COLDPLAY - Copertine dischi in vinile

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline
    Condividi

    COLDPLAY: "Viva la Vida".
    Dieci anni e oltre d’attività, 40 milioni di dischi venduti nel mondo, hits entrate nella storia della musica e accostamenti a mostri sacri del rock. Questo il biglietto da visita col quale i Coldplay si presentavano ai fan dopo 3 anni di silenzio discografico, dopo quell’ X&Y che è entrato al numero uno delle classifiche di 28 (ventotto) Paesi e li ha definitivamente proiettati nell’Olimpo degli Dei.

    Molti, moltissimi artisti avrebbero ceduto alla tentazione di confezionare un album-fotocopia, uguale a quelli passati, e andare sul sicuro. Vivere di rendita, specie nel desolato scenario discografico contemporaneo, sarebbe stato comodo. Non per i Coldplay, a quanto pare. Loro hanno deciso di mettersi in gioco una volta ancora, rimescolare le carte e creare qualcosa di inedito.

    Un salto nel buio? Non proprio, perchè di sotto a fargli da rete di sicurezza c’era un certo Brian Eno. Ma il rischio di spiazzare e scontentare gli aficionados era reale, presente, pressante. Il frutto -gustoso- del sodalizio sono le 10 tracce di “Viva la vida or Death and all his friends”, uscito ieri in Italia su etichetta EMI . A seguire la nostra recensione dell’album, con voti e commenti ad ogni singola canzone.
    I ragazzi assieme al produttore d’eccezione si sono divertiti a scardinare più d’una delle regolette alla base della composizione di un disco. I pezzi spesso e volentieri cambiano ritmo, si sdoppiano, si destrutturano reinventandosi. Scordiamoci la classica architettura “strofa-ritornello-strofa-ritornello”: qui tutto è atipico e trasformato. A tratti ho come avuto l’impressione di stare ad ascoltare un remix o un mash-up.

    Le atmosfere cupe ed introspettive anticipate in un’intervista esclusiva a Rolling Stone USA sono evidenti, modificano -non cancellandolo del tutto però- il coldplay style che abbiamo imparato a riconoscere ed apprezzare in questa decade.

    Partiamo con la pagella allora, puntualizzando –se ce ne fosse bisogno- che quella a seguire è l’esplicazione di un punto di vista, soggettivo e suscettibile di variazioni. “Viva la vida” è un lavoro non ordinario, complesso, che ha bisogno di più di un ascolto per esser valutato e che passaggio dopo passaggio arricchisce il giudizio di nuove e sempre diverse sfumature. Valutazioni, commenti, critiche e quant’altro sono le benvenute come sempre.

    Life in Technicolor = Azzeccare la traccia d’esordio è sempre difficile. Azzeccarla dopo “Square One” nel disco precedente era una vera e propria impresa. Chris Martin e compagni hanno optato per una soluzione per qualche verso incredibile, sorprendente. Una pillola di poco più di due minuti, strumentale. Una mini-delizia che conquista ascolto dopo ascolto. Voto 8

    Cemeteries of London = La “nuova” voce di Chris, che rinuncerà spesso agli ormai mitici falsetti per una più matura e profonda tonalità, debutta con prepotenza su una base solida, ritmata. Si avverte una qualche influenza latineggiante, che segna il tempo e accompagna dei coretti che (sono sicuro) daranno i brividi nelle esibizione live. Voto 8,5

    Lost! = Suoni di organo, aulici, si fondono a percussioni e chitarre generando una miscela fluida. Uno dei pezzi più “tradizionali” e convenzionali dell’album. In giro ne circola una versione acustica, voce e piano, di eguale se non addirittura maggiore livello nella sua semplicità. Voto 7,5 (8 la acustica)

    42 = Esempio lampante del nuovo corso: parte lentissima, struggente. Poi esplode, letteralmente! E spiazza. Via il pianoforte, avanti chitarre pervasive. Celentano avrebbe difficoltà a decidere, nel suo giochetto televisivo, se è lenta o è rock. Nel finale torna riflessiva. Schizofrenica in senso buono, voto 9 per coraggio e innovazione.

    Lovers in Japan/Reign of Love = Altro cambio di stile e direzione, il pezzo ( anzi i pezzi, perché sono 2 distinti e separati per atmosfere e suoni, messi assieme per chissà quale ragione) comincia allegro, scanzonato. Pop allo stato puro, non mi appassiona. La seconda parte rallenta…il risultato non muta. Troppo lunga, un pizzico noiosa. Voto 6,5

    Yes = Altra maratona…supera i 7 minuti ma a differenza della precedente si lascia ascoltare con maggiore scioltezza. Un meltin’pot d’effetto, i violini che liberano sonorità arabe, mediorientali, sono bellissimi. Voto 7,5

    Viva la Vida = Più consueta nella struttura, è una di quelle emerse prima della pubblicazione ufficiale quindi già rodata e metabolizzata. E’…semplicemente fantastica a mio avviso, potente e agile e intensa e…mille altre qualità. Farà esplodere palazzetti ed arene cantata all’unisono. Voto 10

    Violet Hill = Altra “vecchia conoscenza”, è la traccia scelta per rompere il silenzio e far da traino all’album. Un ibrido, a metà tra la classica hit alla Coldplay e la novità-spartiacque della nuova direzione sonora. Ha lasciato perplesso qualcuno ed entusiasmato qualche altro…io le do un bel 8,5

    Strawberry Swing = Allegra, soave, quasi disimpegnata. Un esercizio di semplicità ed immediatezza. Voto 7,5

    Death and all his Friends = Finale di disco in crescendo…la traccia parte piano per poi infiammarsi. Dopo un assolo di chitarra che si conficca nella testa, la band canta assieme quasi tutto il testo. Potrebbe essere il finale perfetto anche in tour, un saluto corale di certo apprezzato. Se si fermasse ai 3 minuti sarebbe il massimo…invece ce ne sono altri 3 di quasi sola musica, credo superflua (per quanto enigmatica). Voto globale della traccia 7 (senza la coda noiosetta anche 8 le avrei dato).
    (soundsblog.it / Recensione: Madkid)


    Curiosità sulla Copertina

    Sulla copertina del disco "Viva la Vida or Death and All His Friends" dei Coldplay è raffigurata un'incredibile opera d'arte del pittore romantico francese Eugène Delacroix intitolata "La Libertà che guida il popolo" del 1830, ma il titolo dell'album è stato ispirato dalla frase "Viva La Vida" scritta nel quadro che Frida Kahlo ha dipinto otto giorni prima di morire e che ha proprio questo titolo. L'uso straordinario del colore delle opere di Eugène Delacroix influenzò pittori impressionisti e anche artisti moderni come Pablo Picasso. Questo dipinto è una sorta di manifesto politico con lo scopo di celebrare il giorno del 28 luglio 1830, per ricordare la lotta dei parigini contro la politica reazionaria di Carlo X di Francia. Alexandre Dumas ci dice che la partecipazione di Delacroix nei movimenti ribelli di luglio era principalmente di natura sentimentale. Nonostante questo, il pittore, che era stato un membro della Guardia Nazionale, si divertiva a ritrarre se stesso. Nel dipinto è quello nella figura a sinistra con il cappello a cilindro. (dal web)
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline
    COLDPLAY: A Rush Of Blood To The Head.
    Bene o male quest’album ha segnato un decennio intero di musica pop rock. SI tratta forse di uno dei più importanti successi commerciali di tutti i 2000’ e anche di uno dei maggiori album brit-pop post-invasione 90’, ovviamente assieme al debutto Parachutes sempre degli stessi Coldplay.

    Sono 11 tracce molto ben confezionate e dirette, senza grosse pretese artistiche che non siano quelle “canoniche” della riuscita di una buona canzone pop-rock. E di buone canzoni quest’album ne ha almeno per metà. Politik scritta dopo gli attacchi terroristici dell'11 Settembre, apre il disco in modo secco, chiaro; questo è A Rush Of Blood To The Head sembra preannunciare col suo timbro martellante. Le cose cambiano subito però con la successiva In My Place, ballatona in perfetto stile Colplay, con riff lento, chitarra, basso e batteria a fare da corollario alla voce di un Chris Martin sempre ispirato e deciso, è il loro successo planetario. Di tutt’altra pasta è invece la terza traccia God Put a Smile Upon Your Face, introspettiva e cupa. Magnetico il riff di chitarra come le liriche, si tratta di uno dei pezzi più interessanti di tutto il lavoro dei Coldplay fin qui. The Scientist paga lo scotto delle prime tre tracce e non riesce a colpire appieno, si tratta dell’ennesima ballatona pop-rock abbastanza melensa di cui il gruppo è un perfetto confezionatore.

    Clocks è senza dubbio il secondo bagliore “radiofonico” del disco, roba che in radio farebbero (e hanno idealmente fatto) a botte per averla in heavy-rotation ogni santo giorno. Clocks rimane in ogni caso uno dei migliori episodi del disco e di tutta la discografia del gruppo, seconda solo alla loro precedente e molto bella super-hit Trouble. La successiva Daylight è un eccellente miscuglio di ispirazioni; ci sono i Beatles senza dubbio, ma anche un certo pop strumentale tipicamente anni 80’, il tutto mescolato assieme anzi, tenuto assieme col cemento si potrebbe dire, dallo stile canoro di Martin, abbastanza soporifero si, ma di grandissimo effetto come in tutte le tracce presenti nel disco.

    Idealmente la prima parte dell’album termina qui, un poco in modo psichedelico forse, ma la trascinante atmosfera di Daylight fa subito da contraltare alla melodia semplice ed efficace di un pezzo come Green Eyes. Bell’episodio cantautorale di Martin e soci che si rifanno ovviamente a tutto il repertorio rock pop inglese e americano dei 70 ‘e 80’ e confezionano una canzone orecchiabile fin dalla prima nota. Warning Sign è il pezzo migliore del “secondo lotto” aperto dalla precedente traccia; come da tradizione i Coldplay sfoggiano la loro sicurezza e la loro formula collaudata per mettere a segno un colpo vincente perché ben realizzato e interpretato. A Whisper ha il merito se non altro di interrompere tanto pop melenso e tanta collaudata sincronia grazie ad un coacervo di suoni un poco industrial quasi, lo stile di questo brano ricorda quello di alcuni pezzi dei Pink Floyd.

    A Rush Of Blood To The Head è l’altra traccia chiave di tutto il disco. Secca, diretta e chiara, non porta nulla di nuovo ma inorgoglisce il disco di una canzone fieramente rock e meno melensa, è forse il pezzo migliore di tutti - assieme alle ballate precedenti - anche e soprattutto nelle liriche, più decise e dirette. Anche questa canzone ricorda alcuni passati rock 70’ inglesi, Bowie e Pink Floyd su tutti, ma ne porta però gli stilemi della musica dei 2000’ soprattutto nell’approccio strumentale più secco e compatto e l'approccio canoro moderno di Martin, vero eroe di tutto il discorso.

    Amsterdam chiude bene questo viaggio pop-rock, con una bella ballata accompagnata dal “solito” pianoforte di Martin, senza dubbio ancora di più uomo immagine del gruppo. Un gruppo i Coldpaly incentrati si sulla figura del leader, ma anche una band che però – in alcuni tratti - non disdegna affatto il ruolo di gruppone generazionale da cantare ed incitare a piena voce nei concerti live. Peccato che ci siano riusciti solo per metà ma questo forse è un discorso più che altro storiografico che dovuto agli effettivi meriti musicali, tutti però ancora da discutere.
    (storiadellamusica.it / Recensione: Giuliano Frizzo)


    Curiosità sulla Copertina

    A fine degli anni novanta il fotografo Sølve Sundsbø fu incaricato dalla rivista di moda Dazed & Confused per produrre qualcosa con un "sentimento tecnologico, qualcosa di completamente bianco". Decise così di prendere un modello con un makeup completamente bianco ed un vestito colorato e realizzò degli scatti utilizzando uno scanner 3D. Ci fu però un problema con il computer che non avrebbe letto i colori sostituiti in seguito da punte, e siccome la macchina scannerizzava solo trenta centimetri, la testa fu tagliata. Una volta pubblicata l'immagine sulla rivista, Chris Martin chiese a Sundsbø i permessi di poterla utilizzare come copertina di "A Rush of Blood to the Head", il loro nuovo album pubblicato nel 2002. La copertina fu tra le dieci scelte dalla Royal Mail per un set di francobolli "Classic Album Cover" rilasciato nel gennaio 2010.
    (dal web)
     
    Top
    .
1 replies since 9/9/2013, 01:23   225 views
  Share  
.