MUSE - Copertine dischi in vinile

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    MUSE: The 2nd Law.
    “The 2nd Law” è un album tutto sommato sufficiente. Un po’ più compatto ed immediato dei lavori precedenti e decisamente meno “eccentrico “, il disco centra, seppur a piccole dosi, il bersaglio della ripresa. Non debbono spaventare i generi che, ahimè, fanno capolino: tra accenni di dubstep, richiami funky anni 80 e tendenze classiciste, le novità sono da cercare altrove.

    “Supremacy” apre le danze con un riff granitico e un sound da vecchi tempi; la melodia riscopre l’esplosività strutturale e il piacere del falsetto vertiginoso che caratterizzavano i pezzi di “Origin of Symmetry”. È una pista in qualche modo già battuta ma la canzone non è da gettare frettolosamente nel dimenticatoio. Sensazione che sembra non riguardare assolutamente la successiva “Madness”, sciaguratamente scelta come singolo per presentare “The 2nd Law”, che verrà ricordata come un gigantesco punto di domanda nella loro carriera: pericolose vibrazioni pop in bilico tra sonorità U2 e banalità senza indugi, pessima. Lo stesso giudizio negativo non può essere risparmiato per “ Survival” (anticipata dalla breve intro strumentale “Prelude”), talmente pomposa da ricordare perché i Queen siano diventati il fantasma ingombrante di questa band. “Panic Station” arriva a salvare il fortino, portando i Muse nei pieni anni ’80 con un funky danzereccio in piena regola, sospeso tra “Another One Bites The Dust”, Michael Jackson e Prince. A molti farà storcere il naso ma sicuramente sarà la protagonista dei prossimi live della band. Una delle tracce migliori è “Follow Me “, dove il battito cardiaco del figlio di Matt introduce una dolce melodia a cavallo tra dance ed elettronica.

    La seconda parte dell’album si aprecon “ Big Freeze”, traccia fin troppo pop e carente di originalità. Le successive “Save Me” e “Liquid State” rappresentano una novità sostanziale nella storia dei Muse. Matt, paroliere e totem della band, cede il posto e la voce a Chris Wolsthenholme, le cui canzoni sono altamente autobiografiche dato che trattano l’abuso di alcolici che lo ha portato ad intraprendere un processo di disintossicazione. La prima canzone che lo vede coinvolto, una ninna nanna piuttosto ripetitiva, passa quasi inosservata mentre la successiva, aumentando il ritmo, esprime un certo potenziale. Nel complesso la prova di Wolsthenholme come cantante va promossa a pieni voti. “The 2nd Law” si chiude con “Unsustainable” e “Isolated System”: la prima è il pezzo dubstep che tante rimostranze ha suscitato; può spiazzare ma c’è da dire che è un ottimo pezzo e nel catalogo di una band con cotante ambizioni, può aspirare a un ruolo di primo piano. “Isolated System” invece viaggia tra orchestrazioni e tastiere finendo col somigliare alla colonna sonora di un film di fantascienza.

    Dopo ripetuti e continui ascolti “The 2nd Law” risulta meno brutto di quello che le apparenze lasciavano presagire; le soluzioni grandiose e i volumi sonori di un tempo sono acqua passata ma non è tutto da bocciare. Ci sono almeno cinque tracce che meritano una votazione alta ed il disco è un fondamentale miglioramento dallo sciagurato “The Resistance“. La pecca principale, semmai, andrà ricercata nella mancanza di un percorso uniforme tra i brani; l’ascoltatore si affanna un po’ troppo nel capire quale sia la soluzione ottimale o il filo conduttore dell’opera, una confusione figlia anche di un’involuzione evidente, consumatasi negli anni. C’è senza dubbio il rammarico per ciò che fu ed ora non è più, ma non disperiamoci totalmente, qualche cartuccia sembra essere rimasta.
    (Matteo Giobbi - indieforbunnies.com)


    Note sulla copertina

    I Muse, per rappresentare la copertina del loro album “The 2nd Law” del 2012, hanno scelto un’immagine che all’apparenza può sembrare un insieme di fibre ottiche. In reltà è una fotografia presa dal “The Human Connectome Project”, un progetto mondiale in cui lavora anche l’Italia. L’immagine in questione ritrae le vie di comunicazione del cervello umano mostrando una serie di connessioni che navigano fra gli impulsi del cervello. Secondo Van Wedeen membro della “The Human Connectome Project” prima dello studio del “Connettoma Umano”, del nostro cervello si conoscevano solo delle direzioni di guida, ora grazie alla tecnologia moderna è stata realizzata questa “mappa” del cervello la quale è in grado di mostrarci tutte le “strade, autostrade, incroci, ingorghi, deviazioni”, metaforicamente tutto ciò che accade alla trasmissione delle informazioni nel nostro cervello e ciò contribuirà alla ricerca sui disturbi di autismo, morbo di Alzheimer e la schizofrenia.
    (dal web)
     
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