Inter

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  1. arca1959
     
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    Football Club Internazionale Milano


    F.C. Internazionale Milano
    Calcio
    25px-Football_pictogram.svg

    140px-Inter_logo_centenario.svg

    I Nerazzurri; la Beneamata; il Biscione
    Segni distintivi
    Uniformi di gara

    Nuova-maglia-Inter-2012-2013-copertina
    Casa Trasferta Terza divisa




    Colori sociali 20px-600px_Nero_e_Azzurro_%28Strisce%292 Nero e Azzurro

    Simboli Biscione

    Inno C'è solo l'Inter
    Elio/Graziano Romani (2002)


    Dati societari
    Città Milano 20px-CoA_Citt%C3%A0_di_Milano.svg

    Paese Italia 20px-Flag_of_Italy.svg

    Confederazione UEFA

    Federazione FIGC

    Campionato Serie A

    Fondazione 1908

    Presidente Massimo Moratti

    Allenatore Andrea Stramaccioni

    Stadio Giuseppe Meazza (San Siro)
    (80 018 posti)
    Sito web www.inter.it



    Palmarès



    20px-Scudetto.svg Scudetti 20px-Star%2A.svg
    18
    Trofei nazionali 20px-Coccarda_Coppa_Italia.svg 7 Coppe Italia
    20px-Supercoppaitaliana5 Supercoppe italiane

    Trofei internazionali 20px-Coppacampioni3 Coppe dei Campioni/Champions League
    20px-Coppauefa3 Coppe UEFA/Europa League
    10px-Copa_Intercontinental.svg2 Coppe Intercontinentali
    12px-FIFA_Club_World_Cup.svg1 Coppe del mondo per club

    Stagione in corso 30px-Soccerball_current_event.svg


    « Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l'azzurro sullo sfondo d'oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo. »
    (Giorgio Muggiani, 9 marzo 1908)



    Il Football Club Internazionale Milano S.p.A., meglio conosciuto come Internazionale o, più semplicemente, come Inter e all'estero come Inter Milan (dalla città di provenienza), è una società calcistica per azioni italiana con sede a Milano. Fu fondata il 9 marzo 1908 da 44 soci dissidenti del concittadino Milan e, insieme a quest'ultimo, rappresenta il capoluogo lombardo nel calcio professionistico. È l'unica squadra ad aver partecipato a tutti i campionati di Serie A dalla sua fondazione.
    Nel suo palmarès figurano 18 campionati di lega, 7 Coppe Italia e 5 Supercoppe italiane per un totale di 30 vittorie in competizioni nazionali gestite dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A – seconda alle spalle della Juventus (42) –, cui vanno sommati 9 titoli vinti in tornei internazionali: 3 Coppe dei Campioni/Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa del mondo per club e 3 Coppe UEFA che ne fanno il terzo club italiano sia per numero di titoli ufficiali vinti (39) – dopo Juventus (53) e Milan (47) – che per vittorie in competizioni internazionali, alle spalle di Milan (18) e Juventus (11). Il club occupa il sesto posto – terzo tra i club italiani – nella speciale classifica dei migliori club europei del XX secolo stilata dall'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio (IFFHS). Con i successi conseguiti in campionato dal 2005-2006 al 2009-2010 l'Inter ha eguagliato il record di cinque scudetti consecutivi raggiunto in precedenza dalla Juventus del Quinquennio d'oro negli anni trenta e dal Grande Torino negli anni quaranta. Sempre nella stagione 2009-2010, inoltre, è diventato il primo club italiano a centrare il treble, con le sue vittorie in campionato, Coppa Italia e Champions League.
    In base a quanto emerso da un sondaggio della società Demos & Pi effettuato nel settembre 2011, l'Inter risulta essere il secondo club più sostenuto del Paese, avendo riscosso la preferenza del 18,6% del campione esaminato. A livello continentale invece, quella nerazzurra si classifica all'ottavo posto tra le squadre con più tifosi in Europa, contandone 17,5 milioni, come emerso da uno studio pubblicato dalla società tedesca Sport+Markt nel settembre 2010.

    Cenni storici

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    I quarantaquattro soci dissidenti del Milan che fondarono l'Inter


    Cronistoria del Football Club Internazionale Milano
    Il Football Club Internazionale Milano nacque al Ristorante Orologio la sera del 9 marzo 1908 con il nome di Foot-Ball Club Internazionale (solo nel 1967 verrà aggiunto Milano alla denominazione ufficiale, quando diventerà una S.p.A.) da una costola di 44 dirigenti dissidenti del preesistente Milan Football and Cricket Club, che aveva imposto il divieto di far arruolare altri calciatori stranieri a quelli già presenti nella rosa. Gli stranieri erano per gran parte l'ossatura delle nuove società di calcio che stavano sorgendo e il fatto di non arruolarli parve essere irriconoscente verso di loro. Il pittore e socio-fondatore Giorgio Muggiani scelse i colori che avrebbero rappresentato l'emblema della società: il nero e l'azzurro. Quest'ultimo colore fu scelto perché all'epoca si usavano le matite a due colori, rosse da una parte e blu dall'altra quindi simbolicamente il blu era opposto al rosso. Il primo presidente fu Giovanni Paramithiotti, mentre il primo capitano Hernst Marktl, che tra l'altro fu uno dei fondatori del Milan.

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    La formazione dell'Inter vincitrice del primo scudetto nel 1909-1910


    Nel 1910 l'Inter vinse il suo primo scudetto, cui seguirono delle stagioni deludenti. Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu interrotta l'attività sportiva che riprese nel 1920; a tale anno risale il secondo successo nazionale dei nerazzurri. A seguito della scissione tra FIGC e CCI, nella stagione 1921-1922 l'Inter si piazzò ultima nel proprio girone della CCI e doveva, per rimanere nella massima serie, disputare uno spareggio salvezza contro una squadra di Seconda Divisione. Tuttavia, prima che lo spareggio si disputasse, due mesi dopo la fine del torneo, avvenne la riunificazione del campionato, avvenuta sulla base del Compromesso Colombo che, derogando alle regole prestabilite, stabiliva degli spareggi incrociati tra squadre FIGC e squadre CCI. L'Inter riuscì a salvarsi battendo prima la cadetta S.C. Italia di Milano come stabilito dall'iniziale regolamento CCI (vinta dall'Inter a tavolino per 2-0 in quanto gli avversari non poterono schierare 11 giocatori, per motivi legati alla leva militare obbligatoria) e poi come stabilito dal Compromesso Colombo con la squadra FIGC Libertas Firenze. I nerazzurri si imposero per tre reti a zero in casa e pareggiarono per 1-1 in trasferta, rimanendo di conseguenza nella massima categoria.
    Con l'inizio del ventennio fascista l'Inter, simboleggiata in questo periodo dal centravanti Giuseppe Meazza, si trovò costretta a mutare il proprio nome per ragioni politiche; troppo poco italiano e soprattutto simile al nome della Terza Internazionale Comunista. Così nel 1928 l'Inter si fuse con l'Unione Sportiva Milanese e assunse la denominazione di Società Sportiva Ambrosiana, poi mutata in Ambrosiana-Inter fino al 1945. La squadra vinse nel 1930, con due giornate d'anticipo, il primo Campionato di Serie A disputato a girone unico, successo questo impreziosito dalle 31 reti segnate da Meazza (capocannoniere stagionale). Il quarto tricolore venne conquistato nel 1938 e Meazza per la terza volta nella sua carriera si confermò miglior realizzatore della competizione (precedentemente anche nell'annata 1935-1936). L'anno successivo l'Ambrosiana vinse la sua prima Coppa Italia sconfiggendo in finale il Novara per 2-1. Dopo un solo anno di digiuno, i milanesi tornarono a conquistare lo scudetto, il quinto titolo della storia nerazzurra. Nel 1942, nel pieno del secondo conflitto mondiale, Carlo Masseroni fu nominato presidente, carica che avrebbe ricoperto per 13 anni. Fu lui ad annunciare, sabato 27 ottobre 1945, che «l'Ambrosiana sarebbe tornata a chiamarsi solo Internazionale».
    Tornata alla sua antica denominazione, la squadra non andò oltre il secondo posto nel 1948-1949, la stagione della tragedia di Superga, dietro al cosiddetto Grande Torino. Ci vollero 13 anni prima che il club fosse di nuovo in grado di aggiudicarsi lo scudetto; nel 1952-1953 e nel 1953-1954 sotto la guida di Alfredo Foni. Il primo fu un successo controverso, ottenuto in buona misura grazie all'adozione della tattica del catenaccio introdotta da Foni, rivelatasi poco spettacolare ma estremamente efficace nel migliorare nettamente le prestazioni della difesa. La squadra si ripeté l'anno successivo, stavolta optando per un cambio di tattica, dunque per la rinuncia al poco spettacolare catenaccio che sì l'aveva portata al successo, ma che aveva attirato anche le critiche degli amanti dell'agonismo. In questa circostanza la squadra nerazzurra ebbe il miglior attacco del campionato.

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    Angelo Moratti, presidente del club dal 1955 al 1968


    Nel 1955 ascese alla presidenza Angelo Moratti. Dopo alcuni anni di assestamento, durante i quali Antonio Valentín Angelillo stabilì il primato di segnature, ancora imbattuto, per tornei a 18 squadre (33 reti nel 1958-1959), una finale di Coppa Italia e molti allenatori cambiati, giunse da Barcellona a Milano il mago Helenio Herrera. Fu l'inizio dell'era della Grande Inter, capace di vincere tre scudetti tra il 1963 e il 1966, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. La prima Coppa dei Campioni i nerazzurri la conquistarono nella finale contro il Real Madrid, già vincente cinque volte consecutive in tale competizione, sconfitto per 3-1, mentre la seconda fu messa in bacheca dopo il successo sul Benfica al Meazza per 1-0.
    Il 1968 segnò la fine di un ciclo, con l'abbandono di Moratti e di Herrera. La presidenza passò a Ivanoe Fraizzoli, sotto la cui guida il club tornò a vincere lo scudetto nel 1971, con Giovanni Invernizzi in panchina subentrato a metà stagione (unica squadra italiana a vincere il tricolore con un allenatore subentrato) e con Boninsegna capocannoniere. Ingaggiato nel 1977 l'allenatore Eugenio Bersellini, detto il sergente di ferro, nel 1978 l'Inter vinse di nuovo dopo 39 anni la Coppa Italia, sconfiggendo in finale il Napoli per 2-1. Durante la stagione 1979-1980 scoppiò lo scandalo del Totonero che coinvolse il mondo del calcio (e non solo) e si concluse con la retrocessione in Serie B del Milan e della Lazio. L'Inter vinse il suo dodicesimo scudetto. Nel 1982 i nerazzurri si aggiudicarono nuovamente la Coppa Italia dopo aver sconfitto in finale il Torino con i risultati di 1-0 e 1-1. Fu il terzo successo per l'Inter nella competizione.

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    L'undici nerazzurro campione d'Italia nella stagione 1988-1989


    Nel 1984 divenne presidente Ernesto Pellegrini. Nel 1989 il nuovo allenatore Giovanni Trapattoni condusse la squadra al suo tredicesimo scudetto, detto scudetto dei record. I nerazzurri, infatti, ottennero 58 punti con i 2 assegnati per ciascuna vittoria, una quota mai raggiunta da nessun'altra squadra. Nel novembre 1989 la bacheca della Beneamata accolse la prima Supercoppa italiana, conquistata contro la Sampdoria, sconfitta con il punteggio di 2-0. Gli anni novanta portarono gloria all'Inter solo in campo europeo. Alle deludenti prestazioni in campionato, infatti, fecero da contraltare i tre successi in Coppa UEFA in quattro finali disputate, vinte contro la Roma nel 1991, contro il Casino Salisburgo nel 1994 e contro la Lazio nel 1998.
    Nel febbraio 1995 i Moratti tornarono al timone della società, che venne acquistata da Massimo, figlio di Angelo. La fine del millennio fu avara di soddisfazioni, eccezion fatta per la Coppa UEFA vinta nel 1998.
    Nel 2004 l'avvento in panchina di Roberto Mancini aprì un ciclo di vittorie. Risalgono alla gestione dell'allenatore jesino la conquista di due Coppe Italia (su quattro finali tutte contro la Roma), due Supercoppe italiane (contro Juventus e ancora Roma) ma soprattutto tre scudetti. Il primo tricolore arrivò al termine della stagione 2005-2006, in seguito alle sentenze emesse dalla giustizia sportiva nell'ambito di Calciopoli. Nel 2007 la squadra si aggiudicò un nuovo scudetto dei record, conquistato dopo 18 anni sul campo con cinque giornate d'anticipo al termine di un campionato dominato, in cui la squadra subì una sola sconfitta contro la Roma, ai cui danni è stata vinta a inizio stagione la Supercoppa italiana ma che poi avrebbe battuto i nerazzurri nella finale di Coppa Italia. La stagione del centenario si aprì con la sconfitta in Supercoppa di lega, ma si chiuse con un nuovo scudetto, il sedicesimo, e un'altra finale persa di Coppa Italia.

    800px-Premiazione_Champions_2010
    Javier Zanetti solleva al cielo di Madrid la terza Coppa dei Campioni della storia interista


    Nel 2008 giunse sulla panchina dell'Inter José Mourinho, che condusse la squadra alla vittoria della Supercoppa italiana ancora contro la Roma (questa volta ai rigori) e al diciassettesimo scudetto, il quarto consecutivo; successo che consentì ai nerazzurri di raggiungere il Milan nell'albo d'oro del campionato italiano. All'inizio della stagione 2009-2010 la squadra nerazzurra perde per 2-1 la sfida contro la Lazio in Supercoppa italiana. Il prosieguo della stessa vide l'Inter conquistare il suo diciottesimo scudetto, la sua sesta Coppa Italia ma soprattutto, il 22 maggio contro il Bayern Monaco al Santiago Bernabéu di Madrid, la sua terza Coppa dei Campioni dopo 45 anni di attesa, la prima da quando ha mutato il proprio nome in Champions League, realizzando così il treble mai riuscito a nessun'altra squadra italiana. A fine maggio, il tecnico portoghese lasciò l'Inter per passare alla guida del Real Madrid.
    Il 10 giugno 2010 il ruolo di tecnico fu assunto da Rafael Benítez. Lo spagnolo, dopo aver conquistato la Supercoppa italiana, la Coppa del mondo per club ma aver perso la Supercoppa UEFA, lasciò il club milanese il 23 dicembre dello stesso anno. Al madrileno subentrò il brasiliano Leonardo, ex giocatore ed allenatore del Milan, con il quale i nerazzurri vinsero la settima Coppa Italia e raggiunsero il secondo posto in campionato.

    Colori e simboli

    Colori



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    La bandiera di Milano


    L'ideatore dell'emblema interista fu il grafico e pittore futurista Giorgio Muggiani, socio-fondatore del club nonché segretario della società. Proprio mentre la secessione dal Milan divenne realtà, egli elaborò il logo e la maglia neri e azzurri, che saranno i colori ufficiali del club fino al 1928, anno in cui sarebbero cambiati insieme con la maglia e con il nome ("Associazione Sportiva Ambrosiana"). La divisa ufficiale divenne bianca rossocrociata (colori di Milano) e segnata dal Fascio littorio. Dal campionato successivo e fino all'estate 1932 si ritornò alle fasce verticali nerazzurre, affiancate però dai colori della U.S. Milanese, con cui l'Inter nel frattempo si fuse. Inizialmente si scelse un emblema circolare a scacchi bianconeri, poi, per far spazio allo scudetto vinto, gli scacchi vennero spostati dalle maglie al colletto.
    Dopo la stagione 1965-66 l'Inter adottò sul proprio stemma la Stella d'Oro al Merito Sportivo, che rappresenta la vittoria di dieci campionati italiani.
    Per il 2007-08, l'anno del centenario per la società nerazzurra, la seconda maglia riprese la divisa storica dell'Ambrosiana: lo scudo crociato rosso su sfondo bianco (simbolo di Milano) e al centro lo scudetto al posto del Fascio littorio. La maglia venne presentata al pubblico durante la festa per il quindicesimo scudetto dell'Inter, indossata da tutti i giocatori e dagli ospiti invitati in campo. Nella prima versione di questa divisa sono presenti due errori sulla toppa celebrativa applicata sul fianco sinistro: la prima svista riguarda la data di nascita della società (è riportato l'8 marzo 1908 anziché il 9 marzo), la seconda è di natura ortografica ("100 anni nerazzuro" con una sola erre). La versione difettosa fu ritirata dal mercato e potrebbe diventare un pezzo da collezione.

    Simboli

    Lo stemma

    Evoluzione dello stemma


    130px-Logo_inter_muggiani_1908
    l primo stemma utilizzato dal 1908 al 1928
    Stemma_Inter_1928-1929
    Stemma in uso nella stagione 1928-1929
    Stemma_Inter_1929-1931
    Stemma in uso dal 1929 al 1931
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    Lo stemma dell'Ambrosiana in uso dal 1931 al 1945
    Stemma_Inter_1945-1960
    Stemma in uso dal 1945 al 1960
    Stemma_Inter_1960-1963
    Stemma in uso dal 1960 al 1963
    Stemma_Inter_1961-1963
    Stemma secondario utilizzato dal 1961 al 1963
    130px-Stemma_Inter_1963-1979
    Stemma utilizzato dal 1963 al 1979
    Stemma_Inter_1980-1990
    Stemma utilizzato dal 1979 al 1990
    130px-Interstemma
    Stemma utilizzato dal 1998 al 2007
    Evoluzione dello stemma



    Il primo stemma utilizzato dal 1908 al 1928

    L’aneddotica che ci giunge dal tempo narra che Giorgio Muggiani, ispiratore del distacco dal Milan e fondatore della nuova società, scelse anche i colori che avrebbero rappresentato l'emblema della società: il nero e l'azzurro. Quest'ultimo colore fu scelto perché all'epoca si usavano le matite a due colori, rosse da una parte e blu dall'altra quindi simbolicamente il blu era opposto al rosso. Muggiani inserì nello stemma la M di Milano pur non apparendo quest'ultima nel primo nome della società (Foot-Ball Club Internazionale). Il capoluogo lombardo, infatti, verrà aggiunto ufficialmente alla denominazione solo nel 1967, quando diventerà una S.p.A. Lo stemma del nuovo sodalizio aveva il fondo dorato delimitato da due cerchi, uno blu e uno nero, e con le lettere dell’acronimo sociale in bianco, sovrapposte: F, C, I, M (Football Club Internazionale Milano). Questo stemma fu abbandonato nel 1928 poiché l'Inter cambiò il nome in Ambrosiana. Si passò, dunque, ad uno stemma formato da un cerchio blu con al centro un fascio littorio, sulla sinistra un biscione e sulla destra il simbolo di Milano. Tale emblema fu usato solo nella Divisione Nazionale 1928-29. Dal 1929 al 1931 come stemma fu adottato un cerchio nero, con al proprio interno un rombo contenente dieci strisce verticali blu e nere e affiancato a destra dalla lettera A di Associazione e a sinistra dalla lettera S di Sportiva, entrambe su un campo bianco. In posizione inferiore era presente una striscia nera orizzontale contenente la parola "Ambrosiana". L'Inter, avendo nuovamente mutato nome in Ambrosiana Inter, dovette apportare una nuova modifica allo stemma, che divenne un rombo con i lati blu, nei quali era scritto Associaz. Sportiva Ambrosiana Inter. All'interno del rombo campeggiavano nove strisce verticali, cinque nere e quattro blu, con un pallone nel mezzo. Con la caduta del regime fascista in seguito alla seconda guerra mondiale venne meno la dicitura italiana imposta dal Duce al club, che da Ambrosiana-Inter poté tornare a chiamarsi solamente Inter. Terminata la guerra, dal 1945 l'Inter ritornò al suo stemma originale, ma i colori erano cambiati. Le lettere sovrapposte F, C, I, M erano, infatti, diventate di colore oro, mentre lo sfondo era costituito da un cerchio bianco, circondato da un cerchio nero, a sua volta circondato da un cerchio blu. Questo stemma rimase in uso fino alla stagione 1959-60. Dal 1960 lo stemma dell'Inter fu un triangolo con due lati curvi, con la punta verso il basso e il lato retto verso l'alto, sul quale era appoggiato un altro triangolo con i lati curvi, ma più piccolo. Lo stemma era diviso a metà: a destra figuravano 7 strisce verticali nere ed azzurre; a sinistra una biscia blu posta sopra la scritta 1908 e un pallone giallo. Nel triangolo superiore erano presenti sempre le lettere F, C, I, M. Dal 1961 al 1963 fu adottato anche uno stemma secondario, un ovale nella cui parte superiore, completamente blu, figurava la scritta F.C. e nella cui parte inferiore una striscia nera accompagnava la dicitura INTER. Ancora più inferiormente l'ovale era diviso in cinque strisce verticali, tre blu e due nere, con una biscia dorata al centro. Dal 1963 al 1979 l'Inter ritornò allo stemma originale, anche se con qualche lieve modifica: le lettere bianche F, C, I, M furono poste dentro un cerchio color oro e circondate da un cerchio nero a sua volta circondato da un cerchio blu, ma la vera novità fu la presenza di un ulteriore cerchio dorato attorno al cerchio blu. Dal 1979 al 1990 lo stemma fu una biscia bianca che si trovava davanti a due strisce nere ed azzurre su un campo bianco, mentre in alto a destra vi era una stella d'oro. Dal 1990 al 1998 lo stemma fu esattamente quello adottato dal 1963 al 1979, ma con un giallo più chiaro e con la stella d'oro.
    Lo stemma che l'Inter usò dal 1998 al 2007 richiamò l'originale insieme al colore blu. Le lettere F, C, I, M assunsero un colore giallo e ad esse venne aggiunta una stella su campo nero. Inoltre le lettere furono circondate da un piccolo cerchio blu scuro, circondato a sua volta da un cerchio nero, attorniato da un altro cerchio blu scuro, ma con la scritta INTER nella parte superiore del cerchio e con l'anno di fondazione 1908 nella parte inferiore del cerchio. Dal 2007 l'Inter tornò al primo stemma originale, sebbene nella stagione 2007-08 furono apportate delle correzioni: lo stemma fu circondato da una striscia curva dorata distanziata dallo stemma, mentre nella parte superiore c'era scritto 1908-2008 e nella parte inferiore 100 ANNI INTER. Nella stagione 2009-10 lo stemma si sviluppa attorno ad un cerchio verde, bianco e rosso, scelto per rappresentare il centenario del primo scudetto.
    Inno ufficiale
    L'inno dell'Inter si intitola C'è solo l'Inter, canzone ideata, composta e prodotta da Elio per l'etichetta Hukapan nel 2002. Di seguito la formazione completa:
    • Graziano Romani - voce e cori
    • Elio - piano, chitarra e cori
    • Fabrizio "Tede" Tedeschini - chitarra elettrica
    • Francesco Germini - organo e cori
    • Alex Class - basso
    • Max Baldaccini - batteria
    C'è solo l'Inter è dedicata a Peppino Prisco e i proventi ricavanti dalla vendita del disco sono stati devoluti a sostegno dell'attività umanitaria di Emergency.
    Esitono tuttavia altri due vecchi inni. Il primo risale al 1971, Inter spaziale, il cui testo venne scritto dal cantautore Roberto Vecchioni, noto tifoso nerazzurro, la musica da Renato Pareti, e fu cantato dal calciatore Mario Bertini, all'epoca in forza all'Inter. Il secondo risale invece al marzo del 1984, Cuore nerazzurro, composto ed eseguito dal gruppo musicale dei Camaleonti.
    Pazza Inter è invece una canzone cantata dai giocatori stessi, registrata il 22 agosto 2003 negli studi del network radiofonico RTL 102.5, e parte di Inter Compilation, progetto discografico pubblicato dall'etichetta DinDonDan e distribuito da Sony Music Italia dal 26 settembre 2003. La realizzazione di Pazza Inter è stata curata da Paolo Barillari e Dino Stewart (testo), Goffredo Orlandi (musica) e Luca Vittori (digital editing). È stato prodotto altresì un videoclip che mostra i calciatori durante la registrazione e in varie scene di una giornata-tipo presso il centro sportivo della Pinetina. Pazza Inter ha de facto sostituito l'inno ufficiale nerazzurro nelle occasioni pubbliche – come la trasmissione allo stadio prima delle partite casalinghe – per quasi tutto il primo decennio del nuovo secolo; il suo utilizzo è stato però oscurato dal club interista all'inizio della stagione 2012-2013, a causa di un mancato accordo economico tra la società nerazzurra e Rosita Celentano, detentrice dei diritti della canzone.

    Strutture Stadi


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    Il primo campo di gioco interista a Ripa Ticinese


    Il primo campo di gioco in assoluto utilizzato dall'Inter fu il campo sportivo situato al numero 115 di Ripa Ticinese, nella zona sud-ovest di Milano; uno dei lati minori del prato verde, era fiancheggiato dal Naviglio Grande ed è per questo che tutte le volte che si disputavano delle partite, una persona con una barca stazionava nel fiume per poter recuperare i palloni che andavano a finirci dentro.
    Dal 1913 venne utilizzato il Campo Goldoni situato in via Goldoni 61, corrispondente all'attuale Piazza Novelli. Nel 1928, nel decennale della morte, venne intitolato a Virgilio Fossati, primo capitano nerazzurro.
    Dopo il crollo della tribuna nel 1930, il campo venne chiuso e l'Inter si trasferì all'Arena Civica, che aveva una capienza di 30 000 posti, dove disputerà i suoi incontri fino al 1947.

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    L'esterno dello Stadio Giuseppe Meazza


    Nello stesso anno infatti lo stadio di San Siro, dal nome del quartiere in cui sorge, divenne la nuova casa dei nerazzurri. L'impianto, la cui costruzione iniziò nel dicembre 1925 per volere di Piero Pirelli, allora presidente del Milan, fu ufficialmente inaugurato il 19 settembre dell'anno seguente con una partita tra Inter e Milan (6-3 per i nerazzurri). Dal 1935 è di proprietà del Comune di Milano, e nel marzo 1979 fu intitolato a Giuseppe Meazza (1910-1979), attaccante tra gli anni trenta e quaranta sia dell'Inter che del Milan. Il primo stadio originario poteva ospitare 35 000 persone. Nel 1955 sono stati fatti i lavori di ampliamento e di costruzione del secondo livello di spalti, raggiungibili attraverso le rampe aumentando la capienza a 50 000. Nel 1990, in occasione dei mondiali di calcio, si decise la realizzazione della copertura sopra un terzo anello di gradinate. Nel 1996, ulteriori lavori vennero fatti per la copertura completa dei tre anelli di spalti.
    Lo stadio attualmente ha una capienza di 82 995 posti. Viene classificato dalla UEFA tra gli stadi élite.
    Centro di allenamento
    Il Centro sportivo Angelo Moratti, meglio conosciuto come La Pinetina è il centro sportivo dell'Inter, inaugurato nel 1962 su volontà di Angelo Moratti e su indicazione di Helenio Herrera. L'impianto è situato ad Appiano Gentile, comune situato nei pressi di Como.
    Presenta tre campi di gioco; due di questi sono di dimensione ridotta mentre l'altro di è ricoperto di una tensostruttura mobile, utilizzato soprattutto col freddo e col maltempo consente alla prima squadra ed al settore giovanile di svolgervi gli allenamenti. Il campo ricoperto di una tensostruttora mobile è stato voluto da Corrado Orrico, infatti misurando 46 m x 26 m, è soprannominato la "gabbia", ed è utile per migliorare il gioco nello stretto. Il centro è anche dotato di una piscina che permette il nuoto controcorrente e l'idromassaggio, di due palestre (una di 250 m². ed una di 100 m².), di due sale mediche (una per la fisioterapia ed una per i massaggi), di tre spogliatoi e di due magazzini.
    La parte centrale del centro sportivo di Appiano Gentile ruota attorno all'albergo che ospita tra le altre cose una sala giochi, una sala per le riunioni tecniche e gli studi di Inter Channel.

    Società


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    Massimo Moratti, attuale presidente del club


    Il capitale sociale del Football Club Internazionale Milano S.p.A. è posseduto da Moratti che ne detiene circa il 90%, dalla famiglia Giulini che possiede il 5,3% delle azioni e dalla Pirelli & C. con il 4,2%, mentre il restante 0,5% è suddiviso tra un centinaio di piccoli azionisti. Le società controllate dal Football Club Internazionale Milano S.p.A. sono la Inter Brand SrL, alla quale sono stati ceduti i marchi dell'Inter, la Inter Futura SrL, di cui l'Inter detiene il 100% delle quote, ed il Consorzio San Siro 2000 che è il consorzio formato al 50% tra Inter e Milan per la gestione dello stadio Giuseppe Meazza.
    Negli 11 bilanci dal 1995-96 al 2005-06 l'Inter ha accumulato 661 milioni di perdite nette e ha ricevuto dai soci 476,6 milioni, di cui oltre 400 milioni di euro versati dal presidente Massimo Moratti. Il bilancio 2006-07 si è chiuso con una perdita di 206 milioni di euro, che ha spinto il presidente Moratti a effettuare un versamento di 105 milioni di euro a copertura parziale delle perdite. Il bilancio 2007-08 si è chiuso con una perdita di 148 milioni di euro: Moratti ha dovuto versare ulteriori 68 milioni di euro mentre quello del 2008-09 si è chiuso con una perdita di 154 milioni di euro, che ha portato ad un altro aumento di capitale di 70 milioni di euro interamente coperto dal presidente. L'ultimo bilancio 2009-10 si è concluso con una perdita di 69 milioni di euro, in calo rispetto all'anno precedente soprattutto grazie alla plusvalenza realizzata con la cessione di Zlatan Ibrahimović al Barcellona (54,4 milioni). I debiti sono aumentati da 431,5 a 463 milioni, tra cui 71,3 milioni verso banche (48,3 nel 2009). Il patrimonio netto al 30 giugno 2010 era negativo per 7,36 milioni. Il presidente Massimo Moratti, dopo la ricapitalizzazione da 70 milioni deliberata il 26 ottobre 2009 e attuata entro ottobre 2010, dovrà provvedere ad altre iniezioni di capitale come deliberato dall'assemblea del 28 ottobre 2010 (nuovo aumento di capitale per 40 milioni)
    Complessivamente nei 15 anni dell'era Massimo Moratti (1995-2010) l'Inter ha accumulato perdite per 1 miliardo e 235 milioni di euro, dei quali circa 770 coperti dai soci e 463 milioni di debiti. Il presidente Massimo Moratti ha dovuto provvedere personalmente a 735 milioni di euro di iniezioni di capitale, cifra molto vicina ai 750 milioni di euro incassati con il collocamento in borsa dell'azienda di famiglia Saras avvenuta nel 2006.
    Nel 2010, dal rapporto annuale pubblicato da Deloitte & Touche, l'Inter risulta essere, insieme al Milan, la nona società di calcio in Europa per fatturato (circa 196,5 milioni di euro).
    Il club nerazzurro è anche uno dei membri dell'ECA – Associazione dei Club Europei, organizzazione internazionale che ha preso il posto del soppresso G-14, e composta dai principali club calcistici riuniti in consorzio al fine di ottenere una tutela comune dei diritti sportivi, legali e televisivi di fronte alla FIFA.

    Organigramma societario
    Dal sito ufficiale della società:


    Staff attuale dell'area amministrativa
    • Presidente: Massimo Moratti.
    • Vicepresidente e Amministratore Delegato: Angelomario Moratti.
    • Vicepresidente, Amministratore Delegato e Tesoriere: Rinaldo Ghelfi.
    • Comitato Strategico: Massimo Moratti, Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi, Milly Moratti, Marco Fassone, Stefano Filucchi (Segretario Comitato).
    • Consiglio di Amministrazione: Carlo d'Urso, Maurizio Fabris, Marco Gastel, Rinaldo Ghelfi, Tommaso Giulini, Luigi Amato Molinari, Angelo Moratti, Angelomario Moratti, Carlotta Moratti, Giovanni Moratti, Massimo Moratti, Natalino Curzola Moratti, Ernesto Paolillo, Pier Francesco Saviotti, Accursio Scorza, Marco Tronchetti Provera.
    • Collegio sindacale. Sindaci Effettivi: Giovanni Luigi Camera, Fabrizio Colombo, Alberto Usuelli.
    • Direttore Generale: Marco Fassone.
    • Vicedirettore Generale: Stefano Filucchi.
    • Segretaria di Presidenza: Monica Volpi.
    • Direttore del Personale: Angelo Paolillo.
    • Direttore Area Tecnica: Marco Branca.
    • Direttore Sportivo: Piero Ausilio.
    • Team Manager: Iván Córdoba.
    • Direttore Settore Giovanile: Roberto Samaden
    • Responsabile Area Ricerca e Selezione Sett. Giovanile: Pierluigi Casiraghi.
    • Responsabile Organizzativo Settore Giovanile: Alberto Celario.
    • Direttore Organizzativo & Segretario Generale: Umberto Marino.
    • Direttore Area Medica: Franco Combi.
    • Direttore Amministrazione: Paolo Pessina.
    • Responsabile Ufficio Legale: Francesca Muttini.
    • Direttore Area Stadio e Sicurezza: Pierfrancesco Barletta.
    • Direttore Editoriale e Responsabile del Coordinamento Contenuti della Comunicazione Societaria: Susanna Wermelinger.
    • Responsabile Information Technology: Giovanni Valerio.
    • Direttore Responsabile Inter Channel: Edoardo Caldara.
    • Capo Ufficio stampa: Leo Picchi.
    • Ufficio Stampa: Luigi Crippa, Claudia Maddalena, Daria Nicoli, Andreina Renna.
    • Presidente Onorario Centro Coordinamento Inter Club: Bedy Moratti.
    • Responsabile Centro Coordinamento Inter Club Centro Coordinamento Inter Club: Fausto Sala.


    Sponsor tecnici e ufficiali
    Dal sito ufficiale della società:


    Cronologia degli sponsor ufficiali
    • 1981-82: Inno Hit
    • 1982-91: Misura
    • 1991-92: FitGar
    • 1992-95: Fiorucci
    • dal 1995: Pirelli


    Cronologia degli sponsor tecnici
    • dal 1978-79 al 1980-81: Puma
    • dal 1981-82 al 1985-86: Mac Sport
    • dal 1986-87 al 1987-88: Le Coq Sportif
    • dal 1988-89 al 1990-91: Uhlsport
    • dal 1991-92 al 1997-98: Umbro
    • dal 1998: Nike



    Impegno nel sociale
    Durante la gestione di Massimo Moratti l'Inter si è distinta per l'impegno in numerosi progetti benefici e il sostegno ad associazioni quali Emergency, Fondazione I Bindun, Fundación Pupi.
    Il 20 febbraio 1996 nacque il progetto Inter Campus, inizialmente limitato all'Italia. Si tratta di un collegamento fra la società Inter e società calcistiche giovanili minori, cui la prima fornisce attrezzature e competenze tecniche, non finalizzato necessariamente all'approdo dei giovani calciatori all'Inter, ma allo scopo di promuovere la cultura dello sport anche in realtà periferiche.
    Un anno dopo nacque Inter Campus Estero: lo stesso concetto è stato esportato in numerosi Paesi del mondo, specialmente in zone di guerra o con maggiori difficoltà economiche, a partire dalle favelas di Rio de Janeiro. Inter Campus Estero è presente in 19 paesi situati in 4 continenti diversi (Angola, Argentina, Bolivia, Bosnia ed Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Camerun, Cina, Colombia, Cuba, Iran, Libano, Marocco, Messico, Paraguay, Polonia, Romania, Slovenia e Uganda). Ha, inoltre, portato a compimento progetti in 5 paesi: Israele e Palestina, Kosovo, Malta e Slovacchia. In questo caso, però, l'attenzione è posta, più che sulla preparazione calcistica dei ragazzini, sull'aspetto sociale e umanitario. A dieci anni dalla nascita il progetto Inter Campus coinvolgeva circa 20 000 ragazzini dagli 8 ai 13 anni in Italia e nel mondo, con una squadra di 500 tra allenatori-educatori e volontari.
    Il primo decennio di vita del progetto Inter Campus, è culminato con un film documentario diretto da Gabriele Salvatores, tifoso interista, e presentato al Festival internazionale del film di Locarno del 2008.
    Il 28 novembre 2012, in occasione delle celebrazioni per i 15 anni degli Inter Campus nella sede di New York dell’Onu, davanti alla sala dell’Assemblea generale, è stata inaugurata la nuova partnership tra l’Inter e l’Onu. Un'altra iniziativa degna di nota è il gemellaggio, istituito nel 1998, fra l'Inter e il gruppo teatrale e culturale milanese Comuna Baires, che organizza periodicamente incontri con i giocatori, serate culturali sui loro paesi d'origine, dibattiti, spettacoli.
    Dal 2004 l'Inter, anche attraverso l'azione di alcuni dei suoi giocatori sudamericani come il capitano Javier Zanetti, ha un rapporto di solidarietà molto stretto con l'esercito indipendentista zapatista nel Chiapas del subcomandante Marcos. Il subcomandante, che è anche scrittore, ha citato la squadra dell'Inter in un suo racconto e, nel maggio 2005, ha scritto al presidente Moratti per proporgli una partita amichevole con una selezione dell'Esercito Zapatista di Liberazione
    Nazionale.

    Settore giovanile

    Il settore giovanile dell'Inter è composto di 11 squadre maschili che gareggiano a livello nazionale ed eventualmente internazionale nei vari tornei di categoria. Il campo di allenamento, nonché sede, del settore giovanile è il Centro Sportivo Giacinto Facchetti, di proprietà della società nerazzurra ed è situato ad Appiano Gentile (CO).
    L'Inter ha istituito una rete di scuole calcio diffusa su tutto il territorio nazionale e presenta anche delle scuole estive distribuite in Lombardia: al Centro Sportivo Giacinto Facchetti (riservata ai giovani dagli 8 ai 14 anni), varie scuole nella zona di Milano (dagli 8 ai 16 anni) ed ad Asiago (dai 15 ai 17 anni).
    Molti sono anche i calciatori provenienti dalle giovanili dell'Inter che ogni anno militano nei maggiori campionati professionistici. La società meneghina ha una rete di osservatori che ne comprende 20 in Lombardia e altri 10 nel resto d'Italia.

    L'Inter e le Nazionali di calcio


    Giacinto_facchetti_nazionale
    Giacinto Facchetti, il nerazzurro col maggior numero di presenze nella nazionale italiana (94)


    Al 2 settembre 2012 l'Inter è il secondo club che ha fornito il maggior numero di giocatori alla Nazionale italiana: a tale data, infatti, 105 elementi hanno vestito la maglia azzurra all'epoca della loro militanza interista (meglio ha fatto solo la Juventus con 134, mentre dietro c'è il Milan con 93 giocatori).
    Sono 15 in totale i giocatori dell'Inter militanti nelle selezioni nazionali italiane campioni del mondo: 4 nel 1934 (Allemandi, Castellazzi, Demaría e Meazza), 5 nel 1938 (Giovanni Ferrari, Ferraris II, Locatelli, Olmi e Meazza), 5 nel 1982 (Altobelli, Bergomi, Bordon, Marini e Oriali) e uno nel 2006 (Marco Materazzi). Cinque sono, invece, i calciatori dell'Inter laureatisi campioni d'Europa con la Nazionale, nel 1968 (Burgnich, Domenghini, Guarneri, Facchetti e Mazzola).
    Il primo oriundo ad indossare la maglia della nazionale italiana fu l'interista Ermanno Aebi, di origini svizzere, che scese in campo in due occasioni. Esordì il 18 gennaio 1920, quando l'Italia giocò contro la Francia al Velodromo Sempione di Milano, e contribuì con tre reti alla vittoria degli azzurri per 9-4.
    Il contributo maggiore dell'Inter in termini di elementi prestati alla Nazionale risale al campionato del mondo 1970, edizione in cui furono schierati in maglia azzurra sei uomini dell'Inter, dei quali quattro titolari: Burgnich, Facchetti, Mazzola, Bertini, Vieri e Boninsegna.
    L'Inter è al secondo posto nella particolare classifica dei club che vantano giocatori campioni del mondo con la propria Nazionale, 20: ai 15 citati vanno aggiunti Andreas Brehme, Jürgen Klinsmann e Lothar Matthäus, campioni nel 1990 con la Germania, Youri Djorkaeff, campione nel 1998 con la Francia e Ronaldo campione nel 2002 con il Brasile. L'Inter è preceduta in tale graduatoria solo dalla Juventus (24), mentre è seguita dalla coppia Roma - Bayern Monaco (16 a testa) e Santos (15).
    Quanto al campionato d'Europa, oltre ai cinque citati, altri tre giocatori sono vincitori del torneo con Nazionali diverse da quella italiana: Luis Suárez (Spagna, 1964), Laurent Blanc (Francia, 2000) e Giorgios Karagounis (Grecia, 2004).

    L'Inter nella cultura popolare

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    Francobollo celebrativo dello scudetto 2009-2010


    Essendo uno dei club di maggiore successo del paese, l'Inter si è spesso distinta non solo in ambito calcistico, ma anche nella cultura italiana.
    Il calciatore interista Bruno Bolchi fu protagonista della prima figurina stampata della raccolta Calciatori Panini. Il club nerazzurro invece, fu il primo, insieme con il Palermo, ad apparire in una trasmissione sportiva, per precisione La Domenica Sportiva. Era il 3 gennaio 1954, lo stesso giorno in cui cominciarono ufficialmente le trasmissioni televisive sul canale RAI-Radio Televisione Italiana.
    Negli anni sessanta inoltre, l'Inter fu la prima squadra al mondo ad introdurre gli abbonamenti stagionali allo stadio in seguito alla nascita spontanea dei primi club di tifosi organizzati. Il 30 luglio 1995, la squadra nerazzurra fu anche la prima società calcistica italiana a dotarsi di un sito internet, inter.it, per 15 anni il più visitato al mondo di un club calcistico e il secondo sito sportivo più visitato in Italia.
    Riferimenti all'Inter si trovano in varie pellicole cinematografiche, quali Tifosi, dove Enzo Iacchetti recita nel ruolo di un pilota di aerei nonché accanito supporter interista, Eccezzziunale... veramente, e il suo sequel Eccezzziunale veramente - Capitolo secondo... me dove in entrambi Diego Abatantuono recita la parte di Franco, un tifoso interista. In quest'ultimo, in un dialogo con un suo amico, Donato Cavallo, tifoso milanista (sempre interpretato da Abatantuono) ironizza sul fatto che l'Inter non riuscirà mai a vincere quattro scudetti consecutivi, ipotesi smentita tre anni dopo. Altri riferimenti cinematografici si trovano in A due calci dal paradiso, dove due giovani riescono a diventare giocatori dell'Inter, e nei comico-demenziali Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento, L'allenatore nel pallone e L'allenatore nel pallone 2, in cui l'Inter è presente a titolo di citazione.
    Un importante riferimento cinematografico ai nerazzurri è il documentario di Alberto d'Onofrio su Giacinto Facchetti, Il Capitano, presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel 2007.
    L'Inter e alcuni suoi giocatori sono stati citati anche in campo musicale: nella canzone Eravamo in 100 000 di Adriano Celentano e in tre canzoni di Luciano Ligabue, Una vita da mediano, in cui viene citato Gabriele Oriali, Hai un momento Dio? e A che ora è la fine del mondo?, in cui è citato Riccardo Ferri e il suo record di autogol.
    Fuori dall'Italia l'Inter è citata come il Lombardia nell'anime giapponese Captain Tsubasa Road to 2002 (2001) e con il suo nome vero nel manga omonimo.

    Presidenti e allenatori

    I presidenti

    In più di 100 anni di storia societaria, alla guida del Football Club Internazionale Milano si sono avvicendati 19 presidenti. Il primo presidente della società nerazzurra fu Giovanni Paramithiotti, uno dei suoi fondatori.
    Il presidente più longevo nella storia del club è Massimo Moratti, che ricopre l'incarico dal 18 febbraio 1995; dimessosi nel 2004 in favore di Giacinto Facchetti, primo ex-giocatore nerazzurro a vestire la massima carica dirigenziale, dopo la morte di quest'ultimo è tornato al timone della società nel settembre 2006. E' inoltre, per numero di trofei vinti, il presidente più vincente.
    Gli allenatori
    Sono 60 gli allenatori cui è stata affidata la conduzione tecnica del Football Club Internazionale Milano. Tre di loro hanno ricoperto l'incarico ad interim.
    Il primo 'allenatore' (all'epoca non esisteva la qualifica di allenatore) della storia nerazzurra fu il capitano Virgilio Fossati, che allenò la squadra fino al 1915, anno della sua morte durante la prima guerra mondiale.
    Il tecnico che è stato in carica più a lungo è Helenio Herrera, rimasto alla guida della squadra per nove anni, di cui otto consecutivi dal 1960 al 1968, un record per un allenatore straniero sulla panchina di uno stesso club italiano, vincendo tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Il Mago, come è conosciuto in Italia, fu richiamato in panchina nel 1973 e detiene anche il primato di partite come allenatore (366) e di trofei vinti con il club (7). A tal proposito va citato Roberto Mancini, allenatore del club dal 2004 al 2008, il secondo più vincente e finora l'unico a vincere tre scudetti consecutivi con l'Inter, oltre a due Coppe Italia e due Supercoppe italiane. Entra di diritto nella storia della società nerazzurra anche José Mourinho, che in due anni ha conquistato due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e soprattutto la Champions League dopo 45 anni realizzando così, nella stagione 2009-2010, il cosiddetto treble (scudetto, coppa nazionale, Champions League) e facendo diventare l'Inter la prima squadra italiana (la sesta in Europa) a centrare il prestigioso traguardo. Menzione particolare per il suo successore, lo spagnolo Rafael Benítez, che ha guidato l'Inter alle conseguenti vittorie in Supercoppa italiana e soprattutto in Coppa del mondo per club, riportando i nerazzurri sul tetto del mondo dopo 45 anni. L'attuale allenatore è Andrea Stramaccioni.
    Sono stati sia calciatori che allenatori dell'Inter (in ordine cronologico): Virgilio Fossati, József Viola, Árpád Weisz, Armando Castellazzi, Giuseppe Peruchetti, Italo Zamberletti, Giovanni Ferrari, Giuseppe Meazza, Aldo Campatelli, Annibale Frossi, Luigi Ferrero, Camillo Achilli, Giovanni Invernizzi, Enea Masiero, Luis Suárez, Mario Corso, Giampiero Marini e Marco Tardelli.

    Giocatori celebri


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    Giuseppe Meazza: con 408 presenze e 288 gol totali è il miglior marcatore nella storia interista


    In 104 anni di storia hanno vestito la maglia dell'Inter oltre 800 calciatori, in gran parte italiani; alcuni di questi hanno militato nella Nazionale italiana.
    Tra i calciatori italiani di rilievo sono annoverati Virgilio Fossati, il primo capitano e allenatore, Luigi Cevenini noto come Cevenini III (è, infatti, il terzo di cinque fratelli attivi contemporaneamente nel mondo del calcio), Giuseppe Meazza, vero e proprio giocatore simbolo degli anni venti e trenta con la maglia dell'Inter e della Nazionale, con la quale ha vinto due mondiali (1934 e 1938) e al quale è intitolato lo stadio di San Siro. Insieme a lui figurano anche Luigi Allemandi, Attilio Demaría e Armando Castellazzi, campioni del mondo nel 1934 e Giovanni Ferrari, Pietro Ferraris, Ugo Locatelli e Renato Olmi, campioni nel 1938. Da citare anche Giacinto Facchetti, terzino sinistro e bandiera della Grande Inter negli anni sessanta e settanta, considerato come uno dei primi veri terzini offensivi e uno dei migliori in assoluto nel suo ruolo, il primo e finora unico dell'Inter al quale sia stata ritirata la maglia da giocatore. Accanto a lui in quel periodo figurano, tra gli altri, Sandro Mazzola, Armando Picchi, Tarcisio Burgnich, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri e Mario Corso, tutti, tranne Picchi e Corso, vincitori del campionato europeo nel 1968 e vice-campioni nel mondiale del 1970. Negli anni settanta, con la chiusura delle frontiere, nell'Inter militarono giocatori del calibro di Roberto Boninsegna, capocannoniere in Serie A nel 1971 e nel 1972, Evaristo Beccalossi e Graziano Bini, capitano per otto stagioni. Negli anni ottanta si distinsero Alessandro Altobelli, uno dei bomber più prolifici della storia interista, campione del mondo nel 1982 insieme a Gabriele Oriali, Ivano Bordon, Giampiero Marini e Giuseppe Bergomi, quest'ultimo secondo nella classifica di presenze in maglia nerazzurra (756) e primo in quella della Coppa UEFA (96) e uno dei tre giocatori ad aver vinto il trofeo per tre volte insieme all'ex-compagno di squadra Nicola Berti e a Ray Clemence, Walter Zenga, eletto per tre volte consecutive Portiere dell'anno IFFHS, dal 1989 al 1991, e detentore del record ancora ineguagliato di imbattibiltà (518 minuti) in un mondiale e Aldo Serena, capocannoniere nel 1989. Negli anni novanta va ancora menzionato Nicola Berti, vice-campione del mondo nel mondiale del 1994. Agli anni duemila è legato il nome di Luigi Di Biagio, vice-campione d'Europa nell'europeo del 2000, Christian Vieri, capocannoniere in Serie A nel 2003 e Marco Materazzi, protagonista dei vittoriosi mondiali del 2006 e vincitore di cinque scudetti consecutivi.

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    Lothar Matthäus con il Pallone d'oro


    Tra i giocatori non italiani ad aver vestito la maglia dell'Inter si segnalano: negli anni cinquanta l'ungherese István Nyers, lo svedese Lennart Skoglund, vice-campione del mondo nel 1958 e l'argentino Antonio Valentín Angelillo, detentore del record di gol per tornei a 18 squadre (33 reti nel 1958-59) che resiste tuttora; negli anni sessanta l'ala destra brasiliana Jair e il centrocampista Luis Suárez, campione d'europa nel 1964; fino al 1980 non fu più possibile ingaggiare calciatori non italiani, mentre negli ottanta da citare sono Karl-Heinz Rummenigge, vice-campione del mondo nel 1986, Lothar Matthäus, vincitore di un Pallone d'oro (1990) e di un FIFA World Player of the Year (1991) e trionfatore, insieme con Andreas Brehme e Jürgen Klinsmann, nel mondiale del 1990; negli anni novanta da citare sono il brasiliano Ronaldo, vincitore in nerazzurro di un Pallone d'oro (1997) e di due FIFA World Player of the Year (1997 e 2002) e campione del mondo con la nazionale nel 2002, l'argentino Javier Zanetti, l'attuale capitano e il giocatore più vincente della storia interista e il francese Youri Djorkaeff, campione del mondo nel 1998; negli anni duemila è da menzionare lo svedese Zlatan Ibrahimović, capocannoniere della Serie A nella stagione 2008-2009 e vincitore di tre scudetti.

    Maglie ritirate
    L'Inter, su proposta di Massimo Moratti, ha ritirato la maglia numero 3 in seguito alla morte del presidente ed ex bandiera interista Giacinto Facchetti, scomparso il 4 settembre 2006. Il 3 era, infatti, il numero che l'aveva caratterizzato durante tutta la carriera. L'ultimo possessore di tale numero è stato Nicolás Burdisso, che in seguito ha vestito la maglia numero 16.

    Palmarès
    L'Inter è una delle squadre di calcio più vittoriose d'Italia, nonché una tra le più titolate d'Europa e del mondo. Il club milanese ha vinto il campionato italiano per 18 volte (seconda in Italia a pari merito con il Milan), compresa una striscia di cinque titoli consecutivi dal 2006 al 2010 eguagliando Juventus e Torino. I nerazzurri hanno vinto la Coppa Italia per 7 volte, di cui due consecutive in due bienni differenti (2005-2006 e 2010-2011), record nazionale condiviso con Juventus, Milan, Sampdoria e Roma, posizionandosi al terzo posto dietro la coppia Juventus-Roma a quota 9 trofei.
    La stella dorata presente sulla divisa nerazzurra, la Stella d'oro al Merito Sportivo, rappresenta 10 dei 18 campionati nazionali vinti dalla società. Il decimo alloro nazionale fu conquistato nella stagione 1965-66 (l'Inter fu il secondo club italiano, dopo la Juventus, a poter esporre sulle maglie tale riconoscimento).
    I suoi 9 trofei vinti e riconosciuti dalla FIFA in ambito internazionale la rendono la terza squadra italiana alle spalle di Milan e Juventus, la settima in Europa e la quattordicesima al mondo per numero di tornei conquistati. L'Inter vanta, ex æquo con il Liverpool e la Juventus, il primato per titoli vinti (3) in Coppa UEFA, dal 2009 nota come Europa League. È anche la terza società calcistica italiana per numero di vittorie in competizioni ufficiali: 39. Nel 1964 l'Inter divenne la prima compagine italiana a vincere la Coppa Intercontinentale. È la prima, e sinora unica, squadra italiana ad aver conquistato, nella stagione 2009-10, il treble, ovvero la conquista nello stesso anno di campionato, coppa nazionale e Champions League.
    Il club milanese fu inserito al terzo posto fra le società calcistiche italiane e al dodicesimo in assoluto nella classifica dei migliori club del XX secolo stilata dalla FIFA il 23 dicembre 2000.
    L'Inter, scelta Squadra mondiale dell'anno (en. World's Club Team of the Year) nel 1998 e nel 2010 dall'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio, occupa il terzo posto tra i club italiani, il sesto a livello mondiale nella classifica stilata dalla citata organizzazione relativamente al periodo che va dal 1991 al 2008 e sempre il sesto posto nella classifica dei migliori club del XX secolo (en. Europe's Club of the Century) stilata relativamente al periodo 1901-2000.

    Competizioni nazionali
    30 trofei
    16px-Scudetto.svgCampionato italiano: 18
    1909-1910; 1919-1920; 1929-1930; 1937-1938; 1939-1940; 1952-1953; 1953-1954; 1962-1963; 1964-1965; 1965-1966
    1970-1971; 1979-1980; 1988-1989; 2005-2006; 2006-2007; 2007-2008; 2008-2009; 2009-2010
    20px-Coccarda_Coppa_Italia.svgCoppa Italia: 7
    1938-1939; 1977-1978; 1981-1982; 2004-2005; 2005-2006; 2009-2010; 2010-2011
    20px-SupercoppaitalianaSupercoppa italiana: 5
    1989; 2005; 2006; 2008; 2010
    Competizioni internazionali
    9 trofei
    20px-CoppacampioniCoppa dei Campioni/Champions League: 3
    1963-1964; 1964-1965; 2009-2010
    20px-CoppauefaCoppa UEFA: 3 (record condiviso con Juventus e Liverpool)
    1990-1991; 1993-1994; 1997-1998
    10px-Copa_Intercontinental.svg12px-FIFA_Club_World_Cup.svgCoppa Intercontinentale/Coppa del mondo per club: 3
    1964; 1965; 2010

    Competizioni giovanili
    Il settore giovanile dell'Inter è uno dei più vittoriosi della sua categoria sia in ambito nazionale, avendo conquistato 22 titoli di campione d'Italia, sia internazionale, con numerosi trofei ufficiali, tra i quali alcuni relativi alle competizioni più importanti al mondo nella categoria come per esempio il torneo di Viareggio, vinto 6 volte, la più recente delle quali nel 2011.
    Nell'agosto 2007 la squadra Under-19 dell'Inter partecipò all'edizione inaugurale della Champions Youth Cup in Malesia, sorta di campionato mondiale per club giovanili organizzato dal G-14, venendo eliminata nei quarti di finale.
    Nel maggio 2010 la formazione Under-18 conquistò la prima edizione della Champions Under-18 Challenge battendo i pari età del Bayern Monaco per 2 reti a 0. Nella stagione 2011-2012 invece, la squadra Primavera disputò e vinse la prima edizione del torneo NextGen Series. L'Inter fu la prima formazione italiana a prendere parte a tale competizione europea.
    Al termine della stagione 2011-2012, il settore giovanile nerazzurro fece registrare un record mai riuscito prima a nessun club: la vittoria di tre dei quattro titoli nazionali dei ragazzi (Primavera, Juniores-Berretti e Giovanissimi).

    Record e statistiche
    Statistiche di squadra

    180px-Giuseppe_bergomi
    Giuseppe Bergomi, secondo solo a Javier Zanetti per numero di presenze in maglia nerazzurra con 756 partite ufficiali disputate.


    L'Inter è l'unica squadra ad aver vinto in campo nazionale o internazionale in ogni decennio dalla sua fondazione.
    In 98 stagioni sportive a partire dall'esordio ufficiale, risalente al 10 gennaio 1909, l'Inter ha disputato 96 campionati di massima serie (80 campionati di Serie A, 7 di Prima Categoria Nazionale, 5 di Prima Divisione e 4 di Divisione Nazionale), mentre per 2 volte non superò le eliminatorie regionali (1909 e 1912-13). I nerazzurri hanno terminato il campionato 18 volte primi, 14 volte secondi e 16 volte terzi. Dall'avvento del girone unico l'Inter è stata 18 volte Campione d'inverno (1929-30, 1933-34, 1937-38, 1950-51, 1952-53, 1953-54, 1960-61, 1961-62, 1965-66, 1966-67, 1979-80, 1988-89, 1990-91, 2006-07, 2007-08, 2008-09 e 2009-10).
    Dal 1929, anno dell'istituzione del torneo a girone unico (80 partecipazioni), l'Inter è l'unica squadra italiana ad aver sempre militato nel Campionato di Serie A. Nella stagione 1929-30 è stata la prima squadra italiana a vincere il Campionato di Serie A. L'Inter condivide con Juventus e Torino il record di scudetti vinti consecutivamente: 5, dalla stagione 2005-06 a quella 2009-10.
    In base alle partite ufficiali finora disputate, la miglior vittoria dell'Inter è il 16-0 del 10 gennaio 1915 contro il Vicenza (Prima Categoria 1914-15) mentre la peggiore sconfitta è il 9-1 subito contro la Juventus il 10 giugno 1961 (1960-61).
    Al termine della stagione 1988-89 l'Inter ha totalizzato in assoluto la percentuale più alta dei punti disponibili: l'85,29% dei punti disponibili in Serie A (58 su 68, media inglese +7), record tuttora imbattuto. Quell'anno l'Inter ha stabilito il record di punti in un campionato a 18 squadre: in quel periodo si assegnavano 2 punti per vittoria e i nerazzurri raggiunsero quota 58 punti.
    Nel 2007 l'Inter ha stabilito il record di punti nell'arco di un anno solare nei campionati di Serie A con tre punti a vittoria, raggiungendo una media di 2,48 punti a partita (92 punti in 37 partite). Al termine del campionato 2006-07, l'Inter ha anche stabilito il record di punti, con 97, conseguiti nell'arco della stagione, oltre al record di vittorie consecutive (17), poi quello delle vittorie complessive, 30 su 38 partite, e infine il record di 15 successi esterni su 19 incontri disputati. Nella stagione 2004-05 invece, il team ha fatto registrare la più lunga serie di pareggi consecutivi nel campionato di Serie A: 7, dalla 7ª alla 13ª giornata. Sempre in quell'anno ha stabilito il record di pareggi complessivi per un campionato a 20 squadre: 18 pari in 38 partite.
    A livello di coppe nazionali l'Inter è al primo posto, insieme alla coppia Roma-Juventus, per numero di finali disputate: 14 di Coppa Italia (con 7 vittorie) e 8 di Supercoppa italiana (5 successi) per un totale di 22. Il record di finali consecutive in Supercoppa italiana appartiene all'Inter con 7 edizioni: 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010 e 2011. In precedenza il primato apparteneva al Milan, che aveva giocato 3 edizioni consecutive: nel 1992, 1993 e 1994.

    200px-Zanetti_finale
    Javier Zanetti, giocatore più vincente della storia interista


    In ambito internazionale, l'Inter è la prima, e sinora unica, squadra italiana ad aver conquistato, nella stagione 2009-10, il treble, ovvero la conquista nello stesso anno di campionato, coppa nazionale e Champions League.
    Nel 1964 l'Inter è stata la prima compagine italiana a vincere la Coppa Intercontinentale, divenendo anche l'unica italiana ad aver vinto scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale nello stesso anno, il 1965 (primato bissato nel 2010).
    L'Inter, con il secondo posto raggiunto nel campionato 2010-11, ha conquistato per la decima volta consecutiva l'accesso alla Champions League (nessun'altra squadra italiana ha una striscia così lunga, nella storia della competizione, di partecipazioni consecutive).
    L'Inter è la squadra italiana che vanta il maggior numero di partecipazioni alla Coppa UEFA. Escludendo le edizioni della Coppa delle Fiere, in quanto tale manifestazione non veniva riconosciuta dall'UEFA, la società ha disputato 23 volte la manifestazione.
    L'avversario affrontato più volte dall'Inter in gare ufficiali è la Juventus (215 volte), seguita dal Milan (205 volte), dalla Roma (188 volte) e dal Torino (178 volte).
    In campo internazionale, gli avversari classici sono il Real Madrid (15 incontri), il Valencia, il Barcellona (10 incontri) e il Bayern Monaco (7 incontri). I madrileni non si sono mai imposti a San Siro, mentre i nerazzurri hanno vinto al Bernabéu una volta. A livello di club, le nazioni più volte affrontate sono la Spagna e la Germania con 44 incontri ciascuno, seguite dall'Inghilterra con 32.
    Statistiche individuali
    A livello individuale il giocatore con il maggior numero di presenze in nerazzurro è Javier Zanetti (797 presenze, 17 stagioni). Seguono Giuseppe Bergomi con 756 partite disputate in 20 stagioni, Giacinto Facchetti (634 presenze, 18 stagioni), Sandro Mazzola (565 presenze in 17 stagioni) e Giuseppe Baresi (559 presenze in 15 stagioni). Javier Zanetti, con 570 presenze in Serie A al termine del campionato 2011-12, è il primo giocatore tra quelli in attività con presenze nell'Inter, ed è anche primo fra i giocatori di tutti i tempi non nati in Italia.
    Il capocannoniere di tutti i tempi è Giuseppe Meazza con 288 gol segnati in 14 stagioni. Alle sue spalle Alessandro Altobelli (209 gol in 11 stagioni), Roberto Boninsegna (171 in 7 stagioni), Sandro Mazzola (160 in 17 stagioni) e Luigi Cevenini III (159 in 10 stagioni).
    Partecipazione ai campionati
    Livello Categoria Partecipazioni Debutto Ultima stagione Totale

    1º Prima Categoria 7 1909-1910
    1920-1921
    97
    Prima Divisione
    5 1921-1922
    1925-1926

    Divisione Nazionale
    4 1926-1927
    1945-1946

    Serie A
    81 1929-1930
    2012-2013

    In 97 stagioni sportive a partire dall'esordio a livello nazionale il 7 novembre 1909, inclusi 16 campionati di Prima Categoria Nazionale e Prima Divisione e Divisione Nazionale (A). Sono escluse le stagioni 1909 e 1912-13, nelle quali l'Inter non superò le eliminatorie regionali.

    Tifoseria


    290px-InternazionaleFans2007
    I supporters interisti in una foto scattata nel 2007
    Il Football Club Internazionale Milano, secondo il più recente sondaggio di settore condotto dalla società Demos & Pi e pubblicato nel settembre 2012, con il 15,5% di preferenze da parte del campione esaminato, risulta essere il terzo più sostenuto del Paese.
    In base a quanto emerge dal citato sondaggio, l'Inter risulta essere la seconda squadra con il più alto numero di sostenitori in una regione geografica su cinque, avendo riscosso il maggiore percentaggio di preferenze nel Nord-est (21,4%) mentre è al terzo posto nel Nord-ovest (26,5%), al quarto nel Centro (8%) ed infine terza nel Sud e isole (13,5%).
    Secondo un rapporto della società tedesca di indagini sul mercato sportivo Sport+Markt del 2010, l'Inter potrebbe altresì contare su un bacino potenziale di circa 17,5 milioni di sostenitori in Europa e di 9,3 milioni di simpatizzanti in Sudamerica (secondo un altro rapporto della stessa società del 2009).
    La cultura popolare voleva che il tifo per l'Inter fosse per i borghesi, a differenza della sua rivale cittadina, il Milan, supportata invece dalle classi popolari. Infatti, i tifosi dell'Inter soprannominavano i sostenitori rivali del Milan Casciavìt, che in milanese significa "cacciaviti", proprio per indicare l'origine proletaria e operaia di larga parte dei tifosi rossoneri. A loro volta i tifosi milanisti chiamavano i cugini nerazzurri "baùscia", termine milanese che significa "gradasso", per indicare uno degli stereotipi classici dei milanesi, essendo allora la tifoseria neroazzurra composta perlopiù dalle classi medie e altolocate, di origine prettamente meneghina. Questo divario andò appianandosi già negli anni sessanta del secolo passato e i due soprannomi appaiono anacronistici e quasi desueti.
    Le tifoserie gemellate storicamente con quella dell'Inter sono quelle del Varese (per la rivalità con i tifosi comaschi, gemellati col Milan), del Valencia, sull'asse Boys-Yomus e soprattutto della Lazio. Quello con i laziali è sicuramente uno dei gemellaggi più solidi ed importanti d'Italia, dato che affonda le proprie radici intorno alla metà degli anni ottanta in risposta all'antico gemellaggio (poi rotto) fra Roma e Milan. Il legame è stato rinsaldato nella finale di Coppa UEFA 1997-1998 a Parigi, il 5 maggio 2002 e il 2 maggio 2010 all'Olimpico, quando i tifosi laziali augurarono agli interisti la conquista del tricolore contro i comuni rivali della Roma. Le rivalità più accese sono soprattutto con le tifoserie della Juventus, con cui fin dagli anni sessanta l'Inter dà vita al "Derby d'Italia", e con la rivale cittadina, il Milan, con cui i nerazzurri disputano il cosiddetto "Derby di Milano", noto anche come "Derby della Madonnina". È in questi due match che le presenze allo stadio arrivano di solito all'apice, fino quasi all'esaurimento dei posti. Altre forti rivalità sussistono con le tifoserie del Napoli, dell'Atalanta e della Roma.
    Organico 2012-2013
    Rosa
    Rosa e numerazione aggiornate al 12 dicembre 2012.

    N. Ruolo Giocatore
    1 P Samir Handanovič
    4 D Javier Zanetti (capitano)
    5 C Dejan Stanković
    6 D Matías Silvestre
    7 C Philippe Coutinho
    8 A Rodrigo Palacio
    10 C Wesley Sneijder
    11 C Ricky Álvarez
    12 P Luca Castellazzi
    14 C Fredy Guarín
    16 C Gaby Mudingayi
    17 C McDonald Mariga
    19 C Esteban Cambiasso
    20 C Joel Obi
    21 C Walter Gargano
    22 A Diego Milito
    23 D Andrea Ranocchia
    24 C Marco Benassi
    25 D Walter Samuel
    26 D Cristian Chivu
    27 P Vid Belec
    31 D Álvaro Pereira
    33 D Ibrahima Mbaye
    40 D Juan Jesus
    41 C Joseph Duncan
    42 D Jonathan
    44 D Matteo Bianchetti
    52 C Andrea Romanò
    55 D Yuto Nagatomo
    77 P Raffaele Di Gennaro
    82 C Daniel Bessa
    88 A Marko Livaja
    99 A Antonio Cassano


    Staff tecnico

    Staff tecnico aggiornato al 6 novembre 2012.



    Staff attuale dell'area sportiva
    • Allenatore: Andrea Stramaccioni.
    • Viceallenatore: Giuseppe Baresi.
    • Collaboratore tecnico: Massimiliano Catini.
    • Collaboratore tecnico: Vincenzo Sasso.
    • Responsabile preparatori atletici: Stefano Rapetti.
    • Preparatore atletico: Federico Pannoncini.
    • Allenatore portieri: Alessandro Nista.
    • Match analyst: Michele Salzarulo.
    • Responsabile area medico sanitaria: Franco Combi.
    • Medico: Giorgio Panico.
    • Preparatori di recupero: Andrea Scannavino e Maurizio Fanchini.
    • Massofisioterapisti: Marco Dellacasa, Massimo Dellacasa e Luigi Sessolo.
    • Terapisti della riabilitazione: Andrea Galli e Alberto Galbiati.


    La polisportiva Inter
    Per un breve periodo, durante gli anni venti, l'Inter fu una società polisportiva, con squadre iscritte ai campionati nazionali di calcio, basket e rugby a 15.
    Nel 1927, a seguito della fusione dello Sport Club Italia con l'Unione Sportiva Milanese nacque una squadra di rugby che divenne una costola dell'Ambrosiana-Inter; con tale nome la neonata formazione disputò il primo campionato di rugby 1929, giungendo in finale e imponendosi 3-0 nell'incontro di spareggio a Bologna contro la Lazio, anche se, a fine torneo, l'Ambrosiana estromise la squadra di rugby, che si ricostituì autonomamente al Dopolavoro Pirelli e divenne famosa con il nome di Amatori Rugby Milano.
    Un'Internazionale di basket partecipò alle primissime edizioni del campionato di basket, vincendo l'edizione del 1923.
    Nel 1950 l'Inter tornò una polisportiva, cooptando nelle sue fila uno dei più gloriosi club italiani di hockey su ghiaccio, l'Hockey Club Milano, che divenne l'H.C. Milano-Inter. La squadra si laureò campione d'Italia nel 1950, 1951, 1952 e 1954 e vinse la Coppa Spengler, il più antico torneo europeo per squadre di club, nel 1953 e 1954, prima di sparire nel 1956 per problemi economici e fondersi con l'altra squadra di Milano, i Diavoli Rossoneri.


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    Buon Anno a tutti gli interisti...

     
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    INNO INTER!!!



    Inter



    Pazza Inter


    Lo sai per un gol
    io darei la vita....la mia vita
    Che in fondo lo so
    sara' una partita....infinita

    E' un sogno che ho
    e' un coro che sale....a sognare
    Su e giu' dalla Nord
    novanta minuti ...per segnare

    Nerazzurri

    noi saremo qui
    Nerazzurri

    pazzi come te
    Nerazzurri

    Non fateci soffrire
    ma va bene... vinceremo insieme!

    Amala!

    Pazza Inter amala!

    E' una gioia infinita
    che dura una vita
    Pazza Inter amala!

    Vivila!

    questa storia vivila

    Puo' durare una vita
    o una sola partita
    Pazza Inter amala!

    E continuero'
    nel sole e nel vento... la mia festa
    Per sempre vivro'

    con questi colori.... nella testa

    Nerazzurri

    io vi seguiro'
    Nerazzurri

    sempre li' vivro'
    Nerazzurri
    questa mia speranza
    E l'assenza
    io non vivo senza!!!

    Amala!

    Pazza Inter amala!

    E' una gioia infinita
    che dura una vita
    Pazza Inter amala!

    Seguila!

    in trasferta o giu' in citta'

    Puo' durare una vita
    o una sola partita
    Pazza Inter amala!!!
    La' in mezzo al campo c'e' un nuovo campione
    E' un tiro che parte da questa canzone

    Forza non mollare mai!!!
    AMALA!!!

    Amala

    Pazza Inter amala!
    E' una gioia infinita
    che dura una vita
    Pazza Inter Amala!!!
    Pazza Inter Amala!!
    AMALA!!!!

    inter-campione-europa

     
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    Squadra di calcio dell'Inter: storia e successi

    Chievo-Inter-foto-squadra
    Nel 1908 nasce il Football Club Internazionale Milano S.p.A., più semplicemente conosciuta e chiamata col nome di Inter; è l'unica squadra che non è mai retrocessa in serie B, ed è sesta nella classifica IFFHS delle “migliori squadre europee de XX secolo”. Ma vediamo la sua storia e i suoi sucessi...

    La nascita della società e i primi successi

    L'Internazionale FC, meglio conosciuta come Inter da tutto il mondo del calcio, nacque nel 1908 grazie a 43 dissidenti, soci dell'altra squadra milanese, ovvero il Milan Football and Cricket Club; a capo di questo gruppo di soci vi era il pittore Giorgio Muggiani, che in seguito scelse anche il nero e l'azzurro come colori ufficiali della squadra. Dopo soli due anni dalla fondazione, nel 1910 l'Inter vinse il suo primo scudetto, mentre il secondo arrivò nel 1920, con la ripresa del campionato dopo la pausa forzata per la guerra. L'Inter però nella stagione 1921/22, rischiò la retrocessione arrivando addirittura ultima in campionato, ma la squadra riuscì a salvarsi grazie agli spareggi, tra l'altro con una delle partite vinta a tavolino (2 a 0), per il fatto che la squadra S.C.Italia non riuscì a presentarsi alla partita con 11 giocatori. Nel periodo fascista, nell'Inter giocò il forte centravanti Giuseppe Meazza, il vero leader e simbolo della squadra in quegli anni. Per motivi politici, la squadra fu intanto costretta a cambiare nome assumendo quello di Ambrosiana-Inter, ed anche a cambiare maglia, che fino al 1945 fu quindi bianca/rosso-crociata come lo stemma di Milano.



    L'Inter dei record

    Per l'Inter arrivarono poi altri due scudetti nelle stagioni 1952/53 e 1953/54, mentre nel 1955 giunse alla presidenza della società Angelo Moratti; da li a pochi anni di distanza ebbe inizio l'era della Grande Inter. Con l'arrivo del “mago” Helenio Herrera”, l'Inter infatti, vinse tre scudetti consecutivi (1963/64/65) 2 Coppe dei Campioni (contro Real Madrid e Benfica) e 2 Coppe Intercontinentali. Chiuso il ciclo di Herrera, negli anni '70 arrivarono gli scudetti delle stagioni 1970/71 e 1979/80. Negli anni '80, per l'Inter arrivarono una Coppa Italia e lo scudetto della stagione 1988/89, mentre gli anni '90 furono all'insegna della Coppa Uefa, vinta per ben 3 volte. Per 17 lunghi anni l'Inter non vinse più il campionato, ma quando l'attesa finì, ne vinse addirittura 5 consecutivi, ovvero dal 2005 al 2009, eguagliando il record della Juventus. La stagione 2009/10 fu la stagione dei record, infatti l'Inter vinse Coppa Italia, Campionato e Champions League, unica squadra italiana a riuscire nell'impresa, ma l'Inter dei record non si fermò qui, vincendo tutto quello che si poteva vincere, così l'anno dopo vinse anche la Supercoppa Italiana e la Coppa del Mondo per Club.

    2010-2011

    Foto squadra Inter 2010-2011

     
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    Inter_1908-09

    INTER...la prima formazione .1908-09.

     
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    Storia del Football Club Internazionale Milano



    « È il titolo di un nuovo Club sorto da pochi giorni a Milano. Il nuovo Club, nato da una deplorevole scissura che non pochi malintesi hanno creato in seno al Milan Club, è composto in maggioranza di attivi footballey e di parecchi appassionati. Il massimo buon volere ed i migliori propositi sono le basi della nuova società che per ora promette poche ma buone cose. Scopo precipuo del nuovo Club è di facilitare l'esercizio del calcio agli stranieri residenti a Milano e diffondere la passione fra la gioventù Milanese, alla quale vanno fatte speciali e assai lodevoli felicitazioni. I nostri auguri di vita lunga, prospera e, quel che più conta, concorde vadano al nuovo sodalizio, che troverà certo nei suoi fondatori quella buona volontà necessaria perché i buoni intendimenti manifestati abbiano il miglior successo. »

    Le origini, il primo scudetto e i cambi al vertice (1908-1919)

    I_44_soci_dissidenti_del_Milan
    I quarantaquattro soci dissidenti del Milan che fondarono l'Inter



    Il Football Club Internazionale Milano nacque al Ristorante Orologio la sera del 9 marzo 1908 con il nome di Foot-Ball Club Internazionale (solo nel 1967 verrà aggiunto Milano alla denominazione ufficiale, quando diventerà una S.p.A.) per iniziativa di quarantaquattro dirigenti dissidenti del Milan contro il club rossonero, il quale aveva imposto di non far giocare calciatori stranieri e aveva deciso di non partecipare a nessun torneo nazionale. Il nome scelto per la nuova squadra volle simboleggiare la volontà cardine della società: dare la possibilità a giocatori non italiani di vestire questa maglia. Dalla riunione uscì uno storico verbale che costituì l'atto ufficiale di nascita della società:
    « 9 marzo 1908. I signori fondatori si sono riuniti questa sera col fermo proposito di fondare il nuovo Club. Presenti i signori G.Muggiani - Bossard - Lana - Bertoloni - De Olma - Hintermann Enrico - Hintermann Arturo - Hintermann Carlo - Dell'Oro Pietro - Rietmann Ugo - Hans - Voelkel - Maner - Wipf - Ardussi Carlo. Dopo piccole discussioni d'occasione, il signor Muggiani propone si passi alla nomina di un consiglio provvisorio da confermarsi nella seduta di mercoledì 11 marzo. Nelle nomine vengono lasciate vacanti le cariche di Presidente e Vicepresidente. Furono nominati: a Segretario G.Muggiani; cassiere De Olma; economo Rietmann Hans; consiglieri 1° Dell'Oro Pietro 2° Paramithiotti. I presenti deliberano di non nominare una commissione di giuoco, ma bensì trovano necessaria la carica di economo. Muggiani propone di nominare quale socio onorario il Sig. Rag. Bosisio, segretario della Federazione Italiana del Foot-Ball. I presenti accettano tale proposta. Il nome del nuovo sodalizio è stato unanimemente accettato quale Foot-Ball Club Internazionale - Milano. La seduta viene tolta alle 11 1/2. Giorgio Muggiani »

    Virgilio_Fossati
    Virgilio Fossati


    I soci fondatori furono il pittore futurista Giorgio Muggiani (che disegnerà lo stemma e diverrà segretario del club), Boschard, Lana, Bertolini, Fernando De Osma, Enrico, Carlo e Arturo Hinterman, Pietro Dell'Oro, Hugo e Hans Rietmann, Voelkel, Maner, Wipf e Carlo Ardussi. Muggiani scelse anche i colori che avrebbero rappresentato l'emblema della società: il nero e l'azzurro. Quest'ultimo colore fu scelto perché all'epoca si usavano le matite a due colori, rosse da una parte e blu dall'altra quindi simbolicamente il blu era opposto al rosso.
    Nella denominazione della società, Milano sarebbe dovuto essere l'appellativo principale, tuttavia si scopre ben presto che la compresenza del Milano e del Milan potrebbe dar adito a confusione e si stabilisce che la squadra dovrà chiamarsi con il nome programmatico per il quale è sorta: Internazionale.
    Primo presidente fu nominato il socio e consigliere Giovanni Paramithiotti, mentre, la figura dell'allenatore venne impersonata da Virgilio Fossati, capitano della squadra, che pochi anni dopo morirà nella prima guerra mondiale. All'alba degli anni venti comparve poi stabilmente la figura dell'allenatore.
    Nel primo anno l'Internazionale disputa solo amichevoli, tra le quali quella persa con l'Ausonia per 5-1, che viene registrata come la prima partita giocata dall'Inter, , una partita contro il Racing Libertas Club vinta per 4-0 e la Coppa Chiasso, giocata nella città svizzera, dove l'Inter batté l'Ausonia per 1-0 ed arrivò in finale per sorteggio contro il Milan nel primo derby milanese della storia, vinto dai rossoneri per 3-2, in una finale da venticinque minuti per tempo.

    Gli esordi e il 1º scudetto (1909-1910)

    Inter_1%C2%BA_Scudetto_1909-10
    L'Inter del primo scudetto



    Al primo presidente Giovanni Paramithiotti successero nel 1909 Ettore Strauss e nel 1910 Carlo De Medici. La neonata società andava così a muovere i suoi primi passi nel campionato 1909, nell'ambito del girone lombardo dove si sarebbe dovuta scontrare con Milan e Milanese. Il primo derby della storia contro il Milan, svoltosi il 10 gennaio 1909 all'Arena, coincise anche con la prima partita ufficiale dei nerazzurri e si chiuse con una vittoria rossonera per 3-2, dopo che la squadra capitanata da Marktl si era portata sull'1-1 grazie alla rete di Achille Gama. La formazione di quella prima stracittadina era: Cocchi; Kappler, Marktl; Niedermann, Fossati, Kummer; Gama, Du Chene, Hopf, Volke, Schuler. Come si può notare, la stragrande maggioranza dei primi calciatori nerazzurri era di origine svizzera. Il girone in questione fu alla fine vinto dalla Milanese.

    Milan_3-2_inter_primo_derby_1909
    10 gennaio 1909: la prima partita ufficiale dei nerazzurri fu un derby. Qui una parata di Carlo Cocchi che nel corso della partita riuscirà a parare anche un rigore calciato da Mädler.


    In vista del torneo 1909-1910 che si sarebbe svolto con la formula del girone unico, ci fu un rinnovamento e della squadra dell'anno prima rimasero soltanto due titolari, Fossati e Schuler. Tra i nuovi arrivi c'era il portiere Piero Campelli, che divenne uno dei maggiori punti di forza della squadra. L'Inter si issò in vetta alla classifica in coabitazione con la Pro Vercelli sino alla fine del campionato, costringendo la Federazione a stabilire la data dello spareggio per l'assegnazione del titolo al 24 aprile 1910, all'Arena di Milano. Poiché lo stadio era indisponibile per una gara tra rappresentative militari (nella quale sarebbero stati impegnati i vercellesi Innocenti, Milano II e Fresia), la stessa Federcalcio spostò la sede a Vercelli, senza comunque spostare la data come richiesto dalla dirigenza piemontese; per protesta, i bianchi decisero di far scendere in campo la squadra ragazzi. Il punteggio finale fu 10-3. Questi erano i nomi dei primi campioni nerazzurri: Campelli, Fronte, Zoller; Jenny, Fossati, Stebler; Capra, Payer, Peterlj, Aebi, Schuler. Durante la stagione l'Inter, inoltre, vinse entrambi i derby in goleada: nella prima partita il mattatore fu Capra, autore di una tripletta, condita dai gol di Payer e Peterly, mentre nella seconda gara Engler e Peterly, con le loro doppiette e Capra, risposero alla segnatura iniziale di Mariani.
    Continui cambi di presidenza (1910-1919)
    Allo scudetto seguirono quattro stagioni durante le quali la presidenza cambiò diverse volte: entrarono in carica Emilio Hirzel (1912), Luigi Ansbacher (1914) e nello stesso anno Giuseppe Visconti Di Modrone, che rimase al vertice della società fino al 1919, quando la carica venne rilevata da Giorgio Hülss. Durante la presidenza Modrone divampò la Prima guerra mondiale: essa portò all'interruzione del campionato 1914-1915 e alla sospensione di tutti i successivi. Nel campionato 1914-1915 Cevenini III fu capocannoniere con 35 reti, che comunque non permisero all'Inter di vincerlo.

    Dal secondo scudetto agli anni venti (1919-1928)

    Il 2º scudetto (1919-1920)


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    L'Inter vittoriosa non appena conclusa la Grande Guerra. Da sinistra Aebi, Agradi, Fossati II, Beltrame, Milesi e Cevenini III; accosciati, Francesconi, Campelli, Asti, Cevenini II e Conti



    Divenne presidente Giorgio Hülss (rimarrà soltanto in questa stagione), il quale ingaggiò la coppia di allenatori Nino Resegotti e Francesco Mauro. La compagine che andava ad affrontare il primo torneo del dopoguerra vedeva la presenza dei "vecchi" Aebi, Agradi, Asti e Campelli, oltre a quattro dei cinque fratelli Cevenini. Inoltre entrarono in prima squadra Giuseppe Fossati, fratello di Virgilio deceduto in guerra, e Leopoldo Conti, a inizio carriera. Il suo arrivo all'Inter assunse le sembianze di un vero e proprio intrigo: conteso da due club minori milanesi, Conti fu atteso sotto casa da alcuni amici di fede nerazzurra, tra i quali Leone Boccali, il futuro dirigente de Il Calcio Illustrato, e convinto a vestire la maglia dell'Inter.
    Dopo aver vinto il girone lombardo con Brescia, Juventus Italia, Trevigliese, Cremonese e Libertas, i nerazzurri furono inseriti nel gruppo C di semifinale, insieme a Novara, Bologna, Torino, Andrea Doria ed Enotria Goliardo; totalizzando 16 punti, superarono di tre lunghezze Novara e Bologna qualificandosi, con Juventus e Genoa, al girone finale, che avrebbe sancito la sfidante della vincente del torneo centromeridionale nella finalissima nazionale. Dopo aver battuto i bianconeri per 1-0, all'Inter fu sufficiente un pareggio col Genoa per superare anche questo ostacolo.
    L'ultimo scoglio fu rappresentato dal Livorno di Mario Magnozzi, superato nella partita di finale a Bologna per 3-2: era il secondo titolo della storia interista. Questi gli uomini che avevano composto l'undici titolare nel corso della stagione: Campelli, Francesconi, Beltrame, Milesi, Fossati, Scheidler, Conti, Aebi, Agradi, Cevenini III e Asti. Come già era successo dopo il primo scudetto di dieci anni prima, il trionfo segnò anche l'inizio di un periodo di stasi, che vide i nerazzurri piombare in una sorta di mediocrità.

    Il periodo 1920-1928

    Retrocessione sfiorata nel 1921-1922


    La stagione 1921-1922 fu caratterizzata da due federazioni distinte, CCI e FIGC, che organizzarono due campionati indipendenti. L'Inter prese parte alla Prima Divisione della CCI e arrivò ultima nel Girone B della Lega Nord. Il Campionato si concluse il 30 marzo 1922 con l'Inter piazzatasi ultima con 11 punti a quattro lunghezze dal Brescia penultimo. A questo punto l'Inter, in quanto ultima classificata, da regolamento CCI avrebbe dovuto disputare un play-out contro una squadra di Seconda Divisione (lo Sport Club Italia) per evitare la retrocessione, ma nel frattempo la soluzione dei due campionati separati non aveva incontrato favori, e dopo aspre polemiche il 26 giugno 1922 i dirigenti della FIGC e della CCI si riunirono a Brusnengo per elaborare una nuova composizione unitaria dei gironi nella successiva stagione 1922-23. Arbitro e mediatore fu Emilio Colombo, direttore de La Gazzetta dello Sport. Si giunse a un accordo fra le società rivali (noto come Compromesso Colombo), e il reintegro della CCI all'interno della FIGC derogò i precedenti regolamenti, comportando la sostituzione delle Categorie con sei "Divisioni" sul modello inglese. La Prima e la Seconda furono dirette a livello nazionale da una sinergia di Lega Nord e Lega Sud, mentre le altre vennero demandate ai Comitati Regionali, confinati a un ruolo di secondo piano. Per determinare la composizione delle prime due Divisioni furono organizzati degli spareggi di ammissione, e contro l'Inter fu sorteggiata la Libertas di Firenze. Per i nerazzurri, dunque, le sfide-salvezza da disputare divennero due. Dopo aver vinto il play-out CCI contro lo Sport Club Italia (tenutosi il 2 luglio 1922), il 9 luglio a Milano l'Inter si impose contro i fiorentini 3-0 con doppietta di Osvaldo Aliatis e gol di Ermanno Aebi nell'andata dello spareggio interfederale. L'1-1 nel ritorno del 16 luglio a Firenze permise all'Inter di evitare la relegazione e di essere tuttora l'unica squadra italiana a non essere mai retrocessa dalla massima serie del Campionato italiano di calcio.
    Come successo con il primo scudetto, alla seconda vittoria in campionato seguì un lungo periodo anonimo, segnato solo da una retrocessione evitata per un soffio e, dopo molti piazzamenti di media classifica nei Gironi interregionali, da un quinto posto nel 1926-1927. Ci furono due cambi di presidenza: nel 1923 a Francesco Mauro successe Enrico Olivetti, e nel 1926 fu la volta di Senatore Borletti. La panchina vide invece alternarsi Bob Spotishwood, Paolo Scheidler, Arpad Weisz e József Viola. La stagione successiva, che vide l'Inter raggiungere il settimo posto nel girone finale, vide l'esordio di un ragazzo cresciuto nel vivaio, Giuseppe Meazza, che segnò 12 reti.

    L'Ambrosiana-Inter (1928-1945)

    Con l'instaurazione e affermazione del regime fascista nel corso degli anni venti, l'Inter si vide costretta a cambiare ragione sociale: il Partito Fascista non apprezzava infatti il nome "Internazionale", che non rispettava la tradizionale italianità promossa dalla linea di governo e richiamava troppo esplicitamente l'Internazionale per antonomasia, vale a dire la Terza Internazionale comunista; inoltre vi era la volontà da parte del regime di ridurre, ove era possibile, il numero di squadre ad una sola per città, infatti è in questo periodo che nascono squadre come il Napoli, la Fiorentina e la Roma tutte formazioni nate dalla fusione delle varie squadre cittadine (ad eccezione della Lazio che non rientrò nella fusione capitolina). Pertanto, nell'estate del 1928, sotto la guida del presidente Senatore Borletti (entrato in carica nel 1926), l'F.C. Internazionale si fuse con l'Unione Sportiva Milanese. ovvero la terza squadra di Milano, mutando nome e casacca: nacque così l'Associazione Sportiva Ambrosiana, con tenuta bianca rossocrociata (colori di Milano) e segnata dal fascio littorio.

    Il 3º scudetto (1929-1930)

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    Una formazione vincitrice del 3º scudetto: da sinistra in piedi, Gianfardoni, Degani e Allemandi; accasciati, Rivolta, Viani e Castellazzi; seduti, Visentin, Serantoni, Meazza, Blasevich e Conti



    La nuova divisa durò pochi mesi e, di nuovo in nerazzurro (ma con il colletto a scacchi bianconeri, colori sociali dell'U.S. Milanese), la squadra allenata da Árpád Weisz e guidata dai presidenti Ernesto Torrusio (1929) e Oreste Simonotti (1930) conquistò il terzo scudetto in occasione del primo campionato a girone unico senza suddivisioni geografiche, la Serie A del 1929-1930. Dopo aver vinto a Livorno alla prima partita, i nerazzurri persero a Vercelli col minimo scarto. Un pareggio a Roma con la Lazio e la vittoria contro la Cremonese, introdussero gli uomini di Weisz al primo derby stagionale, che fu vinto grazie alla rete di Meazza nel secondo tempo (anche nel ritorno i nerazzurri prevalsero sui rossoneri). Il Balilla, con una tripletta, fu il protagonista della goleada col Padova, nella settima giornata; la domenica successiva l'Inter fu battuta a Testaccio dalla Roma dell'ex Fulvio Bernardini. Il momento non felice fu confermato dalla sconfitta interna con la Triestina, che allontanò il vertice della classifica. Alla quindicesima giornata Meazza e compagni andarono a vincere in casa della capolista Genoa per 4-1. In seguito l'Inter riuscì a violare anche il campo della Juventus, nella giornata successiva, e a vincere titolo di campione d'inverno. La stagione proseguì rifilando un 6-2 al Livorno e un 4-0 alla Pro Vercelli. Alla ventiquattresima giornata i nerazzurri, vincendo a Padova, approfittarono della contemporanea sconfitta della Juventus a Modena. Nella giornata successiva venne battuta la Roma per 6-0 con quaterna di Meazza: proprio l'attacco si dimostrò il reparto più efficiente della squadra, rifilando una goleada dietro l'altra alle rivali, tra le quali spiccò l'8-0 sulla Pro Patria alla ventottesima giornata. L'ultimo sussulto avvenne alla terzultima giornata, quando a far visita all'Inter arrivò il Genoa secondo in classifica a quattro punti: i nerazzurri, in svantaggio di 3 reti nel primo tempo, riuscirono a pareggiare 3-3 nel secondo tempo grazie a Meazza che segnò la tripletta decisiva. La matematica certezza arrivò solo la domenica successiva con la vittoria sulla Juventus, partita preceduta da un incidente automobilistico occorso a Luigi Allemandi, condito da una scazzottata, che costrinse il terzino ad arrivare allo stadio proprio poco prima che cominciasse la gara. L'Inter divenne la prima squadra a vincere la Serie A e Meazza si laureò capocannoniere con 31 reti in 33 gare disputate.
    In campo internazionale venne raggiunta la semifinale di Coppa Mitropa, coppa riservata ai club di Austria, Italia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia.

    Il periodo 1930-1937

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    Giuseppe Meazza: con 408 presenze e 288 gol totali è il miglior marcatore nella storia dell'Inter. Vinse il titolo di capocannoniere del campionato per tre volte


    Il quinto posto nel 1930-1931 portò un'aria di cambiamento alla società: il nuovo timoniere Ferdinando Pozzani lasciò andare molti giocatori, cambiò allenatore (Istvan Toth) e ottenne dalla FIGC il permesso per assumere la denominazione di Ambrosiana-Inter. Lo stravolgimento societario non portò risultati, che si limitarono al sesto posto.
    Il nuovo ritorno di Arpad Weisz, l'arrivo del portiere Carlo Ceresoli e dei nuovi attaccanti di spessore Virgilio Felice Levratto e Francesco Frione, permise all'Ambrosiana nel 1932-1933 di arrivare seconda, otto punti dietro la Juventus. Il 1933 fu anche l'anno dell'unica finale in Mitropa Cup. Dopo aver eliminato First Vienna e Sparta Praga, ai nerazzurri restava da battere l'Austria Vienna: dopo la vittoria per 2-1 a Milano, a Vienna i nerazzurri vennero sconfitti 3-1 dai padroni di casa.
    Nel girone d'andata 1933-1934 l'Ambrosiana batté la Juventus 3-2 all'Arena Civica, in un incontro che registrò l'incasso record di 400.000 lire. Con le sconfitte nel girone di ritorno con Fiorentina e Torino i nerazzurri ottennero un altro secondo posto, stavolta con lo scarto ridotto a quattro punti.
    Nell'anno successivo, segnato dalla scomparsa di "Tito" Frione, all'ultima giornata Inter e Juventus erano a pari punti: i bianconeri vinsero a Firenze, mentre i nerazzurri persero contro la Lazio, con rete dell'ex nerazzurro Felice Levratto, e il 1934-1935 divenne per i ragazzi allenati da Gyula Feldmann l'anno del terzo secondo posto consecutivo.
    Passarono due anni dove in panchina si avvicendarono Albino Carraro (sostituto di Feldmann, esonerato) e Armando Castellazzi, ottenendo un quarto e un settimo posto in Serie A e una semifinale di Mitropa Cup.

    Il 4º scudetto e la 1ª Coppa Italia (1937-1939)


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    Una formazione dell'Ambrosiana-Inter vincitrice dello scudetto nel 1938


    Partita la stagione 1937-1938 con un pareggio 3-3 a Lucca, l'Ambrosiana, guidata ancora da Castellazzi, raggiunse la vetta della classifica alla nona giornata, per effetto della vittoria sulla Juventus. Al quindicesimo turno, ultimo del girone di andata, i nerazzurri vinsero il titolo di campione d'inverno con quattro lunghezze di vantaggio sul Bologna. Il girone di ritorno si aprì con la goleada ai danni della Lucchese; alla ventiduesima giornata la Juventus affiancò i nerazzurri, per poi staccarli di due lunghezze due domeniche dopo. I punti di distanza divennero poi tre alla ventiseiesima giornata, quando l'Ambrosiana fu sconfitta sul campo del Liguria. In seguito i bianconeri persero a Trieste e cedettero in casa contro il Liguria, ex Sampierdarenese, a 90 minuti dalla fine. L'Ambrosiana-Inter balzò così in testa e attese l'ultima giornata con una classifica che vedeva in testa i nerazzurri con 39 punti, poi la Juventus con 38 e Bologna, Genoa e Milan terze a quota 37. La squadra vinse lo scudetto all'ultima giornata, per effetto della vittoria di Bari: l'annuncio venne dato dagli altoparlanti di San Siro mentre si giocava Milan-Juventus con 40.000 nerazzurri infiltrati. In serata migliaia di tifosi nerazzurri aspettarono il ritorno dei giocatori alla stazione di Milano, per festeggiare il quarto scudetto. Ancora una volta decisivo Meazza, autore di 20 centri stagionali in 25 presenze: nella stessa estate il Balilla portò l'Italia al secondo trionfo mondiale.

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    Un undici dell'Ambrosiana-Inter che vinse il 5º scudetto nel 1939-40


    La società compensò il ritiro di mister Armando Castellazzi con Tony Cargnelli, teorico del sistema (modulo che sostituisce il classico schema danubiano), e fece ritornare Attilio Demaría dal Sudamerica. La squadra così rinnovata arrivò terza in Serie A e vinse la sua prima Coppa Italia nel 1938-39 battendo in finale il Novara per 2-1 con gol di Ferraris II e Frossi.

    Il 5º scudetto (1939-1940)


    Otto giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia arrivò l'ultimo tricolore sotto la denominazione di Ambrosiana-Inter. Nonostante Meazza fosse rimasto bloccato per l'intera stagione da una vasocostrizione al piede, i nerazzurri guidarono il campionato 1939-1940 con Tony Cargnelli ancora in panchina, vincendo all'ultima giornata lo scontro diretto con il Bologna e festeggiando lo scudetto sul neutro di San Siro, campo del Milan, scelto perché il numero di spettatori era superiore alla capienza massima dell'Arena Civica (l'incasso fu di 471.000 lire). Dopo otto giorni Benito Mussolini annunciò l'entrata dell'Italia in guerra.

    Il periodo 1940-1942

    Gli anni successivi, ceduto Meazza e con la seconda guerra mondiale in corso, non c'erano certezze sul futuro e non si facevano grossi investimenti. La stagione 1940-1941 vide l'Inter, allenata dalla coppia Zamberletti-Peruchetti arrivare seconda, mentre nel torneo successivo la squadra ottenne un dodicesimo posto che ebbe il solo vantaggio di evitare la retrocessione.

    La presidenza Masseroni (1942-1955)

    Il periodo 1942-1952


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    Il presidente Carlo Masseroni nel 1954.



    Dati i risultati del biennio precedente, il presidente Ferdinando Pozzani si fece da parte in favore di Carlo Masseroni, un industriale della gomma che era anche un grande appassionato di ciclismo. La sua prima mossa fu l'allontanamento del tecnico Ivo Fiorentini, avvicendato da Giovanni Ferrari, appena passato dal calcio giocato alla panchina. Sotto la guida di quest'ultimo l'Inter ottenne il quarto posto nel torneo 1942-1943. Ormai il conflitto mondiale era arrivato anche in Italia ed era arrivato il momento di fermare i campionati. Dopo la caduta del regime fascista, il 27 ottobre 1945 Masseroni annunciò che «l'Ambrosiana torna a chiamarsi solo Internazionale».
    Il primo torneo del dopoguerra fu anche quello che vide il ritorno dei gironi territoriali, resi necessari dalle difficoltà di movimento causate dalla distruzione delle infrastrutture viarie. La squadra, affidata a Carlo Carcano, non andò oltre un quarto posto finale, che convinse Masseroni a fare un deciso intervento sul mercato. Vennero presi cinque calciatori sudamericani: Bibiano Zapirain, Luis Pedemonte, Alberto Cerioni, Tomaso Volpi e Elmo Bovio. Poi, a gennaio inoltrato, Bovio, Volpi e Cerioni fecero perdere le loro tracce e a Carcano non rimase che prendere atto della sua impossibilità a restare sulla panchina. Furono Nino Nutrizio insieme all'allenatore-giocatore Giuseppe Meazza, tornato all'Inter a trentasei anni, a prenderne le redini. La coppia permise di ottenere la salvezza nell'ultima partita del Pepin. Non andò meglio l'annata successiva, quando arrivarono giocatori come Fiorini, Pangaro, Susmel e Quaresima, il giovane Benito Lorenzi, Fattori, e l'ungherese Garay. Il risultato finale fu il dodicesimo posto.
    Soltanto Meazza venne confermato in panchina, poi comunque esonerato con il ritorno di Carlo Carcano. Questi, non potendo più contare su Bruno Quaresima, decisivo all'andata, poiché bloccato da un infortunio, decise di far girare la squadra attorno al giovane Benito Lorenzi. Alla fine del 1947-1948, comunque, la terza piazza conquistata al giro di boa si ridusse al dodicesimo posto.
    Nell'estate del 1948 la campagna acquisti vide arrivare Amedeo Amadei, dalla Roma, l'ala Gino Armano dall'Alessandria, il mediano Enzo Bearzot e il centromediano Attilio Giovannini (Lucchese). Sul mercato estero Masseroni era riuscito ad assicurarsi l'apolide István Nyers, attaccante dello Stade Français. Era invece fallito l'assalto a Valentino Mazzola, il quale, nonostante le sfarzose offerte di Masseroni, non abbandonò il Torino. I nuovi giocatori non offrirono il gioco richiesto da mister John Astley, che venne sostituito a metà stagione da Giulio Cappelli il quale cominciò la rincorsa sul Torino grazie anche ai gol di Nyers, capocannoniere con 26 reti. I nerazzurri tornarono nel gruppo di testa e diventarono il principale avversario dei granata. Solo con lo 0-0 di Milano del 30 aprile 1949 gli uomini di Ferruccio Novo riuscirono ad assicurarsi la sicurezza del quinto tricolore di fila. Quella contro i nerazzurri fu l'ultima partita ufficiale del Grande Torino poiché l'intera squadra scomparve il 4 maggio nella tragedia di Superga.
    Nell'estate del 1949 Masseroni riuscì a portare a Milano altri giocatori come il terzino Giovanni Giacomazzi, giovane scovato alla Luparense, l'interno Renato Miglioli dall'Atalanta e l'olandese Faas Wilkes, di ruolo ala. L'Inter arrivò terza nel torneo vinto dalla Juventus.
    Masseroni acquistò poi i difensori Ivano Blason dalla Triestina e Bruno Padulazzi dalla Lucchese, completando le trattative con lo svedese Lennart Skoglund. Il suo arrivo, e la conferma di Nyers, Lorenzi e Wilkes, creava abbondanza in attacco, che veniva risolto con la cessione al Napoli di Amedeo Amadei. Il torneo 1950-1951 si trasformò in una lotta tra le due milanesi, risolto alla penultima giornata quando la sconfitta interna del Milan con la Lazio veniva neutralizzata dalla concomitante sconfitta interista a Torino, coi granata. La squadra giunse infine al secondo posto. Nel torneo successivo la squadra arrivà terza.

    La gestione Foni: i due scudetti consecutivi (1952-1955)

    Il 6º scudetto (1952-1953)


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    L'Inter 1953-54, la prima che seppe bissare il titolo ottenuto nella stagione precedente: una formazione della stagione, da sinistra Lorenzi, Skoglund, Nesti, Mazza, il capitano Giovannini e Nyers; accosciati Padulazzi, Armano, Neri, Ghezzi e Giacomazzi
    Il 1952-1953 vide la squadra allenata dal dottor Alfredo Foni, un precursore del catenaccio, che reinventò Ivano Blason libero e scartò Faas Wilkes in favore di Bruno Mazza, acquistato insieme a Fulvio Nesti. Gli uomini di Foni presero il comando alla nona giornata e non lo mollarono più sino al termine. Alla quindicesima giornata l'Inter sconfisse la Juventus e si ritrovò con quattro lunghezze di vantaggio sul Milan. Nelle quattro giornate successive il vantaggio aumentò a otto punti, che divennero nove al ventiduesimo turno. Da quel momento i nerazzurri poterono dedicarsi alla difesa di quel vantaggio, ottenendo la sicurezza della vittoria alla quartultima giornata, con la vittoria sul Palermo che consegnò loro il sesto scudetto della storia interista, ottenuto anche grazie alle prestazioni della difesa che subì soltanto 24 reti. Questa la formazione titolare: Ghezzi, Blason, Giacomazzi, Neri, Giovannini, Nesti, Armano, Mazza, Lorenzi, Skoglund, Nyers.

    Il 7º scudetto (1953-1954)

    La conquista dello scudetto permise a Masseroni di chiudere un poco i cordoni della borsa, in vista della successiva campagna acquisti che vide gli arrivi del portiere di riserva Cavalli, del terzino Vincenzi e dell'attaccante Zambaiti. Sotto la guida di Foni i nerazzurri riuscirono a bissare lo scudetto, stavolta dopo una lotta con la Juventus, che vide alla fine prevalere l'Inter di un punto. La svolta del campionato si ebbe alla trentaduesima giornata, quando la Juventus, sino ad allora appaiata in testa alla classifica con i nerazzurri, fu sconfitta a Bergamo, mentre l'Inter pareggiava sul campo di Palermo. Quel prezioso punto venne difeso nelle due giornate che mancavano, consegnando così agli uomini di Foni il settimo scudetto. Masseroni, dopo che nel 1954-1955 la squadra arrivò ottava, decise di passare la mano ad Angelo Moratti. Questa la formazione titolare: Ghezzi, Giacomazzi, Padulazzi, Neri, Giovannini, Nesti, Armano, Mazza, Lorenzi, Skoglund, Nyers.

    La presidenza di Angelo Moratti (1955-1968)

    Il periodo 1955-1960


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    Angelo Moratti



    Nel 1955 Angelo Moratti divenne presidente dell'Inter. Nei primi otto anni di presidenza cambiò sette allenatori. Nel 1959 venne ingaggiato come direttore sportivo Italo Allodi.

    Il ciclo di Herrera

    1960-1961: terzo posto


    Dopo una partita di Coppa delle Fiere nella quale il Barcellona travolse l'Inter, Moratti decise di ingaggiare l'allenatore dei catalani Helenio Herrera. Sul mercato vennero acquistati il portiere Lorenzo Buffon, il terzino Armando Picchi e il mediano Franco Zaglio. In campionato i nerazzurri partirono fortissimo, segnando nelle prime quattro giornate ben 18 gol. Il 23 ottobre si ritrovarono soli in testa, inseguiti da Juventus e Roma. Quando l'Inter cadde a Padova, però, furono i capitolini a tentare la prima fuga: i milanesi li riacciuffarono in vetta a Natale. Intanto la Juventus stava accusando una flessione; il 1º gennaio 1961 precipitò al sesto posto, superata anche dal Milan, dal Bologna e dalla matricola Catania. La Roma calò il ritmo e l'Inter fuggì: il 29 gennaio si laureò Campione d'inverno a 26 punti con un vantaggio di tre punti sul Milan e quattro sul Catania. I bianconeri iniziarono alla grande il girone di ritorno, vincendo 5 partite di fila e avvicinando l'Inter. Il 12 marzo la Juventus perse contro il Milan, ma l'Inter non seppe approfittarne e crollò contro la matricola Lecco. Fu la prima di quattro sconfitte consecutive: i nerazzurri vennero battuti anche a domicilio dal Padova, per poi cadere nel derby e infine impattare contro la Sampdoria. La Juventus balzò in testa e il Milan occupò il secondo posto. Il 16 aprile si giocò Juventus-Inter: a Torino, la partita venne sospesa per un'invasione di campo da parte di tifosi entrati all'interno dello stadio senza biglietto. I nerazzurri ottennero in primo grado lo 0-2 a tavolino. La Juventus però fece ricorso e poi, la sera prima rispetto all'ultima giornata di campionato con l'Inter a pari punti con la Juventus (46 a testa), la CAF ritrattò e ordinò di ridisputare la gara. Ci furono molti sospetti su quella decisione per via del doppio ruolo che ricopriva a quel tempo Umberto Agnelli di presidente sia della FIGC sia del club bianconero. A quel punto tra le due squadre si creò una distanza di due punti, ma con il pareggio della Juventus (1-1 in casa contro il Bari) quest'ultima divenne Campione d'Italia. Per raggiungerla, l'Inter avrebbe dovuto vincere a Catania, sperando in un passo falso dei bianconeri, invece i nerazzurri vennero sconfitti 2-0, (partita ricordata come clamoroso al Cibali). Il 10 giugno, in occasione del recupero di Juventus-Inter dopo la conclusione del campionato, per protesta, il presidente nerazzurro Angelo Moratti ordinò ad Herrera di schierare la squadra primavera, accusando la CAF di aver subito l'ingerenza del presidente federale. La partita finì 9-1 per la Juventus. Per i milanesi segnò su rigore il diciottenne Sandro Mazzola, figlio dell'indimenticato Valentino e futura bandiera nerazzurra, che realizzò così il suo primo gol con la maglia dell'Inter. I nerazzurri chiusero il campionato al terzo posto con 44 punti, dietro anche ai cugini del Milan.

    1961-1962: secondo posto

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    Helenio Herrera



    Per la stagione seguente Moratti, su richiesta di Herrera, decise di ingaggiare il regista del Barcellona, lo spagnolo Luis Suárez, Pallone d'oro in carica, che Herrera aveva già avuto ai tempi del Barça. Il rapporto del tecnico argentino con Angelillo si deteriorò ma Herrera non lo considerava affatto "finito": la sua cessione fu dovuta al fatto che Herrera, preferiva non avere a che fare con giocatori dal carattere forte e dal carisma incontrastabile. Non a caso ha continui problemi con gente come Armando Picchi e Mario Corso, calciatori di cui vorrebbe sbarazzarsi se non fossero, il primo il pilastro della difesa, e il secondo un pupillo di Moratti. Che, dunque, egli sapesse benissimo che Angelillo prima o poi sarebbe potuto tornare ad essere il campione del famoso trio degli "Angeli dalla faccia sporca", lo dimostra proprio la clausola contenuta nel contratto che la Roma sottoscrisse per acquistarlo, clausola che neppure Angelillo conosceva, che impegnava la Roma a non vendere Angelillo né al Milan né alla Juventus, né alla Fiorentina. Vennero acquistati inoltre il secondo portiere Ottavio Bugatti e l'attaccante inglese Gerry Hitchens. Alla quinta giornata i nerazzurri erano in testa assieme all'Atalanta poi quest'ultima svolse il ruolo di inseguitrice insieme al Torino. La coppia di inseguitrici mollò la presa solo al termine del girone d'andata e l'Inter ne approfittò; il 10 dicembre i milanesi si laurearono campioni d'inverno con quattro punti di vantaggio su Bologna e Fiorentina. Ancora una volta per i nerazzurri fu fatale il girone di ritorno: il 31 dicembre persero in casa contro la Roma e si lasciarono raggiungere da Milan e Fiorentina; però, il 4 febbraio il derby vinto dai nerazzurri sembrò essere la tappa decisiva. Invece la capolista perse inaspettatamente a Ferrara contro la SPAL ed in seguito perse ulteriore terreno. Alla fine il tricolore se lo aggiudicò il Milan.

    La Grande Inter: dai successi internazionali alla Stella (1962-1967)
    1962-1963: l'8º scudetto


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    Tifosi interisti circondano Facchetti dopo la vittoria dell'ottavo scudetto nerazzurro


    Sul mercato l'Inter pescò soprattutto dal campionato italiano (Burgnich, Maschio, Di Giacomo), lanciando stabilmente tra i titolari anche l'emergente Facchetti, terzino con ottime doti offensive, e il primogenito di Valentino Mazzola, Sandro; importante fu poi la riconferma di Helenio Herrera. L'allenatore franco-argentino, che si era dimesso dopo un caso di doping che aveva coinvolto alcuni calciatori nerazzurri, fu per lungo tempo candidato al ruolo di commissario unico della Nazionale italiana. Herrera fu riaccolto invece a Milano quando Edmondo Fabbri già era pronto ad insediarsi sulla panchina dell'Inter.
    In porta c'era Lorenzo Buffon; la difesa veniva guidata da Armando Picchi, trasformato in libero da Herrera, il capitano; davanti a lui c'erano Tarcisio Burgnich, prelevato dal Palermo, e Aristide Guarneri. Sulla fascia sinistra venne attuata la prima rivoluzione tattica di Herrera: Giacinto Facchetti, confermato ormai in pianta stabile in prima squadra, diventò il primo terzino capace di affondare in avanti e trasformarsi in una vera e propria ala, il cosiddetto fluidificante. A centrocampo c'erano il mediano Franco Zaglio e il regista Luis Suárez; all'ala destra c'era il nuovo arrivato brasiliano Jair, riserva di Garrincha nella nazionale verdeoro, prelevato a novembre mentre l'estrosità di Mario Corso dava un tocco di fantasia alla squadra e in attacco Sandro Mazzola, anch'egli confermato in prima squadra, fungeva da mezz'ala con al centro Beniamino Di Giacomo (scambiato a novembre con Hitchens). Nelle prime giornate i nerazzurri stentarono ma riuscirono comunque a rimanere nella parte alta della classifica. Il 23 novembre venne sconfitta la Juventus ma un doppio pareggio intralciò la corsa nerazzurra e, il 13 gennaio, furono i bianconeri a terminare il girone d'andata in testa con un punto di vantaggio sui rivali, due sul Bologna e quattro sul Lanerossi Vicenza. L'aggancio dell'Inter sulla Juventus arrivò infine il 3 febbraio. Successivamente, dopo un mese di coabitazione al primo posto, i torinesi persero il derby e l'Inter balzò in testa: non lasciò più la prima posizione, aumentò il suo vantaggio e terminò il campionato a quattro punti di distanza dalla Juventus. Il 5 maggio la capolista perse seccamente sul campo della Roma, ma risultò essere matematicamente Campione d'Italia; fu il primo scudetto dell'era Moratti-Allodi (e ottavo della storia interista), arrivato su rimonta dopo che nei due tornei precedenti erano stati proprio i nerazzurri ad essere superati. A contribuire in modo decisivo alla vittoria fu la difesa, già distintasi nei due precedenti tornei: Herrera puntò in questa stagione su un modulo maggiormente affine al catenaccio. Questa la formazione titolare: Buffon, Burgnich, Facchetti, Zaglio, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Di Giacomo, Suárez, Corso.

    1963-1964: la prima Coppa dei Campioni e lo spareggio col Bologna

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    Angelo Moratti solleva la Coppa dei Campioni vinta contro il Real Madrid sconfitto per 3-1. Da sinistra Facchetti, Mazzola e Suárez.


    Con la conquista dello scudetto, l'Inter poté così partecipare per la prima volta alla massima competizione continentale per club, la Coppa dei Campioni. I nerazzurri, che si erano rinforzati con gli acquisti del portiere Giuliano Sarti, in sostituzione di Buffon, e della punta Aurelio Milani e aver promosso titolare Carlo Tagnin al posto di Zaglio, esordirono in Europa al Goodison Park, la tana dell'Everton, pareggiando per 0-0. La vittoria nel ritorno per 1-0 garantì il passaggio al turno successivo. Vennero in seguito eliminati in sequenza i francesi del Monaco, gli jugoslavi del Partizan e in semifinale i tedeschi del Borussia Dortmund. In finale al Prater di Vienna incontrarono gli spagnoli del Real Madrid, già vincitori per cinque volte consecutive nel torneo. L'Inter vinse per 3-1 con due gol di Mazzola e uno di Milani diventando così la prima squadra in Europa a vincere la coppa senza neanche subire una sconfitta (7 vittorie e 2 pareggi). Solamente lo scudetto venne perso in quell'anno, dopo lo spareggio di Roma giocato contro il Bologna.

    1964-1965: il 9º scudetto, la seconda Coppa dei Campioni, la prima Intercontinentale

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    Herrera con la Coppa Intercontinentale



    L'anno seguente i nerazzurri tornarono a dominare vincendo di nuovo lo scudetto dopo una rincorsa sui rivali cittadini del Milan; i rossoneri infatti si laurearono campioni d'inverno ma nel girone di ritorno, grazie anche alla vittoria nel derby per 5-2, la squadra di Herrera li superò andando a vincere così il suo nono scudetto con una giornata d'anticipo. La striscia di vittorie proseguì con la conquista della seconda Coppa dei Campioni: l'Inter non trovò ostacoli sul suo cammino fino alle semifinali dove, nella partita di andata, fu sconfitta per 3-1 dagli inglesi del Liverpool; nella partita di ritorno, in un San Siro gremito (90.000 spettatori), l'Inter doveva vincere con tre gol di scarto (all'epoca infatti non esisteva la Regola dei gol fuori casa): e così fu. All'ottavo minuto di gioco Corso su calcio di punizione a foglia morta, la sua specialità, portò i nerazzurri in vantaggio. Un minuto dopo Peirò segnò uno di quei gol che raramente si vedono sui campi di calcio. Corso eseguì la rimessa laterale sulla fascia sinistra verso Peirò, il quale, appostato vicino alla linea laterale e strettamente marcato, toccò la palla di testa indirizzandola all'indietro, verso il centrocampo, dove Mazzola attendeva il pallone.] Quest'ultimo lasciò rimbalzare la sfera, poi lanciò di prima il compagno in profondità. Lo spagnolo scattò verso il fondo inseguendo il lancio e sfruttò al meglio la velocità che lo contraddistingueva non consentendo il recupero al difensore Smith. L'uscita del portiere Lawrence, però, fu ottima. Il portiere scattò lateralmente e bloccò il pallone rischiando di uscire dall'area di rigore ma lo fece soltanto con un piede e nel frattempo colpì Peirò con una spallata mandandolo a terra. L'azione parve essersi conclusa ma mentre il portiere osservava la disposizione dei compagni prima del rinvio e fece qualche passo per avvicinarsi al limite dell'area, Peirò si alzò rapidamente e partì alla carica. Il portiere inglese fece rimbalzare il pallone a terra due volte, alla terza sbuca, da dietro, il piede sinistro del numero 9 nerazzurro, che spostò il pallone, mettendolo fuori portata del portiere, poi, dopo due soli passi e prima che l'estremo difensore potesse intervenire, insaccò nella porta sguarnita con il destro. Lawrence quasi non si rese conto dell'accaduto, i suoi compagni aggredirono verbalmente l'arbitro, chiedendo l'annullamento del gol ma senza successo. Al 62' Facchetti in proiezione offensiva segnò il 3-0. La finale si disputò a San Siro e la squadra superò il Benfica per 1-0 con gol di Jair. In quell'anno giunse anche la prima Coppa Intercontinentale vinta battendo l'Independiente; dopo aver perso la gara di andata in Argentina per 1-0, i nerazzurri prevalsero a San Siro per 2-0 con le reti di Mazzola e Corso. Nella terza e decisiva partita giocata allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid l'Inter vinse per 1-0 con gol di Corso nei supplementari: fu la prima squadra italiana a vincere la coppa. Questa la formazione titolare: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suárez, Corso.

    1965-1966: lo scudetto della Stella e la seconda Intercontinentale


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    L'undici dell'Inter 1965-66 che al termine della stagione avrebbe vinto lo scudetto della stella. Da sinistra in piedi: Sarti, Facchetti, Guarneri, Bedin, Burgnich e il capitano Picchi. Accosciati da sinistra: Jair, Mazzola, Peiró, Suárez e Corso


    Un organico pressochè immutato andava ad affrontare la stagione 1965-1966. I lombardi nella nona giornata conquistarono la vetta, tallonati da Milan e Napoli, rispettivamente seconda e terza forza alla fine del girone d'andata, il 16 gennaio 1966. Nel girone di ritorno l'Inter mancò più volte il colpo decisivo, e spesso rischiò di lasciarsi recuperare. La sconfitta di Catania (1-0) fece vacillare i nerazzurri, che videro avvicinarsi il Napoli a due punti. Sistemarono tutto sei vittorie consecutive, tra cui una vittoria nel derby per 2-1: al termine di questa serie, il 17 aprile, il Milan aveva ceduto e si era ritrovato a 11 punti di distanza; il Napoli e il Bologna erano seconde a 6 punti di distanza. Il finale mise in dubbio la vittoria dell'Inter, allorché due pareggi e una sconfitta nello scontro diretto contro il Bologna diminuirono lo svantaggio di tre punti. Due vittorie contro Juventus (3-1) e Lazio (4-1) permisero ai nerazzurri, il 15 maggio, di vincere lo scudetto, quello della stella sul petto, simbolo di dieci scudetti. In Coppa dei Campioni, dopo aver eliminato la Dinamo Bucarest (1-2 e 2-0) e il Ferencvaros (4-0 e 1-1), il Real Madrid si prese la rivincita di due anni prima, eliminando i nerazzurri (0-1 e 1-1) e si involò verso il suo trionfo. In Coppa Italia l'Inter venne eliminata in semifinale. Arrivò di nuovo anche la Coppa Intercontinentale, ancora contro l'Independiente. A San Siro l'Inter vinse 3-0 con gol di Peiró e doppietta di Mazzola, poi fece 0-0 in Argentina. Con queste tre vittorie l'Inter divenne la prima squadra in Europa e l'unica squadra italiana a realizzare il particolare treble costituito da scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale.

    1966-1967: secondo posto e finalista di Coppa Campioni

    Il 25 maggio 1967, a Lisbona, l'Inter perse la finale di Coppa dei Campioni contro gli scozzesi del Celtic Glasgow. Sei giorni dopo, nell'ultima giornata di campionato, l'Inter cadde a Mantova con gol dell'ex Beniamino Di Giacomo. La sconfitta consentì il sorpasso in classifica alla Juventus, che si aggiudicò lo scudetto. Nelle ultime sei giornate di campionato l'Inter raccolse 4 punti.Moratti troncò sul nascere ogni polemica con le sue parole:

    « Siamo stati grandi quando si vinceva, cerchiamo di essere grandi anche ora che abbiamo perduto. Forse siamo rimasti troppo tempo sulla cresta dell'onda. E tutti a spingere per buttarci giù. Ora saranno tutti soddisfatti »
    (Angelo Moratti)



    1967-1968: la fine di un ciclo

    Il campionato 1967-68 dell'Inter si concluse al quinto posto, partecipando al girone finale della Coppa Italia. Il 18 maggio 1968 Angelo Moratti lasciò, dopo tredici anni, la guida della società a Ivanoe Fraizzoli e con lui se ne andarono anche Helenio Herrera e Italo Allodi. Più tardi, Moratti dirà:

    « Tifo lo stesso, soffrendo molto meno. Non sento più la responsabilità imposta dalla folla. Sono un tifoso in mezzo ai tifosi »


    (Angelo Moratti)
    La presidenza Fraizzoli (1968-1984)

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    Il presidente Ivanoe Fraizzoli



    Il periodo 1968-1970

    Il nuovo presidente fu Ivanoe Fraizzoli e richiamò all'Inter il vecchio allenatore Alfredo Foni che negli anni cinquanta aveva vinto due scudetti consecutivi con i nerazzurri, di cui il primo con la tattica del catenaccio. Foni trasformò il suo metodo in una tattica offensiva che andava a scapito della difesa. Alla fine fu quarto posto.
    L'anno successivo in panchina arrivò Heriberto Herrera, soprannominato HH2 mentre ritornò a Milano l'attaccante Roberto Boninsegna. La squadra giunse seconda in campionato alle spalle del Cagliari che vinse il suo primo scudetto.

    L'11º scudetto (1970-1971)

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    Una formazione dell'Inter 1970-1971, Campione d'Italia: da sinistra in piedi, Vieri, Boninsegna, Burgnich, Giubertoni, Facchetti e Corso; accosciati, da sinistra, il capitano Mazzola, Righetti, Pellizzaro, Frustalupi e Bedi

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    In estate se ne andò un altro reduce della Grande Inter, Suárez, che fu ceduto alla Sampdoria. A gennaio se ne andò definitivamente anche Guarneri (alla Cremonese) dopo un paio di stagioni passate a Bologna e Napoli. In compenso arrivarono il regista blucerchiato Mario Frustalupi, lo stopper Mario Giubertoni e l'ala Sergio Pellizzaro dal Palermo; alla guida tecnica venne confermato Heriberto Herrera, che schiera Vieri in porta, Cella libero, Giubertoni stopper, Burgnich e Facchetti terzini; a centrocampo Fabbian, Frustalupi in regia, Mazzola interno, Corso ala sinistra, Pellizzaro tornante destro e il centravanti Boninsegna in attacco. Già eliminata da Coppa Italia e Coppa delle Fiere, l'Inter raccolse quattro punti in altrettante giornate e perdette il derby; il presidente Fraizzoli mise a disposizione il proprio incarico ad un eventuale gruppo economico che avesse voluto acquistare la società. Specificò questo nel comunicato del 9 novembre, con cui veniva esonerato HH2 e si affidava «temporaneamente» la guida tecnica a Giovanni Invernizzi, allenatore delle giovanili. Le reazioni dei giocatori furono immediate: Mario Corso («Il licenziamento si imponeva»), Sandro Mazzola («In fondo non è proprio che lo abbiamo cacciato noi...») e Jair («Sono più che contento, ci voleva!») fecero capire che la "vecchia guardia" ebbe ottenuto ciò che chiedeva e prese in mano la situazione. Assieme a Invernizzi, i "senatori" stilarono un'ambiziosa tabella che puntò allo scudetto, contro ogni pronostico.

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    Festeggiamenti per lo scudetto 1970-1971


    La squadra venne ritoccata, con l'arretramento di Burgnich a libero, il giovane Mauro Bellugi terzino destro, il ritorno di Jair all'ala e Mario Bertini al posto di Frustalupi. Cominciò così una rincorsa al Milan che permise all'Inter di recuperare i sei punti di ritardo che accusava dai rivali: il 7 marzo i nerazzurri si aggiudicarono il derby di ritorno e distanziarono poi il Napoli, terzo in classifica, battendolo in uno scontro diretto in cui ci furono polemiche sulla nebbia che avvolgeva il Meazza e per le contestate marcature di Boninsegna. La caduta casalinga del Milan contro il Varese favorì l'Inter, che vinse a Catania e poté andare a vincere aritmeticamente il titolo con una giornata d'anticipo grazie al 5-0 casalingo sul Foggia. Il primo titolo dell'era Fraizzoli (e undicesimo della storia interista) fu anche il primo e, finora, unico vinto da una squadra che ha cambiato l'allenatore in corsa. Questa la formazione titolare: Vieri, Bellugi, Facchetti, Bedin, Giubertoni, Burgnich, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso.

    La finale di Coppa Campioni (1971-1972)


    L'Inter tornò quindi in Coppa dei Campioni dopo quattro anni di assenza. Superato il primo turno contro l'AEK Atene (4-1 e 2-3), i nerazzurri incrociarono il Borussia Mönchengladbach negli ottavi. L'andata in Germania passò alla storia come la "Partita della lattina". Al 29', con il Borussia in vantaggio per 2-1, Roberto Boninsegna cadde al suolo colpito da una lattina di Coca-Cola. I nerazzurri, a stento trattenuti dal tecnico Invernizzi, assediarono l'arbitro olandese Jef Dorpmans chiedendo la sospensione dell'incontro. I tedeschi a loro volta aggredirono gli italiani e si formarono diversi capannelli al centro del campo. Nel parapiglia generale il giocatore del Borussia Günter Netzer vide la lattina a terra e la lanciò verso un poliziotto che immediatamente la fece sparire sotto il cappotto. Si accorse di tutto Sandro Mazzola, che tentò di farsela restituire dall'agente, trovando solo la ferma opposizione di quest'ultimo. A questo punto il capitano interista notò due tifosi italiani oltre le recinzioni e che uno dei due stava bevendo proprio da una lattina di Coca-Cola. Si precipitò verso di loro, si fece passare la lattina e la consegnò all'arbitro fingendo che fosse il corpo del reato. Nel frattempo Boninsegna non sembrava essere in grado di riprendersi e il medico dell'Inter ne ordinò la sostituzione. L'autore del misfatto venne subito arrestato: si trattava di Manfred Kristein, un'autista di 29 anni piuttosto alticcio. A fine partita, conclusasi 7-1 per i tedeschi, puntuale scattò il reclamo della società milanese, che chiede la responsabilità oggettiva del Borussia. Alla commissione disciplinare dell'UEFA l'avvocato Peppino Prisco disse in sintesi:
    « La partita non s'è svolta regolarmente dopo l'uscita di Boninsegna, colpito alla testa da una lattina. Il danno poteva essere molto più grave di quanto è stato. L'Inter ne è rimasta così frastornata che ha finito per perdere 7-1. Ma in quel momento il punteggio era di 1-1. Ci sono quindi tutti gli estremi per cancellare quella gara. »
    In una intervista nel suo studio di via Podgora nell'autunno del 1979, confessò di aver utilizzato a favore la sconfitta per 7-1. Sarebbe stato diverso, in altre parole, se i tedeschi avessero vinto "solo" per 3-1. Lui voleva il 2-0 a tavolino e si accontentò della ripetizione dell'incontro.
    Il ritorno a San Siro si giocò il 3 novembre 1971 e venne vinto per 4-2 dall'Inter. La ripetizione dell'incontro di andata si disputò a Berlino il 1º dicembre 1971. L'Inter si chiuse in difesa e grazie alle prodezze del giovane portiere Ivano Bordon (che parò anche un rigore a Klaus-Dieter Sieloff) riuscì a difendere lo 0-0 e si qualificò per i quarti di finale dove sconfisse lo Standard Liegi coi risultati di 1-0 a Milano e 2-1 in Belgio. In semifinale sconfisse il Celtic Glasgow ai rigori mentre in finale incontrò l'Ajax di Johan Cruijff e dell'allenatore rumeno Stefan Kovács. Proprio Cruijff realizzò la doppietta che regalò la coppa agli olandesi. In campionato l'Inter arrivò quinta, a pari merito con la Fiorentina, trascinata dai gol di Boninsegna ancora capocannoniere con 22 gol.

    Il periodo 1972-1977

    Seguirono poi annate nelle quali l'Inter non andò mai oltre il quarto posto, rimanendo fuori dalle coppe europee nel 1974-1975 e durante le quali si alternarono sulla panchina Enea Masiero, ancora Helenio Herrera, Luis Suárez e Giuseppe Chiappella. Con quest'ultimo l'Inter raggiunse nel 1976-1977 la finale di Coppa Italia ma venne sconfitta dal Milan per 2-0.
    Il ciclo di Bersellini (1977-1982)

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    Eugenio Bersellini



    1977-1978: la 2ª Coppa Italia

    Nel 1978 i nerazzurri tornarono a vincere un trofeo: è la Coppa Italia, la seconda della storia interista. A quarant'anni dal primo successo (quando ancora la società portava il nome di Ambrosiana), l'Inter poté bissare quella vittoria, superando nella finale unica di Roma il Napoli per 2-1. Artefici di questo risultato furono, oltre a Giacinto Facchetti giunto al suo ultimo passo da calciatore e assente per infortunio dalla finale, Gabriele Oriali e Giampiero Marini e nuovi interisti quali Alessandro Altobelli, autore della rete dell'1-1 in finale, Graziano Bini, nuovo capitano della squadra e marcatore della rete decisiva in finale, Giuseppe Baresi, Ivano Bordon, Nazzareno Canuti e Carlo Muraro, guidati da Eugenio Bersellini.
    1978-1979: quarto posto
    In questa stagione la squadra ottenne il quarto posto in campionato. Venne acquistato Evaristo Beccalossi dal Brescia.

    1979-1980: il 12º scudetto

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    Una formazione della stagione 1979-1980: da sinistra in piedi Bordon, Mozzini, Pasinato, Bini, Canuti, e Altobelli; accosciati, Marini, Baresi, Muraro, Oriali e Beccalossi.


    Grazie al nuovo corso tecnico, l'Inter vinse il suo dodicesimo scudetto. L'avvio del campionato fu positivo, spiazzando le altre pretendenti (il Perugia di Paolo Rossi, la Juventus e il Torino, oltre al Milan), destinate a uscire presto dalla lotta per il titolo. Ma l'Inter non vinse per mancanza di avversari. La squadra esibì valori importanti, che partono da una difesa altamente competitiva, con l'azzurro Ivano Bordon in porta, gli esterni Nazzareno Canuti o Giuseppe Baresi e il terzino-mediano Gabriele Oriali, il coriaceo stopper Roberto Mozzini e il libero Graziano Bini: a parte il marcatore centrale, sono tutti prodotti del vivaio nerazzurro, così come Franco Pancheri. A centrocampo gioca Domenico Caso, giocatore abile a cucire la manovra, che orienta al meglio il lavoro di copertura di Giampiero Marini, le progressioni di Giancarlo Pasinato, veloce mediano, e le invenzioni del trequartista Evaristo Beccalossi. L'attacco era affidato ad Alessandro Altobelli, centravanti alto e sottile e a Carlo Muraro, detto il Jair Bianco, ala sinistra cresciuta nel vivaio, così come il giovane rincalzo Claudio Ambu.

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    L'Inter festeggia lo scudetto nel 1980



    Dopo la prima giornata (7 pareggi e 6 gol in 8 gare) l'Inter si ritrovò già sola in testa; tampinata nelle giornate successive dal neopromosso Cagliari, la squadra nerazzurra chiuse il girone d'andata, il 6 gennaio 1980, con tre punti di vantaggio sul Milan. I rossoneri iniziarono male il girone di ritorno e l'Inter si lanciò verso il titolo: il 3 marzo si ritrovò in testa con otto punti sui rossoneri, sulla Juventus e sull'Avellino, che cedette alla distanza. Il 23 marzo, ventiquattresima giornata, al termine di sette partite di Serie A e Serie B vennero arrestati quattordici tesserati, tra cui Enrico Albertosi e Bruno Giordano.[49] L'Inter vinse lo scudetto il 27 aprile, con due turni d'anticipo, rimanendo in testa solitaria per tutto il campionato sin dalla prima giornata: una cavalcata che passò dal titolo di campione d'inverno al doppio successo nel derby (2-0 e 0-1) al trionfo sulla Juventus per 4-0. Intanto le sentenze per il Totonero declassarono Lazio e Milan: i rossoneri finirono per la prima volta in Serie B. Questa la formazione titolare: Bordon, Baresi, Oriali, Pasinato, Mozzini, Bini, Caso, Marini, Altobelli, Beccalossi, Muraro.
    1980-1981: semifinale di Coppa Campioni
    A otto anni dalla finale del 1972 persa a Rotterdam contro l'Ajax, l'Inter tornò in Coppa dei Campioni. In Italia erano state riaperte le frontiere: perso il francese Michel Platini (col quale era stato raggiunto un accordo due anni prima) e il brasiliano Falcão il club nerazzurro ripiegò sul nazionale austriaco Herbert Prohaska. Il cammino nerazzurro, dopo aver eliminato i rumeni dell'Universitatea Craiova, i francesi del Nantes ed i serbi della Stella Rossa vincendo il ritorno al Marakana di Belgrado, si fermò in semifinale ad opera del Real Madrid di Vujadin Boškov. Al Bernabeu segnarono Santillana e Juanito. A San Siro segnò invece Graziano Bini che non fu sufficiente a ribaltare la partita dell'andata.

    1981-1982: la 3ª Coppa Italia

    Nella stagione 1981-1982 i nerazzurri riuscirono ad alzare la loro terza Coppa Italia: dopo aver vinto il girone eliminatorio nei confronti di Verona, Milan, SPAL e Pescara, nell'andata dei quarti di finale perse per 4-1 contro la Roma ma a Milano l'Inter rovesciò la situazione vincendo per 3-0. In semifinale venne superato il Catanzaro (2-1 in rimonta a San Siro e 2-3 dopo i supplementari al Militare, con l'Inter ridotta in nove uomini) e la doppia finale contro il Torino fu decisa dall'1-0 di Serena al Meazza e dall'1-1 del Comunale, con reti di Cuttone e Altobelli. Tra i giovani c'è da segnalare l'esordio in Serie A di Riccardo Ferri, difensore cresciuto nel vivaio. In Coppa UEFA il cammino dell'Inter si fermò al secondo turno per opera dei rumeni della Dinamo Bucarest.
    In campionato un derby deciso da Oriali costò caro al Milan che a fine anno retrocesse nuovamente in Serie B. Si affermò in nerazzurro il diciottenne Giuseppe Bergomi che fu convocato, insieme a Bordon, Altobelli, Marini e Oriali da Enzo Bearzot nella Nazionale azzurra per il vittorioso campionato del mondo in Spagna.

    Da Marchesi a Radice (1982-1984)

    In panchina venne ingaggiato Rino Marchesi mentre dal mercato arrivarono Hansi Müller e il brasiliano Juary. Arrivò anche il campione del mondo Fulvio Collovati dal Milan in cambio di Serena, Pasinato e Canuti. In campionato la squadra ottenne molti pareggi e poche vittorie. Ci fu un nuovo sospetto di Totonero: il caso Genoa-Inter. Inoltre, il 3-3 di Juventus-Inter del 1º maggio 1983 venne tramutato in 0-2 dal Giudice Sportivo, a causa di un sasso che aveva colpito, ferendolo, il nerazzurro Giampiero Marini mentre si trovava nel pullman della squadra nei pressi del Comunale, così la Roma poté vincere matematicamente lo scudetto una settimana dopo, l'8 maggio. La squadra arriverà terza alla fine. In questa stagione fece il suo esordio il portiere Walter Zenga. In Coppa delle Coppe, dopo aver eliminato i cechi dello Slovan Bratislava (nonostante due rigori sbagliati nella stessa partita da Beccalossi) e gli olandesi dell'AZ Alkmaar, l'Inter venne eliminata ancora una volta dal Real Madrid, dopo il pareggio dell'andata per 1-1 a San Siro venne sconfitta 2-1 al Bernabeu e dovette dire addio alla competizione.
    L'anno successivo Luigi Radice divenne il nuovo allenatore dell'Inter e la stagione si concluse con un quarto posto. In Europa non andò molto meglio, con l'eliminazione per mano dell'Austria Vienna negli ottavi di finale di Coppa UEFA.

    La presidenza Pellegrini (1984-1995)

    Da Castagner a Corso (1984-1986)


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    Ernesto Pellegrini


    Il 18 gennaio 1984 la presidenza dell'Inter passò a Ernesto Pellegrini, allora vicepresidente nerazzurro, che per dodici miliardi rilevò la società da Fraizzoli. Il 12 marzo divenne ufficialmente presidente.
    Sulla panchina sedette Ilario Castagner mentre fu acquistato, tra gli altri, il tedesco Karl-Heinz Rummenigge per 8,5 miliardi di lire. In campionato la squadra si piazzò terza dopo un lungo duello con il Verona poi scudettato, mentre in Coppa UEFA l'Inter si sbarazzò dei rumeni dello Sportul Studentesc, dei Rangers Glasgow, dei tedeschi dell'Amburgo e del Colonia, fino ad arrivare alla semifinale dove venne eliminata dal Real Madrid nonostante la vittoria per 2-0 nella gara d'andata, l'Inter capitolò ancora una volta al Bernabeu perdendo 3-0.
    Nel 1985-1986 si alternarono sulla panchina Ilario Castagner e Mario Corso e i nerazzurri arrivarono sesti in campionato davanti al Milan. In Coppa UEFA, dopo aver eliminato facilmente gli svizzeri del San Gallo, gli austriaci del Linz, ai supplementari i polacchi del Legia Varsavia e nei quarti i francesi del Nantes, i nerazzurri arrivarono ancora in semifinale dove incontrarono per la quarta volta in cinque anni il Real Madrid: ancora una volta l'Inter si fece eliminare vincendo 3-1 l'andata e venendo sconfitta 5-1 nel ritorno dopo i tempi supplementari.

    La gestione Trapattoni (1986-1991)

    Il periodo 1986-1988


    Per la nuova stagione venne ingaggiato l'ex allenatore della Juventus, Giovanni Trapattoni. Il suo debutto in campionato avvenne con una sconfitta contro il neopromosso Empoli. Il girone d'andata consegnò l'Inter al duello di testa con il Napoli di Maradona. Infortunatosi ancora Rummenigge, la squadra subì tre sconfitte consecutive nell'avvio del ritorno: ciò rese vana la successiva rincorsa. Chiuse il campionato al terzo posto, qualificandosi per la successiva Coppa UEFA. In Coppa UEFA arrivò l'eliminazione ad opera del Goteborg nei quarti: nell'andata in Svezia l'Inter ottenne uno 0-0. A San Siro i nerazzurri passarono in vantaggio grazie a un'autorete di Stig Fredriksson con gli svedesi - futuri campioni - che pareggiarono grazie a Stefan Pettersson qualificandosi per la semifinale. In Coppa Italia la squadra viene eliminata ai quarti di finale dalla Cremonese.
    Nella stagione successiva la squadra guidata dal Trap si classificò quinta con 32 punti in campionato, qualificandosi per la Coppa UEFA. In Coppa Italia venne eliminata in semifinale dalla Sampdoria, poi vincitrice del trofeo. In Coppa UEFA, invece, fu estromessa dalla competizione agli ottavi di finale dai catalani dell'Espanyol.

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    Giovanni Trapattoni è arrivato nell'estate del 1986 dopo una lunga militanza sulla panchina della Juventus.



    1988-1989: lo Scudetto dei record, il 13º

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    La formazione titolare vincitrice del campionato 1989. In piedi: Zenga, Ferri, Berti, Bergomi, Serena e Matthäus. Accosciati: Díaz, Brehme, Bianchi, Matteoli e Mandorlini.



    Nel 1988-1989 l'Inter vinse lo scudetto dei record grazie anche ad una squadra profondamente rinnovata. Dalla Germania arrivarono il centrocampista Lothar Matthäus e il terzino Andreas Brehme. In difesa avevano ormai trovato spazio il portiere Walter Zenga e i difensori Riccardo Ferri e Giuseppe Bergomi davanti al libero Andrea Mandorlini mentre a centrocampo, oltre al confermato Gianfranco Matteoli, furono acquistati la mezzala Nicola Berti, dalla Fiorentina, e il cursore di fascia destra del Cesena, Alessandro Bianchi. Il centravanti Aldo Serena vinse la classifica dei marcatori con 22 gol facendo coppia d'attacco con l'argentino Ramón Díaz, arrivato a Milano all'ultimo minuto in prestito dopo la bocciatura dell'algerino Rabah Madjer momentaneamente acquistato da Pellegrini, con tanto di foto ufficiali e presentazione in sede alla stampa ma dopo le visite mediche, che rilevarono un infortunio muscolare alla coscia che poteva comprometterne l'integrità fisica, il contratto non fu mai firmato.
    I nerazzurri andarono già in testa solitari alla quinta giornata, distanziando il Milan di un punto e la Sampdoria e il Napoli di due. Nelle giornate successive il Milan accusò un rallentamento: l'11 dicembre, la sconfitta nel derby impedì ai rossoneri di bissare il titolo. Soltanto il Napoli riuscì a seguire l'Inter, a tre punti di distacco. La situazione non cambiò dopo lo scontro diretto del San Paolo, il 15 gennaio (0-0); il 5 febbraio l'Inter diventò campione d'inverno e la domenica successiva la rocambolesca sconfitta di Firenze per 4-3 permise al Napoli di ridurre il distacco a un punto. L'Inter vinse tutte le prime otto gare del girone di ritorno e allungò ancora sui partenopei; il 9 aprile i punti di vantaggio tra prima e seconda classificata furono sette. Vincendo lo scontro diretto del 28 maggio grazie a una punizione di Lothar Matthäus, i milanesi conquistarono matematicamente il loro 13º scudetto. Fu lo scudetto dei record: mai nessuna squadra sarebbe riuscita a toccare quota 58 con i due punti a vittoria. Fu il primo e anche unico scudetto vinto da Ernesto Pellegrini. Questa la formazione titolare: Zenga, Bergomi, Brehme, Matteoli, Ferri, Mandorlini, Bianchi, Berti, Díaz, Matthäus, Serena.

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    Il trio tedesco: Jürgen Klinsmann (al centro) con Lothar Matthäus (a sinistra) e Andreas Brehme (a destra) nel 1989



    1989-1990: la prima Supercoppa Italiana

    Nella stagione successiva fu ceduto Ramón Díaz, e al suo posto venne preso il tedesco Jürgen Klinsmann dallo Stoccarda, un centravanti che dal 1985 in poi non ha segnato meno di 15 gol a stagione. La squadra venne subito eliminata in Coppa dei Campioni, dal Malmö allenato dall'inglese Roy Hodgson mentre in campionato arrivò terza. In questa stagione venne conquistata la prima Supercoppa italiana ai danni della Sampdoria sconfitta 2-0 a San Siro con le reti di Enrico Cucchi e Aldo Serena.

    1990-1991: la prima Coppa UEFA

    Il mondiale del 1990 vide vittoriosa la Germania di Lothar Matthäus, che a dicembre vinse il Pallone d'oro ed anche il FIFA World Player of the Year, primo giocatore della storia dell'Inter ad avvalersi di entrambi i prestigiosi riconoscimenti. Nella stagione 1990-1991 la squadra rincorse la Sampdoria fino alla decima giornata; quando i blucerchiaiti persero il derby vennero affiancati in vetta dai nerazzurri che andarono in testa solitari due giornate dopo, approfittando del rinvio delle gare di Sampdoria e Milan, impegnate a fronteggiarsi nella Supercoppa Europea. L'Inter rimase così in testa per diverse giornate, talvolta anche in compagnia di Sampdoria e Juventus, e andò a vincere il titolo d'inverno il 20 gennaio, con un punto di vantaggio sul Milan e due sul terzetto formato da Sampdoria, Juventus e Parma. Nel girone di ritorno rimasero presto in lotta i blucerchiati e le milanesi. Furono gli scontri diretti a sancire lo scudetto dei genovesi che batterono anche l'Inter vincendo 2-0 al Meazza, in un incontro nel quale Pagliuca parò un rigore a Matthäus sull'1-0 per i doriani.

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    Lothar Matthäus posa con la Coppa UEFA appena conquistata al termine della finale con la Roma


    In Coppa UEFA la squadra raggiunse la sua prima finale dove incontrò la Roma. All'andata a Milano i nerazzurri vinsero 2-0 con reti di Matthäus su rigore e di Nicola Berti. Nel ritorno, all'Olimpico, l'Inter perse per 1-0 con gol di Ruggiero Rizzitelli vincendo comunque il trofeo: erano ventisei anni che l'Inter non vinceva un trofeo internazionale. L'avventura di Trapattoni sulla panchina nerazzurra si chiuse il 22 maggio 1991 dopo esattamente cinque anni.

    L'annata di Orrico (1991-1992)

    Nell'estate del 1991 Trapattoni tornò alla Juventus e Pellegrini decise di sostituirlo con l'emergente Corrado Orrico, reduce da una promozione in Serie B con la Lucchese seguita da un campionato nella serie cadetta con promozione sfiorata. Sostenitore del modulo a zona, Orrico tentò di applicarlo anche all'Inter (facendo costruire la "gabbia") ma la squadra non riuscì ad assimilare il nuovo sistema di gioco. In Coppa UEFA ci fu l'eliminazione ad opera del Boavista nel primo turno. Il tecnico fu sostituito da Luis Suárez e l'Inter giungerà ottava rimanendo esclusa dalle coppe europee dopo sedici anni.

    Da Bagnoli a Marini: la seconda Coppa UEFA (1992-1994)


    Nella stagione 1992-1993 la panchina passò nelle mani di Osvaldo Bagnoli, già campione d'Italia con il Verona nel 1985 e che aveva allenato il Genoa portandolo in Europa. Dopo un avvio con tre sconfitte nelle prime dodici giornate, l'Inter migliorò la sua classifica in primavera. L'acquisto dell'annata fu l'uruguaiano Rubén Sosa, che segnò 20 reti in 28 presenze, la maggior parte delle quali nel girone di ritorno. L'Inter quindi vinse sei partite di seguito finendo il campionato al secondo posto a quattro punti dal Milan campione.
    L'anno successivo vennero acquistati gli olandesi Wim Jonk e Dennis Bergkamp dell'Ajax ma i troppi infortuni, tra qui quello di Nicola Berti già a settembre, il mancato recupero di Ferri e Bianchi peggiorarono una situazione già compromessa. Nella sesta giornata di ritorno Bagnoli venne esonerato e subentrò Giampiero Marini, allenatore della Primavera. I successivi risultati però furono peggiori, tanto che l'Inter si salvò alla penultima giornata per un punto.
    In Coppa UEFA la squadra nerazzurra raggiunse la finale per la seconda volta dove stavolta incontrò la squadra austriaca del Casino Salisburgo. L'Inter si impose in entrambi gli incontri per 1-0 sollevando così per la seconda volta il trofeo.
    L'era-Pellegrini era terminata: l'ultima decisione rilevante fu quella di assumere come tecnico Ottavio Bianchi e si entrò nella nuova era-Moratti.
    La presidenza di Massimo Moratti (1995-oggi)

    Da Bianchi ad Hodgson (1994-1997)


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    Massimo Moratti acquistò il club il 18 febbraio 1995


    La vittoria della Coppa UEFA, la seconda nella storia dei nerazzurri, influì poco sui destini sportivi dell'Inter: la presidenza Pellegrini era ormai alla fine, e la conduzione tecnica fu affidata ad Ottavio Bianchi.
    Il 18 febbraio 1995 Pellegrini cedette l'Inter, che tornò dopo 27 anni nelle mani della famiglia Moratti. Fu Massimo, figlio di Angelo, a prenderne le redini. Il giorno dopo il nuovo presidente esordì al Meazza con un successo: l'Inter batté il Brescia per 1-0. Il nuovo presidente decise di confermare il tecnico Bianchi e di cominciare ad inserire nella società personaggi quali Sandro Mazzola come direttore sportivo, Giacinto Facchetti come direttore generale e Luis Suárez come capo degli osservatori, tutti ex giocatori della Grande Inter degli anni sessanta. La stagione si concluse in rimonta: la squadra risalì la china della classifica e alla fine non andò oltre la sesta posizione in campionato, conquistando la qualificazione per la Coppa UEFA all'ultima giornata.
    Per la stagione seguente, la prima ad iniziare con Massimo Moratti presidente, la dirigenza decise di rinnovare la fiducia ad Ottavio Bianchi, che venne esonerato dopo quattro turni di campionato e rimpiazzato dall'inglese Roy Hodgson, già CT della Nazionale svizzera. Proprio a causa dei numerosi impegni con essa, la prima squadra venne momentaneamente affidata Luis Suárez. La squadra concluse il campionato 1995-1996 al settimo posto, a 19 punti dal Milan campione d'Italia, mentre in Coppa UEFA fu eliminata al primo turno dal Lugano. In Coppa Italia, invece, i nerazzurri raggiunsero la semifinale, dove vennero eliminati dalla Fiorentina poi vincitrice del torneo.
    La stagione 1996-1997 dei nerazzurri si concluse con il terzo posto, a 6 punti dalla Juventus campione d'Italia mentre in campo internazionale l'Inter fu artefice di un percorso positivo in Coppa UEFA raggiungendo la finale che mise i nerazzurri di fronte allo Schalke 04. A Gelsenkirchen finì 1-0 per i tedesci e lo stesso risultato fu al ritorno ma per l'Inter. Si andò così ai supplementari ed infine ai calci di rigore: Zamorano e Winter fallirono le due conclusioni consegnando così ai tedeschi la Coppa. La sconfitta europea provocò le dimissioni di Hodgson, sostituito nelle ultime due giornate di campionato da Luciano Castellini, in attesa di ingaggiare un nuovo tecnico per la stagione futura.

    Dalla terza Coppa UEFA con Simoni all'annata dei quattro allenatori (1997-1999)
    Nell'estate 1997 Moratti ingaggiò l'allenatore Luigi Simoni e acquistò per 48 miliardi di lire dal Barcellona il brasiliano Ronaldo, eletto Pallone d'oro nel dicembre di quell'anno. Con l'innesto del Fenomeno, nella stagione 1997-1998 la squadra tornò a battersi per lo scudetto insieme alla Juventus.
    I nerazzurri condussero la classifica per le prime 16 giornate e nonostante la vittoria del primo scontro diretto il 4 gennaio, vennero sorpassati a metà torneo dai bianconeri, campioni d'inverno, complice una sconfitta casalinga contro il Bari (0-1) e un pareggio ad Empoli (1-1). A quattro giornate dalla fine, con la Juventus capolista a quota 66 punti e l'Inter seconda a 65, le due rivali si affrontarono a Torino e l'Inter perse 1-0 recriminando per un mancato rigore che l'arbitro Ceccarini non diede. Nel proseguimento dell'azione fu invece la Juventus a guadagnare il rigore. Simoni, infuriato dopo la mancata assegnazione del rigore all'Inter, entrò in campo con la palla ancora in gioco e fu trattenuto dagli addetti. Dopo l'assegnazione del rigore alla Juventus si diresse verso l'arbitro e gli gridò ripetutamente «Si vergogni!», per poi essere espulso. Successivamente Del Piero sbagliò il rigore, facendosi parare il tiro da Pagliuca. Nei turni successivi la squadra di Simoni perse ulteriore terreno dopo il pareggio in casa contro il Piacenza (0-0) e dopo la decisiva sconfitta a Bari per 2-1 contro i pugliesi, il 10 maggio. Con una giornata d'anticipo la Juventus vinse così il campionato.
    In Coppa UEFA anche quest'anno il cammino fu positivo raggiungendo per la quarta volta in sette anni la finale. Al Parco dei Principi di Parigi, il 6 maggio, la squadra di Simoni incontrò la Lazio battendola 3-0 con reti di Zamorano, Zanetti e Ronaldo. L'Inter vinse la prima finale unica del torneo.
    Nell'estate 1998 venne confermato Simoni e grazie alla nuova formula dei preliminari e al secondo posto dell'anno precedente, l'Inter tornò in Coppa dei Campioni dopo nove anni. Il mondiale francese restituì al club un Ronaldo affaticato ed in precarie condizioni fisiche attanagliato da una tendinopatia rotulea che necessitava di un'operazione. I tempi si allungavano e lui continuava a sottoporre il ginocchio a sforzi e carichi di lavoro, fino a quando il tendine subì una parziale lacerazione. Il brasiliano, che faceva coppia con Roberto Baggio, ebbe così un rendimento fu altalenante per tutta l'annata. Ci fu anche l'avvicendamento di quattro allenatori e alla fine la squadra giunse ottava rimandendo fuori dalle coppe europee. In Champions League, superato il secondo turno preliminare, i nerazzurri capitarono in un girone con Spartak Mosca, Sturm Graz e Real Madrid (campione uscente). Questa fase venne superata da prima in classifica e la squadra, nel frattempo allenata da Mircea Lucescu che aveva sostituito Simoni a novembre, venne in seguito eliminata ai quarti di finale dal Manchester United che avrebbe poi vinto la competizione. La stagione proseguì con l'esonero di Lucescu a favore di Luciano Castellini, in attesa del ritorno di Roy Hodgson che guidò l'Inter per le restanti partite di campionato, chiuso all'ottavo posto con 46 punti perdendo pure entrambi gli incontri validi per lo spareggio per l'ingresso in Coppa UEFA col Bologna.

    Da Lippi a Tardelli (1999-2001)


    Nell'estate del 1999 la dirigenza ingaggiò Marcello Lippi che, dopo un quinquennio alla Juventus, si era dimesso a febbraio. Lippi chiese alla società di non rinnovare il contratto del capitano Giuseppe Bergomi, che attendeva il rinnovo dopo un'annata positiva. Venne ceduto inoltre Diego Simeone alla Lazio in cambio di Christian Vieri. Il tecnico viareggino ebbe diversi litigi con Panucci, culminati con alcune esclusioni, e con Roberto Baggio. Lo stesso ex pallone d'oro sostiene che tutto precipitò quando Lippi gli chiese in pratica di fare la spia nello spogliatoio poiché credeva che qualcuno gli remasse contro e lui rifiutò (anche se il tecnico ha sempre smentito questa versione). Prima della partita di Verona Lippi disse a Baggio che nell'Inter non c'era posto per lui e che avrebbe fatto meglio ad andar via; in quella gara l'Inter era sotto di un gol e, dopo il pareggio di Recoba, Baggio segnò il 2-1. Quest'ultimo nello spogliatoio indossò un cappellino con la scritta in spagnolo «Matame, si no te servo», che significa «Uccidimi se non ti servo». Al termine di questa stagione l'Inter si piazzò quarta e vinse lo spareggio per l'ingresso in Champions League contro il Parma del 23 maggio per 3-1, grazie a due reti proprio di Roberto Baggio, le ultime in maglia nerazzurra. Avendo la Lazio vinto scudetto e coppa nazionale, la squadra nerazzurra si qualificò per la finale di Supercoppa Italiana in quanto finalista di Coppa Italia.
    Nella stagione successiva i meneghini furono eliminati dalla Champions League già ad agosto, nel terzo turno preliminare, dagli svedesi dell'Helsingborgs. La squadra perse anche la finale di supercoppa italiana contro la Lazio per 4-3 e la partita d'esordio in campionato con la Reggina (1-2 a Reggio Calabria), provocando lo sfogo televisivo di Lippi, che si rivolse ai giocatori con toni rabbiosi. A causa del clima creatosi nello spogliatoio la dirigenza optò per l'esonero dell'allenatore toscano: due giorni più tardi sulla panchina dell'Inter fu chiamato Marco Tardelli. Nonostante il cambio della guida tecnica l'Inter chiuse il campionato al quinto posto davanti al Milan, qualificandosi in Coppa UEFA. Tardelli non venne quindi confermato sulla panchina della squadra.
    Al termine della stagione scoppiò lo scandalo dei passaporti falsi, riguardante la naturalizzazione illecita di alcuni calciatori extracomunitari: tra le società coinvolte figurò anche l'Inter per la vicenda della nazionalità di Álvaro Recoba. Il direttore sportivo Gabriele Oriali patteggiò 20.000 euro di ammenda e Recoba subì una squalifica totale di due anni, poi ridotta dalla FIGC a sei mesi di squalifica nelle competizioni nazionali e internazionali con diffida.

    Il biennio di Cúper e la stagione con Zaccheroni (2001-2004)


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    L'avvocato Giuseppe Prisco, vicepresidente interista dal 1963 al 2001, scomparve nel dicembre del 2001


    Nella stagione successiva Moratti decise di puntare su Héctor Cúper, tecnico argentino reduce dalle stagioni precedenti durante le quali aveva condotto il Valencia a due finali consecutive di Champions League (entrambe perse contro Bayern Monaco e Real Madrid). L'Inter raggiunse la vetta per alcune volte finché il 24 marzo diede l'accelerata che sembrava decisiva battendo la Roma di Fabio Capello, campione in carica, nello scontro diretto di San Siro per 3-1, andò a +3 sui giallorossi e +4 sulla Juventus di Marcello Lippi. Ma all'ultima giornata il vantaggio si ridusse a un punto. Le tre squadre arrivarono così all'ultima gara, il 5 maggio, in questa situazione di classifica: Inter 69, Juventus 68, Roma 67. La Juventus era impegnata sul campo dell'Udinese, mentre l'Inter giocava in trasferta contro la Lazio: se da un lato i bianconeri vinsero 2-0, l'Inter perse per 4-2; l'Inter finì terza, lasciando l'ambiente nerazzurro tra le lacrime.
    Il 12 dicembre 2001 scomparve a Milano l'avvocato Peppino Prisco, storico vicepresidente interista, ottantenne da pochi giorni. A fine anno Ronaldo, nel frattempo passato al Real Madrid, vinse il suo secondo Pallone d'oro.
    L'anno seguente, con Christian Vieri capocannoniere del torneo con 24 gol, la squadra arrivò seconda in campionato ancora dietro la Juventus mentre in Champions League, partita dal terzo turno preliminare, arrivò fino in semifinale contro il Milan (poi campione vincendo la finale contro la Juventus), nel primo derby di Milano nella storia delle coppe europee. Dopo lo 0-0 di Milan-Inter, il ritorno, Inter-Milan, finì 1-1. Al gol di Andriy Shevchenko in chiusura di primo tempo rispose all'84 il giovane Obafemi Martins: i rossoneri passarono così il turno in virtù del gol segnato in trasferta.
    Nell'ottobre 2003 Cúper venne esonerato e sostituito da Alberto Zaccheroni che centrò il 4º posto. A fine stagione il tecnico romagnolo non venne confermato per l'annata seguente. Nel gennaio 2004, Massimo Moratti si dimise una seconda volta dalla carica di presidente (la prima era avvenuta il 6 maggio 1999, dopo le pesanti critiche ricevute per la scelta di affidare la squadra all'allenatore Roy Hodgson), pur conservandone la proprietà, insieme a quattro componenti del consiglio di amministrazione. A subentrargli fu l'ex giocatore e bandiera nerazzurra Giacinto Facchetti, che restò in carica fino alla sua scomparsa, avvenuta nel settembre 2006.

    Il quadriennio di Mancini (2004-2008)

    2004-2005: La 4ª Coppa Italia


    Il 16 giugno 2004 venne ufficialmente presentato come nuovo allenatore Roberto Mancini. La partenza dell'Inter in campionato fu caratterizzata da una serie di imbattibilità con un elevato numero di pareggi, e alla fine giunse terza in campionato dietro Juventus e Milan. Il club di Moratti fu comunque capace di mettere in bacheca un trofeo dopo sette anni: i nerazzurri conquistarono infatti la quarta Coppa Italia il 15 giugno 2005 nella finale contro la Roma, imponendosi sia all'andata che al ritorno: 2-0 allo Stadio Olimpico con una doppietta di Adriano e 1-0 al Meazza con gol di Mihajlović.
    2005-2006: la 2ª Supercoppa italiana, la 5ª Coppa Italia, il 14º scudetto
    La compagine meneghina cominciò il 2005-2006 il 20 agosto con la vittoria della seconda Supercoppa Italiana della sua storia dopo quella del 1989, grazie a una rete di Juan Sebastián Verón nei supplementari contro la Juventus al Delle Alpi (1-0).

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    I festeggiamenti per la quinta Coppa Italia


    Il campionato vide la Juventus stare in testa, che sconfisse l'Inter nel derby d'Italia di ritorno, disputato a marzo, per 2-1. Unito alla precedente sconfitta con la Fiorentina, la sconfitta favorì il recupero del Milan, capace di rimontare 14 punti all'Inter e 11 alla Juventus. Alla fine il podio fu quello dell'annata precedente: Juventus prima, Milan secondo ed Inter terza, stando alla classifica al termine dell'ultima giornata, il 14 maggio 2006. I nerazzurri vinsero comunque la Coppa Italia per la seconda volta consecutiva e nuovamente contro la Roma. Dopo il pareggio all'Olimpico (1-1) al ritorno la formazione milanese prevalse per 3-1, conquistando il trofeo per la quinta volta nella sua storia.
    Il 26 luglio la FIGC assegnò all'Inter il quattordicesimo scudetto della sua storia, sulla base della classifica stilata dopo le sentenze della giustizia sportiva nell'ambito di Calciopoli. La decisione arrivò dopo aver recepito il parere consultivo di una Commissione, composta da Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesi, sul quesito riguardante l'assegnazione del titolo di campione d'Italia in caso di modifica della classifica finale del campionato. Con la conseguente retrocessione in Serie B della Juventus, l'Inter rimase l'unica società calcistica italiana ad aver disputato tutte le edizioni della Serie A.

    2006-2007: la 3ª Supercoppa italiana e il 15º scudetto



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    Roberto Mancini guidò l'Inter ad un nuovo Scudetto dei record, diciott'anni dopo quello di Trapattoni.


    Il 26 agosto l'Inter si presentò alla sfida di Supercoppa Italiana come vincitrice sia della Coppa Italia che dello scudetto (in passato l'accoppiata era riuscita anche a Torino, Juventus, Napoli e Lazio). La partita si concluse 3-3 al 90' (con un parziale di 0-3) e una punizione di Figo fissò nei tempi supplementari il risultato sul 4-3 per la formazione nerazzurra e le consegnò la terza Supercoppa Italiana della sua storia, la seconda consecutiva.
    Pochi giorni dopo la vittoria in Supercoppa, il 4 settembre 2006, scomparve a Milano dopo alcuni mesi di grave malattia il presidente Giacinto Facchetti, già bandiera nerazzurra negli anni sessanta e settanta e della Nazionale. A seguito di questo evento, il 6 settembre dello stesso anno Massimo Moratti riprese il ruolo di presidente del club.
    Nella stagione 2006-2007 l'Inter occupò stabilmente la vetta della classifica di Serie A con molti punti di vantaggio sulla seconda vincendo pure il ritorno del derby contro il Milan (2-1 dopo il 4-3 dell'andata). Il 18 aprile subì la prima e unica sconfitta in campionato, ad opera della Roma, seconda in classifica e vittoriosa per 3-1 a San Siro. Si trattò della prima sconfitta dopo 39 partite consecutive di imbattibilità in tutte le competizioni, giunta proprio nella sfida che avrebbe potuto decretare matematicamente il primo posto. Il 22 aprile, comunque, i nerazzurri conquistarono il loro 15º scudetto, con cinque giornate di anticipo sulla fine del campionato (record italiano eguagliato), vincendo 2-1 contro il Siena in trasferta grazie a due gol di Marco Materazzi ed alla contemporanea sconfitta della Roma a Bergamo contro l'Atalanta. La vittoria dello scudetto fu caratterizzata da una lunga serie di record, tra cui il primato dei punti conquistati (97), delle vittorie consecutive in campionato (17, record storico assoluto in Serie A), delle vittorie in una sola stagione (30), delle vittorie in trasferta (15), delle vittorie consecutive in trasferta (11), della media inglese (+21). In Coppa Italia la squadra raggiunse la terza finale consecutiva, per la terza volta contro la Roma; non era mai accaduto prima che le stesse squadre si fossero sfidate in finale per tre anni di fila. Nella finale di andata l'Inter venne battuta dalla Roma all'Olimpico per 6-2, mentre nella gara di ritorno non bastò il 2-1 per vincere la coppa.

    2007-2008: il 16º scudetto nella stagione del centenario


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    Zlatan Ibrahimović, 117 presenze e 66 reti totali con l'Inter.


    La stagione 2007-2008, che condusse l'Inter nel novero delle società centenarie il 9 marzo 2008, si aprì il 19 agosto 2007 con la sconfitta casalinga contro la Roma per 1-0 nella ventesima edizione della Supercoppa italiana e nella quinta partita di Supercoppa giocata tra Inter e Roma nelle ultime quattro stagioni, nonché quattordicesima sfida in generale tra i due club nell'arco di poco più di tre anni.
    All'inizio del campionato il cammino della squadra ricalcò le orme della stagione precedente. L'Inter si laureò campione d'inverno con due giornate d'anticipo dalla fine del girone d'andata, chiudendo in testa a quota 49 punti (15 vittorie e 4 pareggi), con un vantaggio di 7 lunghezze sulla seconda (Roma) e 12 sulla terza (Juventus). Inoltre migliorò il record di vittorie consecutive tra campionato e coppe stabilito l'anno precedente, portandosi a quota 13 rispetto alle 11 affermazioni della passata stagione.
    Dalla fine di febbraio alla fine di marzo (dalla 24ª alla 31ª giornata) la squadra di Mancini attraversò un periodo in cui dilapidò in parte il vantaggio accumulato sulla Roma, che recuperò 7 punti e si portò a 4 lunghezze di distacco. Nel corso di questo periodo giunse per i nerazzurri la prima sconfitta dopo 31 partite utili consecutive in campionato, contro il Napoli, che si impose in casa per 1-0. I milanesi non perdevano in Serie A da 31 partite (18 aprile 2007, 1-3 contro la Roma). Dalla 32ª alla 35ª giornata i nerazzurri ottennero 4 vittorie consecutive, e in seguito persero il derby contro il Milan per 2-1 e pareggiarono in casa contro il Siena per 2-2. A una giornata dalla fine l'Inter conservava un punto di vantaggio sulla Roma. Il 18 maggio, dopo una partita sofferta nelle battute iniziali contro il Parma, in trasferta e con la tifoseria nerazzurra della città al seguito (il divieto imposto dalla prefettura di Parma valeva solo per i nerazzurri provenienti dal resto d'Italia), la squadra riuscì ad imporsi sui rivali per 2-0 grazie a due gol di Ibrahimović (rientrante da un infortunio che lo aveva tenuto fuori dai campi di gioco per quasi due mesi) e si laureò Campione d'Italia per la sedicesima volta nella sua storia con tre punti di vantaggio sulla Roma. In Coppa Italia venne raggiunta ancora la finale dove i nerazzurri furono sconfitti ancora dalla Roma (non era mai accaduto prima che le stesse squadre si fossero sfidate in finale per quattro anni di fila) per 2-1.
    Il biennio di Mourinho: dai successi nazionali alla terza Champions League (2008-2010)

    2008-2009: Il 17º scudetto e la 4ª Supercoppa italiana


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    José Mourinho, all'Inter dal 2008 al 2010.


    A fine stagione Mancini venne sostituito dal portoghese José Mourinho. Il 24 agosto l'Inter vinse il primo trofeo con quest'allenatore, ovvero la Supercoppa italiana, battendo la Roma ai calci di rigore per 8-7 (2-2 al termine dei tempi supplementari).
    La squadra vinse il campionato 2008-2009 conquistandolo con due giornate d'anticipo, il 16 maggio 2009, grazie alla sconfitta del Milan con l'Udinese nell'anticipo della 36ª giornata che laureò l'Inter Campione d'Italia per la 17ª volta nella sua storia, agganciando i rossoneri nel palmarès italiano. Ibrahimović fu capocannoniere con 25 reti: erano cinquant'anni che uno straniero nell'Inter non veniva incoronato re dei bomber (l'ultimo fu Antonio Valentín Angelillo nel 1958-1959).
    2009-2010: il 18º scudetto, la 6ª Coppa Italia e la 3ª Champions League

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    Diego Milito, protagonista del treble nerazzurro.


    Nell'estate 2009 Ibrahimović lasciò l'Inter approdando al Barcellona in cambio di Samuel Eto'o e un sostanzioso conguaglio. Gli altri acquisti nerazzurri furono il difensore Lúcio, il centrocampista Thiago Motta, l'attaccante Diego Milito e il trequartista Wesley Sneijder. La stagione si aprì con la sconfitta contro la Lazio per 2-1 a Pechino in Supercoppa italiana.
    L'Inter volò in testa solitaria all'ottava giornata, quindi allungò sulle dirette concorrenti e nonostante la sconfitta nello scontro diretto con la Juventus rimase comunque in vetta, mantenendola fino a laurearsi campione d'inverno con una giornata d'anticipo. Alla ventesima giornata il distacco si ridusse a 6 a causa del pareggio col Bari e della vittoria del Milan sul Siena. Nel derby i rossoneri tentarono un riavvicinamento ma l'Inter vinse 2-0. Alla 25ª giornata si fece avanti prepotentemente la Roma, che veniva da una lunga striscia di risultati utili, portatasi a -5 dall'Inter grazie al pareggio interno per 0-0 con la Sampdoria. Alla 31ª si svolse all'Olimpico lo scontro diretto con i giallorossi, che vinsero per 2-1, riducendo lo svantaggio ad un punto. Alla 33ª giornata ci fu il sorpasso: l'Inter pareggiò a Firenze nell'anticipo mentre la Roma vinse in casa con l'Atalanta. Alla 35ª il controsorpasso, con l'Inter che vincendo la sua gara, a differenza della Roma che veniva sconfitta in casa dalla Sampdoria, poté riportarsi in vetta con 2 punti di vantaggio, che rimane invariato fino all'ultima giornata quando l'Inter vinse il suo 18º scudetto a Siena, il 16 maggio, imponendosi per 1-0 con gol di Milito nel secondo tempo.
    In Coppa Italia i nerazzurri arrivarono per la dodicesima volta in finale dopo aver battuto il Livorno, la Juventus e la Fiorentina (doppio 1-0). In finale venne sconfitta la Roma all'Olimpico per 1-0 con gol di Milito, nella quinta finale contro i giallorossi delle ultime sei edizioni.

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    Capitan Zanetti solleva la terza Champions League della storia nerazzurra


    In Champions League l'Inter fu sorteggiata in un girone con i campioni di Spagna e d'Europa del Barcellona dell'ex Ibrahimović, con i campioni d'Ucraina della Dinamo Kiev e con i campioni di Russia del Rubin Kazan. Superato il turno al secondo posto dietro i catalani, l'Inter agli ottavi di finale trovò il Chelsea. L'andata terminò 2-1 grazie alle reti di Milito e Cambiasso. Anche nel ritorno i nerazzurri prevalsero (1-0, rete di Eto'o), centrando un successo in trasferta contro una squadra inglese dopo sette anni (l'ultima vittoria, 3-0 ad Highbury contro l'Arsenal, risaliva al 2003), e presentandosi così ai quarti di finale dopo quattro anni. In questo turno fu la volta dei russi del CSKA Mosca che vennero battuti con un doppio 1-0 firmato Milito all'andata con un destro dal limite dell'area e Sneijder nel ritorno su punizione. In semifinale ai nerazzurri toccò affrontare di nuovo il Barcellona: l'Inter vinse la partita di andata per 3-1 con i gol di Sneijder, Maicon e Milito che rimontarono l'iniziale svantaggio firmato Pedro; nel ritorno al Camp Nou l'Inter perse per 1-0 e si qualificò per la finale a 38 anni dall'ultima volta. Il 22 maggio a Madrid battendo il Bayern Monaco con due gol di Milito, l'Inter conquistò la sua terza Coppa dei Campioni dopo quarantacinque anni, realizzando così una storica tripletta mai riuscita a nessun'altra squadra italiana. Inoltre con quest'ultimo successo, l'Inter divenne la seconda squadra italiana alle spalle del Milan per numero di Coppe dei Campioni conquistate, scavalcando la Juventus, mentre il tecnico portoghese diventò il terzo allenatore, dopo Ernst Happel e Ottmar Hitzfeld, a vincere due Champions League con due club diversi. Al termine della stagione chiuse la sua esperienza in Italia trasferendosi in Spagna, al Real Madrid.
    Il post-triplete (2010-2012)

    2010-2011: 5ª Supercoppa italiana, Mondiale per club, 7ª Coppa Italia

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    Zanetti stringe la mano a Blatter durante la premiazione per la vittoria del Mondiale per club FIFA


    Il 10 giugno 2010 venne ufficializzato l'ingaggio del nuovo allenatore, lo spagnolo Rafael Benítez. Lo storico treble dell'annata precedente permise all'Inter di partecipare, oltre che alla Supercoppa italiana, per la prima volta anche alla Supercoppa europea e al Mondiale per club. Il 21 agosto i nerazzurri affrontarono la Roma, finalista di Coppa Italia, nel trofeo italiano per la quarta volta nella ultime cinque edizioni, battendola per 3-1 grazie al gol di Pandev e alla doppietta di Eto'o che rimontano l'iniziale vantaggio di Riise. In Supercoppa UEFA, il 27 agosto, l'Inter perse il trofeo contro l'Atlético Madrid per 2-0 a causa delle reti di Reyes e Agüero ed insieme ad esso anche la possibilità di vincere sei trofei nell'arco di un anno solare come fece il Barcellona nella stagione precedente. La partita di semifinale della Coppa del Mondo per club si giocò il 15 dicembre contro i sudcoreani del Seongnam battuti dalla formazione nerazzurra per 3-0 con reti di Dejan Stanković, Javier Zanetti e Diego Milito; l'Inter si aggiudicò quindi il diritto di giocare la finale della competizione che si disputò il 18 dicembre contro i campioni africani del Mazembe, prima squadra non europea e non sudamericana ad accedere alla finale della competizione. La partita finì 3-0 per i nerazzurri con i gol di Pandev, Eto'o e Biabiany, che si consacrarono Campioni del Mondo per la terza volta nella loro storia.
    Il 23 dicembre Benítez e la dirigenza decisero di rescindere consensualmente il contratto anche a causa delle dichiarazioni rilasciate dal tecnico spagnolo subito dopo la vittoria di Abu Dhabi. Il nuovo allenatore divenne il brasiliano Leonardo, ex giocatore e allenatore del Milan. In campionato i nerazzurri giunsero secondi dietro il Milan, qualificandosi comunque alla Champions League per la decima volta consecutiva (record italiano). In Champions League la squadra fu eliminata nei quarti di finale dallo Schalke 04 mentre il 29 maggio 2011 conquistò la settima Coppa Italia della sua storia vincendo 3-1 contro il Palermo.

    2011-2012: 6º posto, la fine di un ciclo
    Il 24 giugno 2011 l'Inter comunica l'ingaggio del tecnico Gian Piero Gasperini come nuovo allenatore della prima squadra; l'ufficialità dell'ingaggio arriva il 1º luglio. L'ex tecnico genoano prende il posto di Leonardo, accasatosi al Paris Saint-Germain come direttore sportivo. L'esordio ufficiale sulla panchina dell'Inter avviene il 6 agosto 2011, in concomitanza con la sconfitta rimediata per 2-1 in Supercoppa italiana ad opera del Milan. Il 21 settembre 2011 Gasperini viene sollevato dall'incarico di allenatore dell'Inter dopo la sconfitta per 3-1 subita sul campo del Novara, nella gara valida per la quarta giornata di campionato. L'esonero arriva dopo quattro sconfitte ed un pareggio tra campionato, Champions League e Supercoppa Italiana. Il 22 settembre 2011 gli subentra il romano Claudio Ranieri, che firma un contratto fino al 30 giugno 2013. La squadra si qualificò al primo posto nel girone di Champions League grazie alle vittorie in trasferta contro CSKA Mosca e Lilla (sconfitto poi anche in casa) e al pareggio in Turchia contro il Trabzonspor. Il 10 dicembre, grazie al successo sulla Fiorentina (2-0), iniziò una serie di sei vittorie consecutive che culminarono nelle vittorie nel derby (0-1 gol di Diego Milito) e contro la Lazio (2-1) permettendo così di scavalcare quest'ultima al quarto posto. All'inizio del girone di ritorno, dopo che la squadra venne eliminata dalla Coppa Italia ai quarti di finale dal Napoli, nelle prime sette giornate furono raccolti due punti, contro il Palermo in casa (4-4 con quattro gol di Milito) e un pareggio in rimonta dallo 0-2 sempre a Milano contro il Catania. L'Inter tornerà a vincere alla 27ª giornata a Verona contro il ChievoVerona. La squadra, in seguito, verrà eliminata anche dalla Champions League ad opera dei francesi del Marsiglia: all'andata in Francia perse 1-0 al 93' mentre nel ritorno la vittoria per 2-1 non bastò a ribaltare la situazione.
    Il 26 marzo, dopo la sconfitta in trasferta per 0-2 ad opera della Juventus, il tecnico Ranieri è stato esonerato a favore del giovane Andrea Stramaccioni, vincitore della prima edizione della NextGen Series con la Primavera dell'Inter. A fine stagione la squadra arriva sesta qualificandosi al terzo turno preliminare di Europa League.
    L'era Stramaccioni (2012-oggi)
    Il tecnico romano, il 29 maggio 2012, prolunga il suo contratto con l'Inter di tre anni.



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    Juventus-Inter, quante storie

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    I precedenti più famosi e i grandi ex del derby d'Italia, così come fu ribattezzato da Gianni Brera.

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    Il termine derby d'Italia fu usato per la prima volta dal giornalista Gianni Brera nel 1967 per indicare il confronto tra due squadre caratterizzate da una profonda rivalità, tipica delle sfide 'stracittadine'.

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    La colonna bianconera Boniperti chiuse la sua carriera da giocatore in un 9-1 proprio contro l'Inter, che per protesta in quell'occasione mandò in campo la Primavera (esordio per Mazzola).

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    Nel 1983 la sfida del Comunale si chiude sul 3-3 ma un mattone lanciato da un tifoso di casa colpisce il nerazzurro Marini, nel parcheggio: inevitabile il ko a tavolino.

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    Il precedente più famoso è quello del 1998, caratterizzato dalle proteste degli ospiti per l'arbitraggio di Ceccarini, che non fischia un rigore su Ronaldo e poco dopo ne assegna uno poi comunque sbagliato da Del Piero.

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    Nel 2002, l'anno passato alla storia come quello del 5 maggio, lo scontro diretto a San Siro finisce 2-2 grazie a due incredibili conclusioni da fuori di Seedorf. A fine anno lo scudetto finirà però a Torino.

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    Nel 2008, la Juventus si lascia alle spalle Calciopoli e la serie B, vincendo a San Siro 2-1, grazie anche ad un gol di Camoranesi in sospetto fuorigioco.

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    C'è anche un precedente importante che non riguarda il campionato: nel 2005 Veron decise la supercoppa italiana, alzata dai nerazzurri nel cielo di Torino.

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    Del Piero in carriera ha segnato 10 gol all'Inter, compreso quello pesantissimo dell'ultimo precedente, il 2-0 della scorsa stagione decisivo per il tricolore.

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    L'ultima vittoria nerazzurra risale a quattro anni fa, firmata da Balotelli e Cruz. In 109 precedenti sotto la Mole, sono però solo 19 i successi degli ospiti.

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    Tanti i doppi ex, a cominciare da Boninsegna e Anastasi che nell'estate del 1976 si scambiarono le maglie per un'operazione storica.

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    In carriera ha vestito entrambe le maglia anche Roberto Baggio, Pallone d'oro e scudettato in bianconero, mito senza allori sotto la 'Madunina'.

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    Anche Marcello Lippi, tra due cicli di grandi successi a Torino, passò da Milano ritrovando Vieri, Jugovic e Peruzzi: l'esperienza si concluse però presto e male, con l'esonero dopo un ko a Reggio Calabria e la famosa sfuriata in conferenza stampa.

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    L'estate del 2006, quella di Calciopoli, portò allo smembramento della grande Juve di Capello, con Ibrahimovic e Vieira che passarono direttamente ai rivali nerazzurri, per la rabbia degli juventini.

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    L'ultimo giocatore a passare direttamente dall'Inter alla Juve è stato Lucio, protagonista del triplete mourinhano ma bianconero dopo la fine dell'avventura milanese.

    http://notizie.it.msn.com/

     
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    104 anni di Inter

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    Giuseppe Meazza
    Uno dei migliori calciatori italiani di tutti i tempi. Il "Balilla" fu scoperto per caso da un osservatore dell'Inter mentre si giocava in strada con gli amici e si divertiva a calciare una semplice palla di pezza. Nel 1927 poco meno di 19 anni esordisce in Serie A, a 20 è già in Nazionale. Dopo una carriera intensa e ricca di successi, nel 1948, all'età di 38 anni, dice addio al calcio indossando ancora una volta la casacca nerazzurra. Il Pepp muore a Rapallo il 27 ottobre 1979, vittima di un male incurabile. A lui è stato intitolato, pochi mesi dopo, lo stadio di San Siro di Milano.

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    Benito Lorenzi e i suoi compagni

    Si va da Benito "Veleno" Lorenzi a Maino Neri, passando per Karl Lennart Skoglund e István Nyers. Ecco alcuni protagonisti che hanno scritto la storia dell'Inter tra gli anni 40 e 50. Questa foto risale al 1952/1953, stagione nella quale i nerazzurri, guidati da Alfredo Foni, conquistano il sesto scudetto.

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    Angelo Moratti e i figli
    Angelo Moratti è stato il 15° presidente dell'Inter. Nel maggio del 1955, succede a Carlo Masseroni, prendendo le redini del club fino al 1968. Sono gli anni della Grande Inter, stagioni di successi indelebili marchiati a fuoco nella memoria dei fan nerazzurri dell'epoca. Ma non solo, gli echi di quelle vittorie risuonano anche nelle menti delle nuove leve di tifosi interisti.

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    Helenio Herrera
    Il "Mago". Helenio Herrera Gavilán è considerato uno dei migliori allenatori di sempre. Ha iniziato a masticare calcio da giocatore ma come mister ha trovato la sua vera dimensione. In particolare, ha trovato la sua "America" all'Inter, quella Grande Inter che, sotto la guida dell'argentino, ha raggiunto i vertici del calcio negli anni 60. E' morto nel 1997 a Venezia a 87 anni.

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    La Grande Inter
    Grande come grande è stata la gloria che ha riscosso l'Inter negli anni 60. Con la presidenza di Angelo Moratti, sotto la guida di Helenio Herrera e trascinati da Suarez e Mazzola, l'Inter conquista 3 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni e e Coppe Intercontinentali. Questa foto risale al 1964 e ritrae Sandro Mazzola, al centro, con la coppa Intercontinentale vita battendo l'Independientes per 1 a 0.

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    Roberto Boninsegna
    Ecco una bellissima immagine dell'attaccante mantovano scattata durante una gara tra Inter e Cagliari del '70. Boninsegna ha vissuto con la casacca nerazzurra indosso, il periodo di maggior splendore della sue carriera. Ha conquistato lo Scudetto del 70 ed ha vinto per due stagioni di fila il titolo di capocannoniere della Serie A (nel 70/71 e 71/72). Ha militato nell'Inter dal 1969 al 1976 collezionando, in totale, 281 presenza e segnando 171 reti.

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    Massimo Moratti
    Figlio dell'ex presidente nerazzuro Angelo Moratti, Massimo acquista la società il 25 febbraio del 1995. I primi anni della sua presidenza sono stati piuttosto tormentati ed ifatti si dimette per ben due volte dalla guida della società. Alle sue seconde dimissioni, gli succede Giacinto Facchetti che resta in carica fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2006. Dal il 6 settembre dello stesso anno Massimo Moratti riprende la presidenza.

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    I nerazzurri vincono la Coppa Uefa 1998
    E' il primo trofeo della nuova era targata Moratti. L'Inter si aggiudica la coppa battendo in finale la Lazio al Parco dei principi di Parigi. Ivan Zamorano, Javier Zanetti e Ronaldo siglano le marcature nerazzurre e la squadra si impone sulla compagine di Erikson con un secco 3 a 0. Si tratta della terza Coppa UEFA vinta dall'Inter.

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    L'Inter conquista la Coppa Italia del 2005
    La squadra guidata da Roberto Mancini, nel 2005, conquista la seconda Coppa Italia di fila. L'avversario di turno era la Roma. Nella doppia sfida di andata e ritorno, i nerazzurri hanno guadagnato la coppa pareggiando 1-1 all'Olimpico e battendo i giallorossi per 3 a 1 al Meazza. E' la quinta Coppa Italia conquistata dal club.

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    Festeggiamenti per il centenario Inter
    Nel 2008, l'Inter ha festeggiato i sui primi 100 anni di vita con una grande parata di stelle. Al Meazza è andata in scena Inter-Reggina, vinta dai nerazzurri per 2 a 0. All'evento hanno preso parte tanti dei protagonisti che hanno reso speciali ed indimenticabili il centenario interista.

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    Triplete nerazzurro: la Coppa Italia
    E' il 5 maggio, all'Olimpico si sfidano per la quinta volta, in sei stagioni, in finale di Coppa Italia l'Inter e la Roma. E' una sorta di spareggio perchè hanno vinto due volte per parte. Mourinho vince per la prima volta la Coppa Italia. Lo 'Special One' deve ringraziare Diego Milito, che segna il gol decisivo nel primo tempo.

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    Triplete nerazzurro: lo Scudetto
    Il quinto scudetto consecutivo, quarto conquistato sul campo, per l'Inter arriva a Siena. Dove nell'ultima giornata di campionato i nerazzurri tremano, prima del gol decisivo dell'argentino Diego Milito. Per l'Inter è il 18° Scudetto.

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    Triplete nerazzurro: la Champions League
    Il 22 maggio 2010 l'Inter è tornata sul tetto d'Europa dopo 45 anni. Con una splendida doppietta del 'Principe' Diego Milito, i nerazzurri hanno sconfitto 2-0 il Bayern Monaco di Van Gaal ed hanno vinto per la terza volta la Champions League. La prima con Massimo Moratti presidente.

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    L'Inter vince il Mondiale per Club
    Per la prima, e unica, volta nella storia non c'è stata, nel Mondiale per Club 2010, la sfida tra Europa e SudAmerica in finale. Ad Abu Dhabi l'Inter di Rafa Benitez battè 3-0 il Mazembe e diventa Campione del Mondo per Club.

     
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    ACCADDE OGGI – Il derby del 3 gennaio e la serie genovese

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    Buongiorno a tutti voi amici nerazzurri, come di consueto vediamo cosa riserva la storia nerazzurra in data odierna.

    Nonostante il 3 gennaio sia una data che rientra nelle festività natalizie non sono mancati gli appuntamenti in cui l’Inter è scesa in campo a partire dal 1926 quando a Modena i nerazzurri incapparono in una Caporetto uscendo sconfitti con un netto 3-0.
    Bisogna aspettare il 1932 per avere il primo successo in data 3 gennaio quando l’Inter dell’ungherese Toth espugnò Genova con un gol di Scarone salvo poi 5 anni dopo assistere, sempre il 3 gennaio, alla vendetta dei rossoblu che sbancarono San Siro per 1-0.

    Nel 1943 il primo e unico derby in data odierna e a prevalere è l’Inter con un perentorio 3-1 che apre a una serie di vittorie contro Palermo, Atalanta e Sampdoria fino alla sconfitta di Firenze del 1982. L’ultima apparizione il 3 di gennaio risale al 1993, avversario ancora una volta il Genoa che viene disintegrato per 4-0 dall’Inter di Bagnoli, curioso come in 10 partite giocate in tale giorno per ben 5 volte i milanesi siano scesi in campo contro le due squadre di Genova.

     
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    I Grandi Campioni – Giuseppe Bergomi: lo “zio”

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    “E tu saresti uno della Primavera? Con quei baffi sembri mio zio” – con questa battuta Giampiero Marini dà una svolta alla vita di Beppe Bergomi che da quel momento viene soprannominato “lo zio“.
    Il 22 dicembre 1963 nasce a Milano e inizia la sua carriera giovanissimo nella squadra del suo paese: la Settalese. La sua fama si sparge nel circondario e un giorno un osservatore, uomo di fiducia di Sandro Mazzola, lo convoca ad un provino per l’Inter. E’ il 1 settembre del 1977. Per la Settalese è un grande colpo: tre milioni subito e due rate di cinque milioni ciascuna se Bergomi avesse proseguito la scalata nelle giovanili dell’Inter. Le rate vengono riscosse prima del previsto, perché lo zio brucia letteralmente le tappe e presto viene aggregato alla prima squadra.

    Esordisce in Serie A il 22 febbraio 1981 in Inter-Como 2-1 entrando in campo al posto di Oriali. Dieci giorni dopo esordisce in Coppa dei Campioni contro la Stella Rossa a San Siro e quando ad aprile, nella semifinale contro il Real Madrid, fallisce di un soffio il gol che avrebbe potuto portare l’Inter in finale, è già considerato dai tifosi un veterano.
    La sua carriera è fulminante e viene addirittura convocato al Mondiale del 1982 da Bearzot, sicuramente con l’intenzione di lasciarlo in panchina ma infortuni e scelte tattiche lo costringono a buttarlo nella mischia nella storica partita con il Brasile e a farlo giocare come titolare sia nella semifinale che nella finale vinta, l’11 luglio 1982, contro la Germania Ovest.

    L’Inter di quel periodo targata Pellegrini è sempre ai primi posti in classifica ma le vittorie non arrivano. Giuseppe continua ad essere una vera e propria “colonna azzurra” e arriva una grande soddisfazione per il calciatore che a soli 25 anni diventa capitano della nazionale: il 20 febbraio 1988 contro l’URSS in una amichevole giocata Bari.

    Il campionato 1988-1989 è ricordato dagli sportivi come quello dell’Inter dei record: Scudetto con 58 punti (primato con i 2 punti per vittoria), 26 vittorie, 6 pareggi, 2 sconfitte (di cui una a campionato già conquistato) e +7 di media inglese. La squadra milanese, allenata da Giovanni Trapattoni, non riesce però ad aprire un ciclo e l’avventura col tecnico di Cusano Milanino si conclude con la vittoria della Coppa UEFA nel 1991.
    In quell’anno arriva sulla panchina della Nazionale Arrigo Sacchi, che decide di escluderlo definitivamente dopo poche partite. Bergomi salta quindi il Mondiale ’94, e il suo rapporto con la maglia azzurra sembra chiuso.

    L’Inter nel 1994 vive un momento alquanto travagliato.
    Per la prima volta nella sua vita gioca nelle parti basse della classifica. Riesce a salvarsi e conquista la Coppa UEFA nella doppia finale contro l’Austria Salisburgo.
    Nel 1998 con l’arrivo di Moratti e con Ronaldo l’Inter torna quella dei bei tempi. Gigi Simoni trasforma la squadra e solo un arbitraggio discutibile contro la Juventus non porta ad un auspicato scudetto. L’Inter rimane comunque una squadra fortissima e per Bergomi arriva anche la terza Coppa UEFA, vinta contro la Lazio il 6 maggio 1998.

    Il difensore sembra tornato quello di un tempo al punto che ritorna in nazionale dopo 7 anni, il 2 giugno 1998 per un’amichevole, e viene convocato dal c.t. Cesare Maldini per il Mondiale 1998. Fà il suo esordio nel torneo alla terza partita del girone, sostituendo Alessandro Nesta gravemente infortunato, e gioca da titolare gli ottavi e i quarti fino all’eliminazione con la Francia ai rigori.

    L’amore dello Zio per l’Inter si interrompe bruscamente con l’arrivo di Marcello Lippi nel 1999. Lippi dice a Moratti che Bergomi non rientra nei suoi piani, Moratti prova a convincerlo, Beppe si sarebbe accontentato di un ruolo da “capitano non giocatore“. Nienta da fare, Lippi è inflessibile e l’ultima gara prima del ritiro la gioca il 23 maggio 1999, Inter-Bologna 3-1.

    Subito dopo aver terminato la sua carriera agonistica è diventato commentatore tecnico, spesso al fianco della prima voce Fabio Caressa e opinionista, prima per Tele+ poi dal 2003 su SKY Sport: Il suo commento dei Mondiali 2006 rimarrà indelebile nella memoria di tutti i tifosi.
    Nel febbraio 2008 è diventato l’allenatore degli esordienti dell’Inter. Nella stagione 2009-2010 allena gli Allievi del Monza e nella stagione 2010-2011 i Berretti. Il 7 luglio 2011 assume la guida tecnica della squadra Berretti dell’Atalanta.

    Scheda Tecnica
    Giuseppe Bergomi
    Difensore
    Nato a Milano il 22 dicembre 1963
    All’Inter dal 1981 al 1999 collezionando 756 presenze (28 reti) di cui:
    - 519 (23 reti) in Serie A
    - 117 nelle coppe europee
    - 119 (5 reti) in Coppa Italia
    - 1 nella Supercoppa Italiana.
    Nella nazionale Italiana dal 1982 al 1998 collezionando 81 presenze (6 reti)

    Palmares:
    1 Mondiale (1982)
    3 Coppa Uefa (1990-1991, 1993-1994, 1997-1998)
    1 Campionato (1988-1989)
    1 Coppa Italia (1981-1982)
    1 Supercoppa Italiana (1989)

    Francesco Littera



    I Grandi Campioni – Alessandro ‘Spillo’ Altobelli

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    La sua struttura longilinea, unita a una rapidità di esecuzione non comune gli valgono il soprannome di Spillo.
    Il 28 Novembre 1955 nasce a Sonnino, inizia la sua carriera nelle giovanili del Latina dove viene notato da alcuni dirigenti del Brescia che lo fanno esordire in Serie B. Nel capoluogo lombardo rimane per quattro stagioni prima di spiccare il grande salto, nell’estate del 1977, verso l’Inter.

    Subito 10 gol al primo anno in Serie A poi quasi sempre in doppia cifra, con un record di 17 gol nel 1984-85 quando l’Inter butta via lo scudetto poi vinto dal Verona.
    Con Beccalossi forma una coppia straordinaria che nessun tifoso interista dimenticherà mai. Soprattutto nell’anno dello scudetto, 1979-80, quando Spillo va a segno 15 volte. All’Inter rimane per undici stagioni giocando 466 partite (317 in A, 80 in Coppa Italia e 69 in Europa), segnando 209 reti (128 in A, 46 in Coppa Italia e 35 in Europa), vincendo lo scudetto nella stagione 1979/80 e due Coppa Italia nel 1977/78 e nel 1981/82.

    Nel mezzo della carriera interista c’è stato spazio pure per una grande carriera in Nazionale. Dopo alcune presenze nella Nazionale Under-21 e in quella Olimpica viene convocato da Enzo Bearzot per l’Europeo 1980 in sostituzione di Paolo Rossi.
    Esordisce in Nazionale il 18 giugno 1980, a 24 anni, nella terza partita del girone contro il Belgio (0-0) disputata allo stadio Olimpico. Il 24 settembre di quell’anno mette a segno suoi primi gol in Nazionale, realizzando una doppietta in un’amichevole contro il Portogallo.
    Il ritorno di Paolo Rossi nel 1982 non gli impedisce di essere protagonista nel successivo mondiale in Spagna. Nella finale contro la Germania entra dopo pochi minuti e nel tabellino oltre al nome di Rossi figura anche il suo.
    Quattro anni dopo fa parte anche della spedizione al mondiale in Messico. Riesce ad essere decisivo, segnando tutte le quattro reti azzurre del torneo, ma nella partita contro la Francia le sue doti di attaccante si spengono come del resto tutta la squadra.
    Il bilancio in azzurro di Altobelli è di grande rispetto: 61 presenze e 25 goal.

    Nel 1988 viene ingaggiato dalla Juventus. Rimane a Torino una sola stagione totalizzando 34 presenze (20 in A, 6 in Coppa Italia e 8 in Coppa UEFA) e segnando 15 reti (4 in A, 7 in Coppa Italia e 4 in Coppa UEFA).

    L’ultima stagione della sua carriera, nuovamente nel Brescia in Serie B,la chiude con 32 presenze e 7 gol.
    Nel giugno del 1990, a 34 anni, si ritira. Altobelli ha totalizzato complessivamente 337 presenze e 132 reti in Serie A, 108 presenze e 33 reti in Serie B e 93 presenze e 56 reti (record assoluto della competizione) in Coppa Italia.

    Scheda Tecnica
    Alessandro Altobelli
    Attaccante
    Nato a Sonnino il 28 ottobre 1955
    All’Inter dal 1977 al 1988 collezionando 466 presenze (209 reti) di cui:
    - 317 (128 reti) in Serie A
    - 69 (35 reti) nelle coppe europee
    - 80 (46 reti) in Coppa Italia
    Nella nazionale Italiana dal 1980 al 1988 collezionando 61 presenze (25 reti)

    Palmares:
    1 Mondiale (1982)
    1 Campionato (1979-1980)
    2 Coppa Italia (1977-1978 / 1981-1982)

     
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    4 Gennaio

    ACCADDE OGGI – Tante gioie contro la Juve, l’acquisto di Pandev ed il Pallone d’oro a Ronaldo


    accaddeoggi

    Un bel giorno questo 4 gennaio a tinte nerazzurre. Un giorno che nella storia dell’Inter fa rima con eventi importanti e, soprattutto, con grandi vittorie contro la rivale di sempre: la Juventus. Dal 1914 ad oggi, infatti, le due squadre si sono incontrate per 4 volte nel quarto giorno dell’anno. I risultati? Il primo incrocio terminò con un sonoro 6 a 1 per i nerazzurri, poi, nel ’42, i bianconeri dovettero nuovamente arrendersi a San Siro: 4 a 1. Undici anni dopo, Lorenzi e Skoglund abbattono di nuovo la “Vecchia Signora”, mentre, nel 1998, basta la rete di Djorkaeff a piegare i rivali.

    La partita del 1998, inoltre, sarà ricordata per un altro avvenimento importante. Prima del fischio iniziale dell’arbitro, infatti, Ronaldo sollevò il suo primo Pallone d’Oro. Un momento ed una sfida che vi facciamo rivivere con questo video:



    Arriviamo poi al 2010. Apre la sessione invernale di mercato e l’Inter annuncia subito il primo colpo: Goran Pandev dalla Lazio. Il macedone, al ritorno in nerazzurro, diventerà uno dei protagonisti del finale di una stagione indimenticabile: quella del Triplete.

    fonte:passioneinter.com/

     
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    I Grandi Campioni – Evaristo Beccalossi

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    Se fosse nato qualche anno prima, il sopranome ‘piede sinistro di Dio‘ sarebbe stato roba sua. Invece c’è gia stato Mario Corso e allora Evaristo Beccalossi si accontenta di appellativi un pò meno assoluti, come il ‘Becca‘.

    Nasce a Brescia il 12 maggio del 1956 e nel Brescia cresce, dove gioca in B per sei anni.
    Nel 1978 il presidente Fraizzoli lo acquista, reclamizzandolo come un autentico colpo del mercato. I tifosi e la stampa sono molto scettici, ma bastano poche partite per dimostrare il suo valore.
    Beccalossi è un grande regista, detta i ritmi di gioco, passa la palla con precisi cross anche a cinquanta metri di distanza, tira le punizioni e poi è un mancino.
    In coppia con il suo vecchio amico Altobelli la squadra vuole vincere qualche cosa, ma in campionato sarà solo quarta.

    La gente và allo stadio solo per vederlo, perchè dal suo piede sinistro esce qualsiasi cosa: dribbling stretti, assist con il contagiri e punizioni all’incrocio. Ha il passo della mezza punta e porta sulle spalle il numero 10 e non può essere altrimenti. L’anno successivo un Inter tutta italiana vince lo scudetto e gli uomini di questo successo sono ovviamente Altobelli, con 15 reti e Beccalossi con 7.

    L’anno dopo è quello dei mondiali e Beccalossi è caldeggiato dalla stampa e dai tifosi per un posto in nazionale. Nasce una grande polemica a distanza con Bearzot che culmina con la celebre frase “sono Evaristo, scusate se insisto”. La sua insistenza non porta a niente: zero presenze in Nazionale.

    All’Inter continuano invece ad amarlo follemente.Il torneo 1983-84 è il suo ultimo in nerazzurro con l’Inter che conclude al quarto posto, il suo declinio inizia con l’arrivo del fantasista tedesco Hansi Muller.
    Famosa la sua battuta: “Meglio giocare con una sedia che con Muller, perchè con la sedia quando le tiri la palla ti torna indietro”.

    Nella stagione 1984/85 passa alla Sampdoria in prestito dove gioca solo nove partite e vince la Coppa Italia. Poi la serie B a soli trenta anni con Monza, poi Brescia ed infine Barletta, una chiusura di carriera un poco amara.
    In carriera ha totalizzato complessivamente 249 presenze e 30 reti in Serie A e 159 presenze e 23 reti in Serie B.

    Attualmente è un opinionista sportivo all’interno delle trasmissioni Qui studio a voi e TV 7 Gold, collabora anche con la neonata Inter Tv canale tematico dedicato ai tifosi neroazzurri.
    Sei anni di Inter, sei anni importanti ma anche di occasioni sprecate, per un eroe della storia neroazzurra che bisogna ricordare per quello che ha dato e non per quello che avrebbe potuto dare.

    Scheda Tecnica
    Evaristo Beccalossi
    Centrocampista
    Nato a Brescia il 12 maggio 1956
    All’Inter dal 1978 al 1984 collezionando 216 presenze (37 reti)

    Palmares:
    1 Campionato (1979-80)
    1 Coppa Italia (1981-82)



    I Grandi Campioni – Gabriele Oriali

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    Nessuno come Gabriele Oriali rappresenta il carattere ‘operaio’ dell’Inter negli anni Settanta. Non a casa Ligabue gli ha dedicato una canzone: “Una vita da mediano, lavorando come Oriali, anni di fatiche e botte e vinci casomai i Mondiali”.

    Il 25 Novembre 1952 nasce a Como. A soli diciannove anni esordisce in serie A con la maglia nerazzurra: il 7 febbraio 1971 in Roma – Inter conclusa a rete inviolate. In quell’anno l’Inter vince lo scudetto grazie ad Invernizzi, che recupera una squadra spenta e la rilancia in un insperato successo. Lele trova sulla strada un gigante come Bedin e conclude la stagione con un altra presenza. La stagione seguente Invernizzi lo prova come terzino di fascia destra, alternandolo ad un giovane Mauro Bellugi.

    Oriali però dimostra una grande grinta ed una forte personalità ed ecco che diventa titolare nell’Inter che incomincia la sua avventura in Coppa Campioni: l’Inter supera squadre come il Borussia e il Celtic. Nella finale però non ci fu niente da fare, troppo forte l’Ajax di Cruyff, l’Inter chiuse un ciclo perdendo 2-0.
    In compenso Oriali è una certezza dell’Inter tanto che Gianni Brera lo soprannomina Piper,ispirandosi ad una marca di champagne, per sottolineare la sua vivacità. L’Inter di Bersellini sta diventando una forte compagine guidata da giocatori giovani come Bini e Muraro e vince la Coppa Italia nel 1978.

    Lele ha solo ventisei anni ma è un giocatore di classe ed esperienza e Bearzot lo convoca in Nazionale: debuta il 21 dicembre 1978 nell’amichevole contro la Spagna. Nell’Inter arriva il fatidico scudetto nella stagione 1979-80 superando nel finale la Juventus di Trapattoni.
    E’ un momento positivo per Oriali che come stopper dell’Inter tricolore è pronto per gli Europei italiani del 1980, dove una nazionale danneggiata dallo scandalo del calcio-scommesse non ottiene la vittoria. Rimane sempre nel giro azzurro ma per lui ci sono solo poche sporadiche presenze, per un giocatore che è un vero e proprio “rincalzo di lusso”.

    Intanto l’Inter centra la terza Coppa Italia della sua storia e per lui arriva la convocazione per il mondiale spagnolo. Le prime partite l’Italia non convince.
    Poi il miracolo comincia nella storica partita con il Brasile dove con le buone e con le cattive tira fuori la sua grinta per fermare i mitici giocatori carioca. La leggenda del mediano che prende “botte in continuazione” sta prendendo sempre più forma. Le immagini della canzone di Ligabue si legano con la finale contro la Germania Ovest dove Oriali gioca in un centrocampo rivoluzionato dall’assenza di Antognoni.
    Lele rischia gambe e carriera a difesa della porte di Zoff e viene falciato a turno dai Tedeschi. In una serata leggendaria i giocatori azzurri diventano eroi di tutta una nazione.
    Il 1983 è l’anno dei grandi cambiamenti: lascia la nazionale e viene ceduto alla Fiorentina dove gioca quattro campionati ad alto livello. Chiude la sua carriera Interista con 277 presenze e 33 gol.

    Dopo la sua carriera da calciatore inizia quella da dirigente.
    Dal 1994 al 1998 è stato Direttore sportivo del Bologna. Con i felsinei conquista due promozioni: una dalla C1 alla B nel 1995 e una nel 1996 dalla B alla A.
    Nel 1998 passa al Parma che vince la Coppa Uefa e la Coppa Italia.
    Nel 1999 il ritorno all’Inter per sostituire Sandro Mazzola. Qui Oriali lavora per 11 anni come consulente di mercato e come intermediario tra squadra e dirigenza.Dal 2008 al 2010 inoltre, con José Mourinho allenatore della squadra, siede anche in panchina come dirigente accompagnatore. Il 20 luglio 2010 è lui stesso ad annunciare il divorzio dalla società nerazzurra per dissapori con la dirigenza.
    Con l’Inter dal 1999 al 2010, ha vinto: 5 scudetti (2005-2006, 2006-2007, 2007-2008, 2008-2009, 2009-2010), 3 Coppe Italia (2004-2005, 2005-2006, 2009-2010), 3 Supercoppe Italiane (2005, 2006, 2008) e 1 Champions League (2009-2010).

    Dalla stagione 2011-2012 è opinionista di Serie A Live su Premium Calcio e segue attentamente la sua Inter sperando in una nuova chiamata da parte della società.

    Scheda Tecnica
    Gabriele Oriali
    Centrocampista
    Nato a Como il 25 Novembre 1952
    All’Inter dal 1970 al 1983 collezionando 277 presenze (33 reti)

    Palmares:
    1 Mondiale (1982)
    2 Campionato (1970-1971,1979-80)
    2 Coppa Italia (1977-1978,1981-82)

     
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    Gli Allenatori della Storia dell'Inter

    STAGIONE SERIE DISPUTATA DATI ALLENATORE: COGNOME NOME (Luogo di nascita)
    1909/10 SERIE A 1. FOSSATI VIRGILIO (Italia - Milano)
    1910/11 SERIE A 1. FOSSATI VIRGILIO (Italia - Milano)
    1911/12 SERIE A 1. FOSSATI VIRGILIO (Italia - Milano)
    1912/13 SERIE A 1. FOSSATI VIRGILIO (Italia - Milano)
    1913/14 SERIE A 1. FOSSATI VIRGILIO (Italia - Milano)
    1914/15 SERIE A 1. FOSSATI VIRGILIO (Italia - Milano)
    1919/20 SERIE A 1. MAURO FRANCESCO (Italia)
    2. RESEGOTTI NINO (Italia)
    1922/23 SERIE A 1. SPOTISHWOOD BOB (Inghilterra)
    1923/24 SERIE A 1. SPOTISHWOOD BOB (Inghilterra)
    1924/25 SERIE A 1. SCHIEDLER PAOLO (Italia)
    1925/26 SERIE A 1. SCHIEDLER PAOLO (Italia)
    1926/27 SERIE A 1. VEISZ ARPAD (Ungheria)
    1927/28 SERIE A 1. VEISZ ARPAD (Ungheria)
    1928/29 SERIE A 1. VIOLA JOSZEF (Ungheria)
    1929/30 SERIE A 1. VEISZ ARPAD (Ungheria)
    1930/31 SERIE A 1. VEISZ ARPAD (Ungheria)
    1931/32 SERIE A 1. TOTH ISTVAN (Ungheria)
    1932/33 SERIE A 1. VEISZ ARPAD (Ungheria)
    1933/34 SERIE A 1. VEISZ ARPAD (Ungheria)
    1934/35 SERIE A 1. FELDMAN GYULA (Ungheria)
    1935/36 SERIE A 1. FELDMAN GYULA (Ungheria)
    2. CARRARO ALBINO (Italia)
    1936/37 SERIE A 1. CASTELLAZZIARMANDO (Italia - Milano)
    1937/38 SERIE A 1. CASTELLAZZIARMANDO (Italia - Milano)
    1938/39 SERIE A 1. CARGNELLI TONY (Austria)
    1940/41 SERIE A 1. PERUCHETTI GIUSEPPE (Italia - Gardone Val Trompia)
    2. ZAMBERLETTI ITALO (Italia - Milano)
    1941/42 SERIE A 1. FIORENTINI IVO (Italia)
    1942/43 SERIE A 1. FERRARI GIOVANNI (Italia - Alessandria)
    1943/44 CAMPIONATO SOSPESO A CAUSA DELLA GUERRA
    1945/46 SERIE A 1. CARCANO CARLO (Italia - Masnago)
    1946/47 SERIE A 1. CARCANO CARLO (Italia - Masnago)
    2. NUTRIZIO NINO (Italia)
    3. MEAZZA GIUSEPPE (Italia - Milano)
    1947/48 SERIE A 1. MEAZZA GIUSEPPE (Italia - Milano)
    2. CARCANO CARLO (Italia - Masnago)
    1948/49 SERIE A 1. ASTLEY JOHN DAVID (Inghilterra)
    2. CAPPELLI GIULIO (Italia)
    1949/50 SERIE A 1. CAPPELLI GIULIO (Italia)
    1950/51 SERIE A 1. OLIVIERI ALDO (Italia - San Michele Extra)
    1951/52 SERIE A 1. OLIVIERI ALDO (Italia - San Michele Extra)
    1952/53 SERIE A 1. FONI ALFREDO (Italia - Udine)
    1953/54 SERIE A 1. FONI ALFREDO (Italia - Udine)
    1954/55 SERIE A 1. FONI ALFREDO (Italia - Udine)
    1955/56 SERIE A 1. CAMPATELLI ALDO (Italia - Milano)
    2. MEAZZA GIUSEPPE (Italia - Milano)
    1956/57 SERIE A 1. FROSSI ANNIBALE (Italia - Muzzana)
    2. FERRARO LUIGI (Italia)
    3. MEAZZA GIUSEPPE (Italia - Milano)
    1957/58 SERIE A 1. CARVER JOHN (N.P.)
    1958/59 SERIE A 1. BIGOGNO GIUSEPPE (Italia)
    2. CAMPATELLI ALDO (Italia - Milano)
    1959/60 SERIE A 1. CAMPATELLI ALDO (Italia - Milano)
    2. ACHILLI CAMILLO (Italia)
    3. CAPPELLI GIULIO (Italia)
    1960/61 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    1961/62 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    1962/63 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    1963/64 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    1964/65 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    1965/66 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    1966/67 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    1967/68 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    1968/69 SERIE A 1. FONI ALFREDO (Italia - Udine)
    1969/70 SERIE A 1. HERRERA HERIBERTO (Argentina)
    1970/71 SERIE A 1. HERRERA HERIBERTO (Argentina)
    2. INVERNIZZI GIOVANNI (Italia - Albairate)
    1971/72 SERIE A 1. INVERNIZZI GIOVANNI (Italia - Albairate)
    1972/73 SERIE A 1. INVERNIZZI GIOVANNI (Italia - Albairate)
    2. MASIERO ENEA (Italia)
    1973/74 SERIE A 1. HERRERA HELENIO (Argentina)
    2. MASIERO ENEA (Italia)
    1974/75 SERIE A 1. SUAREZ LUIS (Spagna)
    1975/76 SERIE A 1. CHIAPPELLA GIUSEPPE (Italia - San Donato Milanese)
    1976/77 SERIE A 1. CHIAPPELLA GIUSEPPE (Italia - San Donato Milanese)
    1977/78 SERIE A 1. BERSELLINI EUGENIO (Italia - Borgotaro)
    1978/79 SERIE A 1. BERSELLINI EUGENIO (Italia - Borgotaro)
    1979/80 SERIE A 1. BERSELLINI EUGENIO (Italia - Borgotaro)
    1980/81 SERIE A 1. BERSELLINI EUGENIO (Italia - Borgotaro)
    1981/82 SERIE A 1. BERSELLINI EUGENIO (Italia - Borgotaro)
    1982/83 SERIE A 1. MARCHESI RINO (Italia)
    1983/84 SERIE A 1. RADICE LUIGI (Italia)
    1984/85 SERIE A 1. CASTAGNER ILARIO (Italia - Vittorio Veneto)
    1985/86 SERIE A 1. CASTAGNER ILARIO (Italia - Vittorio Veneto)
    2. CORSO MARIO (Italia -San Michele Extra)
    1986/87 SERIE A 1. TRAPATTONI GIOVANNI (Italia - Cusano Milanino)
    1987/88 SERIE A 1. TRAPATTONI GIOVANNI (Italia - Cusano Milanino)
    1988/89 SERIE A 1. TRAPATTONI GIOVANNI (Italia - Cusano Milanino)
    1990/91 SERIE A 1. TRAPATTONI GIOVANNI (Italia - Cusano Milanino)
    1991/92 SERIE A 1. ORRICO CORRADO (Italia)
    2. SUAREZ LUIS (Spagna)
    1992/93 SERIE A 1. BAGNOLI OSVALDO (Italia)
    1993/94 SERIE A 1. BAGNOLI OSVALDO (Italia)
    2. MARINI GIAMPIERO (Italia - Lodi)
    1994/95 SERIE A 1. BIANCHI OTTAVIO (Italia)
    1995/96 SERIE A 1. BIANCHI OTTAVIO (Italia)
    2. SUAREZ LUIS (Spagna)
    3. HODGSON ROY (Inghilterra)
    1996/97 SERIE A 1. HODGSON ROY (Inghilterra)
    2. CASTELLINI LUCIANO (Italia - Milano )
    1997/98 SERIE A 1. SIMONI LUIGI (Italia - Crevalcore)
    1998/99 SERIE A 1. SIMONI LUIGI (Italia - Crevalcore)
    2. LUCESCU MIRCEA (Romania)
    3. CASTELLINI LUCIANO (Italia - Milano)
    4. HODGSON ROY (Inghilterra)
    1999/00 SERIE A 1. LIPPI MARCELLO (Italia - Viareggio)
    2000/01 SERIE A 1. LIPPI MARCELLO (Italia - Viareggio)
    2. TARDELLI MARCO (Italia - Luccai)
    2001/02 SERIE A 1. CUPER HECTOR (Argentina)
    2002/03 SERIE A 1. CUPER HECTOR (Argentina)
    2003/04 SERIE A 1. CUPER HECTOR (Argentina)
    2. VERDELLI CORRADO (Italia - Lodi)
    3. ZACCHERONI ALBERTO (Italia - Meldola)
    2004/05 SERIE A 1. MANCINI ROBERTO (Italia - Jesi)
    2005/06 SERIE A 1. MANCINI ROBERTO (Italia - Jesi)
    2006/07 SERIE A 1. MANCINI ROBERTO (Italia - Jesi)
    2007/08 SERIE A 1. MANCINI ROBERTO (Italia - Jesi)
    2008/09 SERIE A 1. MOURINHO JOSE' (Portogallo - Setubal)
    2009/10 SERIE A 1. MOURINHO JOSE' (Portogallo - Setubal)
    2010/11 SERIE A 1. BENITEZ RAFAEL (Spagna - Madrid)
    2. LEONARDO NASCIMENTO DE ARAUJO (Brasile - Niteròi)
    2011/12 SERIE A 1. GASPERINI GIAN PIERO (Italia - Grugliasco)
    2. RANIERI CLAUDIO (Italia - Roma)
    3. STRAMACCIONI ANDREA (Italia - Roma)
    2012/13 SERIE A 1. STRAMACCIONI ANDREA (Italia - Roma)

     
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    I Grandi Campioni – Nicola Berti

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    “Meglio sconfitti che milanisti”. Lo dice dopo aver perso un derby. Quella frase unita a molte altre lo rende un icona interista. Amato, adorato dalla gente della Curva Nord anche quando non è al cento per cento. Odiato, insultato senza sosta da qualsiasi altra tifoseria di fede opposta.

    Nasce a Salsomaggiore Terme il 14 aprile 1967. A 16 anni è già nella rosa del Parma e ad appena 18 anni esordisce in Serie A con la maglia della Fiorentina. Nel 1988 il presidente Pellegrini lo strappa per 8 miliardi di lire al Napoli che ha già un accordo con la società viola.
    Berti vuole l’Inter a tutti i costi e và all’Inter, vincendo subito uno scudetto e beccandosi i fischi proprio al San Paolo contro il Napoli.
    E’ un trascinatore ma ama anche la vita notturna, forse proprio per questo a un certo punto ha avuto una flessione. Quando sta bene però è una forza della natura. Il suo obiettivo in mezzo al campo è quello di conquistare il pallone e ripartire a mille all’ora verso la porta avversaria. Non ha una tecnica sopraffina ma ha dentro una voglia tremenda, che lo porta a saltare ogni ostacolo.

    In Coppa Uefa a Monaco contro il Bayern segna una delle reti più belle della storia nerazzurra e non solo: una corsa di 70 metri palla al piede e tocco finale delizioso a beffare il portiere.
    E’ titolare ai mondiali 1990 e anche Arrigo Sacchi, che inizialmente non era un suo estimatore, lo utilizza con profitto nel 1994 quando arriva in finale.

    Lascia l’Inter alla fine del 1997 per passare al Tottenham poi scivola verso l’Alaves in Spagna per finire al Northern Spirit di Sidney prima di smettere con il calcio giocato per dedicarsi ad attività immobiliari e turistiche e riappare successivamente in tv come opinionista.

    Scheda Tecnica
    Nicola Berti
    Centrocampista
    Nato a Salsomaggiore Terme il 14 aprile 1967
    All’Inter dal 1988 al 1997 collezionando 229 presenze (29 reti)

    Palmares:
    1 Campionato (1988-1989)
    3 Coppa Uefa (1990-1991,1993-1994,1997-1998)
    1 Supercoppa Italiana (1989)



    I Grandi Campioni – Luis Suarez

    Luis_Suarez_Miramontes_Inter_San_Siro

    Raccontano che la prima partita che va a vedere dell’Inter va un po’ cosi, la squadra funziona maluccio e a lui attribuiscono una battuta mai confermata: “Ho visto in campo le riserve ? Quando giocano i titolari ?”. La storia cambierà, e non poco, con lui in campo.

    Luis Suarez nasce a La Coruna il 2 maggio 1935. Inizia a giocare nel 1952 al Deportivo La Coruña, viene ceduto al Barcellona nel 1954, dove gioca 216 partite segnando 114 gol. Vince 2 campionati, 2 Coppe de Re, 2 Coppe delle Fiere e conquista, nel 1960, il Pallone d’oro. Nell’estate del 1961 arriva il trasferimento all’Inter: il presidente Angelo Moratti lo acquista per 250 milioni, cifra esorbitante se si pensa che acquisto l’Inter per 100 milioni.
    Suarez è un mito del calcio europeo e mondiale e ci vuole poco perchè gli interisti si innamorino di lui, lasciando svanire il ricordo di Angelillo.

    Luis è uno straordinario regista a tutto campo, capace di correre a perdifiato e di telecomandare palloni nei piedi dei compagni. Picchi in difesa, Luisito per il resto del campo: due registi immensi per un immensa Inter.
    Debutta, con gol, il 27 agosto 1961 in un Inter-Atalanta 6-0. Lo spagnolo ha classe, personalità e ferocia agonistica.
    Nella finale di Coppa Campioni del 27 maggio al Prater di Vienna contro il Real Madrid dei miti Puskas, Di Stefano e Gento è lui che dà la scossa a giovani come Mazzola e Facchetti che sono quasi intimoriti: “Dai ragazzi, sveglia, noi siamo i più forti. Loro sono calciatori, come noi”.

    I successi nerazzurri s’ accompagnano ai trionfi con la Nazionale spagnola, campione d’europa in quello stesso magico 1964.
    L’avventura di Suarez all’Inter termina nel 1969-70 quando viene ceduto alla Sampdoria dopo 328 gare e 55 reti segnate.

    Terminata la carriera di calciatore inizia quella di allenatore: l’Inter nel 1974-75, ma è una esperienza poco felice in una squadra sbagliata. Poi il Como, il Cagliari e la Spagna Under 21 dove vince l’Europeo nel 1986. Nel 1990 guida la Nazionale spagnola nel Mondiale di italiano con scarsi risultati. Nel 1991 e nel 1995, per un breve periodo, rieccolo all’Inter. In seguito diventò Capo Osservatore per il mercato straniero: capitan Zanetti è farina del suo sacco e i tifosi interisti ringraziano.

    Scheda Tecnica
    Luis Suarez
    Centrocampista
    Nato a La Coruna il 2 maggio 1935
    All’Inter dal 1961 al 1970 collezionando 328 presenze ( 55 reti)

    Palmares:
    3 Campionati (1962-1963, 1964-1965, 1965-1966)
    2 Coppe dei Campioni (1963-1964, 1964-1965)
    2 Coppe Intercontinentali (1964, 1965)

     
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    I Grandi Campioni – Armando Picchi

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    “E’ stato un caposcuola, un libero sublime. Come Suarez e Di Stefano in regia. I successi della Grande Inter sono cominciati con lui “. Parole di Tarcisio Burgnich, dedicate ad Armando Picchi, capitano della super Inter.

    Nasce a Livorno il 20 giugno 1935, inizia la carriera da mezzala , a 20 anni, nel Livorno.
    Arriva all’Inter nel 1960. La difesa nerazzurra, nei primi mesi di Herrera, non è granchè. Cosi al termine della stagione 1961-62, Herrera promuove Picchi come libero e in poche settimane diventa titolare e capitano.
    Un guerriero svelto, scaltro, ruvido, grintoso con doti fenomenali: la prima, di avere carisma come nessuno verso i compagni; la seconda, di saper incutere timore agli avversari. In quel gruppo di stelle e campioni, Picchi diventa il vero capo, colui che dirige il gruppo in difesa e non solo. Oltrepassare la difesa nerazzurra è un impresa ; subirne i micidiali contrattacchi è fatale.

    Nella squadra dei trionfi c’è sempre lui. Il Capitano. Al capolinea di Lisbona-Mantova nel 1967, dopo 257 partite e 2 gol, c’è ancora lui ed è quello il commiato nerazzurro.
    Herrera decide che il rinnovamento dell’Inter passa dalla cessione di Picchi che chiude la carriera nel 1969 dopo 2 campionati al Varese.
    Un male incurabile alla schiena lo costringe alla resa il 27 maggio 1971.
    Tutta Livorno si ferma, il calcio italiano lo piange, lo stadio livornese sarà intitolato a lui. Ciao Capitano.

    Scheda Tecnica
    Armando Picchi
    Difensore
    Nato a Livorno il 20 giugno 1935
    All’Inter dal 1960 al 1967 collezionando 257 presenze ( 2 reti)

    Palmares:
    3 Campionati (1962-1963, 1964-1965, 1965-1966)
    2 Coppe dei Campioni (1963-1964, 1964-1965)
    2 Coppe Intercontinentali (1964, 1965)



    SPECIALE MATTHAUS – Gli inizi

    Matthaus-Borussia

    115 presenze e 40 reti in nerazzurro, un pallone d’oro, un titolo mondiale e due finali di Coppa del Mondo, un titolo europeo, 7 scudetti, 2 coppe Uefa e tanto altro ancora.
    Signore e signori questo martedì parliamo di una leggenda del calcio come Lothar Matthaus, un personaggio unico dentro e fuori dal campo che abbiamo avuto il piacere di ammirare in nerazzurro per quattro stagioni. La sua vita calcistica e non è stata ed è tuttora molto intensa e per questo abbiamo deciso di dedicare al giocatore uno speciale a puntate. Buona lettura.

    Questa settimana: MATTHAUS – GLI INIZI

    I PRIMI CALCI – Lothar Matthaus nasce in Baviera nel marzo del 1961 e inizia a giocare a calcio presso le giovanili dell’Herzogenaurach, cittadina bavarese nota per essere la sede di due tra le compagnie di abbigliamento sportivo più famose al mondo.
    Sin dall’inizio gioca come centrocampista e i primi a notare le sue qualità sono i dirigenti del Borussia Monchengladbach che lo acquistano appena diciottenne e lo fanno subito esordire in Bundesliga, nome questo utilizzato per il Campionato della Germania Ovest e differenziarsi dalla Oberliga, il nome utilizzato per il campionato della Germania Est (il primo campionato della Germania riunificata si avrà solamente a partire dal 1991 e manterrà il nome Bundesliga).

    IL PRIMO ANNO TRA I BIG – Nonostante la giovanissima età, l’impatto del giocatore con il massimo campionato è eccezionale ed egli si afferma subito come titolare nel centrocampo dei Puledri (Die Folhen in tedesco, soprannome della squadra).
    E’ una stagione magica per lui quella 1979/80, in campionato totalizza subito 28 presenze e segna le sue prime 4 reti che gli valgono la convocazione in Nazionale al primo anno tra i big. Il rendimento costante del giocatore convince il tecnico della nazionale Jupp Derwall a convocarlo per gli Europei del 1980 in Italia in cui il giovanissimo Matthaus è riserva ma può festeggiare con i compagni la vittoria del titolo europeo a Roma nella finale contro il Belgio e inserire da subito un trofeo internazionale nel proprio palmares.
    Il trofeo conquistato con la nazionale serve al giocatore per riscattare la delusione per la finale di Coppa Uefa persa nel derby contro l’Eintracht Forte in un’edizione che verrà ricordata per il dominio tedesco con la Germania che aveva quattro squadre a giocarsi le semifinali.

    IL POST 1980 – Chiuso l’esaltante 1980 in cui Matthaus aveva vinto l’Europeo e perso la finale di Coppa Uefa, si apre un periodo opaco per la squadra.
    La stagione seguente pur non giocando le coppe europee la squadra si piazza sesta e Matthaus per la prima volta arriva a doppia cifra segnando dieci gol, mentre nella successiva il M’bach riesce a far peggio concludendo al settimo posto. Nonostante questo Matthaus è tra i pochi a giocare ad alti livelli ed entra in pianta stabile nel giro della Nazionale.
    Nonostante l’appuntamento col primo gol con essa arriverà solamente nel 1985, Matthaus è tra i convocati anche per i Mondiali del 1982 in Spagna ed esordisce in Coppa del Mondo nel match tra Germania Ovest e Cile conclusosi con la netta vittoria dei tedeschi per 4-1.
    Cinque giorni dopo contro l’Austria il centrocampista scende nuovamente in campo ma nelle successive partite resta in panchina, finale compresa in cui i ragazzi di Jupp Derwall devono piegarsi per 3-1 alla splendida Italia di Enzo Bearzot.

    L’ULTIMA FASE A M’BACH – All’indomani del Mondiale spagnolo la sua squadra di club continua il periodo grigio ottenendo un deludente dodicesimo posto in Bundesliga e il giocatore oramai ventiduenne capisce che è il momento di fare il salto in una grande squadra.
    Prima però resta a giocare in Vestfalia per un’ultima stagione in cui trascinato dalle sue undici reti il Borussia conclude il campionato in terza posizione e arriva a giocarsi la finale di Coppa di Germania con il Bayern Monaco.
    Quella contro i bavaresi è l’ultima partita ma ancora una volta Matthaus è costretto a inchinarsi in finale, la terza dopo quella contro l’Eintracht Francoforte in Coppa Uefa e l’Italia ai Mondiali due anni prima.
    Le delusioni non si fermano qui perché parte con la nazionale per gli Europei in Francia del 1984 ma la squadra esce al primo turno contro Spagna e Portogallo ottenendo solo una vittoria contro la modesta Romania.

    E’ l’estate del 1984 e Matthaus chiude la sua esperienza al Borussia Monchengladbach dopo cinque stagioni in cui totalizza 162 partite e 36 reti. Ad attenderlo è il Bayern Monaco, proprio la squadra che l’aveva battuto nella finale di Coppa della Germania Ovest pochi mesi prima.
    Si apre così una nuova fase nella carriera di Matthaus, quella della consacrazione.

     
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