PINK FLOYD - Copertine dischi in vinile

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    PINK FLOYD: Animals.
    Animals è il decimo album della band progressive rock inglese Pink Floyd, pubblicato nel gennaio 1977 ed è inoltre il terzo concept album della band, dopo The Dark Side of the Moon e Wish You Were Here. Animals fornisce una critica feroce alle condizioni socio-politiche del Regno Unito degli anni settanta e presenta un notevole cambiamento dai lavori precedenti dei Pink Floyd nello stile musicale.
    L'album fu registrato nello studio della band, Britannia Row, a Londra. La sua produzione fu caratterizzata dai primi segni di discordia tra i membri della band, che sarebbero poi culminati nell'allontanamento dalla band, per volere di Waters, del tastierista Richard Wright nel 1979. L'immagine della copertina dell'album, un maiale che vola fra due delle ciminiere della centrale elettrica londinese Battersea Power Station, fu disegnata dal bassista Roger Waters e realizzata dal collaboratore abituale della band, Hipgnosis.
    Ricevette recensioni contrastanti nel Regno Unito, nonostante avesse raggiunto il secondo posto nelle classifiche delle vendite. Vendette molto anche negli Stati Uniti, dove raggiunse il terzo posto della Billboard 200. Sebbene negli USA fosse rimasto in classifica soltanto sei mesi, ricevette quattro dischi di platino per effetto delle vendite costanti. Le dimensioni del tour successivo all'album, ed un incidente, in cui sputò a un fan, portarono poi Waters a concepire l'album successivo, The Wall. Nel 1975 i Pink Floyd comprarono un edificio di sale parrocchiali di tre piani nei Britannia Row Studios, nel quartiere londinese di Islington. Il loro accordo con la società discografica EMI, per un tempo illimitato in studio in cambio di una percentuale ridotta delle vendite, era scaduto, e lo trasformarono in uno studio di registrazione e in un impianto di stoccaggio. Il suo rimodellamento occupò la maggior parte del 1975; nell'aprile del 1976 la band cominciò a lavorare sull'album nel suo nuovo studio.
    Il disco fu registrato ai Britannia Row Studios di Londra e pubblicato il 23 gennaio del 1977 nel Regno Unito ed il 2 febbraio 1977 negli Stati Uniti ed in Canada. Una versione rimasterizzata venne pubblicata in Europa nel 1994 dalla EMI e nel 1997 nel resto del mondo dalla Columbia/Sony. Animals raggiunse il terzo posto della classifica americana e il secondo in quella inglese. A oggi sfiora i dieci milioni di copie vendute, per quanto sia molto meno popolare del disco che l'ha preceduto (Wish You Were Here) e di quello che l'ha seguito (The Wall). La critica lo accolse bene (il New Musical Express lo descrisse come il disco inglese più spietato di sempre), ma, per la prima volta, i Pink Floyd, che si erano fatti le ossa nel movimento hippie londinese, non si trovavano in sintonia col loro tempo: il punk era in piena ascesa, e il rifiuto per i mostri sacri del rock inglese, considerati dinosauri, era il suo emblema (vedere la maglietta di Johnny Rotten "Io odio i Pink Floyd").
    Ascoltando il disco però ci si accorge che è stato estremamente sottovalutato: il sound di Animals è molto meno rassicurante e più ispido di quello dei due album precedenti, l'atmosfera è claustrofobica e inquieta. La cappa elettronica e il clima venefico voluto da Roger Waters lo rendono il disco dei Pink Floyd anni settanta che meglio ha retto l'usura del tempo, a causa anche di una paradossale vicinanza alla corrente new-wave.
    Per questo album i Pink Floyd recuperarono due brani scartati dal precedente lavoro Wish You Were Here: Gotta Be Crazy e Raving and Drooling. Per adattarli alla metafora animalesca dell'album, le liriche vennero modificate e i brani furono ribattezzati Dogs e Sheep. In Dogs David Gilmour sfodera uno degli assoli più taglienti ed epici della storia dei Pink Floyd. La fotografia di copertina (così come le fotografie del booklet) rappresenta una famosa centrale elettrica londinese, la Battersea Power Station, tra le cui ciminiere fluttua un gigantesco maiale, soprannominato "Algie", chiaro riferimento a Pigs on the Wing ("Porci in volo"), canzone che apre e chiude l'album.
    Durante la realizzazione si spezzò l'ancoraggio che bloccava il grosso maiale gonfiabile, pieno di elio, che se ne andò per i cieli di Londra. Fu emanato un comunicato a cura dell'ente inglese del controllo aereo per avvertire i piloti di che cosa avrebbero potuto vedere sopra i cieli londinesi. Il pallone fu infine recuperato in una fattoria senza che avesse fatto troppi danni e quindi riparato per poter terminare le riprese della copertina.
    Questo maiale, battezzato Pink Floyd pig, divenne uno dei simboli dei Pink Floyd stessi, e fece la sua comparsa in varie esibizioni live: negli ultimi concerti dei Pink Floyd, due enormi e minacciosi maiali fanno la loro comparsa in cima alle torri poste ai lati del grande palco; mentre in alcuni concerti di Roger Waters, durante l'esecuzione di Sheep, il Pink Floyd pig è stato fatto volare sopra il pubblico. Il famoso maiale gonfiabile compare nel film di fantascienza I figli degli uomini di Alfonso Cuaron interpretato da Clive Owen; lo si vede fluttuare come nella copertina del disco tra le ciminiere della Battersea Power Station, attraverso una finestra della stessa costruzione.(wikipedia)


    Edited by gheagabry - 24/6/2013, 22:33
     
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    PINK FLOYD: A Saucerful of Secrets.
    A Saucerful of Secrets è il secondo album dei Pink Floyd. La nascita dell'album coincide con il declino dello stato mentale di Syd Barrett, indiscusso leader della band e chitarra solista fino all’ingresso di David Gilmour nei Pink Floyd. Questo è l'ultimo lavoro dei Pink Floyd a cui Barrett prende parte prima di essere allontanato definitivamente dal gruppo. È proprio in questo periodo che Barrett comincia ad accusare gli effetti collaterali dell'LSD sommati ai già ereditari problemi di schizofrenia. In sua presenza, infatti, le registrazioni risultano lunghe e difficoltose e diviene impossibile per la band sostenere un tale peso. Le uniche apparizioni di Barrett in quest'album sono la chitarra su Remember a Day (in un primo momento intitolata Sunshine ed inizialmente pensata per The Piper at the Gates of Dawn) e Set the Controls for the Heart of the Sun e l'ultima traccia dell'album, Jugband Blues, unico brano da lui scritto e cantato. L'album venne registrato tra l'agosto 1967 ed il maggio 1968 agli EMI Studios di Abbey Road e ai Sound Techniques Studios di Chelsea a Londra, ma missato interamente agli Abbey Road.
    La produzione dell'album fu affidata a Norman Smith. La copertina e le foto sono dell'Hipgnosis di Storm Thorgerson che realizzò molte delle copertine dei Pink Floyd; è formata da un collage di 13 immagini tra cui figurano alcuni frammenti di fumetti della Marvel Comics, l'immagine di un alchimista, immagini di ampolle e bottiglie, una ruota con i segni zodiacali, il sole, alcuni pianeti e una piccola foto del gruppo sulle rive di un fiume fuori Londra. Sulla copertina si può leggere anche la scritta "y d pinkfloyd p" e resta il dubbio sul reale significato delle lettere iniziali, infatti secondo alcuni sarebbe la semplice ripetizione di p i n k f l o y d, mentre secondo altri sarebbe (s) y d pinkfloyd p(inkfloyd), ovvero un omaggio a Syd Barrett che aveva lasciato definitivamente il gruppo nel febbraio 1968. Accidentalmente, durante la pubblicazione, venne tolto l'articolo "The" dal nome Pink Floyd.
    L'album fu pubblicato il 29 giugno 1968 in Inghilterra e il 27 luglio 1968 negli Stati Uniti.(Wikipedia)
     
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    Storm Thorgerson

    thorgerson_cover

    Storm Thorgerson (Potters Bar, 28 febbraio 1944 – 18 aprile 2013) è stato un fotografo e designer britannico. Nel 1968 è stato fra i fondatori dello studio grafico Hipgnosis, per il quale ha prodotto una lunga serie di celebri e rivoluzionarie copertine per singoli e album discografici. Le sue opere più famose di questo periodo sono sicuramente quelle per i dischi dei Pink Floyd, che hanno segnato la storia della musica. La sua copertina di The Dark Side of the Moon è spesso citata come la migliore di tutti i tempi. Tutte le sue opere e gli artwork riguardanti i Pink Floyd sono raccolti e commentati nel libro " Pink Floyd. Visioni " scritto con Peter Curzon. Il suo lavoro non si è limitato comunque a una sola band, e l'elenco dei nomi che si sono rivolti al suo genio creativo è un condensato di storia musicale: Genesis, Paul McCartney, Black Sabbath, Peter Gabriel, Muse e Led Zeppelin.

    Pink-Floyd-cover-12071

    Non scriveva canzoni e non suonava, Storm Thorgerson, ma è riuscito comunque ad entrare nella storia della musica. Questo artista britannico di origine norvegese, infatti, è stato l’autore con il suo studio Hipgnosis, di alcune delle copertine di dischi che hanno segnato il mondo del rock.
    Per questo motivo la sua morte, all’età di 69 anni, è stata salutata come un vero e proprio lutto per tutto l’universo della musica. Fotografo, grafico e artista a tutto tondo,Thorgerson è stato collaboratore dei Pink Floyd fin dal 1968, quando firmò la copertina di “A Saucerful of Secrets”, realizzando da allora tutte le copertine e le foto degli album a seguire, compresa quella iconica e leggendaria di “The Dark Side of the Moon”. Proprio per il recente 40° anniversario della pubblicazione di quel disco, Thorgerson aveva realizzato delle esclusive variazioni sul tema.

    Compagno di scuola di Syd Barrett e Roger Waters, per i Pink Floyd ha disegnato cover indimenticabili come la casa di "Ummagumma", la mucca di "Atom heart mother", l'uomo in fiamme di "Wish you were here". Negli anni seguenti, Thorgerson ha poi lavorato per diverse generazioni di artisti. Negli anni ’70 e ’70 ha firmato "Houses of the holy", "Presence" e "In through the outdoor" dei Led Zeppelin, "The lamb lies down on Broadway" dei Genesis e i primi tre dischi solisti di Peter Gabriel. In epoca più recente, invece, ha collaborato con band come Cranberries, Phish, Audioslave e Muse. Con lui se ne va un pezzo fondamentale della storia del rock.

    Ha scritto Gilmour sul suo sito ufficiale: “Storm è stato una forza costante nella mia vita, sia sul lavoro che nel privato, una spalla su cui piangere e un grande amico. Gli artworks che ha creato per i Pink Floyd dal 1968 ad oggi sono stati una parte inseparabile del nostro lavoro. Mi mancherà”.



    http://musica.excite.it/21.4.2013
     
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    PINK FLOYD: The Division Bell.
    La Division Bell, per chi non lo sapesse, è la campana che nel Parlamento inglese richiama tutti ai propri posti in prossimità delle votazioni da effettuare – il titolo, pescato da un verso di “High hopes“, venne stabilito da un amico di Gilmour, lo scrittore Douglas Adams (quello de “La guida galattica per autostoppisti“, per intenderci!).
    La campana, che in questa sede viene rintoccata, echeggia la fine di un’avventura leggendaria, quella dei Pink Floyd, che ci lasciano con un ultimo disco di inediti il cui tema portante non poteva che essere la comunicazione – o, meglio, le conseguenze della mancanza di essa.

    E’ il 1985 quando Roger Waters lascia la band. Prima senza Barrett, poi privi di Waters – la domanda sorge spontanea: cosa ne rimane dei Pink Floyd? Questo album, secondo me eccessivamente sottovalutato da critici e presunti fan (relegato perchè “troppo commerciale”), emana un suono sottile, spontaneo, sobrio senza piombare nello scialbo o nel convenzionale (lo si evince nel suggestivo brano strumentale d’apertura “Cluster one“). In fondo, c’è da ricordare agli scettici che se i Pink Floyd hanno impresso il loro bollo nella storia della musica è anche per merito dei superstiti David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright!
    In “What do you want from me” la stratocaster di Gilmour urla più del suo padrone – è una canzone degna dello status di Pink Floyd (l’intro profuma di “Dark side“!), liricamente rabbiosa, tecnicamente ben vestita che, tra strilli chitarristici ed energici cori, si libbra sopra diversi generi senza mai trovar il tempo di planare.
    La morbida “Poles apart” presenta una duplice velata dedica: la prima parte è tutta per l’indimenticato Syd Barrett (“did you know it was all going to go so wrong for you and did you see it was all going to be so right for me?“) mentre la seconda è indirizzata a Roger Waters (“hey you, did you ever realise what you’d become?“). Mason detta inizialmente un tempo a tratti cupo, schiacciante come il lungo interludio che spezza la canzone in due sezioni letteralmente agli antipodi, per poi sfociare in una melodia carica e veloce sovrastata dall’ennesimo apprezzabile assolo di Gilmour.

    L’intimissima jam “Marooned“, suonata dal vivo solo 3 volte, vale da sola il prezzo del disco – l’accordo finale la collega direttamente a “A great day for freedom“, inizialmente intitolata “In shades of grey“, che tratta della caduta dei muri e di un’effimera libertà che si trasforma in genocidio.
    Uno dei momenti più deliziosi del disco è “Wearing the inside out“, avvolta vocalmente da Wright e che segna il gradito ritorno del sassofonista Dick Parry in una melodia jazz scalfita da una storia d’emarginazione e malessere, che non poteva che esser narrata dalla delicatissima voce di Richard. “Keep talking“, particolare per la presenza della voce elettronica di Stephen Hawking, è una canzone sussurrata e lievemente ansimante: riassunto perfetto dell’album è la formula “all we need to do is make sure we keep talking“; questo tema dell’incomunicabilità sarà proseguito nelle docile “Lost for words” (in cui espliciti sono i riferimenti a Waters) dove viene lavato via l’affanno precedente, svelando un recondito accordo in chiave acustica (“so I open my door to my enemies and I ask ‘could we wipe the slate clean?’ “)
    “High hopes“, prima canzone scritta per l’album ma ultima registrata, è un capitolo assorto ed indimenticabile sulla gioventù che svanisce – con lei si dileguano anche i Pink Floyd, in un epilogante “forever and ever” a chiudere per sempre la loro storica saga.

    Da provare: o si ama o si odia.
    (altervista.org/blog/ Recensione: BY ADMIN)


    Curiosità sulla Copertina

    L'ideatore della copertina "The Division Bell" dei Pink Floyd del 1994 fu il fotografo e designer inglese Storm Thorgerson, uno dei fondatori dello studio Hipgnosis. Dato che il tema principale del disco è l'incomunicabilità tra gli individui, problema che tutti e tre i componenti avevano avuto sulla questione dei diritti sull'utilizzo del nome del gruppo, Storm scelse di rappresentarlo tramite due teste di metallo di grandi dimensioni, ciascuna dell'altezza di un autobus a due piani, posizionate in un campo nei pressi di Ely, città dell'Inghilterra situata nel distretto dell'East Cambridgeshire nella contea del Cambridgeshire, Est dell'Inghilterra. Le sculture furono posizionate vicine tra loro e fotografate di profilo per dare l'illusione di affrontarsi o parlare tra di loro, inoltre guardando frontalmente l'immagine possiamo intravedere con un po' di fantasia un terzo viso fittizio. Sullo sfondo, in mezzo ai due volti è visibile all'orizzonte la cattedrale di Ely e sotto di essa quattro luci posizionate in orizzontale. Le sculture, ideate dal graphic designer Keith Breeden e costruite da John Robertson, sono attualmente in mostra nella Rock and Roll Hall of Fame a Cleveland, Ohio.
    (dal web)
     
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