Riflessione sulla novella"Rosso Malpelo"di Giovanni Verga

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    Riflessione sulla novella"Rosso Malpelo"di Giovanni Verga

    Ho cominciato con un breve riassunto, 15 righe circa... Poi ho descritto bene l'incidente mortale del padre di Malpelo, soffermandomi soprattutto sulle conseguenze che questo tragico evento ha avuto sul protagonista, l'ha reso più selvatico e insolente nei confronti degli altri minatori, che invece hanno reagito con indifferenza in particolare l'ingegnere che ha voltato le spalle alla tragedia per tornare a teatro. Ho descritto l'affetto particolare che il protagonista provava per il padre, infatti resta sempre il suo punto di riferimento durante tutta la novella: usa i suoi attrezzi, indossa i suoi abiti, ammira le sue scarpe... Ho spiegato anche la situazione familiare di Malpelo perchè, personalmente, non volevo farlo apparire un personaggio negativo ma una vittima dello sfruttamento minorile e della cruda realtà dell'epoca. Ho descritto la considerazione che gli altri avevano di lui, lo consideravano un cane rognoso e lo "accarezzavano coi piedi" e la considerazione che lui aveva di sè stesso, cioè era consapevole di valere meno delle bestie ma anche un po' orgoglioso e fiero di ciò: spesso, infatti, digiunava e dava il proprio pane a Ranocchio oppure se l'amico aveva un carico troppo pesante si offriva di aiutarlo dicendo fieramente "io ci sono avvezzo(=abituato)". Ho quindi scritto della sorella, che il sabato, quando Malpelo tornava a casa dopo una settimana di lavoro, lo picchiava per accertarsi che non trattenesse per sè una parte del salario. Mi sono soffermata anche sulla figura materna, sempre in disparte e apparentemente insignificante ma che invece secondo me provoca molto dolre al figlio. Malpelo soffre moltissimo per la morte del padre ma la madre sembra non curarsene e si risposa presto. Io credo che il protagonista vorrebbe avere una madre simile a quella di Ranocchio, che non aveva mai pianto perchè non aveva mai avuto paura di perdere il figlio e si dispera quando una malattia polmonare glielo porta via. Anche il personaggio di Ranocchio è molto importante in quanto confidente e amico di Malpelo. Il protagonista picchia più volte Ranocchio ma non con cattiveria: Malpelo ha una concezione della morte simile a quella di Foscolo, vede cioè nella morte una fine tranquilla, un dolce sonno che pone fine a tutte le inutili sofferenze della vita. Lo esorta ad essere come la cagna nera che, essendo più affamata degli altri, è riuscita a nutrirsi di più. Per lo stesso motivo picchia l'asino grigio dicendogli "così creperai più presto". Ho sottolineato anche le immagini ricorrenti come quella dell'asino appunto, della civetta e dei minatori perduti nella cava, a cui si aggiungerà alla fine anche il protagonista stesso.



    Rosso Malpelo (da Vita dei campi di Giovanni Verga)

    Pubblicata per la prima volta nell'agosto 1878, la novella Rosso Malpelo entrò a far parte della raccolta Vita dei campi, che comprende altre sette novelle, tra le più famose di Verga.
    Rosso Malpelo è un ragazzo che lavora in una cava di rena. Il narratore ci tace il suo vero nome, si limita a dire che "Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone". Persino la mamma "aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo".

    Il ragazzo, dunque, è vittima di un pregiudizio popolare, quello che associa i capelli rossi alla cattiveria.

    Inoltre Malpelo "era davvero un brutto ceffo, torvo, ringhioso, e selvatico". È la vita che conduce ad averlo ridotto così: la mamma lo trascura, la sorella si vergogna di lui. Il padre, l'unico che gli riservava una qualche forma di affetto, è morto nella stessa cava dove lavora Malpelo, sepolto da un pilastro di rena.



    In seguito alla morte del padre, un dolore che lo segnerà per sempre, Malpelo coltiva un oscuro spirito di vendetta. Lavora alacremente, ma fa di tutto per meritarsi l'appellativo col quale viene chiamato: picchia il suo povero vecchio asino, è cattivo con tutti.

    Sviluppa un rapporto di amore-odio per un ragazzetto arrivato da poco alla cava, Ranocchio, cui una lussazione del femore impedisce di fare il manovale, obbligandolo, invece, a lavorare sottoterra.

    Malpelo lo picchia, ma gli insegna nello stesso tempo, con rabbioso affetto, le dure e feroci leggi della vita, le uniche che egli conosca: la continua lotta di tutti contro tutti e la sopravvivenza del più forte.

    Un giorno colpisce Ranocchio che si accascia a terra senza più rialzarsi. Il ragazzo è gravemente malato di tisi e ha uno sbocco di sangue. Non è più in grado di lavorare. Malpelo, a modo suo, è disperato, lo va a trovare, gli porta del vino e della minestra, ma il ragazzo muore.

    Sempre più solo, - la madre e la sorella sono nel frattempo andate a vivere altrove -, Malpelo continua la sua bestiale vita alla cava. Persino un evaso, capitato a lavorare di nascosto nella cava, preferisce tornare in prigione, reputandola meno disumana di "quella vitaccia da talpa".

    A Malpelo toccano i lavori più ingrati e rischiosi, tanto non ha famiglia e di lui non importa niente a nessuno. In un'audace esplorazione del sottosuolo, alla ricerca di un passaggio che colleghi a un pozzo, un giorno Malpelo sparisce, portando con sé gli attrezzi che furono del padre, inghiottito per sempre dalla terra. E ora i ragazzi temono che il suo fantasma si aggiri per la cava, "hanno paura di vederselo comparire dinanzi, coi capelli rossi e gli occhiacci grigi".

    Racconto denso, documento storico sullo sfruttamento del lavoro minorile nell'Ottocento, Rosso Malpelo ci spiega i meccanismi sociali e psicologici che possono costituire l'origine di comportamenti violenti e devianti.
    Malpelo è cattivo, a volte persino crudele, ma nello stesso tempo è vittima di pregiudizi, un perseguitato, un oppresso, un ragazzo che della vita ha esperito solo gli aspetti più duri, è un reietto che vive in un deserto affettivo. Le uniche forze positive, umane che lo muovono sono, oltre all'istinto di conservazione, il ricordo e la nostalgia del padre. Grazie al ricordo del padre, che qualche volta lo carezzava, tutte le violenze subite non riescono a spegnere in lui una scintilla di umanità.

    Egli odia Ranocchio per la sua debolezza, per la sua incapacità di sopravvivere in un mondo in cui vige la legge del più forte. Ma anche lo ama, perché nelle debolezze di Ranocchio, scorge le proprie e perché, nonostante cerchi di indurirsi il cuore per meglio proteggersi dall'aggressione del mondo esterno, non riesce a soffocare la pietà e la partecipazione nei confronti della sofferenza.

    Nel racconto di Verga, dove persino la natura e le cose inanimate mostrano un volto ostile, il lavoro assume, per le classi inferiori, i connotati di una maledizione che si tramanda di padre in figlio. Sono gli istinti elementari a muovere gli esseri viventi e fra loro vigono rapporti ispirati al semplice utilitarismo, alla strumentalizzazione gli uni degli altri.

    fonte:http://www.skuola.net

     
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