Real Madrid Club de Fútbol

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  1. arca1959
     
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    Real Madrid Club de Fútbol
    Calcio25px-Football_pictogram.svg

    18px-LigaCampione di Spagna in carica

    15px-RFEF_-_Supercopa_de_Espa%C3%B1a.svgDetentore della Supercoppa di Spagna

    140px-Real_madrid_logo



    Los Merengues; Los Galácticos; Los Blancos
    (Le meringhe; I galattici; I bianchi)

    Segni distintivi
    Uniformi di gara

    real-madrid-adidas-home-away-kit-2012-13-110
    Casa Trasferta



    maglia-palermo-2012
    Terza divisa



    Colori sociali Bianco

    Inno Hala Madrid
    José de Aguilar
    Dati societari

    Città 20px-Bandera_de_Madrid.svg Madrid

    Paese 20px-Flag_of_Spain.svg Spagna

    Confederazione UEFA

    Federazione 20px-Flag_of_Spain.svgRFEF

    Campionato La Liga

    Fondazione 1902

    Presidente 20px-Flag_of_Spain.svgFlorentino Pérez

    Allenatore 20px-Flag_of_Portugal.svgJosé Mourinho

    Stadio Santiago Bernabéu
    (80.354 posti)
    Sito web www.realmadrid.com

    Palmarès


    Titoli di Spagna 20px-Liga1032

    Trofei nazionali

    20px-Coppadelre10 18 Coppe del Re

    20px-Liga1 Coppe della Liga

    20px-RFEF_-_Supercopa_de_Espa%C3%B1a.svg Supercoppe di Spagna

    Trofei internazionali

    20px-Coppacampioni 9 Coppe dei Campioni/Champions League

    20px-Coppauefa 2 Coppe UEFA/Europa League
    20px-Supercoppaeuropea 1 Supercoppe UEFA
    10px-Copa_Intercontinental.svg 3 Coppe Intercontinentali

    30px-Soccerball_current_event.svgStagione in corso


    Storia
    I primi anni (1902-1945)


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    La formazione del Madrid FC che conquistò la sua terza Coppa del Re nel 1907


    A Madrid il calcio fu introdotto dai professori e dagli studenti del Institución Libre de Enseñanza, tra cui c'erano molti laureati a Oxford e Cambridge. Nel 1895 costoro fondarono il club Football Sky, che giocava la domenica mattina a Moncloa. Nel 1900 questo club si divise in due società diverse: il New Foot-Ball de Madrid e il Club Español de Madrid. Il presidente di quest'ultimo club era Julián Palacios, anch'esso divisosi il 6 marzo 1902 con la costituzione del Sociedad Madrid FC. Il primo presidente era Juan Padrós Rubió, il primo segretario Manuel Mendía e il primo tesoriere José de Gorostizaga. Juan Padrós Rubió sarebbe poi stato rimpiazzato dal fratello Carlos Padrós. Il primo trofeo in assoluto per i "Merengues" risale al 1905, quando conquistarono la loro prima Coppa del Re grazie alle vittorie per 3-0 sul San Sebastián e per 1-0 sull' Athletic Bilbao. Il Madrid CF si aggiudicò consecutivamente le successive tre edizioni del torneo, portando così a 4 il numero di coppe nazionali conquistate. Il Madrid conquistò la sua quinta Coppa del re nel 1917, eliminando il Siviglia (8-1, 1-2 e 4-0 nella decisiva ripetizione del match), l'Espanya (qualificazione nuovamente conquistata dopo 3 incontri, l'ultimo dei quali terminato 1-0 per i blancos) e l'Arenas Club de Getxo in finale grazie a un pareggio (0-0 dopo i supplementari) e una vittoria per 2-1. Nel 1931-1932 fu conquistata la prima vittoria in Liga con 28 punti, precedendo l'Athletic Bilbao di 3 punti in classifica. Gli scontri diretti con i rivali del Barcellona terminarono con una vittoria per 2-0 all'andata e un 2-2 al ritorno. Nel 1932-1933 il Madrid vinse la sua seconda liga consecutiva precedendo ancora il Bilbao, questa volta con soli 2 punti di vantaggio. Gli eterni rivali del Barcellona furono nuovamente sconfitti per 2-1 nel ritorno, dopo il pareggio 1-1 dell'andata. La squadra poi si aggiudicò altre due Coppe del Re nella stagione 1933-1934 e nel 1935-1936. I giocatori più importanti della squadra in questo periodo furono il portiere Ricardo Zamora, il centrocampista Luis Regueiro e gli attaccanti Josep Samitier e Manuel Olivares (vincitore del Pichichi nel 1933). La Coppa del Re fu l'ultimo successo del Madrid fino al 1946. Nel 1942-43 il Real Madrid fu sconfitto in finale di Coppa del Re dall'Atlético, ciononostante i tifosi ricorderanno a lungo quell'edizione per via della vittoria in semifinale con il Barcellona: dopo aver perso 3-0 all'andata, ottennero al ritorno una clamorosa vittoria per 11-1, riuscendo così a eliminare i rivali dalla competizione. Le polemiche che si scatenarono in seguito all'evento hanno alimentato la rivalità tra i blancos ed i blaugrana.

    La presidenza Bernabéu e i successi europei (1945-1978)

    Nel 1945, Santiago Bernabéu Yeste (che aveva già svolto le mansioni di giocatore, capitano della prima squadra, finanziatore e direttore del club) divenne presidente del club. Egli assunse l'incarico di ricostruire il club dopo la Guerra civile spagnola e, sotto la sua presidenza, edificò lo Stadio Santiago Bernabéu e la Ciudad Deportiva. Riorganizzò anche il club a tutti i livelli in quella che sarebbe diventata la normale gerarchia operativa dei club professionistici in Europa, dotando ogni sezione e ogni livello di squadre tecniche indipendenti e arruolando assistenti validi come Raimundo Saporta. Nel 1945-1946 e nel 1946-1947 il club conquistò altre due Coppe del Re, mentre nel 1947 si aggiudicò la Coppa Eva Duarte.
    La metà degli anni cinquanta vide la dirigenza del Real Madrid creare una rosa di prim'ordine che comprendeva, tra gli altri, Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskás, Francisco Gento, Héctor Rial, Raymond Kopa e José Santamaria. Questi giocatori formarono il nucleo della squadra che avrebbe dominato la seconda parte del decennio. Nel 1953-54 avvenne una delle famose "manitas" (5-0) nel clasico contro il Barcellona: e proprio sui rivali catalani il Madrid terminò al primo posto con 4 punti di vantaggio laureandosi così Campioni di Spagna. La squadra si riconfermò campione di Spagna nel 1955. Conquistò due altri titoli spagnoli nel 1957 e nel 1958, dato che nel 1956 l'Athletic Bilbao fu l'unica squadra capace di interrompere la sequenza. Nel 1959 e nel 1960 la vittoria della Liga andò al Barcellona, ma tra il 1961 e il 1965 il Real Madrid tornò a dominare il campionato spagnolo, vincendone 5 edizioni consecutive.
    Oltre ai successi nazionali, la fama di grande squadra il Real Madrid la guadagnò con le straordinarie prestazioni in Coppa dei Campioni. Nel 1955, sviluppando l'idea proposta dal giornalista de L'Équipe Gabriel Hanot e nell'intento di ripensare la formula della Coppa Latina (torneo riservato a squadre di Francia, Spagna, Portogallo e Italia che il Real Madrid si aggiudicò nel 1954 e nel 1957), Bernabéu incontrò all'Hotel Ambassador di Parigi Bedrignan e Sebes e creò la Coppa dei Campioni, oggi nota come UEFA Champions League.

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    Il capitano dei Blancos Francisco Gento guida i compagni in campo prima della partita di andata dei quarti di finale della Coppa dei Campioni 1961-1962 in casa della Juventus


    Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskás e altri giocatori celebri aiutarono il club a vincere la Coppa dei Campioni per cinque volte consecutive tra il 1955-1956 e il 1959-1960. La prima vittoria fu quella contro i francesi dello Stade de Reims, sconfitti per 4-3 dopo essere andati sotto di 2-0. Nel 1956-57, dopo aver eliminato Rapid Vienna, Nizza e Manchester United, i madridisti si presentarono nuovamente in finale, questa volta contro la Fiorentina che l'anno prima era diventata Campione d'Italia. Il 30 maggio, al Bernabeu, il Madrid sconfisse i viola per 2-0 grazie ai gol nella ripresa siglati da Di Stéfano su rigore e Gento. La terza Coppa dei Campioni arrivò all'Heysel di Bruxelles, il 28 maggio 1958 in finale con il Milan allenato da Giuseppe Viani, grazie ad un 3-2 firmato da Di Stéfano, Gento e Rial. In precedenza il Real aveva eliminato Anversa, Siviglia e Budapest. Nel 1958-59 arrivò la quarta Coppa dei Campioni. Dopo aver eliminato il Besiktas negli ottavi e il Wiener Sport-Club ai quarti di finale, i blancos incontrarono i rivali cittadini dell'Atletico in semifinale. L'andata fu vinta dal Real per 2-1 mentre il ritorno se lo aggiudicò l'Atlético per 1-0. La gara di spareggio fu vinta dal Real ancora per 2-1 e così i blancos andarono a Stoccarda per disputare la loro quarta finale consecutiva, il 3 giugno 1959. Di fronte ancora i francesi del Reims, che speravano di vendicare la sconfitta di qualche anno prima. Davanti ad 80'000 spettatori, però, fu ancora la squadra spagnola ad avere la meglio per 2-0 grazie ai gol di Mateos e Di Stéfano. Nel 1960 il Real vinse la sua quinta Coppa dei Campioni consecutiva per 7-3 contro l'Eintracht Francoforte nella finale dell'Hampden Park, davanti alle telecamere della BBC e dell'Eurovisione e a un pubblico di oltre 135.000 spettatori, la più grande affluenza per una finale di Champions League.
    In virtù delle cinque vittorie consecutive nel torneo al Real Madrid fu conferito il trofeo originale e fu dato il diritto di vestire la coccarda d'onore dell'UEFA. Inoltre, nel 1960 ll club divenne per la prima volta Campione del Mondo sconfiggendo in Coppa Intercontinentale il Peñarol con uno 0-0 all'andata e una vittoria per 5-1 nel ritorno a Madrid, il 4 settembre 1960. Nel 1961-1962 fu vinta la decima Coppa del Re. Il club fu finalista perdente in Coppa dei Campioni nel 1962 e nel 1964. Esaurito il ciclo dei grandi campioni degli anni '50, fu dato il via al ricambio generazionale con l'acquisto di nuovi campioni tra cui Pachín, Amancio e Manolín.
    La società madrilena vinse la Coppa dei Campioni per la sesta volta nel 1965-66, sconfiggendo prima l'Inter in semifinale e poi il Partizan Belgrado per 2-1 in finale con una squadra interamente composta da giocatori spagnoli, la prima nella storia della manifestazione. Si noti come solo Francisco Gento giocò in tutte e sei le edizioni vinte dal Real Madrid. Nella finale Intercontinentale del 1966, incrociato ancora il Peñarol, il Real Madrid non fu in grado di ripetere il successo, venendo sconfitto due volte per 2-0.
    La squadra vinse per altre tre volte consecutive la Liga dal 1966-1967 al 1968-1969. Nel 1969-1970 il club si aggiudicò nuovamente la Coppa del Re, per l'undicesima volta nella sua storia. Complessivamente, nei 35 anni di gestione Bernabéu, la squadra madrilena conquistò una Coppa Intercontinentale, sei Coppe dei Campioni, sedici campionati spagnoli e sei Coppe del Re.
    Gli anni settanta: è ancora predominio nazionale
    Nonostante non riuscisse più a mettere in bacheca la Coppa dei Campioni, il club continuò a dominare sotto il profilo nazionale anche negli anni '70. Nel 1971-1972 conquistò nuovamente il titolo nazionale, mai in discussione, con i "Merengues" in grado di issarsi alla vetta solitaria della classifica dopo 3 giornate e non lasciarla più. Il club inoltre fece registrare il record per maggior numero di vittorie (19) e minor numero di sconfitte (6). Poi furono conquistate due edizioni consecutive della Coppa del Re, nel 1974 e nel '75, portando a 13 il numero di vittorie nella competizione. Dopo due anni di digiuno, vinse nuovamente la Liga nel 1975, poi nel 1976, nel '78 e nel '79. In questo periodo si ricorda la vittoria schiacciante sugli storici rivali del Barcellona (5-0) nella stagione 1975-1976. I giocatori più importanti di questo decennio furono José Antonio Camacho, Paul Breitner, Vicente Del Bosque, Santillana, Günter Netzer e Aguilar.

    Gli anni della Quinta del Buitre (1980-1995)


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    Emilio Butragueño, bomber degli anni ottanta


    Nel 1979-80, il Real mise in bacheca la Liga, conquistando il primato in classifica con un punto di vantaggio rispetto al Real Sociedad, giunto secondo. In questa stagione i madrileni riuscirono a vincere entrambi gli scontri diretti con il Barcellona, per 2-0 e 3-2. Nel 1980-81 riuscì a raggiungere la finale di Coppa dei Campioni (dopo aver eliminato l'Inter in semifinale con una vittoria per 2-0 e una sconfitta per 0-1) ma fu sconfitto dal Liverpool per 1-0 grazie ad un gol di Kennedy. Nei successivi 5 anni il Real Madrid perse lo scettro della Liga. Nel 1981-82, vincendo la sua quindicesima Coppa del Re, la squadra della capitale spagnola disputò per la prima volta la Supercoppa di Spagna, ma fu sconfitta dal Real Sociedad. Negli anni successivi nacque il mito della Quinta del Buitre. L'epiteto (Leva dell'Avvoltoio)[4] derivava dal soprannome dato al membro più carismatico della squadra, Emilio Butragueño. Gli altri quattro componenti erano Manolo Sanchís, Martín Vazquéz, Míchel e Miguel Pardeza.
    Manuel Sanchís e Martín Vázquez furono i primi a giocare con la prima squadra del Real Madrid: il loro debutto risale ad una partita contro il Murcia giocata il 4 dicembre 1983. L'allenatore Alfredo Di Stéfano schierò i due giovani tra i titolari dall'inizio. Entrambi giocarono sorprendentemente bene e Sanchís riuscì anche a segnare il gol della vittoria. Pochi mesi dopo, il 5 febbraio 1984, Emilio Butragueño debuttò in squadra in una partita sul campo del Cadice. El Buitre ("L'Avvoltoio") fu una rivelazione e segnò una doppietta già nella sua prima apparizione. Pardeza fu aggregato alla prima squadra in quella stagione e Míchel all'inizio di quella seguente.
    I risultati non tardarono ad arrivare: il Real Madrid si aggiudicò due edizioni consecutive della Coppa Uefa, nel 1985 e nel 1986, battendo in finale il Videoton nel 1985 e i tedeschi del Colonia nel 1986. Poi furono conquistate, tra il 1986 e il 1990, cinque edizioni consecutive della Liga. Nel 1988-89, il club vinse la sua sedicesima Coppa del Re. Inoltre, tra il 1988 e il 1990 conquistò tre edizioni consecutive della Supercoppa di Spagna. Con questi ultimi trofei, si esaurì un altro ciclo di vittorie. Per 5 anni, il club non vinse più nulla, salvo l'accoppiata Coppa del Re/Supercoppa di Spagna nel 1993 (edizione in cui fu sconfitto il Barcellona con un 3-1 e un 1-1). In questo periodo si ricorda comunque la presenza in squadra di campioni quali Luis Enrique, Fernando Hierro e il cileno Zamorano.

    La presidenza Sanz (1995-2000)

    Il Real Madrid riuscì a imporsi nuovamente in campionato nel 1994-95, terminando in testa (a +4 sul Deportivo La Coruña) e realizzando anche alcuni record come il maggior numero di vittorie (23), minor numero di sconfitte (6) e miglior differenza reti (+47). Inoltre, l'attaccante Zamorano conquistò il Pichichi mettendo a segno 28 gol. La stagione è ricordata con piacere dai tifosi del Real per il 5-0 inflitto agli storici rivali del Barcellona l'8 gennaio 1995 al Bernabeu (tripletta di Zamorano e gol di Luis Enrique e Amavisca). La cosiddetta "manita" mandò i tifosi in visibilio, dal momento che con quel 5-0 i madrileni si vendicarono di un anno prima, quando al Camp Nou era stato il Barça a portare a casa questo risultato contro i "merengues". Nell'estate del 1996 il presidente Lorenzo Sanz ingaggiò come allenatore Fabio Capello, reduce da un quinquennio di successi con il Milan. Benché la sua esperienza sulla panchina della squadra spagnola durò solo una stagione, conclusasi con la vittoria della Liga e della Supercoppa Spagnola nel 1997 (sconfitta per 2-1 e vittoria 4-1 sul Barça) , la squadra costruita dall'allenatore italiano, che comprendeva campioni come Raúl, Predrag Mijatović, Fernando Redondo, Davor Šuker, Clarence Seedorf e Roberto Carlos, aveva aperto un ciclo vincente, tanto che due anni dopo pose fine all'astinenza del Real Madrid nel massimo torneo continentale. Sotto la guida tecnica di Jupp Heynckes batté infatti la Juventus per 1-0 nella finale della Champions League 1997-1998. Il 3 dicembre 1998 per il Real Madrid dell'olandese Guus Hiddink, arrivò anche la seconda Coppa Intercontinentale, battendo il Vasco da Gama per 2-1.
    La società si fregiò del titolo di campione d'Europa anche nella stagione 1999-2000, sconfiggendo in una finale tutta spagnola, i rivali del Valencia. Guidati da Vicente Del Bosque, i madrileni potevano contare su stelle di prima grandezza come Fernando Morientes, Steve McManaman e Iker Casillas.

    La prima era Pérez e i Galacticos (2000-2006)


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    I Galacticos Beckham e Zidane nel 2003



    Nell'estate del 2000 si candidò alla presidenza del club Florentino Pérez, che batté il presidente uscente Lorenzo Sanz. A giocare un ruolo decisivo per la vittoria di Pérez fu la promessa, fatta in campagna elettorale, di portare al Real Madrid l'idolo dei tifosi del Barcellona Luís Figo, il quale fu acquistato poco tempo dopo la sua elezione.
    Con l'acquisto di Figo, successivo alla vendita del centro di allenamento (la Ciudad Deportiva), fu inaugurata una strategia societaria improntata all'acquisto dei più grandi campioni del calcio mondiale. Nel 2001 fu acquistato Zinédine Zidane, nel 2002 Ronaldo e nel 2003 David Beckham. Nel 2004 fu la volta di Michael Owen, mentre nel 2005 arrivò a Madrid Robinho. I media coniarono l'espressione Los Galácticos ("I Galattici") per porre l'accento sulla risonanza mediatica del parco-giocatori del Real Madrid. Inizialmente la strategia fu vincente: il Real Madrid vinse la Liga nel 2001 e nel 2003 e la Champions League nel 2002, anno del centenario. La vittoria giunse in virtù del 2-1 inflitto ai tedeschi del Bayer Leverkusen per 2-1 (memorabile il sinistro di Zidane che si infilò sotto il sette). In precedenza il Real aveva avuto l'ulteriore soddisfazione di eliminare il Barcellona in semifinale con una vittoria per 2-0 e un pareggio 1-1 al ritorno. La squadra conquistò anche la Coppa Intercontinentale (2002), la Supercoppa europea (2002) e la Supercoppa di Spagna (2001 e 2003). I giornalisti parlarono di Zidanes y Pavones per descrivere la strategia di unire giocatori affermati come Zidane a giovani calciatori formatisi nel settore giovanile del club, tra cui Francisco Pavón. Fuori dal campo la strategia dei Zidanes y Pavones ebbe uno straordinario successo dal punto di vista finanziario. Il club si adoperò, infatti, per sfruttare il suo enorme potenziale sul mercato mondiale, specialmente in Asia. Di lì a poco, tuttavia, una serie di scelte tecniche discutibili e i problemi dovuti alla convivenza di tanti campioni aprirono un periodo di crisi e di insuccessi, iniziato con il controverso esonero dell'allenatore Vicente Del Bosque meno di ventiquattr'ore dopo che il tecnico aveva condotto la squadra alla vittoria nella Liga, nel maggio 2003.
    A Pérez fu rimproverata anche la cessione di Claude Makélélé, centrocampista di contenimento fondamentale per gli equilibri tattici della squadra, al quale non fu rinnovato il contratto scaduto nel 2003. Negli anni a venire il presidente acquistò un numero consistente di giocatori d'attacco, assecondando la politica dei Galacticos. Malgrado l'arrivo di giocatori di alto livello come Walter Samuel, Sergio Ramos e Michael Owen, il Real Madrid non riuscì, dunque, a vincere un trofeo importante dal 2004 al 2007, soffrendo il dominio nazionale e internazionale del Barcellona di Frankie Rijkaard.

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    Guti, prodotto del vivaio madrileno



    Nel 2003-04 la panchina del Real Madrid fu affidata a sorpresa a Carlos Queiróz. Il club vinse la Supercoppa di Spagna, ma quel successo fu il preludio a una stagione fallimentare. Da Natale, infatti, iniziò una serie di risultati negativi, che fino a febbraio non compromisero il primo posto nella Liga, ma in seguito si rivelarono fatali. La crisi culminò in cinque sconfitte di fila nelle ultime cinque partite di campionato, che fecero retrocedere il Real Madrid al quarto posto e causarono l'esonero di Queiroz, che non poté quindi sottrarsi alla sorte infausta che in quel periodo colpiva gli allenatori del Real Madrid. Alla delusione in campionato si aggiunse l'inattesa eliminazione ai quarti di finale della Champions League per mano del Monaco. La compagine madrilena mancò anche la conquista della Coppa del Re, nella cui finale fu battuta dal Real Saragozza. Nell'estate del 2004 Pérez fu comunque rieletto con il 94,2% dei voti.
    Per l'annata successiva fu nominato allenatore José Antonio Camacho, che di lì a poco si sarebbe dimesso. Gli subentrò Mariano García Remón, esonerato dopo la pausa invernale quando la squadra stazionava al quinto posto. Vanderlei Luxemburgo, il suo sostituto, non riuscì a guidare i suoi uomini oltre gli ottavi di finale della Champions League (prevalse la Juventus) e della Coppa del Re, ma in campionato il Madrid si batté con ardore, fino a ottenere il secondo posto, a 4 punti di distacco dal Barcellona campione.
    Anche il 2005-06 fu avaro di soddisfazioni. Trascorsi alcuni mesi segnati da prestazioni negative, Luxemburgo fu sollevato dall'incarico e il suo sostituto fu Juan Ramón López Caro, allenatore del Real Madrid Castilla, che rimase sorprendentemente in carica per il resto della stagione. Nella Liga dominata dal Barcellona il Real Madrid, pur giungendo alla fine secondo, non rappresentò mai una minaccia per la conquista del titolo da parte dei rivali catalani, che al Bernabéu si imposero sui madrileni con il risultato di 3-0 a novembre. Estromessi dalla Coppa del Re, dove furono superati per 6-1 dal Real Saragozza nella gara di andata dei quarti di finale, i bianchi della capitale uscirono di scena dalla Champions League ancora una volta agli ottavi di finale, sconfitti dall'Arsenal, poi finalista perdente del torneo.
    Il 27 febbraio 2006 Florentino Pérez si dimise e fu rimpiazzato provvisoriamente da Fernando Martín.

    L'era Calderón (2006-2009)


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    I giocatori del Real Madrid festeggiano dopo il secondo gol di Raúl (a destra) contro il Bayern Monaco nell'andata degli ottavi di finale della Champions League 2006-07



    Il 2 luglio 2006 fu eletto presidente Ramón Calderón, che ingaggiò Fabio Capello come allenatore, l'ex campione del Real Madrid Predrag Mijatović come direttore sportivo e Franco Baldini come direttore generale.
    Capello caldeggiò l'acquisto di Fabio Cannavaro ed Emerson, entrambi, come l'allenatore, arrivati al Real dalla Juventus in seguito allo scandalo nel calcio italiano che ha visto coinvolta la società bianconera. In totale il club spagnolo spese 21 milioni di euro, anche per ingaggiare Ruud van Nistelrooy, Mahamadou Diarra e José Antonio Reyes. Nel corso della sessione invernale del calciomercato internazionale, tra dicembre e gennaio, la dirigenza del club madrileno si assicurò alcuni giovani sudamericani di talento come Marcelo, Gonzalo Higuain e Fernando Gago, arrivi cui fecero da contraltare le partenze di due dei Galacticos, David Beckham, accasatosi ai Los Angeles Galaxy da luglio 2007, e Ronaldo, ceduto al Milan nel gennaio 2007.
    In Champions League i blancos di Madrid furono eliminati agli ottavi di finale dal Bayern Monaco. Dopo aver trascorso gran parte della stagione al secondo o al terzo posto del campionato spagnolo 2006-2007, negli ultimi mesi recuperarono molti punti sul Barcellona e vinsero il campionato all'ultima giornata. Pur avendo gli stessi punti del Barcellona in classifica, infatti, i madridisti poterono festeggiare il loro trentesimo titolo nazionale in virtù dei migliori risultati negli scontri diretti (vittoria per 2-0 al Santiago Bernabéu e pareggio per 3-3 al Camp Nou).
    La vittoria non impedì l'esonero di Fabio Capello, allontanato dalla dirigenza pochi giorni dopo i festeggiamenti per la conquista del campionato. La sua cacciata fu motivata dal cattivo gioco espresso dalla squadra durante buona parte della stagione, non degno del più grande club del mondo, a detta del presidente e dell'area tecnica. Il direttore sportivo Mijatović diede atto a Capello di aver "lavorato sotto una pressione enorme" e "ottenuto un risultato importante come la vittoria della Liga", ma aggiunse: "Abbiamo bisogno di giocare un calcio diverso rispetto a quello dell'ultima stagione, abbiamo bisogno di qualcosa di più perché i nostri tifosi possano tornare a divertirsi".

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    Il giocatori del Real Madrid celebrano la vittoria della Supercoppa di Spagna 2008



    Al posto dell'allenatore friulano fu assunto Bernd Schuster, autore di una grande stagione col piccolo Getafe, portato alla finale di Coppa del Re e di conseguenza in Coppa UEFA. Sul fronte del calciomercato la campagna-acquisti del club fu ancora una volta faraonica (120 milioni di euro). Allo stadio Bernabéu giunsero il portoghese Pepe e gli olandesi Arjen Robben, Royston Drenthe e Wesley Sneijder.
    In Champions League la squadra madrilena fu eliminata per il quarto anno consecutivo agli ottavi di finale, questa volta dalla Roma. In campionato, invece, occupò costantemente la testa della classifica per tutta la stagione, confermandosi campione di Spagna (per la prima volta in diciotto anni) con tre giornate di anticipo grazie anche ad un attacco molto produttivo, capace di segnare in 35 partite su 36. L'8 maggio, alla terzultima giornata, i blancos già campioni batterono per 4-1 il Barcellona al Bernabéu.
    La stagione 2008-09 si è aperta con la conquista della Supercoppa di Spagna nella doppia sfida contro il Valencia, ma il Real Madrid ha avuto un deludente avvio di stagione, segnato da alcune sconfitte in campionato che non hanno permesso al club di tenere il passo del Barcellona. Il 9 dicembre 2008 Bernd Schuster è stato esonerato e sostituito dallo spagnolo Juande Ramos.
    Il 16 gennaio 2009 Calderón si è dimesso dalla carica di Presidente della società madridista per via delle presunte illegalità avvenute nella sua rielezione nel dicembre precedente. Gli è subentrato temporaneamente Vicente Boluda, in attesa dello svolgimento di nuove elezioni nell'estate 2009. Intanto la squadra, stabilmente al secondo posto della Liga alle spalle Barcellona, nella fase di calciomercato di gennaio è stata rinforzata con l'acquisto del centravanti Klaas-Jan Huntelaar, chiamato a sostituire il connazionale van Nistelrooy, seriamente infortunatosi, e del centrocampista Lassana Diarra. In Champions League la corsa dei madrileni si è fermata nuovamente agli ottavi di finale, contro il Liverpool, mentre in campionato hanno mantenuto il secondo posto dietro il Barcellona. Alla fine di maggio si dimette il direttore sportivo Mijatović.

    La seconda era Pérez (2009-oggi)


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    Esultanza di Kaká dopo aver segnato un gol alla Real Sociedad il 6 febbraio 2011


    Unico candidato alla presidenza, Florentino Pérez fu eletto nuovamente al vertice del Real Madrid il 1º giugno 2009. Dopo l'insediamento attuò nuovamente quella politica dei Galacticos che aveva caratterizzato la sua prima era al Real Madrid.
    Dapprima concluse il primo costosissimo acquisto di calciomercato della sua nuova gestione, quello del brasiliano Kaká, versando 67,2 milioni di euro al Milan. Il clamoroso acquisto fu seguito dall'affare più costoso nella storia del calcio, l'ingaggio del portoghese Cristiano Ronaldo, comprato dal Manchester United per 93 milioni di euro (80 milioni di sterline). Per il giocatore il club madrileno fissò una clausola rescissoria di 1 miliardo e 125.000 euro, una somma che non ha eguali nella storia del calcio. La faraonica campagna acquisti del Real Madrid di Pérez continuò con l'ingaggio del francese Karim Benzema dal Lione per 35 milioni, degli spagnoli Raúl Albiol dal Valencia, Alvaro Arbeloa e Xabi Alonso dal Liverpool e Esteban Granero dal Getafe.
    In totale Pérez sborsò circa 252 milioni di euro, record stagionale nel calciomercato mondiale, mentre lasciarono Madrid Klaas-Jan Huntelaar, Wesley Sneijder e Arjen Robben, Alvaro Negredo, Michel Salgado, Jordi Codina, Daniel Parejo, Julien Faubert, Javier Saviola, Fabio Cannavaro, Miguel Torres, Gabriel Heinze e Javi García.
    L'ingente mole di acquisti fu possibile da un budget societario pari a 415 milioni di euro, record mondiale. Il bilancio societario risultò, pertanto, in attivo, grazie agli introiti derivanti dal contratto con Mediapro (120 milioni), dalle entrate dallo stadio (140 milioni), dal marketing (più di 150 milioni) e dalle amichevoli.

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    Cristiano Ronaldo, primo giocatore a superare, con 53 gol, il record di 47 gol stagionali stabilito da Ferenc Puskás del 1960


    Nonostante i copiosi investimenti, il Real Madrid non riuscì a conquistare alcun trofeo. In ambito europeo disattese ancora una volta le aspettative, cadendo per il sesto anno consecutivo agli ottavi di finale della Champions League, questa volta contro i francesi del Lione, mentre in Coppa del Re incappò in una clamorosa eliminazione ai sedicesimi di finale contro l'Alcorcón, squadra di terza divisione, capace di vincere per 4-0 in casa nella gara di andata. In campionato la squadra di Manuel Pellegrini si classificò seconda a 3 punti dal Barcellona campione, anche se battagliò per il titolo sino all'ultima giornata in un campionato dominato dalle due grandi. Non bastarono ai madrileni i 96 punti conquistati, più di qualsiasi altra squadra laureatasi campione di Spagna nel passato (il record sarebbe stato battuto dallo stesso Real Madrid nel 2012), al termine di un torneo dominato dalle due grandi, con la terza, il Valencia, a quasi trenta punti dalla vetta.
    Alla fine della stagione Pellegrini fu sollevato dal suo incarico e il 28 maggio 2010 al suo posto fu ingaggiato il portoghese José Mourinho, fresco campione d'Europa con l'Inter che annoverava tra i suoi giocatori proprio quel Wesley Sneijder ceduto agli ultimi momenti del mercato estivo che risultò decisivo per l'annata interista.
    Nella sessione estiva del calciomercato la società madrilena mise a segno alcuni colpi: Angel Di Maria, Sergio Canales, Pedro León, Sami Khedira, Ricardo Carvalho e Mesut Özil, per un totale di 77,5 milioni di euro. Lasciarono Madrid, invece, le due storiche bandiere dei blancos Guti e Raúl, insieme anche al tedesco Christoph Metzelder e all'olandese Royston Drenthe, ceduto in prestito per una stagione all'Hércules. Fallì invece l'assalto a Maicon, pretoriano di Mourinho all'Inter.
    Il 2 aprile 2011 il Real perse in casa contro il Real Sporting de Gijón per 0-1, dicendo così definitivamente addio alla possibilità di vincere la Liga. In compenso, dopo 7 anni, il Real riuscì a superare la barriera degli ottavi di finale, eliminando il Lione, proprio la bestia nera delle merengues (1-1 in Francia, 3-0 al Bernabeu). Nei quarti di finale il Real Madrid affrontò il Tottenham. Vinse 4-0 la gara d'andata, al Bernabeu, e si ripeté a White Hart Lane, sette giorni dopo, prevalendo per 1-0. Il sorteggio volle che il Real Madrid affrontasse in semifinale gli storici rivali del Barcellona, in lotta con i blancos sia in campionato che in Coppa del Re. Sarebbero state quattro le sfide tra le due rivali in poco meno di un mese. Il primo match si tenne al Bernabeu il 16 aprile 2011, in campionato, e terminò 1-1, con il Real che si ritrovò sotto di un gol e di un uomo ma riuscì comunque a pareggiare. La seconda sfida si disputò il 20 aprile al Mestalla di Valencia. Era la finale di Coppa del Re. L'incontro terminò ai tempi supplementari con la vittoria della squadra madrilena per 1-0 grazie ad un colpo di testa di Cristiano Ronaldo, che beffò il secondo portiere del Barcellona Pinto, permettendo alla sua squadra di conquistare la 18ª Coppa del Re della sua storia. Nell'andata delle semifinali di Champions League il Real fu sconfitto in casa dai rivali catalani, che ebbero la meglio grazie alla doppietta di Lionel Messi. Nella gara di ritorno pareggiò per 1-1, lasciando al Barcellona il posto nella finale di Wembley (non mancheranno, da parte dell'ambiente madrileno, le polemiche nei confronti di alcune decisioni arbitrali discutibili nelle due sfide di Champions League che avrebbero penalizzato il Real).
    La stagione 2011-2012 si apre con un Real Madrid sostanzialmente uguale a quello dell'anno precedente. Le prime sfide della stagione saranno le due gare valide per la Supercoppa di Spagna contro i rivali del Barcellona. La sfida di andata al Bernabeu termina per 2-2 con le reti, per il Real Madrid, di Özil e Xabi Alonso. Al ritorno si impone il Barcellona per 3-2 grazie anche a una doppietta di Messi, nonostante il Real Madrid sia ben organizzato e voglioso di portare a casa la vittoria.
    La Liga comincia molto bene per gli uomini di Mourinho, che nonostante la sconfitta in casa nel primo scontro diretto (1-3) si dimostrano capaci di tenere a lungo il passo del Barcellona, prima che i blaugrana incappino in una serie di risultati negativi (come il 3-2 subito in casa del Osasuna) che li portano a 10 punti di distacco dalla vetta della classifica. Il 12 febbraio 2012, nella partita contro il Levante, Cristiano Ronaldo sigla il gol numero quattromila al Santiago Bernabeu. Nel periodo primaverile tre pareggi del Real Madrid permettono ai rivali del Barcellona di rifarsi sotto portandosi a -4. A due settimane dal clasico, il Real conquista una vittoria importantissima nel derby con l'Atlético per 4-1 grazie ad un Cristiano Ronaldo ispirato che realizza una tripletta. Le due squadre arrivano così allo scontro diretto con quattro punti di differenza. Il 21 aprile al Camp Nou, contro tutti i pronostici e le statistiche, il Real Madrid ottiene una vittoria per 2-1 grazie ai gol di Khedira e Ronaldo, portandosi così a +7 dai rivali con ancora 3 giornate da disputare.
    In Coppa del Re (dopo aver eliminato il Malaga agli ottavi di finale) il Real Madrid incrocia nuovamente il Barcellona per l'ennesimo scontro diretto degli ultimi anni. All'andata non basta il gol del vantaggio firmato da C. Ronaldo, con il Barcellona che riesce a rimontare grazie alle reti di Puyol e Abidal. Nel ritorno i merengues riescono a rimontare uno svantaggio di 2-0 in pochi minuti grazie a Ronaldo e Benzema, ma alla fine saranno ancora i blaugrana a festeggiare.
    In Champions League i merengues hanno un cammino molto positivo: affiancati nel girone da Lione, Ajax e Dinamo Zagabria, vincono tutte le partite classificandosi al primo posto con dieci punti di vantaggio sui secondi classificati. Agli ottavi di finale il Real viene sorteggiato contro il CSKA di Mosca: pareggiata 1-1 la sfida di andata, al Bernabeu i blancos dilagano per 4-1. Per i quarti di finale il Real viene sorteggiato contro l'APOEL, considerato da molti la squadra più abbordabile. Il Real riuscirà infatti ad imporsi sia all'andata che al ritorno (3-0 e 5-2), incrociando in semifinale il Bayern Monaco, molto motivato dal momento che quest'anno la finale si giocherà all' Allianz Arena.
    In semifinale di Champions League il Real Madrid viene eliminato dai tedeschi del Bayern Monaco perdendo 2-1 all'andata all'Allianz Arena di Monaco di Baviera e vincendo 2-1 al ritorno in casa, ma cedendo 1-3 ai calci di rigore.
    Il 2 maggio 2012 il club madridista vince per la 32esima volta il campionato, battendo l'Athletic Bilbao alla trentaseiesima giornata e interrompendo così l'egemonia blaugrana nella Liga che durava dalla stagione 2008-2009. La squadra di Mourinho conclude il campionato a quota 100 punti, primato europeo per le massime divisioni ma non assoluto a livello calcistico.

    Cronistoria

    Tifoseria

    Durante molte delle partite casalinghe la maggior parte dei posti dello stadio Bernabeu sono occupati dagli abbonati, che sono approssimativamente 65mila. Per diventare abbonato occorre essere un socio o un membro del club. Non tutti i membri possono ottenere un abbonamento. In aggiunta ai membri, il club ha oltre 1.800 peñas - i fansclub affiliati ufficiali - in Spagna e nel mondo.

    Rivalità

    Rivalità con il Barcellona

    La rivalità tra Barcellona e Real Madrid è leggendaria, non solo perché si tratta dei due club più titolati del campionato spagnolo. Sin dall'inizio le società furono considerate rappresentanti delle due regioni rivali della Spagna, la Catalogna e la Castiglia, così come delle due stesse città. La contrapposizione raggiunse un livello maggiore durante la dittatura di Francisco Franco, il quale fu accusato di proteggere il Real Madrid.
    I tifosi del Real Madrid sostengono che in realtà Franco proteggeva l'Atlético, squadra dei militari e del governo, che prima dell'insediamento al potere da parte del Caudillo militava in seconda divisione, mentre dopo il suo arrivo (come dimostrano alcuni scritti) Franco obbligò molti giocatori importanti del campionato spagnolo nell'età del servizio militare a trasferirsi all'Atlético che nel primo anno del franchismo conquistò il titolo nazionale. Un'altra argomentazione sostenuta dai Madridisti è il fatto che nel periodo del franchismo, dal 1939 al 1975, il Barcellona conquistò un maggior numero di titoli nazionali rispetto al Madrid (64 a 62).
    Inoltre, nel 1940 Enric Pineyro, un collaboratore di Franco, divenne presidente del Barcellona. I fatti indicano che durante la guerra civile spagnola a soffrire il regime di Franco furono membri di entrambi i club. Il presidente del Real Madrid Rafael Sánchez Guerra, un eminente repubblicano, fu imprigionato e torturato. I sicari del dittatore arrestarono e assassinarono anche un vicepresidente e tesoriere del Real e un presidente ad interim scomparve. Inoltre, Santiago Bernabeu, nel periodo in cui era presidente, ebbe un conflitto con due franchisti dopo una partita del Real Madrid, fatto che lo pose in inimicizia con il governo di Franco.
    La rivalità con il Barça si intensificò dopo la semifinale della Copa del Generalísimo del 1943 tra le due squadre. La partita di andata al Les Corts terminò con una vittoria del Barça per 3-0, ma il ritorno si concluse con un passivo di 11-1. Si è insinuato che sui giocatori blaugrana furono fatte pressioni affinché perdessero la partita e persino Pineyro si dimise per protesta.
    La rivalità riaffiorò negli anni '50 con la questione riguardante l'acquisto di Alfredo Di Stéfano: i diritti sul giocatore erano divisi tra due squadre, il River Plate e i Millionarios. Il Barcellona raggiunse un accordo con i Millionarios ma non i con il River Plate, mentre al Real Madrid avvenne l'esatto contrario. Nella controversia intervenne Franco, il quale, tramite un "decreto reale" appositamente emesso, stabilì che Di Stéfano avrebbe dovuto dividere la sua carriera tra le due squadre, giocando una stagione a Barcellona ed una a Madrid. Il Barcellona rifiutò tale soluzione in segno di protesta e il giocatore si accasò al Real Madrid, in cui sarebbe diventato uno dei calciatori più forti di ogni epoca.

    Rivalità con l'Atlético Madrid

    In aggiunta alla rivalità con il FC Barcelona, il Real mantiene anche una storica rivalità locale con l'Atlético Madrid. Sebbene l'Atlético fosse stato originalmente fondato da tre studenti baschi, a questi si unirono nel 1904 alcuni dissidenti del Madrid FC. Ulteriori tensioni furono create dal fatto che inizialmente i tifosi dell'Atlético provenivano dalla classe lavoratrice, mentre i sostenitori del Real appartenevano alla classe media. Oggi queste distinzioni sono largamente superate.
    La rivalità tra i due club madrileni conquistò per la prima volta l'attenzione internazionale durante la Coppa dei Campioni del 1959, quando le due formazioni si incontrarono in semifinale. Il Real vinse 2-1 la gara d'andata al Bernabéu, mentre l'Atlético vinse 1-0 il ritorno al Metropolitano. Il pareggio portò ad un rematch che il Real vinse 2-1. L'Atletico conquistò comunque alcune rivincite quando, dopo le dimissioni dell'allenatore del Real José Villalonga, lo sconfisse nelle due successive finali di Coppa del Re del 1960 e del 1961.
    Tra il 1961 e il 1980, quando il Real dominò la Liga solo l'Atlético offrì ai blancos una seria sfida vincendo il titolo nel 1966, 1970, 1973 e 1977. Nel 1965, quando finì vicecampione della Liga dopo un'intensa battaglia con i rivali cittadini, l'Atlético divenne la prima formazione dopo otto anni a battere il Real al Bernabéu.
    Il bilancio delle ultime sfide con l'Atletico è molto favorevole al Real. L'apice del dominio delle merengues si è avuto nella stagione 2002-03, quando il Real ha conquistato il titolo della Liga dopo aver battuto l'Atlético 4-0 allo stadio Vicente Calderón.

    Colori e simbolo

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    Divisa originale del Real Madrid



    Tradizionalmente, la divisa casalinga del Real Madrid è completamente bianca; tuttavia inizialmente adottò una striscia trasversale blu sulla maglia; a differenza di oggi inoltre, i calzettoni erano di colore blu scuro.
    La maglia con banda trasversale fu rimpiazzata nel 1902 da una tutta bianca sul modello del Corinthian Football Club, club londinese. Nello stesso anno, i calzettoni da blu divennero neri. Nei primi anni quaranta, alla maglia furono aggiunti dei bottoni e lo stemma fu spostato sul lato sinistro del petto (posizione dove si trova tuttora).
    Il 23 novembre 1947, in un incontro con l'Atlético Madrid, il Real Madrid divenne la prima squadra spagnola ad indossare maglie numerate.
    Nel 1965 la squadra giocò un'amichevole contro il River Plate indossando una maglia verde.

    Gli sponsor
    Abbigliamento tecnico
    • 1980-1986: Adidas
    • 1986-1994: Hummel
    • 1994-1998: Kelme
    • 1998-: Adidas
    Sponsor ufficiale
    • 1982-1985: Zanussi
    • 1985-1989: Parmalat
    • 1989-1990: Reny Picot
    • 1990-1992: Otaysa
    • 1992-2001: Teka
    • 2001-2002: Realmadrid.com
    • 2002-2007: Siemens
    • 2007-: Bwin

    Simbolo
    Il primo simbolo del Real Madrid aveva un design semplice, che consisteva in un intreccio decorativo delle lettere "MCF", acronimo di Madrid Club de Fútbol, scritte in blu scuro su maglia bianca.
    Il primo cambio nello stemma fu apportato nel 1908, quando le lettere adottarono una forma più stilizzata e furono inserite in un cerchio. Un ulteriore cambiamento nel disegno del simbolo fu apportato nel 1920, sotto la presidenza di Pedro Parages. Quell'anno, il 29 giugno Re Alfonso XIII di Spagna concesse al club il titolo di "Real"; ciò consentì alla squadra di aggiungere al disegno originale la corona reale.
    Con la dissoluzione della monarchia nel 1931, ogni simbolo reale fu eliminato. Dal nome fu tolta la denominazione "Real"; nello stemma la corona fu eliminata mentre nel cerchio contenente le lettere fu aggiunta una banda trasversale violetta, a rappresentare la Castiglia. Nel 1941, due anni dopo la conclusione della Guerra civile spagnola, fu ripristinata la corona reale e la banda trasversale venne mantenuta. Inoltre, tutto lo stemma divenne completamente colorato; l'oro divenne il colore preponderante. Il club tornò anche a chiamarsi "Real Madrid Club de Fútbol".
    La modifica più recente al simbolo del club fu apportata nel 2001, quando il club decise di renderlo più moderno e consono al XXI secolo.

    Stadio

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    Panoramica dello stadio Santiago Bernabéu


    Il Real Madrid disputa le partite interne nello stadio Santiago Bernabéu, che ha una capacità di 80.354 spettatori (il 16º al mondo per capienza) e un campo da gioco di 106 per 72 metri.
    Ideato dall'architetto José María Castell, i lavori di costruzione iniziarono il 27 ottobre 1944. Originariamente chiamato "Nuovo Stadio Chamartin", fu inaugurato 14 dicembre 1947 e fu ribattezzato con l'attuale nome il 4 gennaio 1955 in onore del grande presidente Santiago Bernabéu. All'interno dell'impianto è presente il museo ufficiale del Real Madrid, oltre i numerosi ristoranti e la sede di Real Madrid Channel. Il Bernabéu è raggiungibile in Metropolitana con l'omonima fermata sulla linea 10.
    I campi di allenamento sono invece siti nell'avveniristico centro sportivo Ciudad Real Madrid, inaugurato nel 2005, alla periferia della città.
    Il Santiago Bernabéu detiene il record mondiale di imbattibilità, essendo rimasto inespugnato per 121 turni di campionato tra il 1957 e il 1965.

    Presidenti e allenatori


    Di seguito è riportata la lista di presidenti e allenatori che si sono succeduti nel club merengue nei suoi 109 anni di storia.

    Presidenti
    • Julián Palacios: 1900-1902
    • Juan Padrós: 1902-1904
    • Carlos Padrós: 1904-1908
    • Adolfo Meléndez: 1908-1916
    • Pedro Parages: 1916-1926
    • Luis de Urquijo: 1926-1930
    • Luis Usera: 1930-1935
    • Rafael Sánchez Guerra: 1935-1936
    • Adolfo Meléndez: 1936-1940
    • Antonio Santos Peralba: 1940-1943
    • Santiago Bernabéu Yeste: 1943-1978
    • Luis de Carlos: 1978-1985
    • Ramón Mendoza: 1985-1995
    • Lorenzo Sanz: 1995-2000
    • Florentino Pérez: 2000-2006
    • Fernando Martín Álvarez: 2006-2006
    • Luis Gómez-Montejano: 2006
    • Ramón Calderón: 2006-2009
    • Vicente Boluda: 2009
    • Florentino Pérez: 2009-


    Allenatori
    • Arthur Johnson: 1910-1920
    • Juan de Cárcer: 1920-1926
    • Pedro Llorente: 1926
    • Santiago Bernabéu Yeste: 1926-1927
    • José Berraondo: 1927-1929
    • José Quirante: 1929-1930
    • Lippo Hertzka: 1930-1932
    • Robert Firth: 1932-1934
    • Francisco Bru: 1934-1941
    • Juan Armet: 1941-1943
    • Ramón Encinas: 1943-1945
    • Jacinto Quincoces: 1945-1946
    • Baltasar Albéniz: 1946-1947
    • Jacinto Quincoces: 1947-1948
    • Michael Keeping: 1948-1950
    • Baltasar Albéniz: 1950-1951
    • Héctor Scarone: 1951-1952
    • Juan Antonio Ipiña: 1952-1953
    • Enrique Fernández: 1953-1954
    • José Villalonga: 1954-1957
    • Luis Carniglia: 1957-1959
    • Miguel Muñoz: 1959
    • Luis Carniglia: 1959
    • Manuel Fleitas Solich: 1959-1960
    • Miguel Muñoz: 1960-1974
    • Luis Molowny: 1974
    • Miljan Miljanić: 1974-1977
    • Luis Molowny: 1977-1979
    • Vujadin Boškov: 1979-1982
    • Luis Molowny: 1982
    • Alfredo di Stéfano: 1982-1984
    • Amancio Amaro: 1984-1985
    • Luis Molowny: 1985-1986
    • Leo Beenhakker: 1986-1989
    • John Toshack: 1989-1990
    • Alfredo di Stéfano: 1990-1991
    • Radomir Antić: 1991-1992
    • Leo Beenhakker: 1992
    • Benito Floro: 1992-1994
    • Vicente del Bosque: 1994
    • Jorge Valdano: 1994-1996
    • Vicente del Bosque: 1996
    • Arsenio Iglesias: 1996
    • Fabio Capello: 1996-1997
    • Jupp Heynckes: 1997-1998
    • Guus Hiddink: 1998-1999
    • John Toshack: 1999
    • Vicente del Bosque: 1999-2003
    • Carlos Queiroz: 2003-2004
    • José Antonio Camacho: 2004
    • Mariano García Remón: 2004
    • Vanderlei Luxemburgo: 2004-2005
    • Juan Ramón López Caro: 2005-2006
    • Fabio Capello: 2006-2007
    • Bernd Schuster: 2007-2008
    • Juande Ramos: 2008-2009
    • Manuel Pellegrini: 2009-2010
    • José Mourinho: 2010-oggi

    Giocatori
    Nei suoi 109 anni di storia il Real Madrid ha potuto contare su giocatori di assoluto valore, plurititolati non solo a livello di club ma anche di selezioni nazionali.
    L'ex capitano di lungo corso delle Merengues, Raúl González Blanco, è il secondo miglior marcatore della Nazionale spagnola con 44 gol, alle spalle di David Villa (51). Il portiere Iker Casillas, cresciuto nelle giovanili del Real, con 127 presenze, è primo nella classifica dei giocatori con più presenze nella storia della Roja.
    I primatisti di presenze
    # Nome Periodo Presenze Gol
    1 Raúl
    1994 - 2010 741 323
    2 Manuel Sanchís
    1983 - 2001 710 40
    3 Santillana
    1971 - 1988 645 289
    4 Iker Casillas
    1999 - 636 0
    5= Francisco Gento
    1953 - 1971 601 181
    5= Hierro
    1989 - 2003 601 128
    7 José Antonio Camacho
    1973 - 1989 576 11
    8 Pirri
    1964 - 1980 561 172
    9 Míchel
    1981 - 1996 559 130
    10 Guti
    1996 - 2010 542 76
    I primatisti di gol
    # Nome Periodo Presenze Gol Media reti
    1 Raúl
    1994 - 2010 741 323 0.436
    2 Alfredo Di Stéfano
    1953 - 1964 396 308 0.778
    3 Santillana
    1971 - 1988 645 289 0.448
    4 Ferenc Puskás
    1958 - 1966 262 242 0.924
    5 Hugo Sánchez
    1985 - 1992 282 206 0.730
    6 Francisco Gento
    1953 - 1971 601 181 0.301
    7 Pirri
    1964 - 1980 561 172 0.307
    8 Emilio Butragueño
    1984 - 1995 463 171 0.369
    9 Cristiano Ronaldo
    2009 - 170 169 1.038
    10 Amancio
    1962 - 1976 472 155 0.328


    Giocatori celebri
    Campioni del mondo
    • Günter Netzer (Germania Ovest 1974)
    • Jorge Valdano (Messico 1986)
    • Iker Casillas (Sudafrica 2010)
    • Raúl Albiol (Sudafrica 2010)
    • Álvaro Arbeloa (Sudafrica 2010)
    • Sergio Ramos (Sudafrica 2010)
    • Xabi Alonso (Sudafrica 2010)
    Campioni d'Europa
    • Amancio (Spagna 1964)
    • Félix Ruiz (Spagna 1964)
    • José Vicente Train (Spagna 1964)
    • Ignacio Zoco (Spagna 1964)
    • Uli Stielike (Italia 1980)
    • Nicolas Anelka (Belgio/Olanda 2000)
    • Iker Casillas (Austria/Svizzera 2008 e Polonia/Ucraina 2012)
    • Sergio Ramos (Austria/Svizzera 2008 e Polonia/Ucraina 2012)
    • Xabi Alonso (Austria/Svizzera 2008 e Polonia/Ucraina 2012)
    • Raúl Albiol (Austria/Svizzera 2008 e Polonia/Ucraina 2012)
    • Álvaro Arbeloa (Austria/Svizzera 2008 e Polonia/Ucraina 2012)

    Palmarès

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    La Coppa Intercontinentale 2002 esposta nel museo del Real Madrid



    Trofei nazionali

    61 trofei
    • Campionato spagnolo: 32 (record)
    1931-1932; 1932-1933; 1953-1954; 1954-1955; 1956-1957; 1957-1958; 1960-1961; 1961-1962; 1962-1963; 1963-1964; 1964-1965; 1966-1967; 1967-1968; 1968-1969; 1971-1972; 1974-1975; 1975-1976; 1977-1978; 1978-1979; 1979-1980; 1985-1986; 1986-1987; 1987-1988; 1988-1989; 1989-1990; 1994-1995; 1996-1997; 2000-2001; 2002-2003; 2006-2007; 2007-2008; 2011-2012
    • Coppa di Spagna: 18
    1905; 1906; 1907; 1908; 1917; 1933-1934; 1935-1936; 1945-1946; 1946-1947; 1961-1962; 1969-1970; 1973-1974; 1974-1975; 1979-1980; 1981-1982; 1988-1989; 1992-1993; 2010-2011
    • Coppa della Liga: 1
    1985
    • Supercoppa di Spagna: 9
    1988; 1989; 1990; 1993; 1997; 2001; 2003; 2008; 2012
    • Coppa Eva Duarte: 1
    1947
    Trofei internazionali
    15 trofei
    • Coppa dei Campioni/Champions League: 9 (record)
    1955-1956; 1956-1957; 1957-1958; 1958-1959; 1959-1960; 1965-1966; 1997-1998; 1999-2000; 2001-2002
    • Coppa UEFA: 2
    1984-1985; 1985-1986
    • Supercoppa UEFA: 1
    2002
    • Coppa Intercontinentale: 3 (record spagnolo)
    1960; 1998; 2002
    Statistiche

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    Raúl, giocatore con più presenze (741) e miglior marcatore nella storia del club madrileno con 323 reti


    • Stagioni nella Liga spagnola: 81
    • Miglior posizione in campionato: 1º (32 volte)
    • Secondo posto in campionato: 19
    • Terzo posto in campionato: 7
    • Peggior posizione in campionato: 11º (1947-48)
    • Partecipazioni alla Coppe del Re: 99
    • Partecipazioni alla Coppa della Liga: 4
    • Partecipazioni alla Supercoppa di Spagna: 12
    • Partecipazioni alla Coppa dei Campioni/Champions League: 42
    • Partecipazioni alla Coppa delle Coppe: 4
    • Partecipazioni alla Coppa UEFA: 9
    • Partecipazioni alla Supercoppa UEFA: 3
    • Partecipazioni alla Coppa Intercontinentale/Mondiale per club: 6
    • Maggior numero di punti in una stagione: 100 (2011-2012)
    • Maggior numero di goal segnati in una stagione: 121 (Campionato di calcio spagnolo 2011-2012)
    • Maggior numero di goal segnati in una partita di campionato: Real Madrid - Elche 11 - 2 (1959-1960)
    • Maggior numero di goal segnati in una partita di coppa europea: Real Madrid - Boldklubben 1909 12 - 0 (1961-1962)
    • Maggior numero di gol subiti in una partita di campionato: Espanyol - Real Madrid 8 - 1 (1929-1930)
    • Maggior numero di goal subiti in una partita di coppa europea: Milan - Real Madrid 5 - 0 (1988-1989)
    Organico 2012-2013
    Rosa
    Rosa e numerazione aggiornate al 22 novembre 2012.
    N. Ruolo Giocatore
    1 P Iker Casillas
    2 D Raphaël Varane
    3 D Pepe
    4 D Sergio Ramos
    5 D Fábio Coentrão
    6 C Sami Khedira
    7 A Cristiano Ronaldo
    8 C Kakà
    9 A Karim Benzema
    10 C Mesut Özil
    12 D Marcelo
    13 P Antonio Adán
    14 C Xabi Alonso
    15 C Michael Essien
    16 D Ricardo Carvalho
    17 D Álvaro Arbeloa
    18 D Raúl Albiol
    19 C Luka Modrić
    20 A Gonzalo Higuaín
    21 C José Callejón
    22 C Ángel Di María
    27 D Nacho Fernández
    29 A Álvaro Morata
    35 P Jesús Fernández

    Giocatori in prestito
    Giocatori in prestito fino al 30.06.2013
    N. Ruolo Giocatore
    4 C Nuri Şahin (al Liverpool)
    14 C Pedro León (al Getafe)


    Staff

    Staff dirigenziale
    • Presidente: Florentino Perez
    • Presidente onorario: Alfredo di Stéfano
    • Vicepresidente 1: Fernando Fernández Tapia
    • Vicepresidente 2: Eduardo Fernández de Blas
    • Segretario: Enrique Sánchez González
    • Direttore generale: José Angel Sanchez
    • Direttore di controllo e auditing interno: Carlos Martínez de Albornoz
    • Capo di Gabinetto della presidenza: Manuel Redondo
    • Direttore economico: Julio Esquerdeiro
    • Direttore commerciale: Begoña Sanz
    • Direttore risorse: Enrique Balboa
    • Direttore operazioni e servizi: Fernando Tormo
    • Direttore dell'area comunicazione: Antonio Galeano
    • Direttore delle relazioni istituzionali: Emilio Butragueño
    • Direttore sportivo della sezione calcistica: Miguel Pardeza
    • Direttore sportivo della sezione cestistica: Juan Carlos Sánchez-Lázaro
    • Consigliere del presidente per la prima squadra: Zinedine Zidane
    • Direttore della commissione di consulenza legale: Javier López Farre
    • Risorse umane: José María García
    • Direttore Fondazione "Real Madrid": Julio González
    • Direttore dell'area sociale: José Luis Sánchez
    • Capo del protocollo: Raúl Serrano


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    Storia del Real Madrid Club de Fútbol
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    I primi anni (1902-1912)


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    La formazione del Madrid FC 1902



    Nel 1897 un gruppo di giovani della Institución Libre de Enseñanza fondò la prima squadra di calcio di Madrid, il Football-Sky, che iniziò ad allenarsi nel quartiere di Vallecas. Nel 1900, siccome lo Sky aveva problemi a mantenersi, alcuni soci si allontanarono e fondarono il Madrid Foot-Ball Club, che avrebbe disputato numerose amichevoli a Madrid per promuovere il calcio. Il 6 marzo 1902 Julián Palacios e i fratelli Joan (primo presidente del club) e Carles Padrós ufficializzarono la nascita del club e decisero la divisa ufficiale: camicia e pantaloni bianchi e calze e cappello neri.
    Sempre nel 1902 giocò il suo primo clasico contro il Barcellona in occasione della Coppa dell'Incoronazione, perdendo 3-1.
    Nel 1902-1903 ebbe luogo il primo Campeonato Regional Centro, in pratica il Campionato delle squadre provenienti dalla Castiglia. Secondo il regolamento dell'epoca, il vincitore del torneo si sarebbe qualificato per la Coppa nazionale in rappresentanza della propria regione (questo fino al 1925, in seguito il numero delle squadre che si qualificano per la coppa verrà aumentato). Il Madrid prese parte a questa prima edizione e si classificò secondo alle spalle del Moderno FC in un girone da 4 squadre. Il torneo proseguirà sino al 1940 salvo per l'interruzione del 1937-39. I capitolini riusciranno ad imporsi più di chiunque altro in questo torneo, con un albo d'oro che vanta ben 23 affermazioni.
    Sempre coinvolto fin dall'inizio nello sviluppo e nella crescita del calcio, il 21 maggio 1904 il club ha partecipato alla fondazione della FIFA, insieme alle federazioni di Belgio, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera, non avendo ancora la Spagna una federazione calcistica ufficiale.
    Il primo trofeo in assoluto per i blancos risale al 1905, quando conquistarono la loro prima Coppa del Re grazie alle vittorie per 3-0 sul San Sebastián e per 1-0 sull' Athletic Bilbao.
    Come spesso accadeva in quell'epoca, il Madrid si fuse con altri tre club: il Moncloa, il Moderno e l'Amicle.
    Il Madrid CF si aggiudicò poi la sua seconda Coppa del Re nel 1906 grazie alla vittoria sull'Athletic per 4-1.
    Nel 1907 arriva la terza Coppa del Re consecutiva, conquistata battendo il Club Vizcaya per 1-0. Essendo la terza vittoria consecutiva, il Madrid poté fregiarsi del trofeo originale.
    Nel 1908 arrivò addirittura la quarta vittoria consecutiva in Coppa del Re, sconfiggendo il Vigo Sporting (attuale Celta de Vigo) per 2-1. In questa stagione la squadra cambiò presidente: a Juan Padrós Rubió subentrò Adolfo Meléndez.

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    Madrid Partita nel campo O'Donnell, sfondo sono recinzioni, innovative per l'epoca (1914).


    Fino al 1912 la squadra madrilena giocava i suoi match interni in una spianata della vecchia plaza de toros Goya di Madrid. Il campo, comunque, sorgeva su terreni che non erano di proprietà del club. Infatti, gli allora dirigenti dei blancos erano tenuti a versare 1.000 pesetas mensili al legittimo proprietario. In quell'anno, invece, fu realizzato il Campo de O'Donnell, in cui la squadra del Real Madrid disputò le proprie partite casalinghe dal 1912 al 1923. La capacità dello stadio era di 5000 spettatori.
    Nel 1910 Arthur Johnson, già giocatore in precedenza del Madrid, divenne il primo allenatore nella storia del club, carica che ricoprì fino al 1920.
    La rivalità con il Barcellona (1923-1943)
    La rivalità tra Barcellona e Real Madrid è leggendaria, non solo perché si tratta dei due club più titolati del campionato spagnolo. Sin dall'inizio le società furono considerate rappresentanti delle due regioni rivali della Spagna, la Catalogna e la Castiglia, così come delle due stesse città. La contrapposizione raggiunse un livello maggiore durante la dittatura di Francisco Franco, il quale fu accusato di proteggere il Real Madrid.
    I tifosi del Real Madrid sostengono che in realtà Franco proteggeva l'Atlético, squadra dei militari e del governo, che prima dell'insediamento al potere da parte del Caudillo militava in seconda divisione, mentre dopo il suo arrivo (come dimostrano alcuni scritti) Franco obbligò molti giocatori importanti del campionato spagnolo nell'età del servizio militare a trasferirsi all'Atlético che nel primo anno del franchismo conquistò il titolo nazionale. Un'altra argomentazione sostenuta dai Madridisti è il fatto che nel periodo del franchismo, dal 1939 al 1975, il Barcellona conquistò un maggior numero di titoli nazionali rispetto al Madrid (64 a 62).
    Inoltre, nel 1940 Enric Pineyro, un collaboratore di Franco, divenne presidente del Barcellona. I fatti indicano che durante la guerra civile spagnola a soffrire il regime di Franco furono membri di entrambi i club. Il presidente del Real Madrid Rafael Sánchez Guerra, un eminente repubblicano, fu imprigionato e torturato. I sicari del dittatore arrestarono e assassinarono anche un vicepresidente e tesoriere del Real e un presidente ad interim scomparve. Inoltre, Santiago Bernabeu, nel periodo in cui era presidente, ebbe un conflitto con due franchisti dopo una partita del Real Madrid, fatto che lo pose in inimicizia con il governo di Franco.
    La rivalità con il Barça si intensificò dopo la semifinale della Copa del Generalísimo del 1943 tra le due squadre. La partita di andata al Les Corts terminò con una vittoria del Barça per 3-0, ma il ritorno si concluse con un passivo di 11-1. Si è insinuato che sui giocatori blaugrana furono fatte pressioni affinché perdessero la partita e persino Pineyro si dimise per protesta.
    La rivalità riaffiorò negli anni cinquanta con la questione riguardante l'acquisto di Alfredo Di Stéfano: i diritti sul giocatore erano divisi tra due squadre, il River Plate e i Millionarios. Il Barcellona raggiunse un accordo con i Millionarios ma non con il River Plate, mentre il Real Madrid raggiunse l'accordo con il River ma non con i Millionarios. Nella controversia intervenne Franco, il quale, tramite un "decreto reale" appositamente emesso, stabilì che Di Stéfano avrebbe dovuto dividere la sua carriera tra le due squadre, giocando una stagione a Barcellona ed una a Madrid. Il Barcellona rifiutò tale soluzione in segno di protesta e il giocatore si accasò al Real Madrid, in cui sarebbe diventato uno dei calciatori più forti di ogni epoca.

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    ingresso dello stadio Chamartin (1925)



    Un periodo ricco di trofei (1912-1929)
    Il decennio che va dal 1912 al 1922 sarà per il Madrid ricco di vittorie, tra cui la Coppa del Re conquistata nel 1917: il primo avversario da affrontare, nei quarti di finale, fu il Siviglia, eliminato grazie all'8-1 dell'andata malgrado l'1-2 rimediato in trasferta al ritorno; in semifinale eliminò l'Espanya con una vittoria per 4-1 e una sconfitta per 3-1; in finale sconfigge l'Arenas Club de Getxo per 2-1 al ritorno (dopo lo 0-0 dell'andata) grazie alle reti di Petit e Álvarez, alzando così al cielo il trofeo per la quinta volta nella sua storia. Inoltre conquista il Campionato regionale nel 1913, in un torneo a 4 squadre, battendo in finale i rivali dell'Atlético per 3-2.
    Tra il 1915-16 e il 1919-20 la squadra disputa 5 finali consecutive di Campionato Regionale vincendone ben quattro, di cui 3 in finale con l'Atlético.
    Nel 1917 il Madrid cambiò presidente: alla guida del club giunse Pedro Parages.
    Nel 1920 il re di Spagna Alfonso XIII diede al Madrid il titolo di "Real".
    Nel 1921-22, in un torneo a 4 squadre, il Real Madrid giunse in finale del Campionato Regionale contro l'Atlético, che fu nuovamente sconfitto. La vittoria del torneo giunse ancora per altri due anni consecutivi, prima di perdere la finale nel 1924-25 contro l'Atlético.
    Nel 1924, fu inaugurato il nuovo Stadio Chamartín, con una capienza di 15'000 posti a sedere. Nello stesso anno divenne presidente Luis Urquijo.
    Due anni dopo il club fece il suo primo acquisto di un giocatore in cambio di denaro: dall'Arenas, arrivò José María Peña per 18'000 pesetas.
    Poi, dal 1925-26 al 1935-36 (anno in cui fu interrotto per via della Guerra civile spagnola) disputò altre 11 finali consecutive del Campionato Regionale vincendone 10 (il torneo fu ripreso solo per un anno nel 1939-40, ma il Real fu sconfitto in finale dall'Atlético). Il club disputò anche due finali di Coppa del Re nel 1924 (sconfitta 1-0 con il Real Unión) e nel 1929 (sconfitta per 2-1 contro l'Espanyol).

    Gli anni trenta: le prime vittorie in Liga e la guerra civile spagnola

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    Ricardo Zamora, portiere del Real Madrid negli anni trenta. In suo onore fu istituito il Trofeo Zamora.


    Nel 1929-30 il Real fece il suo debutto in Liga sconfiggendo il Club Esportiu Europa per 5-0. Furono acquistati Ricardo Zamora, Ciriaco, Jacinto Quincoces, Olivares, Luis Regueiro e Hilario, lo zoccolo duro del Real Madrid degli anni trenta. Nello stesso anno Urquijo si dimise dalla carica di presidente: al suo posto subentrò Luis Usera. L'anno seguente viene tolto alla società il titolo di Real e la corona sullo stemma viene sostituita dalla frangia di porpora (coincidendo con i colori repubblicani). Nel 1931-32 il Madrid lottò per la conquista della sua prima liga. Il principale avversario dei blancos fu l'Athletic di Bilbao. Il campionato inizia proprio dallo scontro diretto tra le due squadre, terminato 1-1 a Madrid. Nelle giornate seguenti, i bianchi della capitale rimangono imbattuti, ma qualche pareggio di troppo permette al Bilbao di prendere la vetta della classifica. Nel frattempo, il 31 gennaio il Madrid sconfigge il Barcellona per 2-0. Lo scontro diretto di ritorno a Bilbao termina ancora con un pareggio questa volta per 3-3. Alla quindicesima giornata (allora il campionato veniva disputato da 10 squadre), il Madrid guadagna il primo posto grazie al 2-1 in casa dell'Espanyol, mentre l'Athletic viene sconfitto sul campo del Real Sociedad. Nelle ultime tre giornate i blancos ottengono solo tre pareggi, ma l'Athletic non ne approfitta perdendo le ultime due gare. Il Madrid vinse così il suo primo titolo nazionale con 3 punti di vantaggio sul Bilbao. La certezza matematica giunse solo all'ultima giornata sul campo del Barcellona con un pareggio per 2-2. Ricardo Zamora conquistò il trofeo Zamora. Allenatore di quella storica formazione era l'ungherese Lippo Hertzka.
    La squadrà tentò di ripetere il successo nazionale anche nel 1932-33. Al posto di Hertzka subentrò sulla panchina del Madrid l'inglese Robert Firth. Quest'anno le rivali per il titolo furono due: l'Espanyol e, nuovamente, l'Athletic. Il Madrid partì con una sconfitta per 2-1 in casa dell'Espanyol, ma poi ottenne 4 vittorie consecutive tra cui un 6-2 rifilato al Sociedad e un 6-0 ottenuto in casa contro il Valencia, e così la squadra della capitale riuscì a tener viva la lotta per il primo posto, mentre l'Athletic era scivolato al terzo posto a causa della sconfitta contro l'Espanyol. Alla decima giornata si svolse lo scontro per il primo posto tra il Madrid e l'Espanyol. I bianchi si aggiudicarono la sfida per 2-0 guadagnando così la vetta. Da allora l'Espanyol si fece da parte, veleggiando tra la terza e la quarta piazza, mentre l'Athletic tentò di recuperare il distacco ma nonostante qualche passo falso il Madrid mantenne il primo posto, festeggiando la Liga alla penultima giornata grazie ad un 8-2 rifilato all'Arenas Getxo. Anche in questa stagione fu vinto il clasico (2-1). Inoltre il Madrid si contraddistinse come miglior difesa del campionato. Nello stesso anno vince anche la sua sesta Coppa del Re battendo in finale il Valencia per 2-1. Nei successivi tre campionati il club raggiunse tre secondi posti consecutivi. In questo periodo si ricorda il doppio 3-0 rifilato agli storici rivali del Barcellona nel 1935-36.

    Nel 1935 divenne presidente del club Rafael Sánchez Guerra, il quale però restò in carica solo un anno (nel 1936 subentrò Adolfo Meléndez).
    L'anno seguente fu vinta la Coppa del Re in finale contro il Barcellona (2-1). Nello stesso anno fu ceduto Ricardo Zamora mentre la Spagna entrava nella Guerra civile. Il campionato e la coppa restarono fermi fino al 1939, anno in cui ripresero a disputarsi regolarmente.

    Il calcio spagnolo riprende dopo la guerra civile
    La Guerra civile spagnola si concluse nel 1939, dopo di che le attività sportive in Spagna ricominciarono negli ultimi mesi dell'anno. Nel campionato 1939-40 il Madrid giunse quarto a 4 punti dalla capolista Atlético, pur avendo la soddisfazione di battere i rivali cittadini per 2-1 e il Barcellona con lo stesso risultato. Al termine del campionato fu nominato presidente Antonio Santos Peralba, ma a causa degli scarsi risultati dopo soli tre anni si dimise.

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    L'avvento di Santiago Bernabeu (1943)
    Il 15 settembre 1943, dopo le violenze dei tifosi a seguito di una vittoria del Real Madrid sul Barcellona, il governo impose una soluzione salomonica costringendo i presidenti di entrambi i club a dimettersi e Santiago Bernabéu venne eletto presidente del Real Madrid, carica che ricoprirà per 35 anni fino alla sua morte. Bernabéu ristrutturò il club a tutti i livelli, dando ad ogni sezione e livello del club un team tecnico indipendente e reclutando persone che erano ambiziose e visionarie come Raimundo Saporta.
    Egli si impegnò nella costruzione del nuovo stadio a Chamartín, terminato nel 1947, ribattezzato Stadio Santiago Bernabéu in suo onore il 4 gennaio 1955, all'epoca il più grande stadio d’Europa. Nel far questo chiese e ricevette l'aiuto degli oltre 40.000 soci del club, che pagarono di tasca propria la realizzazione dello stadio. In quegli anni venne realizzata anche la Ciudad Deportiva, pensata affinché i giocatori potessero allenarsi senza logorare il manto dello stadio. Infine, intraprese la strategia ambiziosa di acquistare giocatori di classe mondiale provenienti dall'estero.
    Nel 1945-46 il Madrid raggiunse nuovamente la finale di Coppa del Re dove vinse 3-1 contro il Valencia. L'anno seguente vinse la Coppa del Re per la seconda volta consecutiva e la Coppa Eva Duarte, antesignana della Supercoppa di Spagna. Gli ultimi anni del decennio furono avari di soddisazioni per il Madrid.

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    Primera copa de Europa del Real Madrid



    Gli anni '50: le cinque Coppe dei Campioni consecutive (1950-1960)
    Tra il 1947 e il 1953 la squadra non mette a segno nessuna vittoria, ma come detto il presidente Bernabeu si impegnò nel costruire una grande squadra utilizzando i fondi a disposizione per acquistare i più grandi campioni dell'epoca. Dopo l'acquisto di Alfredo Di Stéfano nel 1953, arrivano a vestire la camiseta blanca Francisco Gento e Marcos Alonso, detto Marquitos. La politica di Bernabeu portò i suoi frutti: nel 1953-54, a 19 anni dall'ultima volta, il Madrid conquista il suo terzo campionato spagnolo classificandosi primo con 4 punti di vantaggio sul Barcellona, mentre Di Stéfano conquista il Pichichi realizzando 27 reti. In quella stagione avvenne una delle famose "manitas" (5-0) nel clasico contro il Barcellona. Nello stesso anno viene fatto ulteriormente ampliare lo stadio. Nel frattempo la squadra tornò a chiamarsi Real Madrid.
    I blancos ripeterono il successo in liga l'anno dopo, terminando ancora davanti al Barcellona (questa volta a +5) e dimostrandosi la miglior difesa con 31 reti subite. Nel 1955, sviluppando l'idea proposta dal giornalista de L'Équipe Gabriel Hanot e nell'intento di ripensare la formula della Coppa Latina (torneo riservato a squadre di Francia, Spagna, Portogallo e Italia), Bernabéu incontrò all'Hotel Ambassador di Parigi Bedrignan e Sebes e creò la Coppa dei Campioni, oggi nota come UEFA Champions League. Prima della sua abolizione, la Coppa Latina fu vinta dal Real Madrid per 2 volte: nel 1955 e nel 1957. In Coppa dei Campioni il Real iniziò un ciclo di vittorie sensazionale: la coppa fu vinta per ben 5 volte consecutive. La prima vittoria in Coppa dei Campioni coincise con la prima edizione del torneo, disputatasi nel 1955-56. Dopo un facile primo turno, agevolmente superato a spese del Servette, il Real incontra nei quarti il Partizan e sembra mettere al sicuro il passaggio del turno con un eloquente 4-0 al Chamartin. In patria però gli jugoslavi sfiorano l'impresa imponendosi per 3-0 e spaventando notevolmente gli spagnoli. Il Real corre altri rischi in semifinale dove se la vede con il Milan: a Madrid termina 4-2 per i padroni di casa, che poi difendono il vantaggio a San Siro uscendo sconfitti per 2-1.
    Arriva così il giorno della finale, il 13 giugno del 1956. Al Parco dei Principi di Parigi il Real si trova di fronte lo Stade Reims che può contare su giocatori del calibro di Michel Hidalgo e del mago del dribbling, Raimond Kopa. Le cose si mettono subito male per gli spagnoli perché dopo soli nove minuti i loro avversari conducono per 2-0. Di Stefano però guida la carica e al trentesimo la rimonta è cosa fatta grazie al gol di Rial, dopo che lo stesso Di Stefano, incontenibile nelle sue percussioni, aveva accorciato le distanze. La ripresa è molto equilibrata, Hidalgo manda in fuga i francesi, ma Marquitos li riprende subito, e sul filo di lana il colpo di reni decisivo è del Real Madrid ancora con Rial.
    Per la stagione seguente fu acquistato un altro grande campione: Raymond Kopa.

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    Di Stéfano e Puskas, due grandi campioni del Madrid negli anni '50-'60.



    Nel 1956-57, dopo aver eliminato Rapid Vienna, Nizza e Manchester United, i madridisti si presentarono nuovamente in finale, questa volta contro la Fiorentina che l'anno prima era diventata Campione d'Italia. Il 30 maggio, al Bernabeu, il Madrid sconfisse i viola per 2-0 grazie ai gol nella ripresa siglati da Di Stéfano su rigore e Gento. I bianchi della capitale spagnola centrarono un prestigioso double con il campionato, vinto con 5 punti di vantaggio sul Siviglia, classificatosi secondo. In quello stesso anno Di Stéfano conquistò il Pichichi (realizzando 31 gol) e vinse il Pallone d'oro.
    La terza Coppa dei Campioni arrivò all'Heysel di Bruxelles, il 28 maggio 1958 in finale con il Milan allenato da Giuseppe Viani. In precedenza il Real aveva eliminato Anversa, Siviglia e Budapest. La partita fu vinta 3-2 grazie a Di Stéfano, Gento e Rial. Anche in questa stagione i merengues si fregiarono del titolo nazionale in un testa a testa molto combattuto con i cugini dell'Atlético, terminato con soli 3 punti di divario tra le due contendenti. Al termine di questa stagione si aggiunse all'organico madridista il fortissimo attaccante ungherese Ferenc Puskás.

    Nel 1958-59 arrivò la quarta Coppa dei Campioni. Dopo aver eliminato il Besiktas negli ottavi e il Wiener Sport-Club ai quarti di finale, i blancos incontrarono i rivali cittadini dell'Atletico in semifinale. L'andata fu vinta dal Real per 2-1 mentre il ritorno se lo aggiudicò l'Atlético per 1-0. La gara di spareggio fu vinta dal Real ancora per 2-1 e così i blancos andarono a Stoccarda per disputare la loro quarta finale consecutiva, il 3 giugno 1959. Di fronte ancora i francesi del Reims, che speravano di vendicare la sconfitta di qualche anno prima. Davanti ad 80'000 spettatori, però, fu ancora la squadra spagnola ad avere la meglio per 2-0 grazie ai gol di Mateos e Di Stéfano. Quell'anno il Madrid non riuscì a ripetersi in campionato, terminando secondo con ben 9 punti di svantaggio rispetto al Barcellona di Herrera. In quell'anno raggiunsero il Madrid altri grandi campioni: Canario, Didí, Pepillo, Pachín e Bueno. Nel frattempo Di Stéfano conquista il suo secondo Pallone d'oro.

    RealMadrid1958-1959
    REAL MADRID 1958/59



    Nel 1960 il Real vinse la sua quinta Coppa dei Campioni consecutiva eliminando anche i rivali del Barcellona in semifinale con un doppio 3-1 e vincendo la finale per 7-3 contro l'Eintracht Francoforte all'Hampden Park, davanti alle telecamere della BBC e dell'Eurovisione e a un pubblico di oltre 135.000 spettatori, la più grande affluenza per una finale di Champions League. In virtù delle cinque vittorie consecutive nel torneo al Real Madrid fu conferito il trofeo originale e fu dato il diritto di vestire la coccarda d'onore dell'UEFA. L'epilogo in campionato fu amaro: il Real mantenne per molte settimane il primo posto, ma si arrese a quattro giornate dal termine, quando fu sconfitto dal Barcellona per 3-1 perdendo così la vetta della classifica. Alla fine si classificò secondo, avendo lo stesso punteggio dei blaugrana ma una minor differenza reti.


    1958-59 Real Madrid di StorieDiCalcio



    Gli anni '60: il predominio nazionale, la sesta Coppa e la generazione degli Yé-yé (1960-1970)


    Real_Madrid_Coppa_Campioni_1959-60
    REAL MADRID 1959/60:



    La stagione 1960-61 iniziò bene: il club divenne per la prima volta Campione del Mondo sconfiggendo in Coppa Intercontinentale il Peñarol con uno 0-0 all'andata e una vittoria per 5-1 nel ritorno a Madrid, il 4 settembre 1960. Tuttavia, fece notizia la prima eliminazione del Real dalla Coppa dei Campioni, per mano dei rivali del Barça negli ottavi di finale (non senza polemiche da parte dell'ambiente madridista per la mancata assegnazione di un calcio di rigore e l'ingiusto annullamento di ben 4 reti). Dopo due anni di digiuno a livello nazionale, comunque, il Real tornò a conquistare la Liga, dominata e vinta con 12 punti di vantaggio rispetto ai rivali dell'Atlético. Da segnalare, inoltre, la vittoria di entrambi i clasicos contro il Barça: quello di andata fu vinto in Catalogna per 5-3, mentre al ritorno il Madrid si impose con un 3-2. Anche l'Atlético fu sconfitto nella gara di ritorno con il risultato di 3-1. Puskás vinse il Pichichi con 28 reti messe a segno.
    Nel 1961-62 il Madrid fu ancora protagonista della scena nazionale e continentale. In campionato dominò il girone d'andata realizzando una serie impressionante di vittorie, a fronte di due sole sconfitte. Nel girone di ritorno il Real ebbe una fase più irregolare, pareggiando e perdendo qualche partita di troppo, ma il vantaggio accumulato in precedenza permise di conquistare il titolo con 3 punti di vantaggio rispetto al Barça. Anche in Coppa del Re la squadra della capitale riuscì ad ottenere la vittoria: raggiunse la finale eliminando tra le altre il Barcellona ai quarti di finale (sconfitta 1-0 e vittoria 3-1) e il Saragozza in semifinale (vittorie per 2-1 e 4-1). Nell'ultimo atto vinse 2-1 il Siviglia grazie a una doppietta di Puskás. Anche in Coppa dei Campioni i merengues riuscirono a conquistare la finale, eliminando il Vasas Budapest, quindi il B1913, la Juventus e in semifinale lo Standard Liegi. La prospettiva di una clamorosa tripletta si infranse però contro il Benfica guidato da Eusebio, che vinse una finale spettacolare per 5-3.

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    Amancio Amaro, giocatore del Real Madrid dal 1962 al 1976.



    Nella stagione 1962-63 il Madrid rivinse il campionato, mai in discussione, per la terza volta consecutiva: fin dalle prime giornate i blancos imposero una ferrea egemonia conquistando ben 23 vittorie in 30 partite e ottenendo una storia vittoria per 5-1 in casa del Barcellona (che fu sconfitto anche a Madrid per 2-0). In Coppa dei Campioni subì una precoce eliminazione al primo turno per mano dell'Anderlecht.
    Il 1963-64 fu un altro anno in cui la squadra della capitale si dimostrò una delle più forti a livello internazionale. Il campionato fu caratterizzato da un lungo e appassionante testa a testa con il Barcellona. La sfida decisiva si svolse al Camp Nou alla 27ª giornata: i capitolini riuscirono a espugnare il campo avversario con un 2-1. Nelle restanti 3 giornate un pareggio e due vittorie furono sufficienti per proclamare il Real Madrid campione di Spagna con 4 punti di vantaggio sul Barcellona. In Coppa dei Campioni raggiunse la finale dopo due anni eliminando squadre importanti come i Rangers di Glasgow e il Milan. Tuttavia, la finale fu persa il 27 maggio contro l'Inter, vittoriosa per 3-1. Era la fine di un ciclo: dopo quella finale molti dei campioni che avevano aiutato il Madrid a conquistare cinque coppe consecutive appesero al chiodo gli scarpini e il presidente Bernabeu continuò l'opera di ringiovanimento della squadra iniziata già qualche anno prima con l'acquisto di alcuni giovani come Amancio Amaro, Isidro Sánchez, Ignacio Zoco e Felo. Questa nuova generazione di campioni prese il nome di Yé-yé.
    Il 1964-65 propose un lungo duello tra le due squadre della capitale, Real e Atlético. Alla 25ª giornata l'Atlético, in quel momento secondo, vinse lo scontro diretto per 1-0 guadagnando il primo posto, ma due settimane dopo i blancos poterono approfittare di una caduta dei cugini sul campo dell'Elche (1-0), riprendendosi il primo posto. La giornata decisiva fu la penultima: il Madrid sconfisse l'Athletic di Bilbao per 1-0 mentre i colchoneros furono sconfitti dal Valencia per 3-1. Per il Madrid si trattava dell'undicesima affermazione in Liga, la quinta consecutiva. In Coppa dei Campioni furono eliminati ai quarti dal Benfica.
    Anche nel 1965-66 il Real ebbe un lungo confronto con l'Atlético, ma questa volta il titolo andò ai cugini che superarono il Madrid alla penultima di campionato benificiando della sconfitta del Real sul campo del Barcellona e vincendo una settimana dopo con un solo punto di vantaggio. Nonostante la mancata conquista del sesto titolo consecutivo il Real tornò a vincere in Coppa dei Campioni, dove eliminò tra le altre l'Anderlecht, l'Inter e in finale il Partizan Belgrado per 2-1. Si noti come solo Francisco Gento giocò in tutte e sei le edizioni vinte dal Real Madrid.
    Nel 1966-67 i merengues uscirono sconfitti dal doppio scontro Intercontinentale con il Peñarol, venendo sconfitti due volte per 2-0. Anche in Coppa dei Campioni il Madrid uscì sconfitto (ai quarti contro l'Inter). Il campionato però fu vinto per la dodicesima volta con 5 punti di vantaggio sul Barcellona, restando in testa dalla decima giornata fino all'ultima.
    Anche nel 1967-68 il Real vinse il campionato: dopo un girone d'andata trascorso fra il secondo e il terzo posto, alla sedicesima prese il comando grazie ad una vittoria per 1-0 sul Siviglia e restò in vetta fino al termine resistendo alla parziale rimonta del Barcellona che chiuse il campionato secondo con 3 punti di distacco. In Coppa dei Campioni raggiunse la semifinale dove fu eliminato dagli inglesi del Manchester United, che avrebbero poi conquistato il trofeo. In Coppa del Re il Madrid riuscì a raggiungere la finale dove sfidò il Barcellona al Bernabeu. La gara fu vinta dai catalani (1-0), ma caratterizzata da uno scarso arbitraggio, con la mancata assegnazione di due calci di rigore al Real Madrid, cosa che fece infuriare i tifosi della squadra capitolina. L'arbitro, un certo Antonio Rigo, è stato duramente contestato per aver arbitrato altre sfide del Barcellona in Coppa del Re (in particolare contro Atlético Madrid e Athletic Bilbao) commettendo errori di cui beneficiò la formazione blaugrana. I tifosi madridisti, per protesta, a fine gara lanciarono sul campo delle bottiglie, perciò la gara passò alla storia come "partido de las botellas" ("partita delle bottiglie")..
    Nel 1968-69 si imposero in liga per la terza volta consecutiva, con un dominio assoluto fin dalla seconda giornata, conquistando ben 9 punti di vantaggio sui secondi classificati del Las Palmas.
    L'anno successivo il club ebbe un cattivo andamento in campionato classificandosi sesto, ma si aggiudicò l'undicesima Coppa del Re nella sua storia battendo il Valencia per 3-1.

    Gli anni settanta: è ancora predominio nazionale


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    Vicente del Bosque, giocatore negli anni settanta e poi allenatore nei primi anni duemila del Real Madrid



    Gli anni settanta furono un altro periodo vittorioso per il Real Madrid, che si confermò la squadra più forte in ambito nazionale. I giocatori più importanti di questo decennio furono José Antonio Camacho, Paul Breitner, Vicente Del Bosque, Santillana, Günter Netzer e Aguilar.
    Nel 1970-71 il Real Madrid disputò la Coppa delle Coppe compiendo un percorso molto positivo che lo portò in finale, dove fu però sconfitto dal Chelsea per 2-1.
    L'anno seguente rivinse il titolo nazionale, mai in discussione, con i "Merengues" in grado di issarsi alla vetta solitaria della classifica dopo 3 giornate e non lasciarla più. Il club inoltre fece registrare il record per maggior numero di vittorie (19) e minor numero di sconfitte (6).
    Nel |1972-73 i capitolini non seppero ripetersi piazzandosi al quarto posto con cinque punti di svantaggio rispetto all'Atlético vincitore.
    Nella stagione 1973-74 il Madrid si rese protagonista di un campionato disastroso arrivando ottavo con 16 punti di distacco rispetto ai Campioni di Spagna del Barça e subendo un clamoroso 0-5 nel classico. In compenso, vinse la Coppa del Re sconfiggendo in finale i blaugrana con un 4-0. Al termine della stagione si dimise Miguel Muñoz, allenatore del Madrid dal 1960 al 1974 e vincitore di diversi trofei tra cui due Coppe dei Campioni. Al suo posto subentrò Miljan Miljanić.
    Dopo due anni a secco, nel 1974-75 il Real battagliò nuovamente per la Liga: superata la bagarre iniziale, con una vittoria sull'Español alla sesta giornata (5-0), i blancos raggiunsero la prima posizione, e la mantennero stabilmente fino alla fine del campionato, terminando con 12 punti di distacco rispetto alla seconda classificata. Il bilancio nelle sfide contro Atlético e Barcellona fu positivo: due vittorie, entrambe per 1-0 nel girone di andata, e due pareggi. Inoltre fu vinta la tredicesima Coppa del Re grazie al successo finale sull'Atlético (al Vicente Calderon) ai calci di rigore.
    Il 1975-76 fu un altro anno vittorioso per i madridisti: raggiunto il primo posto alla quarta giornata grazie ad un 2-0 in casa del Real Betis, rimasero in testa a lungo prima di incappare in una serie negativa nel periodo dicembre/gennaio (3 sconfitte in 5 partite), perdendo così la leadership del campionato. Essa fu però riconquistata alla 23ª giornata con un 1-0 ai danni del Sociedad, e da allora il Madrid rimase in testa conquistando il suo 17º titolo nazionale.
    L'anno seguente i blancos non furono in grado di ripetere le gesta degli anni precedenti: una partenza poco convincente li escluse fin dall'inizio dalla lotta per il titolo. Nessuno scontro diretto fu vinto in quella stagione, né contro l'Atlético, né contro il Barça. Alla fine il Real totalizzò solamente 34 punti e si piazzò al nono posto della classifica. Al termine di questa fallimentare stagione si concluse anche il ciclò dell'allenatore Miljanić, che fu sostituito dallo spagnolo Luis Molowny.
    Il Real Madrid tornò protagonista già l'anno successivo: nonostante la sconfitta al primo turno contro il Salamanca (2-1), inanellò una serie di vittorie che lo portò al primo posto fin dalla terza giornata. I bianchi della capitale seppero tenere a debita distanza le inseguitrici, e fecero la voce grossa anche contro i rivali più pericolosi: l'Atlètico fu sconfitto all'andata per 4-2 e al ritorno 3-1, mentre il Barcellona subì un 2-3 al Nou Camp e un 4-0 a Madrid. Alla fine il Real terminò con 6 punti di vantaggio sul Barcellona diretto inseguitore, conquistando così il loro diciottesimo successo nazionale. Quell'anno, Bernabeu si dimise dalla carica di presidente, dopo aver vinto, nei 35 anni di gestione del club, una Coppa Intercontinentale, sei Coppe dei Campioni, sedici campionati spagnoli e sei Coppe del Re. Al suo posto subentrò Luis de Carlos.
    Sotto la nuova gestione, il Madrid vinse ancora la Liga: aperto il campionato con una vittoria contro il Valencia (2-1), alla quarta giornata sconfisse gli eterni rivali del Barcellona per 3-1. Alla sesta giornata, con una vittoria 2-1 sull'Athletic di Bilbao, si issò alla cima della classifica, e vi rimase per diverse giornate. Ma l'andamento non fu regolare e alla 21ª giornata uno 0-2 subito al Camp Nou fece scivolare il Madrid al secondo posto. Da allora i blancos diedero luogo a 11 risultati utili consecutivi che permisero loro di riprendere il primo posto alla 27ª giornata, grazie ad una vittoria per 1-0 in casa del Gijón, diretto concorrente per il titolo. Il titolo fu assegnato all'ultima giornata, quando il Real (in quel momento a +2) sconfisse il Santander per 5-1, mentre il Gijón cadde sul campo dell'Hércules (0-1). Dopo questa ennesima vittoria, si dimise Molowny, che fu rimpiazzato da Vujadin Boškov.

    Gli anni ottanta: la Quinta del Buitre (1980-1989)

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    Emilio Butragueño, bomber madrileno degli anni ottanta


    Nel 1979-80, il Real mise in bacheca la Liga, conquistando il primato in classifica con un punto di vantaggio rispetto al Real Sociedad, giunto secondo. In questa stagione i madrileni riuscirono a vincere entrambi gli scontri diretti con il Barcellona, per 2-0 e 3-2. Il club realizzò il double con la Coppa del Re, vinta in finale con gli "amici" del Castilla per 6-1. Il match clou della competizione è la semifinale con i cugini dell'Atlético, sconfitti ai calci di rigore dopo due pareggi tra andata e ritorno (0-0 e 1-1).
    Il 1980-81 fu dolceamaro per i madrileni: riuscirono a raggiungere la finale di Coppa dei Campioni (dopo aver eliminato l'Inter in semifinale con una vittoria per 2-0 e una sconfitta per 0-1) ma furono sconfitti dal Liverpool per 1-0 grazie ad un gol di Kennedy. Il campionato fu perso all'ultima giornata a beneficio del Sociedad, che aveva gli stessi punti in classifica ma era in vantaggio sugli scontri diretti.
    Nel 1981-82, il Madrid si aggiudicò la sua quindicesima Coppa del Re, sconfiggendo in finale il Gijon (2-1) dopo aver eliminato avversari ostici quali l'Atlético e il Sociedad. Ciononostante, in campionato fu solo terzo posto. Visti i numerosi insuccessi nel corso della sua gestione, al termine del campionato l'allenatore Boškov fu sostituito dal rientrante Molowny, il quale però fu a sua volta esonerato dopo solo 4 gare e sostituito dalla vecchia bandiera Alfredo di Stéfano.
    La stagione successiva si aprì con la prima partecipazione del Real Madrid alla Supercoppa di Spagna, che però fu vinta dal Real Sociedad. In seguito il Real raggiunse ancora la finale di Coppa del Re ma fu sconfitto dal Barcellona per 2-1. In campionato andò vicinissimo alla vittoria accontentandosi di un secondo posto a -1 dai cugini dell'Atlético. La squadra capitolina fu anche protagonista di un percorso degno di nota in Coppa delle coppe, dove raggiunse la finale eliminando tra le altre squadre anche l'Inter. All'ultimo atto, però, cadde davanti agli scozzesi dell'Aberdeen, vincitori per 2-1 ai tempi supplementari.
    In quegli anni nacque il mito della Quinta del Buitre. L'epiteto (Leva dell'Avvoltoio) derivava dal soprannome dato al membro più carismatico della squadra, Emilio Butragueño. Gli altri quattro componenti erano Manolo Sanchís, Martín Vazquéz, Míchel e Miguel Pardeza.
    Manuel Sanchís e Martín Vázquez furono i primi a giocare con la prima squadra del Real Madrid: il loro debutto risale ad una partita contro il Murcia giocata il 4 dicembre 1983. L'allenatore Alfredo Di Stéfano schierò i due giovani tra i titolari dall'inizio. Entrambi giocarono sorprendentemente bene e Sanchís riuscì anche a segnare il gol della vittoria. Pochi mesi dopo, il 5 febbraio 1984, Emilio Butragueño debuttò in squadra in una partita sul campo del Cadice. El Buitre ("L'Avvoltoio") fu una rivelazione e segnò una doppietta già nella sua prima apparizione. Pardeza fu aggregato alla prima squadra in quella stagione e Míchel all'inizio di quella seguente. Altri grandi campioni di questo periodo furono Gordillo, Hugo Sanchez e Jorge Valdano.

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    Hugo Sanchez


    Al termine della stagione 1983-84 fu esonerato anche Di Stéfano, sostituito da Amancio Amaro. Quest'ultimo tuttavia seppe incidere solo in parte sulla stagione del Real Madrid, che vinse la Coppa Uefa ma in campionato arrivò solo quinto. La coppa fu vinta eliminando l'Anderlecht agli ottavi di finale (0-3 all'andata e storica rimonta al ritorno per 6-1), poi il Tottenham (0-0 e 1-0) nei quarti, quindi l'Inter (0-2 all'andata e altra "remontada" al ritorno per 3-0) e infine il Videoton in finale, vincendo 3-0 l'andata e perdendo 1-0 al ritorno.
    Per la stagione seguente si decise di puntare ancora su Luis Molowny. I risultati non tardarono ad arrivare: il Real Madrid dominò e vinse la Liga 1985-86 dopo 6 anni di digiuno, e riuscì anche a sconfiggere il Barcellona (3-1), l'8 marzo del 1986. Inoltre, fu vinta la seconda Coppa UEFA consecutiva, eliminando il Borussia Mönchengladbach (1-5 e nuova straordinaria rimonta per 4-0), il Neuchâtel Xamax (3-0 e 0-2), ancora l'Inter (1-3 e rimonta 5-1 completata nei supplementari) e poi i tedeschi del Colonia in finale, vincendo l'andata 5-1 e perdendo il ritorno per 2-0. Ciononostante al termine della stagione Molowny fu esonerato. Al suo posto fu ingaggiato l'olandese Leo Beenhakker, il quale rimase sulla panchina blanca fino al termine della stagione 1988-89. Con lui il Real Madrid vinse altri tre campionati consecutivi. In questo periodo si ricorda l'entusiasmante vittoria per 3-2 sul Barcellona nel 1988-89.
    In campo internazionale, i blancos continuarono a dimostrarsi una delle squadre più forti dell'epoca raggiungendo la seminfinale di Coppa dei Campioni nel 1986-87. Purtroppo il sogno si infranse contro i tedeschi del Bayern Monaco, finalisti perdenti contro il Porto. Il Real, comunque, riuscì ad eliminare la Juventus e la Stella Rossa di Belgrado, all'epoca tra le squadre più temibili della competizione. Anche nell'89 fu raggiunta la semifinale, tuttavia i blancos furono umiliati per 5-0 dal Milan di Sacchi, venendo così eliminati dalla competizione.
    Nel 1988-89, il club vinse la sua prima Supercoppa di Spagna e conquistò anche la Coppa del Re (oltre al titolo nazionale).
    Nonostante il filotto impressionante di vittorie, al termine del campionato 1988-89 Beenhakker fu sostituito da John Toshack. La nuova stagione si aprì con la vittoria della Supercoppa di Spagna (vinta automaticamente avendo conquistato sia la Liga che la Coppa del Re). Poi vinse ancora la Liga, per la quinta volta consecutiva e con 11 punti di distacco rispetto al Valencia secondo. Eppure anche al termine di questo campionato l'allenatore fu sostituito: al suo posto fu ingaggiato nuovamente Di Stéfano.

    Gli anni novanta: le sconfitte con il Tenerife, le "manitas" e la Champions League (1990-1999)

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    Fernando Hierro, difensore del Madrid negli anni novanta.


    La stagione 1990-91 cominciò bene per i merengues, vincitori della Supercoppa Spagnola contro il Barcellona. Purtroppo, però, il Madrid fallì tutti gli altri obiettivi: eliminato ai quarti di finale di Coppa Campioni dallo Spartak Mosca, fallì anche in Coppa del Re, dove uscì agli ottavi per mano dell'Atlético, mentre in campionato si classificò terzo a 11 punti dal Barcellona. L'unica soddisfazione insieme alla Supercoppa fu la vittoria del Pichichi da parte di Butragueño con 19 reti. A marzo Di Stéfano fu sostituito da Radomir Antić.
    La stagione 1991-92 fu particolarmente amara per il Real, che pur rimanendo a lungo in testa alla classifica, all'ultima giornata cede lo scettro della Liga al Barcellona a causa di un'inopinata sconfitta contro il Tenerife: in vantaggio di 2-0, i blancos furono rimontati a causa di gravi errori difensivi, venendo infine sconfitti per 3-2. In Coppa del Re riuscì a raggiungere la finale, dove però fu sconfitto dai rivali dell'Atlético per 2-0. In Coppa Uefa il club ebbe un cammino molto agevole che lo portò in semifinale, dove però fu inaspettatamente sconfitto dal Torino. Fece molto discutere l'esonero di Antic a gennaio quando la squadra si trovava al primo posto con 7 punti di vantaggio sul Barcellona. Il serbo fu sostituio da Beenhakker, il quale tuttavia durò poco: in estate fu esonerato e sostituito dallo spagnolo Benito Floro.
    Nel 1992-93 il Real Madrid perse nuovamente il campionato all'ultima giornata, ancora per una sconfitta contro il Tenerife. La stagione, comunque, fu meno amara della precedente: i blancos raggiunsero la finale di Coppa del Re eliminando tra le altre il Barcellona in semifinale grazie ad una vittoria per 2-1 e un pareggio 1-1. In finale fu sconfitto il Real Saragozza con le reti di Butragueño e Lasa, vincendo il trofeo per la 17ª volta.
    La stagione 1993-94 si apre con una nuova vittoria in Supercoppa contro il Barça (con un 3-1 e un 1-1), ma prosegue male: ancora una volta il Madrid non riesce a mettere in bacheca i trofei più importanti giungendo solo 4° in campionato e uscendo ai quarti di finale sia in Coppa del Re che in Coppa delle Coppe. Inoltre, l'8 gennaio 1994 rimediò una "manita" in casa del Barcellona di Johan Cruijff. Al termine della stagione anche Floro fu esonerato. Al suo posto venne ingaggiato Valdano, vecchia bandiera del Madrid.
    Chiusa un'altra stagione tragica, il 1994-95 fu per il Real Madrid di tutt'altro sapore: eliminato in Coppa UEFA e in Coppa di Spagna, diede il meglio di sé in campionato. La Liga inizia subito con due vittorie: la prima, esterna, sul Siviglia per 4-1, la seconda in casa contro il Logroñés. Dopo un pareggio con l'Albacete, nelle successive sei gare il cammino è rallentato da due sconfitte la prima contro il Gijón, la seconda in casa del Saragozza per 3-2. Dopo queste iniziali difficoltà, i blancos riescono a ingranare la marcia vincendo partite importanti come il 4-2 rifilato all'Atlético e il 2-1 ottenuto in casa del Valencia. Dalla tredicesima giornata (pareggio 1-1 contro il Real Sociedad), il Madrid guadagna stabilmente la vetta, ottenendo la certezza matematica il 3 giugno del 1995 con il 2-1 ottenuto contro il Deportivo, diretto inseguitore. La stagione è ricordata con piacere dai tifosi del Real per la manita inflitta agli storici rivali del Barcellona il 7 gennaio 1995 al Bernabeu (tripletta di Zamorano e gol di Luis Enrique e Amavisca), un anno dopo quella rimediata al Camp Nou. Inoltre, l'attaccante Zamorano conquistò il Pichichi mettendo a segno 28 gol.

    Nel 1995 divenne presidente del club l'imprenditore Lorenzo Sanz.

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    Raúl, per ben tre volte campione d'Europa con la camiseta blanca


    Dopo un 1995-96 privo di soddisfazioni, nell'estate del 1996 il presidente ingaggiò come allenatore Fabio Capello, reduce da un quinquennio di successi con il Milan. Benché la sua esperienza sulla panchina della squadra spagnola durò solo una stagione, riuscì a dominare e vincere la Liga concludendo con 92 punti, con 2 di vantaggio sul Barcellona. Ma il merito più grande dell'allenatore friulano è stata la creazione di una super squadra che comprendeva campioni come Raúl, Predrag Mijatović, Fernando Redondo, Davor Šuker, Clarence Seedorf e Roberto Carlos. Al termine della stagione divenne allenatore del Madrid il tedesco Jupp Heynckes.

    La stagione iniziò con la vittoria della Supercoppa Spagnola (sconfitta per 2-1 e vittoria 4-1 sul Barça).
    In campionato, il Real Madrid ebbe troppi alti e bassi. Raggiunse la vetta alla tredicesima giornata ma vi rimase solo per due settimane, il pareggio alla quindicesima contro il Real Oviedo (1-1) determinò la retrocessione al secondo posto, dove il Madrid rimase per molte settimane prima che una serie negativa nelle ultime giornate facesse scivolare gli uomini di Heynckes al quarto posto. I merengues furono sconfitti in entrambe le sfide dirette con il Barcellona (2-3 e 3-0). Le cose andarono meglio in Champions League dove il Real, superate le due fasi a gironi, eliminò il Bayer Leverkusen (1-1 e 3-0) e un'altra squadra tedesca, il Borussia Dortmund (0-0 e 1-0). In finale batté la Juventus per 1-0 ad Amsterdam grazie ad una rete di Predrag Mijatovic. Tuttavia la vittoria del trofeo non valse ad Heynckes la riconferma a causa del quarto posto in campionato. Al suo posto arrivò l'olandese Guus Hiddink.
    Nella stagione 1998-99 il Real perse la finale di Supercoppa Europea contro il Chelsea (0-1). Il 3 dicembre 1998 arrivò la seconda Coppa Intercontinentale, conquistata battendo il Vasco da Gama per 2-1. In campionato però giunse secondo in classifica alle spalle del Barcellona. Non arrivò nemmeno la riconferma in Champions, dove i madridisti furono eliminati ai quarti dalla sorprendente Dinamo Kiev. Al termine della stagione Hiddink fu sostituito da Vicente Del Bosque.

    Nel 1999-2000 la squadra vinse la sua ottava Champions League in una finale tutta spagnola contro il Valencia (3-0). La finale fu raggiunta superando le due fasi a gironi, quindi il Manchester United ai quarti di finale e il Bayern in semifinale. I gol contro il Valencia furono messi a segno da Fernando Morientes, Steve McManaman e Raul. In campionato fu solo quinto posto, ma i merengues ebbero comunque la soddisfazione di battere il Barcellona per 3-0 nello scontro diretto del 26 febbraio.

    La prima era Pérez e i Galacticos (2000-2006)

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    I Galacticos Beckham e Zidane nel 2003



    Nell'estate del 2000 si candidò alla presidenza del club Florentino Pérez, che batté il presidente uscente Lorenzo Sanz. A giocare un ruolo decisivo per la vittoria di Pérez fu la promessa, fatta in campagna elettorale, di portare al Real Madrid l'idolo dei tifosi del Barcellona Luís Figo, il quale fu acquistato poco tempo dopo la sua elezione. Con l'acquisto di Figo, successivo alla vendita del centro di allenamento (la Ciudad Deportiva), fu inaugurata una strategia societaria improntata all'acquisto dei più grandi campioni del calcio mondiale. Nell'estate 2000 furono acquistati anche il forte centrocampista francese Claude Makélélé, il brasiliano Flávio Conceição e l'argentino Santiago Solari.
    La nuova stagione non iniziò bene per il Madrid, sconfitto in Supercoppa Europea dal Galatasaray (1-2).
    Il campionato parte il 9 settembre e il Real batte il Valencia per 2-1. Poi un pareggio 3-3 contro il Malaga e la sconfitta subita nel clasico (2-0) sembrano compromettere il buon inizio del Madrid, che però ricomincia a vincere, guadagnando stabilmente la testa della classifica e non lasciandola più fino alla fine del torneo, laureandosi così Campione di Spagna per la 28ª volta. La certezza del titolo arriva il 26 maggio a due giornate dal termine, quando viene battuto l'Alaves per 5-0. In Champions League supera la fase a gironi e batte il Galatasaray ai quarti di finale, ma viene eliminato dal Bayern Monaco in semifinale. In Coppa del Re subisce una clamorosa eliminazione dal Toledo (2-1).
    La Coppa Intercontinentale fu persa dai blancos in quel di Tokyo, in uno scontro con gli argentini del Boca Juniors: non bastò una gran botta di Roberto Carlos a rimontare il doppio svantaggio maturato nei primi 5 minuti a causa di una doppietta di Martin Palermo.

    Nel dicembre del 2000, il Real Madrid ricevette dalla FIFA un premio per l'elezione come miglior club del XX secolo. La votazione fu fatta dai lettori del magazine bimestrale FIFA World Magazine, e vide il Real Madrid ottenere una schiacciante maggioranza di voti (42,35 %).

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    Guti, prodotto del vivaio madrileno



    Per la stagione 2001-2002 viene acquistato il fortissimo fantasista Zinédine Zidane dalla Juventus, mentre il giovane Iker Casillas diventerà portiere titolare al posto di Illgner. Il Real inizia la stagione con la conquista della sua sesta Supercoppa Spagnola superando il Real Saragozza (1-1 e 3-0 con tripletta di Raul). In campionato, però, ha un avvio lento che lo esclude dalla lotta per il titolo: alla fine arriva terzo, potendosi comunque consolare con la vittoria nel clasico il 4 novembre (2-0). In Coppa del Re raggiunge la finale dopo aver eliminato, tra le altre, il Rayo Vallecano e l'Athelic di Bilbao, ma perde contro il Deportivo la Coruña (1-2). In Champions League, invece, arriva la nona vittoria nella storia del club: dopo aver superato le due fasi a gironi, i merengues battono il Bayern Monaco ai quarti (1-2 e 2-0), prendendosi la rivincita rispetto ad un anno prima. Poi sconfiggono in semifinale gli arcirivali del Barcellona, con una vittoria per 2-0 e un 1-1. In finale incontra il sorprendente Bayer Leverkusen, il 15 maggio a Glasgow. Dopo 8 minuti Raul segna la rete del vantaggio, ma al 13º la situazione è riportata in parità dal tenace Lúcio. A decidere la gara sarà una prodezza di Zidane, rimasta a lungo nell'immaginario collettivo. La gara finisce 2-1 e il Real Madrid si laurea Campione d'Europa.
    Nell'estate del 2002 la squadra è rinforzata con gli acquisti di Ronaldo, Pallone d'Oro dopo qualche mese, e di un giocatore promettente ma poco utilizzato: Esteban Cambiasso. Viene inoltre promosso in prima squadra dalla cantera Javier Portillo. La stagione 2002-2003 parte alla grande con la vittoria in Supercoppa Europea ai danni del Feyenoord (3-1), ma nelle prime 10 giornate di campionato il Real fatica a ingranare la marcia, pareggiando più volte e subendo anche una sconfitta. L'inversione di tendenza avviene alla 15ª giornata, con la vittoria per 4-1 sul Valencia. Da quel momento in poi il Real inanella una serie di risultati utili consecutivi che gli permettono di mantenere stabilmente il secondo posto in classifica. Alla 24ª giornata il Real Madrid supera l'Alaves per 5-1 mentre il Real Sociedad, in quel momento in testa alla classifica, perde 3-0 in casa del Valladolid: è sorpasso. La vetta della classifica, però, il Madrid la mantiene solo per otto giornate: alla trentatreesima pareggia contro il Recreativo Huelva (0-0), e retrocede al terzo posto. Alla trentaquattresima giornata i blancos risalgono al secondo posto grazie alla sconfitta del Deportivo, mantenendo in vita le speranze di sorpasso. Il sorpasso avviene solo alla penultima con il Madrid che sconfigge i rivali dell'Atlético in una trasferta insidiosa (4-0) mentre il Sociedad cade in casa del Celta Vigo (3-2). All'ultima giornata viene sconfitto l'Atletic Bilbao per 3-1 e il Real si aggiudica il suo 29º titolo nazionale.
    La Coppa Intercontinentale viene conquistata dai blancos il 3 dicembre 2002, sconfiggendo l'Olimpia con un 2-0 firmato da Ronaldo e Guti.
    In Champions League, raggiunge la semifinale dove è eliminato dalla Juventus (2-1 e 1-3), poi finalista perdente contro il Milan.
    Nell'estate 2003 all'organico già straordinario del Real Madrid si aggiunse l'inglese David Beckham. I media coniarono l'espressione Los Galácticos ("I Galattici") per porre l'accento sulla risonanza mediatica del parco-giocatori del Real Madrid. Si parlò anche di Zidanes y Pavones per descrivere la strategia di unire giocatori affermati come Zidane a giovani calciatori formatisi nel settore giovanile del club, tra cui Francisco Pavón. Fuori dal campo la strategia dei Zidanes y Pavones ebbe uno straordinario successo dal punto di vista finanziario. Il club si adoperò, infatti, per sfruttare il suo enorme potenziale sul mercato mondiale, specialmente in Asia.
    Di lì a poco tuttavia una serie di scelte tecniche discutibili e i problemi dovuti alla convivenza di tanti campioni aprirono un periodo di crisi e di insuccessi, iniziato con il controverso esonero dell'allenatore Vicente Del Bosque meno di ventiquattr'ore dopo che il tecnico aveva condotto la squadra alla vittoria nella Liga, nel maggio 2003. La panchina del Real Madrid fu affidata a sorpresa a Carlos Queiróz.
    A Pérez fu rimproverata anche la cessione di Makélélé, centrocampista di contenimento fondamentale per gli equilibri tattici della squadra, al quale non fu rinnovato il contratto scaduto nel 2003.
    La stagione sembrò iniziar bene con la vittoria in Supercoppa contro il Maiorca (1-2 e 3-0). Da Natale, però, iniziò una serie di risultati negativi, che fino a febbraio non compromisero il primo posto nella Liga, ma in seguito si rivelarono fatali. La crisi culminò in cinque sconfitte di fila nelle ultime cinque partite di campionato, che fecero retrocedere il Real Madrid al quarto posto e causarono l'esonero di Queiroz, che non poté quindi sottrarsi alla sorte infausta che in quel periodo colpiva gli allenatori del Real Madrid. Alla delusione in campionato si aggiunse l'inattesa eliminazione ai quarti di finale della Champions League per mano del Monaco. La compagine madrilena mancò anche la conquista della Coppa del Re, nella cui finale fu battuta dal Real Saragozza. Nell'estate del 2004 Pérez fu comunque rieletto con il 94,2% dei voti.

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    Michael Owen in allenamento con il Real Madrid.


    Negli anni a venire il presidente acquistò un numero consistente di giocatori d'attacco, assecondando la politica dei Galacticos. Malgrado l'arrivo di giocatori di alto livello come Walter Samuel, Sergio Ramos e Michael Owen, il Real Madrid non riuscì a vincere alcun trofeo importante dal 2004 al 2006, soffrendo il dominio nazionale e internazionale del Barcellona di Frankie Rijkaard.
    Per l'annata successiva fu nominato allenatore José Antonio Camacho, che di lì a poco si sarebbe dimesso. Gli subentrò Mariano García Remón, esonerato dopo la pausa invernale quando la squadra stazionava al quinto posto. Vanderlei Luxemburgo, il suo sostituto, non riuscì a guidare i suoi uomini oltre gli ottavi di finale della Champions League (prevalse la Juventus) e della Coppa del Re, ma in campionato il Madrid si batté con ardore, fino a ottenere il secondo posto, a 4 punti di distacco dal Barcellona campione. L'unica soddisfazione fu la vittoria nel clasico per 4-2.
    Anche il 2005-06 fu avaro di soddisfazioni. Trascorsi alcuni mesi segnati da prestazioni negative, Luxemburgo fu sollevato dall'incarico e il suo sostituto fu Juan Ramón López Caro, allenatore del Real Madrid Castilla, che rimase sorprendentemente in carica per il resto della stagione. Nella Liga dominata dal Barcellona il Real Madrid, pur giungendo alla fine secondo, non rappresentò mai una minaccia per la conquista del titolo da parte dei rivali catalani, che al Bernabéu si imposero sui madrileni con il risultato di 3-0 a novembre. Estromessi dalla Coppa del Re, dove furono superati per 6-1 dal Real Saragozza nella gara di andata delle semifinali (al ritorno andarono vicini alla rimonta ma il 4-0 non bastò), i bianchi della capitale uscirono di scena dalla Champions League ancora una volta agli ottavi di finale, sconfitti dall'Arsenal, poi finalista perdente del torneo. Il 27 febbraio 2006 Florentino Pérez si dimise e fu rimpiazzato provvisoriamente da Fernando Martín.

    L'era Calderón (2006-2009)

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    Il 2 luglio 2006 fu eletto presidente Ramón Calderón, che ingaggiò Fabio Capello come allenatore, l'ex campione del Real Madrid Predrag Mijatović come direttore sportivo e Franco Baldini come direttore generale.

    Capello caldeggiò l'acquisto di Fabio Cannavaro ed Emerson, entrambi, come l'allenatore, arrivati al Real dalla Juventus in seguito allo scandalo nel calcio italiano che ha visto coinvolta la società bianconera. In totale il club spagnolo spese 21 milioni di euro, anche per ingaggiare Ruud van Nistelrooy, Mahamadou Diarra e José Antonio Reyes. Nel corso della sessione invernale del calciomercato internazionale, tra dicembre e gennaio, la dirigenza del club madrileno si assicurò alcuni giovani sudamericani di talento come Marcelo, Gonzalo Higuain e Fernando Gago, arrivi cui fecero da contraltare le partenze di due dei Galacticos, David Beckham, accasatosi ai Los Angeles Galaxy da luglio 2007, e Ronaldo, ceduto al Milan nel gennaio 2007.
    In Champions League i blancos di Madrid furono eliminati agli ottavi di finale dal Bayern Monaco. Dopo aver trascorso gran parte della stagione al secondo o al terzo posto del campionato spagnolo 2006-2007, negli ultimi mesi recuperarono molti punti sul Barcellona. Il momento clou del campionato fu la penultima giornata: all'89º minuto il Madrid perdeva 2-1 in casa del Saragozza mentre il Barcellona era in vantaggio con il medesimo risultato sull'Espanyol. Con questi due risultati, il Barcellona avrebbe avuto 3 punti di vantaggio sul Real Madrid con ancora una partita da disputare (vantaggio non definitivo, ma difficile da rimontare, alla luce anche del fatto che i blaugrana vinsero poi l'ultimo turno). Nel giro di mezzo minuto sia il Real Madrid, sia l'Espanyol pareggiarono, i primi con Van Nistelrooy, i secondi con Tamudo, ribaltando così la situazione e riportando il Madrid al primo posto (a pari punti con il Barça, ma in vantaggio sugli scontri diretti). L'ultima giornata fu vinta per 3-1 contro il Maiorca e così il Real si laureò Campione di Spagna per la 30ª volta.
    La vittoria non impedì l'esonero di Fabio Capello, allontanato dalla dirigenza pochi giorni dopo i festeggiamenti per la conquista del campionato. La sua cacciata fu motivata dal cattivo gioco espresso dalla squadra durante buona parte della stagione, non degno del più grande club del mondo, a detta del presidente e dell'area tecnica. Il direttore sportivo Mijatović diede atto a Capello di aver "lavorato sotto una pressione enorme" e "ottenuto un risultato importante come la vittoria della Liga", ma aggiunse: "Abbiamo bisogno di giocare un calcio diverso rispetto a quello dell'ultima stagione, abbiamo bisogno di qualcosa di più perché i nostri tifosi possano tornare a divertirsi".

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    Al posto dell'allenatore friulano fu assunto Bernd Schuster, autore di una grande stagione col piccolo Getafe, portato alla finale di Coppa del Re e di conseguenza in Coppa UEFA. Sul fronte del calciomercato la campagna-acquisti del club fu ancora una volta faraonica (120 milioni di euro). Allo stadio Bernabéu giunsero il portoghese Pepe e gli olandesi Arjen Robben, Royston Drenthe e Wesley Sneijder.
    In Champions League la squadra madrilena fu eliminata per il quarto anno consecutivo agli ottavi di finale, questa volta dalla Roma. In campionato, invece, occupò costantemente la testa della classifica per tutta la stagione, confermandosi campione di Spagna (per la prima volta in diciotto anni) con tre giornate di anticipo grazie anche ad un attacco molto produttivo, capace di segnare in 35 partite su 36. L'8 maggio, alla terzultima giornata, i blancos già campioni batterono per 4-1 il Barcellona al Bernabéu.
    La stagione 2008-09 si è aperta con la conquista della Supercoppa di Spagna nella doppia sfida contro il Valencia, ma il Real Madrid ha avuto un deludente avvio di stagione, segnato da alcune sconfitte in campionato che non hanno permesso al club di tenere il passo del Barcellona. Il 9 dicembre 2008 Bernd Schuster è stato esonerato e sostituito dallo spagnolo Juande Ramos.
    Il 16 gennaio 2009 Calderón si è dimesso dalla carica di Presidente della società madridista per via delle presunte illegalità avvenute nella sua rielezione nel dicembre precedente. Gli è subentrato temporaneamente Vicente Boluda, in attesa dello svolgimento di nuove elezioni nell'estate 2009. Intanto la squadra, stabilmente al secondo posto della Liga alle spalle Barcellona, nella fase di calciomercato di gennaio è stata rinforzata con l'acquisto del centravanti Klaas-Jan Huntelaar, chiamato a sostituire il connazionale van Nistelrooy, seriamente infortunatosi, e del centrocampista Lassana Diarra. In Champions League la corsa dei madrileni si è fermata nuovamente agli ottavi di finale, contro il Liverpool, mentre in campionato hanno mantenuto il secondo posto dietro il Barcellona. Alla fine di maggio si dimette il direttore sportivo Mijatović.

    La seconda era Pérez (2009-oggi)

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    Kaká


    Unico candidato alla presidenza, Florentino Pérez è stato eletto nuovamente al vertice del Real Madrid il 1º giugno 2009. Dopo l'insediamento ha attuato nuovamente quella politica dei Galacticos che aveva caratterizzato la sua prima era al Real Madrid. Ha messo a segno il primo costosissimo acquisto di calciomercato, quello del brasiliano Kaká, versando 67,2 milioni di euro al Milan. Il clamoroso acquisto è stato seguito dall'affare più costoso nella storia del calcio, l'ingaggio del portoghese Cristiano Ronaldo, comprato dal Manchester United per 93 milioni di euro (80 milioni di sterline). Per il giocatore il club madrileno ha fissato una clausola rescissoria di 1 miliardo e 125.000 euro, una somma che non ha eguali nella storia del calcio. La faraonica campagna acquisti del Real Madrid di Pérez è proseguita con l'ingaggio del francese Karim Benzema dal Lione per 35 milioni, degli spagnoli Raúl Albiol dal Valencia, Alvaro Arbeloa e Xabi Alonso dal Liverpool e Esteban Granero dal Getafe.
    In totale Pérez ha speso circa 252 milioni di euro, record stagionale nel calciomercato mondiale, mentre hanno lasciato Madrid gli olandesi Klaas-Jan Huntelaar, Wesley Sneijder e Arjen Robben, Alvaro Negredo, Michel Salgado, Jordi Codina, Daniel Parejo, Julien Faubert, Javier Saviola, Fabio Cannavaro, Miguel Torres, Gabriel Heinze e Javi García.
    L'ingente mole di acquisti è resa possibile da un budget societario pari a 415 milioni di euro, record mondiale. Il bilancio societario risulta, pertanto, in attivo, grazie agli introiti derivanti dal contratto con Mediapro (120 milioni), dalle entrate dallo stadio (140 milioni), dal marketing (più di 150 milioni) e dalle amichevoli.

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    Cristiano Ronaldo, primo giocatore a superare, con 53 gol, il record di 47 gol stagionali stabilito da Ferenc Puskás del 1960


    Nonostante i copiosi investimenti, il Real Madrid non è riuscito a conquistare alcun trofeo. In ambito europeo ha disatteso ancora una volta le aspettative, cadendo per il sesto anno consecutivo agli ottavi di finale della Champions League, questa volta contro i francesi del Lione, mentre in Coppa del Re è incappata in una clamorosa eliminazione ai sedicesimi di finale contro l'Alcorcón, squadra di terza divisione, capace di vincere per 4-0 in casa nella gara di andata. In campionato la squadra di Manuel Pellegrini è giunta seconda a 3 punti dal Barcellona, anche se ha lottato per il titolo sino all'ultima giornata in un campionato dominato dalle due grandi. Non sono bastati ai madrileni i 96 punti conquistati, più di qualsiasi altra squadra laureatasi campione di Spagna nel passato, al termine di un torneo dominato dalle due grandi, con la terza, il Valencia, a quasi trenta punti dalla vetta.
    Alla fine della stagione Pellegrini viene sollevato dal suo incarico e il 28 maggio 2010 al suo posto è ingaggiato il portoghese José Mourinho.
    Nella sessione estiva del calciomercato, la società madrilena, mette a segno alcuni colpi: Angel Di Maria, Sergio Canales, Pedro León, Sami Khedira, Ricardo Carvalho e Mesut Özil, per un totale di 77,5 milioni di euro. Lasciano Madrid, invece, le due storiche bandiere dei blancos Guti e Raúl, insieme anche al tedesco Christoph Metzelder e all'olandese Royston Drenthe, ceduto in prestito per una stagione all'Hércules. A gennaio arriva in prestito dal Manchester City, Emmanuel Adebayor.
    Il 2 aprile 2011 perde in casa contro il Gijón per 0 a 1 dicendo così definitivamente addio alla Liga.
    In Coppa del Re, invece, il Real compirà un percorso molto positivo: nei sedicesimi di finale elimina il Real Murcia pareggiando 0-0 l'andata e vincendo 5-1 al ritorno; agli ottavi incrocia il Levante e passa il turno vincendo l'andata 8-0 e perdendo il ritorno per 2-0; nei quarti incontra i rivali cittadini dell'Atlético, che vengono battuti per 3-1 all'andata e 1-0 al ritorno; in semifinale elimina il Siviglia per 2-0 e 1-0. La finale si svolge al Mestalla di Valencia il 20 aprile 2011 contro il Barcellona: grazie a una rete di Cristiano Ronaldo nei tempi supplementari il Real vince 1-0 e si aggiudica il trofeo per la 18ª volta nella sua storia.
    In Champions League, dopo 7 anni, il Real riesce a superare la barriera degli ottavi di finale di Champions, eliminando il Lione, proprio la bestia nera delle "Merengues" (1-1 in Francia, 3-0 al Bernabeu). Nei quarti di finale, il Real Madrid affronta il Tottenham: vince 4-0 la gara d'andata, al Bernabeu e si ripete a White Hart Lane, sette giorni dopo, per 1-0. Il sorteggio ha voluto che il Real Madrid affronti in semifinale i rivali del Barcellona, in lotta con i "blancos" sia in campionato che in Coppa del Re. Nell'andata delle semifinali, il Real viene sconfitto in casa dai rivali catalani con una doppietta di Lionel Messi e al ritorno pareggia 1-1 permettendo al Barcellona di agguantare la finale di Wembley (non mancheranno, da parte dell'ambiente madrileno, le polemiche nei confronti di alcune decisioni arbitrali discutibili nelle due sfide di Champions League che avrebbero penalizzato il Real).

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    José Mourinho, campione di Spagna con il Real Madrid nella stagione 2011-12


    Nella sessione estiva di calciomercato 2011, il Real Madrid si rinforza con gli acquisti di Raphaël Varane dal Lens per 10 milioni, di Nuri Şahin dal Borussia Dortmund anch'egli per 10 milioni, di Fábio Coentrão dal Benfica per 30 milioni, del giovane Callejón dall'Espanyol per 4,4 milioni di euro, e infine l'acquisto dello svincolato Hamit Altintop. Il Real, con una spesa complessiva di 54,4 milioni di euro, spende 23 milioni in meno rispetto all'estate precedente, continuando dunque la politica avviata da Mourinho di gestire i fondi del club con più moderazione. Partono invece Dudek (svincolato), Garay (ceduto al Benfica), Drenthe (all'Everton) e Adebayor (fine prestito).
    La stagione 2011-2012 si apre con le due gare valide per la Supercoppa di Spagna contro i rivali del Barcellona. La sfida di andata al Bernabeu termina per 2-2 con le reti, per il Real Madrid, di Özil e Xabi Alonso. Al ritorno si impone il Barcellona per 3-2 grazie anche a una doppietta di Messi, nonostante il Real Madrid sia ben organizzato e voglioso di portare a casa la vittoria.
    In Coppa del Re (dopo aver eliminato il Malaga agli ottavi di finale) il Real Madrid incrocia nuovamente il Barcellona per l'ennesimo scontro diretto degli ultimi anni. All'andata non basta il gol del vantaggio firmato da C. Ronaldo, con il Barcellona che riesce a rimontare grazie alle reti di Puyol e Abidal. Nel ritorno i merengues riescono a rimontare uno svantaggio di 2-0 in pochi minuti grazie a Ronaldo e Benzema, ma alla fine saranno ancora i blaugrana a festeggiare.
    In Champions League i merengues affrontano un cammino molto positivo: affiancati nel girone da Lione, Ajax e Dinamo Zagabria, vincono tutte le partite classificandosi al primo posto con dieci punti di vantaggio sui secondi classificati. Agli ottavi di finale il Real viene sorteggiato contro il CSKA di Mosca: pareggiata 1-1 la sfida di andata, al Bernabeu i blancos dilagano per 4-1. Per i quarti di finale il Real viene sorteggiato contro l'APOEL, considerato da molti la squadra più abbordabile. Il Real riuscirà infatti ad imporsi sia all'andata che al ritorno (3-0 e 5-2). In semifinale di Champions League il Real Madrid viene eliminato dai tedeschi del Bayern Monaco: sconfitto 2-1 all'Allianz Arena, vince con il medesimo risultato al Bernabeu, la sfida si prolunga così ai rigori e sono i tedeschi a vincere per 3-1.
    La Liga comincia molto bene per gli uomini di Mourinho, che nonostante la sconfitta in casa nel primo scontro diretto (1-3) si dimostrano capaci di tenere a lungo il passo del Barcellona, prima che i blaugrana incappino in una serie di risultati negativi (come il 3-2 subito in casa del Osasuna) che li portano a 10 punti di distacco dalla vetta della classifica. Nel periodo primaverile tre pareggi del Real Madrid permettono ai rivali del Barcellona di rifarsi sotto portandosi a meno 4. A due settimane dal clasico, il Real conquista una vittoria importantissima nel derby con l'Atlético per 4-1 grazie ad un Cristiano Ronaldo ispirato che realizza una tripletta. Le due squadre arrivano così allo scontro diretto con quattro punti di differenza. Il 21 aprile al Camp Nou, contro tutti i pronostici e le statistiche, il Real Madrid ottiene una vittoria per 2-1 grazie ai gol di Khedira e C. Ronaldo, portandosi così a +7 dai rivali con ancora 3 giornate da disputare. Il Real Madrid si laurea matematicamente Campione di Spagna il 2 maggio 2012 al San Mamés di Bilbao, sconfiggendo l'Athletic Club per 3-0 grazie ai gol di Higuain, Ozil e Ronaldo (che sullo 0-0 aveva fallito un calcio di rigore). A fine partita iniziano i festeggiamenti per il titolo numero 32.


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    Fábio Coentrão, difensore del Real Madrid.


    In estate, dopo una lunga trattativa estiva con il club inglese del Tottenham, la dirigenza madrilena riesce nell'acquisto del fantasista croato Luka Modrić, affare che, tra la cifra pagata al momento della firma dei contratti e i vari bonus legati a presenze e prestazioni, si aggira attorno ai 42 milioni di euro. Tra i partenti, i centrocampisti turchi Nuri Şahin e Hamit Altıntop lasciano la squadra rispettivamente per il Liverpool in prestito fino alla fine della stagione e per il Galatasaray a 3 milioni e mezzo di euro, stessa cifra ottenuta per la cessione di Fernando Gago al Valencia; gli spagnoli Esteban Granero e Sergio Canales passano a titolo definitivo al QPR e al Valencia per 8 milioni l'uno. Infine, le ultime mosse di mercato del Real Madrid effettuate proprio al 31 agosto sono l'acquisto in prestito con diritto di riscatto del centrale ghanese Michael Essien dal Chelsea e la cessione a titolo definitivo del francese Lassana Diarra ai russi dell'Anži.
    Il primo evento della stagione è la Supercoppa di Spagna, disputata tra andata e ritorno il 23 e il 29 agosto 2012. Persa la gara di andata per 3-2, il Madrid sfodera una superba prestazione al ritorno, creando molte occasioni e portandosi sul 2-0 grazie a Higuain e Ronaldo. Sul finire del primo tempo il Barcellona accorcia le distanze su punizione con Leo Messi, e nella ripresa sfiora due volte il pareggio prima con Pedro e poi con Montoya ma il Madrid si difende bene sfiorando anche il terzo gol prima con Khedira, poi con Higuain (che colpisce il palo) e nei minuti finali con Modric. Grazie alla regola del gol fuori casa i capitolini si aggiudicano la loro nona Supercoppa.
    Il 30 agosto 2012 il sorteggio di Champions League inserisce il Real in un girone di ferro con Manchester City, Ajax e Borussia Dortmund. La prima sfida, contro il Manchester City, viene vinta per 3-2 grazie a due reti realizzate negli ultimi minuti da Benzema e Ronaldo. Contro l'Ajax, arriva un'altra vittoria, in Olanda, per 4-1, mentre nella terza sfida i merengues vengono fermati dai tedeschi del Borussia per 2-1. La prima di ritorno, al Bernabeu, offre al Madrid l'opportunità di vendicare la sconfitta, ma nonostante le diverse occasioni, si chiude sul 2-2. Alla penultima il pareggio 1-1 contro il Manchester City determina matematicamente il secondo posto dei merengues, che poi battono in casa l'Ajax con un altro 4-1. Il 20 dicembre ci sarà il sorteggio per gli ottavi di finale. In base ai vari regolamenti, le squadre che il Real potrebbe incrociare agli ottavi sono PSG, Schalke 04, Manchester United e Juventus.

    Palmarès

    Trofei nazionali


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    Alcune delle coppe della Liga vinte dal Real Madrid


    • Campionato spagnolo: 32 (record)
    1931-1932; 1932-1933; 1953-1954; 1954-1955; 1956-1957; 1957-1958; 1960-1961; 1961-1962; 1962-1963; 1963-1964; 1964-1965; 1966-1967; 1967-1968; 1968-1969; 1971-1972; 1974-1975; 1975-1976; 1977-1978; 1978-1979; 1979-1980; 1985-1986; 1986-1987; 1987-1988; 1988-1989; 1989-1990; 1994-1995; 1996-1997; 2000-2001; 2002-2003; 2006-2007; 2007-2008; 2011-2012
    • Coppa di Spagna: 18
    1905; 1906; 1907; 1908; 1917; 1933-1934; 1935-1936; 1945-1946; 1946-1947; 1961-1962; 1969-1970; 1973-1974; 1974-1975; 1979-1980; 1981-1982; 1988-1989; 1992-1993; 2010-2011
    • Coppa della Liga: 1
    1985;
    • Supercoppa di Spagna: 9
    1988; 1989; 1990; 1993; 1997; 2001; 2003; 2008; 2012
    • Coppa Eva Duarte: 1
    1947

    Trofei internazionali

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    Le 9 Coppe dei Campioni esposte nel museo del Real Madrid



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    • Coppa dei Campioni/Champions League: 9 (record)
    1955-1956; 1956-1957; 1957-1958; 1958-1959; 1959-1960; 1965-1966; 1997-1998; 1999-2000; 2001-2002
    • Coppa Latina: 2
    1955,1957
    • Coppa UEFA: 2
    1984-1985; 1985-1986
    • Supercoppa UEFA: 1
    2002
    • Coppa Intercontinentale: 3 (record spagnolo)
    1960; 1998; 2002
    Trofei regionali
    • Campionato Regionale: 23
    1903-04, 1904-05, 1905-06, 1906-07, 1907-08, 1912-13, 1915-16, 1916-17, 1917-18, 1919-20, 1921-22, 1922-23, 1923-24, 1925-26, 1926-27, 1928-29, 1929-30, 1930-31, 1932, 1933, 1934, 1935

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    Doppietta di Ronaldo in Barcellona-Real Madrid 1-3 (VIDEO/FOTO)
    CR7 trascina i 'blancos' alla vittoria e spalanca le porte della finale di Coppa del Re. Messi e i catalani umiliati al Camp Nou.



    Tre ceffoni sul muso. Sconfitto, umiliato in casa ed eliminato dalla Coppa del Re. Il tonfo del Barcellona nella semifinale di ritorno (1-1 all’andata) è fragoroso: battuto 3-1 al Camp Nou dal Real Madrid, Messi impalpabile, Ronaldo lo sbeffeggia davanti ai suoi tifosi, Mourinho zittisce il rumore dei nemici e porta i ‘blancos’ in finale. CR7 oscura la Pulce e con essa il luccichio dei quattro Palloni d’Oro. A brillare è il suo sorriso e quel ghigno beffardo di chi s’è preso una bella rivincita dopo un torto subito. E’ lui l’attaccante più forte. Lio? Nemmeno s’è visto. Perché quello in campo ieri sera era la brutta copia. E le ‘merengues’ sembravano d’un altro pianeta. Barça mai in partita, il risultato si sblocca subito: al 13′ il campione portoghese, atterrato da Piqué, dal dischetto non fallisce. Il Barcellona prova a reagire, ma non fa paura. Là dietro, lo Special One ha scavato una trincea e Messi ci finisce dentro.

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    ronaldo protagonista con una doppietta
    Ronaldo conquista il proscenio al Cam Nou


    Disfatta nel secondo tempo. Al 12′ della ripresa arriva il raddoppio ancora con Ronaldo, che firma la doppietta nell’arena catalana. Fuori Fabregas, dentro Villa: i catalani tentano l’ultimo assalto, ma non è serata. Al 23′ il francese Raphael Varane mette sotto la traversa la palla del 3-0. Resta solo l’onore da salvare, magra consolazione: a tempo scaduto arriva la rete della bandiera di Jordi Alba. I marziani sono tornati sulla terra.

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    messi inseguito da ozil
    Serata opaca per la stella argentina
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    cr7 calcia a rete puyol prova a fermarlo
    Puyol si oppone al portoghese
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    i blancos corrono ad abbracciare mourinho
    Mourinho fa festa con i calciatori a fine partita





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    Champions League - Rimonta con aiutino del Real Madrid: Man United fuori
    Gli uomini di José Mourinho ribaltano in 3’ l’autogol di Sergio Ramos e passano 2-1 a Old Trafford: pesa il rosso inflitto dall'arbitro Cakir a Nani (56'), decisivo quanto le reti di Modric (66') e Ronaldo (69'). Sir Alex Ferguson protesta, ma ai quarti vanno i Merengues
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    La storia si ripete. José Mourinho, come nel 2004 e nel 2010, si trova in Inghilterra per giocarsi il ritorno degli ottavi di finale. Deve vincere e riesce nell’impresa. Dopo il Porto e l’Inter (che poi avrebbero vinto la Champions League) è il turno del Real Madrid. Che sbanca Old Trafford 2-1 ribaltando il vantaggio iniziale del Manchester United, garantito da una rocambolesca autorete di Sergio Ramos al 48’. E passa quarti tra i fischi del “teatro dei sogni” imbufalito per l’espulsione ingiusta di Nani al 56’, decisa dall’incompetenza dell’arbitro Cakir. L’unica nota stonata in una grande serata di calcio, con le firme d’autore di Modric e di Cristiano Ronaldo.

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    ROONEY IN PANCA, GIGGS FA 1000 - Sir Alex Ferguson sorprende tutti e cambia radicalmente il suo 4-2-3-1. In mezzo al campo con Carrick c’è Cleverley, mentre sulla trequarti trova spazio Giggs e non Kagawa. La grande novità, però, arriva dalla fascia destra, dove Rooney cede il posto a Nani partendo dalla panchina. Confermati, invece, Welbeck e van Persie. José Mourinho, al contrario, conferma le indiscrezioni della vigilia. Titolare Higuain in attacco, con Di Maria-Ozil-Ronaldo a supporto. CR7 torna a Old Trafford nel giorno in cui il suo maestro Giggs tocca la presenza numero 1000 in carriera.

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    PALO DI VIDIC, ENTRA KAKA’ - Mourinho aveva detto che Ferguson difficilmente se la sarebbe potuta giocare anche al ritorno così come era accaduto al Bernabeu, con un atteggiamento così difensivo. Invece, se possibile, Sir Alex si copre ancora di più con Nani a sinistra, Welbeck a uomo su Xabi Alonso e Giggs a destra. Lo scenario torna quindi ad essere quello già visto all’andata. Partita bella, ma non bellissima. Match vivace, ma privo di grandi occasioni. Una sfida dove a farla da padrona sono non le giocate ma le mosse dei due tecnici. Ancora una volta sembra essere il Real Madrid a giocare in casa, con un possesso palla tanto elaborato quanto inutile. Perché, alla fine dei conti, la chance migliore del primo tempo è per il Manchester United, che al 21’ colpisce il settimo legno della propria Champions League con un’incornata di Vidic sugli sviluppi di un corner battuto alla perfezione da Giggs. Gli uomini di Mourinho creano poco e nulla, solleticando soltanto Ferdinand e Vidic quando Ronaldo taglia verso destra e Di Maria si sposta a sinistra. Al 34’ arriva così un altro brivido con Diego Lopez che non trattiene un tiro prevedibile di un appannato van Persie e quasi regala a Welbeck un’altra palla per entrare nella storia dopo il gol dell’andata. Lo Special One esce dal campo un minuto prima della fine del primo tempo, visibilmente infastidito e non soltanto per il cambio forzato allo scadere, con l’uscita per infortunio di Di Maria e l’ingresso di Kakà.

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    RIPRESA DA PAURA: DECIDE CR7 – Le emozioni sono tutte in coda. La girandola inizia al 48’, con l’autogol del secolo firmato da Sergio Ramos, che si addormenta su un cross comodo di Nani dalla sinistra (dopo una palla persa da Varane) e batte Diego Lopez imparabilmente. Il Real Madrid fatica a reagire, ma lo aiuta l’arbitro Cakir. Il fischietto turco al 56’ espelle infatti con un rosso diretto Nani, che nello stoppare un pallone alto colpisce involontariamente al costato Arbeloa. Ferguson si infuria, Old Trafford ribolle. Mourinho, invece, sente “l’odore del sangue” e rivolta i suoi come un calzino. Al 59’ esce Arbeloa ed entra Modric, con Khedira che passa al ruolo di terzino destro. L’ingresso del croato cambia il volto dei Merengues che danno maggiore velocità al proprio gioco contro un Manchester United ridotto in dieci. Ed è escalation. Al 61’ Rafael salva sulla linea su un tocco di testa da un passo di Higuain (con un mani evidente) e al 66’ arriva il pareggio. Modric ha spazio sulla trequarti e spara la conclusione. Palo e gol per l’1-1. Il Real fiuta la grande occasione e insiste. E, dopo tre minuti, ecco la rete che vale i quarti senza passare dai supplementari. Modric imbecca Higuain, che triangola con Ozil. Tacco del tedesco, l’argentino mette al centro dove arriva Ronaldo. Il portoghese, sino ad allora in ombra, va in scivolata e insacca l’1-2 micidiale. La partita finisce qui. Ferguson opera tre cambi tardivi gettando nella mischia Rooney, Young e Valencia per Cleverley, Welbeck e Rafael, mentre Mourinho si copre con Pepe per Ozil. Resta soltanto il tempo per vedere tre paratone di Diego Lopez, non per un’altra rimonta. Ai quarti va il Real Madrid. Al termine di una grande partita alla quale è mancato soltanto un grande arbitro.

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    PARTITA BELLA E ROVINATA – Chissà come sarebbe andata se Cakir non avesse espulso Nani. È questa la domanda del post-partita. Una sfida intensa, in bilico sino all’ultimo e ribaltata con un aiuto arbitrale ma anche con l’astuzia tattica di Mourinho. Che, sì, ha “incartato” Ferguson in un’altra delle sue grandi notti. Per meriti propri. E, soprattutto, demeriti dello scozzese. Che ha ritardato i cambi dopo l’inferiorità numerica e rischiato troppo lasciando fuori Rooney per fare spazio a Nani. Già, proprio il portoghese, alla fine decisivo per il controverso episodio del rosso spartiacque. Come sarebbe andata se Sir Alex avesse fatto giocare dall’inizio la propria stella? Anche questa, in fondo, è una buona domanda che, al contrario di quella iniziale, verrà soffocata dalle proteste di Old Trafford, mai così infuriato come dopo l’affronto di Cakir. Un aiutino non cavalcato da Mourinho, andatosene prima del triplice fischio dallo stadio per non far ribollire ulteriormente quello che vorrebbe fosse il suo prossimo stadio. Lo sarà mai?

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    Il Real Madrid ha vinto la Coppa del Re
    Le foto della finale contro il Barcellona, giocata senza Cristiano Ronaldo e decisa da un gol segnato a velocità incredibile dal calciatore più costoso al mondo
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    La parata celebrativa della squadra a Plaza Cibeles, a Madrid (GERARD JULIEN/AFP/Getty Images)


    Il Real Madrid ha vinto la Coppa del Re – la coppa nazionale di calcio spagnolo – battendo in finale il Barcellona a Valencia. Il Real ha vinto per 2-1, confermando il brutto periodo del Barcellona che è stato recentemente eliminato dalla Champions League, il più importante trofeo europeo per club, e a cinque giornata dalla fine è terzo in campionato, a quattro punti dall’Atletico Madrid (la seconda in classifica è proprio il Real Madrid).

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    L’allenatore del Real Madrid Carlo Ancelotti festeggia dopo il fischio finale (JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)


    Il Real Madrid – che ha un allenatore italiano, Carlo Ancelotti – è andato in vantaggio dopo 11 minuti con un gol del centrocampista Ángel di María; il Barcellona ha pareggiato al 23esimo del secondo tempo con un bel colpo di testa del difensore centrale Marc Bartra da calcio d’angolo. A cinque minuti dalla fine l’ala gallese Gareth Bale (diventato quest’estate l’acquisto più costoso nella storia del calcio) ha mostrato perché viene considerato uno dei calciatori più veloci del mondo: ha preso palla sulla fascia sinistra della propria metà campo, ha saltato il terzino del Barcellona e ha praticamente portato il pallone in porta, facendolo passare sotto i piedi del portiere Pinto.




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    Iker Casillas, il portiere del Real Madrid, festeggia con la coppa in mano dopo la vittoria (Denis Doyle/Getty Images)



    Il Real Madrid aveva vinto la Coppa del Re per l’ultima volta nel 2011 – l’anno scorso era stato battuto in finale dall’Atletico Madrid – ed è ancora in corsa in entrambi gli altri tornei ancora in corso, cioè il campionato spagnolo e la Champions League: ha dimostrato ancora una volta di essere una squadra molto solida e ha vinto nonostante l’assenza del suo giocatore più forte, Cristiano Ronaldo, che era infortunato. La sconfitta del Barcellona invece ha fatto parlare di nuovo della “fine” di un’epoca, quella in cui il Barcellona – a partire dal 2009 – ha dominato gran parte delle competizioni nazionali e internazionali a cui ha partecipato, tanto da far discutere dell’ipotesi che fosse in quel momento la squadra di calcio più forte di sempre.

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    Il pullman dei giocatori del Real durante parata celebrativa della squadra a Plaza Cibeles, a Madrid (GERARD JULIEN/AFP/Getty Images)
    485127351_10Alcuni giocatori del Real festeggiano con Cristiano Ronaldo, a sinistra (JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)
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    I giocatori del Real festeggiano dopo il fischio finale (CESAR MANSO/AFP/Getty Images)





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