I BUCHI DELLA TERRA

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  1. gheagabry
     
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    IL BIG HOLE



    Nel 1866, Erasmus Jacobs trovò accidentalmente un diamante di 21,25 carati sulle sponde del fiume Orange, nei pressi di Hopetown. Un secondo ritrovamento (in questo caso di un diamante a 83,50 carati) avvenne nel 1871 sulle pendici della collina Colesberg Kopje, nel 1871. Questi eventi diedero inizio alla prima corsa ai diamanti, che richiamò nella zona miligliaia di minatori. La collina sparì velocemente, trasformandosi in quello che fu chiamato il Big Hole (il "grande buco").
    Da metà luglio del 1871 fino al 1914, 50.000 minatori scavarno il buco con pale e picconi, ottenendo 2.722 kg di diamanti . Il Big Hole ha una superficie di 17 ettari (42 acri ) ed è largo 463 metri. È stato scavato fino a una profondità di 240 m, ma poi parzialmente tamponati con detriti riducendo la sua profondità di circa 215 m; da allora ha accumulato acqua per una profondità di 40 m, solo 175 m sono visibili. La miniera di Kimberly sotto il Big Hole ha una profondità di 1.097 metri. Un mito popolare locale sostiene che è il più grande buco al mondo scavato a mano, tuttavia Jagersfontein Miniera sembra avere quel record.



    Fu un ragazzino a trovare in un fiume, nel 1866, il primo diamante, che venne chiamato Eureka; altri diamanti furono scoperti nel muro di argilla di una fattoria. Si iniziò quindi a cercare queste pietre preziose nei letti dei corsi d’acqua, ma ben presto si capì che, per trovarli, bisognava scavare sottoterra. Cominciò così la New Rush (Nuova Corsa): tutto ebbe inizio nel 1869, quando i primi giacimenti consistenti di diamanti furono scoperti proprio dove successivamente sorse Kimberley. In circa tre anni la città si sviluppò dal nulla in modo caotico e disordinato, per ospitare gli oltre 50.000 minatori; in poco tempo le baracche in ferro zincato e le tende furono sostituite da case vere e proprie, in legno e mattoni. Nel 1871 si iniziò a scavare sulla Colesberg Kopje, piccola collina che a poco a poco fu spianata e si trasformò in una voragine enorme chiamata Big Hole (Grande Buco). Le concessioni (claim), vendute a caro prezzo, erano dei fazzoletti di terra minuscoli (9 m per 7 m), dove lavoravano oltre 30.000 persone su una superficie di appena 12.000 mq; tutto questo causava gravi problemi, concernenti sia l’accesso alle singole concessioni sia la sicurezza di chi vi lavorava. Il Grande Buco era una sorta di girone infernale, dove bianchi e neri, stravolti dalla fatica e in preda alla febbre dei diamanti, rischiavano ogni giorno la vita in un groviglio di carrucole, funi, secchi di cuoio pieni di kimberlite, passerelle traballanti e ponteggi improvvisati. Più si scendeva nelle viscere della terra e più facilmente si trovavano i diamanti; risuonavano agghiaccianti le urla di incitamento dei minatori: «dig, dig, dig» (scava, scava, scava). I kafir, così erano chiamati gli operai neri, abitavano in appositi recinti, lavoravano nudi, usando guanti piatti e senza dita, e fissati con catene a un lucchetto, in modo da poter solamente scavare e setacciare. Erano inoltre sottoposti a meticolose ispezioni corporali, per impedire il contrabbando delle pietre preziose; spesso venivano purgati con olio di ricino in modo che restituissero quanto avevano ingoiato, ma i più ingegnosi riuscirono a sottrarre alcune pietre preziose usando piccioni viaggiatori. Il tutto per una paga doppia di quella di un bracciante inglese, ma spesso a costo della propria vita.
    Grandi protagonisti di quegli anni magnifici e terribili, crudeli e spietati, furono prima Barney Barnato e poi John Cecil Rhodes, che, giunto qui nel 1871, divenne nel 1889 il signore e padrone indiscusso di Kimberley.




    Cecil John Rhodes

    Cecil John Rhodes (Bishop's Stortford, 5 luglio 1853 – Muizenberg, 26 marzo 1902) è stato un imprenditore e politico britannico, celebre per il ruolo che ebbe nell'evoluzione storica dell'Africa coloniale.
    Da lui prese il nome la Rhodesia (oggi in parte Zambia e in parte Zimbabwe). Rhodes costruì la sua enorme fortuna sfruttando le ricchezze naturali dell'Africa meridionale. Quando morì, era uno degli uomini più ricchi del mondo. La sua sete di ricchezza è ben rappresentata da una sua celebre frase: "tutte quelle stelle.. quegli immensi mondi che restano fuori dalla nostra portata. Se potessi, annetterei altri pianeti" ..."all of these stars... these vast worlds that remain out of reach. If I could, I would annex other planets"

    Rhodes era figlio di Francis William Rhodes, vicario della Chiesa Anglicana presso la chiesa di St. Michael, e di Louisa Peacock Rhodes. Aveva tre fratelli: Arthur, Herbert e Frank. A causa di una malattia polmonare, gli fu consigliato di andare a trascorrere un periodo da suo fratello, che aveva una coltivazione di cotone nel Natal, nella valle di Umkomaas. Rhodes giunse a Durban il 1º settembre 1870, portando con sé 3000 sterline. Qui cominciò a fabbricare e vendere pompe idrauliche ai minatori attirati dalla corsa ai diamanti...Finiti gli studi tornò in Africa, Rhodes attraversò anni di attività fervente, estendendo ancora il proprio predominio economico nel settore minerario fino ad arrivare alla scalata della principale società concorrente, acquisita al prezzo di 5 milioni di sterline (circa 500 milioni di euro odierni). A 35 anni, Rhodes controllava il 90% del mercato dei diamanti del mondo e aveva iniziato a espandersi anche in quello dell'oro.

     
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