CURIOSITA' dal MONDO ANIMALE

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    Vieni, c’è una casa nel bosco

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    In Finlandia, nelle case estive abbandonate dai loro proprietari a Suomusjärvi, sono subentrati gli animali
    fotografie di Kai Fagerström

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    Attratto dalla desolazione, Kai Fagerström si è avventurato tra le case abbandonate di Suomusjärvi, nella campagna finlandese, vicino alla residenza estiva della sua famiglia. Scrutando attraverso le finestre rotte e le crepe nelle porte ha notato piccole impronte: topi, tassi e altri selvatici occupanti abusivi si erano insediati dopo la partenza o la morte dei padroni di casa.
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    "Entrare in queste case è come tornare indietro nel tempo; il passato aleggia ancora negli angoli", racconta il 48enne appassionato di fotografia che gestisce le proprietà per la parrocchia di Salo, dove vive. "Ma mi piace pensare che la natura si riprenda i luoghi che ha prestato all'uomo".   114920197-a54a7e01-ef14-47b7-91f8-a884b73af797114920934-cfbe17bb-8fcb-44ae-a32c-76781f7d178e
    -Carolyn Butler

    fonte:nationalgeographic.it/

     
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    L'invasione delle chiocciole
    africane giganti in Florida


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    Joe Raedle, Getty Images



    Lo stato americano è invaso dalla chiocciola terrestre africana Achatina fulica, considerata una delle 100 specie aliene più pericolose al mondo

    di Ker Than

    Un'invasione di chiocciole terrestri sta devastando i raccolti della Florida.

    Il grosso mollusco si è ambientato molto bene nello stato americano, il cui ambiente caldo e umido ricorda quello africano da cui proviene questa specie invasiva che divora molti vegetali, vanto della fiorente industria agricola della Florida.

    "Da qui arriva il cibo che sfama un'intera nazione, e queste chiocciole mangiano 500 diversi tipi di piante, praticamente quasi tutto quello che cresce in Florida", dice Mark Fagan, portavoce del Florida Department of Agriculture. "Non è un fenomeno che possiamo ignorare. Queste chiocciole sono una grave minaccia alla nostra agricoltura".

    Alcuni esemplari sono stati importati da collezionisti o per essere utilizzate in pratiche religiose, e una volta sbarcate negli USA, si sono diffusi anche attraverso portatori involontari.

    Minaccia per la salute

    Non è la prima volta che l'animale si diffonde in Florida, ma quella iniziata un anno e mezzo fa nella contea di Miami-Dade sembra un fenemeno particolarmente violento.

    "Sono molto prolifiche", conferma l'esperto Awinash Bhatkar del Texas Department of Agriculture.

    Dopo aver raggiunto l'età adulta, a circa sei mesi di vita, la chiocciola può produrre fino a un centinaio di uova al mese e vivere fino a otto anni.

    Mentre la maggior parte delle chiocciole si nutre di materia vegetale in decomposizione o di muffa sulle foglie, Achatina fulica è una delle poche a nutrirsi di piante vive, spiega Bhatkar.

    Non solo: gli esemplari più giovani mangiano anche gesso e intonaco nelle case per rinforzare il loro guscio in formazione.

    E come se non bastasse, le chiocciole costituiscono una minaccia diretta per la salute dell'uomo: poiché mangiano anche escrementi di ratto, possono diventare portatrici di un nematode parassita, Angiostrongylus cantonensis, che causa una rara forma di meningite.

    "Il parassita può essere presente nel muco dell'animale", spiega Fagan. "Perciò, se una persona viene a contatto con la chiocciola, il nematode può penetrare nel corpo e farsi strada fino al cervello".

    Per questa ragione, le autorità della Florida hanno invitato coloro che ritengono di avere questi animali in giardino di non ucciderli ma di mettersi in contatto con le autorità sanitarie.

    Una lunga battaglia

    Fagan spera di poter riuscire a eradicare la chiocciola grazie alla diffusione di un'esca molto più efficace per la gigantesca chiocciola terrestre.

    L'esca contiene un agente che rende il mollusco amaro e quindi immangiabile per gli animali domestici o selvatici.

    Spazzare via la chiocciola dalla contea, però, potrebbe richiedere anni. Nel 1966 vi fu un'invasione causata da alcuni esemplari rilasciati da un bambino di 10 anni. Ci sono voluti ben 9 anni per eliminare i 18.000 molluschi che si erano diffusi. E questa volta, le chiocciole sono molto più numerose: "Solo nell'ultimo anno e mezzo ne abbiamo raccolte 120.000", ammette Fagan.


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    Cosa rende blu alcuni animali?

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    Fotografia di Adam Jones/Visuals Unlimited/Corbis

    Cosa rende blu alcuni animali, come questa rana dal dardo velenoso? Soprattutto, perché sono blu? Sono le domanda a cui cerca di rispondere la ricercatrice australiana Kate Umbers in un articolo apparso su The Journal of Zoology di aprile.

    Innanzi tutto, sottolinea la studiosa, per vedere blu un altro animale bisogna essere attrezzati, ovvero bisogna avere i fotorecettori giusti, quelle cellule della retina che ci permettono di percepire i colori. È interessante che la maggior parte delle specie animali possiedono "criptocromi", pigmenti difficili da individuare per i ricercatori e specializzati nella visione delle lunghezze d'onda tra i 450 e i 490 nm dello spettro, ovvero il blu.

    Sorprendentemente, i recettori del blu sono i più diffusi nel regno animale, sebbene con alcune, affascinanti eccezioni: tutti i mammiferi marini ad esempio li hanno persi secondariamente e in modo del tutto indipendente, mentre gli altri animali marini rescono a vedere il blu senza problemi, e quindi non è chiaro il vantaggio di questo adattamento in foche e balene.

    L'aye-aye, un lemure notturno del Madagascar, ha un solo tipo di cono, sensibile alla luce ultravioletta (i coni sono i fotorecettori dei colori, mentre quelli sensibili alla luce si chiamano bastoncelli). Questo animale quindi vede tutto in bianco e nero con l'eccezione di ciò a cui noi siamo ciechi, ovvero l'ultravioletto. C'è da ricordare però, sottolinea l'autrice, che ciò che un animale percepisce come "blu" dipende anche dalla sua capacità di percepire il resto dello spettro cromatico. >>>

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    Fotografia naturaitalia.it

    Ci sono due modi principali di produrre colorazioni blu: con pigmenti o con la rifrazione della luce (blu strutturali). I veri pigmenti blu, al contrario di giallo e arancio, sono rarissimi nel regno animale e costosissimi in termini metabolici, per cui tendono a essere evitati. Ad esempio, ricorda Kate Umbers, la medusa Rhizostoma pulmo ha un pigmento blu intracellulare costituito da una lunga e complessa catena polarizzata di atomi di carbonio, ma è quasi un'eccezione.

    I pigmenti, laddove ci sono, tendono ad essere diffusi nella matrice extracellulare, come ad esempio il pigmento (biliverdina) che rende azzurrino il guscio di molte uova. Meno costoso è ottenere il blu riflettendo la giusta lunghezza d'onda con nanocristalli nel tegumento dell'animale, ma anche in questo caso il costo metabolico per creare strutture cristalline specializzate è alto. Il più delle volte ai cristalli si accompagnano pigmenti come la melanina, per cui in realtà la complessa produzione del blu richiede il coinvolgimento sia di pigmenti che di cristalli. >>>


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    Fotografia Ocean/Corbis

    Ai nostri occhi con visione tricromatica un animale blu è ovvio e appariscente, sottolinea l'articolo, e sotto questo postulato ci possono essere due spiegazioni per una colorazione blu. La prima si basa sul principio dell'handicap di Zahavi, per cui un animale vistoso che riesce a sopravvivere con quest'handicap sino alla riproduzione deve avere buoni geni.

    La seconda è che se un animale può permettersi l'alto costo metabolico di un pigmento blu deve essere "il più adatto" a riprodursi, e in entrambi i casi questo fa sì che il colore blu sia selezionato dall'evoluzione. Il maschio della sula dai piedi azzurri ad esempio ha i piedi tanto più azzurri quanto più ha mangiato, e questo è il segnale per la femmina che si tratta di un buon padre per i suoi figli, in grado di procacciare sufficiente cibo alla prole: se i piedi del suo compagno vengono artificialmente scoloriti, l'investimento parentale della femmina diminuisce perché ritiene non ne valga più la pena. >>>

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    Fotografia Ocean Corbis

    Un esempio estremo è l'uccello di raso, o Ptilonorhynchus violaceus, diffuso in Australia: in questa specie non solo il maschio è di un intenso color blu-violetto molto appariscente per tutti gli altri uccelli, ma offre anche in dono alla femmina, durante il corteggiamento, oggetti di colore azzurro.

    Più il tesoro di doni azzurri è vasto e prezioso, più è probabile che la femmina acconsenta a riprodursi, probabilmente perché gli oggetti blu sono molto rari in natura e il trovarli richiede un grande investimento metabolico. >>>

    altre ipotesi per il colore blu del tegumento, come l'identificazione sessuale, e porta ad esempio libellule femmina che diventano verdi-azzurre travestendosi in questo modo da maschi per non essere assaltate da questi, o lucertole dal ventre blu che identificano le femmine solo dal colore dell'addome: se un maschio viene dipinto coi colori delle femmine verrà assiduamente corteggiato da altri maschi. >>>
    (Lisa Signorile, national geografic)

     
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  5. gheagabry
     
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    Il coyote sulla metro
    e gli altri animali "pendolari"



    Uccelli sul treno e capre sull'autobus: ecco alcuni esempi di animali che hanno iniziato a sperimentare il trasporto pubblico per muoversi in città

    di Christine Dell'Amore

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    Fotografia di Dennis Maxwell, Port of Portland/AP

    Dagli uccelli sui treni alle capre sull'autobus - gli animali più adattabili stanno imparando nuovi modi per muoversi nelle nostre città. Molti di loro sono animali domestici, come i gatti. Ma ci sono anche scimmie, coyote e altre specie selvatiche tra quelle che hanno iniziato a sperimentare il trasporto pubblico. Più di ogni altra cosa, la motivazione che spinge questi animali a diventare "pendolari" è la ricerca di cibo e sicurezza, spiega Suzanne MacDonald, una psicologa e biologa della York University di Toronto, Canada, che studia la fauna selvatica urbana.

    Gli animali non si siedono lì a pensare "devo prendere l'autobus delle 3 se non voglio arrivare tardi al cinema", scherza MacDonald, le cui ricerche vengono finanziate anche dal National Geographic Expeditions Council. Piuttosto, gli animali che finiscono su autobus o treni di solito si rendono conto che "se salgono e poi scendono da questi mezzi, nel frattempo verrano trattati piuttosto bene e probabilmente anche ricompensati con un po' di cibo".

    Seth Magle, ecologo della fauna selvatica urbana, sottolinea come molti degli animali che si spingono a utilizzare il trasporto pubblico vengano nutriti dalla persone, cosa che dovrebbe invece essere evitata. "Sembra un gesto carino dar loro da mangiare, ma questo è uno dei modi in cui più facilmente persone e animali possono entrare in conflitto", spiega Magle, che dirige l'Urban Wildlife Institute del Lincoln Park Zoo.

    Uno degli obiettivi del programma di ricerca di Magle è trasmettere agli abitanti delle città la consapevolezza di far parte di un ecosistema vivente. "Le nostre città non sono sterili, le abbiamo costruite per gli esseri umani. Ma anche altre specie stanno trovando un modo di utilizzarle", spiega Magle.

    Vediamo allora cinque casi celebri di animali che viaggiano in "stile umano".


    Piccione

    Uccelli su un treno? Fareste meglio a crederci. A New York i piccioni sono noti per prendere la linea A della metro. Secondo un articolo del 2002 del New York Times, i piccioni sono soliti entrare nei vagoni in cerca di briciole quando il treno si ferma alla Far Rockaway Station, a fine corsa.

    "Ma essendo piccioni, ignorano l'annuncio del treno in ripartenza, e le porte si chiudono dietro di loro. Solitamente viaggiano per una fermata, uscendo appena possono", secondo quanto riportato dal Times.

    I piccioni non sono dei polli, però: secondo un conducente della metro gli uccelli, di nuovo liberi, rivolerebbero immediatamente alla stazione Far Rockaway Station alla ricerca di altro cibo gratis.

    Capra domestica

    Nel 2008, un allevatore di Multnomah County, in Oregon, ha ricevuto una telefonata insolita: gli si chiedeva di andare a riprendere la sua capretta che, dopo essere scappata, si era fatta dare un passaggio su uno scuolabus di Portland.

    La capra è stata "presa in custodia dalla polizia per mancanza di biglietto", secondo quanto riportato dal locale canale all-news WCSH, che aveva intervistato un funzionario del Multnomah County Animal Control.

    Sempre nel 2008, a Mahoning County, in Ohio, il canale WFMJ ha riportato la notizia di una seconda capra domestica che avrebbe seguito il suo proprietario su uno scuolabus.

    Coyote

    Il coyote ha ormai preso possesso della vita cittadina ed è una presenza sempre più abituale nelle aree urbane statunitensi, da Chicago a New York.

    Questi predatori sono versatili, mangiano di tutto, dalle scarpe di pelle alla frutta, e sono adattabili, capaci di spostare i propri ritmi sonno veglia e le proprie abitudini notturne per sfruttare al meglio la vita di città.

    Nel 2002, un coyote salì sulla metropolitana leggera in partenza dall'aeroporto di Portland, in Oregon. Gli operatori faunistici intervennero prima che il treno lasciasse la stazione. Nonostante questo, l'incauto intruso è stato immortalato per sempre in una canzone del gruppo rock delle Sleater-Kinney: "Light-Rail Coyote".

    Gatto domestico

    Famosi per la loro curiosità, i gatti sembrano essere i pendolari più frequenti, soprattutto in Inghilterra. Prendete Macavity, il gattino che, a Walsall, salirebbe ogni mattina alla stessa fermata su un autobus affollato per scendere dopo poco, alla fine della strada, non lontano da un negozio di fish and chip - secondo quanto riportato dal Daily Mail in un articolo nel 2007. "È davvero il passeggero perfetto: si siede tranquillamente, si fa fatti suoi e poi scende," ha detto al giornale Paul Brennan, passeggero abituale dell'autobus.

    Poi c'è Casper il gatto pendolare che, secondo BBC News, è stato una presenza fissa, nel 2009, sulla linea che gli passa vicino casa a St. Budeaux, in Inghilterra. Purtroppo, Casper è morto nel 2010, investito da un'auto mentre attraversava la strada per raggiungere la fermata del bus, secondo il Daily Mail.

    A un altro felino pendolare, chiamato Dodger, piaceva sedersi in braccio agli altri passeggeri mentre prendeva l'autobus nei dintorni di Dorset, in Inghilterra. Secondo il proprietario, il gatto era attratto dal calore del bus e dai posti appena lasciati liberi.

    MacDonald sottolinea che gli animali domestici come i gatti sono probabilmente più a loro a agio a saltare sugli autobus in quanto abituati alla gente, ma che è comunque "sorprendente" che non subiscano lo stress del viaggio.

    Macaca mulatta

    La popolazione della colonia di macachi mulatti della città di Delhi sta esplodendo, sostenuta dal grande numero di persone che dà loro da mangiare. Questi primati sono infatti considerati i rappresentanti in Terra del dio indù Hanuman, spiega un articolo pubblicato nel 2012 dal New York Times.

    Gli animali hanno preso possesso di diverse zone della città. Secondo il Times, "trattano l'edificio del Parlamento indiano come un parco giochi, hanno invaso l'ufficio del primo ministro e del ministero della Difesa, e a volte salgono su autobus e treni della metropolitana, e inseguono i diplomatici nei loro giardini ben curati".



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    Gli animali più rumorosi del mondo

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    Fotografia di Joel Sartore, National Geographic

    La scimmia urlatrice è l'animale terrestre più rumoroso. Le sue urla, che secondo alcuni sono più simili a ruggiti, si possono udire fino a cinque chilometri di distanza.


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    Fotografia di Rick and Nora Bowers, Alamy

    Non è piacevole trovarsi nei dintorni di una grotta quando gli uccelli guaciari (Steatornis caripensis) tornano a casa: questi abitanti delle grotte, gli uccelli più rumorosi al mondo, sono davvero assordanti quando si riuniscono in grandi gruppi.

    I guaciari ricorrono all'ecolocalizzazione per orientarsi all'interno di grotte completamente buie. A differenza dei versi della maggior parte dei pipistrelli, però, quelli di questi uccelli sono udibili dall'uomo. Ogni uccello può produrre starnazzi e schiocchi che raggiungono un centinaio di decibel, e le colonie possono contenere migliaia di esemplari.


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    Fotografia di WaterFrame/Alamy

    Il gambero pistola, della famiglia delle Alpheidae, non canta, né cinguetta, ulula o fischia, ma potrebbe essere considerato l'animale che emette il suono più forte.
    Questo gambero stordisce - e talvolta uccide - la preda chiudendo le sue chele speciali così in fretta da "sparare" correnti d'acqua che viaggiano a 100 chilometri all'ora, formando bolle di vapore generate dalla bassa pressione. Quando le bolle si rompono producono una violenta e rumorosa mini-esplosione di 200 decibel, che stordisce o uccide la preda.
    Una colonia di questi gamberi è in grado di produrre un rumore così forte da nascondere ai sonar i sottomarini.



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    Fotografia di Valter Jacinto

    Il grillotalpa Gryllotalpa vinae è il più rumoroso tra gli insetti. Questo animaletto usa le sue speciali zampe anteriori per scavare una tana a forma di megafono. Dentro quella cavità un grillo può frinire così forte da essere udito da un essere umano che si trovi a circa 600 metri di distanza.
    Microfoni collocati a un metro dall'entrata di una tana di un grillo hanno registrato volumi con picchi di 92 decibel, confrontabili con il volume di un tosaerba.

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    Fotografia per gentile concessione di Natasha Mhatre

    Nonostante le minuscole dimensioni, il maschio di questa cavalletta della famiglia dei tettigoniidi (detta anche cavalletta verde o dalle lunghe corna) per attrarre le femmine riesce a produrre un rumore paragonabile a quello di una sega elettrica. È quanto emerge da uno studio pubblicato a luglio 2013 su Journal of Bioacoustics.

    Usando microfoni accuratamente calibrati, i ricercatori hanno registrato il canto di alcuni maschi di questa specie in Colombia, a frequenze di circa 74 chilohertz. L'orecchio umano può udire suoni che si trovano in un intervallo di frequenze tra i 20 hertz e i 20 kilohertz.


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    Fotografia di Fran Hall, National Geographic


    Soltanto i maschi della rana coqui cantano, ma i loro richiami, che registrati a distanza di un metro raggiungono picchi di un centinaio di decibel, li rendono gli anfibi più rumorosi al mondo. Questa rana notturna prende il nome proprio dal suo verso, che si divide in due parti, "co-qui", con diverso significato: le rane maschio rispondono al "co", che ha un significato territoriale, mentre il "qui" ha la funzione di attrarre le femmine.
    Nel loro habitat originario di Puerto Rico, le rane coqui sono considerate patrimonio naturale dell'isola. Alle Hawaii, invece, dove si stanno diffondendo rapidamente come una specie invasiva, i residenti hanno passato molte notti insonni a causa di questi anfibi rumorosi, che in gruppo - secondo il Dipartimento dell'Agricoltura delle Hawaii - sono paragonabili a un tagliaerba in funzione tutta la notte.



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    Fotografia di Flip Nicklin, National Geographic



    La balenottera azzurra, con i suoi vocalizzi che raggiungono i 188 decibel, è il mammifero più rumoroso. I suoi vocalizzi non sono complessi quanto quelli delle megattere, ma gli "impulsi" che producono a bassa frequenza - alcuni al di sotto dell'intervallo accessibile all'orecchio umano - sono stati registrati a più di 805 chilometri di distanza.
    Alcuni anni fa i ricercatori hanno scoperto che le frequenze dei suoni prodotti dalle balenottere si erano ulteriormente abbassate, anche del 30 per cento rispetto agli anni Sessanta. Uno dei possibili motivi è che questi mammiferi non abbiano più avuto la necessità di emettere toni "alti" per comunicare a distanza grazie all'incremento di popolazione in seguito al divieto di caccia alle balene del 1966. La balenottera azzurra, però, è ancora una specie a rischio di estinzione.



    Jaclyn Skurie e Rachel Kaufman, national geographic
     
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    Svelato il segreto del camaleonte: ecco come cambia colore


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    Studio svizzero ne ha scoperto il meccanismo e come riesce a reggere lo stress termico

    10/03/2015

    Due reti di nanocristalli sovrapposte nella pelle, da riorganizzare all’occorrenza - in base alle situazioni, ai comportamenti e all’umore - per riuscire in pochi secondi a shiftare da un colore all’altro. È così che il camaleonte cambia vestito, secondo uno studio condotto da un team di scienziati svizzeri che su “Nature Communications” descrivono i segreti del guardaroba multicolor del rettile più trasformista del pianeta. Se finora infatti era noto il meccanismo che gli permetteva di passare da una tinta scura all’altra, restava ancora misterioso il fenomeno che consente all’animale di virare fra nuance vivaci.

    Il segreto non sta in particolari pigmenti, ma in un gioco di interferenze ottiche fra pelle e luce. Il lavoro è firmato da biologi e fisici della Facoltà di Scienze dell’università di Ginevra, guidati da Michel Milinkovitch e Dirk van der Marel. Gli studiosi hanno dimostrato che il cambiamento di colore avviene attraverso l’attivazione di un network di nanocristalli presenti in uno strato superficiale di cellule cutanee chiamate iridofori. Riorganizzando questi nanocristalli, proprio come se accordassero uno strumento musicale, i camaleonti sono in grado di riflettere selettivamente determinate lunghezze d’onda e quindi di colorarsi rapidamente in modo diverso.

    Succede per esempio - spiegano gli scienziati elvetici - che quando un camaleonte è calmo lo strato di iridofori e relativi nanocristalli viene organizzato in una rete più fitta che riflette le lunghezze d’onda dello spettro blu, mentre quando l’animale è eccitato la grata di nanocristalli si allenta e riflette altre tinte vivide come il giallo o il rosso. Non solo: i ricercatori hanno anche rivelato l’esistenza di una seconda popolazione di iridofori disposta più in profondità nella pelle di questi rettili, con cristalli più larghi e meno ordinati che permettono al camaleonte di adattarsi a particolari temperature esterne.

    Riflettendo la maggior parte delle onde dello spettro infrarosso, queste strutture conferiscono all’animale un’eccellente protezione contro effetti termici potenzialmente pericolosi. Ora che l’«abc» del camouflage camaleontico è stato smascherato, il prossimo passo per l’équipe ginevrina sarà quello di capire i meccanismi molecolari e cellulari attraverso i quali questi rettili “pilotano” i loro nanocristalli per cambiare outfit.

    twitter@fulviocerutti


    FONTE:
    © http://www.lastampa.it/2015/03/10/societa/...MtJ/pagina.html
     
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  8. gheagabry
     
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    Zita una ligre (un incrocio tra un leone maschio e una tigre femmina) con il suo cucciolo di un mese, un liligre, cioè un incrocio tra un leone maschio e una ligre femmina. La foto è stata scattata nello zoo di Novosibirsk Zoo nel giugno del 2013.
    (AP Photo/Ilnar Salakhiev)



    Zonkey, ligri e gli altri ibridi

    di Jason Bittel – Slate




    Kamilah, il secondo cama al mondo, cioè un incrocio tra un cammello maschio e un lama femmina. Nella foto, del marzo 2002, è fotografata insieme alla madre Fenella nel centro riproduttivo di cammelli a Dubai.
    (AP Photo/Kamran Jebreili)


    Accoppiate una zebra e un cavallo, e viene fuori uno zebrallo. Mettete un asino al posto del cavallo e spunterà uno zonkey. Quando un pony femmina e una zebra maschio sono pazzi l’uno dell’altra fanno uno zoni. È divertente pensare che gli animali ibridi siano una specie di ricetta. Prendi un po’ di questo e un pizzico di quello, mescoli il tutto, et voilà, ottieni un risultato più interessante (e forse delizioso) degli ingredienti con cui hai iniziato. Ma fare degli ibridi ha un costo.
    Gli zebroidi – cioè gli incroci in cui è presente una zebra – sono quasi sempre sterili e a volte soffrono di nanismo. Forse la cosa non è sorprendente. I cavalli, le zebre e gli asini sembrano simili e appartengono allo stesso genere (Equus), ma ogni specie ha un numero diverso di cromosomi. Anche se è possibile accoppiare certi animali tra loro, non significa che sia il caso di farlo. Questo sentimento alla Ian Malcolm pervade tutto il mondo degli ibridi. Prendete per esempio le ligri – animali nati da un leone maschio e una tigre femmina – conosciute anche per il film Napoleon Dynamite del 2004. Al contrario degli zebroidi che restano piccoli piccoli, le ligri soffrono di una crescita smisurata.




    Kumba, uno zonkey – cioè un incrocio tra una zebra maschio e un asino femmina, nello zoo di Reynosa, in Messico, nel 2014. (AP Photo/The Monitor, Gabe Hernandez)


    «Il loro cuore collassa», spiega Susan Bass, responsabile delle relazioni pubbliche di “Big Cat Rescue“, il più grande rifugio per gatti conosciuto al mondo. «Letteralmente, gli organi non riescono a sostenere il peso dell’animale». Negli anni Big Cat Rescue si è preso cura di molti ibridi, tra cui una ligre che nel frattempo è morta. Bass spiega che qualsiasi tipo di incrocio tra le grandi specie di felini è irresponsabile, un gesto fatto solo per cupidigia e senza alcun valore per la conservazione delle specie e la biodiversità. «Sono allevati per vivere in gabbia. Non saranno mai liberi in natura. Non esiste un posto selvaggio adatto a questi felini», dice.
    La ligre è solo uno dei tanti miscugli. Ci sono anche i tigoni, un incrocio tra tigre maschio e leone femmina (tecnicamente, sono l’opposto delle ligri). Poi ci sono i leoponi (leopardo maschio con leone femmina), i giagulep (giaguaro maschio e leopardo femmina) e i gatti Savannah (gatto domestico e servalo, un felino noto anche come gattopardo africano). Se si incrocia una ligre femmina e un leone maschio si ottiene un liligre. Se invece si accoppiano un tigone femmina con un leone maschio viene fuori un litigone. E poi tiligri, titigoni, e così via.
    Il concetto è: di base, se mettete una coppia di felini insieme per abbastanza tempo, qualcosa verrà fuori, e le persone si ammasseranno e pagheranno per vederla. Secondo Bass, l’animale che ne risulterà avrà sicuramente problemi alla nascita, morirà giovane e finirà in un centro di soccorso come Big Cat Rescue.



    Eva, una liligre (cioè un incrocio tra un maschio leone e un ligre) di sei mesi, nello zoo di Novosibirsk, in Russia, nel dicembre 2013. Le ligri sono a loro volta un incrocio tra un leone maschio e una tigre femmina.
    (AP Photo /Ilnar Salakhiev)


    Ma i gattoni non sono le uniche vacche da latte del settore. In Medio Oriente l’animale che fa fare molti soldi è il cammello. Le corse di cammelli e i concorsi di bellezza per cammelli – esistono davvero – hanno come conseguenza un’attenzione maggiore al loro accoppiamento. Anche il loro latte è un’industria in crescita e alcune bottiglie sono già disponibili negli Stati Uniti. Ma se per caso avete sentito parlare del Centro di Riproduzione per Cammelli (CRC) di Dubai, non è per una di queste due ragioni. No: è per il cama. Il cama è un incrocio tra un cammello maschio e un lama femmina. D’altra parte, perché no?
    I cama sono una specie di lama che ha rosicchiato il pasticcino MANGIAMI di Alice nel paese delle meraviglie. Sono più grandi dei lama comuni, mentre per le altre caratteristiche si dividono tra i genitori. I cammelli hanno orecchie corte e i lama lunghe, mentre i cama ce le hanno di media grandezza. i cammelli hanno zampe arrotondate, i lama hanno la zampa fessa, e i cama una via di mezzo. Il mantello è lungo e simile a quello dei lama, mentre la coda è più simile a quella del cammello.





    Lo zebrallo Eclyse con un pony nel parco di Schloss Holte-Stuckenbrock, in Germania, nel luglio del 2007. Lo zebrallo è un incrocio tra una zebra maschio e un cavallo femmina.
    (Bernd Thissen/picture-alliance/dpa/AP Images)



    Lulu Skidmore, direttore scientifico del CRC, dice che il suo team è riuscito ad allevare sei cama, per ora, anche se sono tutti sterili. Ma allora perché dovremmo preoccuparci di farli? «Se riesci ad avere il meglio di entrambe le specie, otterrai un animale che è più grande del lama, ma con una taglia più maneggevole di un cammello», spiega Skidmore. Avrebbe anche una pelliccia di buona qualità come quella del lama e «dato che è più grande ce ne sarebbe di più». Non saprei, a me pare un’operazione parecchio faticosa per avere un po’ di lana in più.
    Ovviamente è possibile che gli incroci nascano senza l’intervento umano. Per esempio i coyote che si sono diffusi negli Stati Uniti orientali negli ultimi 70 anni hanno nei loro geni una grossa porzione di quelli del lupo e del cane domestico. Le “api assassine” sono state create dagli uomini incrociando varie specie di api, ma poi si sono diffuse autonomamente in natura. Le iguane marine si sono accoppiate con le iguane di terra, sappiamo che c’è stato qualcosa tra le foche dal cappuccio e le foche della Groenlandia, i coccodrilli marini si sono dati da fare con i coccodrilli siamesi, e si conoscono sei diversi tipi di gabbiani che si sono intrattenuti con una specie diversa dalla loro.



    L'orso Tips mangia un pesce nello zoo di Osnabrueck, in Germania, nel giugno 2015. Tips è un cosiddetto orso-cappuccino: è un incrocio tra un orso polare e un orso bruno.
    (Friso Gentsch/picture-alliance/dpa/AP Images
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    «L’amore è cieco», scherza Andrew Derocher quando lo chiamo per chiedergli dell’esistenza di un orso grolare, un ibrido tra gli orsi polari o i grizzly. Derocher è un esperto di orsi polari e professore alla University of Alberta. Dice di aver visto qualche ibrido e che ci sono le prove che l’incrocio va avanti da migliaia di anni. Come avviene esattamente che un orso polare e un orso bruno uniscano le loro forze riproduttive? Derocher non ne è sicuro. È probabile che derivi da un maschio di orso bruno e una femmina di orso polare. Per prima cosa, vista la stazza, questo accoppiamento è migliore – gli orsi polari sono un po’ più grandi ma i maschi di entrambe le specie sono più grossi delle femmine: così un maschio di orso bruno e una femmina di orso polare non sfigurerebbero in una foto di coppia. E poi perché si sa che i grizzly sono dei bulli.




    Uno zonkey, cioè un incrocio tra un padre zebra e una madre asino, nel parco di Nasu, in Giappone, nell'agosto del 2003. Il piccolo è stato il primo zonkey conosciuto al mondo.
    (JIJI PRESS/AFP/Getty Images)


    «Davanti alle carcasse delle balene della Groenlandia, dove i territori di caccia di orsi bruni e polari si sovrappongono, vedrai che i grizzly si impossessano delle carcasse», dice Derocher. «Fanno impazzire gli orsi polari». Non potrebbe essere che gli orsi bruni maschi competano con gli orsi polari anche per le femmine? Non lo sappiamo. Chissà se questi incroci diventeranno più frequenti con il cambiamento climatico.
    A dire il vero c’è una buona probabilità che anche voi siate degli ibridi. Gli scienziati pensano che i nostri antenati abbiano combinato qualcosa con gli uomini di Neanderthal circa 30 mila anni fa, e alcuni di noi ne conservano ancora tracce nel DNA. In altre parole, se siete europei o asiatici, fino al 4 per cento del vostro DNA può provenire da un’altra specie. Tutto quel che ci serve è una fastidiosa parola composta per definire questo ibrido. Ripetetela con me: Numan!
    (© Slate 2015)




    Un tigone, un incrocio tra una tigre maschio e una leonessa, nello zoo nazionale di Canberra, in Australia, nel luglio del 2004.(TORSTEN BLACKWOOD/AFP/Getty Images)




    Un gatto Savannah, un incrocio tra un gatto domestico e un servalo, un felino noto anche come gattopardo africano, fotografato nel 2006.(Jason Douglas)




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