NAZCA e gli altri

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  1. gheagabry
     
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    5 nuovi misteriosi geoglifi scoperti. Non è Nazca, ma Amazzonia!
    La nostra Terra non smette mai di sorprenderci. Tanti misteri sono ancora sepolti, e molti che nemmeno immaginiamo. Gli ultimi della serie vengono dalla grande Terra di Amazzonia, che nel meraviglioso e immane groviglio della foresta che la ricopre, nasconde a quanto pare tesori inimmaginabili. Non sono famosi ne' belli come quelli di Nazca, ma i geoglifi (disegni sul terreno grandi centinaia di metri quadrati e visibili solo dal cielo) scoperti nello stato amazzonico di Rondonia, nel Brasile nordoccidentale, infatti, sono anch'essi un mistero. I cinque nuovi geoglifi sono stati individuati nei giorni scorsi durante la costruzione di una strada. I geoglifi appena scoperti, come in generale tutti quelli della Rondonia, sono forme geometriche perfette, solitamente trapezi, rettangoli, quadrati o cerchi (a volte concentrici), di un centinaio di metri o piu' di lato, tracciate sul terreno attraverso fossi profondi anche due metri.

    Molti sono stati scoperti solo quando il disboscamento della regione li ha fatti emergere dalla foresta che li aveva coperti. Altri erano usati dagli contadini locali come pascoli per il bestiame, gia' perfettamente delimitati. A livello del terreno e' difficile apprezzarne le caratteristiche, ma dall'alto sono forme estremamente affascinanti. Da quando sono stati identificati i primi, intorno al 1970, ne sono stati scoperti oltre 300, su una fascia di quasi 500 chilometri. Non si sa ancora assolutamente nulla della cultura che li ha prodotti, e non e' stato trovato nessun altro indizio archeologico nella zona, il che rende impossibile anche datare le strutture.

     
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  2. gheagabry
     
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    LE LINEE DI NAZCA


    L’altopiano di nazca fu sede della omonima civiltà vissuta tra il II ed il VI secolo d.C. Un popolo, quello di nazca, che non conosceva la scrittura. Situato nel Perù meridionale, in una vasta zona desertica della pampa che si estende per circa 50 chilometri, è un terreno comunque molto fertile. Ai margini della zona in cui si trovano le misteriose linee, il popolo di nazca costruì la città religiosa di Cahuachi. Si trattava, in ogni caso, di una civilità progredita, basti pensare che il sistema di acquedotti della città è tuttora funzionante. La civiltà di nazca fiorì misteriosamente per poi scomparire in modo altrettanto inspiegabile.Siamo nel 1920, l'uomo si sta impossessando dei cieli. Un piccolo aereo sorvola la piana di nazca. E che cosa scopre il pilota? L’altopiano di nazca fu sede della omonima civiltà vissuta tra il II ed il VI secolo d.C. Un popolo, quello di nazca, che non conosceva la scrittura. Situato nel Perù meridionale, in una vasta zona desertica della pampa che si estende per circa 50 chilometri, è un terreno comunque molto fertile. Ai margini della zona in cui si trovano le misteriose linee, il popolo di nazca costruì la città religiosa di Cahuachi. Si trattava, in ogni caso, di una civilità progredita, basti pensare che il sistema di acquedotti della città è tuttora funzionante. La civiltà di nazca fiorì misteriosamente per poi scomparire in modo altrettanto inspiegabile. Siamo nel 1920, l'uomo si sta impossessando dei cieli. Un piccolo aereo sorvola la piana di nazca. E che cosa scopre il pilota?Quella zona desertica nasconde gigantesche figure stilizzate di animali, lunghissime linee rette, enormi figure geometriche. Alcuni disegni sono veramente piccoli, ma altri raggiungono i 200 metri. Per questo sono visibili solo dall'alto da una quota che il popolo di nazca non poteva certamente raggiungere. Ben tredicimila chilometri di linee, scavate poco profondamente nel terreno, diventano da quel momento "l'enigma di nazca". I disegni sono oltre 300 ed includono i profili di animali realmente presenti nella zona.
    Geometri dal passato
    Ma come furono tracciate quelle linee e perché? Nessun geoglifo, cioè nessuno di questi disegni tracciati sulla terra, presenta errori o correzioni. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che gli abitanti della zona, prima di realizzare ogni figura, la tracciassero su stoffa, riportandola poi sul terreno in una scala maggiore, con l'aiuto di corde, paletti e compassi di legno. Le linee erano realizzate rimuovendo le pietre presenti in superficie, creando cosi un contrasto con il pietrisco di colore più chiaro degli strati sottostanti e venivano probabilmente conservate proprio tramite il loro stesso uso: venivano più volte percorse, e dunque rimarcate, durante le cerimonie religiose. Sempre ammettendo che quei disegni siano stati realizzati per celebrare gli dei.
    Altre ipotesi...
    Nel 1968, Gerald Hawkins, un astronomo dell'osservatorio di Washington lesse nei disegni della piana di nazca allineamenti simili a quelli di Stonehenge. In particolare la figura nota come "il Grande Rettangolo", risulterebbe allineata con la costellazione delle Pleiadi, nell'anno 610. Datazione che coinciderebbe a quella relativa a un palo di legno ritrovato nel luogo, ottenuta col metodo del carbonio 14.
    Calcoli effettuati al computer dimostrerebbero però che questo fatto rientra in una statistica di casualità. Come spesso accade in questi frangenti, c'è sempre chi tira in ballo gli extraterrestri. L'unica certezza è che, ancora oggi, questo luogo rappresenta un enigma che si perde nei secoli passati.
    II mistero del ragno
    Una delle figure più enigmatiche di nazca è il il "Ragno". Rappresenterebbe un insetto di sei millimetri caratteristico dell'Amazzonia, dotato di una rara caratteristica: nei maschi l'organo genitale è una escrescenza appuntita situata sulla terza gamba, visibile solo al microscopio. Il gigantesco ragno di nazca avrebbe questa caratteristica. A questo punto ci troviamo di fronte a un duplice enigma: perché è stato rappresentato un ragno che vive lontano da quelle terre e, soprattutto, come facevano a sapere del caratteristico apparato riproduttivo, non disponendo di uno strumento come il microscopio? Il ragno è un simbolo comune a molte civiltà antiche, alcuni studiosi pensano che rappresenti la costellazione di Orione.

     
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  3. gheagabry
     
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    NAZCA







    Nel Perù meridionale, nell’altopiano di Nazca, si cela uno degli enigmi più affascinanti dell’archeologia. Realizzati asportando dal suolo lo strato superficiale di ciottoli vulcanici neri, i geroglifici peruviani possono essere definiti la più grande opera grafica del pianeta. Le figure possono essere distinte in tre gruppi principali: figure dritte, a spirale e geometriche. Ciò che rende straordinari questi disegni è che sono visibili solo dal cielo. In quale modo gli antichi abitanti di Nazca riuscirono a tracciare queste linee? E quale scopo legittimò questa grande impresa? Un’illustre studiosa del fenomeno, Maria Reich, affermò (rispondendo in parte alla prima domanda) che gli indiani di Nazca partivano da “schizzi” dei disegni che poi allargavano, magari con l’aiuto di un opportuno reticolato di corde. Dagli studi approfonditi degli archeologi risulta che i disegni tracciati sono circondati da un labirinto di forme geometriche di una precisione millimetrica: sono visibili delle linee perfettamente rette lunghe più di 8 km e una di queste misura addirittura 45 km! Stiamo dunque parlando di una sorta di pista d’atterraggio per “antichi frequentatori” del cielo? Alcuni dei disegni, le cui dimensioni raggiungono anche i 200 metri e le cui tracce hanno larghezza variabile (da pochi decimetri a oltre cinquanta metri), rappresentano animali (come una scimmia, un ragno, un colibrì, una balena), fiori, mani, ma la maggior parte sono sicuramente figure geometriche. La stranezza e il fascino che questi disegni silenziosamente emanano solitari, in una zona disabitata e delimitata, da un lato, dalle grandi vallate di due fiumi e, dall’altro, dalla catena collinare pre-andina, colpirono il geografo americano Paul Kosok, il quale si accorse della loro esistenza il 21 giugno del 1939 mentre, a bordo di un aereo, si stava recando a fare un picnic insieme alla moglie Rose. Subito egli fu impressionato da due aspetti: le dimensioni davvero notevoli di quelle figure, che in totale descrivevano una zona lunga 50 Km e larga 15, e la località dove si trovavano, cioè un altopiano desertico delle Ande. Per otto anni egli non si allontanò da quella località, di cui studiò gli enigmatici manufatti nel vano tentativo di chiarirne il segreto. Per alcuni scienziati i disegni di Nazca risalgono addirittura a 1500 anni fa, ma allora perché solo nel ‘39 ci siamo accorti della loro presenza? La spiegazione sta nel modo in cui sono state tracciate le linee, cioè rimuovendo delle pietre dalla superficie del terreno per permettere così alla ghiaia sottostante di assumere, grazie all’esposizione al sole, prima un colore giallo pallido e poi un colore bruno-rossastro, rendendole così visibili solo dall’alto. Queste linee si sono così conservate per secoli grazie all’assenza delle piogge. La vera scoperta delle linee di Nazca è comunque da far risalire agli anni venti, quando cioè il peruviano Meyìa Xesspe e l’americano Alfred Kroeber, due scienziati, arrampicatisi su di una collina, notarono, con l’effetto della luce pomeridiana, delle lunghe linee che attraversavano il deserto, linee che era impossibile vederle dalla pianura. Ma perché gli indiani di Nazca, un popolo la cui cultura fu prima assorbita dall’impero degli Inca (XV secolo) e poi successivamente annullata dai conquistatori spagnoli, crearono questa immensa opera sul terreno?



    Una delle prime teorie fatte sulle linee di Nazca fu che esse dovevano essere antiche strade, ma fu però respinta dopo che la zona interessata venne osservata dall’alto con gli aerei. Da escludere poi l’ipotesi che gli indiani di Nazca segnarono il loro deserto per una motivazione artistica, in quanto non avevano la possibilità di vedere dall’alto. Più attendibile risulta la teoria di Tony Morrison, un produttore cinematografico, secondo il quale le linee di Nazca erano dei ceques, cioè sentieri tracciati per fini religiosi. I fatti principali che lo portarono a una simile conclusione furono principalmente due. Il primo si basava su un documento spagnolo risalente al 1653 che spiegava come nella capitale Inca di Cuzco gli indiani edificarono santuari lungo linee che si irradiavano dal tempio del sole. Quindi i cumuli di pietra congiunti dalle linee di Nazca potevano essere resti di santuari. Il secondo fatto, che rende la teoria ancora più attendibile, vede come protagonista la regione della tribù degli Aymarà. Qui Morrison trovò un insieme perfetto di linee come quelle di Nazca, che univano piccole costruzioni in pietra usate per funzioni sacre, dette sacelli. Per l’archeologo Paul Kosok, invece, le linee e i disegni servivano per osservazioni astronomiche. La sua teoria, che si basava su una mappa che egli stesso aveva tracciato, venne avallata anche dalla matematica tedesca Maria Reich, che ho menzionato sopra, secondo la quale gli animali e le figure geometriche, puntate verso le maggiori stelle, rappresentavano costellazioni di un enorme calendario, utilizzato dai Nazca per calcolare il tempo. Ma oltre a trovare molti possibili allineamenti dei segni verso stelle maggiori o verso il sole, Maria Reich non rilevò altri elementi che potessero avallare la sua ipotesi.



    Nazca tante ipotesi





    Gli autori di quest'opera immane sono quasi certamente gli Indios Nazca, una popolazione antecedente gli Inca, e risalgono ad un periodo che va dal 500 a.C. al 500 d.C. Questo popolo di semplici agricoltori, dediti alla natura e a tutti gli esseri viventi, non ha però lasciato discendenti o testimonianze di scrittura, solo qualche reperto nelle migliaia di tombe scoperte, per cui i veri motivi che li hanno spinti ad intraprendere un lavoro così mastodontico sono a noi ancora oscuri, anche se qualche ipotesi, più o meno suggestiva, è stata fatta.




    Uno dei primi riferimenti alle "Piste di Nazca" le troviamo nelle documentazioni di un magistrato spagnolo al seguito dei conquistadores, tale Luis de Monzon, il quale descrive le tracce di alcuni sentieri, di pietra lavorata e di reperti archeologici di non ben precisata natura ed inoltre fa riferimento a certi Viracochas, una piccola tribù giunta da un altro "paese" e vissuta prima degli Inca. Pare che gli appartenenti a questa tribù fossero venerati dagli indiani venuti dopo di loro e che le piste siano state costruite in loro il onore.




    Come già detto un'altra ipotesi sostiene che le grandi rette avrebbero rappresentato delle piste di atterraggio per navi spaziali extraterrestri, ma il terreno in quei punti è troppo morbido e non permette l'atterraggio di nessun tipo di velivolo. E' certo che non erano neanche strade, poiché alcune finiscono all'improvviso ai piedi o in cima ad una montagna ed altre non conducono in nessun luogo.




    Grande rilievo ha avuto inoltre l'ipotesi di Paul Kosok, il primo reale studioso delle linee, che giunse alla conclusione che le righe rappresentassero un calendario astronomico. Tale pensiero venne ripreso dall'astronoma e matematica tedesca Maria Reiche, secondo cui attraverso i disegni era possibile determinare i giusti periodi per la semina e per il raccolto, i solstizi e gli equinozi, le eclissi del sole e della luna secondo modelli e schemi comuni nelle antiche culture della Terra. Le grandi dimensioni delle immagini, le loro perfette proporzioni, le righe eccezionalmente diritte, hanno fatto nascere numerose congetture sui metodi utilizzati dagli indios per realizzare le loro opere. Le rette possono essere state tracciate semplicemente utilizzando tre pali di legno come punto di riferimento per allineare le linee ad occhio.




    Un'altra idea suggestiva è che i Nazca potessero volare grazie a rudimentali mongolfiere, e che controllassero il corso dei lavori, e la direzione delle linee, dall'alto, tanto più che le figure, visto le loro grandi dimensioni, si suppone potessero essere apprezzate pienamente solo osservandole da una certa altezza. A conferma di tale ipotesi ci sono le pitture che adornano il vasellame ritrovato nella zona che mostrano immagini di oggetti indentificabili con mongolfiere o, per lo meno, aquiloni.




    Inoltre, alla fine di molte delle linee tracciate, sono state rinvenute delle buche circolari contenenti rocce annerite, probabili "fosse di combustione" che servivano a lanciare in area gli aerostati grazie all'aria calda sprigionata dal fuoco. Quando nelle tombe dei Nazca venne ritrovata una stoffa, dalla trama più fine di quella che viene utilizzata attualmente per i paracadute, ma più fitta di quella usata per fabbricare gli aerostati ad aria calda, Bill Spohrer, un americano, decise di provare a ricostruire un pallone utilizzando quei materiali che, si suppone, usavano anche gli indios e di farlo innalzare partendo proprio da un'antica fossa di combustione. Il Condor I, così si chiamava il pallone, si innalzò fino a quota 350 metri e volò per circa 3 km. Ciò rende quindi plausibile l'ipotesi che i tecnici Nazca dirigessero i lavori dall'alto: resta da provare che effettivamente lo abbiano fatto. Infine è stata avanzata un'ipotesi di tipo religioso, fornita da altri ricercatori, che indicava che ogni linea o pista appartenesse ad una famiglia, o più famiglie legate da vincoli di sangue che la ripulivano regolarmente. Vicino ad esse, in punti particolari, quali i mucchietti di pietra prima descritti, una fonte o una collina sacra, veniva venerata la memoria degli spiriti. Le righe e le forme geometriche più grandi, probabilmente, appartenevano alla comunità, e gli enormi disegni fungevano da icone religiose, sulle quali la popolazione si riuniva per i vari riti di adorazione delle divinità.



     
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  4. gheagabry
     
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    PIETRE DI ICA





    Le pietre di Ica sono una collezione di pietre di andesite, presumibilmente realizzata per contenere, informazioni su un antico popolo e la testimonianza di una tecnologia avanzata, posseduta dai creatori delle pietre. Secondo come riferito sono state scoperte in una caverna vicino Ica, in Perù non lontano dalle Linee di Nazca (Vedi articolo sulle linee di Nazca). Le pietre di Ica sono state ufficialmente scoperte e diffuse da Javier Cabrera, un medico peruviano che ha ricevuto una pietra incisa come regalo di compleanno nel 1961. Cabrera ha identificato l'incisione sulla pietra come un dipinto stilizzato di un pesce estinto (foto sotto), che visse sulla terra milioni di anni fà. Carlos e Pablo Soldi, due collezionisti reperti archeologici, da tempo raccoglievano questi manufatti, ma non erano mai riusciti ad attrarre la comunità archaeologica con i loro ritrovamenti. Tuttavia, il Dott. Cabrera, si rivelò subito molto interessato alle pietre, i due collezionisti vendettero al dottore la loro intera raccolta, composta da ben 341 pietre. Spinto dalla curiosità e dall’interesse archeologico, Cabrera si mise alla ricerca di altre pietre, e molto presto trovò un’altra persona che ne possedeva molte, un contadino chiamato Basilio Uschuya. Comprò anche tutte le pietre dal contadino, trovò altri fornitori e cercò le pietre personalmente, cosi nel giro di pochi anni Cabrera riuscì a nettere insieme una collezione di oltre 15.000 pietre.
    Descrizione delle pietre
    Le pietre sono di svariate dimensioni, ci sono quelle piccole che si possono tenere nel palmo di una mano ed altre molto più voluminose. Tutte pietre hanno figure che sono state intagliate con linee continue incise nella superficie della roccia. Sono fatte di andesite, un minerale molto duro che sarebbe stato abbastanza difficile da incidere con degli attrezzi primitivi; Però secondo alcuni rilievi fatti su una pietra ritrovata vicino ad un fiume, essa risulterebbe coperta da una patina di ossidazione naturale che si formerebbe sono in migliaia di anni. Inoltre dei ritrovamenti fossili avvenuti nelle vicinanza, hanno dimostrato che la zona in questione risulta essere piena di frammenti d’osso vecchi di milioni di anni. La datazione delle pietre resta comunque difficoltosa in quanto prive di frammenti organici, e quindi impossibili da analizzare con le tecniche tradizionali di datazione al carbonio 14 che si basano su materiale organico. Tuttavia la superficie di queste rocce, come abbiamo già detto, ha una specie di patina che ricopre e scolorisce la pietra facendola sembrare come se fosse verniciata; Questo è il risultato di batteri ed organismi che hanno agito nel corso di migliaia di anni per ricoprire ogni pietra.
    I Dipinti
    La biblioteca del Dott. Cabrera è organizzata in base ai temi delle pietre: fisica, medicina, scienze sociali, natura, animali antichi, geografia e profezie, Le pietre descrivono un'ampia varietà di scene che vanno dai dinosauri che attaccano o che aiutano gli esseri umani (vedi fotogallery) alla tecnologia avanzata con addirittura nozioni di medicina che neppure noi conosciamo (si parla addirittura di trapianti di cervello), e nella foto sotto si può nettamente distinguere un'operazione come viene effettuata ai giorni nostri. Le pietre si possono quindi definire quantomeno “anacronistiche” e hanno attirato l'attenzione di molta gente che ha usato le pietre di Ica per sostenere teorie alternative sull’evoluzione e sulla storia dell’umanità. Cabrera ha decifrato molte scene incise sulle pietre, fino ad arrivare a una sua teoria sulla storia e sulla civilizzazione del nostro pianeta; Ha dedotto che la tecnologia antica descritta dalle pietre, appartenesse a una specie extraterrestre che presumibilmente è arrivata molte migliaia di anni fa, in tempo per coesistere con i dinosauri e che costruì geneticamente l'uomo moderno. Il Dott. Cabrera ritiene inoltre che poco tempo dopo la creazione degli esseri umani e di alcuni monumenti megalitici, gli antichi astronauti lasciarono la terra utilizzando il vicino altopiano di Nazca, usandolo come spaceport basato sul cablaggio di energia elettromagnetica per la propulsione dei veicoli spaziali. L'intera zona infatti è composta da enormi giacimenti di minerale ferroso che concentra l'energia magnetica, generando un campo elettromagnetico straordinario. A prova di questo, si può notare che i geoglifi presenti a Nazca, sono tutti riprodotti in una sola pietra, e sono praticamente identici, come possiamo notare dal confronto di queste due foto, una della pietra di Ica e l’altra della scimmia di Nazca: Su alcune pietre di Ica dedicate alla geografia, si può notare una bizzarra configurazione del mondo, il Dr Cabrera consultò dei geologi per interpretarle, e i risultati sono a dir poco sorprendenti. I infatti hanno affermato che la conformazione del pianeta è effettivamente esatta, ma per come era circa 13 milioni di anni fa. Nella foto sotto possiamo benissimo distinguere una sorta di mappa geografica che mostra i continenti della terra antica.
    Teorie contro
    Nel 1998, il ricercatore spagnolo Vicente Paris dichiarò dopo quattro anni di ricerche, di avere la prova che dimostrerebbe che le pietre sono una mistificazione. Fra le prove che presentò da c’erano microfotografie delle pietre che mostravano tracce di vernici ed abrasivi moderni. La prova più evidente però, è la precisione delle incisioni poco profonde; le pietre di grande età dovrebbero avere una erosione notevole delle superfici e quindi le incisioni poco profonde dovrebbero essere molto più consumate di quanto lo sono. Nel 1973, Basilio Uschuya durante un'intervista con Erich von Daniken, confermò di essere stato lui a realizzare le pietre; Più successivamente però smentì quella dichiarazione durante un’altra intervista dicendo che quello che aveva detto in precedenza era solo una mistificazione per evitare l'imprigionamento per la vendita di manufatti archeologici.
    Chi realmente ha realizzato le pietre di Ica? Per ora rimane un enigma...


    (Giorgio Pastore)
     
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3 replies since 2/2/2013, 01:04   410 views
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