Per vincere la noia della solita domenica in casa con i nonni, un bimbo si imbarca in una passeggiata per il villaggio, afflitto dai problemi derivanti dalla chiusura della fabbrica locale. Lasciando incautamente una moneta sui binari della ferrovia, dopo che un treno vi passa sopra, scopre che tutto il mondo circostante è profondamente cambiato.... A dirigere è il canadese Patrick Doyon.
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The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore
Moonbot Studios ha fatto girare la testa a molti con le proprie applicazioni per bambini, fantasiose e squisitamente disegnate a mano. Ora, dopo aver rilasciato in App Store The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore, prova ad ammaliare le nostre fantasie realizzando uno spinoff, un cortometraggio d’animazione che è stato oltretutto nominato per un Academy Award. Diretto da William Joyce e Brandon Oldenburg, The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore trae la propria ispirazione dall’Uragano Katrina, Buster Keaton, Il Mago di Oz, ed un’amore per i libri, mescolando animazione digitale all’avanguardia con un asettico ma ammaliante film muto.
I paragoni con la Pixar sono inevitabili, ma il lavoro della Moonbot ha un’atmosfera caratteristica, un’affinità per le cose antiche, con anche un pizzico di gotico. Con un occhio di riguardo per i dettagli, come il cappello di paglia di Buster Keaton e la tipografia francese vintage, il Mondo della Moonbot risulta essere coinvolgente e ricco. Anche nella sua forma non interattiva, Mr. Lessmore sarà un concorrente per una di quelle statuette d’oro.
Un ragazzo viene portato per la prima volta a lavoro dal papà e dal nonno: fermi in mare aperto su una barchetta in legno, aspettano qualcosa nel profondo della notte. Una sorpresa lo attende: quale dei punti di vista dei due uomini farà suo? Troverà la verità nel mezzo?
Morning Stroll diretto da Grant Orchard. La storia che racconta di un incontro tra un newyorkese ed un pollo, evento che avrà sorprendenti retroscena che si dipaneranno in oltre cento anni, è liberamente ispirato ad uno degli eventi reali narrati nella raccolta di storie Ho pensato che mio padre fosse Dio-Storie dal cuore dell’America raccolte e riscritte delll’autore americano Paul Auster.
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LOW LIFE
Low Life di Amanda Forbis e Wendy Tilby. La trama ci racconta di un uomo elegante inviato nel 1909 dall’inghilterra in Canada per occuparsi di una fattoria, ma la natura selvaggia che l’uomo si troverà ad affrontare non ammetterà distrazioni.
Regia Peter Sohn Produttore Kevin Reher Casa di produzione Pixar Animation Studios Character design Teddy Newton Animatori Andy Schmidt (supervisione) Fotografia Tim Best Montaggio Jason Hudak Musiche Michael Giacchino Scenografia Noah Klocek
Parzialmente nuvoloso (Partly Cloudy) è un cortometraggio del 2009 diretto da Peter Sohn. Prodotto da Pixar Animation Studios in co-produzione con Walt Disney Pictures, il cortometraggio venne allegato alle copie cinematografiche del film Pixar Up.
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Riprendendo la tradizione che i bambini nascano perché portati dalle cicogne, il cortometraggio racconta la storia della cicogna Peck, addetta alle consegne di un particolare tipo di bambini (umani e animali), ovvero quelli più pericolosi, ad esempio coccodrilli, porcospini, montoni, ecc. A "fabbricare" questi bambini sono le nuvole, e in particolare è la nuvola Gus quella che produce i bambini per Peck. Il lavoro però diventa duro per la cicogna, e quando questa prova a spiegarlo a Gus viene fraintesa. Il conflitto che ne è generato si risolverà con il gioco di squadra che i due colleghi e amici capiranno di dover fare.
Paperman. Il corto Disney candidato agli Oscar La Disney lancia Paperman – Full Animated, opera prima di John Kahrs in corsa agli Academy Awards 2013 come Miglior cortometraggio di animazione.
-M.F.-02 febbraio 2013- Sono circa 7 minuti di puro romanticismo, di amore; un mix perfetto tra la favola in stile Disney e la commedia romantica. Questo è Paperman – Full Animated, il corto in bianco e nero, prodotto dalla Walt Disney Animation Studios ed opera prima dell’esordiente John Kahrs, in corsa agli Accademy Awards, come uno dei cinque migliori cortometraggi di animazione. La storia è semplice e proprio per questa sua semplicità e per il fatto che sia completamente senza parole, viene brillantemente e sapientemente aiutata dalle musiche composte da Christophe Beck, le quali emozionano fortemente lo spettatore. Sullo sfondo di una suggestiva New York degli anni ‘40, troviamo George, un giovane uomo solitario, il cui destino prende una piega inaspettata quando un incontro casuale con una bella donna, Meg, a una fermata della metro, cambierà la sua vita. Convinto di aver incontrato e allo stesso tempo perduto la ragazza dei suoi sogni, come succede nelle migliori commedie romantiche, George ottiene una seconda possibilità, quando seduto alla scrivania del suo ufficio, volta lo sguardo verso una delle finestre e intravede la fanciulla all’interno del grattacielo sull’altro lato della strada. Con a disposizione solo una pila di fogli sulla sua scrivania, George cercherà in tutti i modi di attirare le attenzioni della ragazza. E quando sembra che tutto sia perduto, eccolo lì il destino pronto a dargli una mano per far trionfare l’amore. Nel corto Disney c’è un sapiente uso sia delle tecniche digitale che di quelle tradizionali: i personaggi e gli sfondi sono stati resi digitalmente e quindi su quelle forme sono stati inseriti a strati i disegni a mano, infondendo così alle immagini una sorta di look 3-D impossibile da realizzare con le tecniche d’animazione tradizionali della vecchia scuola; grazie a questa tecnica, Paperman guadagna quell’atmosfera retrò che lo rende un corto davvero indimenticabile. Le voci in originale di George e Meg sono rispettivamente del regista John Kahrs e della doppiatrice Kari Wahlgren. Il corto, grazie anche alla sua diffusione sul canale Youtube della Disney ha appassionato il pubblico di tutto il mondo e fin da subito le condivisioni sui social network è stata altissima, tanto da diventare uno dei filmati per il quale gli utenti di Facebook hanno fatto più share.
Paperman- Full Animated, agli Oscar, dovrà vedersela con avversari molto agguerriti come Guacamole di PES un vero habitué di premi in campo di animazione, Adam and Dog di Minkyu Lee, Head Over Heels di Timothy Reckart e Fodhla Cronin O'Reilly e Maggie Simpson in The Longest Daycare di David Silverman, il regista di numerosi episodi e del film dei Simpson.
In un modo interessante, “The Croods” parla di narrazione, pitture rupestri, accenni alla tradizione orale. C’è qualcosa di commovente in questo… (Tom Keogh - Seattle Times)
I CROODS
Titolo originale The Croods Genere animazione, commedia, avventura Regia Kirk De Micco, Chris Sanders Sceneggiatura Kirk De Micco, Chris Sanders Produttore Kristine Belson, Jane Hartwell Casa di produzione DreamWorks Animation Distribuzione (Italia) 20th Century Fox Art director Paul Duncan Fotografia Yong Duk Jhun Montaggio Darren T. Holmes Musiche Alan Silvestri Scenografia Christophe Lautrette Doppiatori originali Nicolas Cage: Grug Ryan Reynolds: Guy Emma Stone: Hip Catherine Keener: Ugga Clark Duke: Tonco Cloris Leachman: Nonna Randy Thom: Sandy Chris Sanders: Laccio
Il viaggio avventuroso della prima famiglia moderna. Quando, a causa di un cataclisma, la loro caverna viene distrutta - così come tutto il circondario - i Croods sono costretti ad avventurarsi in luoghi a loro ignoti e a riorganizzare la propria vita. Lungo la strada incontrano Guy, le cui sorprendenti nuove scoperte - come il fuoco e... le scarpe! - scuotono la loro visione del mondo in modo del tutto inaspettato. La maggior parte della famiglia, e in particolare Hip (la figlia teenager), accoglie con entusiasmo ciò che Guy chiama "domani", mentre Grug (il padre) intravede un’altra grande calamità all’orizzonte: quella di un affascinante ragazzo che insidia sua figlia! I Croods presto si rendono conto che se non saranno in grado di evolversi... entreranno presto a far parte del passato. Fra scontri generazionali e movimenti sismici, scopriranno un incredibile nuovo mondo popolato da creature fantastiche, e un futuro al di là di ogni loro più sfrenata immaginazione.
L’età della pietra pullula di incognite e pericoli; così papà Grug è un cavernicolo costantemente allarmato, tutto dedito alla protezione del clan familiare. Sua figlia Eep invece vuole conoscere il mondo. Sarà un cataclisma a trasformare i Croods da stanziali in nomadi, facendo loro incontrare Guy, un “caveboy” pieno di risorse che conquista Eep. Su una trama di viaggio abbastanza prevedibile, il nuovo cartoon della DreamWorks mischia commedia familiare e avventura, teenage-movie e dinamismo slapstick. Come nella storica serie I Flintstones, occupano spazio le gag anacronistiche che suggeriscono analogie tra l’età della pietra e l’oggi. Lo schema dei rapporti familiari è modellato su quelli dei tempi a venire (a Hollywood la famiglia è sempre di moda…): soprattutto dal punto di vista di papà Grug, geloso della figlia e seccato di doversi occupare della suocera. Non mancano gli episodi riservati alle scoperte (il fuoco) e alle invenzioni (le scarpe). Di rigore il cast di supporto dei comprimari buffi, a cominciare dal versatile bradipo Laccio. (Roberto Nepoti - la Repubblica)
CATTIVISSIMO 2
Titolo originale Despicable Me 2 Lingua originale inglese Paese di produzione USA Anno 2013 Durata 98 min Colore colore Audio sonoro Rapporto 2,35:1 Genere animazione, azione, avventura, commedia Regia Pierre Coffin, Chris Renaud Sceneggiatura Ken Daurio, Cinco Paul Produttore Janet Healy, Christopher Meledandri Casa di produzione Illumination Entertainment Distribuzione (Italia) Universal Pictures Storyboard Wilbert Plijnaar, Matthew Nealon Art director Eric Guillon Montaggio Gregory Perler Musiche Heitor Pereira, Pharrell Williams Scenografia Yarrow Cheney Doppiatori originali Steve Carell: Gru Kristen Wiig: Lucy Wilde Benjamin Bratt: Eduardo/El Macho Miranda Cosgrove: Margo Dana Gaier: Edith Elsie Fisher: Agnes Russell Brand: Dr. Nefario Steve Coogan: Silas Ramschiappa Ken Jeong: Floyd Aquila-san Moises Arias: Antonio Perez Nasim Pedrad: Jillian Kristen Schaal: Shannon Pierre Coffin: Kevin / Bob / Stuart Chris Renaud: cameriere italiano Vanessa Bayer: assistente di volo Doppiatori italiani Max Giusti: Gru Arisa: Lucy Wilde Neri Marcorè: Eduardo/El Macho Rossa Caputo: Margo Veronica Benassi: Edith Arianna Vignoli: Agnes Nanni Baldini: Dr. Nefario Carlo Cosolo: Silas Caprachiappa Haruhiko Yamanouchi: Floyd Aquila-san Alex Polidori: Antonio Perez Ilaria Latini: Jillian Giuppy Izzo: Shannon
Personaggi
Gru: È il protagonista. In questo film è diventato un produttore di marmellate, e viene assoldato per combattere un nuovo super cattivo.
Lucy Wilde: È una spia che, insieme a Gru, è stata arruolata per salvare il mondo dal nuovo super cattivo. Alla fine si sposerà con Gru, che capirà di provare qualcosa per lei.
Margo: È la figlia adottiva maggiore di Gru. Si innamorerà del figlio di El Macho, ma lui la lascerà.
Edith: È una figlia adottiva di Gru.
Agnes: È la figlia adottiva minore di Gru. Lei è la prima ad accorgersi che Gru prova qualcosa per Lucy.
Minions: In questo film vengono rapiti da El Macho, che li trasforma in terribili macchine distruttive viola.
Eccetto due: Stuart e Dave, che aiuteranno Gru nei suoi piani per sconfiggere El Macho.
Stuart: È uno dei tre minions che non è stato catturato da El Macho. Aiuterà Gru nei suoi piani.
Dave: È uno dei minion che aiuta Gru a sconfiggere El Macho.
Tim: È un minion, che non essendo stato catturato, è rimasto a casa a sorvegliare Margo, Edith e Agnès.
Dr. Nefario: È l'assistente di Gru. Si licenzia, dato che gli manca fare il cattivo. Andrà a lavorare per El Macho, ma poi aiuterà Gru a ritrasformare i minions nel loro stato originario.
Eduardo "El Macho": È il cattivo principale del film. Vuole dominare il mondo con l'aiuto dei minions, che ha trasformato in terribili macchine da guerra viola.
Antonio: È il figlio di El Macho. Si innamorerà di Margo, ma poi la lascerà per un'altra ragazza.
Kyle: È il cane di Gru. Appare poco nel film. Ormai affezionato alle bambine, interpreta un drago alla festa di compleanno di Agnes. Quando fa i bisogni sulle piante queste appassiscono.
Trama
Ora che Gru 'l’imprenditore' ha lasciato alle spalle una vita fatta di crimini, per crescere Margo, Edith e Agnes, ha molto tempo libero a disposizione insieme al dottor Nefario e ai Minions. Ma proprio mentre comincia ad adattarsi al suo nuovo ruolo di buon padre di famiglia di periferia, una fantomatica organizzazione, la Lega Anti-Cattivi impegnata su scala mondiale, bussa alla sua porta. Ora, tocca a Gru e alla sua nuova partner, Lucy Wilde, scoprire il responsabile di un crimine spettacolare per consegnarlo alla giustizia. Dopo tutto, solo il più grande ex-cattivo del mondo può fermare l’unico malvagio in grado di prendere il suo posto...
..recensione.. Forse è vero che gran parte della cattiveria umana è causata dalla mancanza di affetto e dall’incapacità di esprimerlo, come ci dicono spesso i film statunitensi per famiglie. Giocando su questo tema, certi cartoni permettono di amare quelle figure che un tempo erano destinate a scomparire e a farlo brutalmente (come la matrigna di Biancaneve). Anche perché sono proprio i brutti e cattivi a rimanere in mente; è Crudelia De Mon piuttosto che i padroni dei 101 dalmata (di cui, appunto, non ricordiamo il nome). Così oggi eccoci a fraternizzare con il bonaccione Shrek, con i mostri della Pixar che spaventano di notte i bambini o con Gru, protagonista del secondo Cattivissimo me. Nell’esordio voleva rubare la luna, ma i suoi propositi erano vanificati dall’incontro con tre sorelline. Non immaginava mica che l’amore paterno lo avrebbe travolto. Dopo l’ottimo successo del primo film, come accade in questi casi, ecco il secondo, dove la cattiveria di Gru è più sfumata. Qui si rivela soprattutto un padre impacciato di fronte all’amore incontenibile delle tre figlie, con il tempo contato e incredibilmente geloso di Margo, la più grande delle tre, che si prende una cotta per il messicano Antonio. Tante diverse situazioni s’intrecciano con ritmo frizzante ma non frenetico, giocando spesso sulla consapevolezza dei più piccoli nei confronti delle debolezze adulte. E poi qui Gru (finalmente) si innamora: alla ricerca di un ladro che ha rubato un potente siero che incattivisce, si ritrova fianco a fianco con Lucy, una sorta di Olivia (di Braccio di Ferro) spilungona ed esuberante che gli conquista il cuore. L’identità del cattivo è velatamente nascosta e non la sveliamo. Vale la pena però segnalare che il personaggio di Edoardo, padre messicano di Antonio, ha rappresentato il più grosso problema per gli autori: a dargli la voce doveva infatti essere Al Pacino, che aveva registrato tutto. Poi, per divergenze creative con i registi, l’attore di Serpico ha lasciato il posto a Benjamin Bratt. Non si conoscono i dettagli della questione, ma bisogna dire che tanto Edoardo quanto gli altri personaggi sono brillanti, ben caratterizzati, e animati con molta inventiva. Ma tutto sarebbe solo buono se ad alzare il livello non ci pensassero i Minion, fantastici personaggini gialli con la tuta da meccanico e una parlata che è la versione internazionale del grammelot di Dario Fo con l’influenza della Linea di Osvaldo Cavandoli. Questi aiutanti di Gru, un po’ bambini e un po’ no, rappresentano un’umanità semplice e spensierata, che si diverte a esprimere se stessa, anche nelle situazioni difficili. Un allegro popolo in vacanza, capace di alzare il livello di comicità in ogni momento (non a caso saranno i protagonisti di un prequel tutto loro ambientato negli anni Sessanta). Esilarante la canzone nonsense (in stile giapponese) con cui uno di loro celebra l’amore tra Lucy e Gru. Il bello è che questi personaggi, così come metà del film, sono nati e sviluppati a Parigi da Pierre Coffin, uno dei registi. Non è il primo caso di partecipazione europea a una produzione d’animazione statunitense, ma qui ci sono due studi, uno a Los Angeles e uno a Parigi, che lavorano a braccetto. I risultati al botteghino sono stati ottimi: per raggiungerli, oltre a un notevolissimo impegno promoziona-le, si sfrutta anche la presenza continua di spezzoni di canzoni di successo, tra cui la vecchia “In the summertime” dei Mungo Jerry e la classica “YMCA” dei Village People. (Autore: Luca Raffaelli - Testata: la Repubblica)
Dino è un gatto dalla doppia vita. Di giorno, è un animale adorante verso la padroncina Zoe e la sua superimpegnata mamma, capo delle forze di polizia, di notte accompagna Nico, un gatto ladro professionista gatto mentre perlustra i tetti di Parigi alla ricerca di gioielli e altri oggetti. Nonostante la sua professione, Nico è un felino profondamente buono e dal grande senso di umanità. Poiché sua madre lavora così duramente, Zoe trascorre molto del suo tempo con la sua baby-sitter ge, Claudine. Mentre la madre cerca di rintracciare i criminali di Parigi, Dino porta a Zoe un braccialetto b e involontariamente mette in moto una catena di eventi che comportano un rapimento, una notte a caccia e la scoperta di un terribile tradimento. Prodotto e sceneggiato dal grande talento di Jacques-Rémy Girerd (regista di Raining Cats e Rane e Mia et le Migou (LFF 2008), A Cat in Paris segue le convenzioni di un thriller classico intrecciandosi con tensione e comicità: un intelligente, affascinante film di animazione adatto a tutte le età e specie - umana e felina allo stesso modo.
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CHICO & RITA
Un cantautore di talento e un bella cantante inseguono i loro sogni e si inseguono a vicenda, da L'Avana a New York e Las Vegas. Chico è un giovane pianista di belle speranze, Rita ha una, voce straordinaria. Musica edesiderio romantico li uniscono, ma il loro viaggio - nella tradizione della ballata latina, il bolero - porta angoscia e tormento. Presentato durante il Toronto film Festival, Il Telluride Film Festival e il London Film Festival, il film conta sulla colonna sonora originale del pianista cubano, bandleader e compositore Bebo Valdés. Conta anche le musiche di Thelonious Monk, Cole Porter, Dizzy Gillespie e Freddy Cole.
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KUNG FU PANDA 2
Il panda Po, il nuovo Guerriero Dragone, protegge la Valle della Pace aiutato dai Cinque Cicloni (Tigre, Vipera, Scimmia, Gru e Mantide). Tuttavia, un giorno, durante uno scontro con un branco di lupi, Po dopo aver visto un misterioso stemma ha una visione e si distrae permettendo ai nemici di scappare. Lo stemma in realtà è il simbolo della casata di Lord Shen, un pavone bianco. In origine i genitori di Shen portarono pace e serenità nel loro regno grazie alla polvere da sparo, che essi usavano solo per spettacoli pirotecnici. Lord Shen, invece, vedeva nella polvere la possibilità di sottomettere tutta la Cina con armi da fuoco. Dopo che una divinatrice aveva previsto la sconfitta di Shen a opera di un guerriero bianco e nero, il pavone fece sterminare tutti i panda del regno. I suoi genitori, a quel punto, furono costretti a mandarlo in esilio...e Shen giurò vendetta. Po, per trovare la pace interiore, deve ricostruire il suo passato. Dopo varie vicissitudini si ricorda di come lo stesso Lord Shen abbia sterminato i suoi genitori e di come la madre per salvarlo lo abbia abbandonato in una cesta dove poi fu trovato dall'oca Ping (padre adottivo di Po). Po riesce infine a battere col solo kung fu i cannoni di Shen, e quando al pavone viene data la possibilità di redimersi, egli rifiuta combattendo fino alla morte. La serenità torna nella valle, ma ciò che Po non sa è che il suo vero padre è ancora vivo.
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IL GATTO CON GLI STIVALI
In un antico borgo spagnolo, Gatto e Humpty Dumpty sono cresciuti come fratelli in un orfanotrofio, col sogno di trovare un giorno i fagioli magici e arrivare all'oca dalle uova d'oro. Nel frattempo, geloso del suo compare più atletico ed amato, Humpty non ha però disdegnato la strada del crimine ed è proprio in occasione di una rapina che qualcosa è andato storto e la loro amicizia si è frantumata. Gatto si aggira da allora come un fuorilegge, in cerca di un modo per ripulire il suo nome, mentre Humpty fa squadra con Kitty Zampe di Velluto, una gattina bella e scaltra. Il destino li rimette un giorno insieme, finalmente sulle tracce dei fagioli magici. Anche chi non è mai stato fan delle avventure animate dell'orco Shrek, non ha potuto resistere al fascino sornione e birichino del personaggio del gatto, apparso nel secondo capitolo e divenuto in fretta la sola oasi anti-noia all'interno di un franchise in rapido inaridimento. Il film che lo vede protagonista sceglie di non sfiorare nemmeno marginalmente il suo cammino al fianco degli orchi e di ciuchino ma di andare direttamente ad esplorare la sua infanzia e la genesi del personaggio, un po' come hanno fatto recentemente altre saghe cinematografiche, da Star Trek a X-Men. Mutare terreno, data l'arsura della palude precedente, non sembrava affatto una cattiva idea, quella che non si spiega è la mutazione totale, diremmo genetica, del personaggio. Cosa ne sia stato della pallina di pelo capace di confondere gli avversari sgranando gli occhioni e facendo le fusa per poi tirare fuori gli artigli al momento opportuno, è un mistero senza soluzione. Ritroviamo il gatto trasformato in parte in Zorro, con tanto di cavallo e spada graffitara (e va bene che dietro c'è Banderas ma sembra una presa in giro), e in parte in D'Artagnan, con Milady al seguito. Ciò che non cambia, rispetto alla tradizione di famiglia, è il paesaggio narrativo, ispirato ancora una volta alla fiaba - qui è “Jack e il fagiolo magico” - ma, se possibile, più pretestuoso che altrove. Per una curiosa legge del contrappasso, così come il gatto con gli stivali aveva a suo tempo rubato la scena ai protagonisti del film che l'ospitava, qui non c'è dubbio che i numeri del gatto siano di gran lunga meno interessanti di qualsiasi cosa faccia il personaggio di Humpty, l'uovo antropomorfo. Handicappato drammaticamente dalla sua forma fisica che lo rende totalmente dipendente dall'aiuto altrui, Humpty è invidioso, morbosamente legato al proprio compagno di giochi d'infanzia, incline a commettere atti fraudolenti e pronto a tradire, ma anche ingegnoso, spassoso e autoironico (la tutina dorata è un colpo di genio): l'unico personaggio che buchi lo schermo e per il quale valga la pena vedere il film. (mymovies.it)
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RANGO
“Io sono grande, è il terrario che è troppo piccolo per me”. Parafrasando le frustrazioni megalomani di Norma Desmond, ecco a voi “RANGO”, il piccolo camaleonte protagonista dell’ultimo film di GORE VERBINSKI che, come si è capito, è in crisi d’identità. Non è facile esprimere l’artista versatile che è in lui quando si è chiusi in una scatola di vetro di 50 centimetri. La sua casa è un terrario, lui ama il cinema, il teatro, la messa in scena e fa quel che può con gli strumenti di cui dispone. La fantasia non gli manca ma la sua troupe lascia un po’ a desiderare e, anche se non lo sa, pure lui deve affinare le sue tecniche attraverso quell’esperienza che solo la vita vissuta concede. Un incidente inatteso però gli offre la possibilità di diventare il protagonista di un’epica storia di genere western. Cavalcate oltre il tramonto, leggende di confine, pistoleri fuorilegge, saloon e persino mariachi pronti a saccheggiare il repertorio di Morricone per cantare il suo destino. Un destino che lo conduce nella città di Polvere dove la gente sta affrontando una terribile siccità. E’ la sua occasione: potrebbe spacciarsi per il tanto atteso salvatore, ma ad offuscare il suo scintillante percorso verso la gloria ci si mette quella fantasia sfrenata, la vanità da primadonna indiscussa dello show, e la modesta contraffazione cui la sua natura camaleontica lo condanna. Ma il viaggio dell’eroe non è tale se non c’è il conflitto: è dopo aver misurato i propri limiti, dopo aver assaporato l’umiliazione e la sconfitta, che il prode imparerà dal fallimento e avrà finalmente un’identità, arma necessaria per affrontare la prova finale. Così si scrive una storia che meriti di essere raccontata e Rango lo impara sulle sue pelli in un racconto di formazione e catarsi camaleontica quanto lui. Un’avventura colorata che attraversa il cinema con un’esplosione di citazioni, un pastiche di linguaggi che combina metaracconto, toni alti e demenziali, e si fa commedia picaresca, irriguardosa e semiseria al tempo stesso. La sceneggiatura è gioiosa, quasi eroica nel cavalcare per sentieri meno battuti e trasuda efficacemente l’entusiasmo di una genesi creativa fatta di amore per il vecchio cinema e di attenzione per il suo futuro. (film.it)
http://Video Oscar 2016 miglior cortometraggio d'animazione:
Bear Story
Bear Story racconta la storia di un orso solitario che costruisce un complicato diorama per ricordare e forse recuperare, la vita che aveva condotto con la sua famiglia, la moglie e il figlio, prima di esser rapito e portato in un circo. Ogni giorno, con grande malinconia, il vecchio orso prende il suo diorama meccanico per andare in un angolo di strada, e mostrare a tutti la sua storia. Con una moneta, i passanti possono guardare, attraverso lo spioncino della sua invenzione, cosa si nasconde dentro quella scatola “magica”. Una storia speciale, un orso da circo che desidera fuggire per ritornare dalla sua famiglia, da cui è stato sottratto.
Il regista Gabriel Osorio, alla sua prima candidatura agli Oscar, ha dichiarato: “Mio nonno, Leopoldo Osorio, è stato arrestato nel 1973, durante la dittatura di Pinochet in Cile. È stato incarcerato per due anni e a fuggire in Inghilterra, costretto a vivere in esilio e a stare lontano dalla sua famiglia. Durante la mia infanzia, ho sentito la presenza invisibile di un nonno assente, che non era morto, ma non era presente nella mia vita. Il mio cortometraggio “Bear Story” non è la vita di mio nonno, ma si ispira alla sua assenza e al segno che ha lasciato su di me. Bear Story lascia alcune domande senza risposta. Cosa è successo alla famiglia dell’orso? Dove sono loro? Queste sono le stesse domande che migliaia di famiglie si pongono e che ad oggi ancora non sanno dove sono finiti i loro cari. Questo cortometraggio è il risultato di oltre due anni di duro lavoro.”
A queste dichiarazioni, Osorio aggiunge: “È una fantastica opportunità per far passare questo messaggio. L’importanza della famiglia, del fatto che una famiglia debba stare unita e non debba essere separata per nessuna ragione politica o per altre ragioni. Spero sinceramente che “Bear Story” ricordi al pubblico l’importanza dei loro cari e il loro significato nelle loro vite”. Una messaggio questo, che ci deve far riflettere.”
Un film di Tomm Moore. Con David Rawle, Brendan Gleeson, Fionnula Flanagan, Lisa Hannigan, Lucy O'Connell.
Un film d'animazione per ragazzi che invita anche i più grandi a riflettere sui temi della solidarietà, della generosità e della purezza. Francesco Giuseppe Trotta
Saoirse è una bambina particolare, a 6 anni ancora non riesce a parlare e prova una strana e fortissima attrazione per il mare. Vive nella casa sul faro con il papà e il fratello maggiore Ben, spesso imbronciato e antipatico con la sorellina che ritiene responsabile della scomparsa dell'amata madre. La casa sul faro nasconde tanti segreti e oggetti magici, e quando Saoirse scopre due di questi, una conchiglia regalata dalla mamma a Ben per sentire il suono del mare e un vecchio mantello della madre, innesca un magnifico viaggio negli abissi marini tra foche e personaggi fantastici. Scopriamo così che Saoirse è una delle "selkies", creature magiche che vivono a metà tra terra e mare e che con il proprio canto possono risvegliare le vittime della strega Macha, private di emozioni e trasformate in pietra. Saoirse è la prescelta e con questo suo compito inizia un immaginifico cammino in cui Ben metterà in gioco la propria vita per salvare quella della sorellina. Song of The Sea è l'ultimo affascinante lavoro del regista nordirlandese Tomm Moore, già candidato all'Oscar per The Secret of Kells. Attraverso personaggi e mondi magici, Moore indaga l'aspetto strettamente umano delle emozioni e dei ricordi. La strega malvagia che svuota le creature dei sentimenti negativi crede di agire in buona fede aiutandole ad eliminare il dolore. Saranno due bambini a farle comprendere che non bisogna mai privarsi delle emozioni, siano esse positive o negative, perché la vita è la storia delle nostre esperienze che, collegandosi l'un l'altre come pezzi di un puzzle, restituiscono all'uomo la sua unicità ed essenza. Ed è proprio dal dolore che parte la rinascita, quella della famiglia di Ben e Saoirse che troverà nella sensibilità e nell'audacia dei suoi più giovani componenti la forza per ripartire e tornare a vivere serenamente. Con un'incantevole alternanza di semplicità grafica nella pittura dei personaggi e uso raffinato della tecnica per scenografie e paesaggi, Moore dà vita ad un film d'animazione per ragazzi che invita anche i più grandi a riflettere sui temi e sulle virtù tipicamente fanciullesche della solidarietà, della generosità e della purezza delle azioni.