, 23 settembre 1956) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. È opinionista di Sky Sport.
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    È stato campione del mondo con la Nazionale italiana nel 1982, competizione nel quale fu capocannoniere con 6 reti e successivamente Pallone d'oro: fa parte del trio di campioni, insieme a Mario Kempes (vincitore del Calciatore sudamericano dell'anno) e Ronaldo, ad aver raggiunto questi tre traguardi nello stesso anno.
    Occupa la 42ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Nel 2004 è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione.

    Carriera
    Club

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    Gli inizi: Juventus e Como Rossi al Como in una figurina Calciatori del torneo 1975-1976
    Paolo Rossi comincia a giocare a calcio nel Santa Lucia, squadra della frazione di Prato in cui è nato, e, dopo aver passato una stagione nell'Ambrosiana (altra società pratese), si trasferisce alla Cattolica Virtus, una società della provincia fiorentina in cui approda all'età di 12 anni. A quell'età, però, il vero divertimento del giovane Paolo è giocare con il fratello Rossano all'uliveta di Santa Lucia, a due passi da casa. Nel 1972, a sedici anni, passa alla Juventus, ma il suo percorso nelle varie selezioni giovanili è spesso interrotto da una serie impressionante di infortuni: addirittura tre operazioni di menisco nel giro di due stagioni. Nonostante ciò il 1º maggio del 1974 esordisce in prima squadra in un incontro di Coppa Italia a Cesena.
    Nella stagione successiva colleziona altre 2 presenze nella competizione prima di passare nel 1975 al Como. Qui però le cose non vanno granché bene: Rossi scende in campo soltanto per 6 volte nell'arco dell'intero torneo senza riuscire ad andare a segno. La svolta della carriera è però dietro l'angolo: la Juventus convince infatti il Lanerossi Vicenza, nell'estate del 1976, a prenderlo in compartecipazione.
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    Il Real Vicenza


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    Pablito con la maglia del Lanerossi Vicenza



    A Vicenza Rossi trova nel tecnico Giovan Battista Fabbri un secondo padre che gli dà fiducia e lo aiuta a crescere. L'allenatore emiliano segna una svolta nella carriera di Rossi grazie anche allo spostamento in campo da ala a centravanti.
    Il tutto avviene casualmente: l'attaccante titolare del Lanerossi è Sandro Vitali, ormai nella fase calante della carriera e poco disponibile ai sacrifici dei ritiri, così "scappa" nottetempo da Rovereto, dove il Vicenza sta
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    svolgendo la preparazione estiva; Rossi, ala destra, viene quindi "provato" nel ruolo di punta e, dopo 2 reti nei primi turni di Coppa Italia, con la maglia numero 9 realizza 21 gol in 36 partite nel campionato di Serie B, contribuendo in dose massiccia a riportare i veneti nella massima serie.
    Per Rossi si spalancano così le porte del grande calcio e anche della Nazionale Under-21. Nonostante il giocatore sia in comproprietà tra lo stesso Vicenza e la Juventus, rimane in biancorosso per disputare il suo primo vero campionato di Serie A; dopo aver segnato molte reti in serie B, il giovane attaccante si ripete anche in A migliorando il suo score realizzativo: 24 gol in 30 presenze, diventando così capocannoniere del torneo. Grazie alle sue reti il Lanerossi Vicenza, ribattezzato quell'anno Real Vicenza, raggiunge uno stupefacente secondo posto in campionato dopo aver lottato a lungo con le due squadre torinesi per lo scudetto.
    Rossi quell'estate è protagonista di un clamoroso affare di mercato tra il presidente del Vicenza Giuseppe Farina e quello juventino Giampiero Boniperti: per la risoluzione della comproprietà del giocatore infatti le due società sono costrette ad andare alle buste e Farina richiede una cifra volutamente troppo alta al fine di tenere il giocatore: due miliardi 612 milioni per metà cartellino. La cifra desta scandalo in Italia creando tutta una serie di contrastanti reazioni, anche politiche (la conseguenza più eclatante sono le dimissioni di Franco Carraro dalla FIGC).
    La stagione post-mondiale è però negativa sia per Rossi che per il Vicenza. Il campione subisce infatti un nuovo infortunio al ginocchio (colpito duro dallo stopper del Dukla di Praga, Macela, durante il match di andata di Coppa UEFA) e i suoi 15 gol non bastano a salvare la squadra da un'incredibile retrocessione in Serie B dopo il secondo posto dell'anno prima.
    Il Perugia

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    Paolo Rossi all'inizio del campionato 1979-1980 con la casacca del Perugia


    Col Lanerossi retrocesso, passa al Perugia, che bene aveva fatto nell'ultimo campionato. La formula della cessione è il prestito per due stagioni (700 milioni a stagione); il contratto viene perfezionato a Follonica, tra Giussy Farina e il presidente degli umbri Franco D'Attoma (quest'ultimo ringrazia pubblicamente anche il Torino e la Lazio, che si erano messe a disposizione per cercare una soluzione).
    In quella che sarà la sua unica stagione coi Grifoni, Rossi si ripete sui suoi livelli, segnando 13 gol in 28 gare di campionato e 1 rete in 4 partite di Coppa UEFA. Il giocatore è a lungo il capocannoniere del campionato, ma ciò nonostante la formazione perugina non riesce a ripetere il campionato di vertice della precedente annata, anche a causa dello scoppio in primavera dello scandalo scommesse che coinvolgerà lo stesso Rossi.


    La squalifica
    Il 1º marzo 1980 viene alla luce lo scandalo del Totonero, in cui Rossi risulta coinvolto insieme ad altri compagni del Perugia. Nonostante l'attaccante professi più volte la propria totale estraneità ai fatti, viene squalificato dalla CAF per due anni perdendo così anche la possibilità di partecipare al Campionato europeo di calcio 1980. Il primo anno di squalifica lo trascorre a Vicenza, città in cui si sposa e rimarrà a vivere, allenandosi con la squadra locale.
    Nella primavera del 1981 viene ingaggiato dalla Juventus, nonostante l'anno di squalifica ancora da scontare. La pena termina nel mese di aprile del 1982 e Rossi fa in tempo a giocare le ultime tre partite di campionato con i bianconeri, realizzando anche un gol all'Udinese e a conquistare lo scudetto, il 20º nella storia del club torinese.


    I successi nella Juventus
    Dopo i successi del Mondiale spagnolo, Rossi incontra delle difficoltà nella stagione 1982-1983: realizza 7 gol in campionato, perdendo la finale di Coppa dei Campioni (manifestazione in cui Rossi si laurea capocannoniere stagionale) ad Atene contro l'Amburgo; quell'anno vince comunque la Coppa Italia.
    Nell'annata successiva Rossi contribuisce con 13 gol alla conquista del titolo nazionale e trionfa anche nella Coppa delle Coppe vinta a Basilea contro il Porto. Nella stagione 1984-1985 arrivano la Supercoppa Europea e la Coppa dei Campioni, entrambe contro il Liverpool. La Juventus alla fine della stagione lo cede al Milan di Farina (già suo presidente a Vicenza) per 5,3 miliardi di lire.

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    Gli ultimi anni: Milan e Hellas Verona


    La stagione rossonera con Nils Liedholm in panchina non è positiva per Rossi, che salta per infortunio le prime 10 gare di campionato e trova la rete solo in 2 occasioni, entrambe nel derby pareggiato 2-2 contro l'Inter. Disputa la sua ultima stagione da professionista nell'Hellas Verona (entrato nella trattativa che ha portato Giuseppe Galderisi a Milano), con cui in 20 partite realizza 4 reti, di cui 3 su calcio di rigore.





    Nazionale



    Rossi in maglia azzurra, in prima pagina su El Gráfico dopo la conquista del titolo mondiale di Spagna '82.
    Esordisce in Nazionale il 21 dicembre 1977, a 21 anni, nella partita amichevole Belgio-Italia (0-1) disputata a Liegi.


    Il ct Enzo Bearzot lo convoca per il Mondiale 1978, dove la Nazionale arriva al quarto posto. Realizza il suo primo gol in Nazionale il 2 giugno 1978, nella partita dell'esordio mondiale vinta 2-1 contro la Francia a Mar del Plata; chiude il torneo con 3 reti nelle 7 partite disputate.
    La squalifica lo tiene lontano dalla Nazionale per due anni, ma appena Rossi finisce di scontarla viene convocato da Bearzot per il vittorioso Mondiale 1982. La repentina convocazione di Pablito, soprannome datogli ai tempi del mondiale argentino, crea tuttavia discussioni in quanto costringe a lasciare a casa un giocatore del calibro di Pruzzo, capocannoniere del campionato nelle due stagioni precedenti. Rossi sembra essere inefficace nella prima fase, che l'Italia supera ottenendo tre pareggi. Nella partita vinta 3-2 contro il Brasile decisiva per la qualificazione alla semifinale Rossi realizza una tripletta. In semifinale realizza le 2 reti che stendono la Polonia. Infine, l'11 luglio 1982 realizza la prima rete della finale vinta 3-1 contro la Germania Ovest. Grazie alle 6 reti realizzate si aggiudica i titoli di capocannoniere e miglior giocatore della manifestazione. A fine anno, le sue prodezze Mundial gli valgono anche il Pallone d'Oro, secondo italiano dopo Gianni Rivera (nel 1969), a vincere il premio calcistico.
    Viene convocato anche per il Mondiale 1986, nel quale però non viene mai impiegato. La sua ultima gara in Nazionale rimane quindi la partita amichevole Italia-Cina (2-0) disputata l'11 maggio 1986 a Napoli.
    In Nazionale ha realizzato 20 gol in 48 presenze e detiene, con Roberto Baggio e Christian Vieri, il record di gol realizzati da un calciatore italiano ai Mondiali (9).
    Insieme a Paolo Baldieri è l'unico calciatore che ha segnato in cinque partite consecutive con la Nazionale italiana Under-21.




    Palmarès

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    Club
    Competizioni nazionali

    •Campionato italiano di Serie B: 1
    Lanerossi Vicenza: 1976-1977
    •Campionato italiano: 18px-Scudetto.svg 2
    Juventus: 1981-1982, 1983-1984
    •Coppa Italia: 20px-Coccarda_Coppa_Italia.svg 1
    Juventus: 1982-1983
    Competizioni internazionali
    •Coppa delle Coppe: 18px-Coppacoppe 1
    Juventus: 1983-1984
    •Supercoppa UEFA: 14px-Supercoppaeuropea2 1
    Juventus: 1984
    .Coppa dei Campioni: 20px-Coppacampioni 1
    Juventus: 1984-1985
    Nazionale
    •Campionato del mondo: 13px-W.Cup.svg 1
    Spagna 1982
    Individuale
    •Capocannoniere della Serie B: 1
    1976-1977 (21 gol)
    •Capocannoniere della Serie A: 1
    1977-1978 (24 gol)
    •Capocannoniere della Coppa dei Campioni: 1
    1982-1983 (6 gol)
    •Capocannoniere del Campionato mondiale di calcio: 1
    Spagna 1982 (6 gol)
    •Pallone d'oro: 15px-Pallone_d%27oro.svg1 - 1982
    •Inserito nel FIFA 100



    Curiosità

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    • Nel 2002 ha pubblicato la sua autobiografia intitolata Ho fatto piangere il Brasile.
    • È presidente onorario della società calcistica pratese Coiano Santa Lucia, dove in passato, quando prima della fusione si chiamava ancora solo Santa Lucia (frazione dove è nato e cresciuto), hanno giocato nel settore giovanile, oltre a lui, Christian Vieri e Alessandro Diamanti. Il campo sportivo di questa società è dedicato tra l'altro alla memoria di Vittorio Rossi, padre di Paolo ed ex ala destra del Prato.
    •È opinionista televisivo per la TV satellitare Sky Italia.
    •Nel 1999 è stato candidato alle elezioni europee per Alleanza Nazionale, nella circoscrizione Nord-Est.
    •A Vicenza gestisce un'agenzia immobiliare insieme all'ex compagno di squadra Giancarlo Salvi.
    •Come cantante, ha realizzato un 45 giri, con la canzone Domenica, alle tre, il cui testo tratta il tema del rapporto tra i calciatori e le proprie compagne.
    •Dal primo matrimonio nasce Alessandro. Dopo il divorzio, dal luglio del 2010 è sposato con la giornalista perugina Federica Cappelletti, di sedici anni più giovane di lui, dalla quale ha avuto due figlie: Maria Vittoria e Sofia Elena.
    •Nel 2011 partecipa a Ballando con le stelle come concorrente.
    •Nel 2012 è uscito il suo libro 1982. Il mio mitico Mondiale, scritto assieme alla moglie.

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    http://it.wikipedia.org

    Edited by gheagabry1 - 11/12/2020, 10:57
     
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    Lo spot Visa con Paolo Rossi per i Mondiali 2014
    L'ultimo di una serie di spot pubblicitari recenti che ripescano i peggiori incubi della nazionale brasiliana

    Schermata-2013-12-08-alle-09.37.33



    Dopo il video pubblicitario della Puma sul “fantasma” dell’Uruguay in Brasile – circolato molto in rete nei giorni scorsi – la società di servizi finanziari Visa ha da poco realizzato uno spot pubblicitario con Paolo Rossi, attaccante dell’Italia nel Mondiale del 1982 in Spagna e altro vecchio incubo della nazionale di calcio brasiliana (ne hanno diversi: la loro storia di grandi successi e di costanti partecipazioni ai Mondiali contiene, necessariamente, piccole e grandi delusioni sportive al suo interno).
    In quel mondiale Paolo Rossi fu l’autore dei tre gol nella vittoria per 3-2 dell’Italia contro il Brasile, nell’ultima partita della seconda fase a gruppi, giocata il 5 luglio. In quel Brasile giocavano grandi calciatori come Falcão, Sócrates e Zico: Rossi segnò il gol decisivo al 74esimo minuto, quando la partita era sul 2-2 (l’Italia avrebbe poi vinto il Mondiale, battendo la Polonia in semifinale e la Germania in finale).



    www.ilpost.it/

    Edited by gheagabry1 - 11/12/2020, 10:47
     
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    Perché Paolo Rossi è lì?

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    di Marino Sinibaldi


    Se rimarrà per sempre Pablito non è per il gusto familiare del vezzeggiativo esotico ma perché tutto quello che Paolo Rossi ha dato al mondo è avvenuto in Spagna, nei pochi giorni del Mundial del 1982, anzi in quella breve serie di sole tre partite in cui ha sistematicamente segnato, o meglio ancora nei novanta minuti dei suoi tre gol al Brasile. Addirittura, a essere rigorosi e rispettare davvero il carattere fulmineo dell’essere Paolo Rossi, nei settanta minuti scarsi in cui si concentrarono i gol: un colpo di testa apparentemente facile all’inizio, un bel tiro generato dalla solita scempiaggine difensiva brasiliana in mezzo, infine il più decisivo e sottovalutato gol della storia del calcio quando tutto sembrava perduto.

    Il contesto è noto almeno per chi ha memorizzato il racconto epico di quell’impresa. Una nazionale dall’aria modesta, ancora infangata dalla vergogna del calcio scommesse, percepita come mediocremente difensivista, costruita su scelte impopolari. Il tecnico Bearzot – imputato fisso di un popolare Processo televisivo – additato al pubblico disprezzo e aggredito in strada per le sue scelte nelle convocazioni. Risultati insoddisfacenti e in qualche caso sospetti nei primi turni del torneo sembrarono confermare il destino segnato della squadra. Mezza Italia cominciò a tifare contro preferendo perlopiù il calcio sudamericano, secondo un antico pregiudizio più artistico e spettacolare, o prevedendo la superiorità della perfetta organizzazione tedesca. Per reazione, la squadra italiana si chiuse in se stessa alimentando le più perverse ipotesi sulla natura dell’isolamento, proclamò il silenzio stampa inimicandosi definitivamente la pavida tribù dell’informazione, contribuì più o meno consapevolmente a erigere un muro di estraneità e antipatia.

    Questo clima generò l’incredibile giornata (un pomeriggio in verità – anzi: settanta scarsi minuti) del 5 luglio 1982. Quasi una formalità per la squadra brasiliana zeppa di fuoriclasse, cui bastava il pareggio per aprirsi il cammino alla prevedibile finale con la Germania, ovvero la sfida che tutti si auguravano, l’attesa resa dei conti, in parte agonistica in parte metafisica, tra arte e organizzazione. Ma i brasiliani non sanno pareggiare e nella macchina della storia del calcio che stava trionfalmente avanzando verso il suo prevedibile finale si infilò come un granello di polvere il centravanti minuto e banale, fino ad allora inconcludente e deriso. La macchina deragliò, l’Italia vinse quel match e il Mundial, Paolo Rossi divenne Pablito.

    E Pablito è rimasto per sempre, appunto, perché tutto quello che gli (e ci) accadde dopo è trascurabile (è perfino rimasto lo stesso nel fisico e nel temperamento, senza quelle drammatiche cadute che hanno melodrammaticamente e spettacolarmente trasformato altri fuoriclasse, ingolosendo l’impietosa ipocrisia globale). Ma quei tre gol, i tempi e i modi in cui avvennero, sono lì nel pantheon delle poche cose cui capita di assistere in vita e che non potranno mai essere dimenticate. È il loro carattere esemplare a colpire ognuna delle infinite volte in cui capita di rivederli. Il terzo gol soprattutto, quello che arriva quando il sogno sembra già svanito, manca un quarto d’ora alla fine, le due squadre pareggiano, il Brasile pare controllare la partita e il destino del calcio. Un gol senza qualità ma di bellezza e importanza infinita. Ci fu un calcio d’angolo, una palla rinviata mollemente dalla difesa brasiliana, un tiraccio da fuori in una zona indefinita dell’area di rigore. Ma lì, stranamente a lato dalla massa azzurra e verdeoro rimasta a contendersi un pallone che non arriverà mai, c’è un centravanti dimenticato e solo. Corregge con rapida semplicità il tiro sbilenco e lo trasforma nel più fatale dei gol.

    C’è un particolare che illustra bene l’intensità imprevedibile di quello che avvenne. Vicino alla linea di porta (e al suo portiere) un calciatore brasiliano invoca un incredibile fuorigioco (per i non addetti: se sei sulla linea di porta con il tuo portiere a fianco il fuorigioco è impossibile, e lo sai). Ma cosa tenta quel difensore brasiliano con il suo gesto patetico? Non sta solo aggrappandosi all’indimostrabile per far annullare il gol e fermare la Storia (o meglio, permettergli di riprendere il cammino previsto). Quell’anonimo calciatore sta esprimendo lo smarrimento di tutti noi: perché Paolo Rossi è lì, come cavolo ci è finito, come è riuscito a ricavarsi uno spazio nel luogo in quel momento probabilmente più affollato del mondo (l’area di rigore dei quindici minuti finali di una partita decisiva del campionato mondiale di calcio)? Per quali vie, con quali strategie è arrivato in quel momento in quel punto, per permettersi infine quel gesto svelto, imprevisto, quasi inavvertito ma irreparabile e finale?

    Paolo Rossi è per sempre quel gesto. È l’astuzia, la velocità che si infiltra nella macchina della storia e la fa deragliare (o almeno riesce a scansarla per sopravvivergli: Pablito per sempre). È la saggezza istintiva che appoggia le proprie scarse forze sulle debolezze altrui, che si apre un varco nelle distrazioni del talento e del fato scoprendo una possibilità dove pare non essercene più. È il più mediterraneo dei calciatori (pur avendo indossato maglie di città che negli anni successivi ai trionfi del Mundial quel mare parvero rifiutare). È la singolarità che – in nome e per conto di tutti quelli che il 5 luglio 1982 lo abbracceranno sul prato del Sarrià di Barcellona – cambia il destino anche quando si presenta irreparabilmente segnato dal dominio di grandi macchine agonistiche e narrative. Se nella storia del calcio con la sua indifferenza a uno schema che non fosse il suo gesto e il suo gioco Paolo Rossi si è infilato tra lo splendore del collettivo olandese e l’ossessione del dispositivo sacchiano, per l’immaginazione di un’epoca ha fragorosamente fatto di più mostrando come da qualche parte, per qualche via, dove tutto sembra occupato e determinato, un altro spazio è sempre possibile.



    www.ilpost.it/2020/12/10/paolo-rossi-brasile/

    Morto Paolo Rossi, eroe del Mundial del 1982.
    Bandiere a mezz'asta a Coverciano e alla Figc


    745389-thumb-full-101220rossi_spettacolomondo

    Se ne è andato a sorpresa, come quando sbucava alle spalle di un difensore e si faceva appena in tempo a vedere il pallone in rete. Nell'anno più brutto il mondo dice addio dopo Maradona anche a Paolo Rossi, il capocannoniere del mondiale 1982, l' "hombre del partido" di una notte magica in Spagna, un campione la cui popolarità ha raggiunto vette elevatissime anche fuori da quelle che allora erano le traiettorie abituali della passione calcistica.

    Era l'immagine dell'Italia nel mondo, di lui parlavano ovunque, taxisti colombiani e soldati cinesi, infermieri del Ghana e bambini della striscia di Gaza: merito, certo, di quei sei gol in tre partite nell'estate del 1982 (3 al Brasile, 2 alla Polonia e uno alla Germania in finale) che fecero riversare in strada un Paese intero, felice di festeggiare un successo mondiale atteso 44 anni e di chiudere la stagione triste degli Anni di piombo.


    Ansa
     
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