BEATLES

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  1. tomiva57
     
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    The Beatles


    The Beatles (in italiano I Beatles, pronunciato /ˈbitols, in inglese /ˈbiːt(ə)lz/), soprannominati The Fab Four (I favolosi quattro), sono stati un gruppo rock britannico, originario di Liverpool e attivo dal 1960 al 1970. La formazione, composta da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, ha segnato un'epoca nella musica, nel costume, nella moda e nella pop art. Ritenuti un fenomeno di comunicazione di massa di proporzioni mondiali e considerati tra le maggiori espressioni della musica contemporanea, a distanza di vari decenni dal loro scioglimento ufficiale – e dopo la morte di due dei quattro componenti – i Beatles contano ancora un enorme seguito e numerosi sono i loro fan club esistenti in ogni parte del mondo.
    Secondo una stima del 2001, è risultato in assoluto il gruppo musicale di maggior successo commerciale, con vendite complessive che superano il miliardo di dischi e di musicassette, e per la rivista Rolling Stone i Beatles sono i più grandi artisti di tutti i tempi.
    L'aura – per molti versi non sempre codificabile secondo i canoni comuni – che circonda lo sviluppo del loro successo mediatico e che ha favorito la nascita della cosiddetta Beatlemania e lo straordinario esito artistico raggiunto come musicisti rock sono inoltre oggetto di studio di università, psicologi e addetti del settore.


    La storia

    Gli anni della formazione (1957-1960)

    « Il rock'n'roll era reale. Tutto il resto era irreale. Quando avevo quindici anni era l'unica cosa, tra tutte, che potesse arrivare a me. »
    (John Lennon, 1970)


    St Peter's Church Hall, dove Lennon e McCartney si conobbero nel 1957
    La storia dei Beatles ha inizio sabato 6 luglio 1957. In quella data, nella chiesa di St. Peter a Liverpool, in occasione della festa annuale della parrocchia, era in corso un'esibizione dei Quarrymen, un gruppo skiffle di cui era leader il sedicenne John Lennon. Ivan Vaughan, già compagno delle elementari di John ed ex componente della band, gli presentò il quindicenne Paul McCartney, all'epoca suo compagno di scuola al Liverpool Institute. Paul si presentò suonando Long Tall Sally di Little Richard e Twenty Flight Rock di Eddie Cochran. Durante le sue esibizioni, John usava cambiare parole e accordi a suo piacimento; oltre che dall'abilità di Paul alla chitarra, rimase quindi colpito dalla sua memoria, dato che ricordava alla perfezione i testi delle canzoni che eseguiva. Sebbene John ben sapesse che invitare Paul a far parte del gruppo avrebbe significato condividerne la leadership, si risolse ben presto a farlo entrare nei Quarrymen.
    Alcuni mesi dopo l'ingresso nel gruppo di Paul, questi contattò per un'audizione un altro ragazzo che con lui frequentava il Liverpool Institute, l'amico e compagno di scuolabus George Harrison. Lennon ammise George nel gruppo in seguito a un provino che ebbe luogo proprio su un autobus, dopo averlo ascoltato cimentarsi in un pezzo strumentale, Raunchy. Nel gennaio 1960 fu un compagno di John all'Art College, lo scozzese Stuart "Stu" Sutcliffe, a divenire il bassista dei Quarrymen. Pittore di grande talento, acquistò un basso Höfner dopo aver venduto il suo primo quadro. Più tardi, quell'anno, prendendo spunto dai Crickets di Buddy Holly (grilli, in inglese), il complesso prese il nome di Beatles – dopo essere passato per Johnny and The Moondogs, Beatals, Silver Beetles, Silver Beatles e infine, a metà agosto 1960, Beatles.
    All'inizio della loro carriera, i Beatles mancavano di un batterista fisso; a loro si unì per un breve tempo il batterista trentaseienne Tommy Moore, che li lasciò dopo una tournée in Scozia come gruppo di spalla del cantante Johnny Gentle. E soprattutto Sutcliffe aveva difficoltà a suonare il basso in modo soddisfacente. Per una serie di fortunate coincidenze, poiché altri gruppi di Liverpool non erano disponibili, il loro primo manager, Allan Williams, propose loro una scrittura ad Amburgo – dove un'altra band di Liverpool, Derry and the Seniors, stava esibendosi con successo – a condizione che si dotassero di un batterista fisso: un giorno di agosto, al Casbah di Mona Best notarono il figlio della proprietaria, Pete Best, che col suo gruppo, i Blackjacks, si esibiva alla batteria. Ritenuto idoneo, fu reclutato pochi giorni prima di partire per Amburgo.

    Il periodo di Amburgo (1960-1962)



    Ad Amburgo iniziò una vera trasformazione. Costretti dall'esigente titolare dell'Indra, il locale dove si esibivano (al numero 64 di Große Freiheit, una laterale della Reeperbahn, la via a luci rosse del quartiere di St. Pauli) a lunghe performance in cui dovevano produrre il massimo volume, la loro musica acquistò potenza e consapevolezza. In quel periodo si formò lo stile e il repertorio che avrebbe caratterizzato i primi anni della loro attività e secondo una teoria – successivamente contraddetta dall'interessato – iniziò a emergere la volontà di Paul di prendere il posto di Stuart al basso. La prima volta che il gruppo si esibì con un contratto a nome "The Beatles" fu proprio ad Amburgo, il 17 agosto 1960.
    A fine novembre furono costretti a tornare a Liverpool a causa di alcuni problemi con la polizia tedesca, imbeccata dal primo impresario che li aveva ingaggiati ma che essi avevano in seguito lasciato per un contratto più vantaggioso. George era minorenne e non poteva lavorare legalmente; Pete e Paul, trasferitisi nella sistemazione procurata dal loro nuovo datore di lavoro, rientrando nottetempo nel loro vecchio e precario alloggio per prendere le loro cose illuminarono la stanza dando fuoco a un profilattico appeso alla parete e incendiando così la carta da parati, evento che provocò il loro arresto e quindi l'espulsione. Tuttavia, pochi mesi dopo essi ritornavano ad Amburgo con un contratto firmato senza l'intermediazione del loro manager, grazie agli estimatori che si erano conquistati, e lì si esibirono dal 1º aprile al 1º luglio 1961.
    Nella terza spedizione nella città tedesca – che ebbe luogo nell'aprile-maggio 1962 – si iniziò a delineare la definitiva line-up della band. Stuart Sutcliffe, ammesso all'Accademia d'arte di Amburgo, lasciò la musica per dedicarsi alla pittura, suo vero interesse, e al basso subentrò Paul McCartney. Cambiò anche il loro look: i capelli pettinati in avanti con la frangetta, le giacche di pelle e senza risvolti, il tutto completato da stivaletti ("Beatles boot"), furono il contributo all'immagine dei Beatles dato dalla fidanzata tedesca di Stuart, Astrid Kirchherr. Il gruppo ritornò ad Amburgo per l'ultima trasferta a metà dicembre 1962, esibendosi fino a fine anno allo Star-Club. Con questi ultimi concerti, i Beatles avevano collezionato un totale di 800 ore sui palcoscenici tedeschi.

    Gli esordi in studio (1962-1963)

    Al loro ritorno a Liverpool dalla prima trasferta amburghese, i Beatles iniziarono ad attrarre l'attenzione con la loro musica martellante e il loro nuovo aspetto estetico, originale per quei tempi. Cominciarono a suonare in un locale in Mathew Street, il Cavern Club, dove, con la loro grinta e disinvoltura sul palco, richiamavano un vasto pubblico formato in gran parte da frenetiche ammiratrici.
    Presto trovarono un manager in Brian Epstein che all'epoca gestiva un negozio di elettrodomestici e dischi a Liverpool. Incuriosito dalla richiesta da parte di un loro fan di My Bonnie – un disco registrato dal gruppo in Germania in cui essi accompagnavano il cantante solista Tony Sheridan – e incoraggiato dal fatto che essi si esibissero al Cavern Club a poca distanza dal suo negozio, ci andò per conoscerli. Colpito dal loro carisma e dal richiamo di pubblico, si offrì di fare loro da manager. Anche per il fatto di aver rotto con il loro primo impresario Allan Williams, e limitandosi la loro attività quasi esclusivamente agli spettacoli quotidiani al Cavern Club, dopo un'iniziale esitazione accettarono. Da parte sua Epstein riuscì ad allargare il giro delle loro scritture, si impegnò a ripulirne l'immagine insegnando loro anche il celebre inchino all'unisono da sfoggiare nei concerti per poi ottenere un provino ai Beatles con la Decca Records il giorno di capodanno del 1962.
    Fu così che Mike Smith, osservatore della Decca Records, partì alla volta di Liverpool per ascoltare i Beatles e un altro gruppo locale, rimanendo favorevolmente impressionato dalle loro esibizioni al Cavern Club. Giunti a Londra per l'audizione dopo un viaggio disastroso e una notte passata male, irritati e nervosi i Beatles – malconsigliati da Brian Epstein nella scelta dei brani – eseguirono la parte meno eccitante del loro repertorio, conservato per la storia nelle registrazioni rimaste nell'archivio della casa discografica. Nonostante il gradimento di Smith, la Decca preferì mettere sotto contratto un altro gruppo – Brian Poole & The Tremeloes – per il fatto che quest'ultimo era di Londra e non della relativamente lontana Liverpool. L'errore di valutazione divenne epocale. Un paio d'anni dopo, la stessa Decca, per ironia della sorte su raccomandazione di George Harrison, mise sotto contratto i Rolling Stones, pur non essendo in un primo momento convinta, proprio perché memore dell'errore commesso con i Beatles.
    Dopo questo insuccesso, Brian Epstein pensò che per dare un tocco di maggiore professionalità e così colpire maggiormente i discografici fosse più convincente presentarsi con un disco piuttosto che con dei nastri. Si recò perciò nel celebre negozio HMV in Oxford Street a Londra, dove il tecnico Jim Foy, addetto alla realizzazione dell'acetato, rimase favorevolmente impressionato dalla musica che aveva sentito e indirizzò il manager dei Beatles a Sid Coleman, dirigente della EMI. Fu solo l'insistenza di Brian Epstein e il fatto che egli fosse, con il negozio di famiglia NEMS (North End Music Stores), un importante distributore nel nord dell'Inghilterra, a convincere i responsabili della EMI, che demandarono a George Martin il compito di ascoltare qualche traccia incisa dai Beatles.
    Martin, all'epoca, era responsabile per la EMI dell'etichetta sussidiaria Parlophone, che si occupava di jazz e musica classica. Era quindi piuttosto lontano dal genere musicale dei Beatles, ma avendo ascoltato su insistenza di Epstein parte del materiale da essi prodotto, si convinse che si potesse trarre qualcosa di buono dal gruppo e ritenne che valesse la pena dare loro un'occasione concedendo al quartetto un'audizione che si tenne il 6 giugno 1962. Nello Studio Tre di Abbey Road a Londra furono registrati quattro pezzi, tra cui una versione del classico Bésame mucho cantata da Paul e tre composizioni originali: Love Me Do, P.S. I Love You e Ask Me Why, dalle quali l'assistente di studio di George Martin, Ron Richards (che si fece carico della seduta di registrazione in attesa dell'arrivo di Martin) rimase positivamente impressionato.


    Fu solo a quel punto che i Beatles poterono avere un vero contratto discografico, anche se non molto vantaggioso per loro. Quando il 4 settembre 1962 i Beatles si ripresentarono nella sala d'incisione di Abbey Road, Ringo Starr sostituiva Pete Best alla batteria. Subito dopo l'audizione di giugno, infatti, George Martin, insoddisfatto delle caratteristiche strumentali di Best, aveva detto a Brian Epstein che avrebbe preferito un sessionman per le registrazioni in studio. Inoltre Pete Best aveva un carattere introverso e condotte che compromettevano l'unità della formazione, specialmente nel contesto di Amburgo: a differenza degli altri tre rifiutava di assumere pastiglie eccitanti e di adottare la nuova pettinatura. C'è chi pensa anche che abbia giocato la gelosia: il seguito di ammiratrici di Best era assai folto, e questo minacciava le ambizioni di conquiste femminili da parte del resto del gruppo. Comunque sia, non si era creato un grande affiatamento con gli altri componenti. In aggiunta, John, Paul e George conoscevano già Ringo per averlo incrociato ad Amburgo quando suonava con il gruppo Rory Storm and the Hurricanes; e il batterista conosceva il loro repertorio in quanto aveva occasionalmente sostituito Best. Sotto la pressione di George Martin, Starr fu perciò considerato dai tre l'elemento adatto alla sostituzione definitiva, avvenuta il 16 agosto.
    Per la sessione del 4 settembre, Martin aveva trovato loro una canzone con cui pensava potessero scalare la classifica delle vendite. Il titolo del pezzo era How Do You Do It? e l'autore era Mitch Murray. Ma i Beatles fecero chiaramente capire che volevano registrare materiale di loro composizione. Così, dopo l'esecuzione di How Do You Do It? si passò a incidere Love Me Do. Ascoltando la registrazione di quel giorno, il produttore considerò la prova di Ringo Starr poco soddisfacente e perciò per la sessione in studio della settimana successiva provvide a sostituire Ringo con il sessionman Andy White, che suonò la batteria in Love Me Do e in P.S. I Love You. Ringo si adattò a suonare il tamburello come rinforzo al rullante in Love Me Do, mentre in P.S. I Love You era alle maracas.

    Love Me Do venne pubblicata come singolo nella versione con Ringo Starr, mentre la versione dell'album vide White alla batteria. Il disco, a cui la EMI riservò scarsissime attenzioni promozionali, raggiunse il diciassettesimo posto nelle classifiche di vendita del Regno Unito, ma a Liverpool vendette moltissimo. Una leggenda vuole che il successo di vendite a Liverpool fosse dovuto all'acquisto da parte di Brian Epstein di migliaia di copie del disco. A quarant'anni di distanza, quello che sembrava solo un episodio leggendario fu invece confermato da Alistair Taylor, a quel tempo assistente di Epstein.
    Please Please Me fu il loro secondo 45 giri e raggiunse il primo posto della Hit parade inglese. Sarebbe stato il primo degli innumerevoli hits firmati Lennon-McCartney. Il successo del brano iniziò a far conoscere il gruppo su scala nazionale: uscito l'11 gennaio 1963, ebbe subito recensioni positive.
    Due mesi dopo la pubblicazione di Please Please Me, il 22 marzo uscì l'album omonimo, che vendette subito 500.000 copie e raggiunse il primo posto nella classifica di vendita britannica degli LP. Questo 33 giri, che vedeva un'originale copertina con la loro foto in costume di scena affacciati, baldanzosi e sorridenti, dalla ringhiera della casa editrice della EMI in Manchester Square, fu di fatto il primo passo del loro ingresso nella storia della musica. Notevole era il fatto che per la prima volta non si trattava di cover raffazzonate alla buona per mettere insieme il formato a 33 giri, come era comune per sfruttare rapidamente singoli di successo; ben otto brani su quattordici erano infatti di loro composizione.
    L'album seguente, With the Beatles, fu pubblicato il 22 novembre 1963 ed ebbe un consenso talmente grande, sia di pubblico sia di critica, che non fu nemmeno necessario promuoverlo con l'uscita di un singolo. La copertina era decisamente artistica e originale, così come i sette brani firmati Lennon-McCartney e il primo firmato da Harrison intitolato Don't Bother Me. Divennero celeberrime All My Loving, ripresa da molti altri artisti, e I Wanna Be Your Man, con la quale i Rolling Stones centrarono il loro primo successo commerciale. Intanto, a fianco dell'intensa attività in studio, si susseguivano senza sosta i concerti e i tour in vari Paesi del mondo.
    « I compositori inglesi più straordinari del 1963 sono, a tutti gli effetti, John Lennon e Paul McCartney... le settime maggiori e le none si integrano così bene nelle loro canzoni da far pensare che armonia e melodia nascano insieme »

    (William Mann, dal quotidiano The Times, 1963)


    La scalata al successo – Le tournée (1963-1966)


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    I Beatles a Stoccolma (1963)


    Il 1963 rappresentò l'anno in cui esplose la popolarità del gruppo. A essa concorsero le loro produzioni musicali, i concerti in speciali occasioni (il Val Parnell's Sunday Night at the London Palladium e la storica esibizione al Royal Variety Performance, alla presenza dei reali inglesi), le apparizioni televisive. Testimonianza del boom della celebrità è fra l'altro l'andamento delle adesioni al Beatles fan club; a inizio del 1963 gli aderenti ammontavano a un migliaio, alla fine dello stesso anno il numero degli iscritti era salito vertiginosamente a ottantamila. E al termine di quell'anno i giornali inglesi riconoscevano quasi unanimi le qualità del gruppo. Ma una parte rilevante per la diffusione dell'immagine del gruppo fu costituita dalle tournée.
    Per la seconda volta dopo il 1960, la Scozia accolse i Beatles in un minitour dal 3 al 6 gennaio 1963. Questa esperienza permise ai quattro musicisti di uscire dalla routine delle esibizioni nello stesso club. John considerò il tour scozzese del 1963 «un sollievo. Cominciavamo a sentirci limitati, senza sbocchi. L'esperienza di Amburgo era ormai superata».
    Ancora più motivante fu la tournée successiva come gruppo di spalla di Helen Shapiro che si svolse dal 2 febbraio al 3 marzo dello stesso anno e che toccò quattordici centri inglesi. Il tour contribuì al definitivo amalgama di Ringo con gli altri tre Beatles e all'affiatamento del gruppo. Di nuovo John giudicò che «cambiare ogni sera locale fu un vero toccasana».
    Tornati a Liverpool il 4 marzo, dopo cinque giorni con altri artisti erano nuovamente in tournée – che sarebbe durata fino al 31 marzo – per le maggiori piazze inglesi, sempre più popolari fra il pubblico dei concerti, sempre più in risalto nei cartelloni pubblicitari e sempre più importanti tanto da essere loro a esibirsi in chiusura degli spettacoli. A fine ottobre volarono in Svezia per il primo tour all’estero. Lì per una settimana alternarono incisioni radiofoniche, concerti live e registrazioni per il programma televisivo svedese Drop In. Consapevoli di dover conquistare il pubblico scandinavo, i Beatles si esibirono alla stazione radiofonica Karlaplansstudion in uno spettacolo di qualità eccellente.


    In seguito, con le apparizioni televisive negli show musicali, la loro immagine innovativa, la pettinatura, i vestiti, essi conquistarono un istantaneo seguito tra gli adolescenti inglesi. Iniziò così la beatlemania: ogni loro concerto fu presto caratterizzato dalle urla assordanti delle fans che rendevano impossibile ascoltare il suono che producevano. Erano inoltre costretti a rocambolesche fughe per evitare l'assalto delle orde di ammiratrici.
    Risale al periodo 7-22 febbraio 1964 la prima trasferta intercontinentale in terra statunitense. I Beatles furono accolti all'aeroporto di New York da un enorme schieramento di fotografi e da scene di isteria collettiva dei diecimila fans urlanti. Gli episodi di crisi isteriche, pianti e urla li seguirono nella prima settimana in cui si esibirono alla Carnegie Hall di New York e al Washington Coliseum di Washington D.C., partecipando inoltre a una puntata del programma Ed Sullivan Show, per poi spostarsi a Miami.
    Durante l'apparizione all'Ed Sullivan Show, il numero di crimini riportati a New York fu molto vicino allo zero, e quelli minorili praticamente si azzerarono. Al proposito, George Harrison affermò: «Persino i criminali si sono presi dieci minuti di pausa in occasione dello show dei Beatles.», prendendo spunto dalle notizie, forse un po' sensazionalistiche, apparse sui quotidiani anglo-americani dell'epoca.
    La prima esperienza americana diede modo ai Beatles di aggiornare la propria dotazione strumentale. Confidando nella pubblicità di ritorno, un nuovo basso Höfner venne offerto a McCartney, e la Rickenbacker regalò a Lennon l’ultimo modello della Capri 325 e ad Harrison una chitarra elettrica a dodici corde di recentissima produzione. Quest’ultimo strumento, usato da chitarristi blues quali Leadbelly e Ramblin' Jack Elliott, si sarebbe ben presto diffuso nel panorama della musica rock degli anni sessanta, impiegato fra gli altri da Animals, Moody Blues, Who, Beach Boys e Byrds.


    La tournée del febbraio 1964 è stata documentata, per quanto riguarda la parte relativa alla capitale Washington, anche da una serie di quarantasei fotografie rimaste a lungo inedite, scattate da un fotografo dilettante, Mike Mitchell, e battute all'asta da Christie's a New York City nel luglio 2011 per una cifra esorbitante.
    Dopo tre mesi passati in studio di registrazione, il gruppo intraprese un altro tour mondiale che nel giugno li vide suonare nel Nord Europa, e poi a Hong Kong, Australia e Nuova Zelanda, seguiti nei loro concerti da folle entusiaste di giovani fans. Ad Adelaide si accalcò una folla imponente, stimata in 300.000 persone, il più alto numero di presenze che mai si strinsero attorno ai quattro musicisti.
    Dal 19 agosto e per un mese, i Beatles si esibirono in venticinque concerti nelle principali città degli Stati Uniti in un tour che li vide raggiungere un altissimo indice di popolarità. L’isteria di massa in qualche caso degenerò senza che la polizia riuscisse ad arginare masse frenetiche che arrivarono a invadere il palco causando l’interruzione del concerto. In quella fase creativa del gruppo, una parte di rilievo fu giocata dal loro incontro con le droghe “naturali”. Durante la tournée, nella suite in cui alloggiavano i Beatles fecero conoscenza con il folk-singer americano Bob Dylan che, vistesi offrire delle pasticche sintetiche – del tipo che essi assumevano come stimolanti durante la gavetta di Amburgo –, propose ai quattro in alternativa «qualcosa di più naturale un po' di marijuana», con risultati esilaranti per tutti.
    Dopo il tour autunnale in terra britannica, attesi spasmodicamente anche in Italia, dal 24 al 28 giugno del 1965 i Beatles effettuarono un mini-tour italiano organizzato dall'impresario Leo Watcher, e in ciascuno dei concerti – uno al pomeriggio e uno alla sera – suonarono per poco più di mezz'ora (preceduti da artisti rock italiani molti dei quali della scuderia Carisch come Angela, Peppino Di Capri, Fausto Leali e i New Dada); nonostante la brevità delle performance dei Beatles, i fan che accorsero ad ascoltarli al Velodromo Vigorelli di Milano, al Palasport di Genova e al Teatro Adriano di Roma ne rimasero entusiasti. In nessuna delle esibizioni si registrò il tutto esaurito e fu quella l'unica volta che suonarono in Italia.

    Nel giugno del 1965, nel pieno della loro carriera, venne annunciato che i componenti del complesso sarebbero stati insigniti della onorificenza di Membri dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla regina Elisabetta II. La nomina avvenne a seguito di richieste popolari, e fu sostenuta dall'allora Primo Ministro Harold Wilson. La consegna dell'onorificenza avvenne il 26 ottobre 1965 a Buckingham Palace, in un'atmosfera cordiale stando a quanto riferito dagli stessi Beatles. La motivazione ufficiale del riconoscimento fu di aver reso dei preziosi benefici alle esportazioni inglesi, anche se in seguito furono riconosciuti i meriti musicali, culturali e sociali del quartetto di Liverpool. Raramente nel passato la Gran Bretagna aveva esportato cantanti, canzoni e composizioni e ormai veniva considerata una colonia americana per la musica leggera e una colonia italiana per il bel canto. (Anni più tardi, nel 1969, Lennon avrebbe rinunciato alle onorificenze restituendo la medaglia alla regina, in un gesto clamoroso con cui intese protestare per il ruolo del Regno Unito nel Biafra e contro l'appoggio agli Stati Uniti in Vietnam e per il fatto che il suo disco Cold Turkey non arrivò in cima alla Hit Parade. Nel 1997, invece, Paul McCartney sarà promosso al grado di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico, il che comporta il diritto al titolo di Sir davanti al nome)
    Instancabilmente proseguirono i loro tour dopo la pausa di quattordici giorni dovuta alla registrazione dell'album; nel secondo tour americano le scene di masse deliranti, composte soprattutto da ragazze urlanti, culminarono con lo storico concerto il 15 agosto 1965 allo Shea Stadium di New York, davanti ad un pubblico di 55.000 persone, documentato nel film-documentario The Beatles at the Shea Stadium. In chiusura d’anno, il gruppo effettuò un tour trionfale in giro per la Gran Bretagna, toccando per l'ultima volta la loro città natale.

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    I quattro Beatles a una conferenza stampa negli Stati Uniti (agosto 1965)


    Il 1966 rappresentò un anno risolutivo per le performance dal vivo dei Beatles. A cavallo fra giugno e luglio, dopo una puntata in Germania, i Beatles volarono in Giappone per cinque concerti a Tokio, e fecero l'ultima tappa nelle Filippine dove si trovarono invischiati in una situazione difficile con la polizia locale. In entrambi i Paesi asiatici, i Beatles vennero per la prima volta a contatto con l'aspetto sinistro e inquietante della popolarità, minacciati di morte da un'organizzazione studentesca di destra a Tokio e da sostenitori del presidente Marcos a Manila.
    Nel loro ultimo tour americano del 1966, subirono contestazioni da parte di alcuni gruppi di religiosi a causa di un'intervista resa a Maureen Cleave dell'Evening Standard in cui John Lennon dichiarava la presunta maggiore popolarità e incidenza dei Beatles rispetto a quella di Gesù Cristo. Neppure la benevola e assolutoria nota del Vaticano servì a stemperare l'asprezza del confronto. I giornalisti li assillarono continuamente su questo tema finché Lennon riuscì a chiarire le sue tesi un volta per tutte e a calmare un po' le acque; i quattro musicisti però vissero ugualmente l'ultima fase della tournée con il terrore di essere bersaglio di qualche attentato.

    « Non sono contro Dio, contro Cristo o contro la religione. Non avevo alcuna intenzione di criticarla. Non ho affatto detto che noi eravamo migliori o più famosi ... e non ho paragonato noi a Gesù Cristo come persona o a Dio come entità o qualsiasi altra cosa esso sia. Ho detto che avevamo più influenza sui ragazzi di qualsiasi altra cosa, compreso Gesù. Se avessi detto che la televisione era più popolare di Gesù probabilmente l'avrei passata liscia. Le mie opinioni sul cristianesimo derivano da ciò che di esso ho letto e osservato coi miei occhi, e da quello che è stato e potrebbe essere. Dico semplicemente che mi sembra che stia perdendo terreno e contatto ... La gente pensa che io sia contro la religione, ma non è così. Sono una persona molto religiosa... »

    (John Lennon, 1966)

    Stressati dal clima minaccioso e logorati da anni di sfibranti tournée, i Beatles decisero che la loro ultima esibizione dal vivo sarebbe stata il concerto che tennero al Candlestick Park di San Francisco, il 29 agosto del 1966.

    Verso la maturità musicale (1964-1965).


    Nel tempo libero dagli impegni legati ai tour, i Beatles si dedicarono alle attività musicali in sala di registrazione e – in misura minore – alle esibizioni sul set cinematografico. Il 10 luglio 1964 venne dato alle stampe A Hard Day's Night: il film omonimo fu un vero e proprio tributo alla beatlemania; l'idea portante era di riprendere trentasei ore della vita dei quattro musicisti nello stile di un documentario. A Hard Day's Night si rivelò il loro migliore album fino a quel momento e per la prima volta un loro LP conteneva esclusivamente brani originali (fra l'altro tutti firmati dalla coppia Lennon/McCartney, caso unico nella discografia dei Beatles). Il disco viene ricordato anche per l'introduzione della Rickenbacker elettrica a dodici corde, e del rivoluzionario stile, contemporaneo a quello dei Byrds di Roger McGuinn. Paul McCartney si specializzò sempre di più nella produzione di canzoni melodiche, sentimentali e accattivanti come And I Love Her e Eight Days a Week, mostrando però un'accuratezza tecnica sempre maggiore.
    L'affaticamento dovuto alle tournée che si susseguivano a ritmo battente causò il passo indietro di Beatles for Sale, uscito il 27 novembre 1964. Il titolo sardonico ma emblematico, ideato da John Lennon, rifletteva le stesse impressioni del brano più gettonato che fu Eight Days a Week; la stanchezza aleggiava tra le note dell'album nonostante il più alto numero di cover presenti, ben sei, e per di più prese in prestito da autori della fama di Buddy Holly, Chuck Berry, Little Richard. Per queste ragioni viene considerato l'album meno incisivo del gruppo.
    Tale lavoro fu però un passo necessario per consentire il percorso evolutivo musicale esplicato dapprima con Help!, altro album di supporto a un film omonimo. La pellicola risultò essere un successo commerciale e finanziario, ma un fiasco sotto il profilo artistico, evidenziando più che altro il buon talento recitativo di Ringo Starr e un certo disinteresse di John Lennon per le riprese (proprio lui in seguito attore di primo piano nella pellicola Come vinsi la guerra). Il disco mise in evidenza da una parte la passione di Lennon per Dylan manifestata nella ballata You've Got to Hide Your Love Away e la sua ricerca di testi sempre più elaborati e impegnati, dall'altra la continua ricerca di brani melodici e romantici, condotta da Paul McCartney e culminata nella evergreen Yesterday.
    Help! fu pubblicato nell'agosto 1965 e solo quattro mesi più tardi la loro evoluzione li portò al risultato straordinario di Rubber Soul, album raffinato e ricercato in cui compare per la prima volta nella musica leggera occidentale il suono del sitar indiano, e le cui sonorità presero il sopravvento sui temi trattati nei primi anni di carriera, volutamente non impegnati e frivoli, atti a conquistare più pubblico possibile.
    E cominciò anche l'uso di stupefacenti come l'LSD, che avrebbero ispirato direttamente il testo e le suggestioni psichedeliche di molti loro brani.
    Rubber Soul venne pubblicato nel dicembre del 1965. Paul McCartney confermò i suoi talenti in Drive My Car mentre con Michelle cantò un inno all'amore meritevole di innumerevoli cover; John Lennon compose in Norwegian Wood il quadretto di un'avventura extraconiugale; in Nowhere Man delineò un ritratto dell'uomo medio contemporaneo proteso verso falsi e inutili traguardi a causa della perdita del senso della vita; in Girl e In My Life la vena ironica si accostò perfettamente a quella nostalgica e a quella romantica.

    La vetta artistica (1966-1967)

    « Oggi penso che tutto ciò che abbiamo fatto finora sia spazzatura. Agli altri magari piace quello che abbiamo fatto, ma noi non ci illudiamo. Non significa nulla rispetto a ciò che vogliamo realizzare adesso

    (George Harrison, 1966)


    La maturità artistica del gruppo di Liverpool è da molti critici considerata il biennio 1966-67. Nel 1966 viene pubblicato Revolver, che molti critici musicali ritengono un picco nella creatività dei Beatles. Il nuovo LP iniziò la fase in cui la musica dei Beatles prendeva forma in lunghe e articolate sessioni in studio, con l'assistenza di Geoff Emerick, giovane tecnico assunto in EMI cinque anni prima all'età di 15 anni, piuttosto insofferente alle normative consolidate da anni ad Abbey Road riguardanti le metodologie da usare nella presa del suono. Emerick sfruttò con abilità tutte le risorse fornite dalla primitiva tecnologia dell'epoca, ne introdusse di assai innovative, e così vennero alla luce capolavori sul piano del suono che sarebbe stato impossibile riprodurre in concerti dal vivo. Revolver parlò di amore, di droga, ma anche di tasse con il pezzo di apertura Taxman, critico verso i politici inglesi dell'epoca, composto e cantato da George Harrison. Parlò anche di morte: con Tomorrow Never Knows di John Lennon che si era ispirato al Libro tibetano dei morti con la voce immersa tra suoni di nastri riprodotti al contrario, anticipando Sgt. Pepper's, e con Eleanor Rigby di McCartney, che compose anche For No One, Good Day Sunshine e Here, There and Everywhere. I suoni si arricchirono di strumenti indiani e di molte altre innovazioni elaborate in studio in modo artigianale ma dalla grande resa finale.
    Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in studio: non potendo riprodurre dal vivo le complesse sonorità dei brani presenti sui loro dischi a partire da Revolver, ma anche estenuati dalle tournée mondiali con tumultuose esibizioni in cui il suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle urla delle fan e preoccupati per le prime minacce piovute dai fanatici religiosi, i Beatles interruppero l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente all'attività in studio di registrazione. Fu questa una scelta dolorosa per Brian Epstein che si sentì a quel punto persino inutile e ingombrante.

    Il 1º giugno del 1967 fu pubblicato il disco considerato da molti il più importante della storia del rock: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, inizialmente pensato come un concept album che avrebbe dovuto rievocare gli anni della loro infanzia e adolescenza a Liverpool. Il titolo nacque su idea di Paul McCartney che voleva creare una nuova identità al gruppo. Tuttavia, esigenze contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i due brani del progetto già registrati: Penny Lane e Strawberry Fields Forever. Veniva così pubblicato un 45 giri dal doppio lato A, cioè con due pezzi di pari livello (cosa questa "inventata" proprio per i Beatles, e avvenuta per la prima volta nel 1965 con Day Tripper/We Can Work It Out). Ciononostante, Sgt. Pepper conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore introdotte e al momento particolarmente ricettivo del pubblico, a dispetto della disomogeneità qualitativa dei brani presenti nel disco. Anni dopo, John Lennon rivendicherà l'individualità dei suoi pezzi (Lucy in the Sky with Diamonds, A Day in the Life i più notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualunque 33 giri dei Beatles, negando implicitamente che Sgt. Pepper fosse un concept album.
    L'uscita del disco provocò uno strappo nel panorama musicale mainstream: tutto, dalla copertina, ai suoni, alla chiusura con la "epica" e "apocalittica" A Day in the Life, era la riproposizione in chiave "moderata" e popolare delle pietre miliari del 1966 americano, ovvero gli album dei Byrds, dei Beach Boys (Pet Sounds) e di Bob Dylan (Blonde on Blonde). Da questo momento la musica pop poteva a ben diritto essere considerata arte. Nella copertina dell'album c'è un messaggio ironico all'indirizzo del loro gruppo rivale, costituito dalla frase "Welcome The Rolling Stones" stampata sulla maglietta di un pupazzo dalle fattezze di una bimba col viso di Shirley Temple. Jimi Hendrix rese onore all'uscita dell'album producendo rapidamente una cover del brano di apertura spesso eseguita durante i suoi concerti.

    « L'atmosfera dell'album era in sintonia con lo spirito di quel periodo, perché noi stessi eravamo permeati da quello spirito. Non intendevamo fare di tutto per dargli quell'atmosfera, semplicemente c'eravamo dentro. E non è stato solo il clima del periodo a influenzarci; ho cercato dei riferimenti che fossero più estremi. L'atmosfera del tempo assomigliava di più ai Move o agli Status Quo o gruppi del genere. Invece oltre a tutto ciò, c'era quello spirito d'avanguardia che penso sia entrato in Pepper. Era decisamente un movimento di popolo. Voglio dire, noi non stavamo cercando di alimentare quel movimento, noi ne eravamo parte, come lo eravamo sempre stati. Ritengo che i Beatles non siano stati i leader di una generazione, ma i suoi portavoce »

    (Paul McCartney)

    Il 25 giugno il gruppo registrò dal vivo negli studi EMI la lennoniana All You Need Is Love che sarebbe diventata l'inno dei figli dei fiori e della Summer of Love; lanciata in mondovisione durante la prima trasmissione internazionale televisiva via satellite, rappresentò simbolicamente tutto il movimento artistico musicale britannico e la nascente generazione dell'amore. Famosi ma non infallibili, così i Beatles si scoprirono in quei mesi: tra le altre cose, il loro terzo film (destinato alla televisione) Magical Mystery Tour, di cui firmano – e sarà l'unica volta – la regia, si sarebbe rivelato un fiasco.
    Magical Mystery Tour uscì come EP in Gran Bretagna con le sole sei canzoni del film, mentre in America (e in Italia) fu pubblicato un LP comprendente tutti i singoli del 1967, tra cui Strawberry Fields Forever e Penny Lane, i due grandi esclusi di Sgt. Pepper. Magical Mystery Tour venne concepito come un piccolo Sgt. Pepper, con la roboante canzone iniziale, appunto Magical Mystery Tour, di McCartney, un corpo centrale, e un pezzo finale di John Lennon, I Am the Walrus, dal sapore squisitamente psichedelico; ispirata da un poema di Lewis Carroll, The Walrus and the Carpenter, contenuto in Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, è una delle canzoni più notevoli in assoluto di John Lennon (gli Oasis, grandi estimatori dei Beatles, la inserivano spesso tra i brani finali dei loro concerti). Altro brano rilevante era The Fool on the Hill, composto da un lirico Paul McCartney.
    Il 27 agosto il loro scopritore e manager storico Brian Epstein sarebbe stato trovato morto nella sua stanza, per un letale mix di alcool e psicofarmaci. La complessa macchina organizzativa e soprattutto amministrativa del gruppo si trovò così all'improvviso senza una guida. I Beatles ricevettero la notizia mentre erano a Bangor, nel Galles, ad un convegno organizzato dal Maharishi Mahesh Yogi, riguardante la meditazione trascendentale.

    « Abbiamo ricevuto una telefonata. Non so chi di noi ha risposto, forse John. È sbiancato improvvisamente: "Brian è morto". Si è saputo pochissimo, solo che era stato trovato morto. È strano che sia successo proprio allora, quando avevamo appena iniziato con la meditazione. Può anche non sembrare una circostanza fondamentale, ma lo è stata. L'aver iniziato un viaggio all'interno di noi è stato un gran cambiamento nella nostra vita, e il fatto che Brian abbia tirato le cuoia proprio quel giorno è stato così strano. Così abbiamo piantato in asso tutto e siamo usciti incontro ai giornalisti. Abbiamo detto un casino di volte che eravamo "scossi e storditi". Siamo saltati in macchina e siamo tornati a Londra »
    (George Harrison)

    I primi contrasti (1968)


    Il 1968 si aprì con un viaggio in India a Rishikesh, presso il Maharishi Mahesh Yogi, alla scuola di pensiero della "Rigenerazione spirituale" di cui i Beatles erano nel frattempo diventati adepti. Al ritorno dall'India, John e Paul volarono a New York per il lancio della loro società di produzione ribattezzata "Apple" e che aveva per simbolo una mela verde. Con la loro società, essi spiegarono, volevano offrire la possibilità a tutti gli artisti che avevano qualcosa da dire, fossero essi musicisti, scrittori, cineasti, di potersi esprimere senza passare dalla dura gavetta e dalla spasmodica ricerca di qualcuno che gli desse fiducia come era capitato a loro.

    « Siamo nella felice condizione di non aver più bisogno di denaro. Quindi, per la prima volta, dirigiamo un'azienda senza l'ossessione del profitto. Noi abbiamo già realizzato tutti i nostri sogni, ora vogliamo condividere questa possibilità con altri »

    (Paul McCartney)

    Paul disse in una conferenza stampa che l'idea era quella di un "comunismo occidentale". Di fatto, l'attività principale della Apple fu la produzione dei loro dischi, che dal White Album in poi iniziarono ad apparire con l'etichetta della mela verde, intera su un lato del disco e tagliata a metà sull'altro. Si trattò di un'impresa velleitaria che risucchiò molto denaro e dette risultati assai modesti rispetto alle aspettative artistiche, anche se alla fine uscirono per la Apple dischi di autori di talento, come il giovane James Taylor.
    Con il contributo anche di molti brani composti durante il loro soggiorno presso l'ashram himalayano del Maharishi, conclusosi con una certa delusione da parte loro, nacque il doppio The Beatles (soprannominato White Album per la copertina completamente bianca), uscito nel novembre del 1968. Nel disco è evidente come il gruppo stesse perdendo la propria coesione, in quanto ogni brano riporta l'identificabile cifra stilistica del suo autore, ma anche in positivo il prepotente emergere come compositore di George Harrison (sua infatti la notevole While My Guitar Gently Weeps, che si segnalò anche per l'inedita presenza alla chitarra solista di Eric Clapton). Alcuni brani (Revolution 9, Piggies, Blackbird e soprattutto Helter Skelter) furono distorti dalla mente ossessionata di Charles Manson che li interpretò come un messaggio inviatogli dai Beatles in cui veniva sollecitato a prepararsi a un prossimo scontro razziale, e fu proprio "Helter Skelter" il nome che Manson diede al futuro conflitto fra bianchi e neri.
    L'album presenta particolarissimi spunti innovativi psichedelici e di musica ambient-alternativa come Revolution 9 e alcune sonorità di contaminazione jazz, blues e musica etnica. In quel periodo i percorsi della musica cosiddetta "alta" e della musica "bassa", per così dire, si incrociarono e da questi accostamenti nacquero progetti, suite, opere sempre più avveniristici. Il disco ebbe uno strepitoso successo di vendite, ma nonostante il trionfo i quattro musicisti si accorsero di non avere più tra loro quella sintonia dei primi tempi.

    La fine (1969-1970)

    Per questi motivi e per rimediare ai sempre più frequenti contrasti interni (dovuti anche alla presenza ingombrante della nuova compagna di Lennon, Yoko Ono), nacque l'idea di "tornare alle origini" con un disco più spontaneo e meno ricercato, registrato in diretta senza le ricercatezze e le elaborazioni in studio dei loro ultimi lavori. Il progetto, dal nome Get Back, prevedeva anche un film sulla sua realizzazione e il ritorno a una performance dal vivo.
    Le riprese delle sedute di registrazione furono affidate al regista Michael Lindsay-Hogg. Venne così immortalato un litigio tra Paul e George a proposito del modo in cui il chitarrista "interpretava" la musica di McCartney: un episodio che ben rifletteva le tensioni latenti nel gruppo.
    Le riprese, iniziate negli inospitali studi cinematografici di Twickenham a Londra, poi abbandonati per uno studio casalingo alla Apple Records in Savile Row, sarebbero diventate un film uscito con lo stesso titolo dell'album, Let It Be - Un giorno con i Beatles, destinato a restare – e a farli restare – nella storia della musica pop. Dopo molte ipotesi – tra cui quelle di tenere un concerto di chiusura su una nave, in un anfiteatro in Tunisia o nella cattedrale di Liverpool – il palcoscenico, l'ultimo stage, divenne la terrazza del loro quartier generale londinese, la Apple, al numero 3 di Savile Row dove, il 30 gennaio del 1969, ebbe luogo il loro ultimo concerto dal vivo.

    Il pubblico era costituito, oltre che dagli operatori addetti alle riprese cinematografiche del concerto, da una manciata di fortunatissimi curiosi, per lo più impiegati dello stesso stabile, che scalando comignoli e tetti, mai potevano immaginare che sarebbero stati fortunati testimoni di un evento. In strada, per contro, decine e decine di poliziotti faticavano a tenere a bada ancora una volta l'ennesima (e ultima) massa di fans che avevano appreso in qualche modo la notizia della performance. Ma già dopo le incisioni di gennaio 1969, i Beatles persero entusiasmo per il film Get Back e per l’omonimo disco. Perciò lasciarono i nastri al tecnico del suono Glyn Johns che fu incaricato di mixare il materiale. Johns si mise al lavoro, preparando in varie sedi e in tempi diversi alcune varianti di acetati che potevano costituire altrettante versioni dell’album; ma i risultati del lavoro del tecnico non ricevettero grande attenzione né videro mai la luce, almeno nella discografia ufficiale della formazione.
    Con la scusa dei ritardi nella confezione dell'album e nella postproduzione della pellicola, Get Back venne più volte rimandato. I problemi erano effettivamente altri: i piccoli rancori personali e i grandi disastri finanziari scaturiti dalla Apple. L'ingresso del manager Allen Klein, destinato a risanare il grave deficit, fu osteggiato dal solo Paul, il quale propose lo studio dell'avvocato Eastman, il padre di Linda. Su quella disputa, importante ma in altri tempi probabilmente superabile, i quattro ruppero del tutto i rapporti, e poco dopo persero anche il controllo sulla Northern Songs, che controlla i diritti editoriali di quasi tutto il catalogo dei Beatles.

    L'unica che premeva per avere un disco nei negozi entro la fine dell'anno era la EMI, che riuscì a mandare in porto una tregua temporanea: tra luglio e agosto, negli studi di Abbey Road, richiamato George Martin che li aveva abbandonati dopo il White Album perché stanco dei continui litigi, i Beatles scrissero, provarono e registrarono le ultime canzoni della loro storia. Neppure un mese dopo fu pronto Abbey Road, il testamento artistico che conteneva capolavori quali Come Together, Here Comes the Sun, She Came In Through the Bathroom Window e Something. In Abbey Road i Beatles utilizzarono il moog (celebre sintetizzatore di suoni) nella canzone Because. Il disco, l'ultima opera del quartetto di Liverpool, a parere unanime risultò essere un lavoro di eccellente levatura.
    Mentre McCartney stava registrando i brani del suo primo album da solista, Lennon aveva da poco esordito in concerto con il suo nuovo gruppo, la Plastic Ono Band. Il 3 gennaio del 1970, Paul, George e Ringo effettuarono l'ultima seduta a nome Beatles e registrarono una canzone di Harrison, I Me Mine, ultima aggiunta all'album. Poche settimane dopo, Paul comunicò ai compagni l'intenzione di abbandonare il gruppo. Dopo l'uscita di Abbey Road, Harrison e Lennon, all'insaputa di McCartney, chiamarono l'affermato produttore Phil Spector per affidargli i nastri di Get Back: nastri che Spector in alcuni casi rielaborò appesantendoli con gli effetti del “muro del suono”, tecnica di sua ideazione.
    Il prodotto che ne derivò è l'album Let It Be, che sarebbe uscito un mese dopo l'intervista con cui McCartney annunciò l'abbandono del gruppo dopo aver ascoltato le modifiche apportate da Spector alla sua The Long and Winding Road. Fu l'atto finale. Sarebbero seguite diverse cause legali, ma anche quattro carriere soliste certo non paragonabili tra loro (e difficilmente accostabili a quella del complesso unito), e un'eredità pesantissima. A distanza di più di trent'anni, nel 2003 fu pubblicata la versione originale dell'album senza nessun ritocco e artificio, Let It Be... Naked, disco campione d'incassi ancora una volta, e che consacrò, anche nel nuovo millennio, il gruppo di Liverpool.

    « Gli anni Sessanta hanno assistito a una rivoluzione tra i giovani, che non si è limitata solo ad alcuni piccoli segmenti o classi, ma che ha coinvolto l'intero modo di pensare. Toccò prima ai giovani, poi la generazione successiva. I Beatles furono parte di questa rivoluzione, che in realta è un'evoluzione ancora in atto. Eravamo tutti sulla stessa barca: una barca che andava alla scoperta del Nuovo Mondo. I Beatles erano di vedetta. »
    (John Lennon)


    La nascita del nome


    Informazioni controverse e leggende si intrecciano a proposito della creazione della parola macedonia "Beatles", scelta come nome definitivo del gruppo nell'agosto del 1960.
    È un fatto che "Beatles" fu il punto di arrivo di un percorso che portò il gruppo di Lennon, a cui si unirono in seguito McCartney e Harrison, a chiamarsi, anche per periodi molto brevi, con i seguenti nomi: "Black Jacks", "Quarrymen", "Johnny and the Moondogs", "Beatals", "Long John and the Silver Beetles", "Silver Beats", "Silver Beatles".
    "Beetles" (coleotteri, scarabei), secondo il giornalista Bill Harry fu suggerito da Stuart Sutcliffe come un riferimento al gruppo di Buddy Holly "The Crickets" ("I grilli"). In una ricostruzione più tarda, Derek Taylor, press agent dei Beatles, sostenne invece che l'idea era venuta a Sutcliffe dopo aver visto il film The Wild One, nel quale Marlon Brando ha a che fare con una gang di motociclisti chiamati "Beetles" (Questa versione è però contestata da Bill Harry in quanto il film fu bandito in Gran Bretagna fino alla fine degli anni sessanta). Sutcliffe suggerì questo nome e Lennon, con uno dei suoi tipici giochi di parole, lo trasformò in "Beatles" per richiamare "beat" (battito, ritmo, termine che dava il nome alla musica in voga a quell'epoca). In questo susseguirsi di alterazioni si inserisce il ricordo del poeta beat Royston Ellis, che avrebbe dato a Lennon e McCartney l'idea di trasformare "Beetles" in "Beatals", partendo dalle parole "beat alls".

    George Harrison, riguardo all'origine del nome, disse:

    « L'origine del nome è oggetto di contesa. John diceva di essere stato lui a inventarlo, ma ricordo che Stuart era con lui la notte prima. C'era quell'analogia con i Crickets, che accompagnavano Buddy Holly; ma Stuart era completamente perso per Marlon Brando e nel film Il selvaggio c'è una scena in cui Lee Marvin dice: "Johnny, ti stavamo cercando, sei mancato molto ai Beetles, a tutti i Beetles". Forse John e Stu stavano pensando proprio a quello. Quindi diamolo cinquanta/cinquanta a Sutcliffe-Lennon »
    (George Harrison)

    La frequente associazione in italiano fra il nome dei Beatles e gli scarafaggi è in realtà un errore di traduzione: il nome comune inglese dello scarafaggio è infatti cockroach, mentre con beetles si indicano genericamente i Coleotteri, come i maggiolini o gli scarabei.
    Infine la "leggenda": Lennon dichiarò a più riprese di avere avuto a dodici anni la visione di un uomo su una torta fiammeggiante ("flaming pie") che disse: «Voi sarete Beatles, con una 'A'», rivendicando così la paternità del nome. A ricordo di questo, Flaming Pie nel 1997 divenne il titolo di un album di Paul McCartney.


    La presunta morte di Paul


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    I Beatles in attesa di attraversare Abbey Road per la celebre copertina dell'album omonimo

    La leggenda più nota, forse la prima leggenda metropolitana del rock, fu quella della morte di Paul McCartney (Paul Is Dead, PID). Nel 1969 fu fatta circolare una voce secondo la quale il bassista sarebbe deceduto tre anni prima in un incidente stradale e sarebbe stato sostituito da un sosia. La leggenda fu poi smentita, ma in qualche modo continuò a suscitare dubbi e interrogativi. Il sosia che avrebbe preso il posto del musicista si chiamerebbe William Campbell, un ex poliziotto che si sarebbe sottoposto a delicati interventi di chirurgia estetica per assomigliare al Beatle. Questo, secondo i seguaci della teoria, spiegherebbe la decisione da parte dei Beatles di non suonare più dal vivo.
    Gli indizi della presunta morte di McCartney nella produzione discografica dei Beatles sono molti e riguardano le liriche, i suoni e i prodotti grafici. Alcune frasi di Glass Onion, Don't Pass Me By e Revolution 9, se opportunamente decifrate, forniscono segnali a favore dei sostenitori della leggenda, in specie Revolution 9 con lo schianto di un incidente automobilistico nel collage sonoro e una frase enigmatica se si ascolta il pezzo al contrario. Al termine di I'm So Tired Lennon farfuglia qualcosa che viene interpretato come "Paul is dead, miss him, miss him".
    Le indicazioni più evidenti sarebbero soprattutto da rinvenire nelle copertine. Fra di esse, quella di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band con Paul unico a tenere fra le mani uno strumento nero, e una misteriosa mano aperta sul suo capo; e soprattutto la copertina di Abbey Road, che mostra i quattro che attraversano la strada come in una processione funebre nella quale John vestito di bianco sarebbe l'officiante, Ringo in nero rappresenterebbe l'agente delle pompe funebri e George sarebbe vestito da becchino. Tutti al passo con lo stesso piede tranne Paul, che fra di loro è il solo scalzo con una sigaretta nella mano destra (Paul è mancino) mentre l'automobile sulla sinistra è targata con la sigla "LMW 28 IF", interpretabile come "28 SE", cioè se Paul fosse ancora vivo, avrebbe 28 anni.
    Questi indizi (e tantissimi altri) possono essere facilmente contestati considerandoli il frutto di interpretazioni soggettive, spesso derivanti dall’autosuggestione, in taluni casi completamente inverosimili o irragionevoli (anche un mancino può tenere la sigaretta fra le dita della mano destra) e in altri delle forzature della realtà (nel 1969 McCartney avrebbe avuto 27 anni, non 28). Ma questo non ha fatto desistere i seguaci della leggenda della morte di Paul. E un’ultima fonte di incertezza arriva dall'Italia. Infatti le analisi sul cranio del bassista effettuate da due esperti, inizialmente tese alla definitiva smentita della leggenda, hanno confermato divergenze tra curva mandibolare, padiglioni auricolari, denti e palato nelle foto prima e dopo il 1966 creando sconcerto.

    Lo spinello di Buckingham Palace

    Il 26 ottobre 1965 i Beatles arrivarono a Buckingham Palace per ricevere la medaglia dell'Ordine dell'Impero Britannico in un'atmosfera di grande eccitazione e con migliaia di ammiratori urlanti che assediavano il Palazzo Reale. La leggenda vuole che i quattro abbiano fumato uno spinello nei bagni della residenza reale per calmare il nervosismo causato dall'ufficialità della cerimonia, e questo coincide con l'ammissione che John Lennon fece in seguito. Successivamente, George Harrison smentì Lennon dichiarando che si era trattato di semplici sigarette. Anche in tale circostanza le versioni sono discordanti, e in questo caso provengono da due strettissimi collaboratori del quartetto. Tony Barrow, presente alla conferenza stampa tenuta al Saville Theatre immediatamente dopo il conferimento dell'onorificenza, tende infatti a escludere l'assunzione di cannabis non avendo rilevato nei quattro segni o comportamenti anomali. Viceversa Alistair Taylor, che ricevette la confessione di John, afferma che durante la cerimonia al cospetto della regina Elisabetta i Beatles non riuscivano a trattenere la ridarella indotta dall'erba. Taylor aggiunge che Lennon – secondo le sue stesse ammissioni – portò a Palazzo con sé due pastiglie di LSD con il proposito di farle scivolare nel tè di Sua Maestà, progetto poi non portato a termine.
    Le dichiarazioni di Lennon seguirono le posizioni pubbliche che i Beatles assunsero nel 1967 contro le leggi che criminalizzavano in Gran Bretagna il consumo della cannabis, in particolare in residenze private.


    Lascito artistico


    Il nome stesso del gruppo evoca l'humus musicale in cui erano cresciuti: la musica beat (o Merseybeat, dal nome del fiume Mersey che attraversa la loro città natale), un nome collettivo che richiamava impropriamente la corrente letteraria statunitense detta Beat generation, ma in realtà si riferiva al battito come unità del ritmo.
    Fin dall'inizio, le canzoni dei Beatles non si limitarono ad attingere al rock'n'roll e al blues, ma accolsero diverse influenze musicali, dallo skiffle allo stile Motown. A questa varietà di stimoli si aggiunsero via via la competizione con i rivali britannici Rolling Stones, il rapporto con Bob Dylan, il confronto a distanza (e i reciproci influssi) con i Monkees, i Byrds e soprattutto i Beach Boys; e ancora la fascinazione per l'India, l'interesse per le avanguardie musicali e l'attenzione per i movimenti nascenti ma ancora sotterranei o poco noti (Paul McCartney e George Harrison, rispettivamente nell'aprile e nell'agosto del 1967, visitarono San Francisco, richiamati dalla scena musicale ma attirati anche dall'ambiente controculturale di Haight Ashbury).
    Fondamentale fu anche l'apporto nel campo delle innovazioni tecnologiche, che essi utilizzarono ed esplorarono con curiosità per la registrazione e la manipolazione del suono. Durante gli anni trascorsi dal gruppo negli studi di Abbey Road, proprio per concretizzare le loro idee musicali furono elaborate soluzioni sonore, apparecchiature e tecniche ancora in uso dopo decenni, nonostante il fatto che l'evoluzione tecnica, partita dai registratori a nastro a quattro piste, dai semplici oscillatori audio e dai microfoni Neumann a valvole, abbia nel frattempo portato all'uso dei computer e delle tecnologie digitali. Dopo quasi quindici anni dalle produzioni più innovative dei Beatles, il tecnico Jerry Boys dichiarò nel 1980 che certi suoni presenti in quelle composizioni «sono ancora impossibili da creare, persino con le moderne attrezzature computerizzate a quarantotto piste.» Nelle innovazioni tecniche del periodo rientra a pieno titolo il mellotron – impiegato dai Beatles già nell’aprile 1966, in occasione della registrazione di Tomorrow Never Knows –, strumento utilizzato dalla formazione in maniera originale e di cui successivamente avrebbero fatto largo uso diversi gruppi musicali (fra i più noti i Pink Floyd, i Genesis, gli Yes e i King Crimson a cavallo fra gli anni sessanta e settanta, e più in là i Muse e i Tangerine Dream).


    Per il sound psichedelico di alcuni brani dei Beatles (in particolare nel caso di Tomorrow Never Knows) si fece ricorso in fase di mixaggio ai tape-loops. I quattro musicisti si erano dotati di registratori a nastro con i quali conducevano individualmente esperimenti sonori nelle circostanze più varie. Paul McCartney, che dei quattro si mostrava quello maggiormente attratto da queste ricerche, aveva scoperto che rimuovendo la testina di cancellazione del registratore e incidendo ripetutamente il medesimo nastro, questo si saturava producendo suoni distorti; i nastri in tal modo ottenuti venivano cuciti e fatti poi passare attraverso i registratori di Abbey Road in senso normale, al contrario e a velocità variabili, così da selezionare i più idonei. Questa tecnica, apparentemente casuale ed effimera, avrebbe invece aperto le porte alla musica dei decenni successivi impostata sulla ripetizione ciclica di frasi musicali.
    L’eredità artistica si affida anche alle copertine dei loro album, soprattutto Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band e Abbey Road. Quella di Sgt Pepper – ripresa fra gli altri artisti da Frank Zappa in We're Only in It for the Money – fu la prima copertina della storia del rock che si apriva a libro e che conteneva i testi di tutte le canzoni presenti nel disco. La copertina di Abbey Road è quella più parodiata da decine di gruppi musicali, fra i quali i Red Hot Chili Peppers.
    Con le loro doti creative e compositive, i Beatles sono riusciti a coniugare dei prodotti fruiti da un'ampia massa di consumatori delle età più varie – e perciò tendenzialmente di facile ascolto – con alcune opere sorprendentemente complesse e ricche di soluzioni originali. Secondo il giudizio di George Martin, Lennon e McCartney «sono stati i Cole Porter e George Gershwin della loro generazione», opinione confortata dal grande numero di cover dei loro brani che si sono susseguite negli anni, a conferma della validità del loro canzoniere e della loro influenza su gruppi delle generazioni musicali successive come i Queen e gli Oasis.


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    Francobollo dedicato allo "Yellow submarine"

    Le immagini che più simboleggiano l'impatto dei Beatles nella società del loro tempo sono le foto o i filmati di isteria collettiva che accompagnava i loro concerti e i loro trasferimenti nei logoranti tour da un continente all'altro, e queste scene testimoniano il fatto che il gruppo fu immediatamente un fenomeno musicale, commerciale e di costume di vastissima eco. Si diffusero gli stivaletti in pelle neri, gli abiti scuri abbottonati in alto e le zazzere a caschetto, nate al tempo dei loro concerti di esordio nei club dell'angiporto di Amburgo all'inizio degli anni sessanta.
    Al di là della beatlemania, i Beatles ebbero negli anni un influsso non solo strettamente musicale ma anche culturale, letterario, sociologico e mediatico. Oltre a innovare profondamente il panorama musicale degli anni sessanta, contribuirono all'evoluzione e all'affermazione di mode, costumi e stili di vita. Ad essi è associata la fioritura della Swinging London uscita dal buio del dopoguerra, con le minigonne a quadretti in bianco e nero inventate da Mary Quant, indossate da Twiggy ed esposte nei mercatini di Carnaby Street. E alla crescente popolarità del gruppo di Liverpool corrispose un vertiginoso aumento delle tirature delle riviste inglesi che si occupavano di musica.
    L'immagine dei Beatles si affermò oltre i confini della Gran Bretagna e fu contigua anche a manifestazioni culturali internazionali come la psichedelia, il Flower power e la cultura hippy; le copertine dei loro album diventarono esse stesse una forma d'arte e in più casi oggetto di imitazione, proprio mentre oltreoceano fioriva la Pop Art di Andy Warhol. In un rapporto dialettico, i Beatles influenzarono e al tempo stesso incarnarono la gioventù occidentale nella sua presa di coscienza, intesa in vari sensi: estetica (i capelli lunghi, gli abiti), artistica (le contaminazioni musicali con la musica indiana e la musica d'avanguardia), politica (il pacifismo, l'opposizione alla guerra del Vietnam), sociale (la sensibilità verso i temi dei diritti dei neri, dell'emancipazione femminile e dei diritti civili), culturale in senso ampio (il misticismo orientale, la filosofia indiana, l'uso delle droghe e le prese di posizione a favore della loro depenalizzazione, gli espliciti riferimenti al sesso), e queste influenze andarono nel tempo ben oltre lo scioglimento del complesso.
    Con l'autorevolezza che gli deriva dalla sua esperienza e competenza, il compositore statunitense Aaron Copland evidenzia l'ampio spettro dell'influenza culturale del gruppo quando individua nel fattore Beatles la chiave di comprensione del decennio che li vide diretti protagonisti:

    « Se volete conoscere gli anni Sessanta, ascoltate la musica dei Beatles »
    (Aaron Copland)

    E la testimonianza dello scrittore e pittore Carlo Levi può aiutare a capire meglio e a decifrare in maniera più approfondita il fenomeno Beatles:
    « Nei Beatles c'è un'eco di Stravinskij; sia negli uni che nell'altro vi è un languore che non si sa se attribuire più ad un'acerba giovinezza che ad un senso di mortale stanchezza »
    (Carlo Levi)

    A riprova dello spessore del loro lascito culturale, molte volte i Beatles, assieme o singolarmente, sono stati richiamati in opere musicali, cinematografiche, televisive e perfino ludiche ed è letteralmente impossibile citare ogni riferimento ai quattro musicisti. Quelli che seguono sono solamente alcuni esempi.
    I King Crimson, nel loro album Lizard del 1970, misero in musica gli ultimi difficili momenti della carriera del gruppo di Liverpool. La terza traccia, dal titolo Happy Family, tratteggia le personalità dei quattro Beatles attraverso taglienti allusioni, alcune evidenti, altre oscure e criptiche. Nelle liriche di Happy Family compaiono nell'ordine "brother Judas" (dietro cui si cela Paul McCartney), "uncle Rufus" (Ringo Starr), "cousin Silas" (George Harrison) e "nasty Jonah" (John Lennon). Il riferimento al gruppo è ancora più evidente se si osserva la copertina dell'album. Essa è formata da quadri collegati alle diverse tracce, e in quello in alto a destra sono riconoscibili i bozzetti dei quattro musicisti.
    Il musical Across the Universe, con colonna sonora basata sulle loro canzoni, contiene numerosissimi riferimenti ai Beatles.
    Una caricatura del gruppo sotto forma di avvoltoi appare nel film d'animazione Disney Il libro della giungla.
    Nella serie televisiva dei Simpsons compaiono, in forma di cartone animato
    Ringo Starr nell'episodio Spennellando alla grande (2ª Stagione).
    George Harrison nell'episodio Il quartetto vocale di Homer (5ª Stagione), che è un chiaro riferimento alla storia dei Beatles
    Paul McCartney Lisa la Vegetariana (7ª Stagione)
    John Lennon La paura fa novanta XIX nella seconda storia di Halloween Come fare carriera nella pubblici-morte si vede Lennon in paradiso che cavalca il "sottomarino giallo" (20ª Stagione)
    Tutti e quattro a bordo dello "Yellow Submarine" quando Lisa viene anestetizzata nella puntata Occhio per occhio, dente per dente (4ª Stagione) riferendosi a canzoni quali Lucy in the Sky with Diamonds e Help!
    Nella serie televisiva dei Griffin, nell'episodio speciale Something, Something, Something, Dark Side, compaiono i Beatles, sempre in forma di cartone animato, ma con lo stesso stile in cui sono disegnati nel film Yellow Submarine; la scena è, inoltre, un chiaro riferimento alla canzone Strawberry Fields Forever.
    Una parodia dei Beatles è comparsa in un episodio della serie a cartoni animati Mignolo e Prof., All You Need Is Nacchio, prodotto dalla Warner Bros. Il quartetto porta qui il nome "Feebles"; nel cartone animato, il topo Mignolo prende il posto del guru Maharishi con il nome di "Topo-Arishi"; mentre dispensa consigli strampalati e canta insieme ai Feebles, il Prof. provoca quello che sarebbe il primo incontro tra "Jim Lemon" e "Yoyo Nono". Nell'episodio si citano le canzoni I Am the Walrus, Magical Mystery Tour, All You Need Is Love, Yellow Submarine, She Loves You, Give Peace a Chance.
    Il film Backbeat del 1994 ritrae l'attività del gruppo nel periodo di Amburgo, concentrandosi sul primo bassista dei Beatles che lasciò la band proprio alla fine di quel periodo.
    Nel 2009, il publisher canadese EA ha pubblicato il videogioco The Beatles: Rock Band, dove è possibile ripercorrere le tappe più significative della carriera della band inglese suonando contemporaneamente chitarra, basso e batteria, oltre a cantare le loro canzoni.
    Il film Nowhere Boy del 2009 tratteggia l'adolescenza di John Lennon dal 1955 al 1960, la sua vita a «Mendips», i suoi rapporti tormentati con la zia Mimi e la madre Julia, e la nascita e lo sviluppo dei Quarry Men.



    I quattro componenti del gruppo erano:


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    Le cere dei quattro componenti del gruppo (da sinistra: Paul McCartney, Ringo Starr, John Lennon e George Harrison) al museo Madame Tussauds di Londra

    John Lennon (John Winston Lennon, Liverpool, UK, 9 ottobre 1940 - New York, USA, 8 dicembre 1980) - voce e cori, chitarra ritmica e acustica, armonica, pianoforte, organo e piano elettrico; talvolta chitarra solista e percussioni. Era – insieme a Paul McCartney – l'autore della maggior parte dei brani. Venne ucciso davanti al Dakota Building di New York, dove abitava, l'8 dicembre 1980 da Mark David Chapman, un suo squilibrato ammiratore.

    Paul McCartney (James Paul McCartney, Liverpool, UK, 18 giugno 1942) - voce e cori, basso, chitarra ritmica e acustica, pianoforte, piano elettrico e organo; talvolta chitarra solista. Condivide insieme a Lennon la paternità della stragrande maggioranza dei brani dei Beatles; dopo i Beatles fondò i Wings, scioltisi nel 1980, e continuando poi la sua carriera come solista. Particolare curioso: sua è la batteria in Back in the U.S.S.R., Dear Prudence, Martha My Dear, Mother Nature's Son e The Ballad of John and Yoko, brani registrati in assenza di Ringo Starr.

    George Harrison (Liverpool, UK, 25 febbraio 1943 - Los Angeles, USA, 29 novembre 2001) - voce e cori, chitarra solista, ritmica, acustica e slide; talvolta sitar, tastiere, sintetizzatore e percussioni. Suoi sono brani spesso innovativi e diversi dalla linea melodica del gruppo, come Don't Bother Me, Love You To, Within You Without You e The Inner Light, le ultime tre con sonorità indiane e orientali. Per i Beatles scrisse, anche le celebri While My Guitar Gently Weeps, Something e Here Comes the Sun. È morto il 29 novembre 2001 durante un soggiorno a Los Angeles (California) a causa di un carcinoma maligno.
    Ringo Starr (Richard Starkey, Liverpool, UK, 7 luglio 1940) - batteria e percussioni; talvolta voce solista, cori e tastiere. Compose durante la sua carriera nei Beatles due canzoni soltanto: Don't Pass Me By e Octopus's Garden (scritta durante un soggiorno in Sardegna). Non particolarmente dotato dal punto di vista vocale, ebbe riservata in quasi tutti gli album una traccia da interpretare. Oltre a cantare i pezzi di sua composizione, venne scelto come voce solista in Boys, I Wanna Be Your Man, Honey Don't, Act Naturally, What Goes On, Yellow Submarine, With a Little Help from My Friends, Good Night e in Matchbox, dell'EP Long Tall Sally. Rivelatosi particolarmente portato alla recitazione, fu il protagonista del film Help!, e mentre faceva ancora parte del gruppo recitò nel film The Magic Christian insieme a Peter Sellers.

    Altre personalità hanno affiancato i Beatles sia prima della loro esplosione che durante la loro attività. La stampa e i fan si sono incaricati di creare la figura del "quinto Beatle" come personaggio a cui accreditare una parte di rilievo nel percorso artistico e personale del gruppo: un appellativo di volta in volta attribuito a diverse figure che ruotarono intorno alla storia del gruppo, ciascuna di esse con la propria fisionomia, funzione e importanza.

    Le principali a buon diritto sono:
    Stuart "Stu" Sutcliffe (Stuart Fergusson Victor Sutcliffe, Edimburgo, UK, 23 giugno 1940 - Amburgo, Germania, 10 aprile 1962). Considerato a lungo il "Quinto Beatle", "Stu" Sutcliffe – figlio di un marinaio scozzese che si stabilì a Liverpool dopo la guerra – conobbe il coetaneo John Lennon alla scuola d'arte di quella città. Bassista della band, quando i Beatles nel 1961 tornarono in Inghilterra rimase ad Amburgo per continuare i suoi studi artistici e soprattutto per amore di Astrid Kirchherr, la fotografa e stilista tedesca che inventò le pettinature del gruppo e con la quale si era fidanzato. Nel 1962 un aneurisma cerebrale uccise il giovane Stu, che morì tra le braccia della sua fidanzata. Non fu mai trattato e considerato come amico da Paul, tant'è che fra i due nacquero spesso litigi. Nonostante tutto, fu proprio Stu a dare inconsapevolmente inizio alla moda del "Taglio Beatle", sperimentando per primo il nuovo quanto strano look; da lui copiò il resto dei Beatles. Divenne con il tempo uno fra i migliori amici di John, tant'è che questi, in sua memoria, volle inserire il suo volto sulla copertina dell'album Sgt Pepper.



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    Pete Best, 2006

    Pete Best (Peter Randolph Best, Madras, India, 24 novembre 1941). Batterista, era uno dei migliori strumentisti (nonché uno dei più famosi musicisti) di Liverpool. Molto del successo iniziale dei Beatles prima delle prime incisioni discografiche fu dovuto proprio alla sua notorietà. Per motivi mai del tutto chiariti, fu "licenziato" da John Lennon e Paul McCartney qualche settimana prima della messa sotto contratto da parte della Parlophone (agosto 1962). La responsabilità sembra potersi attribuire tuttavia a George Martin, che dopo il primo provino della band non era soddisfatto delle sue capacità. Il posto di Pete fu preso da Ringo Starr. Successivamente, pur non rimanendo mai del tutto fuori dalla scena musicale, si impiegò in un ufficio pubblico a Liverpool, dove rimase fino alla pensione. Nel 1995, dopo la pubblicazione da parte dei Beatles superstiti di alcuni brani inediti che lo vedevano alla batteria, pare che Pete Best sia stato gratificato di un assegno dell'ordine del milione di sterline, risarcimento postumo per il licenziamento imprevisto di più di trent'anni prima.
    Brian Epstein (Brian Samuel Epstein, Liverpool, UK, 19 settembre 1934 - Londra, UK, 27 agosto 1967), di origini ebraiche, titolare di un negozio di dischi a Liverpool, fu lo "scopritore" del complesso, di cui diventò manager alla fine del 1961. Visse nel tormento di non essere pienamente accettato nel mondo musicale e nella sfera dei discografici a causa della sua omosessualità, per la quale erano a quel tempo previsti l'arresto e il carcere, o la reclusione in una clinica psichiatrica. Quando Lennon venne a sapere che era in corso la stesura per un libro sulla sua vita, scherzò pesantemente sul titolo, A Cellarful of Noise, che John parodiò in A Cellarful of Boys. Curò gli interessi del gruppo (talvolta in modo avventato e inesperto) fino alla morte, avvenuta per overdose di medicinali.

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    Billy Preston, 1974


    George Martin (Londra, UK, 3 gennaio 1926) fu il produttore di tutti gli album dei Beatles (con l'eccezione di Let It Be). Di formazione classica, è considerato da molti la persona che fu capace di tradurre le idee dei quattro – incapaci di leggere e scrivere la musica – negli arrangiamenti divenuti storici e nell'innovativa tecnica del suono. Martin ha in parte il merito del successo dei Beatles, comportandosi nei loro confronti come un padre, talvolta generoso e talvolta rude. Collaborò anche con i Beach Boys.
    Billy Preston (William Everett Preston, Houston, Texas, USA, 9 settembre 1946 - Scottsdale, Arizona, USA, 5 giugno 2006). Musicista di matrice jazz-blues, nell'aprile del 1962 era il tastierista quindicenne del gruppo di Little Richard, ed ebbe modo di familiarizzare con i Beatles allo Star-Club di Amburgo dove si esibivano entrambe le formazioni. Alla fine degli anni sessanta suonò col quartetto di Liverpool in particolare nell'album Let It Be nei brani Let It Be, I Me Mine e I've Got a Feeling, partecipando anche al film documentario dell'ultimo concerto dei Beatles. Preston collaborò inoltre (con un ruolo abbastanza limitato) anche nell'album Abbey Road in particolare in I Want You (She's So Heavy) e Something. È stato l'unico musicista con il quale i Beatles abbiano condiviso il nome sull'etichetta di un disco: il singolo Get Back (1969), infatti, figura eseguito da «I Beatles con Billy Preston». Dopo lo scioglimento dei Beatles, Billy continuerà a collaborare con Harrison; lo troviamo in My Sweet Lord e George, a sua volta, è presente in molti pezzi dell'album Encouraging Words. Preston inoltre diede un notevole contributo e partecipò nel 1971 al tour del Concerto per il Bangladesh e nel 2002, dopo la morte di Harrison, per il Concert for George. Preston collaborò in alcuni singoli anche con John Lennon e Ringo Starr.

    Inoltre, fra i musicisti che contribuirono alla vita del gruppo sono meritevoli di citazione:

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    I Beatles con Jimmy Nicol (a destra)

    Andy White (Glasgow, 1930). Batterista professionista, session-man della EMI. A quei tempi poteva capitare che il ruolo di batterista venisse assunto nelle registrazioni in studio da un turnista, e siccome George Martin, dopo la prova del 4 settembre del 1962 non aveva apprezzato il lavoro di Ringo alla batteria, per la seduta della settimana successiva chiamò Andy White a incidere la batteria in Love Me Do e in P.S. I Love You, mentre Ringo fu dirottato a suonare il tamburello. La batteria nella versione di Love Me Do dell'LP Please Please Me è quella incisa da Andy White. L'incisione con Ringo alla batteria – quella effettuata il 4 settembre – rimane nel 45 giri dello stesso pezzo.
    Jimmy Nicol (Liverpool, UK, 3 agosto 1939). Batterista. Abbastanza noto sulla scena di Liverpool, fu scelto da George Martin, di comune accordo con i Beatles ma con qualche riluttanza soprattutto da parte di George Harrison, per sostituire Ringo Starr, operato alle tonsille, durante il tour mondiale del 1964. Nicol si esibì nei concerti di Copenaghen, Hong Kong, e nei primi due concerti australiani tenuti ad Adelaide. Sua l'espressione ricorrente "It's getting better", che ha dato titolo all'omonimo brano incluso in Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band.
    Infine i fedeli e assidui collaboratori, spesso trascurati dalle luci dei riflettori, ma fondamentali per il gruppo:
    Neil Stanley Aspinall (Prestatyn, 13 ottobre 1941 - New York, 24 marzo 2008). Amico d'infanzia di Paul McCartney e George Harrison, diventò capo della casa discografica Apple Records, fondata dai Beatles. Inizialmente fu loro autista prima dell'assunzione di Mal Evans, assistente personale e roadie del gruppo.
    Malcolm Evans detto Mal (Liverpool, 27 maggio 1935 - Los Angeles, 5 gennaio 1976). Autista, guardia del corpo e roadie tuttofare dei Beatles dagli inizi fino al 1970. Tragicamente scomparso il 5 gennaio 1976 nel suo appartamento a Los Angeles dove venne ucciso per errore dalla polizia.
    Alistair Taylor (Runcorn, 21 giugno 1935 - Chesterfield, 9 giugno 2004). Soprannominato “Mr Fixit” per la mole e la varietà di incarichi affidatigli per conto dei Beatles, nel 1968 divenne general manager della Apple Corps. Cessò i rapporti con i quattro musicisti l'anno successivo, a seguito del suo licenziamento.
    Derek Taylor (Liverpool, 7 maggio 1932 - Sudbury (Suffolk), 8 settembre 1997). Giornalista, scrittore e critico teatrale britannico. Conosciuto soprattutto per il suo lavoro come addetto all'ufficio stampa dei Beatles. Continuò a lavorare per Lennon anche dopo la fine della band.



    Album

    Nella lista degli album inglesi si comprende per tradizione il doppio EP Magical Mystery Tour, che in USA uscì come album con l'aggiunta di brani già pubblicati su singolo: tale versione è alla base dell'edizione su compact disc.
    Tutti i dischi fino a Magical Mystery Tour uscirono su etichetta Parlophone. Dal White Album in poi uscirono su etichetta Apple, di proprietà degli stessi Beatles, distribuita dalla EMI.

    Please Please Me - 22 marzo 1963
    With the Beatles - 22 novembre 1963
    A Hard Day's Night - 10 luglio 1964
    Beatles for Sale - 4 dicembre 1964
    Help! - 6 agosto 1965
    Rubber Soul - 3 dicembre 1965
    Revolver - 5 agosto 1966
    Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - 1º giugno 1967
    Magical Mystery Tour (doppio extended play) - 8 dicembre 1967
    The Beatles (doppio LP, più noto col nome di The White Album) - 22 novembre 1968
    Yellow Submarine - 13 gennaio 1969
    Abbey Road - 26 settembre 1969
    Let It Be - 8 maggio 1970



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    Immagine tratta dal trailer distribuito in USA del film Help!

    Fin dagli esordi, la personalità dei quattro e l'immagine mediatica che li aveva resi famosi ispirarono la possibilità di sfruttare anche cinematograficamente la notorietà del complesso.
    Nacquero così due pellicole, A Hard Day's Night (1964) e Help! (1965), entrambe firmate da Richard Lester. Il noto regista fu capace di ricavare da un fenomeno all'epoca ancora potenzialmente effimero come la Beatlemania un'opera, la prima, molto apprezzata dalla critica; il secondo film, se pur permeato di ironia e umorismo nonsense tipico del gruppo, ha lasciato una traccia meno importante dal punto di vista cinematografico.
    La successiva incursione del gruppo nella celluloide fu con un anarchico e scombussolato film per la televisione, Magical Mystery Tour, diretto dai Beatles e andato in onda il giorno di Santo Stefano del 1967. Gli ascolti e le critiche furono molto deludenti, anche se il film è stato in parte rivalutato per l'interesse storico e documentario. Il progetto, nato dopo la morte di Brian Epstein, soffre di una mancanza di direzione: alcune voci critiche ritengono che sia stato un progetto essenzialmente di Paul, che non aveva idea della complessità di un simile lavoro.
    Dopo il fiasco della pellicola Magical Mystery Tour, il film seguente, Yellow Submarine, fu considerato dai quattro solo un adempimento contrattuale nel quale perciò inizialmente non si sentirono coinvolti. Al lungometraggio, diretto da George Dunning per la parte d'animazione e da Dennis Abey per le sequenze dal vivo, i Beatles si limitarono a fornire solo quattro nuovi brani (alcuni dei quali erano scarti delle sessioni per dischi precedenti). Ciononostante il film, uscito nel 1968, ebbe un grande successo e segnò una tappa importante per il cinema d'animazione.
    L'ultimo film dei Beatles – Let It Be - Un giorno con i Beatles – corrisponde a quello che fu il loro ultimo concerto. Il documentario è stato diretto da Michael Lindsay-Hogg nel 1969 ed ha avuto un'irregolare distribuzione nell'aprile 1970, dopo cioè lo scioglimento informale del gruppo.




    Videografia


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    Scorcio di Knole Park, location del video di Strawberry Fields Forever


    I Beatles iniziarono a girare video musicali, per diffonderli mediante le reti televisive di tutto il mondo, fin dal 1965 con Day Tripper e We Can Work It Out. Ciò che li spinse a diffondere le loro canzoni sotto forma di video musicale fu l'impossibilità di apparire ovunque venissero invitati: fu così che decisero di adottare, grazie anche all'estro del manager Brian Epstein e del produttore George Martin, la diffusione di canzoni in video. Il primo videoclip della storia della musica inteso come tale è Paperback Writer, del 1966, seguito da Rain, dello stesso anno, entrambi girati in una serra. Fu per allora una soluzione innovativa che col tempo diventò una prassi per la promozione di prodotti musicali, usata in special modo da alcuni canali televisivi.
    Peter Goldmann, nome suggerito da Klaus Voormann, è il regista svedese che diresse i video promozionali di Strawberry Fields Forever e Penny Lane. Per la prima composizione, il 30 e 31 gennaio 1967 la troupe riprese i Beatles nel Knole Park a Sevenoaks, in un'area del Kent di proprietà del National Trust, creando un'atmosfera surreale che bene si addiceva al brano. Per Penny Lane, lo storico luogo di Liverpool venne ricostruito il 5 febbraio riprendendo il gruppo nell'East End londinese; poi, in fase di montaggio, queste scene si alternarono alle riprese di alcuni scorci della reale Penny Lane.
    Il 10 febbraio, Tony Bramwell coordinò le riprese di uno dei momenti più alti della creatività del gruppo, l'orchestra di 40 elementi che eseguiva il crescendo per A Day in the Life. Il filmato, di valore storico, apparve solo dopo quasi trent’anni, in occasione della pubblicazione dell'Anthology.
    Dopo un assemblaggio di videolclip per promuovere Lady Madonna, il successivo video promozionale fu girato nel settembre 1968 dal regista Michael Lindsay-Hogg negli studi di posa di Twickenham per pubblicizzare un altro singolo, Hey Jude/Revolution. I filmati ebbero passaggi alla TV britannica, principalmente da parte della BBC, mentre la NBC li trasmise negli Stati Uniti.
    Altre riprese dei Beatles a Twickenham vennero intercalate alle scene del matrimonio e della luna di miele di John Lennon e Yoko Ono per promuovere il singolo The Ballad of John and Yoko, e infine un collage di spezzoni di scene campestri in cui figuravano individualmente i quattro Beatles venne montato sotto la supervisione di Neil Aspinall per lanciare Something.



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    Il London Palladium (2009)


    Oltre alle esibizioni dal vivo nella classica forma delle tournée, i Beatles devono larga parte della loro popolarità alle loro apparizioni televisive, ospitati e supportati inizialmente dai canali indipendenti. La prima volta che fecero la loro comparsa in TV risale al 17 ottobre 1962, nel programma della Granada TV People and Places (dove sarebbero tornati altre volte). Fu poi la volta di Discs A Gogo, della TWW (Television Wales and the West) e Tuesday Rendevouz della stazione ITV, entrambe nel dicembre 1962.
    Il 13 gennaio 1963 i Beatles esordirono nella popolare trasmissione di musica pop Thank Your Lucky Stars, della ABC Television di Birmingham, che li avrebbe accolti altre sette volte. ABC At Large li vide nel marzo per la prima volta impegnati in un'intervista a fianco di Brian Epstein e il mese successivo di nuovo alla Granada TV nella prima di una serie di esibizioni al programma Scene At 6.30. Nello stesso mese, finalmente anche la BBC aveva puntato i riflettori sul gruppo, ospitandoli nello spettacolo The 625 Show. Ad agosto fu la volta della Southern Television, per il programma musicale Day By Day e successivamente per un documentario sul Mersey Beat; e il 4 ottobre li vide debuttare nella trasmissione di successo Ready, Steady, Go! L'esibizione del gruppo al Val Parnell's Sunday Night at the London Palladium, trasmessa in diretta il 13 ottobre 1963 e seguita da quindici milioni di spettatori, rappresenta un punto di svolta non solo nella musica britannica. A quella trasmissione, nella quale i Beatles alternarono musica e gag conquistando il pubblico, si fa risalire secondo molti critici la nascita del termine “Beatlemania”.

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    McCartney, Harrison e Lennon con la cantante Lill-Babs alla televisione svedese (ottobre 1963)


    Fu la Sveriges Television la prima stazione estera che ospitò il gruppo – in tournée in Svezia – a fine ottobre, nel programma Drop In. Il 10 novembre la TV inglese mandò in onda la registrazione del Royal Variety Performance, in cui assieme ad altri artisti i Beatles si erano esibiti la settimana precedente al cospetto della Regina Madre, della principessa Margaret e di Lord Snowdon. In quella circostanza, rispetto al Sunday Night at the London Palladium di appena un mese prima l'audience televisiva quasi raddoppiò, raggiungendo un numero di spettatori stimato in ventisei milioni.
    Ormai divenute celebrità corteggiate, furono protagonisti di svariate altre apparizioni a rotocalchi televisivi locali, trasmissioni per teenager, video promozionali, interviste e programmi pop. Da ricordare il ritorno al Val Parnell's Sunday Night at the London Palladium, a distanza di tre mesi e con il compenso per l'esibizione addirittura quadruplicato, le apparizioni in TV negli Stati Uniti durante i loro tour del 1964 e 1965 – fra le quali quelle al celebre Ed Sullivan Show – e in Australia dove si trovavano in tournée; la loro puntata a Liverpool, seguiti da Granada TV e BBC 1, la partecipazione negli studi della BBC a Top of the Pops nel giugno del 1966, due concerti dal vivo ripresi e trasmessi dalle televisioni tedesca e giapponese a metà anno, fino alla partecipazione allo spettacolo “Our World”, il primo programma televisivo in diretta planetaria, il 25 giugno 1967. Si calcola che la trasmissione, in collegamento satellite con ventisei nazioni, fu vista da 350 milioni di persone (150 milioni secondo Roy Carr). In quell'occasione i Beatles cantarono All You Need Is Love, accompagnati dal pubblico di cui facevano parte anche Mick Jagger, Keith Richards, Graham Nash, Eric Clapton e Keith Moon.
    Oltre a qualche altra apparizione, la lista non contempla la primissima volta che il gruppo apparve alla TV. Si trattò del Carroll Levis Discoveries TV Show, trasmesso dalla Granada TV nel giugno del 1959. Nella circostanza il gruppo non si era presentato come Beatles – nome di là da venire – ma come Johnny and the Moondogs.


    Premi e riconoscimenti

    1963, 27 dicembre. Il Times definisce Lennon e McCartney «i compositori inglesi più eccezionali del 1963», sottolineando che i loro pezzi «costituiscono gli esempi più estrosi e inventivi dello stile che si è andato sviluppando nel Merseyside negli ultimi anni.».
    1963, a fine anno il periodico New Musical Express, a seguito di un sondaggio coi propri lettori, li proclama il gruppo musicale numero 1 al mondo.
    1965, 26 ottobre. I Beatles sono insigniti dell'Ordine dell'Impero Britannico.
    1998, 8 giugno. La rivista Time li inserisce tra le 100 personalità più importanti e influenti del XX secolo, definendoli "la più sorprendente rock-'n'-roll band al mondo".
    Nel 2004 i Beatles sono inseriti nella Vocal Group Hall of Fame.
    Nel 2004 la rivista Rolling Stone colloca quattro dei loro album nei primi dieci della lista dei 500 più grandi album di tutti i tempi.
    2005, ottobre. La rivista Variety colloca i Beatles in prima posizione fra le 100 più rilevanti icone del XX secolo.
    2008, 11 settembre. La rivista Billboard li pone al primo posto nella classifica basata sulla permanenza dei singoli nella Single Chart americana nel periodo dal 1958 al 2008.
    A loro è dedicata una stella nella Hollywood Walk of Fame.
    Secondo la RIAA, nessun altro artista ha venduto più album negli Stati Uniti (106 milioni).

    Grammy Award

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    Poster EMI in occasione dei Grammy Awards del 1964

    Un Grammy Award è stato attribuito a ciascuna delle opere citate e/o a ognuno dei seguenti artisti:
    A Hard Day’s Night quale migliore interpretazione vocale dell'anno (1964)
    The Beatles quali migliori artisti esordienti (1964)
    Paul McCartney per Eleanor Rigby quale migliore interpretazione vocale contemporanea (1966)
    John Lennon e Paul McCartney quali compositori di Michelle, miglior canzone dell'anno (1966)
    Klaus Voormann quale miglior grafico per la copertina dell'album Revolver (1966)
    Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band quale miglior album dell'anno (1967)
    Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band quale miglior disco contemporaneo (1967)
    Geoff Emerick quale miglior ingegnere dei suoni per Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967)
    Geoff Emerick e Phil McDonald quali migliori ingegneri dei suoni per Abbey Road (1969)
    Let It Be quale migliore colonna sonora (1970)
    Free as a Bird quale migliore interpretazione vocale dell'anno (1996)
    Free as a Bird quale miglior videoclip breve (1996)
    The Beatles Anthology quale miglior videoclip lungo (1996)
    George Martin e Giles Martin per LOVE quale miglior compilation della colonna sonora (compilation di brani dei Beatles) di film (2007)
    George Martin e Giles Martin per LOVE quale miglior album surround (2007)

    Recording Academy Grammy Hall of Fame Award

    Un Recording Academy Grammy Hall of Fame Award è stato attribuito a ciascuna delle opere citate:
    l'album Sgt Pepper's Lonely Heart Club Band (1993)
    l'album Abbey Road (1995)
    il singolo Yesterday (1997)
    il singolo I Want to Hold Your Hand (1998)
    il singolo Strawberry Fields Forever (1999)
    l'album Revolver (1999)
    il singolo Eleanor Rigby (2000)
    l'album A Hard Day’s Night (2000)
    l'album Rubber Soul (2000)
    il singolo Hey Jude (2001)
    l'album Meet the Beatles! (2001)
    l'album The Beatles (White Album) (2002)
    il singolo Let It Be (2004)
    il singolo Help! (2008)

    Ivor Novello Award

    Un Ivor Novello Award è stato attribuito ai Beatles e a ciascuna delle opere citate:
    The Beatles nel 1964 per il più importante contributo alla musica britannica del 1963
    She Loves You quale canzone più diffusa nel 1963
    She Loves You quale disco più venduto nel 1963
    I Want to Hold Your Hand quale secondo disco più venduto nel 1963
    All My Loving quale seconda canzone più importante dell'anno 1963
    Michelle quale canzone più suonata nel 1966
    Yellow Submarine quale singolo più venduto nel 1966
    She's Leaving Home quale migliore canzone britannica del 1967
    She's Leaving Home quale miglior musica del 1967
    She's Leaving Home quale miglior testo del 1967
    Hello Goodbye quale secondo disco più venduto nel 1967
    Hey Jude quale singolo più venduto in Gran Bretagna nel 1968
    Get Back quale singolo britannico più venduto (1972)
    Ob-La-Di Ob-La-Da quale canzone più richiesta alla radio (1972)

    Cinema


    Special Award, New York Film Critics Circle Awards, attribuito a Yellow Submarine quale miglior lungometraggio di animazione (1968)
    Special Award, National Society Film Critics Awards, USA, attribuito a George Dunning per il film Yellow Submarine (1969)
    Premi Oscar 1971: Oscar alla migliore colonna sonora per il film Let It Be - Un giorno con i Beatles (1969)



    da Wikipedia





    Beatles, a novembre la nuova raccolta del Live alla Bbc


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    37 performance mai pubblicate prima d'ora e 23 registrazioni di dialoghi della band
    È in uscita un nuovo doppio Cd e Lp in vinile da collezione con 40 registrazioni tratte dalle esibizioni dei Beatles nel 1963 e 1964 alla Bbc Radio.

    È il seguito ideale di "Live at the Bbc" del 1994, che ottenne consensi in tutto il mondo, raggiungendo il primo posto della classifica inglese e il terzo posto della classifica americana e vendendo più di cinque milioni di copie in sole sei settimane.

    A compendio della prima raccolta, verrà pubblicato l'11 novembre (con uscita il 12 novembre in Italia) "On Air - Live at the Bbc Volume 2" in doppio cd e in vinile da 180 grammi con booklet di 48 pagine.

    Le 63 tracce di"'On Air", nessuna delle quali presente nella prima raccolta, comprendono 37 performance mai pubblicate prima d'ora e 23 registrazioni di dialoghi negli studi tra i membri della band e i presentatori della Bbc.
    Per l'occasione, lo stesso giorno verrà ripubblicata in edizione rimasterizzata la raccolta "Live at the Bbc" del 1994. Questa prima collezione contiene un tesoro ritrovato di ben 30 canzoni suonate per la radio ma mai registrate su disco negli anni '60.

    Negli studi della British Broadcasting Corporation, i Beatles si esibirono per una quantità di programmi radiofonici e la nuova raccolta testimonia il sound della band cogliendo l'attimo in cui suonavano per la loro nazione.

    Tra marzo del 1962 e giugno del 1965, non meno di 275 performance dei Beatles vennero trasmesse dalla BBC nel Ragno Unito. La band suonò in ben 39 programmi radiofonici solo nel 1963. Il 16 luglio del 1963, loro giorno più impegnativo alla BBC, i Beatles registrarono 18 canzoni per tre puntate del programma 'Pop Go The Beatles' in meno di sette ore.

    «Si tende a dimenticare che noi eravamo una band di grandi lavoratori - ha detto Ringo Starr nel 1994 - c'è quel suono monofonico, non c'erano sovraincisioni. Noi eravamo lì e questo è tutto. È molto eccitante sentire quelle registrazioni».

    Eccitato nel riascoltare queste registrazioni, Paul McCartney ha dichiarato: «C'è molta energia e molto spirito. Lo facevamo per quello senza trattenerci e cercando sempre di realizzare la migliore esibizione della nostra vita».



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    Beatles, 226mila euro per una "Sgt Pepper's" autografata

    La copia dell'album è stata battuta all'asta a Dallas
    Una copia autografata da tutti i 4 Beatles dell'album "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" (ascolta l'album integrale) del 1967 è stato battuta all'asta a Dallas alla cifra record di 290.500 dollari (circa 226,7mila euro).

    L'album, che si apre a metà, nella pagina centrale ritrae Paul McCartney, John Lennon, George Harison e Ringo Star nelle fantasiose uniformi della "Banda dei cuori solitari del sergente Pepper".

    Ogni artista ha posto la firma accanto alla propria immagine rendendo l'oggetto un "must" irresistibile per un misterioso collezionista americano che se lo è aggiudicato. La stima iniziale era di soli 30.000 dollari.





    fonte: nostalgia.it
     
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    Discografia



    La discografia ufficiale si basa sulle edizioni inglesi degli album (spesso venivano modificati e rititolati per l'uscita in USA), che sono alla base delle riedizioni in compact disc. Data la rarità di apparecchi stereofonici, i Beatles e il loro produttore George Martin si applicarono tardi a produrre master stereofonici dei brani. Così i primi quattro album furono pubblicati in mono, e fino al 2009 anche i CD da essi ricavati sono monofonici.
    Molti singoli contengono brani di grande importanza e fama non usciti su album. La EMI ha provveduto a rendere reperibili tutti i singoli su CD con due raccolte. Al catalogo ufficiale si aggiungono alcune raccolte che si distinguono dalle altre (mere ricompilazioni di brani già editi) per alcune caratteristiche particolari. Vanno ricordati i due doppi album: 1962-1966 (noto come The Red Album) e 1967-1970 (noto come The Blue Album), cui vanno aggiunti i due album Past Masters, Volume One e Past Masters, Volume Two. In questo modo, con gli album "inglesi" si hanno a disposizione tutte le canzoni dei Beatles non pubblicate su questi.
    Il 9 settembre 2009 l'intero catalogo dei Beatles è stato riproposto in versione CD in seguito a un processo di rimasterizzazione digitale durato quattro anni. Le edizioni stereo di tutti i dodici album originali (versione inglese), Magical Mystery Tour e una coppia di CD dei Past Masters sono stati riproposti sia individualmente sia in forma di raccolta. Una seconda raccolta comprende tutte le tracce mono.


    Album studio

    Nella lista degli album inglesi si comprende per tradizione il doppio EP Magical Mystery Tour, che in USA uscì come album con l'aggiunta di brani già pubblicati su singolo: tale versione è alla base dell'edizione su compact disc.
    Tutti i dischi fino a Magical Mystery Tour uscirono su etichetta Parlophone. Dal White Album in poi uscirono su etichetta Apple, di proprietà degli stessi Beatles, distribuita dalla EMI.

    Please Please Me - 22 marzo 1963
    With the Beatles - 22 novembre 1963
    A Hard Day's Night - 10 luglio 1964
    Beatles for Sale - 4 dicembre 1964
    Help! - 6 agosto 1965
    Rubber Soul - 3 dicembre 1965
    Revolver - 5 agosto 1966
    Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - 1º giugno 1967
    Magical Mystery Tour (doppio extended play) - 8 dicembre 1967
    The Beatles (doppio LP, più noto col nome di The White Album) - 22 novembre 1968
    Yellow Submarine - 13 gennaio 1969
    Abbey Road - 26 settembre 1969
    Let It Be - 8 maggio 1970

    45 giri

    I 45 giri originariamente pubblicati furono monofonici fino a Get Back. The Ballad of John & Yoko fu il primo singolo uscito in versione stereo.
    Tutti i singoli fino a Lady Madonna uscirono su etichetta Parlophone. Da Hey Jude in poi uscirono su etichetta Apple Records, di proprietà degli stessi Beatles, distribuita dalla EMI. Le canzoni totali effettive dei Beatles sono 203; la quasi totalità delle canzoni è di proprietà delle Edizioni musicali Northern Songs.
    Precedente ai 45 giri ufficiali è My Bonnie/The Saints, pubblicato nel 1961 in Germania dalla Polydor (numero di catalogo: 1024 673); si tratta in realtà di un disco del cantante Tony Sheridan, accompagnato dai Beatles (in questa occasione con la denominazione "The Beat Brothers").

    Love Me Do/P.S. I Love You - 5 ottobre 1962
    Please Please Me/Ask Me Why - 11 gennaio 1963
    From Me to You/Thank You Girl - 11 aprile 1963
    She Loves You/I'll Get You - 23 agosto 1963
    I Want to Hold Your Hand/This Boy - 29 novembre 1963
    Can't Buy Me Love/You Can't Do That - 20 marzo 1964
    A Hard Day's Night/Things We Said Today - 10 luglio 1964
    I Feel Fine/She's a Woman - 27 novembre 1964
    Ticket to Ride/Yes It Is - 9 aprile 1965
    Help!/I'm Down - 23 luglio 1965
    We Can Work It Out/Day Tripper (doppio lato A) - 3 dicembre 1965
    Paperback Writer/Rain - 10 giugno 1966
    Eleanor Rigby/Yellow Submarine (doppio lato A) - 5 agosto 1966
    Strawberry Fields Forever/Penny Lane (doppio lato A) - 17 febbraio 1967
    All You Need Is Love/Baby You're a Rich Man - 7 luglio 1967
    Hello Goodbye/I Am the Walrus - 24 novembre 1967
    Lady Madonna/The Inner Light - 15 marzo 1968
    Hey Jude/Revolution - 30 agosto 1968
    Get Back/Don't Let Me Down - 11 aprile 1969
    The Ballad of John and Yoko/Old Brown Shoe - 30 maggio 1969
    Something/Come Together (doppio lato A) - 31 ottobre 1969
    Let It Be/You Know My Name (Look Up the Number) - 6 marzo 1970


    Raccolte

    The Beatles 1962-1966 - 19 aprile 1973
    The Beatles 1967-1970 - 19 aprile 1973
    Le prime raccolte dopo lo scioglimento del gruppo, conosciute anche come il "doppio rosso" e il "doppio blu".
    The Beatles Rock'n'Roll Music - 10 giugno 1976
    Raccolta di soli brani rock estrapolati dagli album ufficiali dei Beatles, compresi quelli non composti da loro, ma ugualmente eseguiti e pubblicati. Un album doppio con la peculiarità di una copertina argentata dove compaiono i Beatles visti frontalmente sul davanti e di schiena sul retro.
    Rarities - 2 dicembre 1978 (Regno Unito); 24 marzo 1980 (U.S.A.)
    Hey Jude - 11 maggio 1979
    Past Masters, Volume One - 7 marzo 1988 (periodo 1962-1966)
    Past Masters, Volume Two - 7 marzo 1988 (periodo 1967-1970)
    Compilation nate con lo scopo di rendere disponibile su CD tutte le canzoni non pubblicate all'interno di album dal 1962 al 1970. Contengono tutti i singoli (comprese le versioni alternative di Get Back e Let It Be), le versioni in tedesco di She Loves You e I Want To Hold Your Hand, i 4 brani dell'EP Long Tall Sally del 1964 e la versione originale di Across The Universe, originariamente uscita in No One's Gonna Change Our World, una compilation benefica di artisti vari.
    Anthology 1 - 21 novembre 1995 (periodo 1958-1964)
    Anthology 2 - 18 marzo 1996 (periodo 1965-1968)
    Anthology 3 - 28 ottobre 1996 (periodo 1968-1970)
    Materiale inedito, frammenti di conversazioni, versioni alternative e di prova di brani dall'intera carriera del gruppo. A differenza di analoghe operazioni, l'interesse storico è molto alto, perché è possibile seguire spesso l'evoluzione di un brano e il metodo di lavoro del gruppo, grazie anche alle note di copertina. Sono presenti anche i due "nuovi" brani incisi dal gruppo: Free As a Bird e Real Love, ottenuti con sovraincisioni su registrazioni domestiche di John Lennon fornite dalla vedova Yoko Ono.
    Yellow Submarine Songtrack - 13 settembre 1999
    Non è una riedizione della colonna sonora, ma la compilation di tutte le canzoni presenti nel film (riproposto in quell'anno nelle sale in versione restaurata), per l'occasione remixate dai nastri originali.
    The Beatles 1 - 13 novembre 2000
    Compilation con le 27 canzoni da singolo che raggiunsero la vetta della classifica. Non ci sono inediti, ma tutti i brani sono stati rimasterizzati, per una qualità superiore a quella degli album editi in CD nel 1988.
    Let It Be... Naked - 17 novembre 2003
    Riedizione dell'ultimo album pubblicato, nella forma in cui Paul McCartney intendeva inizialmente, senza l'intervento di Phil Spector (che modificò interi brani su mandato di George Harrison e John Lennon, mesi dopo che il progetto era stato abbandonato). L'aderenza all'idea originaria, viste anche le note di Lewisohn e le Anthology, è stata messa in dubbio da molti critici ed esperti.
    LOVE - 20 novembre 2006
    Una raccolta di 26 canzoni editate e remixate attraverso le registrazioni originali degli Abbey Road Studios da George Martin (detto anche il "quinto Beatle") e il figlio Giles sotto richiesta di Paul McCartney, Ringo Starr e dalle signore Lennon e Harrison. L'album uscito in collaborazione con il Cirque du Soleil, risulta essere pieno di sorprese, un album che tenderà ad essere un'icona delle collezioni dei Beatles, tra l'altro primo album in qualità dolby digital 5.1.. Nella sua produzione George Martin ha riversato la sua profonda conoscenza e il suo sconfinato amore per la musica dei Beatles.

    Live

    Escludendo i bootlegs, solo due album restano delle registrazioni dei loro concerti dal vivo:
    Live! at the Star-Club in Hamburg, Germany; 1962 - 1º maggio 1977
    Contiene 27 canzoni registrate mediante un magnetofono da Kingsize Taylor, cantante dei Dominoes di Liverpool che si esibivano negli stessi giorni ad Amburgo. I nastri furono acquistati da un ex manager dei Beatles, Allan Williams, dopo lo scioglimento del gruppo e pubblicati dalla RCA. La qualità del disco è quindi pari a un bootleg ma l'atmosfera e l'energia che si percepiscono sono esplosive.
    The Beatles at the Hollywood Bowl - 6 maggio 1977: per maggiori informazioni vedi l'apposita voce.
    Live at the BBC - 30 novembre 1994
    69 brani registrati dal vivo per vari show della BBC. Importante perché unico documento ufficiale dal vivo (escludendo i brani di Let It Be - Un giorno con i Beatles), e perché contiene alcune canzoni scritte ed eseguite solo qui, prima di essere cedute ad altri artisti.
    Vale comunque la pena citare anche il film sul concerto allo Shea Stadium:
    The Beatles at the Shea Stadium - 1965
    Il 15 agosto 1965 i Beatles si esibirono a New York davanti a 55.600 spettatori deliranti nel più grande concerto mai tenuto fino ad allora. L'evento fu eccezionalmente ripreso in un documentario per la TV di 48 minuti. Esistono due bootlegs con questo titolo, uno dei quali però contiene solo sei brani e per giunta registrati non allo Shea Stadium, bensì all'Hollywood Bowl!


    Discografia italiana

    In Italia le emissioni discografiche dei Beatles furono curate dalla Parlophon (che era distribuita dalla Carisch), e differiscono da quelle inglesi sia per i titoli degli album che per gli abbinamenti delle canzoni dei 45 giri, oltre che per le copertine; The Beatles in Italy è invece un album pubblicato solo in Italia in occasione del tour del complesso, e per questo motivo molto ricercato dai collezionisti internazionali.
    Dopo il successo dei primi 45 giri, la Bluebell, distributrice in Italia dell'etichetta statunitense Vee Jay Records, pubblicò due 45 giri di cui la casa americana aveva ottenuto la licenza per gli Stati Uniti, ma la diffusione di essi fu ostacolata dalla Parlophon, che deteneva i diritti per l'Italia, e dalla Carisch che la distribuiva.
    Con il passaggio alla Apple, le differenze tra le emissioni in parte si ridurranno, anche se l'etichetta continuerà, in Italia, la numerazione di catalogo della Parlophon; inoltre il catalogo della Parlophon passò, con la fusione delle varie case discografiche originali nella EMI Italiana, a quest'ultima etichetta, che ha ripubblicato quindi i dischi dei Beatles uniformandosi alle uscite inglesi.
    Alla fine del 1963, con la pubblicazione dei primi 45 giri Italia, le prime recensioni curiosamente paragonarono i Beatles a degli imitatori di Peppino Di Capri e i suoi Rockers (ad esempio quella sul Radiocorriere TV), non cogliendo quindi l'elemento di novità del gruppo.

    33 giri

    I primi quattro album, pubblicati in mono su etichetta rossa, vennero in seguito ristampati in versione stereo con l'etichetta nera e la sigla del numero di catalogo preceduta da una S

    1963: The Beatles (Parlophon, PMCQ 31502)
    1963: I favolosi Beatles (Parlophon, PMCQ 31503)
    1964: Tutti per uno (Parlophon, PMCQ 31504)
    1964: Beatles for Sale (Parlophon, PMCQ 31505)
    1965: The Beatles in Italy (Parlophon, PMCQ 31506)
    1965: Aiuto! (Parlophon, PMCQ 31507; versione mono con etichetta rossa)
    1965: Aiuto! (Parlophon, SPMCQ 31507; versione stereo con etichetta nera)
    1965: Rubber Soul (Parlophon, PMCQ 31509 versione mono; SPMCQ 31509 versione stereo)
    1966: Revolver (Parlophon, PMCQ 31510 versione mono; SPMCQ 31510 versione stereo)
    1966: A Collection of Beatles' Oldies (But Goldies) (Parlophon, PMCQ 31511 versione mono; SPMCQ 31511 versione stereo; antologia)
    1967: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (Parlophon, PMCQ 31512 versione mono; SPMCQ 31512 versione stereo)

    45 giri

    1963: Please Please Me/Ask Me Why (Parlophon, QMSP 16346)
    1963: She Loves You/I'll Get You (Parlophon, QMSP 16347)
    1964, 2 gennaio: P.S. I Love You/I Want to Hold Your Hand (Parlophon, QMSP 16351)
    1964: Twist and Shout/Misery (Parlophon, QMSP 16352)
    1964: From Me to You/Devil in Her Heart (Parlophon, QMSP 16355)
    1964: Can't Buy Me Love/You Can't Do That (Parlophon, QMSP 16361)
    1964: A Hard Day's Night/Things We Said Today (Parlophon, QMSP 16363)
    1964: Please Please Me/From Me to You (Vee Jay Records, VJ 581)
    1964: Do You Want to Know a Secret/Thank You Girl (Vee Jay Records, VJ 587)
    1964: Thank You Girl/All My Loving (Parlophon, QMSP 16364)
    1964: And I Love Her/If I Fell (Parlophon, QMSP 16365)
    1964: I Should Have Known Better/Tell Me Why (Parlophon, QMSP 16367)
    1964: No Reply/Baby's in Black (Parlophon, QMSP 16370)
    1964, 10 dicembre: Rock and Roll Music/I'll Follow the Sun (Parlophon, QMSP 16371)
    1964, dicembre: I Feel Fine/Kansas City (Parlophon, QMSP 16372)
    1965: Eight Days a Week/I'm a Loser (Parlophon, QMSP 16377)
    1965: Ticket to Ride/Yes It Is (Parlophon, QMSP 16378)
    1965: Long Tall Sally/She's a Woman (Parlophon, QMSP 16381)
    1965, 1º settembre: Help/I'm Down (Parlophon, QMSP 16383)
    1965: Yesterday/The Night Before (Parlophon, QMSP 16384)
    1965: I Need You/Dizzy Miss Lizzy (Parlophon, QMSP 16385)
    1965: We Can Work It Out/Day Tripper (Parlophon, QMSP 16388)
    1965: Michelle/Run for Your Life (Parlophon, QMSP 16389)
    1966: Paperback Writer/Rain (Parlophon, QMSP 16394)
    1966: Yellow Submarine/Eleanor Rigby (Parlophon, QMSP 16397)
    1966: Girl/Nowhere Man (Parlophon, QMSP 16398)
    1967: Penny Lane/Strawberry Fields Forever (Parlophon, QMSP 16404)
    1967: All You Need Is Love/Baby You're a Rich Man (Parlophon, QMSP 16408)
    1967: Hello Goodbye/I Am The Walrus (Parlophon, QMSP 16415)
    1968: Lady Madonna/The Inner Light (Parlophon, QMSP 16423)
    1968: Hey Jude/Revolution (Parlophon, QMSP 16433)
    1968: Ob-La-Di, Ob-La-Da/Back in the U.S.S.R. (Apple, QMSP 16447)
    1969: Get Back/Don't Let Me Down (Apple, QMSP 16454)
    1969: The Ballad of John and Yoko/Old Brown Shoe (Apple, QMSP 16456)
    1969: Something/Come Together (Apple, QMSP 16461)
    1970: Let It Be/You Know My Name (Apple, QMSP 16467)
    1970: The Long and Winding Road/For You Blue (Apple, 3C006-04514)
    1971: All Together Now/Hey Bulldog (Apple, 3C006-04982)


    I Beatles in italiano

    Le canzoni dei Beatles sono state spesso tradotte in italiano: i Meteors hanno dedicato al gruppo un intero album, intitolato Beatlesmania, nel 1965, mentre Fabio KoRyu Calabrò ha realizzato dapprima una versione in italiano dell'intero White Album nel 2000, intitolata Albume bianco, e poi, nel 2007, ha ripetuto l'operazione con Sergio Pepe e l'orchestrina dei cuori solitari, in riferimento all'album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, sebbene la traduzione corretta di Sgt. sia "Sergente" anziché Sergio.
    Da ricordare inoltre gli Shampoo, gruppo demenziale napoletano che nell'album In Naples 1980/81 ha riproposto alcune canzoni dei Beatles tradotte in napoletano (per cui Help! è diventata Peppe, Day Tripper 'e zizze, e così via).


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    Please-Please-Me_Beatles



    Please Please Me



    Please Please Me è il primo album del gruppo musicale britannico The Beatles, pubblicato all'inizio della primavera del 1963 dalla Parlophone, grazie al lavoro del produttore George Martin.


    Il disco

    Prima di questo album, i quattro di Liverpool avevano pubblicato solamente due singoli: Love Me Do nell'ottobre 1962 e Please Please Me nel gennaio 1963. Il primo riscosse un discreto successo, mentre il secondo fu la prima canzone dei Beatles a raggiungere la posizione di testa nelle classifiche di vendita del Regno Unito, come lo stesso Martin aveva previsto.
    Una cosa sorprendente è il fatto che l'album venne registrato in sole quindici ore di lavoro l’11 febbraio 1963, ad eccezione dei singoli che erano stati incisi nell’autunno precedente.
    Originariamente, il produttore aveva pensato di intitolare l’album Off the Beatle Track, ma quest’idea tramontò a favore di Please Please Me. Quanto alla copertina, dopo aver scartato altre ipotesi, alcune originali e altre “dozzinali” e “atroci”, Martin si rivolse al fotografo Angus McBean che convocò i membri del gruppo presso la EMI in Manchester Square e chiese loro di sporgersi dalla ringhiera delle tromba delle scale dell’edificio.
    In Italia l'album uscì nel novembre 1963, ma con titolo e copertina diversi: era infatti chiamato semplicemente The Beatles, pur se le canzoni contenute erano le stesse della versione britannica, mentre la casa discografica era la Parlophon (etichetta distribuita dalla Carisch) e il numero di catalogo era PMCQ 31502.
    Il disco uscì con tre etichette di colore diverso, corrispondenti alle diverse ristampe, la prima (oggi molto preziosa) in mono in rosso indaco, poi rossa, quindi nera. Nel 1970, (dopo il confluire della Parlophon nel gruppo EMI Italiana), il disco fu ristampato ma con etichetta Parlophone nera. Solo a fine 1976 anche in Italia l’album è stato stampato con titolo e copertina uguali all'edizione britannica, con etichetta EMI-Parlophone celeste.
    L’album rappresenta un'innovazione nel panorama della musica britannica di quel periodo. All'epoca i 33 giri avevano in genere dodici canzoni, sei per lato. I Beatles, per la delizia dei loro fans di tutto il mondo, pubblicarono un disco con ben quattordici canzoni, sette per parte. Il disco contiene sia pezzi già messi in commercio come singoli che brani pubblicati qui per la prima volta, e questa fu una novità per i tempi, quando i 33 giri non erano altro che raccolte di canzoni già commercializzate su 45 giri. Inoltre i gruppi inglesi si limitavano in genere a eseguire cover di canzoni d’oltreoceano, perciò Please Please Me, con gli otto pezzi originali firmati dal duo Lennon McCartney, aprì la strada al futuro, prolifico rock inglese.
    Non tutte le canzoni hanno come autori John Lennon e Paul McCartney, ma sono cover di altri autori:
    Anna (Go to Him) è una canzone scritta da Arthur Alexander e cantata, nella versione originale, dallo stesso autore;
    Chains è un brano scritto dal duo Goffin e King;
    Boys, scritta da Luter Dixon e da Farrell, e Baby It's You, scritta da Burt Bacharach, sono due canzoni rese famose dalle Shirelles, un quartetto vocale femminile americano che piaceva molto a John Lennon e che ha inciso numerosi pezzi;
    A Taste of Honey è stata scritta da Scott e Marlow;
    Twist and Shout è una canzone scritta da Medley e Russell e portata al successo dagli Isley Brothers.
    Love Me Do ha avuto due versioni: quella su LP vede come batterista Andy White, in quanto il produttore dei Beatles, George Martin, nel 1962 non aveva ancora piena fiducia in Ringo Starr, mentre la prima versione del 45 giri britannico ha come batterista proprio Ringo Starr. Quest'ultima versione è stata poi inclusa nei recenti CD antologici pubblicati.


    I brani

    I Saw Her Standing There


    Composta con l’aiuto delle chitarre e del pianoforte da Lennon e McCartney nella casa di Paul in Forthlin Road un giorno in cui i due avevano marinato la scuola, «17» era un pezzo vigoroso costituito da progressioni blues che il gruppo aveva nel proprio repertorio già nel periodo di Amburgo e che, grazie alla struttura armonica, nei concerti live era prolungato con l’innesto di più assolo di chitarre. Le liriche d’apertura di Paul erano originariamente “She was just seventeen/never been a beauty queen” (“Aveva solo diciassette anni/non era mai stata una reginetta di bellezza”), ed erano state così concepite in modo che le teenagers, che costituivano parte rilevante del pubblico, vi si potessero immedesimare. Ma quasi subito i due compositori si accorsero che il secondo verso era banale e non adatto allo scopo. In sostituzione, per non cadere nei luoghi comuni zuccherosi allora in voga, Lennon tirò fuori “You know what I mean” (“sai che cosa intendo dire”), che rappresentava un’ammiccante allusione sessuale e che divenne uno dei tratti distintivi del brano.
    Era una creazione targata Beatles nelle sonorità, nel ritmo graffiante e nella grinta con cui veniva eseguita, anche se Paul ammise in seguito di avere copiato il giro di basso da I’m Talking About You di Chuck Berry.
    Per rendere l’atmosfera calda “da palco” dei concerti dal vivo fu deciso di premettere all’introduzione di chitarra il conteggio iniziale, e questo contribuì a fare di I Saw Her Standing There il pezzo di rock’n’roll energico e incalzante che apre l’album.

    Misery

    Questo assaggio di romantico vittimismo (“The world is treating me bad, misery” è il significativo verso d’apertura) è per gran parte opera di John Lennon e, come ricorda Tony Bramwell (che al tempo lavorava per Brian Epstein), al resto contribuirono – oltre a Paul – Allan Clarke e Graham Nash, componenti degli Hollies.
    Una volta composta, la canzone venne proposta alla sedicenne Helen Shapiro – detta “Vocione” per via della profondità della voce –, che già due anni prima con Please Don’t Treat Me Like a Child era entrata nella Top Ten e con cui i Beatles avrebbero suonato dal vivo come gruppo di spalla nel febbraio successivo. Ma a causa di un equivoco, l’offerta di Misery fu respinta dal management della Shapiro che non riteneva il brano in armonia con il repertorio ottimistico della giovane artista, e il pezzo fu ceduto al cantante Kenny Lynch che lo registrò alterandone i pronomi per ottenere un testo rivolto direttamente al destinatario. L’interpretazione ricevette la disapprovazione dei quattro musicisti e non conquistò il successo sperato. Comunque, Lynch sarà ricordato come il primo artista fuori dalla cerchia dei Beatles a incidere una canzone scritta dal duo Lennon-McCartney.
    Registrata dal quartetto su undici nastri l’11 febbraio, fu ultimata con una sovraincisione effettuata il 20 dello stesso mese. In quella sessione George Martin eseguì e registrò una parte – chiamata dal produttore “wind-up piano” – consistente nel suonare la sezione di pianoforte a velocità dimezzata e in un’ottava più bassa rispetto all’altezza del brano, per poi inserirla velocizzata e all’altezza normale, tecnica a cui Martin avrebbe fatto ricorso in Rubber Soul col suo assolo di sapore baroccheggiante di In My Life.

    Anna

    Era impensabile che a quell’epoca un gruppo musicale riuscisse a riempire un album con materiale interamente prodotto in proprio. Effettivamente i Beatles fecero ricorso a composizioni di altri autori, collaudate nella propria carriera di concerti dal vivo e che per questo essi erano in grado di riprodurre senza problemi. La sicurezza nell’esibizione era richiesta anche dal fatto che al gruppo era stato concesso di occupare gli studi di registrazione di Abbey Road per non più di un giorno, diviso nella seduta antimeridiana e in quella pomeridiana – mentre quella serale fu una concessione non programmata – e così i quattro sostanzialmente fecero ricorso al rodato repertorio che faceva parte delle loro esibizioni live.
    La prima cover ad apparire sul nuovo LP fu Anna, che era già stata portata al successo dall’affermato cantante statunitense Arthur Alexander, noto agli estimatori inglesi di rhythm and blues. Questo motivo ballabile, in cui John canta la propria arrendevolezza in un contrastato rapporto sentimentale, venne registrata in tre take nella sessione serale.

    Chains

    Quarta traccia e seconda cover, era una composizione di Gerry Goffin e Carole King e aveva già raggiunto il successo in un’incisione dei Cookies.
    Già dall’inizio della carriera, Lennon e McCartney tenevano in grande considerazione i due compositori americani. Come ebbe a dire John, «Paul e io volevamo essere i Goffin e King d’Inghilterra Perché Gerry Goffin e Carole King all’epoca scrivevano materiale eccellente».
    Gradevole ballabile, vede l’introduzione di John all’armonica e un buon lavoro corale delle voci di John, Paul e George.

    Boys

    Si trattava di un rock’n'roll in dodici battute composto da Luther Dixon e Wes Farrell ed eseguito dal gruppo delle Shirelles. Nel periodo di Amburgo il quartetto suonava nei concerti dal vivo altri tre pezzi delle Shirelles: Will You Love Me Tomorrow?, Mama Said e Baby It’s You; e Boys era stato introdotto in scaletta in quanto ritenuto idoneo per fare posto al batterista Pete Best.
    Per rispettare la tradizione, il ruolo della linea vocalica principale fu perciò assegnato a Ringo Starr, che canta in primo piano con i cori degli altri tre sullo sfondo a sostenerlo, e che a circa metà del pezzo introduce un assolo di chitarra secondo l’impronta di Chet Atkins eseguito da George Harrison. E d'altra parte, per Ringo questo brano non costituiva una novità: Starr lo cantava infatti quando militava nel gruppo di Rory Storm and the Hurricanes.


    Ask Me Why


    Considerando la giovane età e la relativa inesperienza, i Beatles degli esordi, nel loro stile strumentale e compositivo, non potevano non subire l’influenza di musicisti contemporanei di successo. Nel caso di Ask Me Why, composta in gran parte da John Lennon nella primavera del 1962, il pezzo risente dell’influsso del sound Motown e in particolare di Smokey Robinson and The Miracles.
    La prima registrazione di Ask Me Why risale al 6 giugno 1962. Si trattava allora di grezze incisioni di prova che aspettavano ancora il beneplacito di George Martin. Fu proprio il produttore che, al termine di quella seduta, volle riunire i quattro musicisti e spiegare loro i dettagli tecnici per migliorare le esecuzioni.
    Successivamente il motivo fu ripreso ed eseguito in studio il 26 novembre 1962, e vennero incisi sei nastri di quello che sarebbe diventato il lato B di Please Please Me.

    Please Please Me

    Il titolo Please Please Me trae origine dai ricordi d’infanzia di Lennon a cui la madre cantava Please, il successo di Bing Crosby del 1932 che conteneva il verso “Please lend your ears to my pleas”.
    Il pezzo era stato scritto da John quando ancora abitava a Liverpool nella casa della zia Mimi. La composizione, fiacca e lamentosa, si ispirava al Roy Orbison di Only the Lonely, e nella seduta dell’11 settembre 1962 la versione del pezzo non soddisfece Martin che, confidando nelle potenzialità del brano, intuiva che fosse però necessario accelerare e infondere maggiore brillantezza e dinamismo nell’interpretazione. Per vivacizzare il pezzo, Paul McCartney elaborò una soluzione armonica sullo stile degli Everly Brothers.
    Dopo due settimane il pezzo venne eseguito su diciotto nastri col tempo accelerato rispetto all’originale – secondo le istruzioni del produttore –, con la sovraincisione dell’armonica di John, con un Ringo rinfrancato e determinato rispetto all’umiliazione di quindici giorni prima e complessivamente con un’esecuzione energica e aggressiva. Come ricorda Paul a proposito dell’incisione, «improvvisamente ecco che nacque il ritmo veloce alla Beatles».
    È rimasta celebre la frase con cui George Martin, al compimento dell’incisione del pezzo, si rivolse ai quattro attraverso l’interfono: «Signori, avete appena finito di incidere il vostro Numero Uno!» Come previsto da Martin, il brano ebbe grande successo, Radio Luxembourg trasmise la canzone decretandola un trionfo e perfino la BBC mandò in onda il pezzo dietro le richieste incessanti dei fans.


    Love Me Do


    La canzone era stata composta nel 1958 da Paul McCartney con l’aiuto di Lennon. C’è chi ritiene che, assieme ad altri pezzi scritti da Paul e John, Love Me Do non facesse parte del repertorio di composizioni che il quartetto suonava dal vivo ad Amburgo, dato che (al pari di P.S. I Love You e Please Please Me) avrebbe frenato i ritmi martellanti che quelle esibizioni richiedevano. E lo stesso Lennon ammise in seguito che non fu mai un successo, pur decantando le qualità del brano.
    George Martin voleva arricchire il brano per fargli assumere un sound distinguibile e caratterizzante; perciò, rifacendosi alle sonorità del duo blues composto da Sonny Terry e Brownie McGhee, suggerì di inserire fra gli strumenti anche l’armonica a bocca. Il compito spettò di diritto a John, che aveva imparato i rudimenti dello strumento e ne aveva perfezionato e raffinato la tecnica sotto la guida di Delbert McClinton, armonicista americano che era in tournée in Gran Bretagna nella primavera del 1962. Nei concerti dal vivo era di John la voce principale del pezzo; ma in sala di incisione, al fine di permettere che la voce si amalgamasse con il suono dell’armonica, Martin chiese che fosse Paul a eseguire la linea vocalica principale e che l’armonica di John fungesse da controcanto.
    Senza considerare la registrazione di prova del 6 giugno, la canzone venne incisa per la prima volta il 4 settembre. George Martin, però, preferiva piuttosto How Do You Do It? considerandola più adatta al gruppo e candidata al successo, perciò in quella seduta i Beatles dovettero insistere a voler registrare anche il loro materiale e così Love Me Do finì su 15 nastri. Quella sera Ringo non era in forma, e risentendo il nastro Martin concluse che il batterista era il punto debole del gruppo e che sarebbe stato necessario rifare la registrazione sostituendo Starr con un sessionman. Così, dopo una settimana, il quartetto si ritrovò in studio e lì Ringo scoprì con delusione che si sarebbe limitato a suonare il tamburello, rimpiazzato da Andy White alla batteria; e con questa formazione furono registrati 18 nastri del pezzo. Tuttavia la versione della seduta del 4 settembre non venne scartata, fu anzi pubblicata come il lato A del primo 45 giri del gruppo; la variante dell’11 costituisce invece il pezzo d’apertura del lato B dell’album. Pertanto la presenza o meno del tamburello permette a chi ascolta di comprendere quale delle due versioni si stia riproducendo.


    P.S. I Love You

    Questa è la prima canzone dei Beatles impiegata come “messaggio” dedicato alle proprie fidanzate – ve ne saranno ben tre in Rubber Soul.
    Nel 1961, Paul conduceva una relazione sentimentale con una ragazza di Liverpool, Dorothy (Dot) Rhone. Lontano perché impegnato nella estenuante trasferta di Amburgo, Paul compose questa canzone-lettera con l’intenzione di confermare a Dot il proprio amore e di prometterle un veloce ritorno in Inghilterra.
    Anch’essa eseguita nel provino del 6 giugno, P.S. I Love You venne rifatta e completata in dieci nastri nella seduta dell’11 settembre. Quella circostanza vide Andy White alla batteria, mentre a Ringo fu chiesto di suonare le maracas. La canzone risultò convincente e divenne il lato B del 45 giri Love Me Do.


    Baby It’s You


    È (oltre a Boys) l’altro pezzo dell’album precedentemente portato al successo dalle Shirelles.
    Composto da Mack David, Barney Williams e Burt Bacharach, Baby It’s You dal 1961 faceva parte del repertorio dei Beatles in scaletta nelle esibizioni live ed è una melodia lenta e ballabile in cui Lennon esegue la parte vocale solista. In studio, oltre a quello dei quattro musicisti, il pezzo vide il contributo di George Martin alla celesta.

    Do You Want to Know a Secret


    È la voce di George Harrison a condurre la linea vocale principale, sebbene la canzone sia stata composta da John Lennon nell’agosto del 1962. Lo spunto per la composizione derivò all’autore dalle parole “Wanna know a secret? Promise not to tell?”, l’introduzione parlata di una delle canzoni presenti nel film d’animazione Biancaneve di Walt Disney, melodia con cui la madre del piccolo Lennon cullava il figlio. Con una certa altezzosità, l’autore la offrì a George in quanto «sarebbe stata adatta alle sue capacità perché aveva solo tre note e lui non era certo il miglior cantante al mondo».
    Dopo che l’11 febbraio 1963 la canzone venne incisa, l’autore la cedette a un altro gruppo della scuderia di Epstein, Billy J. Kramer and The Dakotas, che nell’estate dello stesso anno con quel motivo inaspettatamente scalò le vette della classifica inglese.

    A Taste of Honey

    La canzone si ispirava direttamente all’omonimo film del 1961. Paul era rimasto colpito in special modo dal tema musicale, composto da Ric Marlow e Bobby Scott che nel 1962 erano stati premiati in qualità di compositori con un Grammy Award per il miglior tema strumentale. L’impressione fu talmente viva che dopo più di quattro anni dall’incisione da parte dei Beatles, Paul si sarebbe richiamato di nuovo al film – in particolare a un frammento di dialogo – per comporre Your Mother Should Know.
    Appartenente al repertorio dei motivi ballabili del gruppo, A Taste of Honey venne inciso su sette nastri l’11 febbraio e, primo caso di una lunga e fortunata serie di espedienti tecnici, la voce solista di McCartney dei nastri 5 e 7 fu oggetto di doubletracking.

    There’s a Place

    È un pezzo che per la prima volta cerca di discostarsi dal soggetto ricorrente dell’amore per affrontare i temi della solitudine, delle angustie quotidiane e della malinconia, e del rifugio in cui ripararsi in queste circostanze; e in questo senso anticipa motivi ben più celebri ed elaborati, da In My Life a Strawberry Fields Forever.
    John Lennon prese ispirazione dalla musica dei neri d’oltreoceano, volendo ricreare un sound “alla Motown” e per questo richiamandosi ai brani di Arthur Alexander e delle Marvelettes, in particolare al loro successo I Want a Guy.
    Fu la prima canzone a essere registrata nella sessione dell’11 febbraio; venne incisa su 10 nastri, e le due voci che procedono parallelamente sono quelle di Paul, al registro più alto, mentre a quello basso è la voce di John – che esegue anche le parti da solista.


    Twist and Shout

    Conclusione speculare a un’apertura altrettanto energica, Twist and Shout – composta da Phil Medley e Bert Russell ed eseguita dagli Isley Brothers – era il brano che più degli altri mandava in visibilio il pubblico dei Beatles negli spettacoli dal vivo e quello con cui il gruppo era solito chiudere i concerti al Cavern.
    Dopo la registrazione di tutti gli altri pezzi, il quartetto si trovò a serata avanzata con ancora una canzone da eseguire per completare l’album e poco tempo a disposizione da poter sfruttare in sala di incisione. Perciò, radunate le forze residue, i Beatles – consapevoli di non poter sbagliare – si lanciarono in una scatenata esecuzione del pezzo, in particolare John, con la responsabilità della linea vocale solista e con le corde vocali in fiamme a causa di dodici ore di registrazione quasi continuate.
    Ma nonostante la fatica accumulata, il primo nastro ci consegna un rock’n’roll possente, aggressivo e aspro che suscitò perfino l’entusiasmo dell’abitualmente controllato staff tecnico. Richard Langham, secondo ingegnere del suono, affermò: «Mi sarei messo a saltare su e giù, sentendoli cantare a quel modo. Fu un pezzo di bravura stupefacente». E George Martin disse a conferma: «Non so come ce l’hanno fatta. È tutto il giorno che registriamo, ma più vanno avanti e meglio suonano!».
    Dagli archivi della Emi risulta che fu fatto il tentativo di una seconda incisione completa di Twist and Shout; ma, come ammise lo stesso produttore, ormai le ugole sforzate avevano arrochito le voci, e comunque rimaneva il primo take di qualità eccellente.


    Tracce

    I Saw Her Standing There (Lennon, McCartney) - 2:55
    Misery (Lennon, McCartney) - 1:50
    Anna (Go to Him) (Arthur Alexander) - 2:57
    Chains (Goffin/King) - 2:26
    Boys (Dixon/Farrell) - 2:27
    Ask Me Why (Lennon, McCartney) - 2:27
    Please Please Me (Lennon, McCartney) - 2:03
    Love Me Do (Lennon, McCartney) - 2:22
    P.S. I Love You (Lennon, McCartney) - 2:05
    Baby It's You (David/Williams/Bacharach) - 2:38
    Do You Want to Know a Secret (Lennon, McCartney) - 1:59
    A Taste of Honey (Scott/Marlow) - 2:05
    There's a Place (Lennon, McCartney) - 1:52
    Twist and Shout (Medley/Russel) - 2:33



    da Wikipedia



    Video

    I Saw Her Standing There