CAVALIERI, TEMPLARI medievali

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    I SEGRETI DEI TEMPLARI



    E’ il 18 marzo del 1314, a Parigi, quando su una piccola isola del fiume Senna vengono arsi sul rogo l’ultimo Gran Mestro dei Cavalieri Templari Jacques de Molay ed altri dignitari. Sui Templari sono stati scritti un numero incredibile di libri. Tanti sono i misteri ancora insoluti che avvolgono questo potentissimo Ordine di monaci-guerrieri. In cosa consisteva il loro terribile segreto? Esiste il favoleggiato tesoro dell’Ordine? Cosa si sa oggi di questi cavalieri? Almeno a questa ultima domanda si può, forse, rispondere con quanto attesta il poco conosciuto "Documento Rubant", che si basa su un testo datato 11 aprile 1308. Questo documento afferma, tra l’altro, che Filippo il Bello quando arraffò i documenti templari, senza saperlo, si impossessò di "autentici falsi, prodotti molto tempo prima, nel caso avvenisse un attacco incontrollabile ed imprevedibile all'Ordine". Dunque, se il documento Rubant è vero, come sembra esserlo, sebbene sia sconosciuto alla maggior parte degli storici, della Milizia del Tempio si sa ancora poco, visto che si sono studiati solo dei falsi. Quale terribile "segreto" difese con tale accanimento fino ad immolare la propria vita Jacques de Molay? Egli urlò ai suoi inquisitori, il 26 novembre del 1308: <<mi piacerebbe dirvi certe cose, se soltanto non foste le persone che siete, e se foste autorizzate a sentirli>>. Era forse il Graal, simbolo della conoscenza, ad essere così gelosamente custodito dall’Ordine? Il Santo Graal, scrive Introvigne: "non sarebbe solo il sangue più nobile, destinato a regnare sul mondo intero, ma – a chi sappia entrare in contatto con l’energia che sprigiona attraverso appositi rituali – garantirebbe perfino l’immortalità" Robert Charroux ne: "Il libro dei segreti traditi" (Milano 1969) scrive: "I Templari erano considerati come i depositari e i continuatori di un <<mistero>> di un’importanza capitale e del quale nessun profano – fosse pure il re di Francia – doveva essere informato". Da una dichiarazione resa al processo si viene a conoscenza di un fatto sbalorditivo. L’11 aprile 1309 fu chiamato come testimone il maestro Radulphe de Praellis, giureconsulto, che affermò, sotto giuramento, che un cavaliere templare, di nome Gervais della Commenda di Laon, gli aveva svelato che vi era nell’Ordine un terribile segreto di tale importanza che: <<avrebbe preferito perdere la testa piuttosto che rivelarlo; un punto così segreto che se il Re di Francia lo avesse visto, sarebbe stato messo a morte dai Templari che custodiscono il capitolo>>.Alcuni storici sono del parere che esisteva una società segretissima ai vertici dell’Ordine e quelli dichiarati ufficialmente Gran Maestri non furono i veri capi dell’Ordine. Del resto come spiegare altrimenti quanto disse, nel corso dell’interrogatorio, il Gran Maestro Jacques de Molay e cioè: <<io sono solo un povero cavaliere illetterato>>? Gli fece eco il precettore d’Aquitania e di Poitou, Geoffroy de Gonnoville, che dichiarò: <<sono illetterato e quindi incapace di difendere l’Ordine>>. Jean Marquès-Rivière scrisse, che: <<esisteva in seno ai Templari un gruppo che perseguiva scopi segreti di potenza, sostenuti da un esoterismo rigoroso>>. Esisteva un "Ordine segreto" ai vertici dei Templari? Taluni studiosi ne sono convinti e asseriscono che si trattava del "Priorato di Sion" (Prieuré de Sion) che sarebbe ancora oggi operante e, tra i suoi occulti disegni, c’è quello di restaurare la dinastia merovingia non solo in Francia ma in tutta l’Europa. C’è da precisare che "la stirpe merovingia non si è estinta. Al contrario, si è perpetuata in linea diretta a partire da Dagoberto II e suo figlio, Sigisberto IV. Per mezzo di alleanze dinastiche e di matrimoni, la stirpe include Goffredo di Buglione, che nel 1099 conquistò Gerusalemme, e altre famiglie nobili del passato e del presente: Blanchefort, Gisors, Saint-Clair (Sinclair in Inghilterra), Montesquiou, Montpézat, Poher, Lusignano, Plantard e Asburgo-Lorena" (M. Baigent, R. Leigh, H. Lincoln, Il santo Graal, Milano 1984). Ancora una teoria della cospirazione che si originerebbe nel buio di secoli lontani...In poche parole tutto ciò significherebbe anche che L’Ordine del Tempio sarebbe stato creato dal Priorato di Sion. Ora c’è da porsi la domanda se esistono documenti che attestino la sua esistenza e la sua relazione con i Templari. Richard Andrews e Paul Schellenberger ci informano che l’esistenza del Priorato è molto bene comprovata da importanti documenti: "Il nome originale e l’organizzazione sono menzionati in uno statuto del 1152 e anche in una copia trecentesca di una precedente pergamena datata 1178. L’organizzazione sarebbe stata fondata con il nome di <<ordine di Sion>>, mentre il titolo di Priorato di Sion sarebbe stato adottato nel 1188. C’è chi ritiene si trattasse di un gruppo scissosi dai ranghi dei Cavalieri Templari, ma la cosa è controversa. La separazione dell’Ordine di Sion nel 1188 dal corpo principale dell’Ordine dei Templari sarebbe avvenuta in un episodio leggendario noto con il nome di <<taglio dell’Olmo>>" Il problema è molto complesso, sembrerebbe anche certo che in seno all’Ordine si celebrassero culti segreti e che un esoterismo templare sia sicuramente esistito. Malauguratamente, come scrive Lavisse nella sua "Storia di Francia" il segreto sulle loro attività era assoluto infatti: "Tutti gli affari del Tempio venivano sbrigati nel più stretto segreto; la regola scritta esisteva soltanto in pochi esemplari; la lettura era riservata ai soli dignitari; molti Templari non ne avevano mai avuto conoscenza". Il cavaliere templare Gaucerand de Montpezat, lontano antenato dei reali di Danimarca, asserì: <<abbiamo tre articoli che nessuno conoscerà mai, salvo Dio, il diavolo e i Maestri>>. E’ anche certo che i filosofi arabi abbiano influenzato i rudi soldati del Tempio. Sicuramente l’Ordine accolse elementi dottrinari e rituali dell’esoterismo orientale. Subì l’influsso delle confraternite esoteriche musulmane insieme al disegno di un’unificazione del mondo e di un nuovo ordinamento sociale....Non è azzardato, a tal proposito, ricordare le ambizioni di Federico II di Hohenstauffen, il "Signore del Mondo", imperatore di Germania, re dei Romani, re di Sicilia, re di Gerusalemme che, alla fine dell’XI secolo era una leggenda. Saba Malespini di lui scrive: "Questo Cesare che era il vero sovrano del mondo e del quale la gloria si era propagata in tutto l’universo, credendo senza dubbio alcuno di divenire simile agli dèi con lo studio delle matematiche, si mise a scrutare il fondo delle cose e i misteri dei cieli". Il suo progetto fu forse proseguito dai Templari? Federico II venne a conoscenza di qualcosa di terribile che celò in un anagramma, ancora oggi indecifrato. Nel suo Castel del Monte, in Puglia, interamente costruito secondo l’architettura del Tempio di Salomone (ecco le quattro misure-chiave: 60 – 30 – 20 – 12 cubiti), su una scultura femminile attorniata da cavalieri fece incidere queste misteriose lettere: D8 I D CA D BLO C L P S H A2. In questa enigmatica formula, riportata da Robert Charroux, è celato il segreto Di Federico II e di Castel del Monte.
    Federico II, nel 1228, a San Giovanni d’Acri, pur essendo stato colpito da scomunica papale, aveva ugualmente partecipato alla Tavola Rotonda del meglio della Cavalleria mondiale: Templari, Ospedalieri, Teutonici, Fàlas saraceni, Turchi, Batinyah (Assassini o Hassaniti), Rabiti di Spagna, ecc., tutti dalla Pactio Secreta (Patto Segreto). E’ all’opera la filiazione della Cavalleria con Ordini iniziatici segreti. In fondo i Templari furono perduti dalla loro dottrina, dal loro esoterismo e da un inconfessabile "segreto" che ne determinarono la distruzione. Ancora occulti e indecifrabili segreti. Enigmi irrisolti come quello relativo al favoloso tesoro dei templari. Essi avevano raggiunto una grande ricchezza, si mormorava che praticassero l’arte dell’alchimia. Nello scorso secolo una strabiliante scoperta diede maggiore credito a questa ipotesi; furono trovate, dove avevano sede due importanti commende dell’Ordine, in Borgogna, ad Essarois, e in Toscana, a Volterra, due antichi piccoli scrigni, illustrati con figure e simboli alchemici. Lo studioso von Hammer affermò che gli scrigni erano senza dubbio di origine templare. Un’altra eccezionale scoperta la si deve a Theodor Mertzdorff, insigne studioso tedesco che, nel 1877, diede alle stampe un documento templare, ritrovato ad Amburgo, che raccoglieva una serie di regole. Ecco cosa dice l’articolo 19: "E’ fatto divieto, nelle commende, in cui tutti i fratelli non sono degli eletti o dei consolati, di lavorare alcune materie mediante la scienza filosofale, e quindi di trasmutare i metalli vili in oro o in argento. Ciò sarà intrapreso soltanto in luoghi nascosti e in segreto"...Si racconta che l’ultimo Gran Maestro de Moley scelse il villaggio francese di Arginy per far nascondere il "tesoro" dell’Ordine da due cavalieri. Arginy negli oscuri sotterranei del suo castello, che poggia sopra una ragnatela di gallerie segrete, che Daniel Réju descrive: <<isolato nella pianura, tra Aone e Beaujolais>>, deve celare qualcosa di inimmagginabile. La "Torre delle Otto Bellezze", anche detta la "Torre dell’Alchimia" per i misteriosi segni magici e simboli alchemici disegnati su quei mattoni, è la costruzione più antica del castello e fu oggetto di lunghe visite di studiosi ed esoteristi, tra cui, due personaggi d’eccezione, Eugéne Canseliet e Armand Barbault...Cosa questi alchimisti trovarono o decifrarono non fu detto. Il favoloso "tesoro" dei Templari rimane ancora un mistero insoluto o potrebbe aver ragione André Douzet quando scrive: "Forse l’autore francese Robert Charroux trovò la chiave quando decifrò questo passaggio dal libro di Breyer: <<pensa intensamente: la grande arte è Conoscenza>>". La conoscenza di misteri sublimi e oltremodo pericolosi se ancora oggi sono sigillati in un fitto "segreto". E’ un segreto inviolabile che sembra riecheggiare le parole di Ja’far Sadiq: "La nostra causa è un segreto velato in un segreto, il segreto di qualcosa che rimane velato, un segreto che solo un altro segreto può insegnare: è un segreto su un segreto che si appaga di un segreto".GIUSEPPE COSCO



     
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  2. gheagabry
     
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    I CAVALIERI DEI TEMPLARI


    Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis", ovvero "poveri compagni di Cristo e del Tempio di Salomone". Sono i Cavalieri Templari, uno dei primi ordini militari cristiani nonché uno dei più famosi, misteriosi e odiati. Nato intorno al 1118-1120, appena pochi anni dopo la prima crociata del 1096, il nome di quest'ordine è da sempre collegato al Graal, al tesoro del Tempio di re Salomone, alla massoneria e alle figure di Maria Maddalena e di Gesù.
    Difendere la Terra Santa
    Ufficializzato con la Bolla Pontificia il 29 marzo 1139, aveva lo scopo di difendere il Regno di Gerusalemme dai musulmani
    appena sconfitti e di assicurare la protezione dei pellegrini che sempre più numerosi vi affluivano da tutta Europa. Negli anni, l'Ordine Templare divenne ininterrottamente più ricco e potente, quindi pericoloso sia per la Chiesa che per il Re di Francia. Per questo, a seguito di una vera e propria persecuzione che portò allo sterminio di quasi tutti gli appartenenti, l'Ordine si dissolse definitivamente tra il 1312 e il 1314. Purtroppo, a causa della scarsità di documenti che li riguardano, è praticamente impossibile ricostruire esattamente la storia dei primi anni dell'Ordine. La tradizione parla di nove cavalieri, ma si pensa che tale numero abbia soprattutto un significato allegorico. I Templari, reclutati soprattutto tra i giovani nobili, erano organizzati come un vero e proprio ordine monastico, secondo le regole di San Bernardo di Chiaravalle, fondatore dei monaci cistercensi. Dovevano fare voto di castità, obbedienza e povertà, donando tutte le loro proprietà all'Ordine stesso.
    Una potenza troppo scomoda
    Al momento della massima diffusione avevano sedi in tutta Europa: il territorio, diviso in sette grandi provincie, era "controllato" dalle cosiddette Precettorie, dalle Mansioni e, nelle grandi capitali, dalle Case. Una così capillare diffusione fu possibile grazie al favore di papa Innocenzo II, che concesse ai Templari una pressoché totale indipendenza dal potere temporale, nonché l'esonero dal pagamento delle tasse. Inoltre, potevano riscuotere le decime. In pratica, dovevano rendere conto solo al Papa in persona. Con le ricchezze accumulate costruirono numerose fortificazioni in tutta la Terra Santa, divenendo ben presto l'esercito meglio addestrato e disciplinato dell'epoca. Poiché detenevano forti somme in denaro contante in quasi tutte le loro sedi, dal 1135 cominciarono i prestiti ai pellegrini spagnoli in viaggio verso Gerusalemme. Da quel momento l'Ordine divenne economicamente sempre più forte, arrivando a prestare somme più che ingenti a vari stati occidentali, soprattutto alla Francia, di cui ben presto gestirono perfino l'intera "Cassa di Stato". Ma proprio perché tanto potenti, sia sul piano militare che su quello economico, i Templari finirono con l'attirare su di loro le antipatie e le invidie di molti sovrani, primo tra tutti il re di Francia Filippo IV il Bello, desideroso di azzerare i propri debiti e, approfittando dell'occasione, impossessarsi dell'intero tesoro templare. Inoltre, in tal modo, avrebbe diminuito il potere della Chiesa.
    Una tragica fine
    Il 14 settembre 1307, in gran segreto, Filippo IV inviò contemporaneamente a tutte le Prefetture l'ordine di convocare i Cavalieri con la scusa di accertamenti fiscali. La mossa riuscì perfettamente ma, invece di un ufficiale contabile, i Templari trovarono un ordine di arresto e la confisca dei loro beni. Tra le accuse, tutte particolarmente infamanti, vi era anche quella di adorare una misteriosa divinità pagana, il Bafometto. Torturati senza pietà, pur di non soffrire, gli accusati finirono con l'ammettere le proprie inesistenti colpe. Di fronte alle ammissioni di eresia, al papa Clemente V non rimase altro che estendere l'ordine di arresto nei confronti dei Templari a tutti i territori della cristianità. Inoltre, anche grazie alla debolezza del Papa, il re di Francia intentò una serie di processi tendenti a dimostrare le colpe degli appartenenti all'Ordine del Tempio.
    Nella leggenda
    L'Ordine fu ufficialmente soppresso con la “Bolla Vox in excelso” del 3 aprile 1312 e i suoi beni trasferiti ai Cavalieri Ospitalieri. Jacques de Molay, l'ultimo Gran Maestro dell'Ordine Templare, che inizialmente aveva confessato le accuse, infine ritrattò. Venne quindi arso sul rogo assieme a Geoffroy de Charnay il 18 marzo 1314 davanti alla cattedrale di Parigi, sull'isola della Senna detta "dei giudei". Filippo il Bello non riuscì comunque nell'intento di sterminare i Cavalieri Templari: molti membri si rifugiarono in Scozia e in Portogallo, dove il nome dell'Ordine fu cambiato in "Ordine di Cristo". Ma, soprattutto, sembra non riuscì a mettere le mani sul famoso tesoro dei Templari, composto da enormi ricchezze e da documenti segreti. Dal 1314, anno del rogo in cui morì Jacques de Molay, l'Ordine dei Cavalieri Templari entra nella leggenda e nel mistero. In quel tempo la Scozia era in guerra con il Papa. I Templari, perseguitati dalla Chiesa, trovarono in quelle terre un rifugio sicuro. La flotta templare, salpata da un porto della Francia per sfuggire alla cattura, scomparve misteriosamente. Per i Francesi sarebbe stata intercettata e distrutta ma, secondo altri, si sarebbe rifugiata in Scozia e i Templari si sarebbero stabiliti nella famosa località di Rosslyn.
    Dov'è il tesoro dei Templari?
    Nella Bibbia è scritto che in tempo di guerra il monte Moriah era utilizzato come nascondiglio di tesori e documenti importanti. In un opera ebraica, la Mishnah, si dice che la "Tenda del Convegno" era custodita nelle "cripte del Tempio" e, secondo la tradizione ebraica, altri oggetti leggendari come l'Arca dell'Alleanza, l'Altare dell'Incenso, il Bastone di Aronne, l'urna con la Manna e le Tavole della Legge erano state nascoste in un vano segreto posto sul lato occidentale del Tempio, vicino al Sancta Sanctorum. Le leggende sui Cavalieri dell'Ordine, che si susseguono attraverso i secoli, pongono agli studiosi non poche domande. Essendo stati i custodi del Tempio, a Gerusalemme, hanno forse trovato almeno una parte del Tesoro di re Salomone? Che fondamento hanno le storie che parlano di un documento secondo il quale Maria Maddalena, o addirittura lo stesso Gesù, sarebbero arrivati nella Francia del Sud, dando origine a una discendenza divenuta poi la famiglia reale dei Merovingi? Sono forse questi i documenti ritrovati a Rennes le Chateau dall'abate Francois-Bérenger Saunière e che lo nanno arricchito?
    Un segreto mortale
    I Templari sono stati veramente sterminati per la brama di potere e ricchezza di Filippo IV il Bello, oppure perché erano venuti a conoscenza di un segreto che avrebbe potuto minare la Chiesa e le monarchie europee? E ancora: il volto impresso sulla Sacra Sindone, è quello di Gesù oppure, come vuole una recente teoria, è quello di Jacques de Molay, l'ultimo Gran Maestro dell'Ordine? Queste sono solo alcune delle strane leggende fiorite sui Cavalieri Templari. Ma quali certezze ci sono? Torniamo in Scozia, a Rosslyn. È ormai accertato che il navigatore veneziano Antonio Zeno, salpato dalle coste scozzesi con 12 navi alla fine del 1300, un secolo prima del viaggio di Cristoforo Colombo, abbia raggiunto le terre che oggi vengono chiamate "Nuova Scozia", una regione a nord ovest dell'attuale Canada. Quì Zeno stabilì un presidio a New Poss, a poco più di 30 chilometri da Oak Island, isola nota per il famoso "Money Pit". È possibile che nelle 12 navi salpate dalla Scozia ci fosse anche il tesoro dei Templari, che questi cercassero un luogo sicuro per nasconderlo e che, soprattutto, l'abbiano trovato?



    MANTOVA ..QUALCOSA CHE CI RICONDUCE AI TEMPLARI .....

    I Sacri Vasi
    Non molto conosciuta, ma nei secoli:
    Re, Imperatori, Papi hanno reso omaggio;
    ad una delle Reliquie più importanti
    del Cristianesimo


    Un breve filmato dell'apertura della teca contenente i Sacri Vasi e della successiva esposizione nella Basilica di Sant'Andrea (filmato del 2005)




    I Sacri Vasi tra Leggenda, Fede, Tradizione e Storia

    Longino l'Isaurico (proveniente dalla provincia di Isauria oggi in Turchia) fu il soldato romano che trafisse con la lancia il costato di Gesù morente sulla Croce. Dalla ferita sgorgò sangue misto ad acqua ed alcune gocce finirono negli occhi Conversione Longino affresco S.Andreamalati da tempo di Longino che immediatamente guarì. Quell'evento portò alla fede il soldato che raccolse la terra intrisa del sangue di Gesù e la conservò in una cassetta metallica che lo segui nelle sue peregrinazioni fino a Mantova. Durante la permanenza nell'Ospedale dei Pellegrini per timore di perderla o di esserne derubato seppellì la Reliquia in un luogo segreto. Subì il martirio a causa della sua fede il 2 dicembre del 37 d.C. e sepolto in contrada Cappadocia. La santificazione di Longino avvenne sotto il papato di Innocenzo VI° il 2 dicembre 1340. La reliquia fu ritrovata nell'804, grazie alle indicazioni, fornite da Sant'Andrea ad un fedele, sul luogo esatto nell'orto dell'ospedale di Santa Maddalena ove era interrata. Accanto alla reliquia furono trovate anche delle ossa umane, probabilmente quelle del Martire che sono conservate nella terza cappella a destra della Basilica di S.Andrea. La notizia del ritrovamento giunse anche a Carlo Magno che, impressionato dal fatto, invitò il ritrovamento part. affresco S.AndreaPapa Leone III a recarsi a Mantova per avere maggiori notizie. Il Papa dopo opportuni accertamenti rilasciò una dichiarazione in cui si accertava l'autenticità della Reliquia e ne donò una piccola parte all'Imperatore che la fece deporre nella Cappella Reale a Parigi. Durante le invasioni degli Ungari, del 923, per il timore di una profanazione si provvide a dividere la Sacra Terra in due porzioni, una conservata nella Chiesa di S.Paolo contigua alla Cattedrale, la seconda ulteriormente divisa in due, all'interno di due vasi di cristallo, fu sepolta nell'orto dell'oratorio dedicato al Sangue di Cristo. Gli eventi e la segretezza con cui fu eseguito l'occultamento fecero si che solamente l'intervento dell'Apostolo Andrea nel 1048, apparso per tre volte ad un mendicante cieco permisero il secondo ritrovamento. La Chiesa ricorda tale fausto evento nella giornata del 12 marzo. In seguito, per la Reliquia furono costruiti una chiesa e un monastero. Vi fu un continuo afflusso in città di pellegrini che assieme a Papi e Imperatori Le rendevano omaggio. Nel 1053 papa Leone IX°, nel 1055 l'imperatore Enrico III che ne ricevette in dono una minuscola porzione, che, successivamente dopo diversi passaggi giunse nella cittadina di Weingarten (D) ove oggi è conservata e venerata. Anche nei secoli che seguirono i re, imperatori e Papi resero omaggio alla Sacra Reliquia. Il Papa Pio II° Basilica Sant'AndreaPiccolomini ne riconfermò l'autenticità. Il pontefice malato, rivoltosi per la guarigione al Sacro Sangue ne venne immediatamente risanato. Nel 1472, per dare degna custodia alla Reliquia, iniziarono i lavori dell'attuale Basilica di Sant'Andrea su progetto e disegno di Leon Battista Alberti. Nel 1479 fu "ritrovata" nella chiesa di S. Paolo, la porzione di Reliquia nascosta durante l'invasione degli Ungari nel 923. Il Sacro Sangue di Gesù dal 1500 venne custodito all'interno di due reliquari d'oro realizzati da Nicolò da Milano disegnati dal Bernini. Durante il Risorgimento, nel 1848 furono trafugati dai soldati di un reggimento austro-ungarico e mai più ritrovati. La Reliquia fu ripristinata con i frammenti nascosti, cui era stata suddivisa per misura prudenziale, negli anni precedenti. L'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe si fece carico, a titolo di riparazione, dei nuovi reliquari che furono realizzati da Giuseppe Bellezza. Gli stessi che ogni venerdì santo vengono prima esposti alla venerazione dei fedeli e successivamente portati in processione per le vie della città, tradizione questa che negli ultimi anni ha subito una discutibile riduzione.
    I Sacri Vasi per il resto dell'anno sono conservati nella cripta sotterranea della Basilica, all'interno dell'altare. Come ogni anno, il il Venerdì Santo, si è ripetuta la cerimonia dell'apertura dei forzieri che custodiscono la Reliquia. Le Autorità civili e religiose, custodi delle chiavi, si alternano per l'apertura delle numerose serrature fino all'apertura dell'ulna.Successivamente, i Vasi vengono portati nella Basilica dove sono esposti alla venerazione dei fedeli.




    tomiva
     
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  3. gheagabry
     
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    Ordini Storici


    I ROSA + CROCE
    I fatti di Rennes-le-Château, che videro come protagonista don Berenger Saunière (1852-1917), un giovane prete di 33 anni, potrebbero nascondere tutt’altro di quanto finora si è detto e, perciò, celare un’altra incredibile verità. Ecco, prima di tutto, una sintesi dei misteriosi avvenimenti accaduti, tra il 1896 e il 1917, nel piccolo paese di Rennes-le-Château, posto su una collina, nel dipartimento dell’Aude, nella Linguadoca francese, ai piedi dei Pirenei orientali, in quella zona detta anche del Razès. Nel 1885 divenne parroco del villaggio don Berenger Saunière. Egli, benché fosse molto povero, dopo il suo arrivo riuscì, comunque, anche se con grandi difficoltà, a far iniziare i lavori di restauro della chiesa, che era ridotta proprio male. Durante questi lavori scoprì,sotto l’altare di pietra, ben celate,delle misteriose e antiche pergamene. Di queste, due erano del tutto incomprensibili. Saunière si recò a Parigi per farle decifrare. Il loro contenuto, gli fu detto dagli esperti ecclesiastici a cui si era rivolto, era di poco valore, tuttavia, da quel momento, il parroco iniziò ad arricchirsi oltre ogni immaginazione. Per spiegare l’improvvisa ricchezza del sacerdote, c’è chi ha dato una versione meno poetica e, cioè, che trafficasse con le messe. Ciò è da escludere categoricamente perché, in tal caso, i suoi parrocchiani avrebbero dovuto essere moltissimi e tutti possessori di ingenti patrimoni, mentre la gente del piccolo paese era piuttosto povera. E poi c’è anche da dire, come scrive lo studioso Dario Spada, che: "Una stima attendibile fissa quale <> per le messe celebrate dall’abate una cifra di 1500/2000 franchi l’anno" (da "Il Giornale dei Misteri", n. 246). Non vi è alcuna proporzione, come si può ben vedere, con le esorbitanti somme da lui maneggiate e, quindi, non si è potuto arricchire con le messe. Egli spese somme ingenti, tra l’altro, per l’acquisto di terreni, per villa Betania, per la torre Magdala, per mobili di grande valore, per i suoi continui viaggi, ecc. Per avere solo una pallida idea della sua improvvisa e immensa ricchezza basti pensare che il suo reddito annuo ammontava soltanto a 260 mila lire mentre lui ne spese circa 8 miliardi, corrispondenti a 23 milioni di franchi di oggi. Delle pergamene non se ne seppe più nulla e ci fu chi mise in dubbio la loro esistenza. Rimane, tuttavia, la testimonianza dei muratori che erano presenti quando esse furono trovate. Sul finire degli anni ’60 ecco entrare in scena un misterioso "Priorato di Sion", che attestava di risalire ai Templari e che affermò che era venuto in possesso delle pergamene originali. C’è chi sostiene che il Priorato di Sion era un ordine dei Templari segretissimo. Mistero nel mistero, che si infittisce sempre di più. Anche la morte di Saunière è avvolta nel mistero. Egli morì come era giunto a Rennes-le-Château, senza un soldo. Lo uccise un colpo apoplettico sopravvenutogli improvvisamente dopo la strana visita di una donna. Altro particolare lugubre e inquietante è che pare che la sua fidata compagna e governante, Marie Denardaud, una settimana prima, aveva comprato una bara. Si pensa che prima della morte il parroco rivelò il suo terribile segreto alla fidata governante perché Marie fece a Noel Corbu, che aveva comprato dei terreni da lei e che l’assistette nella vecchiaia, la promessa che prima di morire lo avrebbe messo a conoscenza di: <>. Promessa, forse, non mantenuta in quanto Marie Denardaud, nel 1953, ebbe un ictus che le fece perdere la parola e le paralizzò entrambe le braccia. Corbù, anche se fu messo a conoscenza del segreto, non ebbe il tempo di sfruttarlo poiché, poco dopo la morte della Denardaud, perì tragicamente in un terribile incidente d’auto. Un velo nero di morte si stese così per sempre sul "segreto". Quel luogo è, per certi versi, inquietante. E’ come se vi aleggiasse sopra un sorta di energia maligna, che sopprime i profanatori imprudenti, che hanno voluto saper troppo e chi viola certi segreti. Visitatori hanno più volte affermato di aver avuto la netta impressione che una specie di potere occulto difende, con qualsiasi mezzo, segreti iniziatici che devono rimanere tali, anche con la morte degli incauti curiosi. Forse, alcune delle strane morti verificatesi in quei luoghi, hanno spiegazioni diverse da quelle date. Molti suicidi e incidenti mortali sembrarano essere l’estrema sentenza di un tribunale iniziatico. Non pochi si sono chiesti da dove piovvero tutti quei soldi al povero prete ma le domande, restate senza risposta, sono ancora tante altre. Chi era la misteriosa donna che fu l’ultima a vedere Saunière e che cosa gli disse? Esistono realmente quelle misteriose pergamene? E se sì, quale incredibile segreto esse rivelavano? Fino ad oggi sono state fatte solo ipotesi, alcune decisamente stravaganti. Henry Lincoln, Michael Baigent e Richard Leigh nel loro libro "The Holy Blood and The Holy Grall" (1982), tradotto nell’edizione italiana col titolo: "Il santo Graal", sostennero l’ipotesi che Gesù non era morto sulla croce ma, grazie all’aiuto dei suoi discepoli, riuscì a farsi credere morto e a scappare nel sud della Francia, dove si sposò con Maria Maddalena e visse fino a 74 anni; alla morte fu seppellito a Rennes-le-Château. Richard Andrews e Paul Schellenberger nel loro libro "The Tomb of God" (1996), tradotto in italiano col titolo: "Alla ricerca del sepolcro", si dicono certi di aver localizzato la tomba di Cristo. Essa si troverebbe vicino a Rennes, precisamente sul monte Cardou. Etimologicamente, Cardou dovrebbe essere, secondo Andrews e Schellenberger, la contrazione di "corps de Dieu" (corpo di Dio). C’è pure chi pensò che il sacerdote si fosse arricchito ricattando la Chiesa di Roma, minacciando di rendere pubblica la scoperta che Gesù non era morto come la tradizione insegna, ma che era sopravvissuto alla crocifissione, si era sposato e aveva finanche avuto dei figli dai quali, secondo l’ipotesi di Lincoln, Baigent e Leigh, sarebbe venuta fuori la dinastia francese dei Merovingi, considerati, sotto quest’ottica, i diretti eredi di Gesù. Il Graal, a questo punto, etimologicamente, verrebbe da "San Graal" errata copiatura di "Sang Real", il Sangue Reale di Cristo, designante, come si è detto, la dinastia merovingia. In questa lunga catena di misteri e segreti ecco che fa capolino anche il vescovo tradizionalista monsignor Lefebvre. Gli autori de: "Il Santo Graal" riportano alcune righe tratte da un libricino di poche pagine, dal titolo "Le cercle d’Ulysse", il cui autore è un oscuro Jean Delaude che scrive: "Che cosa sta preparando il Priorato di Sion? Non so: ma rappresenta una potenza in grado di confrontarsi con il Vaticano nei giorni futuri. Monsignor Lefebvre ne è un membro attivissimo e temibile, capace di dire: <>". Molti ricorderanno come papa Paolo VI, nel 1976, doveva scomunicare monsignor Lefebvre, ma ciò non accadde.
    E’ oltremodo interessante, a questo punto, leggere il commento del "Guardian" (30 agosto 1976) sulla questione: "I preti che in Inghilterra si sono schierati con l’arcivescovo… ritengono che il loro capo spirituale abbia ancora una potentissima arma ecclesiastica da usare nella sua disputa con il Vaticano. Nessuno di loro è disposto a lasciar trapelare di cosa si tratta, ma padre Peter Morgan, leader di questo gruppo… sostiene che è qualcosa che <>". Questo segreto aveva relazione con la tesi avallata da Lincoln, Baigent e Leigh? Non ci è dato di saperlo. Lefebvre, tuttavia, fu scomunicato da Giovanni Paolo II nel 1988 e nessun mistero sconvolgente fu rivelato. Ritornando all’arricchimento repentino di Saunière altri dissero che il parroco aveva scoperto il leggendario tesoro dei Templari e qualcun altro sostenne che, invece, era venuto in possesso di quello degli eretici Catari, detti anche Albigesi, che nel XIII secolo si erano rifugiati a Montségur, luogo molto vicino a Rennes-le-Château. Prima di essere massacrati dalla chiesa di Roma, si racconta che misero in salvo il loro favoloso tesoro, di cui si è scritto come di: "pecunia infinita". I libri, con varie interpretazioni ed ipotesi sui misteri di Rennes, pubblicati fino ad oggi, sono tanti, basti pensare che dal 1960 sono state date alle stampe più di cinquecento opere in francese e un altro buon numero in inglese e italiano. Un’ipotesi alquanto interessante e degna di maggior approfondimento la fa Gérard De Sède, esoterista e scrittore francese, nel suo libro "Rennes-le-Château" (1988). L’autore ci chiede di prestare attenzione a certe date. La prima è il 1891, una data molto importante per il parroco. E’ in quest’anno che egli scopre una tomba che conserva un segreto. Nel suo diario appunta questa misteriosa frase: "L’anno 1891 portato nell’eternità con il misterioso frutto…". Perché quest’anno merita l’immortalità? E’ un rebus, uno tra i tanti che ci ha lasciato don Berenger Saunière. L’abate annota ancora: "Scoperta una tomba – La sera piove". De Sède scrive: "A proposito della scoperta della tomba e del suo segreto… Secondo la tradizione rosacruciana… la Rosa+Croce si manifesta pubblicamente ogni cento e otto anni con la scoperta di una tomba". Stupefacente! I Rosa+Croce fanno la loro prima apparizione pubblica nel 1614 con due opuscoli Riforma Universale e Generale del Mondo Intero e con la Fama Fraternitatis, o Confraternita del Celebre Ordine dei R.C. (Rosa-Croce), Messaggio indirizzato ai governi, ai nobili ed ai sapienti d’Europa. Essi, tra l’altro, rimproveravano alla Chiesa cattolica un modo di vivere smodatamente lussuoso. Il loro mito di fondazione è la scoperta di una tomba intatta, che contiene gli arcani della sapienza e del potere, di cui si parla molto nella Fama Fraternitatis. Christian Rosenkreutz è considerato come il fondatore della confraternita Rosa+Croce, ma il nome è simbolico. La tomba di Rosenkreutz era collocata sotto un altare centrale. Si racconta, in una breve storia dell’Ordine, che Christian Rosenkreutz, nella ricerca di una sapienza occulta, arrivò <> dove <>. In quel luogo tradusse dall’arabo in latino un libro misterioso dal titolo: M., considerato il più prezioso documento della confraternita dei Rosa+Croce. Nella chiesa di Rennes-le-Château le iniziali delle statue dei santi: Germana, Rocco, Antonio l’Eremita, Antonio da Padova, Luca, furono collocate da Saunière in modo tale che le prime lettere del nome di ogni santo, unite tra loro, dessero la parola: GRAAL e poste in modo tale da formare una M. Cosa voleva significare questa lettera? Poteva essere un’allusione al misterioso libro M? Christian Rosenkreutz, secondo la leggenda, visse cento e otto anni. Gérard De Sède ci ricorda ancora quanto assicura la tradizione rosacruciana: "la Rosa+Croce si manifesta pubblicamente ogni cento e otto anni con la scoperta di una tomba… (…). …quando si compie il ciclo dei cento e otto anni, durante i quali la Rosa+Croce si tiene nascosta nell’ombra, un adepto deve ripetere l’impresa di questo discepolo, scoprendo una tomba nascosta contenente dei documenti, dopo la Rosa+Croce è <>, vale a dire che entra in un nuovo periodo di manifestazione pubblica". Applichiamo tutto ciò agli accadimenti di Rennes seguendo ancora quanto pone in risalto Gérard De Sède, che in sostanza fa notare: -Nel 1783, l’abate Antonio Bigou incide sulla tomba di Marie de Nègre d’Ables, signora di Hautpoul, un misterioso epitaffio che Berenger Saunière poi cancellerà. -Nel 1891, esattamente 108 anni dopo, Saunière scopre la tomba Hautpoul e il suo <>. Quest’anno per il curato sarà, come abbiamo visto, un anno importantissimo. Egli, sulla colonna visigota, posta nel giardino adiacente alla chiesa, il 21 di giugno del 1891, farà erigere una statua della Madonna di Lourdes e, su questa colonna, inciderà "PENITENCE-PENITENCE" e "MISSION 1891". A quale tipo di missione si riferisce? Non certamente a quella del suo sacerdozio. Il 1891 sarà anche un anno notevole per l’occultismo. In quest’anno, infatti, si registreranno tutta una serie di avvenimenti importanti. Muore Héléna P. Blavastky, ambigua fondatrice della Società Teosofica. La Blavatsky non godette di una buona reputazione. A Parigi verrà fondata la loggia Ahathor della "Golden Dawn" (Alba Dorata) e Joséphin Péladan, sempre nel 1891, fondò l’Ordine della Rosa+Croce, del Tempio e del Graal o della Rosa+Croce cattolica e dirà di aver "restaurato ufficialmente" la Rosa+Croce. Assistiamo così alla grande rinascita dell’Ordine. Si può ben dire che in quell’anno si assistette ad un vero e proprio risveglio di speculazioni esoterico-alchemiche rosacruciane. A tal riguardo, nella chiesa di Saunière, notiamo, non senza grande meraviglia, che il simbolo della Rosa+Croce è impresso nelle cornici che racchiudono i quadretti, che illustrano le diverse stazioni del Calvario di Gesù. Cosa decisamente insolita per una chiesa. La scoperta del parroco potrebbe riguardare dei segreti alchemici. Vi è più di una prova che Berenger Saunière praticasse l’alchimia e che fosse in contatto con riservatissimi circoli ermetici. Molti simbolismi nella chiesa parrocchiale lo dimostrerebbero. Vi è la statua del diavolo Asmodeo che, secondo la tradizione, vigilava sul tesoro. Egli regge l’acquasantiera e sopra si possono osservare delle salamandre e, infine, più in alto ancora, quattro angeli che si segnano con la croce. E’ il simbolo degli antichi quattro elementi (Terra, Acqua, Fuoco e Aria) importantissimi nella pratica alchemica. Quelle pergamene da lui trovate svelavano, forse, l’Arcano degli Arcani? In caso affermativo,
    Chi furono i redattori di quei segreti alchemici?
    Non è assurdo supporre che, tra gli antichi alchimisti e filosofi ermetici, vi fosse un legame iniziatico da tempi molto lontani che comprendeva, tra le loro conoscenze, anche il mistero della Rosa e della Croce, oltre all’arte della trasmutazione dei metalli. La misteriosa confraternita si manifestò al mondo profano coi simboli di un insegnamento occulto. Se Saunière era un Rosa+Croce, ipotesi non del tutto peregrina, allora bisogna dedurre che fu affidato a lui il compito di preparare la manifestazione dell’Ordine al mondo profano. Egli, perciò, eseguì il rituale prescritto, il ritrovamento di importanti pergamene nascoste in una tomba. Questo era il segno, nei piani sottili, che qualcosa di importante stava per accadere. Dei Rosa+Croce Salmon parla in questi termini: <>. Il 1891, come si è visto, è stato un anno denso di sorprese. E’ l’anno in cui Saunière ha effettuato il rituale della scoperta della tomba col suo <>. Nel suo diario, alla data del 21.9.1891, come abbiamo visto, egli aveva annotato: "Trovata una tomba. La sera, pioveva" e consapevolmente, da adepto, aveva relegato quell’anno all’immortalità: "L’anno 1891 portato nell’eternità con il misterioso frutto…". Era consapevole dell’evento che si stava realizzando e della sua portata. Il suo compito si sarebbe esaurito nell’edificare i simboli a testimonianza di quanto in quel luogo sacro era avvenuto. Fatti inconcepibili e spaventosi per la mente profana, ecco perché all’ingresso della chiesa aveva posto la scritta: "Terribilis est locus iste" (questo è un luogo terribile).
    Luoghi, per certi versi, sinistri, impregnati di presenze e antichi e rigorosi esoterismi. Qualcuno ha anche parlato di presenze infernali. Marco Massimiliano Lenzi sul n. 314 de "Il Giornale dei Misteri", ha scritto, in un interessante articolo suoi misteri di Rennes: "Taluni asserivano, con sicurezza, che in tutta la zona, da secoli, erano ampiamente diffusi riti e culti satanici; e che, addirittura, si potevano incontrare numerose vestigia a testimonianza di apparizioni del maligno, sparse ovunque". Luoghi pregni di energie arcane. I misteri relativi alle date non sono ancora finiti. Se al 1891, anno in cui si manifestarono per l’ultima volta gli enigmatici Rosa+Croce, si sommano i 108 anni di intervallo (1891+108) si ottiene 1999. E’, dunque, nell’anno in corso che torneranno a manifestarsi pubblicamente i Rosa+Croce, dopo la scoperta di una tomba col suo segreto? Non ci stupiremo, perciò, se un giorno qualunque, di un mese qualunque dell’anno 1999, troveremo affissi questi manifesti sui muri nelle nostre città: "Noi, deputati del Collegio dei Rosa-Croce, annunciamo a tutti coloro che vorranno entrare nella nostra Società e Congregazione, che saranno istruiti nella perfetta conoscenza dell’Altissimo, nel cui nome quest’oggi ci riuniremo, e li renderemo come noi da visibili invisibili e da invisibili visibili, e saranno trasportati in tutti i paesi stranieri in cui vorranno andare. Ma avvertiamo il lettore desideroso di acquisire tali meravigliosi poteri, che noi conosciamo i suoi pensieri, che se desidera vederci per sola curiosità, non riuscirà mai a comunicare con noi; ma se vuole veramente essere iscritto sul registro della nostra confraternita, noi che possiamo giudicare i suoi pensieri, gli mostreremo la veracità delle nostre promesse, a tal punto che non indicheremo il luogo della nostra dimora, poiché i pensieri uniti alla volontà sincera del lettore potranno svelarci a lui e lui a noi".

     
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    Ordini Storici

    La verità sugli "Illuminati"



    Galileo Galilei e Gian Lorenzo Bernini erano "Ilumminati": facevano parte di una società segreta nemica di tutte le religioni e si riunivano nella chieda dell'illuminazione, in Castel Sant'Angelo a Roma…Almeno secondo Dan Brown, autore di Angeli e Demoni, il libro che in seguito al successo del suo Codice Da Vinci, sta vendendo in Italia 300 mila copie. Gli Illuminati, afferma Brown, controllerebbero ancora oggi i governi delle nazioni più potenti del mondo, le banche e sarebbero al centro di numerosi intrighi internazionali. Ben poco di quello che racconta lo scrittore, però è vero. Tranne un paio di cose. Primo, gli Illuminati sono realmente esistiti e ci sono ancora. Secondo, avevano davvero una propria "chiesa dell'Illuminazione" in Italia, ma lontano da Castel Sant'Angelo: era a Milano, al numero 10 di corso Venezia. Ma chi sono davvero li Illuminati? Quando è nata la loro setta? Esiste ancora oggi?
    COMPLOTTO TEDESCO
    "Gli illuminati erano una società segreta ma non misteriosa" risponde Massimo Introvigne, direttore del Cesnur (Centro di studi sulle nuove religioni) di Torino. "Sono nati il 1 maggio 1776 nello studio di Adam Weishaupt, docente di giurisprudenza all'Università di Ingolstad, in Baviera (Germania)". Non avevano niente a che vedere con Galileo e Bernini, già morti da oltre un secolo. Weishaupt, di idee illuministe e affascinato dalla massoneria, cercò subito degli adepti: con l'aiuto di 4 studenti,reclutò una cerchia di novizi ai quali fece credere che gli Illuminati avevano secoli di storia alle spalle e capi ai quali anche lui ubbidivia. L'intendo dichiarato era il miglioramento morale dei membri, basato sulle dottrine del filosofo Immanuel Kant. Ma in realtà lo scopo di Weishaupt era la diffusione delle idee illuministe francesi e la lotta alla Chiesa cattolica. "La quasi totalità della setta, con le migliaia di affiliati e il controllo sui governi,però, esisteva principalmente nella sua testa" avverte Introvigne.
    Leggenda



    Questa è la "storia mitica" degli Illuminati: che, come molte società segrete, negli anni si sono costruiti un passato nobile, ma del tutto falso. Un passato intrigante, con una genealogia importante, disseminata di diramazioni. Basta collegarsi a Internet e cercare "Illuminati" con qualsiasi motore di ricerca per trovare migliaia di pagine di materiale. Dai simboli ai loro piani per il dominio del mondo, passando per libri di fantascienza e videogiochi. Il mito degli Illuminati ha alimentato teorici complotti, sceneggiatori e autori di thriller (Dan Brown compreso). Ma la loro vera storia, come spieghiamo in queste pagine, è molto diversa. E decisamente meno illustre…
    Il loro Passato?Nobile. Ma falso



    Gli Illuminati sono una potente società segreta: nati nell'antica "Epoca degli Illuminati" (623 d.C) Hanno guidato occultamente la storia del mondo, con la presenza nelle loro file delle menti più illustri di tutti i tempi, come quella dello scienziato italiano Galileo Galilei. Oggi sono infiltrati nel Parlamento inglese, nel Dipartimento del Tesoro Usa e perfino in Al Qaida. Stanno per mettere in pratica un loro antico proposito: distruggere il Vaticano.
    Colpa di un best seller
    La vicenda degli illuminati di Baviera si sarebbe potuta confondere con le numerose logge massoniche fiorite alla fine del '700. ma, com'è accaduto oggi per Angeli e Demoni, l'uscita di un best seller dell'epoca innescò paura e confusione. Il testo era Prove di una cospirazione contro tutte le religioni di John Robinson, filosofo all'Università di Edimburgo (Scozia) sedotto dalla capacità affabulatoria di Weishaupt. Il libro fu acquistato anche dal reverendo Jedidiah Morse, padre dell'inventore del telegrafo, che nerestò affascinato, credendo a ogni parola: dal pulpito della chiesa New North (Usa), il 9 maggio 1798 denunciò il "complotto" e diede il via alla leggenda anche negli Usa.
    Casualità
    Intanto, in Europa, gli Illuminati di Baviera entravano in contatto con gli ambienti massonico-illuministi francesi. Nel 1784, i legami fra logge massoniche bavaresi e francesi destarono l'attenzione del duca elettore (il regnante) di Baviera, che vietò tutte le associazioni segrete e non autorizzate. Mentre gli illuminati aspettavano una concessione per continuare le attività, il sacerdote cattolico Johan Jackob Lang, anch'egli Illuminato, morì colpito da nu fulmine il 10 luglio 1785: la polizia trvò nelle sue tasche un'esortazione a proseguire clandestinamente l'attività e una lista di nomi. Seguirono arresti e perquisizioni. E in casa di Franz Xavier von Zwack, braccio destro di Weishaupt, la polizia trovò istruzioni per preparare inchiostro invisibile, per procuare furor uterinus (irrefrenabile desiderio sessuale nelle donne) e per produrre acqua tofana: un veleno inventato da Giuseppe Balsamo, il Conte di Cagliostro, e ricavato dal grasso di maiali nutriti con arsenico.
    Un loggia nella vecchia Milano
    "Nel 1783, il conte Giuseppe Giovanni Wilczek costituì a Milano la "Loggia Concordia" con l'autorizzazione degli Illuminati di Baviera" dice Luigi Danesin, Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia. E Ambrogio Viviani, autore di Storia della massoneria Lombarda (Bastoni editrice 1992), scrive che i membri della Concordia si riunivano a Palazzo Fontana-Silvestri, nel salotto della marchesa Paola Castiglioni. L'avventura degli Illuminati italiani, però, finì presto, nel gennaio del 1800; eppure nel 1785 la Concordia era stata la sola autorizzata da Giuseppe II d'Austria, preoccupato che le associazioni massoniche divenissero focolai di rivoluzione.
    Giano e San Giovanni, due figure enigmatiche…
    Tra la vicenda di Anglei e Demoni e Palazzo Fontana-Silvestri ci sono diverse coincidenze. Oltre agli angeli di Andrea Appiani, un dipinto ora perduto sulla facciata della casa milanese raffigurava Giano, divinità romana: lo stesso nome scelto da Brown per il capo degli illuminati. Nel palazzo, inoltre, una figura affrescata è sorprendentemente simile al San Giovanni rappresentato da Leonardo nel Cenacolo di Santa Maria delle Grazie. Gli storici lo considerano opera di un maestro lombardo vissuto tra il '400 e il '500… Ma perché questa somiglianza? Forse uno dei due pittori si è ispirato all'altro. Ma ad aumentare il mistero c'è il fatto che San Giovanni (legato al culto pagano del Sole) è ritenuto "patrono" della massoneria.
    Ma esistono ancora gli Illuminati?
    Gli illuminati esistono ancora oggi. Ma controllano ben poco: un podere a Stein, in Svizzera, gestito da Annemarie Aeshbach, figlia di un industriale dell'aceto appassionata di essoterismo. La sua tenuta è riconosciuta come stazione meteorologica della autorità svizzere: raccoglie dati sulla piovosità che, in pochi Illuminati a lei fedeli, permetterebbero di misurare le "correnti di energia" dell'area. In zona c'è anche il Gasthof Rose, un albergo riaperto da poco, che ha ospitato per qualche anno un festival del cinema esoterico. La storia vera degli Illuminati, insomma, è curiosa, ma non intrisa di misteri come quella raccontata da Brown. "Gli Illuminati non sono un'invenzione di romanzieri, né un potente ordine che risale al Rinascimento. Appartengono alla "corrente calda" interessata alla politica, legata alla massoneria e alle società segrete" conclude Introvigne. "Hanno avuto un ruolo nella Baviera del '700, costituendo tenui legami con le Logge d'oltralpe e sognando di guidare la Rivoluzione francese, senza farne parte. Nel XX secolo, "risvegliati" dagli occultisti Leopold Engel (1851-1931) e Theodore Reuss (1855-1923), entrarono nel più ampio movimento interessato a spiritismo e magia sessuale. Ma erano un gruppo di poche persone, con pochissime celebrità e qualche bravo affabulatore".

     
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    "Giuro che la mia spada
    diverrà rifugio per gli inermi contro i malvagi"


    I CAVALIERI MEDIEVALI


    Negli anni Trenta del XX secolo, Marc Bloch sostenne che all'inizio dell'XI secolo lo sviluppo e la diffusione di signorie di banno, incentrate sui castelli, e dei legami feudali avevano contribuito ad alimentare una crescente cerchia di specialisti della guerra, formati dai signori e dai loro vassalli. Il mestiere di cavaliere andò sempre più specializzandosi, circoscrivendosi a una élite ristretta che diede vita a una cerimonia di iniziazione del cavalierato, l'adoubement, che contribuì alla percezione della cavalleria come gruppo limitato. Tra il XII e il XIII secolo, definedosi in un ceto chiuso a base ereditaria, passa dalla condizione di "nobiltà di fatto", ovvero dall'organizzazione in forme aperte e fluide, alla condizione di "nobiltà di diritto". Il mestiere del cavaliere era inizialmente stato riservato a persone di estrazione variegata e anche di umile origine, come dimostra l'etimologia del termine knight che deriva da cnith che designava il "servitore". Solo nel XIII secolo, anche attraverso la formazione di un'etica e di un codice di comportamento del cavaliere, il cavalierato e la carica nobiliare conoscono una chiara sovrapposizione. Grazie all'importanza acquisita sul piano militare, la cavalleria divenne un mezzo di ascesa sociale sia tra l'aristocrazia che possedeva i beni e i diritti nel territorio circostante la città sia tra i ceti cittadini più elevati. I cadetti diventavano cavalieri in quanto erano esclusi dall'eredità. Dal secolo XI la cavalleria diventò un ceto sociale chiuso: tranne rare eccezioni, diventava cavaliere solo chi era figlio di cavaliere. La consegna della spada, che trasformava il giovane apprendista in cavaliere, ossia in vero uomo, era il momento simbolico più alto della vita del guerriero, il momento che marchiava per sempre la sua anima. La vestizione era un momento liturgico, sacramentale, carico di simbolismi, vissuto intensamente dal mentore e ancora di più dal suo pupillo, un secondo battesimo o meglio il vero battesimo del cavaliere che da quel momento in poi si trovava solo con sé stesso di fronte al mondo e alle sue capacità: «... la cavalleria, sorgente di grazia, era senz'altro ciò che i teologici definivano allora un sacramento». Intesa in questo nuovo senso, la cavalleria diventò per secoli il riferimento di tutta la nobiltà europea, anche di quella che non aveva origini militari. Il momento magico dei cavalieri medioevali fu l'avventura delle Crociate, specie la prima, trascorso il quale iniziò la loro crisi, lentamente per continuare, poi, sempre più rapidamente, crisi che culminerà nella battaglia degli Speroni d'Oro a Courtrai, 1302. In questa battaglia, simbolicamente ritenuta la fine dei cavalieri medioevali, come funzione militare definitiva, le truppe formate da mercanti ed artigiani delle Fiandre massacrarono i cavalieri francesi facendo mucchi dei loro speroni dorati. L'introduzione delle armi da fuoco dette poi il colpo di grazia alla cavalleria che vide sempre più le proprie cariche fermate da piogge di proiettili di archibugio o dai tiri dei cannoni.
    Fu il tramonto della cavalleria come arma anche se le sopravvisse, sempre più mitizzata, quell'etica che era stata alla base della fraternitas, cui una stessa mentalità ed aspirazione di vita aveva legato i cavalieri. Questa specie di «internazionale cavalleresca», che si era costituita tra l'XI ed il XIII secolo, perse davanti alle nuove fanterie comunali la propria funzione militare lasciando, tuttavia, un'eredità di valori e di miti che sarebbero durati nei secoli successivi. Era lo spirito cavalleresco con la sua carica di leggenda che sopravviveva rappresentando valori che i posteri avrebbero esaltato, per non dire creato.


    «.. ci consegna qualcosa di infinitamente prezioso:
    la memoria cavalleresca quasi allo stato puro;
    senza questa testimonianza non ne sapremmo quasi nulla. »
    (G. Duby, Guglielmo il Maresciallo)


    I PIU' GRANDI CAVALIERI


    WILLIAM MARSHAL
    Guglielmo il Maresciallo, William Marshal in inglese, Guillaume le Maréchal per i normanni (1145 circa – 14 maggio 1219), fu un celebre cavaliere inglese. Nacque da Giovanni e Sibilla di Salisbury in località non conosciuta e morì nel suo castello di Caversham. La data della morte è certa e ben documentata, dato lo spessore storico e politico raggiunto da Guglielmo, ormai conte di Pembroke. Divenuto cavaliere, Guglielmo partecipò a diverse scaramucce di poca importanza tra feudatari dimostrando sempre un grande valore bellico per audacia e per tecnica. Iniziò a partecipare ai tornei che si tenevano nella regione, distinguendosi sempre di più e vincendo i premi messi in palio oltre alle armature e ai palafreni dei cavalieri sconfitti. I tornei, in un'epoca in cui il denaro contante era un elemento piuttosto raro, erano l'occasione per mettersi in mostra e guadagnare somme anche considerevoli, a volte arricchirsi. Ormai abile e affermato cavaliere decise di rientrare in Inghilterra, la sua patria, ma non presso la propria famiglia di origine, dove altri per diritto di primogenitura ne erano a capo. Andò ed entrò nella famiglia di Patrizio conte di Salisbury, zio materno, che lo accolse benevolmente. La scelta che fece Guglielmo di rientrare in Inghilterra presso Patrizio di Salisbury fu oltre che fortunata oculata, in quanto questi era intimo di Enrico II d'Inghilterra. Essere al servizio dello zio significava essere al servizio del Re e di un Re dello spessore di Enrico II, ma significava anche gravitare attorno alla corte reale con tutto ciò che ne poteva derivare, insomma un rientro da grande tra i grandi in un mondo in continuo fermento in cui non sarebbero mancate le occasioni da sfruttare. L'occasione fortunata fatalmente si presentò nel 1168 quando accompagnò lo zio incaricato da Enrico II di scortare la regina Eleonora d'Aquitania nel Poitou per domarvi una rivolta. Qui in uno scontro con dei ribelli Patrizio fu ucciso e lo stesso Guglielmo, che si era lanciato per vendicarne la morte, fu ferito e fatto prigioniero. In questa azione mostrò coraggio e audacia, amore e fedeltà verso lo zio, e con ciò, secondo i canoni etici dell'epoca, rispetto e capacità di sacrificio per l'onore della Regina e del Re d'Inghilterra. La sua condotta impressionò moltissimo Eleonora, che, grata, lo riscattò dalla prigionia e lo inserì tra i cavalieri del suo seguito. Il destino di Guglielmo si compì: non più cavaliere errante ma membro di una corte reale e, ancora meglio, di una famiglia reale, l'inizio di un lungo viaggio eroico e smagliante che lo avrebbe portato ad essere l'uomo più potente d'Inghilterra.
    La battaglia di Lincoln fu il canto del cigno di Guglielmo, che morì poco tempo dopo, il 14 maggio 1219, nel suo castello di Caversham. Era presente l'amico Giovanni d'Early ed i figli, ad eccezione del secondogenito Riccardo, che si trovava in Francia col re Filippo Augusto. Come aveva espressamente richiesto durante il suo soggiorno a Gerusalemme, volle essere seppellito come un cavaliere templare e come tale fu ammesso nell'ordine poco prima di morire. I funerali si conclusero con la sepoltura del suo feretro nella chiesa del Tempio a Londra. Così nacque la leggenda del "miglior cavaliere del mondo", la cui morte, però, sancì la fine di un mondo di cui si nutriva in fondo al cuore una struggente nostalgia.

    GOFFREDO di CHARNY
    Goffredo di Charny, noto anche come Geoffroy o Geoffroi de Charny (1305 circa – 19 settembre 1356), fu un militare e scrittore francese. Autore di un libro sulla cavalleria e di altri scritti, fu uno dei più valorosi cavalieri del suo tempo. Fu il primo proprietario conosciuto della Sindone di Torino. Goffredo abbracciò la carriera militare ed è attestata la sua partecipazione a diverse battaglie a partire dal 1337. Il 30 settembre 1342 fu catturato dagli inglesi a Morlaix, ma riuscì presto a fuggire; entro la fine dello stesso anno era di nuovo in libertà e comandava la retroguardia del duca di Normandia, il futuro re Giovanni II il Buono. Nel giugno del 1346 combatté a Smirne in una spedizione militare contro i Turchi. Nell'agosto dello stesso anno era di nuovo in Francia: il 2 agosto fu ordinato cavaliere durante l'assedio di Aiguillon. Negli anni successivi la carriera di Goffredo raggiunse i massimi livelli: divenne membro del Consiglio del Regno e porta-orifiamma (portatore dello stendardo reale). Quest'ultimo incarico attesta che egli era considerato uno dei più valorosi cavalieri di Francia. Morì nella battaglia di Poitiers il 19 settembre 1356, difendendo il re con il proprio corpo.

    EDOARDO, IL PRINCIPE NERO
    Edoardo di Woodstock, Principe di Galles, popolarmente chiamato il Principe Nero (Woodstock, 15 giugno 1330 – Westminster, 8 giugno 1376), fu l'erede riconosciuto al trono d'Inghilterra dal 1343 alla sua morte, nel 1376. Era figlio primogenito del re d'Inghilterra e duca d'Aquitania, Edoardo III e di Filippa di Hainaut. Edoardo dimostrò di possedere un prodigioso talento militare, come testimoniato dal coraggio personale e dalle abili tattiche poste in essere alla battaglia di Crécy, quando era ancora sedicenne. A ciò fece seguito dieci anni dopo con un'altra vittoria alla Battaglia di Poitiers, durante la Guerra dei cent'anni, che permise in seguito di firmare il Trattato di Bretigny, dopo un periodo di grave anarchia in Francia. Il principe manifestò ancora il suo valore nel 1367, con il successo alla battaglia di Nájera, nella Castiglia settentrionale. Froissart lo definì «il più grande soldato della sua epoca»...Sebbene Edoardo sia quasi sempre definito il "Principe Nero", non fu così conosciuto dai suoi contemporanei. Egli invece fu noto come Edoardo di Woodstock. Il soprannome di Principe Nero non apparve nei documenti fino ad almeno due secoli dopo la sua morte. L'origine è incerta: secondo la tradizione l'appellativo derivò da una corazza nera [4] [5], riccamente decorata, che Edoardo III regalò al giovane principe alla battaglia di Crécy. È anche possibile che il soprannome sia stato in origine coniato dai cronisti francesi, con riferimento alle terribili sconfitte che il principe inflisse alla Francia oppure alla crudeltà dimostrata nei fatti d'arme.

    RICCARDO CUOR DI LEONE
    Riccardo I d'Inghilterra, noto anche con il nome di Riccardo Cuor di Leone (Richard Cœur de Lion in francese e Richard the Lionheart in inglese) (Oxford, 8 settembre 1157 – Châlus, 6 aprile 1199), fu re d'Inghilterra, duca di Normandia, conte del Maine, d'Angiò e di Turenna, duca d'Aquitania e Guascogna e conte di Poitiers dal 1189 fino alla sua morte.
    Il 5 giugno del 1191 il Re inglese parte per la Terra Santa con un esercito di crociati. Il suo obiettivo è riconquistare Gerusalemme e i luoghi santi della cristianità caduti in mano ai musulmani. Per il suo coraggio in battaglia verrà ricordato come Riccardo Cuor di Leone.



    JEAN LE MEINGRE
    Jean II Le Meingre detto Boucicaut (in francese arcaico: Jehan Le Meingre; Tours, 1364 – Londra, 21 giugno 1421) è stato un militare, diplomatico, politico e cavaliere crociato francese.
    Particolarmente conosciuto per la sua abilità nell'arte bellica, si mise in luce nel periodo della guerra dei cent'anni; era l'omonimo figlio del maresciallo di Francia Jean I Le Meingre, anch'egli detto Boucicaut, morto a Digione il 15 marzo 1367, e del padre fu chiamato a ricoprire la medesima carica. Venne addestrato alle armi sotto la guida del condottiero Bertrand du Guesclin, e partecipò nel 1380 in Guienna all'assedio di Montguyon con il maresciallo de Sancerre. Sulla vita di Boucicaut - ricordato per le sue qualità di cavaliere dominatore di tenzoni e tornei e fondatore dell'Ordine della Dama Bianca (il cui scopo era quello di difendere le mogli e le figlie dei cavalieri lontani da casa perché impegnati in campagne all'estero) - molte sono le informazioni disponibili anche se spesso alcune di esse controverse, come ad esempio l'esatta data di nascita. In ogni caso, ciò che si sa di lui fu egli stesso a scriverlo o fu scritto sotto il suo diretto controllo.
    La sua vita e le sue imprese belliche sono state narrate anche da un anonimo nel Livre des faits du bon messire Jean le Meingre dit Boucicaut (conosciuto anche come Vie de Jean Boucicaut), pubblicato a Parigi nel 1620 dall'editore Godefroy.

    ORLANDO
    Orlando, Rolando o Hruodlandus (736 - Roncisvalle, 15 agosto 778) fu un prefetto della marca di Bretagna, assurto ad eroe nella Chanson de Roland. La Chanson, si fa risalire tra il 1070 e il 1080, la versione manoscritta più antica al 1100, e descriverà come Orlando abbia esitato fino all'ultimo, prima di dare l'allarme al suo Re. Compreso ormai che la disfatta era irreversibile, cominciò a suonare l'olifante con tutte le sue forze, tanto che ne morì. Il messaggio era arrivato a Carlo, ma ormai era troppo tardi. Orlando è un gigante che ha lasciato segni nella montagna al suo passaggio: il Salto di Roldán vicino Huesca l'avrebbe fatto il suo cavallo Vegliantino saltando le montagne e la Breccia di Orlando è una fenditura tagliata dalla sua spada Durlindana. La spada, nella cui guaina ha trovato posto un dente di San Pietro, fu recuperata: secondo diverse versioni, un turista inglese del 1845, R. Ford, la vede a Madrid; ma a Rocamadour è ancora oggi incastrata nella roccia; in un imprecisato villaggio dei Pirenei, ancora nel 1968, secondo il professor Gómez Tabanera, le donne sterili si passano sulla pancia la spada Durlindana.

    JACQUES DE MOLAY
    Jacques de Molay (Molay, 1243 – Parigi, 18 marzo 1314) fu l'ultimo Maestro dell'ordine dei Cavalieri templari. Nel corso del processo ai Templari del 1307 fu assoggettato alla tortura avallando le tesi dell'accusa e quindi condannato alla prigionia a vita. In seguito Jacques de Molay ritrattò le sue dichiarazioni. Ciò lo condannò al rogo assieme al compagno di prigionia Goeffrey de Charney. L'aneddotica vuole che prima dell'esecuzione Jacques de Molay abbia invitato Filippo il Bello e papa Clemente V a comparire di fronte al tribunale di Dio e avrebbe dannato la casa di Francia "fino alla tredicesima generazione", in tempi più recenti si è diffusa la leggenda secondo cui l'esecuzione di Luigi XVI durante la Rivoluzione francese - che pose fine in qualche modo alla monarchia assoluta in Francia - sarebbe stata il coronamento della vendetta dei templari.


    ...Dentro il cerchio della tavola,
    sotto la sacra spada,
    un cavaliere deve giurare di obbedire
    al codice che è senza fine,
    senza fine come la tavola,
    un anello legato all'onore.

    Un cavaliere è votato al coraggio,
    il suo cuore conosce solo la virtù,
    la sua spada difende gli inermi,
    la sua forza sostiene i deboli,
    la sue parole dicono solo la verità,
    la sua ira abbatte i malvagi.

    Il giusto non può morire,
    se un uomo ancora ricorda,
    le parole non sono dimenticate,
    se una voce le pronuncia chiare,
    il codice per sempre riluce,
    se un cuore lo conserva splendemente...
    (Bowen, Giuramento del paladino)

     
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