PALERMO

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  1. gheagabry
     
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    Un’isola tanto vicina quanto lontana, separata dalla terraferma solo da un piccolo stretto di mare chiamato stretto di Messina , appoggiata leggera nell’azzurro del mar Mediterraneo….. con forma triangolare tant’è che nell’antichità era solito chiamarla Trinacria – terra delle tre punte....
    Eppure a pensarci bene potrebbe essere anche la Terra dei tre mari, il Mediterraneo , il Tirreno e lo Ionio, che bagnano le sue coste e i suoi vulcani; la Terra dei vulcani, uno tra tutti il più famoso e più grande d’Europa l’Etna , gli altri piu piccoli ma sempre affascinanti ed attivi come Vulcano o lo Stromboli .
    O come dice una canzone intelligente ... Terra di limoni e di conchiglie, di santi e di corrotti, di orecchie che ascoltano, di bocche coraggiose che parlano e molto altro ancora.,, il fascino siciliano ha conquistato in ogni tempo illustri viaggiatori, sovrani poeti del nostro e di ogni paese , per la sua natura, l’architettura, l’intreccio di culture che negli anni si sono sovrapposte ed amalgamate e hanno reso quest’isola un affresco di bellezze e di poesia…



    PALERMO




    Palermo, in siciliano Palermu, è Capoluogo della Regione Siciliana...La sua storia millenaria le ha regalato un notevole patrimonio artistico ed architettonico..resti di mura puniche .. residenze in stile arabo-normanno..chiese barocche ... teatri neoclassici..ville liberty..è stata tra le maggiori città del Mediterraneo ed oggi è fra le prime mete turistiche.
    Antica capitale della Sicilia e del Mediterraneo, città d'arte e di cultura, fondata intorno al suo porto, Palermo è da sempre stata punto d'incontro e di scambio fra storie, culture, razze e uomini diversi.
    La città si estende nella piana della Conca d’Oro, davanti all’ampio e stupendo golfo che da essa prende il nome. Palermo gode di una posizione privilegiata e di un dolce clima che favorisce la presenza di una lussureggiante vegetazione
    Palermo città giardino nel cuore del Mediterraneo ...Ancora oggi gli arabi hanno nostalgia di Palermo che ricordano come terra di acque e di frescura, contrapposta all'aridità dei deserti da cui provenivano. Il disegno del centro storico non a caso favorisce la canalizzazione della brezza marina, gli edifici si contrappongono per darsi ombra e ogni falda genera una fontana. La Zisa per esempio, dispone del più antico sistema di aria raffreddata con acqua.

    Sono in pochi a conoscere, a Palermo, il "Cimitero degli inglesi"; si trova in via dei Cantieri, proprio a ridosso del muro laterale dell'ex manifattura tabacchi. è un luogo molto suggestivo di notevole interesse storico, e, se non sbaglio, sotto la protezione del ministero per i beni culturali, che è stato aperto al pubblico in rarissime occasioni, come "Palermo apre le porte", ad opera degli studenti del rione.
    La visita al cimitero, mostra come la struttura della manifattura tabacchi, abbia, nel corso dei secoli, modificato il perimetro dell'area destinata alle sepolture (due piloni di quello che doveva essere un cancello, sono adesso inglobati nel muro dell'ex tabacchificio) e il muro di cinta in via dei cantieri si presenta attualmente come un tutt'uno con la facciata dello stabilimento...Parte della manifattura tabacchi, inoltre è costruita nei locali in cui, durante la dominazione spagnola, i viaggiatori facevano la quarantena.



    ..nella storia...


    La nascita della città, risale al VIII sec. a.C..Uno dei primi popoli ad arrivare e a governare Palermo furono i Fenici a cui seguirono i Cartaginesi e i Romani nel 254 a.C.. Anche in età romana, Palermo svolse il suo ruolo di porto strategico.
    In seguito, le invasioni barbariche, devastarono la città fino al 535, quando venne occupata dai Bizantini.
    Palermo non si chiamerebbe cosi se la città non fosse appartenuta al mondo arabo, come lo fu per due secoli.
    Il nome, infatti "Panormus" (dal greco, "tutto porto") che la città portava sin da tempi antichi, dagli Arabi non fu inteso e perciò storpiato in "Balarmuh".
    I Musulmani conquistarono la Sicilia sottraendola al dominio del loro grande rivale di dell'epoca: l'impero di Bisanzio. Lontana dalla capitale Costantinopoli, l'isola mediterranea era una provincia sfruttata, come nei tempi romani, dal sistema latifondista e dalla monocoltura del grano.
    Nel nono secolo la tendenza autonomista dell'ultimo governatore bizantino della Sicilia provocò e facilitò l'invasione musulmana. Le navi musulmane partono da Suso (Tunisia) per approdare a Mazara nell'827..
    Furono loro a portare in queste terre, della Conca d’Oro, i primi agrumeti aprendo nuove possibilità di sviluppo economico...A causa del carattere urbano della civiltà islamica Palermo precorre di vari secoli lo sviluppo urbanistico che in altre città europee avviene più tardi. La città islamica è il centro del potere ed ospita la corte dell'emiro e la casta militare e, oltre gli artigiani e i commercianti, vi svolgono un ruolo importante gli insegnanti, i religiosi, i letterati e i giuristi. L'antica città, fondata nell' VIII secolo a.C. dai Fenici, era, al tempo della conquista musulmana, chiusa entro un perimetro di mura e torri. Nella parte più elevata della città, ad occidente, in prossimità delle mura i Musulmani costruiscono, probabilmente sul posto di precedenti fortificazioni, un palazzo poi chiamato "dei Normanni". Il palazzo diviene la prima sede governativa e tale rimane fino ai nostri giorni (attualmente è sede del Parlamento Regionale Siciliano). La città si arricchisce di nuove edificazioni e si espande al di là delle mura dell'antico nucleo. Palermo raggiunge dimensioni davvero cospicue per un centro medievale. Si possono calcolare almeno 100.000 abitanti. Notevole è il numero delle istituzioni e delle infrastrutture: moschee (sia pubbliche che private), bagni (anch'essi pubblici e privati), il porto, l'arsenale, le mura e le porte, le fortificazioni, i mulini, i fondachi e i mercati. Verso il mare i Musulmani costruiscono, in alternativa al palazzo superiore, una seconda fortificazione allorquando, nel X secolo, per la travagliata successione dinastica, il governo fatimide si deve proteggere dalle ostilità della popolazione palermitana e da eventuali attacchi dal mare. La nuova cittadella, un vero centro militare e amministrativo, accoglieva il palazzo dell' emiro, il diwan (centro di amministrazione fiscale), l'arsenale, bagni e moschee.L'immagine di Palermo nel periodo islamico splende nelle descrizioni fatte da viaggiatori che, in pellegrinaggio per la Mecca o in viaggio per motivi commerciali, in gran numero passavano per la capitale siciliana. Oggi a Palermo non è rimasto alcun edificio islamico, un fatto molto sorprendente data l'importanza e la dimensione della città in quell'epoca. Chi abbia distrutto tutti i grandi o piccoli edifici e quando ciò sia avvenuto è difficile da chiarire. Certamente le prime distruzioni risalgono all' XI secolo, allorché i Normanni conquistarono la Sicilia. Ma poiché durante la reggenza normanna i Musulmani non furono repressi, anzi largamente coinvolti negli affari della monarchia cristiana, dall'artigiano all'amministratore di uffici pubblici, è difficile pensare che i Normanni abbiano sistematicamente distrutto ogni traccia della cultura architettonica dei loro concittadini; e lo è ancora di più considerando il fatto che proprio dal periodo normanno ci sono pervenute numerose testimonianze dell'abilita artistica dei Musulmani
    In questo periodo anche la vita culturale fiorì e risale, infatti, a questo momento la nascita della “Scuola Siciliana” di poesia che era legata alla corte di Federico II.
    Con l’arrivo degli Angioini nel XIII secolo, la sorte di Palermo cambiò. Il declino e il malgoverno finirono con la rivolta del 1282 conosciuta con il nome “i Vespri Siciliani” che spinse gli Aragonesi a conquistare l’isola. Con loro Palermo conobbe un nuovo periodo di crescita.
    Il governo spagnolo, durante i secoli XVI e XVIII, portò la città a una situazione di ristagno economico. Nel 1711 finì il dominio spagnolo e, dopo un breve periodo di controllo sabaudo, Palermo fu governata dai Borboni fino l’unità d’Italia. I Borboni realizzarono, soprattutto nella seconda metà del '700, importanti riforme economiche e politiche.





    ...la letteratura...in Sicilia..



    Curioso destino quello della letteratura di Sicilia: in nessun luogo come nell'isola si registra una così lunga e significativa permanenza del dialetto come lingua letteraria, tanto da dar vita a due filoni, distinti linguisticamente, ma spesso compresenti anche nello stesso autore: quello della letteratura in lingua italiana e quella in dialetto siciliano.
    Federico II (1194-1250) è un eccezionale organizzatore della cultura. Nella sua corte, la Magna Curia, promuove lo studio del diritto, della filosofia, della medicina e delle lingue: arabo, greco, latino ed ebraico, veicolo, a quel tempo, del sapere filosofico e scientifico. Nella corte federiciana l'esercizio della letteratura si sviluppa come attività aristocratica ad opera di principi e di alti funzionari, che vedono nella poesia un elegante passatempo, un completamento della loro mondanità e raffinatezza. I poeti siciliani riprendono temi e stile del loro poetare dalla lirica provenzale dell'"amore cortese": una sorta di servizio d'amore che l'uomo, come vassallo, presta a una Madonna.
    La riscoperta dei testi classici, e della lingua greca in particolare che segna l'Umanesimo, ha in Sicilia uno dei suoi più importanti centri. Grazie ai viaggi compiuti dagli studiosi e all'intensa attività delle accademie (degli Accesi, dei Solitari, degli Sregolati, degli Irresoluti, ecc.), in questo periodo gli scambi culturali fra l'isola e il continente divengono particolarmente intensi. Noto, Palermo, Siracusa, Catania, Messina sono i maggiori centri culturali del periodo...Il Cinquecento segna la riscossa della lingua siciliana contro la preponderanza del toscano, ormai usato in tutti gli atti pubblici. In questo periodo si afferma infatti un forte sentimento regionalistico che sfocia nella pubblicazione dei primi vocabolari siciliano-latino e nella codificazione grammaticale del dialetto....Fra Seicento e Settecento - Il XVII secolo vede, in conformità con l'estetica barocca un enorme sviluppo del teatro grazie soprattutto a Ortensio Scammacca (1562-1648), autore di tragedie di argomento sacro e profano. La commedia fiorisce sia in lingua italiana che in dialetto e, servendosi della satira e dell'umorismo, mette a nudo le debolezze di una società decadente.
    Il verismo, nato come reazione al romanticismo in nome di un'arte ispirata alla concretezza del mondo reale, si afferma in Sicilia verso la fine dell'Ottocento. Anticipato dalla poesia positivista di Mario Rapisardi (1844-1912), il verismo trova una compiuta teorizzazione in Luigi Capuana (1839-1915): l'opera d'arte deve cogliere il senso della vita concreta, indagare il mondo contemporaneo, le leggi di natura, essere documento umano...Giovanni Verga (1830-1922), dopo gli esordi d'impostazione tardoromantica, a partire dal racconto Nedda, aderisce alla poetica verista. Il suo capolavoro, il romanzo "I Malavoglla", doveva rappresentare la prima sezione di un ciclo intitolato "I vinti", di cui porta a termine solo la seconda parte (Mastro Don Gesualdo). Al centro dell'opera di Verga è la descrizione della realtà siciliana con occhio oggettivo, ma ricco di pietà per il destino degli umili, che si esprime tramite una scrittura sobria e un linguaggio che riproduce, all'interno della lingua italiana, i ritmi e la parlata del dialetto. Al verismo si ispirarono anche Federico De Roberto (1861-1927), autore de I Vicerè e de L'illusione, nonchè diversi poeti fra cui Giuseppe Aurelio Costanzo (1843-1913) e Giovanni Alfredo Cesareo (1861-1937).
    La letteratura del nostro secolo deve alla Sicilia uno dei suoi più importanti esponenti, il premio Nobel (1934) Luigi Pirandello (1867-1946)....Il ritratto amaro, veristico-decadente, dell'aristocrazia siciliana del risorgimento è al centro del romanzo postumo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), Il Gattopardo...Stile scabro da inchiesta poliziesca e coraggiosa denuncia delle piaghe della società italiana e siciliana caratterizzano i romanzi di Leonardo Sciascia (1921-1989), tra cui Il giorno della civetta, Todo modo, Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia....In campo poetico, un posto di primo piano spetta a Salvatore Quasimodo (1901-1968), premio Nobel 1959, la cui opera ha rinnovato in modo originale i moduli espressivi dell'ermetismo (Ed è subito sera, La terra impareggiabile, Dare e avere).



    ............i pupi..........



    Nel 2001 è stata inserita tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell'Umanità dell'UNESCO l'opera dei Pupi, il teatro delle marionette siciliano. Grazie ai cuntastori, i pupi, che rappresentano i personaggi del ciclo carolingio, mettono in scena le storie della Chanson de Roland, dell'Orlando furioso e della Gerusalemme liberata. Il personaggio principale è il cavaliere Orlando, ma vi è anche spazio per Rinaldo, Angelica e altri. Culla dell'Opera dei Pupi è Palermo dove sono presenti numerosi teatri oltre ad un museo ed una scuola famosa come quella dei Cuticchio, altro importante centro è Acireale, cittadina barocca, che vide fiorire quest'arte grazie ai numerosi maestri pupari, fra cui il celebre Emanuele Macrì, a cui è dedicato l'omonimo museo-teatro dove, quotidianamente, è possibile assistere alle rappresentazioni dei maestri pupari.





    ...una leggenda...


    A Palermo sorge il Palazzo della Zisa, edificato nel 1175 sotto il regno di Guglielmo I detto “Il Malo” al di fuori della cinta muraria e all’interno del parco reale normanno. Insieme alla Cuba, il Palazzo della Zisa è uno dei capolavori della arte arabo-normanna a Palermo. A questo quartiere è legata una storia che oggi vi racconteremo, la cosiddetta leggenda del castello della Zisa e dei suoi diavoletti.
    Azel Comel chiede in sposa El-Aziz, ma il padre il sultano si oppone alle nozze. Azel Comel si infuria, e per rabbia si impossessa dei tesori del padre, oro e gemme preziose, rapisce la sua amata e inizia con lei un lungo viaggio in nave fino ad approdare nella bellissima Palermo, dove odori, sapori e suoni fanno da dolce palcoscenico al loro amore. Fu a Palermo che Azel Comel chiamò i migliori operai e artisti per realizzare un castello per El Aziz. Durante questo splendido periodo, un giorno un uccello viaggiatore fece cadere dal becco un biglietto diretto ad El-Aziz, in cui era scritto che la madre si era suicidata per la pena che la figlia le aveva dato abbandonandola. Questo evento causò la morte a catena dei due amanti, e si narra che da quella data per custodire il tesoro del sultano venne fatto un incantesimo, in modo che esso non venisse mai trovato.
    Pare che i custodi del tesoro siano proprio dei diavoli, figure mitologiche raffigurate sulla volta dell’arco di ingresso alla Sala della Fontana, che impediscono ai Cristiani di impossessarsene. La leggenda dice che osservandoli il giorno dell’Annunziata, il 25 marzo, dopo un pò i diavoli si muoveranno e faranno le boccacce. Ma soprattutto questi diavoletti dispettosi si muovono cosi tanto che nessuno fino ad oggi è riuscito mai a contarli e quindi a rompere l’incantesimo che protegge il tesoro.
    Questa leggenda ha generato un detto popolare della città di Palermo, che viene utilizzato quando i conti non tornano: “E chi su, i riavoli ra Zisa?” (E che sono, i diavoli della Zisa?)



    Ognuno sta solo sul cuor della terra
    trafitto da un raggio di sole:
    ed è subito sera

    S.Quasimodo



     
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