OROLOGI NELL'ARTE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Condividi

    OROLOGI NELL'ARTE


    1610 Nasce la CORPORAZIONE DEGLI OROLOGIAI (Francia)



    Il maestro orologiaio non può tenere presso di sè più di un apprendista per volta, ed è tenuto ad insegnargli tutto ciò che concerne il suo mestiere, "senza nulla nascondergli". Deve lavorare in una bottega aperta sulla strada, luogo al contempo di produzione e di vendita. Nella parte posteriore della bottega si notano, da destra a sinistra un trapano a mano, cioè una sorta di porta -punte utilizzato fin dal Neolitico per forare le pietre, così da potervi introdurre un manico di legno, un orologio terminato, vari libri di orologeria accumulati su uno scaffale.
    (Regolamenti della Corporazione)





    Fino agli ultimi anni del XIX sec. gli orologiai erano mastri ferrai, padroni della forgia e capaci anche di fondere bronzi, ottone e piombo. Spesso erano anche fabbricanti di armi, di serrature e di altri oggetti metallici. Ogni meccanismo era il risultato di un lungo lavoro artigianale fatto di forgia, maglio, lima e tornio. Proprio per il modo artigianale con cui erano costruiti, non ne esistono due uguali: ognuno era unico ed irripetibile. Spesso la bottega era vicina ad un corso d’acqua, così da sfruttarne l’energia cinetica per far funzionare i mantici della forgia, il maglio, il tornio e le prime dentatrici automatiche. Pani spugnosi di ferro (così era il ferro grezzo), dopo ore ed ore di forgiatura e limatura manuale, diventavano ruote dentate e leveraggi, temperati al punto giusto. Erano vere e proprie opere d’arte, che a volte l’artigiano era orgoglioso di firmare con dorature o decorazioni in ferro battuto (soli dorati, foglie, gigli, volute, ecc.)



    Incisione del XVI sec. attribuita a Ioan Stradanus (Musée international d’horologerie, La Chaux-de-Fonds. Foto Insitut l’Homme et le Temps). Raffigura un Atelier di orologiai del XVI sec.




    Henry Mosler - L'Horloger de Village (1866)

     
    Top
    .
  2. gheagabry
     
    .

    User deleted



    Norman Rockwell - Orologiaio

    L'OROLOGIO BIRICHINO

    In casa dei nonni di Matteo, sulla mensola sopra al caminetto, ci sono un orologio e un portaritratti d’argento.

    “Snif, snif”

    “Snif? Snif? Ma tu non dovresti fare Tic? Tac?”, chiede stupito il portaritratti.

    “Ah! Già! Snif Tic! Snif Tac!”, risponde l’orologio.

    “Mi sembra che ci sia qualcosa che non va”, insiste il portaritratti.

    “Sono triste!”, spiega l’orologio. “Ora che ho imparato a fare molte piu’ cose degli orologi giovani, vogliono buttarmi via!”

    “Ma non è possibile!”, dice il portaritratti.

    “Eccome se lo è, l’ho sentito io con le mie lancette!”, grida disperato l’orologio.

    “E cosa hai imparato a fare?”, chiede incuriosito il portaritratti

    “Io so saltare i minuti e a volte mi riesce anche di andare indietro!”, dice tutto fiero l’orologio.

    “Ma sei davvero bravo allora! Non capisco come mai ti vogliano buttare via!”

    “Ma allora siete storditi tutti e due!”, risponde il caminetto.

    “Non lo trovi bravo tu?”, chiede il portaritratti.

    “Lui ha un compito ed è quello di segnare le ore e i minuti; se ogni orologio segnasse il tempo come vuole, sai che caos ci sarebbe? Gente che non sa più che ore sono, che non riesce a capire cosa è il tempo di fare, vi sembra una cosa fantastica? E' come se io, invece di riscaldare, mandassi aria fredda... sarebbe inconcepibile!”, spiega il caminetto.

    “Visto da questa prospettiva ha ragione lui, non trovi orologio?”

    “Beh, sì, effettivamente, ma ora che cosa posso fare per rimediare? Io non voglio essere buttato via!”

    “Dobbiamo escogitare un piano!”, interviene il caminetto.

    “Si, si, un piano!”, ripetè il portaritratti.

    “Vediamo un po’… potresti esercitarti nei tuoi salti quando i nonni non ci sono, ma riusciresti a correre abbastanza velocemente o avanti o indietro e riportarti all’ora esatta quando loro entrano nella stanza?”, chiede il caminetto.

    “Certo, è un giochetto da niente!”, grida con entusiasmo l’orologio! “Grazie caminetto! Tu si che sei un genio!”.

    “Sento delle voci…stanno arrivando!”, grida con voce stridula il portaritratti.

    “Orologio, sei a posto?”, chiede il caminetto.

    “Sì, faccio le 4 in punto!”, dichiara felice l’orologio.

    Il nonno entrò nella stanza col piccolo Matteo.

    TIC TAC TIC TAC TIC TAC

    Il bambino attratto dal tichettio dell’orologio chiese al nonno di prenderglielo.

    Il nonno prese l’orologio e si sedette sulla poltrona vicino al caminetto con Matteo in braccio.

    “Questo orologio è molto vecchio, sai Matteo?”

    “Senti nonno, non offendiamo”, pensò l’orologio

    TIC TAC TIC TAC TIC TAC

    “Mi insegni a leggere l’ora nonno?”, chiese Matteo

    “Certo”, rispose il nonno. “Ma guarda… segna l'ora esatta, mi era parso che rimanesse indietro. Meglio così, mi sarebbe dispiaciuto disfarmene, perché anche se non è nuovo, è un caro ricordo.”

    “Allora Matteo, la lancetta corta segna le ore e si leggono esattamente col numerino dell’orologio sul quale è posata, in questo caso sono le….”

    “Quattro!”, grida Matteo

    “Bravo! I minuti, sono segnati dalla lancetta lunga e bisogna contare 5 minuti per ogni numerino dell’orologio a partire dal numero 1 fino ad arrivare a dove si trova la lancetta lunga. Se la lancetta lunga è sull’1 significa 5 minuti, sul 2 significa 10 minuti, sul 3 15 minuti e così via. Capito Matteo?”, chiede il nonno.

    “Sì, ora sono le QUATTRO E VENTI vero nonno?”, chiede il piccolo.

    “Bravo Matteo! Andiamo dalla nonna che è l’ora della merenda. Possiamo farci dare un fettina della sua squisita torta di frutta!”, disse il nonno alzandosi dalla poltrona e dirigendosi in cucina con Matteo per mano.

    “Nonno, ti piacerebbe se il tempo invece di andare avanti tornasse indietro?”, chiese il bimbo.

    Il nonno rispose:“No Matteo, perché mi sarei perso tutte le cose belle che mi ha dato la vita e non vorrei perdere neppure tutte quelle che vorrà offrirmi il futuro… come la fettina di torta della nonna!”
    (favola dal web)



    Jenness Cortez

     
    Top
    .
  3. gheagabry
     
    .

    User deleted





    "L'orologio di Talacia"

    Chiesa San Martino in Riparotta - Rimini


    Aveva fatto solo la seconda elementare e le scritte sui quadranti dell'orologio contengono alcuni errori ortografici ma il fatto di non aver studiato non gli ha impedito di costruire questa meraviglia che era collocata nella stalla, sopra i buoi. Talacia dedicava ogni momento libero al suo orologio e aggiungeva quadranti, aggiustava, perfezionava...

    Era un uomo buono, gran lavoratore e inventore. Oltre all'orologio aveva costruito diversi attrezzi per velocizzare e facilitare il lavoro nei campi e la filatura.





    La parte sinistra dell'orologio è funzionante ed è stato emozionante sentire il ticchettio e pensare alla persona che con amore ha unito ruote di filatoi, catene di moto e biciclette, coperchi di latta... La parte destra invece è ancora in fase di restauro e quindi non funziona. Il parroco sta raccogliendo soldi per restaurare anche la parte destra dell'orologio ma il vero problema è che nessuno sa come ricostruire le parti mancanti e unirle a quelle estistenti visto che Talacia non ha lasciato disegni e nessuno, tranne lui, conosceva il funzionamento di questo orologio.

    Delle lunghe funi a cui erano fissati dei grossi pesi uscivano fuori dalla stalla e servivano a dare la carica all'orologio che così funzionava per una settimana. Talacia aveva trovato il modo di mettere anche un freno in modo che l'orologio, se le ruote avessero iniziato a girare troppo in fretta, si fermasse e non si rompesse.

    La pistola che suonava un colpo a mezzogiorno mentre la campanella suonava ogni ora.







    (fonte http://pollon72.blogspot.it/)





    Gennaro Angelini, conosciuto come “Talacia”, nato nel lontano 1874, contadino, nonché custode e coltivatore dei terreni adiacenti alla chiesa della parrocchia di San Martino in Riparotta, ripercorre da solo secoli di scoperte scientifiche, leggi fisiche. Non si tratta di un luminare plurilaureato, un matematico: infatti Gennaro abbandona la carriera scolastica dopo aver frequentato la seconda elementare.

    Durante una delle tante pause dal suo lavoro, Gennaro inizia a raccogliere legno di scarto, da catasto, poi riesce a trovare persino qualche pezzo di bicicletta: tutto potrebbe servire per la costruzione di un quadrante, o magari del meccanismo, o una pendola! Si tenga presente che egli non possiede alcuna nozione in grado di aiutarlo nella realizzazione degli ingranaggi, deriva tutto dal suo bagaglio culturale intuitivo, forse appartenuta ad un’esistenza precedente…

    A lavoro ultimato, è ora di tornare alla terra, ma l’inverno è dietro l’angolo e la noia impietosa ricomincia a farsi sentire.

    E allora perché non aggiungere qualche altra funzione?

    Passano gli anni, quasi venticinque. Da orologio diventa un calendario, poi qualcosa di più: lungo 6 metri, segna minuti (i secondi e i primi), quarti, mezzore, ore, giorni, settimane, mesi, stagioni, fasi solari e lunari, anni ordinari e bisestili, lustri, decenni, secoli, identifica le costellazioni, indica alte e basse maree. C’è persino una campanella per la sveglia del mattino e a mezzogiorno si sente un colpo di pistola.

    Nel periodo di costruzione la voce inizia a spargersi e non mancano corriere di tecnici e artigiani svizzeri, soldati americani e tedeschi, che sebbene la guerra sia finita non mancano di tornare in Italia per accertarsi che quell’opera meravigliosa fosse aggiornata, funzionante e integra.

    Coloro che hanno avuto l’onore di vederla (ai giorni nostri è possibile ammirarla, purtroppo non nella sua interezza, nella chiesa della parrocchia di San Martino in Riparotta) lo hanno definito così:

    “ Il prodigioso meccanismo, coi suoi quadranti e le sue ruote, le catene e i tiranti, intricata e sorprendente rappresentazione delle meccaniche celesti, nella sua rudimentale essenza toglie il fiato, misterioso come il Pendolo di Foucault nell’omonimo romanzo di Umberto Eco, inquietante allo stesso modo. Sta immoto. Dicono si sia fermato quando il cuore del suo creatore ha smesso di battere.”

    Infatti, nonostante Gennaro più di una volta abbia detto “Spero che Dio sia con me e che mi dia l’immortalità, in modo che quando (l’orologio) si scaricherà, io possa venire a ricaricarlo”, all’età di 82 anni, si spegne e con lui anche l’orologio: ogni otto giorni, infatti, questo avrebbe bisogno di essere ricaricato, tendendo le catene, alzando i pesi, ma non c’è nessuno in grado di prendersi cura di un pargolo così delicato e imponente, un pargolo da diciotto quadranti che giace immobile nella vecchia stalla.

    Rischia la scomparsa, dovuta al tempo, all’incuria, alla paradossale inesperienza di studiosi i quali non riescono ad emulare il lavoro di un contadino semianalfabeta.

    Eppure, forse, quel Dio invocato spesso dallo zelante contadino deve aver intercesso per lui: alcuni pezzi sono stati recuperati e riassestati e il suo mantenimento è curato dal Museo Etnografico di Santarcangelo di Romagna.

    Intanto l’incredibile orologio di Talacia giace immoto, arrugginito: probabilmente sta attendendo un altro umile personaggio, in qualche modo “illuminato” , in grado di scavalcare i limiti dell’esperienza per dare spazio a qualcosa di trascendentale e…magico, espressione della massima logica umana.




    fonte www.discorsivo.it/
     
    Top
    .
2 replies since 29/9/2013, 20:35   677 views
  Share  
.