SANTANA - Copertine dischi in vinile

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    SANTANA: Santana Abraxas.
    Questo disco : può essere considerato come un album di grande successo avendo venduto 4.000.000 di copie in tutto il mondo ed essendo giunto al vertice delle classifiche di quell'anno. La rivista Rolling Stone lo pone al 205º posto dei 500 LP più famosi. La cover dell'album raffigura una donna di colore mentre parla con un essere alato che sembra essere un angelo. Quest'ultimo un tamburo tra le gambe, mentre la donna, che è completamente nuda, ha tra le gambe una colomba bianca.

    L'identità della donna ? Ci viene svelata da un brano di quest'album: Black Magic Woman/Gypsy Queen, ossia "la donna della magia nera/ La Regina dei Gitani".

    La donna è dunque una bruxa, una strega che pratica la magia nera? La colomba che tiene in mezzo alle gambe è uno degli animali che vengono più spesso sacrificati durante i riti vudù e lo stesso volatile appare anche sulla cover della raccolta di successi di Santana....ma

    ...La copertina è opera dell’artista Mati Klarwein , Santana fù attratto dalle congas tra le gambe dell’angelo e dai colori del quadro.

    Klarwein ha dipinto il quadro nel 1963 il suo titolo è “L’annunciazione”.

    La “vergine” nera è la fidanzata dello stesso Klarvein . lo stesso spiega che l’uso delle congas nella tradizione è usato sempre per annunciare qualcosa ed in africa un mezzo di comunicazione per cui ha messo l’angelo con la congas.I tre nigeriani raffigurati in basso , rappresentano i 3 magi.Ovviamente non c’è nessun nesso tra le canzoni del disco ed il quadro che è stato dipinto molto tempo prima...
    Mati Klarwein
    Dietro la pittura di fama mondiale " Annunciation ", usata da Santana per la copertina del loro album Abraxas, si nasconde incredibilmente il ricco, ma poco noto, universo di Mati Klarwein. Anche se Mati ha prodotto alcune delle immagini più iconiche degli anni 60' e 70' , il suo nome e molto del suo lavoro, rimangono sconosciuti a molti. Mati era un artista prolifico di cui la gamma ha compreso la pitture di tranquilli momenti di vita, una grande varietà di ritratti e un'ampia varietà di paesaggi, sia reali che immaginari.
    (copertine-dischi.blogspot.it)


    LA DONNA DI ABRAXSAS


    Abraxas (Columbia Records 1970) del chitarrista messicano Carlos Santana può essere considerato come un album di grande successo avendo venduto 4.000.000 di copie in tutto il mondo ed essendo giunto al vertice delle classifiche di quell'anno. La rivista Rolling Stone lo pone al 205º posto dei 500 LP più famosi. La cover dell'album raffigura una donna di colore mentre parla con un essere alato che sembra essere un angelo. Quest'ultimo un tamburo tra le gambe, mentre la donna, che è completamente nuda, ha tra le gambe una colomba bianca.

    L'identità della donna ci viene svelata da un brano di quest'album: Black Magic Woman/Gypsy Queen, ossia «La donna della magia nera/ La Regina dei Gitani» 1. Eccone il testo:

    «I got a Black Magic Woman.
    I got a Black Magic Woman.
    Yes, I got a Black Magic Woman,
    She's got me so blind I can't see;
    But she's a Black Magic Woman and
    she's trying to make a devil out of me.

    Don't turn your back on me, baby.
    Don't turn your back on me, baby.
    Yes, don't turn your back on me, baby,
    Don't mess around with your tricks;
    Don't turn your back on me, baby,
    'cause you might just wake up my magic sticks.

    You got your spell on me, baby.
    You got your spell on me, baby.
    Yes, you got your spell on me, baby,
    Turnin' my heart into stone;
    I need you so bad,
    Magic Woman I can't leave you alone».

    Ho una donna della magia nera.
    Ho una donna della magia nera.
    Sì, ho una donna della magia nera,
    Mi ha fatto diventare così cieco che non riesco a vedere;
    Ma lei è una donna della magia nera e
    Sta cercando di farmi diventare un diavolo.

    Non voltarmi le spalle, bambina.
    Non voltarmi le spalle, bambina.
    Sì, non voltarmi le spalle, bambina,
    Non fare la furba con i tuoi trucchi;
    Non voltarmi le spalle, bambina,
    Perché avresti appena potuto risvegliare le mie bacchette magiche.

    Mi tieni sotto incantesimo, bambina.
    Mi tieni sotto incantesimo, bambina.
    Sì, mi tieni sotto incantesimo, bambina,
    Hai fatto diventare il mio cuore pietra;
    Ho un tremendo bisogno di te,
    Donna della magia non ti posso lasciare.

    La donna è dunque una bruxa, una strega che pratica la magia nera. La colomba che tiene in mezzo alle gambe è uno degli animale che vengono più spesso sacrificati durante i riti vudù. Lo stesso volatile appare anche sulla cover della raccolta di successi di Santana.

    E la creatura angelica chi è? La parola «Abraxas», che dà il nome all'album, è stata ritrovata su pietre e gemme antiche usate come talismani magici. Il nome si trova anche in diversi manoscritti greci di carattere magico. Esso è presente anche nei testi gnostici dei primi secoli dell'era cristiana. Alcuni Padri della Chiesa, profondi conoscitori dello gnosticismo, consideravano Abraxas un demone, e il suo culto una forma di adorazione satanica. Le fonti dirette sono alcuni testi gnostici facenti parte dei codici di Nag Hammadi (il Vangelo degli Egiziani e l'Apocalisse d'Adamo). Quest'ultimo rotolo ci rivela che Abraxas sarebbe un grandissimo Eone, ossia un'emanazione del creatore supremo. Ecco un paio di raffigurazioni antiche di questo demone con testa di gallo, corpo di uomo, due serpenti come gambe e frusta e scudo nelle mani.



    Ma c'è dell'altro: l'immagine sulla copertina è una parodia blasfema del mistero dell'Annunciazione. Una creatura angelica comunica con una donna. Nel primo caso è l'Arcangelo Gabriele che annuncia a Maria SS.ma l'Incarnazione del Verbo; nel secondo, il demone Abraxas si presenta ad una bruxa, ad una strega che pratica la magia nera. Nell'Annunciazione la colomba rappresenta lo Spirito Santo, mentre nella cover di Santana la colomba è il simbolo della magia vudù. La somiglianza tra le due figure è grande, ma il loro significato è opposto.



    (centrosangiorgio.com)

     
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    SANTANA: Caravanserai.
    Prima di avventurarsi in questa specie di viaggio musicale e spirituale alla ricerca dell'essenza primitiva della musica ("La fuente del ritmo") è necessario liberarsi da alcuni pregiudizi, alimentati a suo tempo dalla critica ufficiale e militante.
    La "fase mistica" dell'arte di (Devadip) Carlos Santana e soci fu bollata, spesso con sufficienza e strafottenza, come eccessivamente visionaria e confusa, roba da santoni o "jazzisti misticheggianti". Ma ai giorni nostri, dopo l'esplosione della world music, con la sua contaminazione tra suoni primitivi e tecnica occidentale, e del movimento new age, con la sua profonda compenetrazione tra musica e spiritualità, come si fa a non riconoscere al vecchio guru messicano il merito di aver anticipato certe tendenze fin dai primi anni '70?

    Lasciamoci quindi guidare fiduciosi dal nostro esperto sciamano e partiamo per questa avventura chiamata "Caravanserai". Dopo ogni ascolto saremo un po' più purificati dalle tossine occidentali, e forse anche un po' meno rigidi e diffidenti nell'affrontare qualsiasi tipo di musica che ad un primo ascolto ci suona "strana" e non ci sembra "nostra".
    Santana ci conosce bene, visto che è americano (USA) di adozione, per quanto messicano di nascita. Quindi il modo di introdurci nel folto intreccio della sua foresta tropicale di suoni è gentile e graduale: "Eternal Caravan of Reincarnation" mescola i suoni della natura con rarefatte note jazz, proprio come più tardi farà la tipica new age da meditazione. Ma già da "Waves Within" la tensione sale e inizia quel costante sottofondo di congas, timbales e percussioni varie che, grazie a José Chepito Areas, James Mingo Lewis e Armando Peraza, validi aiutanti dello sciamano, ci accompagnerà in zone sempre più remote e misteriose.

    La nostra guida ci parla di rado (questo disco è in gran parte strumentale), ma come il pifferaio magico della favola è dotato di un mezzo di persuasione al quale non si resiste: una chitarra elettrica che irradia note così incisive e lancinanti da vincere facilmente ogni resistenza, raggiungendo direttamente l'anima, per trascinarla in un rapimento che ha il suo culmine nell'estasi ipnotica di "Song of the Wind".
    A questo punto, eccitati e un po' storditi da questa scarica di note, siamo pronti per la danza rituale della purificazione, quella che tenterà di aprirci al maggior numero possibile di sensazioni: è "All the Love of Universe". Se alla fine di questo brano si avverte una certa spossatezza, come se davvero si fosse sostenuta una danza tribale, vuole dire che almeno in parte l'obiettivo è stato raggiunto.
    Dopo un breve stato di trance saranno le prepotenti percussioni africane di "Future primitive" a farci risvegliare in un altro mondo, in un'epoca preistorica, ormai prossimi all'origine del ritmo. Qui lo smarrimento sarebbe naturale e giustificato, ma il muro di percussioni si infrange a poco a poco e dietro di sé svela una splendida e compiuta melodia. È "Stone Flower", ed è di Antonio Carlos Jobim, quindi sappiamo di essere in Brasile.
    Ora non c'è più neanche il timore dell'ignoto o del selvaggio: "La fuente del ritmo" è lì davanti a noi, a rifornire perennemente anche le canzoni a noi più familiari. Si può mettere la bocca sotto questa cascata di ritmo allo stato puro, e bere a garganella: non solo non può farci male, ma anzi ci darà entusiasmo e un'inaspettata forza per ogni passo della strada ("Every step of the way") che dovremo percorrere quando saremo tornati nel tetro e grigio mondo "civile".
    Cosa che accade puntualmente ogni volta che i 50 minuti di incantesimo di "Caravanserai" sono finiti.
    (debaser.it / Recensione: Grasshopper)

    Curiosità sulla Copertina

    Nel 1972 Carlos Santana diede vita ad un album che non aveva niente a che fare con i ritmi latinoamericani per i quali era noto, ma che si protendeva verso un suono molto più circoscritto in aree musicali jazz e africane. Era dunque prevedibile che anche il lavoro grafico e visivo della copertina dell'album si sarebbe spinto verso i colori caldi del deserto africano. Non è facile evitare i clichè quando si tratta di dare un volto all'Africa, ma Joan Chase ci è riuscito in maniera incantevole. Un enorme sole arancione spicca per i suoi colori caldi e intensi. Il paesaggio è completamente oscurato da un azzurro sfumato che lascia appena intravedere le linea del deserto che coincide con quella del cielo e una fila di cammelli e cammellieri che vagano nella distesa di sabbia, in un viaggio che termina laddove ha inizio la musica di Santana. (dal web)
     
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1 replies since 24/7/2013, 01:46   1324 views
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