Juventus

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    Juventus Football Club25px-Football_pictogram.svg
    140px-Juventusstemma

    Campione d'Italia in carica 20px-Scudetto.svg

    Detentore della Supercoppa italiana
    15px-Supercoppaitaliana


    La vecchia Signora; Madama
    La fidanzata d'Italia; Le Zebre
    I bianconeri; I Gobbi; La Goeba
    [La] Signora Omicidi

    Segni distintivi Uniformi di gara


    juventus-divise-12-13
    Casa Trasferta Terza divisa

    Colori sociali 20px-600px_Nero_e_Bianco_%28Strisce%29Strisce bianche e nere

    Simboli Zebra

    Inno Juve (storia di un grande amore)
    Paolo Belli



    Dati societari
    Città Torino
    20px-Torino-Stemma


    Paese Italia
    19px-Flag_of_Italy.svg


    Confederazione UEFA

    Federazione FIGC

    Campionato Serie A

    Fondazione 1897

    Proprietario Famiglia Agnelli
    (attraverso Exor S.p.A.)

    Presidente Andrea Agnelli

    Allenatore Antonio Conte

    Stadio Juventus Stadium
    (41 000 posti)
    Sito web www.juventus.com

    Palmarès

    Scudetti 15px-Scudetto.svg2815px-Star%2A.svg15px-Star%2A.svg
    Titoli nazionali 1 Campionato di Serie B9px-Coppa_Ali_della_Vittoria

    Trofei nazionali 9 15px-Coccarda_Coppa_Italia.svg Coppe Italia
    15px-Supercoppaitaliana5 Supercoppe italiane

    Trofei internazionali 15px-Coppacampioni2 Coppe dei Campioni/Champions League
    15px-Coppacoppe1 Coppe delle Coppe
    15px-Coppauefa3 Coppe UEFA/Europa League
    15px-Supercoppaeuropea2 Supercoppe UEFA
    20px-UEFA_-_Intertoto.svg1 Coppe Intertoto
    6px-Coppaintercontinentale2 Coppe Intercontinentali

    Stagione in corso 30px-Soccerball_current_event.svg


    « Perché la Juventus, dopo già un secolo di storia, è diventata una leggenda.
    Una leggenda che è sorta in un liceo di Torino e che ha finito per conquistare nove, dieci milioni di tifosi in Italia e, certo, altrettanti all'estero con un nome, una maglia e dei colori conosciuti in tutto il mondo. »
    (Giovanni Agnelli, La grande storia della Juventus, 2005)



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    I fondatori-giocatori juventini con la prima maglia societaria nel 1898



    La Juventus Football Club S.p.A. (dal lat. iuventus, gioventù), nota anche come Juventus o, più semplicemente, Juve, è una società calcistica italiana per azioni con sede a Torino. Fondata nel 1897 come Sport Club Juventus da un gruppo di studenti liceali torinesi, si tratta del terzo club italiano per anzianità tra quelli tuttora attivi e, insieme al Torino, uno dei due che rappresentano nel calcio professionistico il capoluogo piemontese. Legata fin dagli anni venti alla famiglia Agnelli, il club ha sempre militato nella massima categoria del campionato italiano di calcio (dal 1929 denominata Serie A) sin dalla sua fondazione, eccezion fatta per la stagione 2006-07.
    La Juventus è la società calcistica più titolata del Paese, nonché una delle più vittoriose e importanti del mondo, essendo stata nominata come miglior club italiano e secondo a livello europeo del XX secolo dall'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio, organizzazione riconosciuta dalla FIFA. Nel 1988 la Juventus fu insignita di uno speciale riconoscimento come prima squadra nella storia del calcio continentale ad avere vinto tutte e tre le maggiori competizioni gestite dall'Unione Europea delle Federazioni Calcistiche, ovvero la Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la Coppa UEFA. Con la vittoria nella Coppa Intercontinentale 1985, infine, la Juventus divenne il primo – e rimane tuttora l'unico – club al mondo ad avere conquistato almeno una volta tutti i trofei ufficiali a livello internazionale.
    In base a quanto emerge da un sondaggio della società Demos & Pi (settembre 2012), la Juventus risulta essere la squadra con il più alto numero di sostenitori in Italia, avendo riscosso la preferenza del 28,5% del campione Inoltre, risulta essere la decima squadra per numero di sostenitori a livello continentale contandone circa 13,1 milioni, in base a un rapporto della società tedesca di indagini sul mercato sportivo Sport+Markt AG del settembre 2010.

    Cenni storici

    Il 1º novembre 1897 vide la luce a Torino lo Sport Club Juventus per iniziativa di un gruppo di studenti del liceo classico “Massimo d'Azeglio”, che usava ritrovarsi in corso Re Umberto su una panchina, custodita dal 2012 nel museo del club; la prima maglia della squadra fu rosa, con cravatta o papillon nero. Nel 1903 divenne bianconera.
    Nel 1900, con il nome di Foot-Ball Club Juventus, la società si iscrisse al suo primo campionato nazionale, ma fu eliminata dal Foot-Ball Club Torinese. Il primo titolo nazionale arrivò nel 1905, all'epoca in cui la squadra giocava allo Stadio Velodromo Umberto I. Nel 1906 il presidente della società, lo svizzero Alfred Dick, a seguito di accese discussioni di spogliatoio, lasciò la Juventus e si unì, assieme a un gruppo di soci dissidenti, al Football Club Torinese dando vita al Foot-Ball Club Torino, segnando così l'origine della più antica rivalità del calcio italiano e l'inizio di una serie di problemi finanziari e sportivi che condussero la squadra bianconera alle soglie della retrocessione in Promozione nel 1913.
    Dopo la Grande Guerra la Juventus, risollevatasi con la presidenza di Giuseppe Hess e Corrado Corradini, riuscì a migliorare il suo piazzamento in campionato e a fornire alcuni giocatori, tra cui il portiere Giovanni Giacone, alla Nazionale.

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    Edoardo Agnelli, presidente della Juventus dal 1923 al 1935


    Il vicepresidente della FIAT, Edoardo Agnelli, assunse il controllo della società nel 1923; nello stesso anno fece costruire un nuovo stadio, in Corso Marsiglia, primo impianto sportivo italiano realizzato interamente in cemento armato. Con l'arrivo del primo allenatore professionista, l'ungherese Jenő Károly, giunse anche la vittoria del secondo tricolore nella stagione 1925-26. Il primo grande ciclo vincente della Juventus, grazie all'apporto di elementi come Giovanni Ferrari, Raimundo Orsi, Luis Monti e il celebre trio difensivo Combi-Rosetta-Caligaris, giunse tra il 1930-31 e il 1934-35, epoca dei cinque scudetti consecutivi (primato nazionale), uniti al raggiungimento delle semifinali di Coppa dell'Europa Centrale per quattro anni consecutivi. Allenatore della squadra in quattro delle cinque vittoriose stagioni fu Carlo Carcano, uno dei precursori del Metodo; molti giocatori di quella Juventus formarono il nucleo della Nazionale italiana che si aggiudicò le vittorie nella Coppa Internazionale, progenitrice dell'attuale campionato d'Europa e, soprattutto, nel campionato del mondo 1934 (cui la Juventus contribuì con 9 giocatori).
    La prematura morte di Edoardo Agnelli, avvenuta nel 1935, coincise con la fine del cosiddetto Quinquennio d'oro. Per il resto degli anni trenta e quasi tutti i quaranta la squadra bianconera non riuscì più a riconquistare lo scudetto, che giunse solo in fine di decennio, nel 1949-50.
    Tra il 1943 e il 1945 la società, che già aveva dovuto rinunciare alla ragione sociale Foot-Ball Club a seguito dell'italianizzazione imposta dal fascismo, assunse il nome di Juventus-Cisitalia, in abbinamento con la Casa automobilistica omonima, la Cisitalia appunto, il cui proprietario era Pietro Dusio, all'epoca presidente del club bianconero (laddove, singolarmente, il marchio FIAT, di proprietà della famiglia Agnelli, fu abbinato al Torino).

    Sivori-Charles-Boniperti
    Sívori, Charles e Boniperti, il tridente d'attacco della Juventus di fine anni cinquanta, anche detto il Trio Magico



    Alla fine della guerra la società torinese mutò la denominazione in Juventus Football Club. Sotto la presidenza di Gianni Agnelli e, in seguito, di suo fratello Umberto, la Juventus conobbe un secondo ciclo di vittorie, grazie anche all'arrivo di elementi come l'argentino Omar Sívori e il gallese John Charles che, insieme al talento casalingo, e capitano della squadra, Giampiero Boniperti, formarono quello che la stampa non tardò a denominare Trio Magico: tre scudetti tra il 1958 e il 1961, il primo dei quali, il 10º, quello che le valse il diritto a poter esporre sulle maglie la stella. Omar Sívori divenne nel 1961 il primo calciatore proveniente dalla Serie A a vincere il Pallone d'oro. A tale ciclo fece seguito un decennio scarso di vittorie, con la sola eccezione del titolo 1966-67, vinto superando all'ultima giornata l'Internazionale sconfitta sul campo del Mantova.

    Tifosi_Juventus_FC_1972-73
    Festeggiamenti per il 15º scudetto allo Stadio Olimpico di Roma il 20 maggio 1973


    Il 13 luglio 1971 Giampiero Boniperti diventò presidente del club e il suo primo scudetto in tale nuova veste giunse subito alla sua prima stagione, nel 1971-72, bissato da quello successivo del 1972-73: furono i primi di un nuovo ciclo, che in quindici anni, sotto la conduzione tecnica dapprima di Carlo Parola e poi di Giovanni Trapattoni, portarono a Torino nove scudetti (l'ultimo nel 1986), due Coppe Italia e vittorie internazionali che fecero diventare la Juventus il club primo d'Europa a vincere tutte le competizioni dell'UEFA e, a seguire, il primo del mondo a vincere tutte le competizioni ufficiali per club.
    In tale quindicennio fu stabilito anche il record di punti per campionati a 16 squadre (51, contro il Torino fermo a 50, nel 1976-77) alla fine di una stagione definita allora da La Stampa «un'annata entusiasmante, indimenticabile» e, contemporaneamente ad esso, anche la vittoria in Coppa UEFA, al termine di una durissima doppia finale disputata contro gli spagnoli dell'Athletic di Bilbao, con un organico composto esclusivamente da giocatori italiani: di essi, quelli schierati in campo nella circostanza furono Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, F. Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna (sostituito al 59' dell'incontro da Spinosi), Benetti e Bettega.
    A macchiare la conquista del titolo di campione d'Europa, conseguito a Bruxelles il 29 maggio 1985 sul Liverpool, vi furono gravissimi incidenti pre-gara tra la tifoseria italiana e quella inglese, che portarono alla morte di 39 spettatori.

    800px-Juventus_1983-84
    Una formazione della Juventus 1983-84 che vinse scudetto e Coppa delle Coppe


    Lo scudetto vinto nel 1986 chiuse il decennio di Trapattoni: durante la sua gestione, complessivamente 9 elementi della Juventus giocarono nella Nazionale italiana al Campionato del mondo 1978 in Argentina (dove gli Azzurri giunsero quarti) e 6 in quella che si laureò campione del mondo 1982 in Spagna. Inoltre Antonio Cabrini, Gaetano Scirea e Marco Tardelli divennero i primi giocatori al mondo ad avere vinto sia tutte le competizioni per club cui presero parte sia la Coppa FIFA.
    Tramontata la generazione di calciatori che avevano costituito l'asse portante della squadra la Juventus affrontò un periodo di nove anni privo di risultati in campo nazionale, anche se giunsero una Coppa Italia (1990) e due Coppe UEFA (1990 e 1993)

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    Marcello Lippi ha guidato la Juventus dal 1994 al 1999 e dal 2001 al 2004


    Nel 1994 un cambio ai vertici della società fu il preludio all'arrivo di Marcello Lippi, che corrispose all'ennesimo ciclo vincente in Italia e a livello internazionale: in dieci stagioni, con un intervallo di un biennio di interregno di Carlo Ancelotti, che vinse la Coppa Intertoto (ultimo trofeo internazionale vinto dal club), la Juventus vinse cinque scudetti, raggiunse quattro finali di Champions League vincendo quella del 1996 allo Stadio Olimpico di Roma, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa UEFA.
    Nel 2004 giunse sulla panchina bianconera Fabio Capello, fino ad allora allenatore della Roma: nei due anni di gestione del tecnico friulano la Juventus vinse due campionati consecutivi, nel 2004-05 e 2005-06, che nel computo generale del club sarebbero stati rispettivamente il 28º e il 29º; tuttavia, a causa del caso giudiziario giornalisticamente definito Calciopoli a seguito del quale alcuni club di serie A vennero penalizzati, lo scudetto del 2005 fu revocato e non assegnato; quanto a quello del 2006, la Juventus fu retrocessa per illecito sportivo all'ultimo posto della classifica e penalizzata di 17 punti (successivamente ridotti a 9) nel successivo torneo di serie B; stante la contemporanea penalizzazione in punti del Milan giunto secondo alle sue spalle, il titolo fu assegnato all'Internazionale, terza prima delle sentenze della magistratura sportiva. Sotto la nuova dirigenza (Giovanni Cobolli Gigli, presidente, e Jean-Claude Blanc, amministratore delegato) la Juventus, con 28 vittorie e 10 pareggi su 42 incontri (pari a 85 punti al netto delle penalità), fu promossa in serie A un anno più tardi vincendo il campionato di serie B con sei punti di vantaggio sulla seconda, il Napoli. Il nuovo tecnico, Didier Deschamps, si dimise prima della fine del campionato, dopo la promozione matematica: nell'estate del 2007 fu scelto di affidare la conduzione tecnica all'allenatore romano Claudio Ranieri, cui seguirono nell'ordine Ciro Ferrara – alla prima esperienza da allenatore –, già responsabile del settore giovanile, e Alberto Zaccheroni, ufficializzato nel gennaio 2010. Il 19 maggio dello stesso anno, dopo la fine della stagione, l'imprenditore torinese Andrea Agnelli assume la presidenza del club al posto di Blanc – eletto al massimo incarico societario nell'ottobre 2009 – e vengono nominati Giuseppe Marotta come nuovo direttore generale e Luigi Delneri come nuovo allenatore del club, rispettivamente. La stagione seguente, l'unica con l'allenatore aquileiese, vide la Juventus partecipare in Europa League, essendo stata eliminata nella fase a gironi, e concludere, per seconda stagione consecutiva, al settimo posto in campionato. Le cose cambiano nella stagione successiva. Il 31 maggio 2011 il ruolo di tecnico viene assunto dall'ex giocatore e capitano bianconero Antonio Conte, con cui la squadra ottiene il titolo del campionato di Serie A 2011-12 stabilendo, inoltre, il record d'imbattibilità stagionale (38 partite).


    Colori e simboli Colori


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    La squadra nel 1903, prima stagione con le maglie bianconere



    La squadra nel 1903, prima stagione con le maglie bianconere
    Dal 1903 l'uniforme di gioco della Juventus è una maglia a strisce verticali bianche e nere. I pantaloncini sono normalmente bianchi, talora neri.
    La maglia originale era di colore rosa con cravatta nera: tale scelta cromatica fu dovuta a un errore nella spedizione nei corredi ordinati per il club. In seguito, a causa dei frequenti lavaggi, la maglie si scolorirono in maniera talmente evidente che il club ne decise un cambio.
    Fu così chiesto all'inglese John Savage, uno dei membri della società, di cercare nel suo Paese un kit da gioco più consono e resistente all'usura; Savage aveva un amico di Nottingham tifoso del Notts County, la cui maglia è a strisce bianconere; per tale ragione fu spedito a Torino un set di uniformi analogo a quello usato dal Notts County.
    Simboli
    Lo stemma

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    La zebra rampante, simbolo nato nel 1979 ed utilizzato fino ai primi anni novanta (sinistra), e lo stemma ufficiale utilizzato dalla fine degli anni ottanta al 2004 (destra)



    Eccezion fatta per un particolare simbolo in uso tra la fine degli anni settanta e l'inizio dei novanta (che ha affiancato lo stemma ufficiale), ovvero la silhouette di una zebra rampante, fin dagli anni venti l'emblema identificativo della Juventus è rimasto sostanzialmente invariato, essendo stato soggetto solamente a moderati restyling, il più recente dei quali risalente al 2004.
    Esso raffigura uno scudo ovale a strisce verticali bianche e nere, che nella versione più recente sono sette, quattro bianche e tre nere. Il nome del club è impresso in caratteri neri e sottolineato in oro su di un'area bianca convessa. Il gioco di ombreggiature del logo ha lo scopo di conferire ad esso un'apparenza di tridimensionalità. Nella parte inferiore dello stemma, in bianco su sfondo nero, è rappresentato il toro, simbolo civico di Torino.
    In passato lo sfondo del nome del club fu anche di colore blu Savoia, omaggio alla tradizione sabauda di Torino, e di forma concava. Anche lo sfondo dello stemma civico fu blu Savoia, mentre il toro e il nome del club erano di colore giallo-oro.
    Dal logo attuale sono state eliminate le due stelle, presenti fin dal 1982, in quanto considerate un riconoscimento sportivo (variabile nel tempo) e non un elemento d'identità del club.
    Inno ufficiale
    L'inno ufficiale della Juventus – il quinto nella storia del club – è Juve (storia di un grande amore), scritto da Alessandra Torre e Claudio Guidetti, nella versione del cantante e musicista emiliano Paolo Belli composta nel 2007.
    Vi sono altre canzoni scritte in omaggio alla squadra come Il cielo è bianconero, Vecchia Signora, Juve facci sognare e Magica Juve, tutte a opera del compositore Francesco De Felice. Tra quelle composte dagli artisti più noti, figura Juvecentus, opera di Pierangelo Bertoli nel 1997, in occasione del centesimo anniversario della fondazione del club.

    Stadi

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    Lo Stadio di Corso Marsiglia, campo di gioco della Juventus dal 1922 al 1933



    In assoluto, i primi impianti utilizzati dal club furono il Parco del Valentino e il Cittadella, nel biennio 1897-1898. Dal 1898 al 1908 fu utilizzato lo Stadio Piazza d'Armi, tranne il biennio 1905-1906, durante il quale il terreno di casa fu lo Stadio Motovelodromo Umberto I.
    Dal 1909 al 1922 l'impianto utilizzato fu quello di Corso Sebastopoli e, dal 1922 al 1933, quello di Corso Marsiglia, che fu teatro della conquista di 4 campionati, tre dei quali consecutivi.

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    Lo Stadio Comunale “Vittorio Pozzo”, impianto interno dal 1933 al 1990



    Dal 1933 al 1990 il club ha disputato i suoi incontri interni allo Stadio Comunale. Nato come Stadio “Benito Mussolini” per dotare la città di un impianto che potesse ospitare le gare del campionato del mondo 1934, ribattezzato dopo la guerra Stadio Comunale e, in seguito, Stadio Comunale “Vittorio Pozzo”, esso ospitò 890 incontri di campionato della Juventus e, dal 1963, dopo la definitiva dismissione dello Stadio Filadelfia, fu condiviso con il Torino; capace di circa 65.000 posti in piedi, fu utilizzato fino al 1990, anno in cui le due compagini cittadine si trasferirono allo Stadio delle Alpi, riservando il Comunale solo agli allenamenti della squadra bianconera.

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    Lo Stadio delle Alpi, impianto interno dal 1990 al 2006



    Il Delle Alpi, costruito dal consorzio Acqua Marcia di Roma in occasione del campionato del mondo 1990, fu l'impianto interno dal campionato 1990-91 a tutto il 2005-06; situato nel quartiere di Vallette, nella periferia nord-occidentale di Torino, era capace di poco più di 69 000 posti ed era dotato di un impianto di diffusione acustica che lo rendeva idoneo anche all'esecuzione di concerti. Nel periodo di utilizzo del Delle Alpi, comunque, la Juventus in alcune occasioni scelse di disputare le proprie gare interne in stadi di altre città, quali ad esempio il Manuzzi di Cesena (Coppa Italia e Coppa Intertoto), il Meazza di Milano (semifinale e finale di Coppa UEFA 1994-95) oppure il La Favorita di Palermo (Supercoppa UEFA 1996 e il 1º ed il 3º turno della Coppa UEFA 1999-2000).
    Il 18 giugno 2002 il Comune cedette il vecchio Comunale a titolo gratuito al Torino in cambio dell'impegno del club granata a ristrutturarlo in tempo per i XX Giochi olimpici invernali del 2006 (tale impegno non fu rispettato per sopravvenuto fallimento societario nel 2005, a seguito del quale il Comune riacquisì la titolarità della concessione dell'impianto) e, nel contempo, concesse lo sfruttamento dell'area del Delle Alpi alla Juventus per 99 anni.
    Dalla stagione 2006-07 a quella 2010-11 la Juventus ha disputato quindi i suoi incontri interni nel rinnovato Comunale, ribattezzato Stadio Olimpico. L'Olimpico ha una capacità massima di 27 994 posti a sedere, dopo la ristrutturazione avvenuta in occasione dei Giochi olimpici.
    Juventus Stadium

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    Una veduta dello Juventus Stadium durante la cerimonia d'inaugurazione (8 settembre 2011)



    È del 18 marzo 2008 la decisione del consiglio di amministrazione della Juventus Football Club S.p.A. di approvare il progetto per il nuovo stadio, destinato a sorgere sull'area del Delle Alpi; l'investimento complessivo per la realizzazione del nuovo impianto ammonta a 105 milioni di euro.
    L'opera, progettata dagli studi GAU e Shesa sotto il coordinamento degli architetti Gino Zavanella ed Eloy Suarez e dell'ingegnere Massimo Majowecki, è stata ufficialmente presentata il 20 novembre 2008 al Lingotto: prevista su un'area totale di 355 000 m² (di cui 45 000 destinati allo stadio, 155 000 ai servizi, 34 000 alle attività commerciali e 30 000 ad aree verdi e piazze), tutta la costruzione è a pianta rettangolare, circondata da due strutture semi-ellittiche che ospitano le attività commerciali, i ristoranti e i bar: l'accesso alle tribune è garantito da specifiche passerelle inserite nei diversi settori dello stadio. Presenti anche palchi cosiddetti VIP – disegnati da Pininfarina Extra – affacciati direttamente sul prato.
    Lo stadio, definito «all'avanguardia» nei criteri di sicurezza per esso previsti e nell'abbattimento delle barriere architettoniche, ha 41 000 spettatori seduti, ed è concepito solo per il calcio, non avendo pista di atletica leggera intorno al campo; il terreno di gioco è ribassato di circa un metro e mezzo rispetto alle gradinate più basse, e non ci sono barriere né separazioni fisiche tra spalti e terreno.
    Esternamente lo stadio è rivestito da 40 000 lamine d'alluminio oscillanti e riflettenti che, secondo il designer Fabrizio Giugiaro, danno la sensazione di una «bandiera in movimento». Il peso della copertura, studiata in galleria del vento, viene sostenuto, attraverso dei tiranti, da due pennoni. Inoltre è semi-trasparente in modo da garantire il passaggio della luce sufficiente alla crescita dell'erba e contemporaneamente la protezione degli spettatori dai raggi solari.
    L'inaugurazione del nuovo Juventus Stadium è avvenuta l'8 settembre 2011, in concomitanza con i festeggiamenti per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia, ed è utilizzato a partire dalla stagione 2011-12.
    La Juventus nella cultura popolare

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    Francobollo delle poste italiane celebrativo della vittoria della Juventus in Champions League 1995-96




    Francobollo delle poste italiane celebrativo della vittoria della Juventus in Champions League 1995-96
    Nel corso degli anni la Juventus, oltre a imporsi come realtà sportiva nazionale e internazionale, ha acquisito un posto di rilievo nella cultura della Nazione. Essa fu la prima, al pari del Genoa, ad avere al seguito un “treno speciale” di tifosi: accadde il 1º aprile 1906 in occasione dell'incontro di campionato tra dette due squadre in campo neutro a Milano, ripetizione di quello, disputato a Torino, interrotto il 18 marzo precedente a causa della prima invasione di campo della storia del calcio italiano.
    Il 29º derby della Mole disputatosi allo stadio di Corso Marsiglia il 15 maggio 1932 fu il primo evento calcistico trasmesso in diretta radiofonica nazionale dall'EIAR, con la voce di Nicolò Carosio. Inoltre, nel quadro delle trasmissioni sperimentali della RAI (quelle ufficiali, anche sportive, ebbero inizio il 3 gennaio 1954) l'incontro di serie A Juventus-Milan del 5 febbraio 1950 fu oggetto della prima diretta televisiva nazionale, per la voce di Carlo Balilla Bacarelli.
    A uno storico 0-5, subìto il 15 marzo 1931 al Campo Testaccio della Capitale a opera della Roma di Fulvio Bernardini, sono ispirati sia il primo fonofilm italiano relativo al calcio: Cinque a zero (1932), per la regia di Mario Bonnard che il romanzo di Mario Soldati Le due città (1964). Il club è stato anche punto di riferimento in altre opere di Soldati, quali America primo amore (1935), Un prato di papaveri. Diario 1947-1964 (1973) e Lo specchio inclinato. Diario 1965-1971 (1975).
    Altri riferimenti alla Juventus si trovano in La classe operaia va in paradiso di Elio Petri (1971), film vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes 1972, in Vacanze in America di Carlo Vanzina (1984), dove si assiste a una partita tra studenti juventini e romanisti a Zabriskie Point, nella Valle della Morte e in Santa Maradona di Marco Ponti (2001), nel quale si trova una scena ambientata allo Stadio delle Alpi durante l'incontro di campionato tra i bianconeri e l'Atalanta. Per quanto riguarda i film di argomento più legato al calcio e al tifo, sul versante della satira di costume figura Il presidente del Borgorosso Football Club di Luigi Filippo D'Amico (1970), in cui il personaggio eponimo, interpretato da Alberto Sordi, ingaggia l'ex juventino Omar Sívori, presente nel film nella parte di sé stesso; nei primi anni ottanta, in Eccezzziunale… veramente, del citato Vanzina (1982), Diego Abatantuono rappresenta, nei tre episodi di cui si compone il film, rispettivamente un tifoso milanista, uno interista e uno juventino; stesso ruolo interpretò nel sequel, un quarto di secolo più tardi, in Eccezzziunale… veramente - Capitolo secondo… me (2006), ancora di Vanzina. Infine, sul fronte dell'analisi del disagio sociale e del tifo come valvola di sfogo dell'aggressività, figura il film Ultrà di Ricky Tognazzi (1990), che parla delle vicende di un capotifoso della Roma (interpretato da Claudio Amendola) e del gruppo organizzato da lui guidato che si reca in trasferta a Torino, dove ingaggia violenti scontri con i Drughi, frangia di ultras bianconeri.

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    Murale allusivo alla Juventus ad Albuquerque, Nuovo Messico (Stati Uniti)



    La poesia-tributo Madama Juve, scritta in piemontese dallo scrittore e giornalista Giovanni Arpino, fu inclusa nel libro Opere (1992), antologia a cura dei poeti Giorgio Bàrberi Squarotti e Massimo Romano. Tale poesia, insieme ad altri omaggi alla Juventus composti da Arpino, è stata tradotta in italiano dal critico letterario torinese Bruno Quaranta e pubblicata nella sua opera Stile e stiletto (1997). Sempre a opera di Arpino sono altri riferimenti alla Juventus, citati in Racconti di vent'anni (1974) e in Opere scelte (2005), antologia letteraria, narrativa e giornalistica a cura dell'italianista veneziano Rolando Damiani. Ancora in ambito letterario la Juventus fa da sfondo, come punto di riferimento della vita del protagonista, nel romanzo di Aldo Nove Puerto Plata Market e, nel romanzo del giornalista Aldo Cazzullo I ragazzi di via Po, è parte del contesto storico-culturale della società torinese degli anni cinquanta. Entrambi i lavori citati sono del 1997. Più recentemente, nel 2003, i giornalisti Mario e Andrea Parodi hanno citato la Juventus di Trapattoni campione d'Italia nel 1977 e 1978 all'interno del contesto storico e sociale della crisi politico-istituzionale dell'Italia di quegli anni, nel loro libro In bianco e nero.
    La Juventus è citata, insieme ai rivali cittadini del Torino, anche in una storia a strisce titolata Paperoga in: Soffri, tifoso, soffri pubblicata su Mega Almanaco n. 409 (1991), la cui è una riadattazione della storia originale in lingua portoghese (Torcedor Sofre!) edita in Brasile dieci anni prima. Nella storia originale Paperino e il suo cugino Paperoga assistono ad una partita di calcio tra Corinthians e Palmeiras, o meglio tra Coringa e Parreiras. Nella versione italiana del 1991, il primo traduttore aveva trasformato le due squadre in Corino e Rubentus, parodie di Torino e Juventus, per motivi sonori.
    Fuori dall'Italia la Juventus è citata come F.C. Piemonte nell'anime giapponese Captain Tsubasa Road to 2002 (2001) e con il suo nome vero nel manga omonimo. In Inghilterra i tifosi del Notts County sono usi intonare il loro coro da stadio It's just like watching Juve (È proprio come guardare la Juve), in riferimento alla comunanza cromatica delle uniformi dei due club, ogni volta che la loro squadra realizza una grande prestazione.
    Il compositore torinese Domenico Seren Gay ha dedicato al club due canzoni: Juventus, presente nell'album Juventus/Maria (1962) e Forza Juve, presente nell'album Forza Juve/Gioanin Pet Pet Sigàla (1968).
    Tra gli eventi culturali più recenti aventi come oggetto il club bianconero, figura la mostra Juventus. 110 anni a opera di arte, organizzata in occasione del centodecimo anniversario della fondazione della società e tenutasi a Palazzo Bricherasio a cura della fondazione omonima dal 26 ottobre al 2 dicembre 2007. Tale esposizione, curata dal critico d'arte Luca Beatrice, ha illustrato lo sviluppo della storia, dei personaggi e dei successi della Juventus e il suo rapporto con la città di Torino attraverso un'analisi artistica e culturale sul calcio:
    « A Torino, invece, si respira Juventus un po' dovunque: la panchina di corso Re Umberto, il Liceo d'Azeglio, le varie sedi (Galleria San Federico, piazza Crimea e ora corso Galileo Ferraris), gli stadi (da Piazza d'Armi al Comunale, dal Campo Combi al Delle Alpi che in molti cominciamo a rimpiangere), e poi le strade, i quartieri, da Mirafiori alla collina, da San Paolo alla Crocetta, c'è tanta Juve nella storia della capitale sabauda, un percorso che attraversa, decennio dopo decennio, l'arte e la cultura del Novecento. »
    (Juventus. 110 anni a opera di arte, 2007.)

    L'impegno in campo sociale
    La Juventus è attiva nel campo sociale e umanitario. Tra i programmi sociali intrapresi, figurano Fatti e Progetti per i Giovani, orientato al miglioramento della qualità di vita e a favorire l'accesso all'istruzione ai giovani extracomunitari minorenni tramite un centro di accoglienza, e la realizzazione – in collaborazione con la facoltà di Economia dell'Università di Torino – di un corso di formazione allo studio del management sportivo.
    In ambito sanitario, in collaborazione con l'Azienda Ospedaliera Regina Margherita-Sant'Anna di Torino partecipa al progetto Crescere insieme al Sant'Anna, programma di ristrutturazione del reparto di Neonatologia Ospedaliera dell'ospedale “Sant'Anna” e sostiene le attività della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.
    Altro progetto comunitario della società bianconera è il “Centro di accoglienza” intitolato a Edoardo Agnelli e realizzato in collaborazione con l'Associazione Gruppi di Volontariato Vincenziano al fine di dare ospitalità a madri in condizioni disagiate.
    Nel 2000, inoltre, la Juventus intraprese il progetto Un sogno per il Gaslini, allo scopo di dotare l'istituto pediatrico “G. Gaslini” di Genova di una dépendance da adibire a luogo di studio e svago per i bambini ivi ricoverati, da realizzarsi tramite il recupero edilizio dell'abbazia di san Gerolamo, che si trova all'interno della struttura dell'ospedale. Per il raggiungimento dello scopo furono necessari 4,5 milioni di euro, dei quali 2 donati dalla famiglia Gaslini, e i rimanenti raccolti dalla Juventus attraverso donazioni e iniziative di beneficenza organizzate dai propri giocatori, come la partecipazione in qualità di ospiti al festival di Sanremo 2003 e al programma televisivo Juventus, una squadra per amico, la realizzazione e vendita di libri fotografici e CD, il più famoso dei quali fu, nel 2003, una versione del successo di Lucio Battisti Il mio canto libero.

    Organico Rosa
    Rosa e numerazione aggiornate al 17 dicembre 2012.


    N. Ruolo Giocatore
    1 P Gianluigi Buffon (capitano)
    3 D Giorgio Chiellini (vice capitano)
    4 D Martín Cáceres
    6 C Paul Pogba
    7 C Simone Pepe
    8 C Claudio Marchisio
    9 A Mirko Vučinić
    11 D Paolo De Ceglie
    12 A Sebastian Giovinco
    15 D Andrea Barzagli
    17 A Nicklas Bendtner
    19 D Leonardo Bonucci
    20 C Simone Padoin
    21 C Andrea Pirlo
    22 C Kwadwo Asamoah
    23 C Arturo Vidal
    24 C Emanuele Giaccherini
    26 D Stephan Lichtsteiner
    27 A Fabio Quagliarella
    30 P Marco Storari
    31 P Laurenţiu Brănescu
    32 A Alessandro Matri
    33 C Mauricio Isla
    34 P Rubinho
    39 C Luca Marrone


    Staff tecnico

    Staff dell'area tecnica
    • Allenatore: Antonio Conte
    • Allenatore in 2ª: Angelo Alessio.
    • Collaboratore tecnico: Massimo Carrera.
    • Preparatore portieri: Claudio Filippi.
    • Responsabile preparazione atletica: Paolo Bertelli.
    • Coordinatore area medica: Fabrizio Tencone.
    • Medico sociale prima squadra: Luca Stefanini.
    • Allenatore squadra Primavera: Marco Baroni.
    • Team manager: Matteo Fabris.
    • Direttore sportivo responsabile tecnico settore giovanile: Giovanni Rossi.
    • Vice direttore settore giovanile: Gianluca Pessotto.
    • Responsabile medico settore giovanile: Stefano Suraci.
    • Responsabile osservatori Italia: Claudio Sclosa.
    • Responsabile osservatori estero: Javier Ribalta.
    • Responsabile tecnico allenatori settore giovanile: Mauro Sandreani.
    • Responsabile Juventus Soccer Schools: Marco Marchi.
    Settore giovanile
    Il settore giovanile della Juventus Football Club è composto di 17 squadre maschili che competono a livello nazionale ed eventualmente internazionale nei vari tornei di categoria. Per tutte, il proprio campo di allenamento è lo Juventus Center, centro sportivo di proprietà della società bianconera con sede a Vinovo (TO).
    Analogamente a quanto già intrapreso dagli olandesi dell'Ajax, la Juventus ha istituito alcune scuole calcio sotto forma di club-satellite e campi (Summer Camps) in tutta Italia (riservati ai giovani dagli 8 ai 16 anni) e all'estero, precisamente in Inghilterra (dagli 11 ai 16 anni).
    Porta inoltre avanti progetti come Juventus University, la prima università del calcio al mondo (con il supporto dell'Università di Torino), Juventus National Academy che si rivolge, attraverso la creazione di una rete di scuole calcio dislocate sul territorio nazionale e, all'estero, in Malta, ai ragazzi dai 6 ai 12 anni e il programma Juventus Soccer Schools International attraverso la gestione di scuole di calcio negli Stati Uniti, Canada, Messico, Inghilterra, Grecia, Arabia Saudita, Australia e Svizzera.
    Storicamente la Juventus ha sempre avuto una rete di osservatori giovanili su tutto il territorio nazionale, e anche all'estero. A titolo di esempio, limitatamente ai giocatori che hanno iniziato a militare in giovane età nella Juventus a partire dagli anni sessanta, figurano Pietro Anastasi (classe 1948, giunto a 20 anni da Catania), Franco Causio (1949, nel 1966 giunto alla Juventus da Lecce), Giuseppe Furino (1946, proveniente da Palermo e alla Juventus dal 1965), Roberto Bettega (1950, torinese e cresciuto nella società), Paolo Rossi (1956, da Prato, che dal 1972 al 1975 militò nelle giovanili della società prima di tornarvi da professionista nel 1981).
    Di essi, Furino fu convocato per il campionato del mondo 1970 (unico giocatore della Juventus a prendere parte a tale edizione del torneo), Anastasi per quello del 1974, Causio per quelli del 1974 e 1978 (nonché quello del 1982, quando già tuttavia militava nell'Udinese) così come Bettega (che non prese parte al campionato del 1982 causa infortunio), nonché Rossi, presente nel 1982 (e che nel 1978 partecipò da giocatore in comproprietà con il Lanerossi Vicenza e con la maglia di quest'ultimo). Il citato Rossi, inoltre, grazie alla vittoria nel campionato del mondo 1982, oltre a laurearsi campione del mondo, vinse anche il Pallone d'oro di quell'anno nonché la Scarpa d'oro quale miglior marcatore di quell'edizione del torneo, con 6 goal, di cui 3 nel girone sostitutivo dei quarti di finale contro il Brasile, sconfitto 3-2.
    Tra gli altri calciatori di prestigio cresciuti nel vivaio della Juventus si segnalano Carlo Bigatto I, Gianpiero Combi (campione del mondo nel 1934), Pietro Rava (vincitore della medaglia d'oro nel torneo olimpico di calcio 1936 e campione del mondo nel 1938), Carlo Parola, Giovanni Viola e, soprattutto, Giampiero Boniperti, da sempre legato alla Juventus, dalle giovanili alla carica di presidente e, dal 1994, a quella di presidente onorario del club.
    Dagli anni duemila, dal settore giovanile della Juventus si sono messi in evidenza giocatori come Antonio Nocerino, Sebastian Giovinco, Claudio Marchisio, Paolo De Ceglie e Domenico Criscito, tutti militanti in Serie A tranne l'ultimo, ingaggiato dallo Zenit San Pietroburgo nell'estate del 2011. Essi sono stati anche membri della Nazionale che partecipò al torneo olimpico di calcio 2008 a Pechino e della Nazionale U-21 che raggiunse le semifinali del torneo continentale disputato in Svezia nel 2009. Marchisio, Giovinco e De Ceglie fanno oggi parte della rosa juventina, mentre Marchisio e Giovinco sono stati anche nel gruppo della Nazionale italiana finalista del campionato d'Europa disputato a Polonia e Ucraina nel 2012.
    Giocatori celebri

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    Giampiero Boniperti, 443 presenze in campionato con la divisa bianconera


    In più di 110 anni di storia hanno vestito la maglia della Juventus oltre 700 calciatori, in gran parte italiani; alcuni di questi ultimi hanno anche militato nella Nazionale italiana.
    Tra i calciatori italiani di rilievo che hanno militato nella Juventus figurano i già citati Carlo Bigatto I, considerato il primo calciatore-simbolo della Juventus, Giampiero Boniperti, riconosciuto come il calciatore più rappresentativo della storia della società, Carlo Parola (autore della più famosa rovesciata del calcio italiano, il cui gesto atletico ha ispirato l'inconfondibile marchio dell'album Panini dei calciatori), Dino Zoff (vincitore, tra altri, di sei scudetti e una Coppa UEFA con la Juventus, della quale difese la porta per 330 partite consecutive di campionato tra il 1972 e il 1983 e a tutt'oggi unico calciatore italiano ad avere vinto sia il campionato d'Europa che quello del mondo con l'Italia, nominato dalla FIGC nel 2004 UEFA Golden Player italiano), Gaetano Scirea, Sergio Brio, Antonio Cabrini e Stefano Tacconi, quattro dei cinque soli calciatori ad aver vinto tutte le competizioni ufficiali UEFA per club (il quinto essendo l'olandese Danny Blind), Roberto Baggio, Pallone d'oro 1993 e Alessandro Del Piero, storico capitano e giocatore simbolo della squadra durante l'ultimo decennio, sei volte campione d'Italia e, nel 1996, campione d'Europa e del mondo con la Juventus, nonché campione del mondo 2006 con la Nazionale.

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    Michel Platini, per tre anni consecutivi Pallone d'oro con la maglia della Juventus



    Tra i giocatori non italiani ad aver vestito la maglia della Juventus, inoltre, si segnalano negli anni cinquanta e sessanta l'argentino Omar Sívori (che, oriundo, in seguito militò anche in Nazionale italiana), il gallese John Charles, soprannominato per la sua stazza il gigante buono, centravanti di sicuro rendimento, che insieme al citato Sívori e a Boniperti formò un trio d'attacco che portò alla Juventus 3 scudetti; negli anni settanta il tedesco Helmut Haller, già campione d'Italia con il Bologna, che alla Juventus vinse due titoli; fino al 1980 non fu più possibile ingaggiare calciatori non italiani; tra i più rappresentativi giunti in Italia dagli anni ottanta in avanti, figurano i francesi Michel Platini, soprannominato in patria le Roi (il re), campione d'Europa nel 1984 con la sua squadra nazionale e nel 1985 con la Juventus e Zinédine Zidane, campione del mondo nel 1998 e d'Europa nel 2000 con la Francia, campione del mondo di club con la Juventus e, con essa, vincitrice di due scudetti; il ceco Pavel Nedvěd, primo giocatore straniero per numero di presenze in competizioni ufficiali con il club, nonché vincitore del premio al calciatore europeo dell'anno nel 2003, e il franco-argentino David Trezeguet, capocannoniere del campionato di Serie A nel 2002 e maggior marcatore straniero nella storia bianconera con 171 gol.
    Presidenti e allenatori
    Presidenti

    In più di 110 anni di storia societaria, alla guida della Juventus si sono avvicendati 23 presidenti e 2 comitati di gestione. Il primo presidente della società bianconera fu Eugenio Canfari, uno dei soci fondatori.
    Il periodo più lungo in carica è appannaggio di Giampiero Boniperti, alla guida della Juventus per 19 anni dal 1971 al 1990; Boniperti, al pari del suo successore Vittorio Caissotti di Chiusano, presidente dal 1990 al 2003, vanta il palmarès più ampio della storia del club.
    L'imprenditore Umberto Agnelli, divenuto presidente a meno di 21 anni d'età, nel 1955, fu il più giovane a ricoprire tale carica. Da citare anche le presidenze degli svizzeri Alfred Dick e Giuseppe Hess e del francese Jean-Claude Blanc, gli unici non italiani a divenire presidenti del club. In particolare, Dick fu il presidente del primo scudetto bianconero (1905).
    Attualmente in carica è l'imprenditore torinese Andrea Agnelli, eletto presidente il 28 aprile 2010 dall'assemblea degli azionisti del club.
    Allenatori
    Sono 43 gli allenatori ad avere avuto a tutt'oggi la conduzione tecnica della Juventus; 10 di essi hanno ricoperto l'incarico ad interim.
    Fino a tutto il secondo decennio del XX secolo non esisteva un sistema dettagliato di allenamento in preparazione degli incontri di campionato. In pratica i giocatori – studenti e lavoratori – avevano l'abitudine di ritrovarsi un paio di volte alla settimana al velodromo di Corso Re Umberto per gli allenamenti, consistenti in partitelle e corse di velocità e/o resistenza, sempre sotto il coordinamento del capitano della squadra.
    Il primo allenatore della storia bianconera fu l'ungherese Jenő Károly, scelto dal presidente Edoardo Agnelli nel 1923 al fine di introdurre innovazioni dal punto di vista tattico e strategico nel gioco della squadra. Károly allenò la squadra per 70 incontri fino alla morte, avvenuta nel 1926.
    A vantare il mandato tecnico più lungo è tuttora Giovanni Trapattoni, detto il Trap, rimasto alla guida della squadra per tredici stagioni, di cui dieci consecutive, dal 1976-77 al 1985-86 e poi dal 1991-92 al 1993-94. Sia il numero di stagioni consecutive che quello totale sono record per tecnici di club italiani. Il Trap vanta anche il primato complessivo di panchine (596) e di trofei vinti con il club (14, record tra gli allenatori italiani).
    Da menzionare anche Carlo Carcano, tecnico negli anni trenta e unico allenatore in Italia ad avere vinto quattro scudetti consecutivi, tra il 1931 e il 1934.
    L'attuale allenatore della prima squadra è Antonio Conte, nato nel 1969, che ricopre l'incarico dal 31 maggio 2011.
    Palmarès
    Il palmarès della Juventus Football Club, la società calcistica più titolata d'Italia, è uno dei più prestigiosi a livello mondiale. Vincitrice del suo primo trofeo ufficiale nel 1905, la Juventus è il club di maggior successo nel campionato nazionale, aggiudicandosi la competizione in 28 occasioni, compresa una striscia di cinque titoli consecutivi dal 1931 al 1935 (record a pari merito con il Torino e l'Internazionale). I bianconeri detengono il record per vittorie nella Coppa Italia, principale competizione di coppa nazionale del Paese (9, a pari merito con la Roma), tra esse due consecutive (1959 e 1960, primato nazionale). Il club vanta, inoltre, 5 Supercoppe d'Italia, per un totale di 42 vittorie in competizioni nazionali (anch'esso record), cui vanno sommate 11 vittorie in tornei internazionali che ne fanno complessivamente il club italiano con il maggior numero di titoli ufficiali vinti, 53. Dalla sua fondazione, solo negli anni 1910 il club torinese non ha vinto alcun trofeo ufficiale, caso unico nel Paese.
    La formazione juventina detiene altresì il primato italiano di double, ovvero la vittoria del campionato di massima serie e della coppa nazionale nella stessa stagione (due, accadute nelle stagioni 1959-60 e 1994-95).
    Vincitrice del suo primo trofeo internazionale ufficiale nel 1977 (Coppa UEFA, nella circostanza vinta per la prima volta da un club italiano e sudeuropeo), i suoi 11 trofei vinti in competizioni a livello confederale e FIFA, tra cui due titoli di campione d'Europa (1985 e 1996) e due di campione del mondo per club (idem), la rendono attualmente il secondo club italiano per vittorie, il quarto in Europa nonché l'ottavo nel mondo. La Juventus, uno degli unici tre club italiani ad avere realizzato in due occasioni il cosiddetto double internazionale con i successi in campionato e Coppa UEFA e campionato e Coppa delle Coppe, rispettivamente nelle stagioni 1976-77 e 1983-84, vanta ex æquo con il Liverpool e l'Internazionale il primato per titoli vinti in Coppa UEFA, nota come Europa League dalla stagione 2009-10 (3).
    Competizioni nazionali
    16px-Scudetto.svgCampionato italiano: 28
    1905; 1925-26; 1930-31; 1931-32; 1932-33; 1933-34; 1934-35; 1949-50; 1951-52; 1957-5815px-Star%2A.svg
    1959-60; 1960-61; 1966-67; 1971-72; 1972-73; 1974-75; 1976-77; 1977-78; 1980-81; 1981-8215px-Star%2A.svg15px-Star%2A.svg
    1983-84; 1985-86; 1994-95; 1996-97; 1997-98; 2001-02; 2002-03; 2011-12
    20px-Coccarda_Coppa_Italia.svgCoppa Italia: 9
    1937-38; 1941-42; 1958-59; 1959-60; 1964-65; 1978-79; 1982-83; 1989-90; 1994-95
    20px-SupercoppaitalianaSupercoppa italiana: 5
    1995; 1997; 2002; 2003; 2012
    13px-Coppa_Ali_della_VittoriaCampionato italiano di Serie B: 1
    2006-07
    • Campionato Federale di Prima Categoria: 1
    1908
    • Campionato Italiano di Prima Categoria: 1
    1909
    Competizioni internazionali
    10px-Copa_Intercontinental.svgCoppa Intercontinentale: 2
    1985; 1996
    20px-CoppacampioniCoppa dei Campioni/Champions League: 2
    1984-85; 1995-96
    18px-CoppacoppeCoppa delle Coppe: 1
    1983-84
    20px-CoppauefaCoppa UEFA: 3
    1976-77; 1989-90; 1992-93
    14px-Supercoppaeuropea2Supercoppa UEFA: 2
    1984; 1996
    15px-Coppa_Intertoto.svgCoppa Intertoto: 1
    1999
    Competizioni giovanili
    La sezione giovanile della Juventus è una delle più vittoriose della sua categoria sia a livello nazionale, potendo vantare 9 titoli di campione d'Italia, sia internazionale, con più di 70 trofei ufficiali, tra i quali alcuni relativi alle competizioni più importanti al mondo nella categoria come per esempio il torneo di Viareggio, vinto 8 volte, la più recente delle quali nel 2012, con cui ha eguagliato il record di vittorie totali nella competizione appartenente ex æquo alla Fiorentina e al Milan.
    Finalista del Blue Stars/FIFA Youth Cup nel 1962, nell'agosto 2007 la squadra Under-19 della Juventus partecipò all'edizione inaugurale della Champions Youth Cup in Malesia, sorta di campionato mondiale per club giovanili organizzato dal G-14, classificandosi al secondo posto finale con la miglior difesa del torneo.

    Statistiche Statistiche di squadra

    Del_Piero_-_Juventus
    Alessandro Del Piero, miglior marcatore della storia della Juventus





    Alessandro Del Piero, miglior marcatore della storia della Juventus
    La Juventus esordì nel campionato federale l'11 marzo 1900. Quella attuale (2012-13) è dunque la sua 108ª stagione sportiva; nelle 107 precedenti, ha partecipato a 99 campionati di massima serie (11 di Prima Categoria Nazionale, 5 di Prima Divisione, 4 di Divisione Nazionale e 79 di serie A propriamente detta) e uno di serie B (nel 2006-07), mentre in altre 7 occasioni non superò le eliminatorie del Comitato Regionale Piemontese. Nel corso delle 106 stagioni in massima serie la Juventus ha vinto 28 volte il campionato (record italiano), giungendo seconda in 20 tornei e terza in 14 (58,49% di piazzamenti nelle prime tre rispetto alle partecipazioni).
    La vittoria in gara ufficiale con il maggior scarto fu un 15-0 a casa del Cento, secondo turno di Coppa Italia 1926-27. Limitatamente al campionato, il record fu invece un 11-0 realizzato due volte, nel torneo 1928-29, contro Fiorentina e Fiumana, rispettivamente nella 2ª e 6ª giornata.
    La sconfitta con il maggior scarto fu invece uno 0-8 subìto dal Torino nel campionato federale 1912-13.
    A fronte delle 9 vittorie in Coppa Italia (record, detenuto a pari merito della Roma) la Juventus ha disputato 14 finali di tale torneo. Singolarmente, pur essendo i due club che vantano il maggior numero di trofei vinti, Juventus e Roma non si sono mai affrontate direttamente in finale di tale competizione.
    La Juventus vanta anche, tra tutti i club italiani, il maggior numero di stagioni disputate nelle coppe europee, 50 (inclusa la stagione 2012-13), di cui 28 in maniera consecutiva (dalla stagione 1963-64 alla stagione 1990-91), che costituisce il record nazionale. Di esse, 44 sono relative a partecipazioni in tornei ufficiali dell'UEFA (27 in Coppa dei Campioni/Champions League, 4 in Coppe delle Coppe e 13 in Coppe UEFA/Europa League) e 6 alla Coppa delle Fiere; nel computo globale delle competizioni a livello confederale risulta il primo club italiano e quarto a livello europeo per numero di punti conquistati (462). Inoltre, è il club italiano con il maggior numero di partite disputate (352), partite vinte (193), gol realizzati (623), differenza reti (+295) e percentuale di vittorie (54,83%) in competizioni UEFA a tutto il 16 settembre 2012.
    La Juventus è anche l'unico club italiano ad aver vinto una manifestazione internazionale ufficiale con una rosa composta esclusivamente da calciatori provenienti da un solo Paese (Coppa UEFA 1976-77).
    La formazione bianconera ha disputato un totale di 18 finali in competizioni ufficiali a livello internazionale, sesta al mondo, quarta in Europa e seconda tra i club italiani in questa graduatoria. Delle 18 finali citate, 7 sono state giocate in Coppa dei Campioni/UEFA Champions League (2 vittorie complessive), una in Coppa delle Coppe (una vittoria), 4 in Coppa UEFA (3 vittorie), una in Coppa Intertoto (una vittoria), 2 in Supercoppa UEFA (2 vittorie) e 3 in Coppa Intercontinentale (2 vittorie).
    Sempre in ambito internazionale, la Juventus è l'unico club del mondo ad avere vinto tutte le competizioni internazionali per club e uno dei tre club europei ad avere vinto tutte le tre principali competizioni dell'UEFA. La Juventus fu la prima a raggiungere tale traguardo nel 1985, seguita dall'Ajax nel 1992 e dal Bayern Monaco nel 1996 e, per tale ragione, le fu riconosciuta la Targa UEFA.
    Statistiche individuali
    Il giocatore che detiene il record di presenze in serie A, a tutto il 20 maggio 2012, è Alessandro Del Piero con 478, cui vanno sommate 35 presenze in serie B, che ne fanno complessivamente il giocatore juventino con il maggior numero di presenze nei campionati italiani, 513. Il precedente record di presenze, superato il 6 febbraio 2011, apparteneva a Giampiero Boniperti che, dal 1946 al 1961, scese in campo 443 volte.
    Attualmente il già citato Del Piero detiene il record assoluto di presenze ufficiali con la maglia bianconera, 705, nonché quello di gol, 290 (altro record), così ripartiti: 188 in serie A, 20 in serie B, 28 nelle Coppe nazionali, 53 nelle competizioni europee e 1 in Coppa Intercontinentale. Il precedente record di gol, superato nel gennaio 2006, apparteneva al citato Boniperti con 182.
    Il miglior marcatore della Juventus in un campionato a girone unico fu Borel II, con 32 gol in 34 gare nel campionato 1933-34.
    L'ungherese Ferenc Hirzer, invece, detiene il record di gol segnati in un campionato di prima divisione, 35 in 26 incontri nel Campionato Federale 1925-26. Analogo numero di reti segnò lo svedese Gunnar Nordahl del Milan, ma in un campionato a girone unico.
    Infine, Omar Sívori detiene, insieme a Silvio Piola, il record di marcature in una singola partita: 6 gol, segnati all'Internazionale nella 28ª giornata del campionato 1960-61.
    La Juventus e la Nazionale italiana

    Italia_v_Francia_Mondiale_1978
    Nazionale italiana al campionato del mondo 1978 prima della partita inaugurale contro la Francia: vi figurano 8 giocatori all'epoca militanti nella Juventus



    Al 2 settembre 2012 la Juventus è il club che ha fornito il maggior numero di giocatori alla Nazionale italiana: a tale data, infatti, 134 elementi hanno vestito la maglia azzurra all'epoca della loro militanza juventina (a fronte dei 105 dell'Internazionale e dei 93 del Milan).
    Sono 22 in totale i giocatori della Juventus militanti nelle selezioni nazionali italiane campioni del mondo: 9 nel 1934 (Bertolini, Borel II, Caligaris, Combi, Ferrari, Monti, Orsi, Rosetta e Varglien I), 2 nel 1938 (Foni e Rava), 6 nel 1982 (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e P. Rossi) e 5 nel 2006 (Buffon, F. Cannavaro, Camoranesi, Zambrotta e Del Piero). Tre sono, invece, i calciatori della Juventus laureatisi campioni d'Europa con la Nazionale, nel 1968 (Bercellino, Càstano e Salvadore).
    Il contributo maggiore in elementi prestati alla Nazionale in una competizione a livello UEFA/FIFA risale al campionato del mondo 1978, edizione in cui il club bianconero schierò in maglia azzurra nove uomini in due occasioni: la prima è stato l'incontro di prima fase contro i padroni di casa dell'Argentina del 10 giugno, tutti i nove giocatori juventini furono schierati in campo: Zoff, Gentile, Cabrini, Benetti, Scirea, Causio, Tardelli e Bettega dal primo minuto, poi dal 6' Cuccureddu subentrato al bolognese Bellugi; mentre che la seconda è stato l'incontro di seconda fase contro l'Olanda del 21 giugno, in cui i nove giocatori bianconeri già citati furono schierati in campo dal primo minuto (record italiano in competizioni ufficiali).
    La Juventus guida la particolare classifica dei club che vantano giocatori campioni del mondo con la propria Nazionale, con 24: ai 22 citati vanno infatti aggiunti Didier Deschamps e Zinédine Zidane, campioni nel 1998 con la Francia: precede in tale graduatoria Internazionale (20), la coppia Bayern Monaco-Roma (16 a testa) e Santos (15).
    Quanto al campionato d'Europa, oltre ai tre citati, altri tre giocatori sono vincitori del torneo con Nazionali diverse da quella italiana: Luis del Sol (Spagna, 1964), Michel Platini (Francia, 1984) e il già menzionato Zinédine Zidane (idem, 2000).
    Ancora, in occasione della finale del citato campionato del mondo 2006, la Juventus ha stabilito un ulteriore record internazionale in quanto, oltre ai cinque Nazionali italiani dei quali si è fatta menzione, scesero in campo tre bianconeri con la maglia francese: Lilian Thuram, Patrick Vieira e David Trezeguet, per un totale di otto finalisti di uno stesso club sul terreno di gioco.
    Struttura societaria
    La Juventus Football Club è, dal 27 giugno 1967, una società per azioni a capitale interamente privato. Dal 1º marzo 2009 la società che controlla la maggioranza del capitale azionario della Juventus è la finanziaria Exor, nata dalla fusione di IFIL Investment S.p.A e Istituto Finanziario Industriale, entrambe holding controllate dalla Giovanni Agnelli e C. S.a.p.a, che attualmente detiene il 59,1% della citata Exor e, tramite quest'ultima, il 63,77% del capitale azionario della Juventus. Il rimanente capitale azionario è detenuto dalla Lindsell Train Investment Trust Ltd. al 2,201% e da azionisti diffusi al 34,1% attraverso l'Associazione Piccoli Azionisti della Juventus Football Club, fondata nel 2010 e costituita da oltre 40 000 membri.
    Il campo d'allenamento della Juventus è di proprietà dell'azienda Campi di Vinovo S.p.A, controllata al 71,3% dal club.
    Secondo l'attuale organigramma societario, la Juventus è articolata su 7 aree interne: Amministrazione e Finanza, Risorse umane, Informazione tecnologica, Area commerciale, Pianificazione, Controllo e progetti speciali, Area comunicazione e Area sportiva. La società è guidata da un consiglio di amministrazione composto da dieci membri eletti dalla proprietà tra cui il presidente Andrea Agnelli e l'amministratore delegato Aldo Mazzia.
    Dal 3 dicembre 2001 la Juventus è quotata alla Borsa italiana nel segmento STAR, uno degli indici azionari di maggior successo in Europa e nel mondo.
    Dal 1º luglio 2008 la società bianconera ha implementato un sistema di gestione della sicurezza per i lavoratori e gli atleti in conformità ai requisiti previsti dalla norma internazionale OHSAS 18001:2007 e un sistema di gestione della qualità del settore medico secondo la norma internazionale ISO 9001:2000.
    In base a quanto emerge del c.d. Deloitte Football Money League 2012, rapporto stilato dalla società di revisione e consulenza aziendale statunitense Deloitte Touche Tohmatsu, la Juventus risulta essere il tredicesimo club a livello mondiale in termini di fatturato (153.9 milioni di euro a tutto il 30 giugno 2011).
    Il club torinese è anche uno dei membri fondatori dell'European Club Association (ECA), organizzazione internazionale che ha preso il posto del soppresso G-14, e composta dai principali club calcistici riuniti in consorzio al fine di ottenere una tutela comune dei diritti sportivi, legali e televisivi di fronte alla FIFA.
    Organigramma della società

    Staff attuale dell'area amministrativa
    • Proprietà: Famiglia Agnelli.
    • Presidenti onorari: Giampiero Boniperti e Franzo Grande Stevens.
    • Presidente: Andrea Agnelli.
    • Amministratore delegato: Aldo Mazzia.
    • Direttore generale: Giuseppe Marotta.
    • Direttore sportivo: Fabio Paratici.
    • Consiglio di amministrazione: Andrea Agnelli, Giuseppe Marotta, Aldo Mazzia, Maurizio Arrivabene, Giulia Bongiorno, Paolo Garimberti, Asaia Grazioli Venier, Pavel Nedvěd, Enrico Vellano e Camillo Venesio.
    • Controllo interno: Marzio Saà (presidente), Riccardo Montanaro e Camillo Venesio.
    • Comitato remunerazioni e nomine: Carlo Barel Di Sant'Albano (presidente), Riccardo Montanaro e Camillo Venesio.
    • Collegio sindacale: Paolo Piccatti (presidente), Roberto Petrignani e Roberto Longo (sindaci effettivi).
    • Direttore commerciale: Francesco Calvo.
    • Direttore amministrazione e finanza: carica vacante.
    • Direttore pianificazione, controllo e progetti speciali: Stefano Bertola.
    • Direttore risorse umane: Alessandro Sorbone.
    • Direttore comunicazione e relazioni esterne: Claudio Albanese.
    • Direttore Juventus Channel: Giuseppe Gattino.
    • Responsabile Information Technology: Claudio Leonardi.
    • Responsabile gestione e controllo investimenti immobiliari: Riccardo Abrate.
    • Responsabile marketing: Alessandro Sandiano.
    • Direttore Juventus Center: Vittorio Ferrino.
    • Responsabile segreteria sportiva: Francesco Gianello.
    • Addetti stampa senior: Marco Girotto.
    • Addetti stampa e editoria: Fabio Ellena e Gabriella Ravizzotti.
    • Responsabile contenuti editoriali: Enrica Tarchi.
    • Comunicazione corporate: Stefano Coscia.


    Sponsor tecnici e ufficiali

    Cronologia degli sponsor tecnici
    • Dal 1979-80 al 1999-2000: Kappa
    • Dal 2000-01 al 2002-03: Lotto
    • Dal 2003-04: Nike


    Cronologia degli sponsor ufficiali
    • Dal 1981-82 al 1988-89: Ariston
    • Dal 1989-90 al 1991-92: UPIM
    • Dal 1992-93 al 1994-95: Danone
    • Dal 1995-96 al 1997-98: Sony
    • Dal 1998-99 al 1999-2000: D+ Libertà digitale/Tele+
    • Stagione 1999-2000 (solo coppe): Sony
    • Stagione 2000-01: Sportal.com/Tele+
    • Stagione 2001-02: Fastweb (campionato)/Tu Mobile (coppe)
    • Dal 2002-03 al 2003-04: Fastweb (campionato)/Tamoil (coppe)
    • Stagione 2004-05: SKY Sport (campionato)/Tamoil (coppe)
    • Dal 2005-06 al 2006-07: Tamoil
    • Dal 2007-08 al 2009-10: Gruppo FIAT (New Holland)
    • Dal 2010-11 al 2011-12: BetClic (prima divisa)/Balocco (seconda divisa)
    • Dal 2012-13: Fiat SpA (Jeep)



    Sedi sociali e campi di gioco

    Cronologia delle sedi sociali
    • 1898: Via Montevecchio
    • 1899: Via Piazzi, 4
    • Dal 1900 al 1902: Via Gazometro, 14
    • Dal 1903 al 1904: Via Pastrengo
    • Dal 1905 al 1906: Via Donati, 1
    • Dal 1919 al 1921: Via Carlo Alberto, 43
    • Stagione 1921-22: Via Botero, 16
    • Dal 1923 al 1933: Corso Marsiglia
    • Dal 1934 al 1943: Via Bogino, 12
    • Dal 1944 al 1947: Corso IV Novembre, 151
    • Dal 1948 al 1964: Piazza San Carlo, 206
    • Dal 1965 al 1985: Galleria San Federico, 54
    • Dal 1986 al 2000: Piazza Crimea, 7
    • Dal 2001: Corso Galileo Ferraris, 32

    Cronologia dei campi di gioco
    • Dal 1897 al 1898: Parco del Valentino e Parco Cittadella
    • Dal 1899 al 6/3/1904: Stadio Piazza d'Armi
    • Dal 19/2/1905 al 29/4/1906: Velodromo Umberto I
    • Dal 3/2/1907 al 8/3/1908: Stadio Piazza d'Armi
    • Dal 17/1/1909 al 19/11/1922: Campo di Corso Sebastopoli
    • Dal 7/1/1923 al 5/11/1933: Campo di Corso Marsiglia
    • Dal 19/11/1933 al 2/5/1990: Stadio Comunale
    • Dal 5/9/1990 al 7/5/2006: Stadio delle Alpi
    • Dal 16/9/2006 al 22/5/2011: Stadio Olimpico di Torino
    • Dal 8/9/2011: Juventus Stadium


    Tifoseria

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    Bandiera celebrativa del 109º anniversario della Juventus, Stadio Olimpico, 1º novembre 2006



    I sostenitori della Juventus sono quantificabili in oltre 12 milioni in Italia secondo il più recente sondaggio di settore condotto dall'istituto Demos & Pi e pubblicato nel settembre 2012 sul quotidiano la Repubblica: con il 28,5% di preferenze da parte del campione esaminato, il club torinese risulta essere il più sostenuto in Italia. La società vanta, inoltre, circa 13,1 milioni di sostenitori in Europa. Numerosi sono anche i fan club sparsi per tutto il mondo, in particolare nei Paesi a forte emigrazione italiana.
    Il tifo per la Juventus, tradizionalmente eterogeneo dal punto di vista sociologico e geograficamente uniforme in tutto il Paese, è molto marcato anche nel Mezzogiorno d'Italia e nelle isole, il che garantisce un seguito rilevante alla squadra anche durante gli incontri esterni. Tale caratteristica di diffusione del tifo fa della Juventus, dal punto di vista sociologico, una squadra «nazionale». Frequente è anche il caso di tifosi organizzati che, anche da luoghi geograficamente lontani del Paese, raggiungono con regolarità Torino per gli incontri interni della squadra.
    Per quanto riguarda gli orientamenti politici delle tifoserie organizzate, in base a un rapporto della Polizia di Stato del 2003 quello della Juventus risultava prevalentemente attestato su posizioni di destra; tuttavia, fuori dalle frange organizzate, l'orientamento politico della tifoseria, in ragione della sua eterogeneità sociale e territoriale, risulta non discostarsi in misura significativa da quelli più diffusi genericamente a livello di popolazione nazionale: è quanto emerse da un sondaggio condotto da ACNielsen citato nel 2004 dalla rivista Diario, in cui si stabilì che quella della Juventus è una tra le poche tifoserie a esprimersi elettoralmente in maniera pressoché equanime tra destra e sinistra.

    Cenni storici

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    Tifoseria juventina allo Stadio Comunale di Torino durante gli anni settanta



    Il pensiero comune d'inizio XX secolo voleva che il tifo per la Juventus fosse appannaggio delle classi borghesi, laddove quello per la sua rivale cittadina, il Torino, traesse linfa dalle classi popolari e proletarie. Qualche decennio dopo, con l'ingresso degli Agnelli nel capitale societario della c.d. Vecchia Signora (1923), il tifo per la squadra si diffuse anche tra gli operai meccanici dell'industria di proprietà della famiglia, la FIAT. Essendo iniziato un fenomeno migratorio – poi divenuto massiccio nel secondo dopoguerra – verso Torino e gli altri grandi poli industriali del Settentrione da parte dei lavoratori meridionali in cerca di impiego, la Juventus, già dagli anni trenta, divenne il primo club italiano ad avere una tifoseria non più connotata campanilisticamente o, al più, regionalmente, ma a carattere nazionale.
    Con il consolidamento dei flussi migratori interni avvenuti tra gli anni cinquanta e i primi settanta la Juventus sembrò rappresentare, attraverso i suoi tifosi, lo spirito del nuovo lavoratore immigrato piemontese, mentre la tifoseria del Torino rimase legata all'ambiente culturale di marca prettamente torinese e cittadina. In anni più recenti, comunque, le differenze sociali e culturali fra le due opposte tifoserie si sono sempre più affievolite fino ad essere oramai, di fatto, nulle.

    Gemellaggi e rivalità

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    Murale allusivo al gemellaggio tra la tifoseria organizzata della Juventus e quella dell'ADO Den Haag e in ricordo delle vittime della Strage dell'Heysel a L'Aia (Paesi Bassi)



    Non risultano ufficialmente gemellaggi di tifoserie italiane con quelle della Juventus: per circa un ventennio a partire dagli anni ottanta, coincidenti con la presenza in Serie A della compagine irpina, vi fu un gemellaggio con la tifoseria dell'Avellino, poi sciolto per iniziativa di alcune frange di tifosi biancoverdi a fine anni novanta. Fuori dal Paese esistono accordi di gemellaggio con i tifosi organizzati dell'ADO Den Haag, compagine olandese dell'Aia e con quelli del Legia Varsavia, polacca. Nel 2011 si è rinforzata anche l'amicizia con i sostenitori della squadra inglese del Notts County, la cui maglia a strisce verticali bianche e nere fu condivisa dalla Juventus fin dal 1903 e nel novembre dell'anno successivo è stata instituita l'amicizia con i sostenitori della squadra spagnola dell'Elche.
    La tifoseria rivale d'elezione è, come per tutti i casi di avversarie della stessa città, quella del Torino. A seguire, quella dell'Internazionale, fin dagli anni sessanta, e quella del Milan, nonostante per lungo tempo le due società abbiano tenuto buoni rapporti sportivo-commerciali con reciproci scambi di giocatori.
    Più recenti, e legate all'imporsi alla ribalta negli anni ottanta delle loro squadre con conseguente lotta sportiva per la conquista del primato nazionale, le rivalità con la tifoseria della Fiorentina, legata principalmente alla lotta-scudetto del campionato 1981-82, e con quella della Roma, che fino alla metà di quel decennio fu la più valida contendente dei bianconeri al titolo.
    La Curva Scirea allo Stadio delle Alpi è sempre stata il settore occupato durante le gare casalinghe dai nuclei più accesi della tifoseria organizzata. Allo Stadio Olimpico, i tifosi hanno invece occupato la Curva Filadelfia. Dal 2011 il luogo di incontro dei gruppi ultrà bianconeri è la Curva Sud dello Juventus Stadium.


    da wikipedia
     
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    BUON ANNO A TUTTI GLI JUVENTINI!!!

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    Storia della Juventus Football Club
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    La Storia della Juventus Football Club, società calcistica italiana per azioni con sede a Torino, si estende per più di un secolo. Fondata da giovani studenti torinesi alla fine dell'Ottocento, la sua prima sede societaria venne stabilita presso la Via Montevecchio a Torino, nel 1898. Il club venne affiliato alla Federazione Italiana Foot-Ball nel 1900, partecipando così nel Campionato Federale dello stesso anno. Nel 1906, poco tempo dopo la vittoria del suo primo campionato, la società bianconera soffrì uno scisma che provocò la fondazione istituzionale del Foot-Ball Club Torino, dando così origine alla più antica rivalità del calcio italiano e ad una serie di problemi finanziari e, in seguito, sportivi che condussero la squadra alle soglie della retrocessione in Promozione nel 1913, un periodo critico tra i più neri della storia del club bianconero. Fu l'avvocato ed ex giocatore bianconero Giuseppe Hess, presidente della Juventus a partire dalla seconda metà dello stesso anno, a farla uscire dalla crisi, migliorando la situazione economica del club e riformando le sue strutture interne con una direzione manageriale.
    L'arrivo dell'imprenditore torinese e figlio del fondatore della FIAT Edoardo Agnelli alla presidenza della società nel 1923 diede inizio a una lunga serie di grandi vittorie a livello nazionale ed internazionale che resero la Juventus la società italiana più blasonata ed una delle più vittoriose a livello mondiale – unica squadra di club a livello planetario ad avere vinto tutte le competizioni ufficiali a livello internazionale –,fino al punto di essere nominata dall'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio, organizzazione riconosciuta dalla FIFA, come il miglior club italiano e il secondo a livello europeo del XX secolo. Inoltre i numerosi giocatori bianconeri convocati diedero un enorme contributo ai successi della Nazionale di calcio.

    Le origini

    « [...] Nel 1896 una brigata di studenti del Liceo d'Azeglio soleva avviarsi, finite le elezioni pomeridiane, verso il corso Duca di Genova e quindi, deposti i libri su d'una panca, dedicarsi al giuoco di 'barra'. Il foot-ball si insinuò più tardi: già si era visto giocarlo prima alla patinoire del Valentino e poscia in Piazza d'Armi da alcuni stranieri residenti a Torino i quali avevano fondato il F.C. Internazionale mutandosi poi in F.C. Torinese. Con tante iniziative una società ci voleva e nell'autunno del 1897 se ne decise la fondazione. Qui cominciarono le vere origini della Juventus... »
    (Enrico Canfari, Storia del Foot-Ball Club Juventus di Torino, 1915.)

    La Juventus nacque nell'autunno del 1897 a Torino come società civile «per gioco, per divertimento, per voglia di novità» su iniziativa di alcuni giovani studenti della terza e quarta classe del Liceo classico "Massimo d'Azeglio" che si ritrovavano nella vicina Piazza d'Armi per giocare a foot-ball.

    Prima_Sede_Juve
    L'officina dei fratelli Eugenio ed Enrico Canfari, prima sede dello Sport Club Juventus in corso Re Umberto 42, Torino (1897).


    Secondo la memoria scritta che si riferisce all'origine della società torinese, è verosimile che i soci fondatori furono: Eugenio Canfari, Enrico Canfari, Gioacchino Armano I, Alfredo Armano, Luigi Gibezzi, Umberto Malvano, Carlo Vittorio Varetti, Umberto Savoia, Domenico Donna, Carlo Ferrero, Francesco Daprà, Luigi Forlano ed Enrico Piero Molinatti cui si aggiunsero successivamente Pio Crea, Carlo Favero, Gino Rocca, Guido Botto ed Eugenio Secco, tutti con un'età tra quattordici e diciassette anni. Il luogo tipico di riunione di questi liceali era una panchina – non distante dalla loro scuola – di fronte alla pasticceria Platti verso il corso Duca di Genova; la panchina è attualmente custodita nella sede sociale del club. L'argomento principale era lo sport, in particolare il calcio, che dalla Gran Bretagna stava espandendosi nel resto d'Europa. Si assume per convenzione il 1º novembre del 1897 quale data di fondazione ufficiale del club.
    Inizialmente i soci fondatori dovettero affrontare il problema della sede, risolto dai fratelli Canfari che offrirono il retrobottega della loro officina ciclistica in Corso Re Umberto 42, dove ebbe luogo la prima riunione. Dopo un'opportuna votazione, i soci, sebbene la maggioranza propendesse per i primi due nomi, scelsero invece quello meno votato, Sport Club Juventus (che, tra l'altro, suonava come un compromesso tra un nome anglosassone ed uno latineggiante) per favorire la diffusione del nuovo sport e la passione per la squadra anche fuori dell'ambito cittadino o regionale. Enrico Canfari, autore tra altri, dell'unico documento con caratteristiche di "ufficialità" attestante con sufficiente certezza la nascita e i primi anni della Juventus, racconta:
    « Si venne finalmente alla seduta decisiva: battaglia grossa! Da una parte i latinofobi, dall’altra i classicheggianti, in minor numero i democratici. All’onore della votazione s’avanzarono tre nomi: 'Società Via Fort', 'Società Sportiva Massimo d’Azeglio' e 'Sport Club Juventus'.
    Per quest’ultimo pochi simpatizzavano, ragione per cui riuscì ad imporsi.
    Fra gli oppositori c’ero proprio io: mi sembrava che quel 'Juventus' più non s’addicesse a soci fatti maturi. Avevo torto: nella 'Juventus' non s’invecchia, ... invecchia invece la 'Juventus'. E così la società fu battezzata 'Sport Club Juventus'. »
    La sede cambiò ben presto ubicazione: fu scelta una scuderia di via Parini, composta da quattro camere, una tettoia e una soffitta, nonché provvista di acqua potabile; il costo dell'affitto – sei lire dall'epoca al mese – si rivelò però proibitivo e così lo S.C. Juventus venne sfrattato.
    Nel 1898 il club vide un significativo incremento dei soci e dei giocatori, cosa che richiese lo spostamento della sede presso un locale di via Piazzi 4. Quello fu il momento da cui si può iniziare a parlare di Juventus come squadra di calcio a tutti gli effetti. La presidenza della società passo da Eugenio Canfari al fratello Enrico. Il 15 marzo dello stesso anno fu fondata la F.I.F. (Federazione Italiana Foot-Ball, in seguito divenuta Federazione Italiana Giuoco Calcio). Per ragioni sconosciute la Juventus non si iscrisse all'associazione e quindi non poté partecipare al primo campionato italiano di calcio che si svolse l'8 maggio di quello stesso anno a Torino tra quattro squadre: Foot-Ball Club Torinese, Genoa, Società Ginnastica e International Foot-Ball Club Torino.
    Nel 1899 la società assunse il nome di Foot-Ball Club Juventus. Canfari descrisse così il motivo del cambio di denominazione:
    « Da quell'epoca il nostro scopo sportivo venne più nettamente a precisarsi ed il solo foot-ball occupò la nostra attività; ed al primitivo nome di Sport Club Juventus fu sostituito l'attuale 'Foot-Ball Club Juventus' o semplicemente Juventus. Questo nome fu, come vedete ora, veramente fortunato poiché le Società Sportive nostre omonime sono moltissime, ma la vera Juventus è una sola: la nostra. »

    Gli incontri di quell'anno si svolsero in prevalenza in Piazza d'Armi, località Crocetta. La squadra ricevette anche i primi inviti da Alessandria, Milano e Genova, e fu la prima squadra ad ospitare a Torino una squadra straniera: il Montriond di Losanna. Ben presto il prestigio della società crebbe e la squadra acquisì il diritto di giocare al Velodromo Umberto I (all'epoca uno dei più prestigiosi campi sportivi di Torino).
    La sua prima divisa sociale, nel 1897, prevedeva una camicia bianca e pantaloni «alla zuava», sostituita due anni dopo da una curiosa camicia rosa con papillon, colletto bianco, cravattino e berretto nero.

    I primi vent'anni (1900-1920)
    L'ingresso nel Campionato Federale (1900-1902)
    La Juventus, con Enrico Canfari presidente, dopo essersi iscritta nel consiglio della FIF, partecipò per la prima volta al Campionato Federale di Prima Categoria – il terzo nella storia del calcio italiano – l'11 marzo 1900, ma non superò nemmeno le eliminatorie in Piazza d'Armi, perdendo 0-1 contro il F.B.C. Torinese.
    Il racconto della prima gara della storia bianconera nelle parole del presidente del club:
    « Il F.C. Torinese ci invitò a giocare contro di lui, ed a noi non parve vero di poterci cimentare con dei veri giocatori benché di costituzione e statura poco rassicuranti. Furono batoste come squadra, ma individualmente, per il grande esercizio nel palleggio, non sfigurammo affatto. Messi in questa via, formato l'undici, cominciammo ad accettare sfide e a lanciarne, finché per affermarci al cospetto del pubblico torinese bandimmo un torneo. Per l'occasione ci voleva una divisa, ma come? Di cottone, di flanella, di maglia? Alla fine, la scelta: un parcalle sottile e roseo che portammo poi, sbiadito all'inverosimile, sino all'anno 1902... »

    La prima partita ufficiale
    III Campionato Federale di Calcio, Eliminatorie (Girone piemontese, 1ª giornata)
    11 marzo 1900 – Campo Piazza d'Armi, Torino
    FBC Torinese v FBC Juventus
    1 – 0
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    Nicola B. I
    Canfari
    Armano I
    Nicola C. II
    Chiapirone G.
    Rolandi
    Barberis
    Forlano
    Donna
    Gibezzi
    Varetti
    Arbitro: Jourdain
    Marcatori: [minuto sconosciuto]’ Colongo



    Una settimana dopo, il 18 marzo 1900, la Juventus vinse la sua prima partita ufficiale battendo per 2-0 il Ginnastica Torino. Il 1º aprile vinse, sempre per 2-0, ancora contro il Ginnastica, per poi perdere l'ultima partita domenica 8 aprile 1900 contro il F.C. Torinese per 1-2 venendo così eliminata nelle qualificazioni regionali. Nel frattempo conquistò, per la prima volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.
    Nel suo secondo Campionato Federale, giocato tra cinque squadre, la Juventus vinse la prima eliminatoria contro la Società Ginnastica per 5-0 e giunse fino alle semifinali, battuta dal Milan Cricket. Conquistò, per la seconda volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione e si aggiudicò il Gonfalone e la Medaglia del Municipio della Città di Torino, in un torneo tra squadre liguri e piemontesi.
    Il 1902 segnò l'ingresso nella squadra juventina, composta quasi totalmente da studenti universitari, dei primi giocatori stranieri e di Carlo Favale come nuovo presidente. La Juventus disputò quella stagione con altre tre squadre torinesi, F.C. Torinese, Audace Torino e Società Ginnastica, il girone eliminatorio del quinto campionato di calcio ma, alla fine, dovette cedere il passo all'F.C. Torinese. Per la terza volta consecutiva gli juventini vinsero la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.
    Nell'autunno dello stesso anno la Juventus partecipò alla Coppa Città di Torino, un importante torneo dell'epoca che si disputò al Velodromo Umberto I. Il presidente era a quel tempo Giacomo Parvopassu ed in rosa si cominciavano a vedere i ragazzi che conquisteranno il primo scudetto della storia del club. Il 24 ottobre ci fu la semifinale contro l'Audace: nel primo tempo la Juventus andò a segno tre volte ma, secondo le cronache giornalistiche dell'epoca, la superiorità fu tanto netta che gli avversari (memori anche di un 6 a 0 subito otto mesi prima in campionato) decisero nell'intervallo di ritirarsi, dando così via libera agli juventini per la finale. Questa si giocò il 2 novembre successivo contro il Milan. Agli ordini del doriano Francesco Calì, i bianconeri che scesero in campo furono: Domenico Durante, Gioacchino Armano I, Hugo Muetzell, Carlo Vittorio Varetti, Giovanni Goccione, Domenico Donna, Alfredo Ferraris, Giovanni Vigo, Luigi Forlano, Enrico Canfari ed Umberto Malvano. Al 90' il punteggio era di 2-2 e nei supplementari entrambe segnarono ancora una rete, portandosi sul 3-3. A questo punto l'arbitro decise di continuare ad oltranza, applicando una sorta di golden gol, ma i rossoneri in disaccordo decisero di non proseguire l'incontro lasciando campo libero alla Juventus, che venne così proclamata vincitrice dell'edizione.

    1903: l'anno della maglia bianconera
    Nel 1903 la Juventus abbandonò la maglia rosa ed adottò la maglia a strisce bianche e nere come un simbolo di «semplicità, austerità, aggressività e soprattutto, potere». La sede sociale venne trasferita da Via Gasometro 14 a Via Pastrengo.

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    I giocatori juventini nel Campionato di calcio italiano 1903


    Nel campionato nazionale di quell'anno la squadra torinese arrivò, per la prima volta, alla finale, perdendo però per 0-3 contro il Genoa, una delle principali formazioni del calcio pionieristico.
    La Juventus vice-campione d'Italia venne invitata a Trino, presso Vercelli, a disputare un torneo triangolare. Gli incontri si giocarono nella stessa giornata, l'11 ottobre dello stesso anno. La finale del pomeriggio si giocò tra una compagine novarese chiamata Forza e Costanza e gli juventini. Quest'ultimi, con Mattioli, Carlo Vittorio Varetti, Heinrich Hess, Dalle Case, Giovanni Goccione, Fernando Nizza, Alfredo Armano, Frédéric Dick, Ugo Rolandi, lo svizzero Walter Streule ed Umberto Malvano in campo, vinsero per 15 reti a 0, conquistando così il Torneo di Trino Vercellese.
    I bianconeri partecipano anche alla Coppa Città di Torino – stavolta un quadrangolare con Audace, Doria e Milan Cricket – un mese dopo la vittoria a Trino. La Juventus lo fece suo per la seconda volta, dopo avere vinto per 2-0 contro l'Audace e per 1-0 contro i rossoneri del Milan Cricket in finale.
    1904: la seconda finale in campionato
    Il 1904 fu l'anno in cui nuovi soci arrivarono alla Juventus e, con questi, anche nuovi soldi che rafforzarono le fondamenta della società. Dalla Svizzera arrivarono i tre fratelli Ajmone Marsan ed il campo di gioco ufficiale si spostò dalla Piazza d'Armi al Velodromo Umberto I, dotato finalmente di tribune. Inoltre, fu l'anno in cui si disputarono le prime trasferte internazionali tra club e la Juventus venne invitata a Losanna (Svizzera), in rappresentanza del calcio italiano, per disputare un torneo. Nel campionato italiano, dopo aver vinto le eliminatorie nazionali per la seconda volta consecutiva, arrivò nuovamente in finale contro il Genoa, ma perse nuovamente, sul campo di Ponte Carrega a Genova, con il risultato di 0-1.

    Al termine della stagione 1903-1904 al Velodromo Umberto I si giocò la Coppa Universitaria, un torneo pionieristico di prestigio internazionale, in cui la Juventus travolse, in partita secca, l'Olympique Lyonnais Universitarie per 9 reti ad una.
    1905: la conquista del primo titolo italiano
    Nel 1905 divenne presidente della società lo svizzero Alfred Dick, proprietario di un'industria tessile, che rinforzò la squadra inserendo alcuni suoi dipendenti, come gli svizzeri Frédéric Dick (suo figlio), Paul Arnold Walty e Ludwig Weber, gli scozzesi Jack Diment ed Helscot, nonché gli inglesi James Squire e Goodley. In quella stagione la società spostò la sua sede a Via Donati 1 ed il presidente firmò un lungo contratto di affitto per l'utilizzo del Velodromo di Corso Re Umberto.

    Formazione_Juventus_1905
    La prima Juventus campione d'Italia, nel 1905.
    Da sinistra e dall'alto: Armano I, Durante, Mazzia, Walty, Goccione, Diment, Barberis, Varetti, Forlano, Squair e Donna.


    Il Campionato Federale dello stesso anno si giocò con una nuova formula rispetto ai campionati precedenti e fu composto di tre gironi regionali, con un girone finale – e non una sola partita – per l'assegnazione del titolo composto dai tre campioni regionali con partite d'andata e ritorno. La Juventus aveva superato il girone eliminatorio vincendo la partita per forfait 3-0 contro il F.C. Torinese, ritiratosi dalle eliminatorie regionali. Nel girone finale del campionato italiano, gli juventini batterono, con reti di Donna in due occasioni e Varetti, l'U.S. Milanese 3-0, pareggiano a Genova 1-1 con il Genoa (reti di Pollack per i genovesi e Forlano per i torinesi) e batterono di nuovo la Milanese a Milano 4-1 (reti di Varisco per i milanesi e Donna, Forlano, Squair e Varetti per la Juventus), mentre l'ultima gara del girone si risolse in un nuovo pareggio 1-1 contro il Genoa (le cronache riportano le reti di Donna per le Zebre e Meyer per i grifoni ed una grande performance del portiere juventino Durante) nella sfida decisiva del girone finale, giocata a Torino il 2 aprile dello stesso anno. Fu il primo grande successo del club, il suo primo titolo di Campione d'Italia, che valse alla Juventus la cosiddetta Targa Federale, chiudendo il girone finale al primo posto a 6 punti, contro i 5 dei genovesi. Così scrisse la stampa dell'epoca:
    « Domenica 9 ebbe luogo il nuovo incontro tra la prima squadra del Genoa Cricket Club e l'Unione Sportiva Milanese per il campionato nazionale. Le due squadre segnarono entrambe due goal. Così la squadra di Genova segna in totale cinque punti e quella di Milano un punto. Il Club Juventus di Torino vince così con sei punti per la prima volta il Campionato Nazionale. »
    (La Stampa Sportiva, 16 aprile 1905.)

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    La prima Juventus campione d'Italia
    Prima Categoria 1905

    Durante
    Walty
    Armano I
    Goccione
    Mazzia
    Diment
    Barberis
    Forlano
    Donna
    Squair
    Varetti


    Gli undici juventini che vinsero il campionato italiano per la prima volta, secondo le cronache dell'epoca, furono: il pittore Domenico Durante; Gioacchino Armano ed Oreste Mazzia (studenti al Politecnico); lo svizzero Paul Arnold Walty, Giovanni Goccione (capitano) e lo scozzese Jack Diment (tutti e tre impiegati); Alberto Barberis (studente in giurisprudenza), Carlo Vittorio Varetti (studente in ingegneria) e Luigi Forlano (geometra); l'inglese James Squair (impiegato) e Domenico Donna (un studente in giurisprudenza), che fungeva da allenatore della squadra dal 1900.
    In quell'anno la Juventus si aggiudicò anche il Torneo di Seconda Categoria, a cui partecipavano sia squadre riserve sia le prime squadre di club non iscritte alla Prima Categoria. La Juventus “B” fu ammessa di diritto al girone finale, in quanto unica iscritta dell'eliminatoria piemontese, in compagnia di Genoa e Milan. I bianconeri vinsero per 1-0 contro il Milan in casa, 2-0 a Genova, 3-0 a Milano (con titolo matematico) e 3-0 a tavolino con il Genoa per forfait. I giornali dell'epoca tramandano gli artefici di questa vittoria: Francesco Longo, Giuseppe Servetto, Lorenzo Barberis, Fernando Nizza, Ettore Corbelli, Alessandro Ajmone Marsan, Ugo Mario, Frédéric Dick, Heinrich Hess, Marcello Bertinetti e Riccardo Ajmone Marsan.
    A coronamento della stagione il successo per 2-1 sui titolari nella partitella in famiglia al termine del campionato.
    1906: la rinuncia alla finale del campionato e lo scisma
    La stagione 1905-1906 iniziò con la vittoria nella Coppa Luigi Bozino del 1905 per 2-1 sul Milan a Torino con due reti di Forlano. In campionato i bianconeri chiusero al primo posto del girone finale, a pari merito con il Milan Foot-Ball Club, pareggiando 1-1 nella partita finale. La FIF decise di far ripetere la partita sul campo dell'U.S. Milanese il 6 maggio, ma la Signora rinunciò allo spareggio per il titolo, pubblicando il seguente comunicato:
    « La Direzione del Foot-Ball Club Juventus rifiuta energicamente di accettare la scelta del Campo dell'Unione Sportiva Milanese come campo neutro perché il campo neutro deve essere non solo un campo di un'altra squadra ma avere altresì tutti i requisiti anche morali della neutralità, ovvero deve presentare gli stessi e precisi vantaggi e svantaggi per i due Clubs. Ora il campo dell'U.S. Milanese non si trova in queste condizioni in specie per i seguenti motivi:
    1) Non è giusto che trattandosi di un match da farsi in condizioni uguali il F.B.C. Juventus debba esso solo sostenere la fatica del viaggio Torino-Milano.
    2) Il campo dell'U.S. Milanese [sito a Via Comasina] è troppo conosciuto ai giocatori del Milan Cricket.
    3) Non è giusto che il Milan Cricket debba godere dell'appoggio morale del pubblico milanese. Ciò posto la Direzione della F.B.C. Juventus dichiara che se la deliberazione di questa spettabile Presidenza non verrà revocata, il F.B.C. Juventus si ritirerà dal campionato italiano di calcio. »
    Il Milan fu dichiarato vincitore di quella partita per 2-0 grazie alla deliberazione dalla Federazione Italiana Foot-Ball e quindi del titolo del IX Campionato Federale. Nel autunno del 1906 la Juventus vinse per la seconda volta la Coppa Luigi Bozino dopo le vittorie contro F.C. Torinese (8-0) e Milan (1-0) e raggiunse il terzo posto del Campionato di Seconda Categoria.
    Nello stesso 1906 il presidente della società, Alfred Dick, che stava meditando di portare all'estero la squadra cambiandole perfino il nome in Jugend Fussballverein, decise, dopo alcune discussioni con i soci juventini, di rinunciare alla Juventus per fondare «per dispetto» insieme ad alcuni importanti giocatori come Diment, Ballinger, Mazzia e Squair (tutti dipendenti della sua industria tessile), il Foot-Ball Club Torino (oggi, Torino F.C. 1906) unendosi al Torinese – una delle principali squadre dei primi anni del calcio italiano – che aveva già assorbito l'Internazionale Torino (un'altra squadra prestigiosa dall'epoca) qualche anno prima. In seguito all'abbandono del presidente svizzero la squadra bianconera rimase per due anni a corto di risorse finanziarie e di giocatori, senza più neanche il contratto d'affitto del Velodromo Umberto I. La presidenza della società fu assegnata a Carlo Vittorio Varetti.
    Il triennio 1907-1909, i Campionati F.I.F. e la doppia conquista della Palla Dapples
    Come conseguenza della partenza di Alfred Dick, la squadra juventina venne privata di alcuni fra i suoi migliori elementi e ritornò al campo di Piazza d'Armi, quello dei primi anni societari. In campionato, eliminati per opera proprio del Foot-Ball Club Torino il 13 gennaio 1907 (1-2 all'andata e 1-4 al ritorno), chiusero il campionato a gironi nel secondo posto delle eliminatorie Piemontesi.
    Nell'ottobre dello stesso anno in una seduta straordinaria della Federazione Italiana Foot-Ball fu presa la decisione di «sdoppiare» il campionato. I motivi erano da ricondursi alla sempre crescente presenza di calciatori stranieri nelle squadre italiane. All'assemblea del 20 ottobre 1907, dunque, il presidente della Doria, Oberti, presentò un ordine del giorno con cui proponeva di organizzare un campionato parallelo a quello italiano, che fosse aperto a tutti, compresi gli stranieri:
    « L'Assemblea delibera che il Regolamento organico sia modificato in modo da comprendere due gare di campionato: la prima chiamata Campionato Federale, libera a tutti i soci appartenenti alle società iscritte alla Federazione, anche se stranieri..., e la seconda chiamata Campionato italiano e riservata ai soli giuocatori italiani o nazionalizzati... Alla prima sarà assegnata la Coppa Spensley... Alla seconda sarà invece assegnata la Coppa Buni... »
    L'accordo di massima sembrava coinvolgere tutte le società ma, al momento delle votazioni, i delegati di Milan, Torino, Libertas, Genoa e Naples lasciarono la seduta per protesta. Si decise di disputare due campionati egualmente importanti: il primo, denominato Campionato Federale, era aperto anche a squadre con giocatori stranieri e avrebbe assegnato alla squadra vincitrice la Coppa James Spensley. Il secondo venne denominato «Campionato italiano» (o Coppa Romolo Bruni), riservato solo a squadre composte interamente di calciatori di origine italiana.
    Originariamente al torneo federale doveva partecipare anche il Milan, che tuttavia il 1º gennaio 1908 si ritirò per protesta, riducendo il torneo a una finale a due tra Juventus e Doria. Il 19 gennaio dello stesso anno si giocò la gara di andata della finale del Campionato federale a Genova contro l'Andrea Doria, dove la Signora vinse per 3-0. Un mese dopo si rigiocò, a Torino, ma i doriani uscirono vincitori per 0-1. Fu dunque necessario uno spareggio, da giocarsi a Torino per la maggior differenza reti bianconera nel doppio confronto. Si giocò il 15 marzo e successe di tutto: a pochi minuti dalla fine, la Juventus era in vantaggio per 2-1, ma il doriano Sardi colpì di testa, e il barone Mazzonis, allora giocatore bianconero, per respingere il pallone infilò Durante di testa: 2-2, ma l'incontro fu successivamente annullato per un errore tecnico arbitrale. Passarono due mesi e il 10 maggio si poté rigiocare lo spareggio, sempre in Corso Sebastopoli – campo juventino fino al 1922 – e la Juventus vinse per 5-1 con Ernesto Borel (padre di Aldo, il Borel I, e Felice, il Borel II, entrambi futuri calciatori bianconeri) mattatore dell'incontro e del Campionato Federale F.I.F. 1908. Il 7 maggio, tre giorni prima dell'incontro decisivo, La Stampa commentò: «Il match di domenica si annuncia oltremodo interessante, trattandosi del possesso definitivo della Coppa e del titolo di Campione d'Italia». Alla Juventus non fu però assegnata la Coppa Spensley che le spettava di diritto in quanto Campione Federale, perché il Milan detentore in carica l'aveva polemicamente riconsegnata a Spensley, rappresentante del Genoa; all'inizio della stagione successiva, fu deliberato che la Coppa venisse assegnata permanentemente al Milan, la società che l'aveva vinta per due volte di fila (1906 e 1907).
    La Juventus giocò, ancora prima che diventasse «campione federale d'Italia» (poiché la partita decisiva si disputò soltanto il 10 maggio), il campionato italiano, Coppa Romolo Buni, iniziato a marzo dello stesso anno, con altre tre squadre. Il 1º marzo i bianconeri pareggiarono 1-1 a Vercelli contro la Pro, poi vincitrice del torneo, nella gara d'andata delle eliminatorie regionali, e perse 2-0 la partita di ritorno (doppietta di Rampini per i vercellesi), venendo eliminata dal torneo. Si ritirò poi per protesta contro il divieto di impiego di giocatori stranieri, che all'epoca erano l'ossatura delle squadre italiane, ancora alle prime armi. Il Campionato italiano fu poi vinto dalla Pro Vercelli.
    Nello stesso anno la società juventina conquistò due Palle d'Argento Henry Dapples – un'altra prestigiosa competizione pioneristica – nelle finali disputate il 22 novembre ed il 13 dicembre, battendo in entrambe le occasioni la Pro Vercelli. Da notare che La Stampa presentò le due formazioni - bianconeri e vercellesi - rispettivamente come Campione federale e Campione italiano, a conferma dell'equivalenza dei due tornei: «il match di domenica poi avrà un doppio sapore di attualità pel fatto che si troveranno alle prese le due più formidabili squadre attualmente esistenti in Italia, e cioè quella della Pro Vercelli campione italiano 1908 e quella della Juventus campione federale 1908...». Dopo i due trionfi nella Palla Dapples, la società bianconera festeggiò il suo decimo anniversario di fondazione con un banchetto ai suoi tifosi presso il Ristorante Della Pace di Torino.
    Nel 1909 il sistema dei due campionati "federale" (aperto agli stranieri) e "italiano" (aperto solo ai calciatori italiani) venne riproposto, e la Juventus partecipò ad entrambi i campionati. Al campionato "federale", o "Coppa Zaccaria Oberti", iniziato a gennaio, fu eliminata al primo turno delle eliminatorie piemontesi dal Torino, a sua volta eliminato nel turno successivo dalla Pro Vercelli alla fine vincitrice del torneo. La Stampa, commentando l'eliminazione, affermò: «E la Juventus godrà di un certo riposo, che le auguriamo foriero di miglioramento di stile di gioco, e preludio necessario ad assicurarsi l'altro campionato, quello più ambito ancora: il Campionato italiano!». Il campionato "italiano" (o "Coppa Romolo Buni") iniziò invece a marzo e fu trionfale per la Juventus che, superate le eliminatorie piemontesi grazie ai forfait di Torino e Pro Vercelli, sconfisse dapprima la Doria nella semifinale ligure-piemontese e poi, in finale, la USM (1-1 in casa, 2-1 in trasferta), vincitore della semifinale lombardo-veneta (dove aveva sconfitto il Vicenza con un complessivo 10-1, 2-1 all'andata e 8-0 al ritorno), aggiudicandosi così la Coppa Romolo Buni e il Campionato italiano di Prima Categoria, chiudendosi in tal modo il ciclo dei giocatori-pionieri come Umberto Malvano e Domenico Donna. Va segnalato che nell'albo d'oro stilato dall'associazione nazionale italiana il titolo di "campione d'Italia" degli anni 1908 e 1909 fu assegnato unicamente alla Pro Vercelli in quanto vincitrice del campionato italiano del 1908 e quello federale del 1909, nonostante la Juventus risultasse vincitrice in quel biennio della stessa classe di competizioni gestite dall'allora FIF (campionato federale nel 1908 e campionato italiano nel 1909).
    1910: il terzo posto in campionato
    Il campionato di calcio e la Promozione (1913)
    Nel campionato italiano 1912-1913, il primo in cui venne stabilita la retrocessione, la Juventus si classificò all'ultimo posto del suo girone, il piemontese, con 3 punti in 10 giornate, al pari dell'Internazionale Napoli nel girone meridionale (con zero punti), dell'Alba Roma nel girone laziale (anch'essa a zero punti), del Pisa nel girone toscano (con 4 punti), del Racing Libertas nel girone lombardo-ligure (1 punto in 10 giornate) e del Modena nel girone veneto-emiliano (1 punto in 10 giornate), queste ultime iscritte nel cosiddetto Torneo Maggiore all'inizio della stagione. Tutte queste squadre – compresi i bianconeri – sarebbero dovute retrocedere ma, in seguito alle loro proteste, durante l'Assemblea FIGC di preparazione della nuova stagione, si decise di riformare i tornei, allargando il numero delle squadre partecipanti e, di conseguenza, ripescare tutte le squadre retrocesse in quella stagione. Per il campionato successivo si stabilì che le squadre liguri, che nella stagione precedente avevano giocato con le lombarde, sarebbero state aggregate al girone piemontese, scelta che ne causò la saturazione. Di conseguenza il Novara, penultimo nel campionato, fu ammesso al girone lombardo mentre la Juventus fu ammessa in tale girone con una clausola particolare: essendo state promosse in I Categoria troppe squadre lombarde (Nazionale Lombardia, Juventus Italia, l'Associazione Milanese Calcio e, d'ufficio, il Como) si decise togliere una lombarda (il Brescia, settima nel Campionato di Promozione 1912-1913 e promossa d'ufficio nella massima categoria) spostandola nel raggruppamento veneto, lasciando libero un posto per la compagine torinese. Di fatto tutte le squadre che dovevano retrocedere in Promozione alla fine della stagione 1913-1914 (Prato, Pro Roma, Liguria, Ass. Milanese Calcio ed Udinese) furono riammesse.

    Il tredicesimo campionato italiano di calcio, disputatosi nella stagione 1909-1910, fu il primo nella storia del calcio italiano in cui venne introdotto, ispirandosi al modello della First Division britannica, il girone unico con partite di andata e di ritorno. Come risultato di tale rivoluzione il torneo iniziò nell'autunno del 1909 e si giocarono un maggior numero di gare. La suddivisione in campionato federale (aperto a tutti) e italiano (riservato ai soli giocatori italiani), che caratterizzò le due stagioni precedenti, non fu, però, formalmente abolita. Secondo l'articolo 2 del Regolamento dei Campionati della FIGC promulgato a Milano l'8 agosto 1909:
    « I Campionati Nazionali di calcio sono di I e II Categoria. Quello di I Categoria è suddiviso in Campionato Federale e Campionato Italiano. Al primo possono prendere parte anche giuocatori di nazionalità estera, residenti in Italia, il secondo è riservato esclusivamente ai giuocatori di nazionalità italiana. »
    Secondo un articolo del quotidiano La Stampa di Torino datato 24 dicembre 1909, «verrà proclamato campione italiano il Club meglio classificato fra le squadre pure italiane, e campione federale il Club meglio classificato tra le squadre spurie internazionali»; La Stampa aggiunse poi, nello stesso articolo, che con ogni probabilità il titolo federale sarebbe spettato all'Inter e quello italiano alla Pro Vercelli, e che la Juventus si sarebbe classificata molto probabilmente terza, ma che era ancora lunga la contesa per il primo posto assoluto in classifica. Quell'anno la Juventus si classificò al terzo posto con 18 punti, sette in meno rispetto a Inter (campione d'Italia "federale" e assoluto dopo un controverso spareggio con i Vercellesi) e Pro Vercelli (campione italiano in quanto miglior squadra composta unicamente da italiani). Dopo questo torneo la suddivisione tra campionato federale e italiano terminò.

    Gli anni difficili: 1911-1913
    Il quattordicesimo campionato di calcio fu il primo in cui furono ammesse squadre della regione nord-orientale d'Italia (Veneto ed Emilia) ed anche il primo dove fu introdotto il calendario dalla Federazione di calcio. La Juventus finì nona ed ultima nella classifica del cosiddetto Torneo Maggiore a nove squadre.
    La Juventus si presentò al campionato successivo, iniziato ad ottobre del 1911, con un organico composto da soli dieci giocatori, finendo terz'ultima con soli 9 punti.
    Nella stagione 1912-1913 il girone unico fu abolito ed il campionato nazionale venne esteso anche alla regione centro-meridionale della penisola italiana con formazioni toscane, laziali e campane in uno dei due tronconi del campionato, i cui vincitori accedevano direttamente alla finale del campionato. La società bianconera si classificò all'ultimo posto nel girone Ligure-Piemontese nel primo anno in cui vennero introdotte le retrocessioni in Promozione (i campionati regionali, in quanto l'attuale Serie B esiste solo dal 1930) come conseguenza di un periodo critico a livello economico per la grande difficoltà della società a reclutare nuovi giocatori nelle ultimi tre stagioni ma, al pari di tutte le squadre classificate all'ultimo posto nei loro gironi, fu ripescata e, insieme ai piemontesi del Novara, ammessa nel girone lombardo del campionato successivo (vedi quadro). Questo in seguito alla fusione tra le neopromosse lombarde Lambro e Unitas, che portarono al ripescaggio della Racing Libertas, ultima classificata del girone lombardo-ligure, e a quello seguente di Juventus e Modena, ultime dei gironi piemontese e veneto-emiliano, rispettivamente.
    La ricostruzione della società: 1914-1916
    Con la presidenza dell'avvocato Giuseppe "Bino" Hess, ex giocatore juventino e poi dirigente della società bianconera, nel 1913, la Juventus (considerata ormai dopo la crisi come una squadra di secondo piano rispetto alle potenze calcistiche dell'epoca come la Pro Vercelli ed il Casale), aprì un nuovo ciclo con un tipo di mentalità manageriale diversa rispetto al periodo precedente: dopo il citato «ripescaggio», la squadra torinese disputò un campionato sorprendente, piazzandosi seconda dietro l'Inter nel girone lombardo e finendo quarta nella fase finale del Campionato Alta Italia (uno dei due gruppi del campionato nazionale), prendendosi lo sfizio di battere il Casale (poi Campione d'Italia) per 1-0.
    Nel 1914 il Campionato iniziò ad ottobre, quando la Prima Guerra Mondiale non aveva ancora coinvolto l'Italia, ma il precipitare degli eventi e la decisione (presa il 22 maggio 1915) del Governo italiano di entrare in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa, costrinse la Federazione alla sua sospensione. Nel settembre 1919 la vittoria venne assegnata al Genoa in quanto squadra capolista ad una giornata dal termine, mentre la Juventus terminò seconda nel gruppo semifinale.
    Gli anni della Prima Grande Guerra portarono lutti in casa bianconera e delle altre società sportive italiane. All'inizio di quel conflitto furono 24 gli juventini sotto le armi: 6 soldati semplici e 18 tra allievi ufficiali, sottufficiali o addetti sanitari. La presidenza della società torinese fu così assegnata, provvisoriamente in primis e poi, fino a 1918, al Comitato Presidenziale di Guerra: il triumvirato composto dal pioniere Gioacchino Armano, il dirigente Sandro Zambelli e l'ex calciatore Fernando Nizza. Nel 1916 saranno ben 170 i soci e giocatori della Juventus a prendere parte al conflitto bellico, con varie mansioni che partivano dal soldato semplice fino all'ufficiale.
    Allo scopo di mantenere saldi i contatti con i propri associati e con i tifosi bianconeri lontani a causa della guerra, il 10 giugno 1915, venne pubblicato per la prima volta il giornale ufficiale della società, intitolato Hurrà Juventus, il primo del suo genere nel Paese.
    Il 26 dicembre di quell'anno, sulla neonata rivista venne pubblicata la memoria autografa di Enrico Canfari, caduto nella Terza battaglia dell'Isonzo insieme a Giuseppe Hess e molti altri componenti della Juventus il precedente 23 ottobre 1915. Questo testo rappresenta tutt'oggi, nella storia bianconera, l'unica testimonianza scritta delle sue origini.
    Gli juventini parteciparono, durante la Prima Grande Guerra, alla Coppa Mauro ed alla Coppa Federale di calcio. In quest'ultima competizione in particolare, dopo la vittoria nel girone eliminatorio, arrivarono fino alle finali con il Genoa, il Milan, il Casale (poi ritirata per gravissimi problemi finanziari) ed il Modena e terminò al secondo posto della classifica con 10 punti, uno di meno rispetto ai rossoneri, vincitori del torneo.

    Gli anni venti

    Il triennio 1920-1922 ed il debutto allo Stadio di Corso Marsiglia

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    Lo Stadio di Corso Marsiglia, campo juventino dal 1922 al 1933.


    Finito il primo conflitto mondiale, il calcio ripartì in Italia con la stagione 1919-1920. Al Campionato si iscrissero 67 squadre ed il torneo venne diviso in gironi e campionati interregionali (come i Gironi Piemontese o Lombardo, con ogni girone diviso in gruppi). La Juventus, campione della Regione Piemonte, concluse quel campionato al secondo posto nel girone finale, grazie soprattutto al portiere Giovanni Giacone ed ai terzini Oswaldo Novo e Antonio Bruna, i primi calciatori della società bianconera a giocare in Nazionale (Italia-Svizzera 0-3 del 28 marzo 1920 disputatasi a Roma) che diedero il via alla tradizionale coppia di terzini di primo ordine che sarebbe diventata una caratteristica della Juventus.
    Con il poeta e letterato Corrado Corradini (autore, tra l'altro, dell'inno societario rimasto vigente fino agli anni settanta) eletto nuovo presidente del club nel 1919, nella stagione 1921-1922 i bianconeri si iscrissero al Campionato della Confederazione Calcistica Italiana (C.C.I.), un settore dissidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), con sede a Milano. La scissione fu il risultato delle proteste delle squadre più rinomate che mal digerivano l'eccessivo affollamento dei tornei (al campionato precedente, dove la Juventus si classificò al quarto posto del Gruppo A del Girone Piemontese, parteciparono ben ottantotto squadre, un record). La squadra torinese chiuse la stagione al quarto posto del Girone A della Lega Nord.
    Il numero dei tifosi, nel frattempo, crebbe: il 19 ottobre 1922, con Gino Olivetti a capo della Juventus dall'anno precedente, venne inaugurato lo Stadio di Corso Marsiglia (situato nell'attuale Corso Tirreno a Torino), con 15.000 posti: fu il primo stadio d'Italia costruito in cemento armato e venne considerato all'epoca un «gioiello di ingegneria». Nella gara inaugurale dello stadio la Juventus sconfisse 4-0 il Modena.

    1923: il sodalizio della Juventus con la famiglia Agnelli

    « Vi sono grato per aver accolto come un onore la mia presidenza, ma spero di non deludervi se vi confesso che non ho alcuna intenzione di considerarla soltanto onorifica . Dobbiamo impegnarci a far bene, ma ricordandoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio. »


    (Frammenti del discorso dell'imprenditore Edoardo Agnelli al momento di essere eletto presidente del Foot-Ball Club Juventus. Torino, 24 luglio 1923.)

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    Copertina di Hurrà Juventus del settembre 1923, in occasione dell'elezione dell'imprenditore Edoardo Agnelli come presidente della società torinese.


    Il 24 luglio 1923, anno della riunificazione del campionato, la famiglia Agnelli, una delle più potenti della Nazione, entrò a far parte della società bianconera con Edoardo, figlio di Giovanni Agnelli, fondatore dell'azienda automobilistica FIAT, eletto nuovo presidente del club in sostituzione di Olivetti, che diede subito il via ad un'intensa campagna di rafforzamento della squadra. Quella data rappresentò sia l'inizio del famoso legame tra la società torinese e la celebre famiglia industriale, il più antico del panorama sportivo italiano e vigente tutt'oggi, che la nascita del cosiddetto Stile Juve: «eleganza, professionalità e mentalità vincente». In tale anno la squadra raggiunse il quinto posto del Girone B della Lega Nord.
    1924: l'arrivo di Jenő Károly
    Nella stagione 1923-1924, come conseguenza dell'introduzione del Progetto Pozzo due anni prima, il torneo fu diviso in due grande gironi coordinati uno dalla Lega Nord e l'altro dalla Lega Sud. Quella fu anche la stagione in cui venne introdotto per la prima volta nel calcio italiano lo scudetto, come stemma onorifico assegnato alle squadre vincitrici del campionato federale. Durante il torneo, l'affaire Rosetta, sollevato dalla dirigenza genoana (campione d'Italia la stagione precedente), costò alla squadra bianconera le sconfitte a tavolino di tutte e tre le partite disputate dal suo difensore Virginio Rosetta, il primo giocatore italiano ufficialmente ceduto dietro contropartita economica (50.000 lire di contratto ed un mensile di 6.000 lire), arrivato a Torino dalla Pro Vercelli in quella stagione, ma squalificato dal campionato. Come conseguenza della penalizzazione, la Juventus si classificò in quinta posizione del primo raggruppamento della Lega Nord, a pari merito con l'Alessandria, con 26 punti, sette in meno rispetto ai liguri, vincitori del gruppo e poi, del tricolore.

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    L'ungherese Jenő Károly (1886-1926), primo allenatore della Juventus.


    Quello fu l'anno di debutto in campionato per Gianpiero Combi (cresciuto nel vivaio bianconero e, in seguito, grande protagonista dei successi juventini e della Nazionale A negli anni a venire) e dell'arrivo a Torino del primo allenatore della storia bianconera, Jenő Károly (che ebbe un contratto in base al quale avrebbe percepito 2.500 lire come anticipo, una settimana di vacanze pagate ed un premio di 10.000 lire in caso di vittoria dello scudetto), e la mezz'ala sinistra Ferenc Hirzer, entrambi ungheresi.
    1925: il terzo posto ed i quadri manageriali
    All'inizio della stagione 1924-1925, la Juventus venne rafforzata con l'arrivo del giocatore ungherese József Viola e dell'attaccante Pietro Pastore che, a quindici anni d'età, fu il debuttante più giovane della storia bianconera. La squadra, nonostante le 14 reti dell'ala destra Federico Munerati, raggiunse solo il terzo posto del secondo raggruppamento del campionato, con due punti in meno sul Bologna, poi vincitore del campionato. La scomparsa del mediano Monticone, causata da un aneurisma, segnò dolorosamente la società bianconera in quella stagione.
    A livello societario, la società torinese organizzò i quadri manageriali assegnando precisi compiti ai vari dirigenti.

    1926: la riconquista d'Italia
    Nella stagione 1925-1926 la federazione di calcio autorizzò l'apertura ai calciatori stranieri e le Zebre torinesi – che rappresentavano, per il rinnovamento societario ad opera degli Agnelli, «il futuro del calcio piemontese», in campionato raggiunsero il primo posto grazie alle nove vittorie consecutive, per un totale di 17 partite di fila senza soffrire sconfitte nel secondo raggruppamento della Lega Nord a 12 squadre, con nove partite (934 minuti) con la porta inviolata (record del calcio pioneristico), grazie anche alle prestazioni del famoso trio difensivo composto dal portiere Gianpiero Combi ed i terzini Virginio Rosetta e Luigi Allemandi. Con 17 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, si qualificò, per la prima volta in cinque anni, alla finale della Lega Nord contro il Bologna, rinnovato un anno prima da Leandro Arpinati, vicesegretario nazionale del PNF. Nella gara d'andata, giocata nel 11 luglio 1926 al campo Sterllino di Bologna, le due squadre pareggiarono 2-2 (due reti di Hirzer, capocannoniere di quella stagione con 35 reti in un totale di 26 partite). La gara di ritorno, giocata in Corso Marsiglia a Torino il 25 luglio dello stesso anno, finì 0 a 0. L'allenatore juventino Károly morì di infarto il 28 luglio, appena cinque giorni prima della partita di spareggio. In questa gara, disputata a Milano il 1º agosto, la Juventus vinse 2-1 con reti di Pietro Pastore – terzo posto della classifica finale dei marcatori in campionato durante quella stagione con 26 reti – ed Antonio Vojak I.

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    La Juventus vincitrice del campionato a gironi nella stagione 1925-1926


    La Juventus, in qualità di campione del Nord, affrontò la finale contro l'Alba Roma, campione del Sud, vincendo sia all'andata per 7-1 a Torino l'8 agosto, che al ritorno per 5-0 a Roma il 22 agosto 1926. Così, con 37 punti (per un totale di 45 punti a fine del torneo), il migliore attacco e la miglior difesa del torneo, con 68 reti a favore (per un totale di 84 a fine del campionato) e solo 14 contro (per un totale di 18 a fine dello stesso torneo), si aggiudicò il suo secondo titolo federale, ventuno anni dopo il primo scudetto vinto nel 1905. Indossò così sulla maglia, per la prima volta, il simbolo di campione d'Italia, composto all'epoca da uno scudo sabaudo rosso con una croce bianca all'interno ed un fascio littorio – simbolo della Roma imperiale –, lo stesso utilizzato dalla nazionale italiana dall'incontro con l'Ungheria del 6 gennaio 1911. La vittoria contro l'Alba diventò storica anche per l'impatto popolare che scatenò soprattutto nella città di Torino.

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    L'ungherese Ferenc Hirzer, capocannoniere del campionato italiano 1925-1926.


    La Carta di Viareggio del 2 agosto 1926 portò alla fusione della Lega Nord e della Lega Sud nella cosiddetta Divisione Nazionale, prima dell'inizio del ventisettesimo campionato a gironi.
    1927: il terzo posto in campionato e il debutto in Coppa Italia
    Nel campionato nazionale 1926-1927, la vecchia Signora, squadra campione in carica e, fino al 1930, sotto la guida tecnica dello scozzese George Aitken in sostituzione dell'ungherese Jenő Károly, si classificò nel primo posto del suo girone con 27 punti, 44 reti a favore e 10 contro. Nel girone finale della Divisione Nazionale a sei squadre, i bianconeri si classificarono al terzo posto con 11 punti, 24 reti a favore e 13 contro, dopo le vittorie storiche contro il Genoa (6-0 a Torino; 3-2 a Genova) e contro il Milan (8-2 a Torino il 10 luglio 1927) ed anche un derby con un precedente polemico: un dirigente granata, il dottor Nani, secondo le cronache, avrebbe corrotto il terzino della Juventus Luigi Allemandi con 50.000 lire, affinché questi addomesticasse il derby del 5 giugno 1927. Il risultato finale di quel derby fu di 2 reti a 1 a favore del Toro di Libonatti, Baloncieri e Rossetti, squadra capolista di quel girone finale. Alla fine del campionato, Allemandi – in primis squalificato a vita secondo sentenza della FIGC, ma poi amnistiato dopo il meritato terzo posto della Squadra Azzurra alle Olimpiadi del 1928 –fu ceduto all'Inter. La Juventus partecipò anche alla prima edizione della Coppa Italia e raggiunse la quarta fase eliminatoria, dopo le vittorie in trasferta contro il Cento per 15 a 0 il 6 gennaio – vittoria con la maggiore differenza reti della storia bianconera –, e contro il Parma per 2 a 0 il 27 febbraio dello stesso anno. La gara del quarto turno contro il Milan non fu disputata, al pari di altre otto partite, per l'interruzione del torneo per mancanza di date disponibili tra le formazioni classificate.

    Il triennio 1928-1930 e l'avvento del Girone unico

    Rosetta-Combi-Caligaris


    Il trio difensivo della Juventus e della Nazionale italiana tra la fine degli anni venti e gli anni trenta, Combi-Rosetta-Caligaris (nella foto, nominati da sinistra a destra, il terzino destro Virginio Rosetta – futuro capitano della Juventus del Quinquennio –, il portiere Gianpiero Combi e il terzino sinistro Umberto Caligaris).
    Nel 1928, le nuove leggi imposte dal regime fascista nella Carta di Viareggio vietarono l'impiego di calciatori stranieri nel campionato italiano, per questo la Juventus fu costretta a cedere Hirzer, che tornò in Ungheria e fu sostituito dall'attaccante Luigi Cevenini III, proveniente dall'Inter. I bianconeri chiusero il campionato 1927-1928 al secondo posto nel gruppo B della Divisione Nazionale e raggiungono in seguito il terzo posto nel gruppo finale del torneo. Dopo le Olimpiadi di Amsterdam di quell'anno, vennero acquistati due giocatori argentini, messisi in luce durante il torneo olimpico: l'ala sinistra Raimundo Orsi ed il centromediano Luis Monti, poi membri della nazionale argentina finalista nel primo campionato mondiale di calcio in Uruguay. Approdarono al club torinese anche il mediano Mario Varglien I ed il terzino sinistro Umberto Caligaris che, insieme a Combi e Rosetta, formò il trio difensivo della Juventus e della nazionale di calcio italiana negli anni trenta del secolo scorso, una delle migliori linee difensive di tutti i tempi.
    Il campionato 1928-1929 fu l'ultimo con il format a gironi e, per la Juventus, un torneo di transizione. La squadra torinese giunse il secondo posto del Gruppo B con 76 reti a favore e 25 contro. Da notare le due vittorie per 11 reti a 0, contro la Fiorentina il 7 ottobre e contro la Fiumana il 4 novembre 1928, e la serie di 12 vittorie consecutive.
    Dopo il termine del campionato, la Juventus partecipò per la prima volta ad una competizione internazionale per club a livello professionistico: la Coppa dell'Europa Centrale, arrivando fino ai quarti di finale del torneo.
    La seconda metà dell'anno 1929 registrò l'istituzione del Girone unico, ovvero la nascita della Serie A e della Serie B a 18 squadre.
    Gli juventini, rafforzati dall'oriundo argentino Renato Cesarini, chiusero il primo campionato di Serie A al terzo posto segnando 78 reti, con 5 punti di meno rispetto all'Ambrosiana, campione d'Italia.
    Gli anni trenta e quaranta
    Il Quinquennio d'oro (1931-1935)


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    I giocatori juventini nella stagione 1934-1935, da sinistra e dall'alto: Caligaris, Ramella, Gabetto, Gazon, Cesarini, Ferrari, Valinaso, Diena, Rosetta, Varglien I, Bertolini, Borel II; Foni, Serantoni, Depetrini, Tiberti, Varglien II e Monti.


    Con l'imprenditore Edoardo Agnelli ancora alla presidenza della società bianconera, si aprì un ciclo che portò la squadra a conquistare cinque titoli nazionali consecutivi – record eguagliato nel calcio italiano solo dal Grande Torino nel corso degli anni quaranta del secolo scorso – tra la stagione 1930-1931 e la stagione 1934-1935. Il club si dimostrò uno dei migliori del suo tempo anche in Europa, avendo raggiunto in quattro stagioni consecutive le semifinali della Coppa dell'Europa Centrale, una sorta di "antenata" della Coppa dei Campioni, tra la stagione 1931-1932 (seconda partecipazione dei bianconeri alla Coppa) e la stagione 1934-1935. La squadra costituì anche il nucleo della Nazionale italiana durante la prima metà degli anni trenta, periodo durante il quale la Nazionale si aggiudicò il campionato del mondo 1934 con nove calciatori del club in rosa, la cosiddetta Nazio-Juve.
    Il cosiddetto Quinquennio d'oro, sarebbe anche importante per l'enorme impatto sociale che aveva generato:
    « Il legame tra la famiglia Agnelli e la Juventus, suggellato dai cinque scudetti dei primi anni trenta, tuttavia ha posto le basi per quello che sarà il calcio italiano nella seconda metà del secolo passato. Che farà appunto della squadra bianconera la 'fidanzata d'Italia', la regina indiscussa del nostro football, amatissima da milioni di tifosi da nord a sud della Penisola, riferimento obbligato per qualsiasi tipo di riflessione sul nostro calcio. »
    (Guido Luguori ed Antonio Smargiasse, Calcio e Neocalcio: Geopolitica e prospettive del football in Italia, 2003.)

    La Juventus della prima metà degli anni trenta del ventesimo secolo utilizzava il metodo, lo stesso schema applicato dalla Nazionale italiana: tale schema di gioco era il risultato di un'evoluzione delle tattiche applicate dalla scuola danubiana durante gli anni 1920 e 1930. Attraverso il suo innovativo modulo 2-3 febbraio 3 o "WW" (vedi disposizione dei giocatori nell'immagine), derivato invece del modulo tattico noto come "Piramide di Cambridge" (2 marzo 5), gli attaccanti interni della squadra, Cesarini e Ferrari, potevano dare supporto al «centromediano metodista» Monti, giocatore con il compito di costruire il gioco, mentre i due mediani laterali, Varglien I e Bertolini, affrontavano le ali delle squadre avversarie; la linea difensiva, guidata dal trio Combi-Rosetta-Caligaris, poté acquisire maggior sicurezza mentre il centrocampo riusciva a sfruttare una maggior superiorità numerica. Tale schema rese possibile costruire una serie di attacchi e contropiedi più veloci ed efficaci rispetto agli schemi tattici del decennio scorso. La linea offensiva bianconera, con calciatori come le ali Sernagiotto ed Orsi, ed il centravanti Vecchina, sostituito poi da Borel II – con il supporto delle mezze ali prima nominate –, fu la principale artefice delle 434 reti realizzate dalla squadra in partite ufficiali durante il Quinquennio d'oro (384 in tornei nazionali e 50 nelle coppe).
    Il periodo 1936-1940 e la seconda guerra mondiale
    Il 14 luglio 1935 morì in un incidente aereo, davanti al porto di Genova, il presidente bianconero Edoardo Agnelli. Questo avvenimento, con la partenza di alcuni campioni come Cesarini e Ferrari, influì negativamente sul rendimento della squadra, che chiuse il campionato 1935-1936 al 5º posto, con Virginio Rosetta come giocatore-allenatore.
    Sul finire degli anni trenta, la società bianconera riuscì ad classificarsi secondi in campionato 1937-1938 a due punti dall'Ambrosiana, vincitrice del torneo ed aggiungere alla propria bacheca due Coppe Italia: la prima fu ottenuta al termine della citata stagione, dopo la vittoria in finale sul Torino (3-1, reti di Bellini (2) e Defilippis, per i bianconeri all'andata il 1º maggio e 2-1 in rimonta, doppietta di Gabetto, al ritorno l'8 maggio); la seconda arrivò durante la stagione 1941-1942 quando, nella doppia finale, la Juventus sconfisse il Milan (pareggio per 1-1 a Milano, gol di Bellini, il 21 giugno e vittoria per 4-1 a Torino il 28 giugno, con tre reti della stella albanese Riza Lushta e rete su rigore di Sentimenti III).
    Nell'inverno del 1942, a causa dei bombardamenti sulla città di Torino, la Juventus si trasferì ad Alba, alla Villa Sorano di proprietà della famiglia vinicola Bonardi, per sfuggire al conflitto bellico e continuare ad allenarsi fino alla primavera del 1943, durante la fase finale del 43º campionato nazionale. In quella città, la società juventina prese il nome di Juventus-Cisitalia, in abbinamento con la casa automobilistica, il cui titolare, Piero Dusio, era l'allora presidente bianconero.

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    La Juventus Campione d'Italia nel 1949-1950.

    Festeggiamenti dei giocatori e tifosi per l'8º scudetto dopo la vittoria 4-0 fuori casa contro la Sampdoria, il 28 maggio 1950.
    Dodici anni dopo la fine del Quinquennio, dopo la sospensione del campionato nel 1944 e nel 1945, anno in cui la società bianconera mutò la denominazione in Juventus Football Club, un membro della famiglia Agnelli tornò alla guida della Juve: nel 1947 diventò infatti presidente Gianni Agnelli (uno dei figli di Edoardo), che sostituì Dusio, e che resterà alla guida della squadra fino al 1953.

    Gli anni cinquanta e sessanta
    L'Avvocato Agnelli e il ritorno ai vertici
    All'indomani della Seconda guerra mondiale, la società trascorse diverse stagioni nelle prime posizioni della Serie A. Nel 1947, Gianni Agnelli (detto L'Avvocato) diventò presidente del club. La Signora vinse lo scudetto al termine della stagione 1949-1950, a 15 anni dall'ultimo successo, con 100 reti in campionato e 62 punti, grazie al supporto dal nuovo allenatore, l'inglese Jesse Carver, e di nuovi campioni come Carlo Parola (alla Juventus dal 1939), famoso per la rovesciata raffigurata sulle figurine Panini, l'ala Ermes Muccinelli, i danesi Karl Aage Præst (ala tornante) e John Hansen (prolifico centravanti, autore di 189 partite e 124 gol con Madama), ed in particolar modo Giampiero Boniperti, bandiera bianconera che smetterà di giocare alla fine della stagione 1960-1961, dopo 443 presenze in Serie A e 183 reti (178 in Serie A), che ne fanno oggi il secondo miglior cannoniere della storia della società.

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    Il Trio Magico (da sinistra a destra): Sívori, Charles e Boniperti.


    Nella stagione successiva, la 1950-1951, la Juventus arrivò terza in Serie A realizzando 103 reti (record della storia societaria in campionato), di cui sette segnate a Busto Arsizio contro la Pro Patria in una gara vinta 7-0 il 10 settembre 1950, tuttora miglior vittoria esterna dei bianconeri; esordì anche il terzo danese della squadra, Karl Hansen, regista e autore di 23 reti in campionato. Nel 1951-1952, sotto la guida dell'ex giocatore ungherese György Sárosi, vinse ancora lo scudetto, grazie al trio d'attacco formato da Muccinelli, Boniperti e Hansen: le reti realizzate in campionato furono 98 (19 quelle di Boniperti, il capocannoniere della squadra) e i punti 60. Quel nono scudetto consentì ai bianconeri di raggiungere il Genoa, che aveva da sempre dominato la classifica per numero di tornei vinti, diventando così il club più vittorioso d'Italia. Nella stagione successiva, la squadra giunse seconda, dopo la storica vittoria per 8-0 sulla Fiorentina.
    Il Dottore Agnelli e i successi del Trio Magico
    Nel 1955, per impegni di lavoro, Gianni Agnelli lasciò la presidenza che, due anni più tardi, passò a suo fratello minore, il Dottore Umberto: a 22 anni lui divenne il più giovane presidente della storia della società bianconera ed aprì un nuovo trionfale ciclo di vittorie, con la società bianconera – piazzata al nono posto nei due campionati precedenti – vincitrice dello scudetto nella stagione 1957-1958 grazie anche a nuovi campioni come il gallese John Charles, l'argentino di origini italiane Omar Sívori (primo calciatore proveniente dalla Serie A a vincere il Pallone d'oro, nel 1961), e a giocatori affermati come Boniperti. I tre saranno ricordati come il Trio Magico, uno degli attacchi più forti di tutti i tempi: 235 reti nel competizioni ufficiali (95 di Charles, 113 di Sívori e 27 di Boniperti), di cui 201 in Serie A, dalla stagione 1957-1958 alla stagione 1960-1961.

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    I tifosi bianconeri portano in trionfo Boniperti e Sívori dopo la conquista del titolo italiano 1959-1960


    Per la prima volta, una società italiana di calcio conquistò la stella, attribuita dalla FIGC per avere vinto dieci titoli nazionali, diventando nella circostanza il primo club al mondo ad indossare sulla maglia uno stemma commemorativo di una vittoria calcistica. I bianconeri furono la squadra più vittoriosa del torneo (23 successi) e il miglior attacco con 77 gol (28 del capocannoniere Charles, 22 di Sívori e 8 di Boniperti). Inoltre totalizzarono 51 punti contro i 43 della Fiorentina, eguagliando il record di squadra di distacco sulla seconda in classifica che risaliva al campionato 1932-1933.
    Nella stagione 1958-1959 la Juve finì quarta in campionato (19 gol Charles, 15 Sívori), ma vinse la Coppa Italia battendo in finale l'Internazionale per 4-1 il 13 settembre 1959 con gol di Charles, Cervato, Sívori, Cervato (rigore). Fece inoltre il suo debutto nella neonata Coppa dei Campioni, il 24 settembre 1958 al Comunale contro il Wiener Sportclub, vincendo 3-1 con tripletta di Sívori; ma la qualificazione scappò una settimana dopo, quando gli austriaci, in ragione a un duro intervento su Charles che costringerà il gallese al ricovero in ospedale, problemi di formazione da parte della squadra bianconera e il proprio agonismo, inflissero un durissimo 0-7 ai bianconeri che così uscirono dalla competizione. Nel 1960 conquistò un altro scudetto (l'undicesimo), con 25 vittorie, 92 reti segnate (28 Sívori, capocannoniere, e 23 Charles) e ancora 8 punti di distacco (55 a 47) sulla seconda, ancora la Fiorentina, tutti record stagionali; e un'altra Coppa Italia (la quarta), il 18 settembre 1960, grazie al 3-2 di Roma ai supplementari contro i viola (doppietta di Charles e autogol di Micheli): fu il primo double della storia bianconera, un record eguagliato solo dal Grande Torino, dal Napoli e dalla Lazio in tutta la storia del calcio italiano, e la seconda vincita della coccarda tricolore di fila, impresa mai riuscita prima a un club italiano.

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    Giampiero Boniperti ed Umberto Agnelli dopo la vittoria della Coppa Italia 1959-1960


    La Vecchia Signora conquistò ancora uno scudetto nel 1960-1961 (con il record di Sívori, che segnò ben 6 reti nella storica vittoria per 9-1 contro l'Inter, in cui i nerazzurri schierarono per protesta la formazione Primavera), vincendo 22 partite, segnando 80 gol (25 Sívori, 15 Charles, 13 Nicolè, 12 Mora) e ricevendo per prima volta la Coppa campioni d'Italia.

    Il periodo 1962-1967
    Alla loro terza partecipazione europea, i bianconeri arrivarono ai quarti di finale della Coppa dei Campioni 1961-1962 contro il Real Madrid Ye-Yé di Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskás e Francisco Gento: vittoria madridista per 0-1 a Torino e vittoria della Juve per 1-0, con rete di Sívori, a Madrid (prima vittoria di una squadra italiana nella capitale spagnola, nonché prima sconfitta interna merengue nella competizione). Lo spareggio venne giocato a Parigi e il Real vinse per 3-1.

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    La Juventus scende in campo contro il Real Madrid per la sfida di andata dei quarti di finale della Coppa dei Campioni 1961-1962


    Ma i successi in casa bianconera non si limitarono agli scudetti. Nel 1962-1963 i bianconeri vinsero la Coppa delle Alpi, loro primo successo internazionale, con quattro vittorie in altrettante partite (in finale batterono l'Atalanta 3-2) e, nel 1964-1965, la Coppa Italia, battendo l'Internazionale in finale per 1-0 a Roma con gol di Menichelli il 29 agosto; tuttavia in quella stagione la Juventus perse la Coppa delle Fiere (antenata della Coppa UEFA) contro il Ferencváros (finale unica, 0-1 a Torino). Analoga conclusione si ebbe nella stagione 1970-1971, ultima edizione della Coppa delle Fiere, contro il Leeds United, nonostante il doppio pareggio in finale: 2-2 a Torino e 1-1 a Leeds (questa fu la prima volta che il trofeo venne assegnato sulla base dei gol segnati in trasferta). In tale torneo la Juventus rimase imbattuta, cosa che si ripeterà nelle manifestazioni in ambito continentale nella Coppa delle Coppe 1983-1984 e nell'Europa League 2010-2011.
    La Juve Operaia e il tredicesimo scudetto
    Nella stagione 1966-1967 la Juventus, trasformata quell'anno in società per azioni, conquistò il suo tredicesimo scudetto all'ultima giornata e ai danni dell'Inter, battuta per 1-0 con gol di Favalli nello scontro diretto del 7 maggio 1967, squadra che precedeva la cosiddetta Juve Operaia di un solo punto: i nerazzurri persero per 1-0 a Mantova (con errore del portiere Giuliano Sarti), mentre i bianconeri batterono in casa la Lazio per 2-1, con gol di Bercellino I e Zigoni, pilastri della squadra insieme a Menichelli, Anzolin e Del Sol. Il presidente della società era Vittore Catella e l'allenatore era Heriberto Herrera, tecnico paraguayano precursore del movimiento, primo esempio del cosiddetto calcio totale, poi sviluppato e perfezionato negli anni 1970 dalla nazionale olandese di Johan Cruijff. A causa di questa concezione atletica del calcio di "HH2", nel 1965 aveva lasciato la Juventus, per andare al Napoli, Omar Sívori.

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    I tifosi juventini e il 13º scudetto della società nell'annata 1966-1967


    Nella Coppa dei Campioni della stagione successiva la Juventus, rafforzata dall'arrivo del tedesco Helmut Haller, arrivò alle semifinali del torneo, ma perse contro il Benfica di Eusébio (0-2 a Lisbona e 0-1 a Torino). Nella stagione 1969-1970 debuttò in prima squadra il giovane Giuseppe Furino, che giocherà con i bianconeri fino al 1983-1984, vincendo otto scudetti e risultando, assieme a Giovanni Ferrari e Ciro Ferrara, il calciatore italiano che ha tuttora vinto il maggior numero di campionati di lega, l'unico ad esservi riuscito indossando sempre la stessa maglia.

    Gli anni settanta e ottanta
    L'era Boniperti (1971-1990)

    Il 13 luglio 1971 Giampiero Boniperti, dopo il lungo periodo trascorso in veste di giocatore, diventò presidente del club. Con Boniperti si aprì un lungo ciclo trionfale che coincise, come negli anni trenta, con i grandi successi della Nazionale italiana, guidata in questi anni da Enzo Bearzot.
    Sotto la sua gestione dirigenziale, la società vinse nove scudetti in quindici anni (1971-1972, 1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981, 1981-1982, 1983-1984 e 1985-1986), tre Coppe Italia (1978-1979, 1982-1983 e 1989-1990) ed un totale di sei trofei a livello internazionale, tra loro tutte le competizioni a livello di club, sia confederali che il titolo mondiale, un'impresa mai accaduta prima nella storia del calcio.
    I cicli di Vycpálek (1971-1974) e Parola (1974-1976)
    La Juventus si classificò quarta nel campionato nazionale della stagione 1970-1971. Il 26 maggio di quell'anno morì a soli 36 anni, per un male incurabile, Armando Picchi, allenatore dei bianconeri da appena un anno. Nella stagione successiva la Juventus, già sotto la conduzione tecnica dell’ex giocatore cecoslovacco Čestmír Vycpálek e con l'apporto di alcuni consolidati elementi come Sandro Salvadore e la valorizzazione di giovani calciatori come Franco Causio (proveniente dal Lecce), Giuseppe Furino (cresciuto nelle divisioni minori bianconere, dal Palermo), Fabio Capello (dalla Roma e, prima ancora, dalla SPAL), del libero (poi capitano bianconero) Gaetano Scirea e soprattutto di Roberto Bettega, torinese prodotto del vivaio bianconero, vinse lo scudetto della stagione 1971-1972, in cui il girone d'andata fu un continuo alternarsi di squadre nelle prime posizioni, con un punto di vantaggio sul Milan.

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    Festeggiamenti per il 15º scudetto allo Stadio Olimpico di Roma il 20 maggio 1973, dopo la vittoria 2-1 contro la Roma.


    Al termine della stagione 1972-1973 il club torinese vinse il suo 15º scudetto, questa volta in maniera rocambolesca: seconda in classifica a 43 punti a pari merito della Lazio e con un punto di svantaggio rispetto al Milan capolista all’inizio dell'ultima giornata di campionato, la Juventus riuscì a vincere fuori casa negli ultimi minuti per due reti contro uno – gol a 3 minuti dalla fine di Cuccureddu – un incontro che stava perdendo allo Stadio Olimpico contro la Roma, mentre la Lazio fu sconfitta 0-1 a Napoli e il Milan, già sotto 1-3 alla fine del primo tempo, uscì battuto per 3-5 dal campo del Verona. La società lombarda si prese la rivincita in Coppa Italia battendo i bianconeri in finale ai calci di rigore (1-1 al 120' con gol bianconero del vantaggio segnato da Roberto Bettega). Nella stessa stagione i bianconeri, senza giocatori stranieri in rosa (per via del divieto di ingaggiare calciatori stranieri imposto dopo la sconfitta dell'Italia contro la Corea del Nord ai Mondiali inglesi del 1966), raggiunsero per la prima volta nella loro storia la finale di Coppa dei Campioni, ma persero a Belgrado contro l'Ajax – guidata dalla panchina dal rumeno-ungherese Ştefan Kovács – per 0-1, con gol al 4' dell'attaccante Johnny Rep.
    Il 28 novembre di quell'anno la Juventus (che prese il posto del rinunciatario Ajax) perse a Roma anche la Coppa Intercontinentale contro l'Independiente: 0-1 contro i "diavoli rossi" di Avellaneda, con rigore fallito da Cuccureddu quando la gara era ancora sullo 0-0. Per di più, i dirigenti bianconeri avevano trovato l'accordo con gli argentini per disputare la finale in un'unica partita allo Stadio Olimpico di Roma.
    Nel 1974, dopo il Mondiale in Germania, iniziò un nuovo ciclo di grandi risultati per la Nazionale del C.T. Enzo Bearzot: quattro anni dopo, al Campionato del mondo 1978 in Argentina, l'Italia arrivò quarta, avendo nelle file complessivamente nove giocatori bianconeri: Dino Zoff, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Gaetano Scirea, Romeo Benetti, Antonello Cuccureddu, Franco Causio, Marco Tardelli e Roberto Bettega. In seguito, al campionato mondiale in Spagna, sei giocatori bianconeri del cosiddetto Blocco-Juve.
    Allenata dall'ex-campione bianconero Carlo Parola, nella stagione 1973-1974 la Juve si classificò seconda in Serie A, alle spalle della Lazio, e raggiunse il Girone finale di Coppa Italia. Nella stagione successiva, il club vinse lo scudetto, al termine di un duello appassionante con il Napoli, battuto per 6-2 al San Paolo il 15 dicembre e per 2-1 al Comunale di Torino il 6 aprile; e arrivò fino alle semifinali della Coppa UEFA, dalla quale uscì in seguito alla doppia sconfitta col Twente. Nel campionato successivo, invece, non fu sufficiente un girone di andata da record (26 punti su 30 ottenuti), poiché lo scudetto finì nelle mani del Torino. In quell'anno vennero ingaggiati altri giocatori, come Marco Tardelli, Antonio Cabrini, Romeo Benetti e Roberto Boninsegna.

    Il decennio Trapattoni, la conquista dell'Europa e del mondo (1976-1986)
    L’anno seguente, Parola fu sostituito dall’emergente Giovanni Trapattoni, all’epoca trentasettenne e con alle spalle solo un biennio di conduzione tecnica, nel Milan, club nel quale era stato anche giocatore.
    Stagione 1976-1977: lo scudetto dei record ed il trionfo in Coppa UEFA

    « Nella capitale della Biscaglia, la Juventus rappresentava l'Italia, anche in tribuna stampa ci siamo sentiti tutti bianconeri. »
    (Elio Domeniconi, Guerin Sportivo, maggio 1977.)




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    Roberto Bettega in elevazione durante Juventus-Athletic Bilbao, finale di andata della Coppa UEFA 1976-1977.


    Al primo anno di Trapattoni alla Juventus è legato uno degli scudetti probabilmente più combattuti e spettacolari del calcio italiano, quello della stagione 1976-1977, conteso ai campioni uscenti del Torino fino all’ultima giornata: le due squadre, appaiate in cima alla classifica alla fine del girone d’andata con una media-punti insostenibile per le altre contendenti, continuarono il «testa-a-testa» per tutto il girone di ritorno. La Juventus prevalse alla fine con 51 punti, frutto di 23 vittorie, 5 pareggi e 2 sole sconfitte (record per la Serie A a 16 squadre), contro i 50 del Torino, «un'annata entusiasmante, indimenticabile». Per avere un’idea del ritmo impresso dalle due compagini torinesi a quell’edizione del campionato, basti notare che la terza classificata, la Fiorentina, si fermò a 35 punti.
    Quattro giorni prima di vincere il suo 17º scudetto la Juventus si aggiudicò anche la sua prima competizione internazionale, la Coppa UEFA, al termine di una durissima doppia finale disputata contro gli spagnoli dell’Athletic di Bilbao. All’andata la Juventus vinse 1-0 con un goal di Marco Tardelli, al ritorno passò subito in vantaggio con un goal di Roberto Bettega e, pur perdendo alla fine per 1-2, riuscì a vincere il doppio confronto contro i baschi e a portare a casa la Coppa. Prima le Zebre avevano eliminato Manchester City (sconfitta 0-1 in Inghilterra all'andata e 2-0 al ritorno), Manchester United (0-1 all'Old Trafford e 3-0 a Torino), Shakhtar Donetsk (3-0 in Italia e 0-1 in U.R.S.S.), Magdeburgo (3-1 in Germania Est e 1-0) e AEK Atene (4-1 in casa e 1-0 in trasferta). Fu, quella, l’unica affermazione internazionale che la Juventus, e più in generale, qualsiasi società calcistica italiana, conseguì con un organico composto esclusivamente da giocatori nati nella Nazione: di essi, quelli schierati in campo nella circostanza furono Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, F. Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna (sostituito al 59’ dell’incontro da Spinosi), Benetti e Bettega.
    Stagione 1977-1978: il 2º scudetto consecutivo e la semifinale in Coppa dei Campioni
    Con il supporto di Pietro Paolo Virdis, acquistato dal Cagliari, la Juventus conquistò il suo secondo tricolore con¬secutivo con cinque punti di vantaggio sul Lanerossi Vicenza del centravanti Paolo Rossi, squadra-rivelazione del torneo. Nel frattempo i bianconeri arrivarono fino alle semifinali di Coppa dei Campioni, perdendo ai supplementari con il Club Brugge.
    Il triennio 1979-1981 e l'apertura delle frontiere ai calciatori stranieri
    Gli anni settanta si chiusero con un'altra Coppa Italia, la sesta, nel 1978-1979, con la vittoria in finale sul Palermo (gol di Brio e Causio) per 2-1 dopo i tempi supplementari.
    Nella stagione successiva, la squadra giunse fino alla semifinale di Coppa delle Coppe, sconfitta nel doppio confronto dai londinesi dell’Arsenal (1-1 e 0-1); nella squadra inglese si mise in luce un giovane calciatore irlandese, Liam Brady, che nel mercato estivo di quell'anno, il primo aperto dopo molti anni ai calciatori stranieri, fu acquistato proprio dal club bianconero e divenne, nel biennio successivo, tra i protagonisti dei due scudetti consecutivi vinti dalla Juventus, quello del 1980-1981, il 19º, dopo un testa a testa con la Roma e le polemiche susseguenti un gol non convalidato ma poi rivelatosi regolare di Turone nello scontro diretto disputato a Torino il 10 maggio 1981 e finito 0-0.
    Stagione 1981-1982: lo scudetto della seconda stella

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    Paolo Rossi, eletto miglior calciatore europeo nel 1982.


    L'anno successivo la Juventus fece il bis, arrivando a quota 20, dopo un lungo testa a testa con la Fiorentina culminato nella vittoria per 1-0 a Catanzaro con gol su rigore di Liam Brady, il 16 maggio. Dati gli acquisti di Michel Platini e Zbigniew Boniek e la norma che consentiva il tesseramento di due giocatori stranieri al massimo, l'irlandese era già certo di dover lasciare Torino, ma onorò fino alla fine la maglia bianconera; fece il suo debutto Massimo Bonini, prelevato dal Cesena, mediano sanmarinese che diverrà tra i più forti del calcio europeo, che divenne titolare al posto di Beppe Furino. La società ottenne così la seconda stella, rimanendo tuttora l'unica squadra nel Paese ad aver raggiunto questo prestigioso traguardo.
    In quegli anni giunsero alla società nuovi giocatori come i giovani Paolo Rossi, capocannoniere della coppa del mondo di Spagna, al quale partecipò con altri cinque bianconeri (6 reti), nonché Pallone d'oro 1982; Domenico Marocchino e il giovane Giuseppe Galderisi, che si distinse per una tripletta segnata al Milan nello scontro vinto al Comunale per 3-2 il 14 febbraio. Rossi giocò solo le ultime tre partite (segnando peraltro al debutto ad Udine il 2 maggio nella vittoria per 5-1 contro l'Udinese), a causa della squalifica per il cosiddetto Scandalo Totonero. Da ricordare è il Derby della Mole vinto per 4-2 il 7 marzo dopo un doppio svantaggio: i marcatori furono Tardelli, Scirea (2) e Brady.
    Durante il campionato del mondo in Spagna si distinsero altri due giocatori che proprio quell'estate erano arrivati alla Juventus, ovvero il polacco Zbigniew Boniek, ingaggiato dal Widzew Łódź, ed il francese Michel Platini, all’epoca in scadenza di contratto presso il suo club in Francia, il Saint-Étienne, che sarebbero stati tra i protagonisti della Juventus negli anni successivi e le cui nazionali erano giunte rispettivamente al terzo e quarto posto di quel mondiale.
    Stagione 1982-1983: i secondi posti in campionato e Coppa Campioni e la 7ª Coppa Italia

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    Gaetano Scirea, capitano bianconero negli anni ottanta.


    Con queste premesse la serie di trionfi della Juventus si allungò: nella stagione 1982-1983 ottenne un sofferto successo in Coppa Italia (per la settima volta) battendo in finale l'Hellas Verona: all'andata, a Verona, gli scaligeri si aggiudicarono l'incontro per 2-0, mentre nella gara di ritorno la Juventus riuscì a ribaltare il risultato vincendo 3-0 dopo i tempi supplementari, con reti di Rossi e Platini (2). Nella stessa stagione la squadra vinse anche il cosiddetto Mundialito per club e giunse alla sua seconda finale di Coppa dei Campioni contro l’Amburgo, ma venne battuta col risultato di 0-1 con un goal di Felix Magath. Quella finale costituì l'ultima esibizione in campo con i colori bianconeri di due giocatori che hanno fatto la storia del club: il portiere Dino Zoff e l'attaccante Roberto Bettega. Il primo si ritirò dall'attività poche settimane dopo, il secondo concluse la sua carriera in Canada.

    Stagione 1983-1984: l'accoppiata scudetto-Coppa delle Coppe
    Dopo un interregno della Roma (campione d’Italia 1982-1983), la Juventus vinse nel 1984 lo Scudetto, raggiunto matematicamente il 6 maggio con l'1-1 a Torino contro l'Avellino, con due punti di vantaggio sugli stessi giallorossi, e colse la sua seconda affermazione internazionale ufficiale: a Basilea, nella finale di Coppa delle Coppe, i bianconeri sconfissero il Porto per 2-1 con goal di Beniamino Vignola e Zbigniew Boniek, dopo aver superato Lechia Gdansk (7-0 all'andata in casa e 3-2 al ritorno), Paris Saint-Germain (2-2 in Francia e 0-0 a Torino), Haka Valkeakoski (1-0 e 1-0) e Manchester United (1-1 in Inghilterra e 2-1 a Torino, con gol di Boniek e Rossi).
    In Serie A sono da ricordare le vittorie contro il Torino il 26 febbraio per 2-1 (doppietta di Platini) e il 7-0 sull'Ascoli nella giornata inaugurale, l'11 settembre (doppiette di Rossi, Penzo, Platini – il secondo gol su rigore – e rete di Boniek). Inoltre, la gara giocata e vinta col risultato di 2-0 a Catania il 20 novembre (gol di Rossi e Platini, mentre al ritorno, partita disputata il 25 marzo, segnò una doppietta Scirea), fu per 21 anni l'ultima giocata in Sicilia in Serie A dalla Vecchia Signora (che comunque giocò a Palermo la finale della Supercoppa Europea 1996).

    Stagione 1984-1985: il Grande Slam

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    Zbigniew Boniek esulta dopo la sua doppietta che consegnò alla Juventus la Supercoppa UEFA 1984 ai danni del Liverpool


    La vittoria in Coppa delle Coppe diede alla Juventus il diritto di sfidare il Liverpool vincitore della Coppa dei Campioni nella Supercoppa UEFA, che fu disputata in gara unica a Torino nel gennaio 1985, e che vide i bianconeri prevalere per 2-0 con doppietta di Boniek; a Bruxelles, il 29 maggio 1985, infine, la Juventus si laureò campione d’Europa, ancora di fronte al Liverpool, al termine di un incontro vinto per 1-0 (Platini su rigore), ma segnato da quella che è passata alla storia come la strage dell'Heysel.
    Circa un'ora prima dell'inizio della partita, improvvisamente un gruppo di sostenitori del Liverpool scavalcò la rete che divideva il loro settore da quello limitrofo per aggredire un gruppo di tifosi della Juventus, sembra per reagire a delle provocazioni verbali. Questo suscitò il panico degli altri sostenitori juventini che occupavano il settore Z dello stadio, che cominciarono ad arretrare. La calca che seguì fu drammatica e, complice anche il crollo del muro che delimitava il settore, che portò alla morte di 39 spettatori, 32 dei quali italiani. Molti tifosi vennero soccorsi sul campo, mentre altri corpi senza vita vennero sistemati a bordo campo.
    Con la vittoria in Coppa dei Campioni, la Juventus divenne il primo club europeo a vincere tutte le tre maggiori manifestazioni organizzate dall’Unione Europea delle Federazioni Calcistiche.
    Stagione 1985-1986: il 22º scudetto

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    Michel Platini, tre volte consecutive Pallone d'oro (1983-1984-1985) con la maglia bianconera.


    Dopo le cessioni di Zbigniew Boniek, venduto alla Roma, e Paolo Rossi, ceduto al Milan, ma con nuovi acquisti come quelli del danese Michael Laudrup, Lionello Manfredonia e Aldo Serena, i bianconeri conquistarono un altro scudetto nella stagione 1985-1986, grazie ad un iniziale sequenza di 8 vittorie consecutive iniziali e 26 punti su 30 ottenuti nel girone di andata (entrambi record) e alla sconfitta della Roma, che aveva raggiunto i bianconeri il 20 aprile contro il Lecce in casa per 2-3 nella penultima giornata, mentre le Zebre, che si aggiudicheranno il tricolore proprio a Lecce una settimana dopo vincendo 3-2, sconfissero per 1-0 il Milan con rete di Laudrup. Conquistarono anche la loro prima Coppa Intercontinentale, l'8 dicembre 1985 a Tōkyō (Giappone) battendo ai calci di rigore (2-2 dopo i supplementari, gol di Platini su rigore e di Laudrup) i campioni sudamericani dell’Argentinos Juniors in quella che è stata ritenuta la miglior edizione nella storia del torneo per livello tecnico ed agonistico, divenendo così il primo – e, a tutt’oggi, l’unico – club al mondo a vincere tutte le competizioni ufficiali a livello internazionale.
    « Chi era a Tokyo a mezzogiorno di domenica 8 dicembre 1985 – in Italia levatacce alle quattro del mattino per la diretta di Canale 5 riservata alla sola Lombardia (la TV commerciale non era ancora esplosa come fenomeno di massa) – non dimenticherà mai non soltanto il fatto che la Juventus sia arrivata dopo lungo inseguimento sul tetto del mondo. Non dimenticherà soprattutto l'incredulità e poi la rassegnazione di Michel Platini dopo l'annullamento di un suo bellissimo gol. L'arbitro Roth, uno dei più quotati dell'epoca, aveva visto un fuorigioco di Serena, invalidando la splendida rovesciata del fuoriclasse francese: 'Soltanto un tedesco avrebbe potuto negarmi una gioia simile!', esclamò Platini dopo il trionfo da lui siglato con due rigori. Il primo consentì alla Juve di acciuffare l'1-1, il secondo chiuse la serie che servì a laureare la squadra vincente. Partita bellissima, palpitante, incerta. Una delle migliori tra le finali della Coppa Intercontinentale che dal Duemila non si gioca più in un match unico. Partita da riproporre come simbolo di spettacolo... »
    (Considerazioni sulla vittoria della Juventus nella Coppa Intercontinentale a Tokyo l'8 dicembre 1985, pubblicate nel 1998 in occasione del centenario della fondazione della Vecchia Signora.)
    Sulla fine della stagione 1985-1986 chiuse il decennio di Trapattoni: durante la sua gestione, la società vinse un totale di sei scudetti anni, due Coppe Italia e tutte le coppe internazionali. Inoltre Antonio Cabrini, Gaetano Scirea e Marco Tardelli divennero i primi calciatori europei ad avere vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club e, ulteriormente, i primi giocatori al mondo ad avere vinto sia tutte le competizioni internazionali a livello di club cui presero parte sia la Coppa FIFA e l'allenatore Trapattoni, chi nel frattempo passò ad allenare l'Internazionale, il primo a livello continentale – e, a tutt’oggi, l’unico – ad avere vinto tutte le competizioni a livello di club in cui ha partecipato (tutte con lo stesso club).
    Il 12 luglio 1988 a Ginevra (Svizzera), in occasione del sorteggio delle competizioni europee della stagione 1988-1989, l'allora presidente della confederazione calcistica europea, Jacques Georges, conferì la Targa UEFA alla Juventus, rappresentata dall'allora presidente Giampiero Boniperti, in ragione del primato conseguito in campo continentale.
    Il rinnovamento nel periodo 1986-1990

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    L'allenatore Dino Zoff e il capitano bianconero Stefano Tacconi con la Coppa UEFA 1989-1990, vinta in finale doppia contro la Fiorentina.


    Tra il 1987 ed il 1990, la Vecchia Signora conobbe anni difficili. Con Rino Marchesi sulla panchina, iniziò la stagione 1986-1987 con una vittoria 2-0 ad Udine contro l'Udinese: la stagione terminò con il sorpasso all'Inter, in extremis, per il secondo posto, con 39 punti, 3 in meno della capolista Napoli di Diego Armando Maradona e del ritrovato Bruno Giordano, vincitrice del campionato. In Coppa dei Campioni i bianconeri furono eliminati agli ottavi dal Real Madrid: persa l'andata in trasferta per 1-0, al Comunale di Torino la Juve si impose per 1-0 grazie a un gol di Cabrini. La sfida proseguì ai calci di rigore dove i bianconeri persero 3-1. Michel Platini, al termine della stagione, decise di lasciare il calcio giocato all'età di soli 32 anni, in seguito ad un suo vistoso calo delle prestazioni durante la stessa.
    La stagione successiva ebbe un andamento molto irregolare: la Juventus concluse 6ª in classifica con 31 punti, e poté accedere alla Coppa UEFA solo dopo lo spareggio-derby contro il Torino (0-0 dopo i tempi supplementari, 4-2 ai rigori).
    Quella del 1988-89 portò Dino Zoff come allenatore ed Alessandro Altobelli come nuovo centravanti per far dimenticare la delusione di Ian Rush dell'anno precedente. Zoff diede alla squadra continuità e gioco, grazie anche ai nuovi innesti Rui Barros, Giancarlo Marocchi, Roberto Galia e Oleksandr Zavarov, pur senza lottare per lo scudetto, che venne vinto dall'Inter dei record. Alla fine la squadra giungerà 4ª dietro ai nerazzurri, al Milan e al Napoli.

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    Il nuovo Delle Alpi


    L'annata 1989-1990 iniziò nel peggiore dei modi: il 3 settembre 1989 perì in un incidente stradale a Babsk, in Polonia, Gaetano Scirea, per anni libero, capitano e simbolo della squadra, recordman di presenze in maglia bianconera fino al 2008, diventato poi osservatore per la società. L'improvvisa scomparsa di Scirea, avvenuta a soli 36 anni, shoccò l'interno mondo calcistico italiano. La squadra bianconera, ancora sotto la guida di Zoff e con un team "operaio" che aveva la sua punta di diamante nel bomber Totò Schillaci, finì il campionato di quell'anno ancora al 4º posto, così come nella stagione precedente. Nonostante ciò fu una stagione assolutamente positiva per i colori bianconeri, grazie alla doppia affermazione nelle coppe: prima la Juventus conquistò l'8ª Coppa Italia battendo in finale il Milan di Sacchi, dopo un pareggio per 0-0 a Torino e la vittoria per 1-0 a Milano (gol di Galia), e poi vinse anche la Coppa UEFA in una doppia finale – per la prima volta nella storia delle competizioni europee, tra due club italiani – contro la Fiorentina (3-1 a Torino, con gol di Galia, Casiraghi e De Agostini, e 0-0 sul campo neutro di Avellino). Questi furono i primi trofei vinti dopo tre stagioni senza titoli. La finale di UEFA fu l'ultima partita di Sergio Brio, colonna difensiva per dodici anni e capitano dopo il ritiro di Scirea del 1988.
    Nel frattempo il 5 febbraio 1990, mentre s'inaugurava lo Stadio delle Alpi, costruito per ospitare il Campionato mondiale di calcio 1990, l'avvocato Vittorio Caissotti di Chiusano prese il posto di Giampiero Boniperti alla presidenza della società.

    Gli anni novanta
    La delusione Maifredi (1990-1991)

    Nella stagione successiva, a seguito della rivoluzione societaria annunciata pochi mesi prima, Zoff lasciò il posto all'allora emergente allenatore Gigi Maifredi, il quale, nonostante l'arrivo di nuovi campioni del calibro di Roberto Baggio, Thomas Häßler, Júlio César da Silva e Paolo Di Canio, perse subito la Supercoppa italiana contro il Napoli con un pesante 5-1, e non riuscì a portare la squadra (3ª dopo il girone d'andata) oltre il 7º posto finale in campionato, perdendo 0-2 all'ultima giornata in casa del Genoa. Così, dopo ventinove anni – l'ultima volta era stata nel 1961-1962 –, la Juventus non si qualificò per nessuna competizione internazionale.
    Il nuovo ciclo di Trapattoni (1991-1994)
    L'avventura di Maifredi sulla panchina della Juventus durò appena un anno, così nella stagione 1991-1992 Trapattoni venne richiamato ad allenare i bianconeri. Con lui in panchina, il club ritornò competitivo, ma le amarezze continuarono: la squadra perse la finale di Coppa Italia contro il Parma e si piazzò 2ª in campionato.

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    Roberto Baggio, premiato col Pallone d'oro a seguito del vittorioso cammino europeo del 1993.


    Nella stagione 1992-1993, rafforzata da giocatori come il tedesco Andreas Möller, Fabrizio Ravanelli e Gianluca Vialli, vinse per la terza volta la Coppa UEFA battendo per 3-1 in Germania (Dino Baggio e doppietta di Roberto Baggio) e per 3-0 a Torino (due gol di Dino Baggio e Möller) il Borussia Dortmund, con un punteggio complessivo di 6-1, record della manifestazione e dei tornei gestiti dall'UEFA. In quel torneo la squadra segnò 32 reti, per un totale di 106 nell'intera stagione. In campionato, invece, si classificò al 4º posto, vincendo in casa del Milan il 18 aprile con doppietta di Möller e segnatura di Roberto Baggio. Al termine dell'anno solare, il Divin Codino venne premiato col Pallone d'oro.
    Nel 1993-1994 debuttarono con la maglia bianconera Angelo Di Livio e Alessandro Del Piero, quest'ultimo pietra miliare della Juventus per oltre un quindicennio. La squadra terminò il campionato al 2º posto, staccata di tre punti dal Milan.

    L'era Lippi e i nuovi successi nazionali ed internazionali (1994-1999)
    (EN)
    « At the end of the last millennium, Juventus dominated European club football. Blending power and panache, the Bianconeri won everything. And if they didn't win it, they were usually runners-up. » (IT)
    « Alla fine dello scorso millennio, la Juventus aveva dominato il calcio europeo per club. Combinando potenza e splendore, i bianconeri hanno vinto tutto. E quando non vincevano, erano solitamente i vicecampioni. »
    (Sheridan Bird, Champions Magazine, 2008.)

    Con l'avvento della cosiddetta Triade, composta dal direttore generale Luciano Moggi, dall'amministratore delegato Antonio Giraudo e dal vicepresidente, ed ex giocatore juventino, Roberto Bettega alla guida della dirigenza sportiva ed economico-finanziaria dal 1994 fino al 2006, la Juve diede una scossa all'ambiente. Il primo passo della società per ritornare ai massimi livelli fu la scelta dell'allenatore, Marcello Lippi, che sedette sulla panchina bianconera a partire dalla stagione 1994-1995. La sua Juve è stata riconosciuta dall'UEFA come la più grande squadra dall'istituzione della Champions League a gruppi.

    Stagione 1994-1995: il secondo double

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    La Vecchia Signora, dopo nove anni senza vittorie in campionato e rafforzata con gli acquisti di calciatori quali Ciro Ferrara, Alessio Tacchinardi, il portoghese Paulo Sousa e il francese Didier Deschamps, tornò alla conquista del titolo nazionale. La stagione vide l'esplosione di Alessandro Del Piero, che sostituì l'infortunato Baggio. Oltre a vincere il suo 23º scudetto (con 96 reti in tutta la stagione e dieci punti di vantaggio sulla Lazio e sul Parma in campionato),[95] ottenne la sua nona Coppa Italia contro il Parma, vinse 1-0 a Torino il 7 maggio (Porrini), e 2-0 a Parma l'11 maggio (Porrini e Ravanelli), realizzando così la seconda "doppietta" della sua storia. L'unica nota stonata della stagione fu la sconfitta nella finale di Coppa UEFA, ad opera del Parma: 0-1 al Tardini ed 1-1 nel ritorno giocato a Milano (gol di Vialli), divenuto in quel periodo un aspro avversario per i bianconeri. Nella stessa competizione Madama vinse per 5-1 contro il CSKA Sofia il 27 settembre, con cinque gol di Ravanelli, che stabilì così il record europeo del club. Si registrarono partite memorabili, come il 3-2 in rimonta sulla Fiorentina in casa il 4 dicembre (Vialli 2 e Del Piero), il 4-3 a Roma contro la Lazio una settimana dopo (Del Piero 2, Marocchi e Grabbi), il 3-0 sulla Roma al Delle Alpi il 15 gennaio (Ravanelli 2 e Vialli), il 4-0 in casa del Genoa il 13 maggio (Baggio, Ravanelli, Jarni e Vialli) e le due sfide contro i gialloblu: in Emilia 3-1 (Sousa e Ravanelli 2) l'8 gennaio, e il 4-0 del 21 maggio (Ravanelli 2, Deschamps e Vialli) che vide la Vecchia Signora laurearsi campione d'Italia con due giornate di anticipo. Queste vittorie vennero dedicate ad un giovane campione juventino prematuramente scomparso, Andrea Fortunato, terzino sinistro morto per una grave forma di leucemia il 25 aprile 1995.

    Stagione 1995-1996: il ritorno ai vertici
    L'anno successivo la Juventus, che annoverava ormai in squadra giocatori come Gianluca Vialli, Fabrizio Ravanelli, Paulo Sousa, Alessandro Del Piero, Angelo Peruzzi, Didier Deschamps, Antonio Conte, Ciro Ferrara e Gianluca Pessotto, oltre a raggiungere il secondo posto in Serie A, conquistò la Supercoppa Italiana, un trofeo ideato dalla FIGC nel 1988 sul modello della Supercoppa UEFA. Anche in questo caso si trattò di una vittoria contro il Parma, per 1-0 al Delle Alpi con rete di Vialli, il 17 gennaio 1996. Con questo trofeo la Juventus divenne il primo club a vincere le tre competizioni nazionali nello stesso anno.

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    Alessandro Del Piero solleva la Champions 1995-1996 appena vinta ai rigori contro l'Ajax


    Le energie vennero poi concentrate sulla Champions League (ex Coppa dei Campioni), che venne vinta il 22 maggio 1996, ad undici anni di distanza dalla vittoria dell'Heysel. Dopo aver sconfitto Borussia Dortmund (1-2 in casa e 3-1 in trasferta), Steaua (3-0 e 0-0) e Rangers Glasgow (4-1 e 4-0) nel girone eliminatorio, Real Madrid ai quarti di finale (0-1 all'andata il 6 marzo in Spagna e 2-0, gol di Del Piero e Padovano, al ritorno disputato a Torino il 20 marzo) e Nantes in semifinale (2-0, reti di Vialli e Jugovic, il 3 aprile a Torino, e 2-3 in Francia il 17 aprile con gol bianconeri di Vialli e Paulo Sousa), la Juventus affrontò nella finale di Roma l'Ajax, battendolo 5-3 ai calci di rigore dopo che i tempi supplementari si erano conclusi sul 1-1: Jari Litmanen rispose sul finire del primo tempo regolamentare al gol del bianconero Ravanelli e, ai calci di rigore, dopo le parate del portiere Angelo Peruzzi sui tiri di Sonny Silooy e Edgar Davids per gli olandesi, fu decisivo il rigore messo a segno da Vladimir Jugović, dopo quelli di Ferrara, Pessotto e Padovano. In campionato la squadra arrivò al secondo posto a otto punti di distanza dal Milan, vincendo comunque il Derby d'andata, il 3 dicembre 1995 per 5-0 con tripletta di Vialli e gol di Ferrara e Ravanelli su rigore. Da questo match, nonostante nella stagione precedente le stracittadine fossero state entrambe perse, cominciò una lunga serie di imbattibilità contro i granata composta di 12 partite – 8 vittorie e 4 pareggi –, l'ultima quella del 7 marzo 2009 (1-0 con gol di Chiellini).

    Stagione 1996-1997: i trionfi del centenario

    La Juventus Football Club festeggiò nel 1997 i cento anni della sua fondazione istituzionale: allo scopo di celebrare questa ricorrenza la società e le autorità della città di Torino organizzarono una serie di manifestazioni denominate Juvecentus (1897-1997; Cento anni di Juve). Dal 22 al 27 maggio 1997 venne presentata al Lingotto l'attività editoriale, multimediale e filatelica della società bianconera. In occasione del centenario della Juventus fu programmata la c.d. Coppa del Centenario-Trofeo Repubblica di San Marino contro gli inglesi del Newcastle (la Juventus indossò una divisa che ricordava il colore della divisa storica della società), disputata allo Stadio Comunale La Fiorita di Cesena il 3 agosto. A fianco di questa iniziativa venne realizzata la Mostra del Centenario, ad illustrare l'origine e l'evoluzione del club, e creato un fanclub con più di 10 000 membri.
    Dopo una campagna acquisti faraonica che vide arrivare campioni del calibro di Zinédine Zidane, Christian Vieri ed il croato Alen Bokšić, arrivato dalla Lazio, e le partenze di Gianluca Vialli (al Chelsea) e Fabrizio Ravanelli (al Middlesbrough), la stagione 1996-1997 fu inaugurata con una nuova vittoria, nella doppia finale di Supercoppa UEFA contro il club vincitore della Coppa delle Coppe, il Paris Saint-Germain. Si trattò di una sfida storica, vista la vittoria all'andata per 6-1 al Parco dei Principi di Parigi, gol di Porrini, Padovano (2), Ferrara, Lombardo e Amoruso ed il 3-1 inflitto dai bianconeri a Palermo al ritorno (doppietta di Del Piero e gol di Vieri); il 9-2 complessivo è lo scarto più grande mai raggiunto nelle finali UEFA. In seguito, il 26 novembre 1996 a Tokyo, la squadra conquistò anche la seconda Coppa Intercontinentale grazie ad un gol di Alessandro Del Piero all'81' contro i campioni sudamericani del River Plate.
    In quella stagione erano presenti giocatori come Christian Vieri (acquistato dall'Atalanta e ceduto l'anno successivo all'Atlético de Madrid), il francese Zinédine Zidane, l'anno precedente al Bordeaux, e l'uruguaiano Paolo Montero, anch'egli proveniente dall'Atalanta. Il 24º scudetto della storia bianconera venne conquistato con 65 punti, dopo un finale palpitante a causa della rincorsa del Parma. Il campionato fu ricordato tra l'altro per il memorabile 6-1 rifilato a San Siro al Milan di Arrigo Sacchi in una partita in cui alla Juve mancavano per infortunio i due attaccanti titolari Del Piero e Padovano: segnarono Jugović (2), Zidane (r), Vieri (2) ed Amoruso. Altra vittoria prestigiosa fu quella a Torino contro l'Inter il 20 ottobre, gara terminata sul 2-0 (gol di Jugović e Zidane). In Champions League la squadra eliminò in semifinale l'Ajax vincendo 2-1 all'Amsterdam ArenA e 4-1 nel ritorno a Torino; perse poi per 1-3 la finale giocata a Monaco di Baviera, il 28 maggio 1997, contro il Borussia Dortmund (gol di tacco di Del Piero), squadra in cui militavano anche ex calciatori juventini, tra cui Andreas Möller e Paulo Sousa. La partita fu caratterizzata dagli errori dell'arbitro ungherese Sándor Puhl, che negò due rigori alle Zebre (falli su Jugović e Del Piero) e annullò un gol di Christian Vieri per un fallo di mani rivelatosi poi inesistente.
    La Juve aveva superato Manchester United (1-0 sia in casa che in trasferta, quando un rigore di Del Piero il 20 novembre condannò gli inglesi alla prima sconfitta casalinga in Europa contro squadre italiane, in assoluto la seconda in Coppa dei Campioni), Fenerbahçe (1-0 in Turchia e 2-0 a Torino), Rapid Vienna (1-1 in Austria e 5-0 in casa) nel girone eliminatorio, totalizzando il record nella fase a gruppi della Champions League (poi eguagliato nel 2004-05), con 16 punti. Ai quarti di finale eliminò i norvegesi del Rosenborg (1-1 in Scandinavia il 5 marzo, marcatura di Vieri, e 2-0 in Piemonte il 19 dello stesso mese, segnature di Zidane e Amoruso su rigore), e nel sopra citato confronto in semifinale gli olandesi dell'Ajax contro i quali aveva vinto l'edizione precedente (2-1, gol di Amoruso e Vieri, in Olanda il 9 aprile, e 4-1 in Italia, reti di Lombardo, Amoruso, Vieri e Zidane, quest'ultima realizzazione di pregevole fattura con una serpentina in area, il 23 aprile).
    Le dichiarazioni di Zeman e il giudizio sull'abuso di farmaci (1998)
    Nell'estate del 1998 Zdeněk Zeman, all'epoca allenatore della Roma, lanciò un allarme a proposito di un supposto eccessivo ricorso ai farmaci da parte delle società di calcio. Incalzato dalla stampa, l'allenatore boemo citò ad esempio i giocatori juventini Gianluca Vialli ed Alessandro Del Piero. Sulla base di queste dichiarazioni, il procuratore di Torino Raffaele Guariniello aprì un'inchiesta che portò ad un lungo procedimento processuale a carico della Juventus e che vedrà imputati Riccardo Agricola (medico sociale) ed Antonio Giraudo (amministratore delegato).
    Nella sentenza di primo grado del processo penale iniziato il 31 gennaio 2002 venne ravvisato il comportamento irregolare del medico Riccardo Agricola, che venne condannato ad 1 anno e 10 mesi, sospesi condizionalmente, «per frode sportiva e somministrazione di farmaci in modo pericoloso per la salute» e somministrazione di eritropoietina – argomento introdotto nelle imputazioni il 28 giugno 2004 – in base ai valori sanguigni dei calciatori bianconeri nonostante i risultati negativi riscontrati nei controlli antidoping, mentre non si ravvisarono reati per Antonio Giraudo, che venne pienamente assolto.
    In aprile 2005, la pubblica accusa ricorse contro la sentenza di primo grado, che venne ribaltata in secondo grado. La Corte d'appello di Torino confermò, il 14 dicembre del citato anno, il verdetto assolutorio per Giraudo «per non avere commesso il fatto» ed annullò la sentenza di condanna per Agricola, assolvendolo dal reato di frode sportiva (somministrazione di eritropoietina) per cui fu inizialmente processato «perché il fatto non sussiste», in quanto il presunto acquisto di EPO e/o la sua somministrazione – divenuta l'accusa principale del processo penale – non era stato provato, e dalla somministrazione delle medicinali non vietate «perché il fatto non costituisce reato». Su questo punto, la Corte d'appello sancì che i farmaci somministrati ai calciatori della Juventus non rappresentavano doping e che la somministrazione di sostanze lecite atta a migliorare le prestazioni sportive non poteva (in generale, e quindi a prescindere dal club ed il suo medico) essere giudicata come tale in base della legislazione in vigore all'inizio dell'inchiesta della procura (L. 401/1989 sul calcio scommesse).
    La procura di Torino ricorse allora in cassazione contro la sentenza di secondo grado, ritenendo «erronea» l'interpretazione e l'applicazione delle norme di diritto che motivarono la sentenza di assoluzione. Il 29 marzo 2007, infine, la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione confermò la sentenza di assoluzione con ampia formula del secondo grado di giudizio a Giraudo e l'assoluzione, per quanto riguarda la frode sportiva (somministrazione di eritropoietina) ad Agricola, concludendo che nel periodo indagato non era stato accertato alcun tipo di positività a sostanze dopanti da parte dei calciatori bianconeri, i cui valori ematologici medi erano simili alla media della popolazione nazionale, e che l'acquisto e/o somministrazione di EPO agli atleti della società non è stato ritenuto provato da nessun atto del processo.
    Venne dichiarata invece l'inammissibilità del ricorso del Procuratore Generale, ma accolto il ricorso della procura, che annullò la sentenza di secondo grado per la somministrazione, a carico del medico sociale, di medicinali non vietate diversi dall'eritropoietina, in quanto, pur non essendo all'epoca ancora in vigore la legge sul particolare – introdotta il 14 dicembre 2000 –, è stato ritenuto che la somministrazione eccessiva di farmaci (o uso in condizioni off-label) potesse costituire una violazione della L.401/1989, l'unica applicabile al periodo indagato. La corte giudicò la necessità di svolgere un nuovo processo per confermare tale ipotesi poiché nel frattempo le liste di farmaci consentiti era stata modificata, il quale non ebbe luogo per la prescrizione della accusa in oggetto dal 12 febbraio 2007.
    Anche sul piano sportivo il procedimento disciplinare a suo tempo instaurato dalla Procura Antidoping nei confronti di Agricola per la somministrazione di farmaci iniziò con un'indagine della Procura della Repubblica di Torino, finalizzata nell'assoluzione emessa dall'Ufficio di Procura Antidoping del CONI il 25 luglio 2000, in quanto l'uso dei farmaci erano in regola con l'allora regolamento antidoping e non furono riscontrati indizi di un presunto «doping ematico».
    Il processo sportivo è stato riaperto dopo la sentenza in primo grado del processo penale. Il 26 aprile 2005, la Camera di Arbitraggio dello Sport, su richiesta presentata dalla Commissione Scientifica Antidoping del CONI il 7 marzo dello stesso anno, sancì che «l'uso di sostanze farmacologiche che non sono espressamente proibite dalla legge sportiva, e che non possono essere considerate come sostanze simili o associate a quelle espressamente proibite non può essere sanzionato con provvedimenti disciplinari». Su questa sentenza, il processo sportivo si concluse con l'assoluzione emessa in primo grado dalla Commissione Disciplinare l'11 novembre 2005, decisione confermata ulteriormente sia dalla Commissione di Appello Federale il 5 ottobre 2006 che dal Giudice di Ultima Istanza in materia di doping il 19 gennaio 2007.

    Le stagioni 1997-1998 e 1998-1999

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    Zinedine Zidane, fantasista juventino dal 1996 al 2001, e Pallone d'oro 1998.


    L'anno successivo la squadra vinse la Supercoppa Italiana sul Vicenza per 3-0 (Inzaghi 2 e Conte), il 23 agosto 1997. Arrivò poi il 25º scudetto con 5 punti di vantaggio sull'Inter. Il tandem d'attacco in quella stagione era composto da Del Piero (marcatore di 21 reti), autore del gol decisivo nello scontro diretto del girone di ritorno terminato 1-0, e dal capocannoniere della passata stagione Inzaghi, acquistato dall'Atalanta al posto di Vieri, autore di 18 gol. Fu importante anche il contributo dell'olandese Edgar Davids (acquistato a dicembre dal Milan). Nella sfida contro i nerazzurri del 26 aprile fu negato un rigore a Ronaldo per uno scontro con Iuliano, però "pareggiato" dal rigore non dato per fallo di West su Inzaghi all'andata, occasione nella quale era stato anche annullato un gol regolare di Inzaghi stesso per un fuorigioco inesistente. Nella terza finale consecutiva di Champions League, giocata ad Amsterdam il 25 maggio 1998, la Juve cedette per 0-1 al Real Madrid a causa di un gol di Predrag Mijatović. In precedenza la Juve aveva superato: nel girone eliminatorio Feyenoord (5-1 in casa e 0-1 in trasferta), Manchester United (1-0, gol di Inzaghi decisivo per la qualificazione da seconda del girone, e 2-3) e Košice (3-2 e 1-0); nei quarti di finale Dinamo Kyiv (1-1 e 4-1, tripletta di Inzaghi e gol di Del Piero), in semifinale il Monaco (4-1, tripletta di Del Piero e gol di Zidane, e 2-3). Del Piero si aggiudicò il titolo di capocannoniere della manifestazione con 10 reti.
    La stagione 1998-1999 partì con la sconfitta (1-2, Del Piero rig.) della squadra nella Supercoppa Italiana contro la Lazio. In Champions League i bianconeri sfiorarono la quarta finale consecutiva perdendo in semifinale contro il Manchester United (1-1 in Inghilterra, rete di Conte, e 2-3 a Torino, dopo che Inzaghi aveva portato i bianconeri sul doppio vantaggio con due gol). In campionato la squadra partì bene, raggiungendo la testa della classifica nel mese di ottobre ma crollò quando, in una partita contro l'Udinese allo stadio Friuli (l'8 novembre 1998) si infortunò gravemente restando poi fuori dai campi per quasi un anno Alex Del Piero, oramai divenuto simbolo e leader del gruppo. La giovane promessa francese Thierry Henry acquistata nel mercato invernale per sostituire Del Piero non riuscì a lasciare il segno e iniziò così una lunga crisi culminata con la sconfitta per 4-2 contro il Parma a metà del girone di ritorno dopo la quale si registrarono le dimissioni di Lippi il quale aveva oramai compreso che il suo ciclo bianconero era volto al termine e a cui subentrò Carlo Ancelotti. In campionato la squadra arrivò settima qualificandosi per la Coppa Intertoto, dopo spareggio con l'Udinese: 0-0 a Udine il 28 maggio e 1-1 a Torino il 31 maggio.
    Il ventunesimo secolo
    Il biennio di Ancelotti (1999-2001)


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    Edgar Davids, primo olandese nella storia del club bianconero.


    Nell'estate del 1999, forti del ritorno di Del Piero e degli acquisti di Gianluca Zambrotta, del nigeriano Sunday Oliseh e del serbo Darko Kovačević, accompagnati dalle cessioni di giocatori importanti come Deschamps, Di Livio e Peruzzi, sotto la guida di Ancelotti, i bianconeri dominarono e vinsero la Coppa Intertoto dell'UEFA, riconvalidando così il suo record di aver vinto tutte le competizioni ufficiali in ambito internazionale, che garantì il diritto alla partecipazione alla Coppa UEFA (dove la Juve non andò oltre gli ottavi, uscendo sconfitta contro il Celta de Vigo), ma lo scudetto sfuggì all'ultima giornata, a causa della sconfitta arrivata per mano del Perugia di Carlo Mazzone su un campo allagato da un violento nubifragio abbattutosi sul capoluogo umbro nell'intervallo tra il primo ed il secondo tempo; tale intervallo durò più di quanto consentito dal regolamento FIFA, per cui la gara si sarebbe dovuta ripetere. La Lazio si laureò campione d'Italia sorpassando inaspettatamente gli juventini.
    Nella stagione successiva (2000-2001), nonostante l'acquisto del bomber francese David Trezeguet non riuscì a sostenere il ritmo della Roma e concluse il campionato alle sue spalle, anche a causa dell'introduzione 2 giorni prima dello scontro diretto del 6 maggio della nuova norma sugli extracomunitari diramata dal CONI, che consentì alla Roma di schierare Assunção e Nakata, poi autore del gol del parziale 2-1 per la Juve (gol di Del Piero e Zidane). La partita finì 2-2.
    Il secondo ciclo di Lippi e l'ingresso in Borsa (2001-2004)

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    Il tabellone dell'Olimpico riassume gli eventi del cosiddetto Cinque Maggio del 2002, giornata che diede alla Juventus il suo inaspettato 26º titolo italiano.


    Il 2001-2002 fu una stagione di grossi cambiamenti in casa juventina. Nell'estate del 2001 si ebbero due importanti addii: quelli del fantasista francese Zidane, che fu ceduto al Real Madrid per 70 milioni di euro (record assoluto nelle trattative di calciomercato), e di Inzaghi, ceduto al Milan. Fu sostituito Ancelotti con Marcello Lippi, che ritornò ad allenare il club bianconero, dopo un periodo all'Inter. La Juventus, grazie anche all'apporto di vari neo-acquisti come il ceco Pavel Nedvěd (Pallone d'oro nel 2003), il francese Lilian Thuram e il portiere Gianluigi Buffon, vinse il suo 26º scudetto all'ultima giornata, il 5 maggio 2002 – che i tifosi bianconeri ricordano come il Cinque Maggio –, ai danni dell'Internazionale di Héctor Cúper, che perse sorprendentemente all'Olimpico contro una Lazio in corsa per la qualificazione alla Coppa UEFA per 2-4 (doppietta decisiva del laziale Poborský), dopo essere passata per due volte in vantaggio, facendosi in questo modo superare in classifica dai bianconeri che sconfissero 2-0 l'Udinese al Friuli – gol di Trezeguet e Del Piero – realizzando la quinta vittoria nelle ultime cinque giornate di campionato. La svolta avvenne alla 30ª di campionato (il 7 aprile), in occasione della quale l'Inter perse per 1-2 a San Siro contro l'Atalanta, mentre la Juve trionfò al Curi di Perugia per 4-0 (Trezeguet, rigore di Del Piero, Zenoni e ancora Del Piero) accorciando a tre i punti di distacco, che diventarono uno solo al terzultimo turno (il 21 aprile) quando i bianconeri passarono in vantaggio a Piacenza nel finale con un gol di Nedvěd, mentre l'Inter fu fermata sul 2-2 a Verona dall'attaccante del Chievo Cossato (recriminando per un rigore su Ronaldo; ma nel primo tempo era stato atterrato in area il clivense Marazzina).
    Il 20 dicembre 2001 la Juventus entrò in Borsa, compiendo un nuovo importante passo nell'evoluzione da società calcistica civile a entertainment and leisure group: nei primi anni del XXI secolo, con oltre duecento milioni di euro di fatturato, la Juventus era la terza società calcistica per ricavi in Europa dopo Manchester United e Real Madrid. Negli anni successivi è riuscita a realizzare in diverse occasioni utili di bilancio, il quale è sempre risultato almeno in pareggio, anche grazie a scelte non sempre popolari verso tifosi e giornalisti, ma che hanno privilegiato la crescita dei ricavi, il contenimento dei costi e dei debiti attraverso la decisione di spendere, per l'acquisto di calciatori, solo il denaro incassato attraverso la vendita di altri giocatori, non ricorrendo ad aumenti di capitale da parte della proprietà. In questo modo si è potuta finanziare l'apertura, nel 2006, di un centro sportivo a Vinovo, nei pressi di Torino, e la ristrutturazione dello Stadio delle Alpi con la conseguente costruzione dello Juventus Stadium, stadio di proprietà del club a partire dalla stagione 2011-2012.

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    Gianluigi Buffon, eletto miglior portiere e miglior giocatore della UEFA Champions League 2002-2003.


    Nella stagione 2002-2003, dopo la vittoria per 2-1 della terza Supercoppa Italiana contro il Parma, disputatasi a Tripoli il 25 agosto e decisa da una doppietta di Del Piero, i bianconeri (rafforzando ulteriormente una squadra già forte con gli acquisti di Mauro Germán Camoranesi e Marco Di Vaio) si aggiudicarono il 27º scudetto con due giornate d'anticipo – importanti le vittorie nel Derby della Mole per 4-0 il 17 novembre 2002 (Del Piero, Di Vaio, Nedvěd e Davids) e quella 3-0 sull'Internazionale (autogol di Guglielminpietro, gol di Nedvěd e rete di Camoranesi), il 2 marzo 2003 –, il quale fu dedicato alla memoria dell'Avvocato Gianni Agnelli, scomparso a causa di un cancro alla prostata il 24 gennaio di quell'anno, e raggiunsero la settima finale di Champions League della storia juventina eliminando (dopo goleade quali il 5-0 alla Dinamo Kiev e il 4-0 al Basilea) avversari blasonati come il Barcellona al Nou Camp per 2-1 nei quarti di finale, il 22 aprile (decisivo un gol nei tempi supplementari di Marcelo Zalayeta, dopo la marcatura di Nedvěd, mentre all'andata del 9 aprile, finita 1-1, aveva segnato Montero) e, soprattutto, i galácticos del Real Madrid, battuti per 3-1 a Torino il 14 maggio, con gol di Trezeguet, Del Piero e Nedvěd, in semifinale, dopo la sconfitta per 2-1 al Bernabéu (segnò Trezeguet) il 6 maggio. Nella finale tutta italiana contro il Milan, giocata a Manchester il 28 maggio, la Juventus, senza Nedvěd squalificato, cedette ai tiri di rigore per 2-3, dopo che la partita si era conclusa a reti bianche. A decidere la sfida fu il rigore realizzato da Andriy Shevchenko per i rossoneri, mentre per i bianconeri andarono in gol Birindelli e Del Piero, ma sia Trezeguet, sia Montero, sia Zalayeta fallirono il loro penalty, rendendo ininfluenti gli errori rossoneri di Kaladze e Seedorf.

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    Il fuoriclasse ceco Pavel Nedvěd (Pallone d'oro 2003), giocatore e poi dirigente della Juventus.



    L'estate del 2003 iniziò con un evento particolarmente significativo: il 15 luglio venne siglato l'accordo con il Comune di Torino per l'acquisizione del diritto di superficie per 99 anni dello Stadio delle Alpi, in modo che la società lo potesse gestire direttamente. In agosto la squadra si recò negli Stati Uniti d'America per giocare la Supercoppa italiana (che inaugurò la stagione 2003-2004) contro il Milan, il 3 agosto. La Juventus si prese la rivincita contro i Diavoli rossoneri ai tiri di rigore, al Giants Stadium di New York, dopo un rocambolesco 1-1 maturato negli ultimi minuti dei tempi supplementari, con gol di Pirlo su rigore e Trezeguet. Durante la trasferta americana, un altro lutto colpì la società: la scomparsa del presidente Vittorio Caissotti di Chiusano. Al suo posto venne nominato Franzo Grande Stevens, vicepresidente FIAT, che restò in carica per due anni.
    Dopo quella vittoria, il resto della stagione si rivelò avaro di soddisfazioni per i bianconeri. Eliminati dal Deportivo La Coruña negli ottavi di finale della Champions League (0-1 e 0-1), perse la doppia finale di Coppa Italia contro la Lazio di Roberto Mancini (0-2 a Roma e 2-2 a Torino) e, dopo aver tenuto la testa della classifica per la prima parte della stagione, crollò a vantaggio di Milan e Roma, finendo terza in Serie A, a due punti dai giallorossi ed a tredici dai rossoneri. La stagione è ricordata per il 7-0 inflitto all'Olympiacos il 10 dicembre 2003 nell'ultima partita del girone di Champions League con reti di Trezeguet (2), Miccoli, Maresca, Di Vaio, Del Piero e Zalayeta. Questa rappresenta tuttora la vittoria più netta della squadra nella competizione e, ex aequo, nei tornei gestiti dall'UEFA; fino alla disputa della Champions League 2007-2008 è stato il risultato più pesante della storia della competizione. Alla fine dell'annata la società fu colpita da un altro lutto: il 27 maggio 2004 morì di cancro ai polmoni Umberto Agnelli, già presidente del club juventino.
    Dal biennio con Capello allo scandalo Calciopoli (2004-2006)

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    Nell'estate del 2004 avvenne un nuovo cambiamento: la squadra venne affidata, a sorpresa, a Fabio Capello. Arrivarono anche nuovi giocatori come il brasiliano Emerson ed il francese Jonathan Zebina (dalla Roma), Fabio Cannavaro (dall'Internazionale), Manuele Blasi (dal Parma), Olivier Kapo (dall'Auxerre) ed una nuova punta, lo svedese Zlatan Ibrahimović (dall'Ajax).
    Vinsero 8 delle prime 9 partite e, dopo un lungo testa a testa con il Milan nel campionato 2004-2005, nello scontro diretto per lo scudetto l'8 maggio 2005, le Zebre batterono 1-0 la squadra di Ancelotti a San Siro con gol di Trezeguet. Il 21 maggio successivo, grazie al pareggio nell'anticipo tra Milan e Palermo, la Juventus si laureò campione d'Italia, conquistando alla fine del torneo 86 punti, sette in più del Milan. I migliori marcatori furono Ibrahimović con 16 gol, Del Piero con 14 e Trezeguet con 9. Fu buono anche il rendimento di Blasi, Kapo e Olivera. Venne però eliminata nei quarti di finale della Champions League ad opera del Liverpool (sconfitta per 1-2 in Inghilterra il 5 aprile, rete di Cannavaro, e pareggio 0-0 al Delle Alpi il 13 aprile), che poi avrebbe vinto la competizione in finale contro il Milan. Superati con qualche problema i preliminari (2-2 in casa col Djurgårdens il 10 e 4-1 in Svezia il 25 agosto), totalizzò 16 punti nel girone contro Bayern Monaco (1-0 in casa il 19 ottobre e 1-0 in Germania, rete di Del Piero, il 3 novembre), Ajax (1-0 in Olanda il 15 settembre, gol di Nedvěd, e 1-0 il 23 novembre) e Maccabi Tel Aviv (1-0 il 28 settembre e 1-1 in Israele l'8 dicembre, Del Piero segnò la prima marcatura della Signora in Terra santa), unica squadra capace di strappare un punto alla Juve. Agli ottavi superò il Real Madrid (0-1 in Spagna il 25 febbraio e 2-0 il 9 marzo ai tempi supplementari con reti di Trezeguet e Zalayeta. Stabilì il proprio record di inviolabilità nelle competizioni UEFA: 589 minuti più recupero tra il gol di Arneng al 19° di Djurgårdens-Juventus e il rigore di Dego al 30° di Maccabi Tel Aviv-Juventus.
    Rafforzata dal francese Patrick Vieira (dall'Arsenal) e dal rumeno Adrian Mutu (dal Chelsea) nel campionato 2005-2006 batté il record storico di vittorie consecutive all'inizio del campionato: nove, dal 28 agosto 2005 con la vittoria 1-0 contro il Chievo, al 26 ottobre successivo (Juventus vs Sampdoria 2-0), che sommate alla vittoria per 4-2 contro il Cagliari a Torino nella giornata di chiusura del torneo precedente il 29 maggio compongono la serie di trionfi in fila più lunga nel campionato a girone unico, a pari merito con quella della stagione 1931-1932. Stabilì il record di punti in totale (91) e in un solo girone (52 punti solo all'andata: 17 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta). Perse una sola partita in campionato, cosa mai riuscita nei campionati a venti squadre, in casa del Milan per 3-1 il 30 ottobre; tale gara sarà l'ultima persa nei campionati a girone unico per quasi due anni, fino alla sconfitta di Mantova del 13 gennaio 2007, per un totale di 46 gare in serie positiva. Batté per due volte l'Inter (2-0 a Torino il 2 ottobre 2005 con gol di Trezeguet e Nedvěd e 2-1 a Milano il 12 febbraio 2006 con gol di Ibrahimović e di Del Piero), e sconfisse la Roma all'Olimpico per 4-1 il 19 novembre con reti di Nedvěd, Ibrahimović e Trezeguet (2). Nonostante una piccola crisi a metà del girone di ritorno (5 pareggi consecutivi tra Juventus-Roma del 26 marzo e Juventus-Lazio del 22 aprile) si aggiudicò il 29º Scudetto battendo il 14 maggio, in campo neutro a Bari, la Reggina per 2-0 con reti di Trezeguet e Del Piero. Perse la Supercoppa Italiana contro l'Inter per 0-1 ai tempi supplementari, il 20 agosto, anche a causa dell'annullamento di un gol poi riconosciuto come regolare di Trezeguet nei 90' regolamentari.
    In Champions League batté per 2-1, il 2 novembre 2005, il Bayern Monaco con doppietta di Trezeguet (1-2 all'andata), e totalizzò 15 punti nel Gruppo A classificandosi prima. Il 7 marzo 2006 la Juventus sconfisse il Werder Brema per 2-1, nel ritorno degli ottavi di finale di Coppa dei Campioni, eliminandolo dopo il 2-3 del Weserstadion di Brema, ma fu eliminata nei quarti di finale dagli inglesi dell'Arsenal (0-2 all'andata a Londra e 0-0 al ritorno). Il 7 dicembre 2005 segnò il suo 200° gol nelle Coppe europee, la rete del 2-1 di Del Piero a Vienna contro il Rapid (battuto a Torino per 3-0), partita poi vinta per 3-1. Eliminò anche il Bruges (2-1 in Belgio, occasione nella quale Trezeguet segnò il suo centesimo gol con la maglia bianconera, e 1-0 in Italia).
    Vincendo 2-0 sul campo neutro di Bari contro la Reggina il 14 maggio, conquistò lo scudetto per la seconda volta consecutiva, con 91 punti e tre di vantaggio rispetto al Milan. Per tutta l'"era Capello" la Juventus fu sempre capolista della Serie A (76 giornate, record nazionale).
    Alla fine dello stesso anno, la società rimase invischiata in un'inchiesta nata da alcune intercettazioni telefoniche a carico dei dirigenti bianconeri Luciano Moggi e Antonio Giraudo. Lo scandalo, noto col nome di Calciopoli, culminò in un procedimento della giustizia sportiva: a seguito della richiesta della Procura Federale di retrocessione della Juventus in serie inferiori alla B, la sentenza di primo grado costò la revoca dello scudetto 2004-2005, la non assegnazione dello scudetto 2005-2006 (in seguito assegnato all'Internazionale) e la retrocessione in Serie B, con una penalizzazione di -30 punti nel campionato 2006-2007 (successivamente ridotti a 17 in Corte Federale e, dopo l'arbitrato del CONI, a -9), insieme ad un'ammenda e la squalifica del campo per 3 turni, anche questa annullata dopo l'arbitrato. In aggiunta a ciò, i due dirigenti della Triade coinvolti nell'inchiesta, Luciano Moggi e Antonio Giraudo, vennero condannati a cinque anni di inibizione con annessa proposta di radiazione per tentato illecito sportivo. La squadra, dopo la fallita conciliazione al CONI, tentò di ricorrere al TAR del Lazio, ma abbandonò tale ipotesi in quanto rischiosa: dopo il c.d. Caso Catania del 2003, infatti, il codice di giustizia sportiva era stato cambiato, costringendo le società a non ricorrere per fatti sportivi al TAR, pena la possibile radiazione della società stessa.
    Moggi presentò le sue dimissioni alla Juventus subito dopo l'ultima giornata del campionato, seguito pochi giorni dopo da Giraudo e dal presidente Grande Stevens. Per porre riparo alla grave situazione venutasi a verificare, il consiglio d'amministrazione della società venne sciolto e ricomposto a fine giugno con nuovi elementi scelti dagli azionisti, tra cui l'ex calciatore bianconero Marco Tardelli e l'allenatore della Nazionale italiana di pallavolo Gian Paolo Montali; vennero nominati presidente Giovanni Cobolli Gigli, direttore sportivo Alessio Secco ed amministratore delegato Jean-Claude Blanc.

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    Una fase di gioco di Rimini-Juventus del 9 settembre 2006, esordio dei bianconeri nella serie cadetta.


    A seguito del processo, molte stelle della formazione bianconera preferirono passare ad altre squadre di alto livello (è il caso di Emerson e Cannavaro ceduti al Real Madrid, Zambrotta e Thuram ingaggiati dal Barcellona, e Vieira ed Ibrahimović acquistati dall'Internazionale, mentre Mutu passò alla Fiorentina).
    Il ritorno in Serie A e gli anni bui (2006-2011)
    La stagione dominata in serie cadetta (2006-2007)
    Il 10 luglio arrivò sulla panchina bianconera Didier Deschamps, già centrocampista della Juve nella seconda metà degli anni novanta: fu il primo allenatore non italiano in 33 anni, dopo Vycpálek.
    Dopo 36 partite del campionato cadetto, nonostante la penalizzazione di 9 punti, si trovò in testa alla classifica di B, trascinata dai campioni rimasti in bianconero come Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Buffon e Nedvěd, e dai numerosi giovani del suo vivaio lanciati dall'allenatore, come Claudio Marchisio, Sebastian Giovinco, Paolo De Ceglie e Raffaele Palladino.
    Il 15 dicembre 2006, poco prima dell'inizio della gara con il Cesena, un tragico incidente si verificò nel centro sportivo del club bianconero, lo Juventus Center, dove due ragazzi della formazione Berretti, il centrocampista Alessio Ferramosca ed il portiere Riccardo Neri, persero la vita annegando in un laghetto artificiale. Quella gara non venne giocata, insieme a tutte le partite della società a livello giovanile.

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    Didier Deschamps ha riportato la Juventus in Serie A dopo la retrocessione d'ufficio


    Rimanendo sempre tra le prime posizioni della serie cadetta, la Juventus collezionò appena quattro sconfitte ed il 19 maggio 2007, dopo la vittoria per 5-1 in trasferta ad Arezzo, raggiunse la matematica promozione in Serie A, con tre giornate di anticipo rispetto alla fine del campionato. Il 26 maggio, vincendo in casa per 2-0 contro il Mantova, ottenne matematicamente il primo posto nella serie cadetta. La stessa sera Deschamps risolse consensualmente il contratto con la società. La panchina venne affidata fino al termine del campionato all'allenatore in seconda Giancarlo Corradini. Il 4 giugno venne ufficializzato il nome del nuovo allenatore, Claudio Ranieri, che iniziò la sua avventura sulla panchina bianconera il 1º luglio 2007.
    Il biennio Ranieri e la gestione Ferrara-Zaccheroni (2007-2010)
    Con il nuovo tecnico Claudio Ranieri la Juventus punta a tornare nel più breve tempo possibile alla massima serie che da sempre l'ha vista protagonista. Per raggiungere quest'obiettivo il direttore sportivo Alessio Secco e l'amministratore delegato Blanc si sono assicurati le prestazioni di diversi calciatori: Vincenzo Iaquinta, Domenico Criscito, l'argentino Sergio Bernardo Almirón, i portoghesi Tiago e Jorge Andrade, il ceco Zdeněk Grygera ed il bosniaco Hasan Salihamidžić e riscattato alcuni giovani in comproprietà con altre squadre, come Cristian Molinaro ed Antonio Nocerino (quest'ultimo proveniente dal vivaio juventino).
    Il ritorno della Juventus in Serie A avviene ufficialmente sabato 25 agosto 2007 contro il Livorno (partita terminata con risultato di 5-1 in favore dei bianconeri). A fine stagione arriva terza in campionato e si ferma ai quarti di Coppa Italia, eliminata dall'Inter. Nella seconda parte del campionato, comunque, riesce a levarsi pesanti soddisfazioni come le vittorie con Internazionale (2-1 a Milano il 22 marzo, Camoranesi e Trezeguet), Milan (3-2 il 12 aprile, Del Piero e Salihamidžić 2) e Roma (1-0 il 16 febbraio, Del Piero), queste ultime due in casa, per finire al terzo posto in classifica piazzando Del Piero e Trezeguet (21 e 20 gol, rispettivamente) ai primi due posti della classifica cannonieri.
    Il 5 luglio 2008 comincia a Pinzolo la nuova stagione per la squadra guidata, per il secondo anno consecutivo, da Claudio Ranieri. Diversi sono i volti nuovi: gli svedesi Mellberg ed Ekdal, il difensore croato Knežević, l'attaccante brasiliano proveniente dal Palermo Amauri ed il centrocampista danese Poulsen.
    A vestire nuovamente la casacca bianconera ci sono inoltre Giovinco, Marchisio e De Ceglie, di ritorno dai prestiti ed impegnati con la nazionale olimpica ai giochi di Pechino 2008.
    La Juventus affronta nel preliminare di Champions League gli slovacchi dell'Artmedia Bratislava. Il 13 agosto all'Olimpico di Torino i bianconeri superano per 4 a 0 gli avversari, mentre nel ritorno pareggiano per 1-1: la Juventus ritorna così a partecipare, dopo due anni di assenza, nelle competizioni UEFA per club, particolarmente nella manifestazione calcistica già citata.

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    Il francese David Trezeguet, miglior marcatore straniero della storia juventina.


    Il 28 agosto si svolge a Montecarlo il sorteggio dei gironi della Champions League ed i bianconeri, in seconda fascia, vengono inseriti nel girone H insieme a Real Madrid, Zenit San Pietroburgo e FC BATE. L'esordio, il 17 settembre a Torino contro lo Zenit, vede i torinesi vincere 1-0 con gol di Del Piero su punizione. Il 30 settembre la squadra coglie un pareggio in rimonta per 2-2 sul campo dei bielorussi del BATE Borisov grazie ad una doppietta di Iaquinta, mentre il 21 ottobre, dopo un mese senza vittorie, riesce a battere il Real Madrid per 2-1 con le reti di Del Piero ed Amauri. Il 5 novembre è Del Piero, autore di una doppietta e omaggiato da una standing ovation del Bernabéu, a decidere la gara di ritorno valida per il quarto turno della fase a gironi e chiusasi 2-0, regalando ai bianconeri la qualificazione agli ottavi. Le ultime due partite del girone, contro Zenit e BATE, terminano entrambe con il risultato di 0-0. In ogni caso la Juve con 12 punti (in vantaggio sui merengues per gli scontri diretti) si qualifica come prima del girone e chiude la prima fase con soli tre gol subiti, miglior difesa della fase a gironi insieme al Manchester United. Il 19 dicembre vengono effettuati i sorteggi per le gare degli ottavi di finale, in cui la Juventus è abbinata al Chelsea, finalista dell'edizione precedente. Il doppio confronto si conclude in favore della squadra allenata da Guus Hiddink, che prevale per 0-1 a Stamford Bridge e pareggia per 2-2 in casa dei bianconeri (gol di Iaquinta e Del Piero su rigore).
    Alla fine del girone d'andata, la Juve è seconda in campionato con 40 punti, davanti all'Internazionale che ha un vantaggio di soli 3 punti, e ha battuto nello scontro diretto del 14 dicembre il Milan per 4-2. Il girone di ritorno s'apre nel migliore dei modi, infatti i bianconeri ottengono vittorie prestigiose come la vittoria nel Derby della Mole per 1-0 o con la Roma per 1-4 nella capitale. Dopo queste ottime partite, la Juventus subisce un calo che le fa perdere anche il secondo posto, superata dal Milan. Dopo una striscia di 7 partite senza vittorie, Claudio Ranieri viene esonerato (cosa che non accadeva dalla stagione 1969-1970, quando toccò a Luis Carniglia) e sostituito da Ciro Ferrara, allenatore in seconda della nazionale. Alla fine, la Juventus conclude seconda in campionato con un posto in Champions League.
    In Coppa Italia, in quanto qualificatisi alle competizioni europee, i bianconeri partono dagli ottavi di finale, dove sconfiggono il Catania per 3-0, poi il Napoli per 4-3 ai rigori dopo aver pareggiato per 0-0 all'Olimpico. Alle semifinali la Juventus termina l'avventura in coppa, sconfitta dalla Lazio per 4-2 complessivamente (1-2 a Roma e 1-2 a Torino).
    Per la stagione 2009-2010 la Juventus acquista il difensore Fabio Cannavaro, che torna in bianconero dopo tre anni, i centrocampisti brasiliani Diego e Felipe Melo, rispettivamente dal Werder Brema e dalla Fiorentina, il difensore uruguaiano Martín Cáceres – in prestito dal Barcellona – e il terzino sinistro Fabio Grosso dal Lione nell'ultimo giorno di calciomercato. Come allenatore è confermato Ciro Ferrara. Tra le partenze sono da segnalare quella di Olof Mellberg, ceduto all'Olympiakos Pireo, quelle di Cristiano Zanetti e Marco Marchionni alla Fiorentina e di Pavel Nedvěd, che decide di terminare la carriera calcistica.

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    Durante le sue 8 stagioni a Torino, Mauro Germán Camoranesi è diventato l'oriundo con più presenze nella Nazionale A.


    La Juventus comincia la stagione con il piede giusto, vincendo per 3-1 all'Olimpico contro la Roma e insediandosi ai primi posti della classifica, ma ben presto la squadra accusa un vistoso calo, che la conduce in posizioni di classifica insoddisfacenti. La situazione di Ferrara si fa via via più complicata e a nulla serve la prestigiosa vittoria interna contro la capolista Internazionale ai primi di dicembre: la stagione non migliora. L'8 dicembre la squadra bianconera, a cui è sufficiente un pari per superare il turno, viene eliminata in malo modo dalla Champions League dopo essere passata in vantaggio e aver subito quattro gol in casa contro il Bayern Monaco (1-4) nell'ultima giornata della fase a gironi, stabilendo il record negativo di marcature subite in casa nelle coppe europee. A gennaio i bianconeri sono eliminati dall'Internazionale (1-2) ai quarti di finale di Coppa Italia. Per la squadra è la nona sconfitta nelle ultime dodici gare, quella fatale per Ferrara, che viene esonerato. Gli subentra Alberto Zaccheroni con un contratto fino a giugno, ma il rendimento resta molto al di sotto delle attese e i bianconeri continuano a subire sconfitte contro squadre sulla carta abbordabili e pareggiano contro il Siena in casa dopo essere passati in vantaggio per 3-0, prima di farsi rimontare tre reti. La Juventus, eliminata anche dall'Europa League agli ottavi di finale dal Fulham: 1-4 al Craven Cottage che vanifica il successo per 3-1 all'Olimpico di Torino, dopo il passaggio del turno con l'Ajax (2-1 in Olanda e 0-0 in Piemonte), chiude l'annata al settimo posto in campionato, 15 sconfitte – record negativo della squadra in un torneo a 20 squadre per un totale di 19 nel corso della stagione – e 56 gol subiti, che eguaglia la cifra ottenuta nel 1961-62, qualificandosi al terzo turno preliminare di Europa League.

    Il nuovo decennio
    2010: l'avvento alla presidenza di Andrea Agnelli
    Al termine della stagione, a Jean-Claude Blanc subentra alla massima carica del club Andrea Agnelli, quarto esponente della celebre famiglia torinese proprietaria della Juventus. Oltre al cambio dall'assetto societario, vengono nominati Giuseppe Marotta come direttore generale e Luigi Delneri come allenatore, ambedue provenienti dalla Sampdoria.


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    Claudio Marchisio, prodotto del vivaio bianconero.


    La campagna acquisti per la stagione 2010-2011 registra un importante rinnovamento della rosa con gli arrivi del portiere Marco Storari, i difensori Frederik Sørensen (arrivato dal Lyngby), prima in Primavera e da ottobre aggregato alla prima squadra, Leonardo Bonucci, Marco Motta, Leandro Rinaudo e il francese Armand Traoré – i tre ultimi citati sono stati ceduti in prestito dall'Udinese, Napoli ed Arsenal, rispettivamente –; i centrocampisti Simone Pepe e Alberto Aquilani – ceduti in prestito dall'Udinese e Liverpool, rispettivamente –, l'uruguaiano Jorge Andrés Martínez, il serbo Miloš Krasić, Davide Lanzafame, che torna in organico dopo il prestito al Parma, l'attaccante Fabio Quagliarella, ceduto in prestito dal Napoli. Invece, sono ceduti Fabio Cannavaro (Al-Ahli), Christian Poulsen (Liverpool), Diego (Wolfsburg), David Trezeguet (Hércules), Mauro Germán Camoranesi (Stoccarda), Jonathan Zebina (Brescia), Albin Ekdal (accordo di comproprietà con il Bologna) e Martín Cáceres (fine prestito, tornato al Barcellona). A queste partenze si aggiungeranno quelle dei centrocampisti Tiago e Luca Marrone e degli attaccanti Ciro Immobile, Sebastian Giovinco e Cristian Pasquato, tutti e cinque ceduti in prestito all'Atlético de Madrid, Siena, Parma e Modena, rispettivamente.
    La prima uscita ufficiale della squadra avviene il 29 luglio 2010 in occasione del terzo turno preliminare di Europa League: l'esordio viene giocato contro gli irlandesi dello Shamrock Rovers a Dublino, dove i bianconeri si impongono per 2-0, grazie alla doppietta di Amauri. Nel match di ritorno, giocato allo Stadio Alberto Braglia di Modena, gli uomini di Delneri, imponendosi per 1-0 (rete su punizione di Alessandro Del Piero), ottengono il passaggio ai play-off, dove incontrano gli austriaci dello Sturm Graz, superati con un risultato globale di 3-1 (vittorie 2-1 a Graz – reti di Bonucci e Amauri – e 1-0 a Torino, gol di Del Piero). La Juventus si qualifica così alla fase a gironi della competizione, dalla quale viene successivamente eliminata nella prima fase dopo aver pareggiato tutti i match del Gruppo A. In campionato i bianconeri, dopo un inizio difficile, vincono il 30 ottobre a San Siro contro il Milan per 2-1 con reti di Quagliarella e Del Piero. A gennaio hanno una crisi che li porta a perdere 4 partite su 6 e ad essere eliminati dalla Coppa Italia ai quarti di finale dopo aver battuto il Catania per 2-0 nel turno precedente, perdendo per 0-2 contro la Roma. Il mercato di riparazione porta nuovi volti in casa juventina: Andrea Barzagli (acquistato dal Wolfsburg), Alessandro Matri (dal Cagliari) e Luca Toni (dal Genoa). Dopo la partita contro il Palermo, la Juventus si impone 3-1 a Cagliari il 5 febbraio (doppietta di Matri e gol di Toni) e una settimana dopo batte l'Inter a Torino il 13 febbraio per 1-0 con una rete di Matri. I due turni successivi, portano due nuove sconfitte; la prima contro il Lecce il 20 febbraio nella città omonima e la seconda contro il Bologna il 26 febbraio a Torino, entrambe per 0-2. Dopo Lecce e Bologna, la Juventus perde in casa contro il Milan, pareggia contro il Cesena (2-2) nell'omonima città e successivamente arrivano le due vittorie contro Brescia per 2-1 e Roma nell'omonima città per 2-0 (gol di Krasic e Matri). La settimana successiva arriva il terzo successo consecutivo, a Torino contro il Genoa per 3-2 con reti di Pepe, Matri e Toni. Dopo questa serie di vittorie arrivano due pareggi deludenti contro Fiorentina (0-0) e Catania (2-2, doppietta di Del Piero di cui una rete su rigore). Il 2 maggio la Juventus si impone a Roma contro la Lazio 1-0 grazie ad un gol di Pepe e torna in corsa per il quarto posto valevole per giocare i preliminari di Champions League. Tuttavia un calo nei successivi turni di campionato fa sì che la Juventus concluda nuovamente il torneo al settimo posto (la squadra torinese non terminava almeno due edizioni consecutive del campionato di Serie A al di sotto del sesto posto dal periodo tra 1954 e 1957).
    Stagione 2011-2012: il ritorno al successo e l'imbattibilità

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    Antonio Conte ha riportato la Juventus alla vittoria del titolo italiano dopo nove anni


    La stagione 2011-2012 vede partire una nuova rivoluzione. In panchina arriva Antonio Conte, il capitano della Juve di Lippi, alla prima esperienza come allenatore in una Big dopo essersi messo in luce in Serie B con le promozioni di Bari (2008-2009) e Siena (2010-2011). La rosa titolare vede invece gli innesti di Andrea Pirlo (svincolato, ex Milan), Mirko Vučinić (dalla Roma), Arturo Vidal (dal Bayer Leverkusen) e Stephan Lichtsteiner (dalla Lazio). Viste le infruttuose annate precedenti, la squadra incomincia la nuova stagione senza godere dei favori del pronostico, ma stavolta la nuova Juve si dimostra subito molto competitiva, esibendo inoltre un ottimo calcio, organizzato e votato all'attacco. Gli schemi offensivi di Conte generano un possesso palla che a fine stagione risulta essere il primo in Italia ed il terzo in Europa (dietro solo al Barcellona e al Bayern Monaco), mentre il gioco corale messo in atto permette di sopperire all'assenza di un bomber prolifico (l'unico attaccante a finire in doppia cifra è Alessandro Matri): a fine stagione sono ben 20 i giocatori andati in rete. L'ex rossonero Pirlo, arrivato a parametro zero, si rivela decisivo nel dare ordine e qualità al gioco della Juve, così come sorprende l'impatto sulla squadra del giovane cileno Vidal; per meglio sfruttare le loro caratteristiche, Conte rinuncia al suo classico 4-2-4 per disegnare prima un 4-3-3 e poi 3-5-2 che esalti appieno le loro potenzialità. I due nuovi arrivati vanno ad affiancare a centrocampo Claudio Marchisio che, in questa stagione, fa il definitivo salto di qualità conquistando anche un posto da titolare in Nazionale; nel corso dell'annata il giovane centrocampista si scopre anche molto prolifico in zona gol. La difesa, pur se composta in buona parte dagli stessi uomini che terminarono il campionato precedente, appare rigenerata, diventando numeri alla mano la migliore del continente: i progressi mostrati da Leonardo Bonucci sono il sintomo più evidente di questo salto di qualità. Risulta importante anche l'apporto dato dalle seconde linee, tra cui si mettono in evidenza Emanuele Giaccherini (dal Cesena), Martín Cáceres (quest'ultimo, alla seconda esperienza bianconera, arrivato dal Siviglia nel mercato di gennaio), Marcelo Estigarribia (dal Deportivo Maldonado) e Paolo De Ceglie.
    In campionato i bianconeri occupano il vertice della classifica fin dalle prime giornate, posizione che cederanno solo poche volte nel corso del torneo: dopo un lungo testa a testa col Milan, il 6 maggio 2012 la Juventus torna a laurearsi campione d'Italia – non accadeva dalla stagione 2002-2003, se si escludono i successi cancellati da Calciopoli – vincendo il suo 28º scudetto (anche se la società lo considera come il suo 30º titolo); il successo, arrivato con una giornata d'anticipo, è ancora più eclatante poiché ottenuto senza aver mai perso una partita. Con 23 vittorie e 15 pareggi, la Juventus riesce a chiudere imbattuta l'intero campionato, eguagliando un record conseguito nella storia del girone unico solo dal Perugia nel 1978-79 e dal Milan nel 1991-92; i bianconeri sono però i primi a siglare questo primato in un torneo a 20 squadre, stabilendo così il record nazionale d'imbattibilità stagionale in campionato. È positivo anche il cammino in Coppa Italia dove, dopo aver battuto Bologna, Roma ed ancora il Milan in un'accesa semifinale risolta ai tempi supplementari, la squadra viene fermata solo in finale dal Napoli; questa sconfitta mette anche fine all'imbattibilità assoluta della squadra bianconera, che tra campionato e coppa termina dopo 43 partite utili consecutive (anch'esso record nazionale).

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    Lo Juventus Stadium


    È questa l'ultima stagione in maglia bianconera di Alessandro Del Piero, che dopo diciannove anni lascia la Juventus. L'annata è avara di soddisfazioni personali per il numero 10, che spesso si trova relegato in panchina in campionato, giocando con continuità solo in Coppa. Il capitano trova comunque modo durante la stagione di timbrare la sua settecentesima partita con la maglia della Juventus (record di presenze che peraltro già gli apparteneva), e di siglare gol decisivi per lo scudetto all'Inter e alla Lazio.
    Juventus Stadium e Juventus Museum
    La nuova stagione juventina era iniziata l'8 settembre 2011 con l'inaugurazione dello Juventus Stadium, il nuovo stadio del club. Sorto sulle ceneri del Delle Alpi, l'impianto è un moderno stadio calcistico da 41.000 posti. Costruito sul modello degli stadi inglesi, col pubblico raccolto e le tribune molto vicine al campo, lo Juventus Stadium è un impianto confortevole e funzionale, privo di barriere architettoniche, e ricco di attività commerciali e servizi collaterali. Lo stadio è interamente di proprietà del club bianconero: la Juventus è la prima società di Serie A a portare a termine questo tipo di operazione immobiliare.
    Il 16 maggio 2012 la società ha poi inaugurato lo Juventus Museum (o J Museum), museo dedicato alla storia della società torinese e al suo legame con la storia del Paese. Realizzato nell'area dello Juventus Stadium, il museo raccoglie trofei, cimeli, maglie d'epoca, immagini storiche e memorabilia varia legata alla squadra bianconera, con l'interazione di tecnologie multimediali e audiovisive. Paolo Garimberti ne viene nominato presidente.
    Stagione 2012-2013: la 5ª Supercoppa italiana
    Nonostante il fresco ritorno al vertice, l'estate del 2012 è abbastanza difficile per la compagine juventina. C'è prima lo scontro coi vertici di FIGC e Lega Serie A sulla possibilità di inserire una terza stella sulle maglie bianconere: la società torinese persevera infatti nel considerare lo scudetto 2011-2012 come il 30º della sua storia, contando nel palmarès anche i 2 titoli cancellati dalle sentenze di Calciopoli. La diversa posizione degli organi federali porta la Juventus alla decisione di rinunciare ad esporre sulle divise anche le due precedenti stelle acquisite, inserendo invece al loro posto la scritta «30 SUL CAMPO». Il club deve poi far fronte alle ripercussione dell'inchiesta sull'ennesimo scandalo calcioscommesse che – nonostante non veda coinvolta la Juventus – tocca alcuni suoi tesserati per fatti contestatigli nelle loro precedenti militanze in altre squadre: la Commissione Disciplinare della FIGC proscioglie i giocatori Leonardo Bonucci e Simone Pepe dalle accuse di combine riguardanti i loro periodi rispettivamente al Bari e all'Udinese, mentre l'allenatore Antonio Conte e il suo secondo Angelo Alessio (pur professando la loro estraneità ai fatti) vengono invece squalificati per un'omessa denuncia inerente il loro periodo al Siena. Le sentenze a carico dei due allenatori, stabilite rispettivamente in 10 e 6 mesi in appello dalla Corte di Giustizia Federale, vengono in seguito ridotte a 4 mesi per Conte e a 2 per Alessio, dopo l'esito dell'ultimo grado di giudizio al TNAS del CONI (durante questo periodo, è Massimo Carrera – ex bianconero, e già assistente di Conte – a sostituire ad interim i due tecnici sulla panchina della Juventus). Conte ritorna a sedersi in panchina il 9 dicembre 2012.
    Sul fronte del mercato, la Juventus rinforza l'organico con gli arrivi di Kwadwo Asamoah e Mauricio Isla (dall'Udinese), Lúcio (svincolato, ex Inter), Nicklas Bendtner (in prestito dall'Arsenal) e del giovane Paul Pogba (svincolato, ex Manchester United); c'è inoltre il ritorno a Torino di Sebastian Giovinco dopo le buone stagioni al Parma. Vengono confermati Cáceres e Giaccherini, mentre non vengono riscattati Borriello ed Estigarribia, che fanno definitivamente le valigie assieme ad Elia e Krasić.
    La squadra fa il suo esordio ufficiale l'11 agosto 2012 allo Stadio nazionale di Pechino, per la finale di Supercoppa italiana contro il Napoli; l'incontro è in pratica la rivincita dell'ultimo atto della scorsa Coppa Italia, che vide i bianconeri sconfitti dagli azzurri. Dopo aver rimontato per due volte l'iniziale svantaggio, stavolta è la Juventus ad uscire vincente dalla sfida, superando i partenopei per 4-2 ai supplementari (reti bianconere di Asamoah, Vidal su rigore, autogol di Maggio, e Vučinić) e mettendo in bacheca la sua 5ª Supercoppa nazionale, successo che mancava dall'edizione del 2003. La stagione segna anche il ritorno dei bianconeri, dopo due anni d'assenza, in Champions League: la squadra supera la fase a gironi qualificandosi come prima del proprio gruppo, davanti agli ucraini dello Shakhtar Donetsk, agli inglesi del Chelsea (campioni d'Europa in carica) e ai danesi del Nordsjælland, accedendo agli ottavi di finale. In campionato, il 3 novembre la formazione bianconera è sconfitta 1-3 allo Juventus Stadium dall'Inter, mettendo fine alla sua imbattibilità assoluta e casalinga (rispettivamente dopo 49 e 25 partite, record nei tornei a 20 squadre); il 25 dello stesso mese il club torinese perde anche la sua imbattibilità esterna (dopo 25 match, altro record), a seguito dello 0-1 subito al Meazza dal Milan. Ciò nonostante, il 16 dicembre la Juventus si laurea campione d'inverno con due turni d'anticipo.




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    Stagione 2007-2008:

    Aaah... Come gioca Del Piero!

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    Alessandro Del Piero (Conegliano, 9 novembre 1974) è un calciatore italiano,attaccante del Sydney FC e campione del mondo con la Nazionale italiana nel 2006.
    Soprannominato Pinturicchio, si è segnalato sin da giovane come uno dei maggiori talenti espressi dal calcio italiano.
    Capitano della Juventus dal 2001 al 2012, ha segnato in tutte le competizioni a cui ha partecipato con la squadra, di cui detiene il primato assoluto di gol (290) e di presenze (705).
    È stato inserito per tre anni consecutivi (1995-1996, 1996-1997, 1997-1998) nella Squadra dell'Anno secondo l'associazione European Sports Magazines. L'Association of Football Statisticians (The AFS), classificando i Più grandi calciatori di sempre, lo ha incluso al 60º posto. Nel 2000 è risultato essere il calciatore più pagato del mondo tra stipendio e introiti pubblicitari.
    Vince il Trofeo Bravo nel 1996. Nel 2004 è stato incluso nella FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, redatta da Pelé e dalla FIFA in occasione delle celebrazioni del centenario della Federazione internazionale, ed è anche risultato 49º nell'UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d'Europa dei cinquant'anni precedenti. Inoltre è stato incluso tra i 50 candidati al Pallone d'oro sei volte, classificandosi quarto nel 1995 e in quello contestato del 1996.Con la Nazionale ha totalizzato 91 presenze e 27 reti, partecipando a tre Mondiali e quattro Europei. È stato il migliore calciatore italiano nel 1998 e nel 2008, nominato dall'Associazione Italiana Calciatori.
    Nel 2007 lascia la sua impronta nella "Champions Promenade" vincendo il Golden Foot. Ha conquistato quattro titoli di capocannoniere, il primo in UEFA Champions League nel 1997 con 10 gol, il secondo nel 2006 in Coppa Italia con 5 gol, il terzo nel 2007 con 20 gol in Serie B e il quarto in Serie A con 21 gol nel 2008.
    Nel 2011 è risultato essere il secondo calciatore più popolare d'Europa secondo la International Federation of Football History & Statistics, alle spalle di Francesco Totti.

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