MAX VON SYDOW

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    MAX VON SYDOW

    max

    Max Von Sydow, nato il 10 aprile 1929 a Lund in Svezia, è famoso soprattutto per la sua lunga collaborazione col grande regista Ingmar Bergman.
    Sydow, il cui vero nome è Carl Adolf, nasce in una famiglia ricca e cosmopolita, sua madre è una baronessa, il padre un professore di etnologia all’Università di Lund. Da bambino riceve una severa educazione luterana e gli vengono insegnati il tedesco e l’inglese fin dai nove anni. Comincia a interessarsi di teatro già negli anni della scuola e, successivamente, si iscrive all’Accademia Teatrale Svedese di Stoccolma, dove si diploma nel 1951, lo stesso anno della collega e amica Ingrid Thulin.
    Appena diplomato, Von Sydow debutta al cinema con “La notte del piacere”, tratto dal classico di August Strindberg “La signorina Julie”. Negli anni seguenti lavora in molte produzioni teatrali svedesi, diventando noto a livello nazionale. Nel 1955 si sposta a Malmo per lavorare nello stabile della città svedese e conosce un giovane e ambizioso regista, Ingmar Bergman, che diventa il suo mentore.
    Bergman, impressionato dalle capacità attoriali di Von Sydow, lo vuole come protagonista del surreale “Il settimo sigillo” (1957), nel quale interpreta Antonius Block, un cavaliere medievale che cerca di battere a scacchi la Morte. Il film, dalle atmosfere cupe e metafisiche, è un successo internazionale, viene premiato a Cannes e lancia i nomi di Bergman e Von Sydow a livello mondiale. Von Sydow diventa uno degli attori preferiti di Bergman che dal 1957 al 1963 lo dirige in ben otto film. In particolare nel capolavoro “Il posto delle fragole” (1957), nell’horror “Il volto” (1958) e nelmedievale “La fontana della vergine” (1959).
    Fino a metà degli anni Sessanta Von Sydow continua a risiedere e lavorare in Svezia, nonostante i richiami di Hollywood siano pressanti. Nel 1962 rifiuta di interpretare il Dr. No nel primo film di 007, ma alla fine si convince a trasferirsi in America per interpretare Gesù nel kolossal religioso “La più grande storia mai raccontata” (1965) di George Stevens. Per diversi anni risiede fra Los Angeles e Stoccolma, spesso interpretando ruoli da cattivo in film come in “Quiller Memorandum” (1966), “Lettera al Cremlino” (1970) o “I tre giorni del Condor” (1975), dove lo troviamo nei panni del killer professionista Joubert. Nel 1973 è Padre Merrin nel classico del terrore “L’esorcista” di William Friedkin.
    Von Sydow non rinuncia comunque al cinema intellettuale e al rapporto privilegiato con Bergman che lo rende protagonista dell’horror metafisico “L’ora del lupo” (1967) e dell’angoscioso catastrofico “La vergogna” (1968). Nel primo film l’attore è un artista depresso, perseguitato da misteriosi fantasmi, nel secondo, in coppia con Liv Ullmann, è un uomo mite che perde lentamente la sua umanità a causa di una guerra.
    A metà degli anni Settanta, Von Sydow decide di trasferirsi in Italia anche per merito della sua grande amicizia con Marcello Mastroianni. In questi anni partecipa a produzioni di qualità come “Cuore di Cane” (1976), un adattamento dal racconto fantastico di Bulgakov diretto da Alberto Lattuada, “Il deserto dei Tartari” (1976) di Zurlini, dal romanzo di Dino Buzzati, accanto a Giuliano Gemma e Vittorio Gassman e “Cadaveri eccellenti” (1976) di Rosi, insieme a Lino Ventura.
    Nel 1977 torna all’horror, questa volta con Boorman che lo dirige in “L’esorcista II - L’eretico”, mentre gli anni Ottanta si aprono con un ruolo di spicco nel classico del camp “Flash Gordon” (1980), musicato dai Queen e diretto da Mike Hodges, dove interpreta l’imperatore Ming il Crudele. Fra i numerosi film di questo decennio bisogna ricordare almeno il ruolo del cattivissimo Blofeld, nemico di James Bond in “Mai dire mai” (1983), la sua partecipazione al kolossal fantascientifico “Dune” (1984) diretto da David Lynch e il ruolo da co-protagonista in “Pelle alla conquista del mondo” (1987) di Bille August, film trionfatore a Cannes che consegue anche un Oscar come Miglior Film Straniero.
    Negli anni Novanta Von Sydow, ormai una leggenda vivente, è coinvolto fra l’altro nel cast all-star dell’avventuroso “Fino alla fine del mondo” (1991) di Wim Wenders, recita in “Con le migliori intenzioni” (1992) una drammatica storia autobiografia scritta da Bergman ma diretta da Bille August e in “La neve cade sui cedri” (1999) di Scott Hicks. Negli ultimi anni si segnalano la sua collaborazione con il nostro Dario Argento per il giallo “Non ho sonno” (2000) e le ottime prestazioni nel ruolo del dottor Burgess nel fantascientifico “Minority Report” (2002) di Spielberg e dello psichiatra ex-nazista dottor Naehring in “Shutter Island” (2010) di Martin Scorsese. Da non dimenticare, ancora nel 2010, la sua presenza in "Robin Hood" di Ridley Scott.
    (Massimiliano Ponzi)



    Max_von_Sydow



    Edited by gheagabry1 - 9/3/2020, 16:27
     
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    EXTREMELY LOUD AND INCREDIBLY CLOSE

    Molto forte, incredibilmente vicino


    locandina


    TITOLO: Molto Forte, Incredibilmente Vicino
    TITOLO ORIGINALE: Extremely Loud & Incredibly Close
    GENERE: Commedia, Dramma
    ANNO DI PRODUZIONE: 2012
    NAZIONE: Stati Uniti d'America
    DISTRIBUZIONE: Warner Bros

    REGIA:
    Stephen Daldry
    CAST:
    Sandra Bullock (Linda Schell)
    Max Von Sydow (The Renter)
    Tom Hanks (Thomas Schell)
    Thomas Horn (Oskar Schell)
    John Goodman (Stan)



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    TRAMA


    Un ragazzino di New York riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: "C'è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo". È l'11 settembre 2001. Tra gli oggetti del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave. Si aggrappa a questi due elementi per riallacciare il rapporto troncato dalla catastrofe e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia, così, un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black, un itinerario ricco di incontri che lo porterà a dare finalmente risposta all'enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l'incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.



    molto-forte-incredibilmente-vicino__2_

    ...recensioni......



    E’ stato immortalato da migliaia di telecamere che lo hanno mandato in onda in un loop da requiem, eppure il crollo delle torri gemelle non è mai stato catturato con così tanta delicatezza sul grande schermo. Il regista Stephen Daldry è il primo che riesce nell’impresa, guidandoci tra le macerie del giorno peggiore attraverso l’innocenza di un giovane protagonista che al World Trade Center perde il papà.
    Definito da molti “una produzione a caccia di Oscar”, “Molto forte, incredibilmente vicino” non è di certo perfetto, anzi a tratti sembra di assistere a un “Amelie crepuscolare”: troppe sono le emozioni a cui la storia mira, troppi i momenti in cui il film vuole commuovere, e il filo narrativo spesso rischia di deragliare. Il regista, però, cerca di non badare al caos, dimostrandosi ancora una volta capace di creare poesia nell’esplorazione dell’animo dei più giovani (come ha fatto in “Billy Elliot” e “The Reader”). A tenere la storia su un piano reale sono i personaggi che circondano il protagonista: Tom Hanks nel ruolo del padre conferma una volta e per tutte che non c’è nessuno più rassicurante di lui su questo pianeta. Interessante anche la prova della Bullock che sorprende nel momento in cui è ora di asciugarsi le lacrime e riprendere il controllo. Ma è Max Von Sydow a rubare la scena nei panni del misterioso e silenzioso inquilino, che pian piano si trasforma in una specie di Virgilio pronto a guidare il protagonista alla fine del tunnel.
    La morte spazza via ogni traccia di ragione, il caos regna, e su questo percorso si avventura il piccolo Oskar (interpretato magnificamente dall’esordiente Thomas Horn) nella speranza di non staccarsi dal passato e tenere sempre vivo il ricordo del genitore. La rielaborazione del lutto diventa una specie di caccia al tesoro, in cui il premio finale è ritrovare se stessi. Non si tratta certo della più originale delle storie, eppure “Molto forte, incredibilmente vicino” non annoia, rimanendo sempre fedele all’animo irruente di un ragazzino la cui capacità di immaginare è sconfinata.
    (Pierpaolo Festa)

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    Era indubbiamente difficile tradurre al cinema un romanzo intenso e complesso come quello firmato da Jonathan Safran Foer.
    Da un lato per la densità e la stratificazione del suo racconto, dall’altro perché è - se è vero che la sua storia è potente e bellissima - non è il tipo di narrazione che può riuscire a guadagnare alcunché da una sua traduzione in immagini. Diventare un film "migliore". Per catturare meglio le sfumature agrodolci, disallineate e universali del romanzo, sarebbe quindi servita una sensibilità meno oleografica e omologata di quella di Stephen Daldry, il regista di drammi dal fazzoletto facile come Billy Elliot, The Hours e The Reader. Appoggiandosi su un copione di Eric Roth in modalità più vicina a Forrest Gump che non a Munich o Insider, il regista britannico (che pure si conferma abile a dirigere giovani attori) non ha gettato del tutto alle ortiche la forza della vicenda dolorosa del giovane Oskar Shell, della sua missione di ricerca, del suo rapporto con la misteriosa figura del muto inquilino della nonna. L’ha però deprivata di quasi tutti gli accenti più bizzarri e obliqui, delle sue acute stranezze, della sua serena e propositiva anticonvenzionalità.
    Così, se l’Oskar del romanzo è solo “sospettato” di avere la Sindrome di Asperger, ma è in realtà solo un bambino non omologato, ironico, ferito e di rara intelligenza, nel film viene presentato come un malato rabbioso, la cui ostinata disperazione appare assai più evidente della sua curiosità e della sua simpatia. Parallelamente (e coerentemente col disegno generale del film) ad essere sottolineati in maniera più sfacciata e monodimensionale rispetto a quanto avveniva nel romanzo sono anche i legami con l’11/9, riducendo così forse la portata più universale e filosofica di una storia che, in ogni caso, non perde del tutto la sua efficacia sul grande schermo. È retorico, però, Molto forte, incredibilmente vicino. Anche (e, a volte, soprattutto) quando ti porta vicino alla commozione. Le peculiari asperità i rilievi sarcastici e i ruvidi solchi esperienziali del romanzo di Safran Foer sono stati qui hollywoodiamente stuccati, ammorbiditi, omogeneizzati ad uso e consumo del vasto pubblico e della lacrima facile.
    Il senso di una complessa e strutturata quest che lo (ri)porta nel Mondo e nella Vita, ridotta a mera ricomposizione di un'idea di famiglia, invece che scambio ampio che riguarda l'esperienza umana nel suo complesso. E, francamente, sono da orticaria certi momenti di flashback del giovane Oskar con il padre interpretato da Tom Hanks e quasi tutti quelli che vedono protagonista una melensa Sandra Bullock nei panni della madre del bambino. Al film di Dadry, quindi, oltre che al potere inaffondabile della storia, non rimane che aggrapparsi a quell’altro, lussuosissimo salvagente di cui dispone: un Max Von Sydow magnetico, capace di convincere ed emozionare pur privato dell’uso della parola e di quel passato che, invece, il romanzo raccontava con intelligenza e ovvio legame col presente.
    E quando Oskar è con quello che potrebbe essere suo nonno, ecco che Molto forte, incredibilmente vicino si avvicina a raggiungere il suo scopo.
    (Federico Gironi)

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    Diciamolo subito e togliamoci il pensiero: Stephen Daldry non dà il meglio di sè quando trae film da romanzi. Il che, agli occhi dei suoi ammiratori almeno, è un’ osservazione un po’ forte, dato che tre dei suoi quattro film (eccettuato dunque solo Billy Elliott), sono tratti da romanzi, anche piuttosto famosi. E se The Hours ha i suoi meriti, The Reader, a parte la straordinaria interpretazione di Kate Winslet, sinceramente se lo poteva risparmiare o almeno lasciarlo a qualche college tedesco che magari ne avrebbe fatto un prodotto noiosissimo ma dignitoso. Non fa eccezione nemmeno questo Extremely Loud and Incredibly Close, tratto dall intoccabile venerata promessa Jonathan Safran Foer, storia di un bambino piuttosto singolare che perde il padre nell’attentato dell’undici settembre alle torri gemelle. Un bambino che vorrebbe forse somigliare al protagonist a de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon, ma che non ha la syndrome di Asperger, ma anche prima della tragedia é solo ossessionato da una serie di paure circa la sicurezza delle cose. Sconvolto dalla scomparsa del padre, scomparsa intesa proprio come smaterializzazione nelle molecole dell’aria della città, dato che il suo corpo non viene ritrovato e alla famiglia tocca seppellire una bara vuota, il piccolo Oskar, già vittima di ossessioni fomentate dall’amato padre circa la soluzione di enigmi inesistenti, ritrova in casa una chiave misteriosa e credesi tratti dell’ultima caccia al tesoro lasciatagli dal padre, che gli consentirebbe di comprendere la sua scomparsa e di fatto di elaborarne il lutto. Accompagnato dal suo inseparabile e fastidiosissimo tamburello, che gli serve per rilassarsi (e che vorrebbe forse riportarci alla mente un altro Oskar che non voleva crescere e che con ben altri esiti suonava un tamburo di latta?) come fosse solo al mondo passa il suo tempo a cercare la soluzione del mistero, incontrando centinaia di persone, unite dal fatto di chiamarsi Black di cognome (unico indizio a disposizione). Compagno d’avventure un vecchio signore muto (uno strepitoso Max von Sydow) che viene dalla Germania ed è inquilino di sua nonna (casualmente il defunto padre aveva un padre tedesco scomparso misteriosamente prima della sua nascita), che non solo lo segue silenziosamente e amorosamente, ma che lo aiuta a superare tutte le sue paure, dimostrando come si possa essere padri anche nel silenzio. Silenzio che lo spettatore auspicherebbe totale, dato che i foglietti con cui il vegliardo comunica altro non sono che una serie di frasette moraleggianti che sembrano tratte da un manuale di self help, degno compendio agli strilli del giovane (e francamente insopportabile) protagonista. Le colpe (e i silenzi) dei padri ricadono sempre e ostinatamente sui figli. Un padre reso muto dalla tragedia della guerra in Germania (e meno male che non si parla di Olocausto), un figlio/padre che prima di morire lascia una serie di messaggi alla segreteria telefonica che colpevolizzanti è dir poco, un figlio schiacciato dal rimorso con tutta la furia dell’infanzia. Un altro padre che muore e lascia una chiave a un figlio che la perde per non averlo voluto ascoltare in tempo. Grandi assenti le madri, che si prendono frecciate di odio velenoso (dovevi morire tu al suo posto, le dice il pargolo) senza battere ciglio, fanno finta di niente e poi però risolvono tutto.
    Il pregio del film, oltre alla fotografía di Chris Menges che ci restituisce una New York al tempo stesso dimessa e familiare, quasi un grande quartiere residenziale ben lontano da qualsiasi cartolina turística, consiste nello spaccato di umanità colorata, vitale e dolente che Oskar attraversa nella sua ricerca, e che emerge qua e là sprazzi in una pellicola che appare ben troppo sicura del potere colpevolizzante di quello che ormai è il paradigma del male assoluto nel XXI secolo, ovvero l’undici settembre. Ci permettiamo di ricordare a Daldry che qualche anno fa, in Palindromes, un tizio che si chiama Todd Solonz sulle torri gemelle era capace di fare dello humor nero.
    (Giovanella Rendi)

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    Edited by gheagabry1 - 9/3/2020, 16:37
     
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    È morto a 90 anni Max von Sydow, tra gli interpreti preferiti di Ingmar Bergman e in tanti film di successo, dal sarcedote archeologo nell'Esorcista al Risveglio della Forza, ma anche il veggente Corvo con tre occhi nella saga televisiva Trono di Spade.
    "È con il cuore spezzato e con infinita tristezza che abbiamo l'estremo dolore di annunciare la scomparsa di Max von Sydow", ha detto la moglie Catherine Brelet con cui era sposato dal 1997.

     
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    Filmografia


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    Max von Sydow al Festival internazionale del cinema di San Sebastián 2006
    La notte del piacere (Fröken Julie), regia di Alf Sjöberg (1951)
    Il settimo sigillo (Det sjunde inseglet), regia di Ingmar Bergman (1957)
    Il posto delle fragole (Smultronstället), regia di Ingmar Bergman (1957)
    Alle soglie della vita (Nära livet), regia di Ingmar Bergman (1958)
    Il volto (Ansiktet), regia di Ingmar Bergman (1958)
    La fontana della vergine (Jungfrukällan), regia di Ingmar Bergman (1960)
    Come in uno specchio (Såsom i en spegel), regia di Ingmar Bergman (1961)
    L'amante (Älskarinnan), regia di Vilgot Sjöman (1962)
    Luci d'inverno (Nattvardsgästerna), regia di Ingmar Bergman (1963)
    La più grande storia mai raccontata (The Greatest Story Ever Told), regia di George Stevens (1965)
    Hawaii, regia di George Roy Hill (1966)

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    L'ora del lupo (Vargtimmen), regia di Ingmar Bergman (1968)
    La vergogna (Skammen), regia di Ingmar Bergman (1968)
    Passione (En Passion), regia di Ingmar Bergman (1969)
    Lettera al Kremlino, (The Kremlin Letter), regia di John Huston (1970)
    L'assassino arriva sempre alle 10, regia di László Benedek (1970)
    Karl e Kristina (Utvandrarna), regia di Jan Troell (1971)
    L'adultera (Beröringen), regia di Ingmar Bergman (1971)
    La nuova terra (Nybyggarna), regia di Jan Troell (1972)
    L'esorcista (The Exorcist), regia di William Friedkin (1973)
    Il lupo della steppa (Steppenwolf), regia di Fred Haines (1974)
    I tre giorni del Condor (Three Days of the Condor), regia di Sydney Pollack (1975)
    Gli avventurieri del pianeta Terra (The Ultimate Warrior), regia di Robert Clouse (1975)
    Cuore di cane, regia di Alberto Lattuada (1976)
    Cadaveri eccellenti, regia di Francesco Rosi (1976)
    Il deserto dei Tartari, regia di Valerio Zurlini (1976)

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    La nave dei dannati (Voyage of the Damned), regia di Stuart Rosenberg (1976)
    L'esorcista II - L'eretico (Exorcist II: The Heretic), regia di John Boorman (1977)
    La bandera - Marcia o muori (March or Die ), regia di Dick Richards (1977)
    Gran bollito, regia di Mauro Bolognini (1977)
    Obiettivo Brass (Brass Target), regia di John Hough (1978)
    Uragano, regia di Jan Troell (1979)
    Bugie bianche (Venetian lies), regia di Stefano Rolla (1979)
    La morte in diretta (La mort en direct), regia di Bertrand Tavernier (1980)
    Flash Gordon, regia di Mike Hodges (1980)
    Fuga per la vittoria (Victory), regia di John Huston (1981)
    Conan il barbaro (Conan the Barbarian), regia di John Milius (1982)
    Mai dire mai (Never Say Never Again), regia di Irvin Kershner (1983)
    Dreamscape - Fuga nell'incubo (Dreamscape), regia di Joseph Ruben (1984)
    Dune, regia di David Lynch (1984)
    Il pentito, regia di Pasquale Squitieri (1985)
    Hannah e le sue sorelle (Hanna and Her Sisters), regia di Woody Allen (1986)
    Pelle alla conquista del mondo (Pelle Erobreren), regia di Bille August (1987)
    Mio caro dottor Gräsler, regia di Roberto Faenza (1990)
    Una vita scellerata, regia di Giacomo Battiato (1990)
    Risvegli (Awakenings), regia di Penny Marshall (1990)
    Fino alla fine del mondo (Bis an Ende der Welt), regia di Wim Wenders (1991)
    Europa, regia di Lars von Trier (1991)

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    Un bacio prima di morire (A Kiss Before Dying), regia di James Dearden (1991)
    Con le migliori intenzioni (Den Goda Viljan), regia di Bille August (1992)
    Dotknięcie ręki (The Silent Touch), regia di Krzysztof Zanussi (1992)
    Cose preziose (Needful Things), regia di Fraser Clarke Heston (1993)
    Dredd - La legge sono io (Judge Dredd), regia di Danny Cannon (1995)
    Al di là dei sogni (What Dreams May Come), regia di Vincent Ward (1998)
    La neve cade sui cedri (Snow Falling on Cedars), regia di Scott Hicks (1999)
    Non ho sonno, regia di Dario Argento (2001)
    Druids - La rivolta (Vecingetorix), regia di Jacques Dorfmann (2001)
    Intacto (Intacto), regia di Juan Carlos Fresnadillo (2001)
    Gli amanti di Mogador (Les amants de Mogador), regia di Souheil Ben-Barka (2002)
    Minority Report, regia di Steven Spielberg (2002)
    Heidi, regia di Paul Marcus (2005)
    Lo scafandro e la farfalla (Le scaphandre et le Papillon), regia di Julian Schnabel (2007)
    Rush Hour 3 - Missione Parigi (Rush Hour 3), regia di Brett Ratner (2007)
    Emotional Arithmetic, regia di Paolo Barzman (2007)
    Un uomo e il suo cane, regia di Francis Huster (2008)
    Solomon Kane, regia di Michael J. Bassett (2009)
    Oscar et la dame rose, regia di Éric-Emmanuel Schmitt (2009)
    Wolfman, regia di Joe Johnston (2010) - cameo
    Shutter Island, regia di Martin Scorsese (2010)
    Robin Hood, regia di Ridley Scott (2010)
    Molto forte, incredibilmente vicino (Extremely Loud and Incredibly Close), regia di Stephen Daldry (2011)
    Il marchio di sangue (Branded), regia di Jamie Bradshaw e Aleksandr Dulerayn (2012)
    Le lettere di Madre Teresa (The Letters), regia di William Riead (2014)
    Star Wars: Il risveglio della Forza (Star Wars: The Force Awakens), regia di J. J. Abrams (2015)
    Les premiers les derniers, regia di Bouli Lanners (2016)
    Kursk, regia di Thomas Vinterberg (2018)

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    Televisione

    Rabies, regia di Ingmar Bergman – film TV (1958)
    Quo vadis?, regia di Franco Rossi – miniserie TV (1985)
    Cristoforo Colombo, regia di Alberto Lattuada – miniserie TV (1985)
    A che punto è la notte, regia di Nanni Loy – miniserie TV (1994)
    Radetzkymarsch, regia di Gernot Roll & Axel Corti - miniserie TV (1994)
    Cittadino X (Citizen X), regia di Chris Gerolmo – film TV (1995)
    Conversazioni private (Enskilda Samtal), regia di Liv Ullmann – film TV (1996)
    Salomone, regia di Roger Young – miniserie TV (1997)
    Professione fantasma, regia di Vittorio De Sisti – miniserie TV (1997)
    La principessa e il povero, regia di Lamberto Bava – miniserie TV (1997)
    Minaccia nell'Atlantico (Hostile Waters), regia di David Drudy – film TV (1997)
    Il processo di Norimberga, regia di Yves Simoneau – film TV (1998)
    La fuga degli innocenti – miniserie TV (2004)
    La saga dei Nibelunghi (Ring of the Nibelungs), regia di Uli Edel – film TV (2004)
    L'inchiesta, regia di Giulio Base – miniserie TV (2006)
    I Tudors (The Tudors) – serie TV, 4 episodi (2009)
    Il Trono di Spade (Game of Thrones) – serie TV, 3 episodi (2016)

    maxvonsydow



    Doppiatore

    Ghostbusters II, regia di Ivan Reitman (1989) - non accreditato
    The Elder Scrolls V: Skyrim (2011) - videogioco, voce di Esbern
    I Simpson - serie TV, 1 episodio (2014)
    LEGO Star Wars: Il risveglio della Forza (2016) - videogioco, voce di Lor San Tekka

    Regista

    Katinka storia romantica di un amore impossibile (Ved vejen, 1988)


    Oscar 2012

    miglior attore non protagonista

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3 replies since 18/11/2012, 21:38   123 views
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