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giuliascardone.
Umberto, chef del principe saudita.
Bresciano di 40 anni adesso vive nel palazzo a Riaddi Pino Casamassima
Il piatto
preferito dai reali?
Tagliatelle alla bolognese
e mozzarella di
bufalaFra i tanti programmi di cucina, cuochi e fornelli che affollano i palinsesti televisivi capita di imbattersi in qualche «personal chef», una figura che può svolgere il suo lavoro in due modi: o su chiamata da parte del cliente, di volta in volta, cioè presentandosi a casa già fornito della spesa; o svolgendo il suo lavoro alle dipendenze di una persona o una famiglia.
È questo il caso di Umberto Bonometti, bresciano quarantenne al servizio di uno dei principi sauditi della famiglia reale: padre, madre e due bambini. A rientrare in Italia in pianta stabile, non ci pensa minimamente. Ma com'è arrivato alla corte saudita dopo essersi diplomato a Villa Alba, la nota scuola alberghiera di Gardone Riviera? «Prima, la solita gavetta, poi ho lavorato come personal chef, anche per imprenditori quali Tronchetti Provera e Renzo Rosso. Sono andato quindi a New York, dove ho avuto l'onore di essere intervistato dal New York Times. Al seguito di un americano ho iniziato a girare col suo yacht, una nave! Dalla nave dell'americano a quella del principe saudita, che mi ha proposto di restare con lui».Un bel salto. «Gli usi e i costumi sono notoriamente molto diversi. Girando il mondo ho imparato però che il rispetto è alla base di ogni convivenza». Ma com'è la giornata tipo a Riad? «Oltre alla residenza di Riad c'è quella di Gedda. Vivo in case ultralussuose. Il mio appartamento di Brescia sembra una dependance. I pasti che devo organizzare sono quelli del pomeriggio e della sera. D'estate cambia tutto a causa delle temperature: 56°C di giorno, e dopo l'imbrunire non scendono mai sotto i 30 gradi: al mare infatti ci vai di notte. I negozi, gli uffici, tutte le attività lavorative iniziano non prima delle 9 di sera, per protrarsi fino alle prime ore del mattino. D'inverno invece il clima è simile a quello delle nostre città».
Per vedere brillare gli occhi di Bonometti, basta tornare a parlare del suo lavoro.«Ho la cucina attrezzata secondo le mie disposizioni e un budget che gestisco in autonomia, facendo arrivare i prodotti dal Texas all'Australia. Ovviamente, molti dall'Italia. Uno dei più apprezzati dai principi è la mozzarella di bufala. Ma è la pasta che regna sovrana sulla loro tavola, con le tagliatelle alla bolognese al primo posto. Non impiatto mai, perché la tradizione araba vuole che ognuno si serva da sé. Molto importante è l'abbondanza: in qualsiasi momento potrebbe arrivare qualche ospite, perciò resta sempre tanto cibo, che passa al numeroso staff. Realizzo personalmente tutto quello che è possibile: pasta, pane, pizza, e tutta la pasticceria». La curiosità maggiore riguarda le abitudini alimentari. «Verso le 3, le 4 del pomeriggio, quando i principi si alzano, consumano il pasto principale, che in genere prevedere pasta, carne - non frollata e mai di maiale -, zuppe e, ovviamente, nessun alcolico, mentre dopo la preghiera delle 7.10 si consuma un pasto frugale: caffè arabo, formaggi, zuppe, datteri e una particolare pasta leggera di vegetali. Bisogna tener presente che anche l'alimentazione è condizionata dal clima e dalla religione». Un clima che induce a un uso smodato dei condizionatori d'aria, che sviluppano ulteriore calore all'esterno, oltre a inquinare metropoli come Riad e Gedda, ma «è impossibile resistere a quelle temperature». Il rapporto con i suoi speciali datori di lavoro è ottimale: «La principessa si informa personalmente che non abbia bisogno di niente. Se dovessi rientrare improvvisamente in Italia, non ci sarebbe problema. Ovviamente, tutto spesato». Non c'è che dire: una vita da principe!
1 settembre 2013 (modifica il 3 settembre 2013)
Fonte:© brescia.corriere.it,www.facebook.com/umberto.bonometti,www.adnkronos.com,the-rioblog.blogspot.com,web.