PICCOLE STORIE D'ARTE

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  1. gheagabry
     
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    Midnight in Paris, l'antico sogno di una città ruggente e inquieta
    Arrivi e partenze: negli anni Venti fu la capitale dell'arte





    Parigi negli anni Venti è il centro della cultura internazionale. Vi arrivano spiriti inquieti e geniali, anime tormentate, disillusi, esteti decadenti e artisti da tutto il mondo. L'euforia di quel momento l'ha raccontata Woody Allen nel suo «Midnight in Paris», storia di uno sceneggiatore hollywoodiano in vacanza a Parigi che, per magia, una notte è catapultato a una festa degli anni Venti, dove incontra Picasso, Gertrude Stein, Cocteau, Matisse, Buñuel, Dalì, Fitzgerald e sua moglie Zelda. Se la nostalgia di Allen per gli Anni folli ha contagiato il pubblico, il motivo è la loro eccentricità e irriverenza. Sono l'ultimo grido di un'Europa che sta per passare il testimone oltreoceano. Però gli stranieri, per il momento, vengono ancora a nutrirsi di arte e cultura nella Ville lumière e sono molti gli artisti che eleggono la capitale francese a loro patria o che vi giungono per un periodo di formazione. Piet Mondrian è a Parigi dal 1911; tornerà nel '20, per pubblicare il saggio sul Neoplasticismo, dove spiega la sua visione della realtà, fatta di linee e colori; nello stesso anno arriva da Barcellona Joan Miró, che è di casa nello studio di André Masson e diventa amico del poeta Paul Eluard e del dadaista Tristan Tzara. Calder, invece, a Parigi giunge nel '30: va nell'atelier di Mondrian, dove il maestro olandese appende rettangoli di carta colorata. Qui Calder intuisce la strada che lo porterà a togliere la scultura dal piedistallo per farla vibrare nell'aria.




    Una scena di «Midnight in Paris» di Woody AllenIn America c'è il proibizionismo ma in Europa si può ancora bere, la vita è meno cara, le persone si aiutano. Artisti e intellettuali si ritrovano alla Cupole, al Dôme, alla Rotonde e alla Closerie de Lilas, amata da Hemingway e Fitzgerald. Man Ray arriva da New York a Le Havre nel '21, il 14 luglio, festa nazionale della Francia e a Parigi, alla stazione Saint-Lazare, trova Marcel Duchamp che lo porta in un caffé dei boulevard, ritrovo dei dadaisti. Lì Man Ray conosce subito André Breton, sempre pronto a dar battaglia, Louis Aragon, scrittore e poeta tanto sicuro di sé da sembrare quasi arrogante; Eluard e sua moglie Gala, giovane e silenziosa, che anni dopo sposerà Dalì. A Parigi Man s'innamora della regina di Montparnasse, Kiki, che ritrae in scatti straordinari, fotografa l'anima della marchesa Casati, Picasso vestito da torero, Ezra Pound, Matisse, Braque e Duchamp travestito da Rose Sélavy. Man Ray porta Meret Oppenheim, l'artista surrealista amica di Giacometti, nello studio di Brancusi, dove la fotografa nuda con le braccia e le mani sporche di inchiostro e di stampa. Tenterà anche di ritrarre Paul Poiret, lo stilista che ha liberato le donne dal corsetto, prima ancora che arrivasse Coco Chanel a rivoluzionare la moda. Eppure la vivacità di questi anni cela la sconfitta.




    Gertrude Stein in una foto di Cecil BeatonGertrude Stein, amica dei pittori e prima collezionista di Picasso, amava dire dei suoi amici artisti e scrittori: «Voialtri, voi giovani che avete fatto la guerra, siete tutti una generazione perduta». Si riferiva alla Grande Guerra e alle loro vite sregolate. «L'artist est méchant», l'artista è cattivo, è un detto che circola a Parigi in questi anni. Mercanti e collezionisti lo sanno bene. Nel '29 finisce tutto. Crolla insieme con Wall Street, il sogno di libertà. Alcuni abbandonano Parigi, come De Chirico; altri restano, come Soutine, il pittore che ha la potenza di Goya e dipinge carcasse di bue: durante l'Occupazione sarà ricercato dalla Gestapo come ebreo e apolide.
    Quando Gertrude Stein nel '34 pubblica le sue memorie, Picasso, Matisse e gli altri liquidano il libro come «pettegolezzo» e decidono di non vederla più. Solo Hemingway la vorrà ancora incontrare. La vecchia amica e la giovinezza parigina gli torneranno in mente negli anni Sessanta, poco prima del suicidio, quando scrive «Parigi è una festa», omaggio alla vivacità di quell'epoca. Nel '37 la capitale più antinazista e antifascista d'Europa ospita l'Esposizione universale: al padiglione spagnolo ci sono Calder con Mercury Fountain e Picasso con Guernica ma i visitatori restano impressionati dal padiglione tedesco con l'aquila e la svastica sopra la torre. Parigi non può più essere il centro propulsore delle avanguardie. Nemmeno della libertà. La guerra si porterà via tutto.

    Rachele Ferrario





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    L'ARTE DEL GHIACCIO

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    (foto © hinderik)

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    (foto © snapzido)

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    (foto © orangeacid)

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    (foto © alexB)

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    (foto © withdraw)

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    (foto © bobtravis)


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    (Yuri Ovchinnikov/Caters News/Iberpress )

    Cosa può nascondersi sotto a un fiume ghiacciato? Se state pensando all'acqua vi sbagliate. La risposta giusta è: un mondo fantastico e colorato.
    Siamo in Russia e, come ogni inverno, il fiume Tianuska gela. Ma contrariamente a quanto accade normalmente, sotto alla sua superficie ghiacciata l'acqua non continua a scorrere ma gela anch'essa, a causa delle bassissime temperature. Questo fa sì che si crei una sorta di bolla d'aria tra il letto del fiume e la sua superficie, entrambi ghiacciati, uno spazio vuoto alto circa 50 cm popolato da una miriade di ghiaccioli scintillanti, riflessi colorati e cristalli luccicanti.





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