IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 3° ... SETTIMANA 025 ...

LUNEDI' 29 OTTOBRE - DOMENICA 04 NOVEMBRE 2012

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    BUONGIORNO GIORNO... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE


    Edizione Giornale Anno 3° SETTIMANA 025 (29 Ottobre – 04 Novembre 2012)



    BUONGIORNO GIORNO... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE




    RIFLESSIONI


    ... TRA FIABA E REALTA’ …
    ... Ogni mattina in questo angolo posto al risveglio una fiaba ed una poesia. Un modo per lasciare carezze che dovrebbero accompagnare il nostro risveglio e le prime ore della nostra giornata. Una “terapia” del contrasto, un modo per dare un segno contrario col sogno e la poesia, alla crudezza e spesso durezza della vita. Oggi come a segnare la direzione intrapresa in questo spazio, arriva dalla cronaca una storia che sembra tratta da una fiaba. Una bambina che a soli sette anni inizia a scrivere musica ed a suonarla come farebbe un genio ispirato. Una tenera giovane che riesce a tradurre in suoni le sue emozioni, che compone musica e prende per mano la fantasia dei grandi riuscendo a comunicare e a trasmettere i colori della fantasia. Fa bene il papà della bambina a smorzare attenzioni ed entusiasmi intorno alla sua bambina; lasciamola crescere, facciamo che la sua fantasia non sia toccata, nemmeno sfiorata dalla razionalità dei grandi; lasciamo che quei cavalli bianchi che corrono le incontaminate praterie della sua mente e della sua anima, vivano liberi di correre a perdifiato regalando emozioni e colori senza fine … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    Alma, a sette anni compone un'opera
    Il padre: 'Per favore, non chiamatela 'nuova Mozart''. ''Papa', ho fatto un sogno... Si sentiva una composizione molto bella ...''. Da una normale conversazione fra un padre e la figlia e' nata un'opera che desta adesso scalpore. Anche perche' la compositrice in erba, Alma Deutscher, e' nata nel 2005. La stampa britannica le sta dedicando crescente attenzione e adesso - essendo figlia di un padre israeliano, Guy - ha concesso un'intervista in perfetto ebraico, dalla sua residenza nel Surrey, anche alla radio militare. ''Te lo ricordi ancora, quel sogno?'' le ha chiesto il padre.

    La bambina ha annuito e si e' messa al pianoforte. Il padre registrava: da quella improvvisazione familiare e' scaturita un'opera di sette minuti, 'The Sweeper of Dreams' (la ramazza dei sogni). Alma aveva tre anni quando il padre le compro' il primo violino: l'anno dopo gia' eseguiva Handel, per passare poi a Francois Schubert. Su YouTube si vedono filmati dove la piccola Alma si cimenta al pianoforte con Mozart, con un lieve sorriso sulle labbra. Ogni giorno, Alma dedica un'ora e mezzo al violino, e quasi altrettanto al pianoforte. Poi ci sono anche le lezioni di composizione musicale.

    ''E la televisione - le e' stato chiesto - ti piace ?''. ''Mmm... non proprio'' ha ammesso la piccola musicista. La sua celebrita' e' giunta all'improvviso, due settimane fa, in seguito a un messaggio twitter di un comico britannico. Da allora si e' sviluppato un forte interesse della stampa nei suoi confronti. ''E' possibile che sia la nuova Mozart?'', si e' interrogato un giornale. Questa domanda angoscia non poco il padre, che la trova fuori luogo. ''Adesso il nostro compito principale e' di proteggerla, di non fare alcunche' che possa metterla sotto pressione''. ''E' necessario - ha concluso Guy Deutscher - che possa trascorrere una vita piacevole di bambina''. A giudicare dalle melodie di 'Sweeper of Dreams' si direbbe che questo obiettivo sia stato, per il momento, conseguito.(Ansa)


    Video



    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto durante tutta l’estate mi è piaciuto per cui da oggi continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    Le più belle poesie di tutti i tempi

    ERA GELOSO TENERO APPASSIONATO

    Era geloso tenero appassionato,
    mi amava come un sole divino,
    ma perché non cantasse il passato
    ha ucciso il mio uccello alburnino.
    Entrando nella stanza al tramonto
    -"Amami - disse - ridi, scrivi versi!"
    E ho seppellito l'allegro uccello
    oltre il pozzo tondo, al vecchio ontano.
    Ho promesso che non avrei pianto,
    ma il cuore mi è diventato di pietra
    e ovunque mi sembra di udire.

    (ANNA ACHMATOVA)


    Favole Classiche

    Gente furba

    Un giorno un contadino prese il suo rozzo bastone dall'angolo e disse a sua moglie: «Caterina, me ne vado in giro e tornerò fra tre giorni. Se nel frattempo il mercante di bestiame passa di qui e vuol comprare le nostre tre vacche gliele puoi vendere; ma solo per duecento scudi, non per meno, hai capito?».

    «Va' pure in nome di Dio - rispose la donna, - farò come dici».

    «Sì, sì tu! - disse il marito, - da bambina sei caduta sulla testa, e si vede ancora. Ma bada che se farai delle sciocchezze ti farò le spalle blu e senza adoperare colori, solo col bastone che ho in mano, e il colore durerà un anno intero, puoi stare tranquilla».

    E se ne andò.

    Il giorno dopo venne il mercante e la donna non ebbe bisogno di sprecare molte parole. Appena egli ebbe esaminato le mucche e seppe il prezzo, disse: «Lo pago volentieri, è un prezzo da fratelli. Porterò via tutte le bestie insieme». Le sciolse dalle catene e le spinse fuori della stalla. Ma quando stava per uscire dalla porta del cortile, la donna lo prese per le spalle e disse: «Dovete darmi prima i duecento scudi, altrimenti non vi lascio andare».

    «È giusto - rispose l'uomo - solo che ho dimenticato di prendere la borsa. Ma non preoccupatevi, avete la sicurezza che pagherò. Prenderò solo due mucche e vi lascio la terza, così avrete un buon pegno».

    Alla donna l'affare parve buono; lasciò partire il mercante con le sue mucche e pensò: «Come sarà contento Gianni quando vedrà che ho concluso l'affare così astutamente».

    Il contadino, come aveva detto, tornò a casa dopo tre giorni e domandò subito se le mucche erano state vendute.

    «Certamente, caro Gianni - rispose la moglie, - e per duecento scudi come tu hai detto. Esse li valgono appena, ma il mercante le ha prese senza contestare».

    «Dov'è il denaro?», domandò il contadino.

    «Il denaro non l'ho - rispose la moglie, - egli aveva appunto dimenticato la borsa, ma lo porterà subito, e mi ha lasciato un buon pegno».

    «Che pegno?», domandò il marito.

    «Una delle tre mucche, che non prenderà se prima non avrà pagato le altre. Ho condotto bene l'affare e ho tenuto la più piccola che mangia di meno».

    Il marito montò in collera, levò il bastone e voleva darle il colore promesso. Ma d'un tratto lo lasciò ricadere e disse: «Tu sei la più stupida delle oche che cammina barcollando sulla superficie della terra, ma mi fai compassione. Voglio andar sulla strada principale e aspettare per tre giorni, forse troverò qualcuno che sia ancora più balordo di te. Se mi riesce, sarai salva, ma se non lo trovo dovrai ricevere il tuo salario ben meritato e senza riduzione».

    Se ne andò sulla strada principale, si sedette su una pietra e aspettò le cose che dovevano venire. Finalmente vide avanzarsi un carro sul quale una donna stava ritta nel mezzo invece di sedere sul fascio di paglia, o di andare vicino ai buoi per guidarli.

    L'uomo pensò: «Eccone una di quelle che cerco», saltò su e corse di qua e di là dinanzi al carro come uno che ha perduto il cervello.

    «Che cosa desiderate, compare? - gli chiese la donna. - Non vi conosco. Di dove venite?».

    «Sono caduto dal cielo - rispose l'uomo, - e non so come ritornarci, non mi ci potete ricondurre col vostro carro?».

    «No - disse la donna, - non conosco la strada. Ma, se venite dal cielo, potete dirmi come sta mio marito che è là già da tre anni; l'avrete visto certamente!».

    «Certo che l'ho visto, ma non a tutti la va bene. Egli custodisce le pecore e le care bestie lo fanno ammattire; saltano sulle montagne e si perdono nella foresta e lui deve corrergli dietro e ricomporre il gregge. Tra poco gli abiti, che ha stracciati, gli cadranno di dosso. Lassù non ci sono sarti perché, come racconta la novella7, San Pietro non li lascia entrare».

    «Chi lo avrebbe immaginato! - gridò la donna. - Ma sapete cosa farò? Prenderò il suo abito della domenica che è ancora in casa appeso all'armadio e che potrà indossare lassù con onore. Siate gentile e portateglielo voi».

    «Non è possibile - rispose il contadino, - in cielo non è permesso portare vestiti, alla porta li sequestrano».

    «Sentite - disse la donna, - ieri ho venduto il mio grano e ho ricevuto un discreto gruzzolo, glielo voglio mandare. Se vi metterete la borsa in tasca, nessuno se ne accorgerà».

    «Certo - rispose il contadino, - questo piacere ve lo farò volentieri».

    «Restate qui - disse la donna, - andrò a casa, prenderò la borsa e sarò di ritorno fra poco. Non mi siedo sul fascio di paglia e sto in piedi sul carro perché le bestie siano più leggere».

    Stimolò i buoi e il contadino pensò: «Essa è proprio stupida e porterà davvero il denaro; mia moglie può dirsi fortunata perché in questo caso non riceverà nemmeno un colpo».

    Non passò molto tempo che la donna tornò di corsa con la borsa che lei stessa gli mise in tasca; e prima di andar via lo ringraziò ancora mille volte per la sua gentilezza.

    (F.lli Grimm)


    ATTUALITA’

    Temperature giù, tempesta di Halloween
    Anticipo d'inverno sulla penisola, la 'Frankestorm' sara' veloce e molto intensa. Veloce e molto intensa, così si presenterà in Italia da mercoledì pomeriggio la Tempesta di Halloween, la “Frankestorm” come la chiamano gli americani. Intanto oggi ancora il ciclone Cassandra spazzerà con venti forti il centrosud e la Romagna, maestrale e temporali stanno colpendo la Campania, diretti verso la Calabria e le zone colpite dal sisma del Pollino dove si prevede un pomeriggio di maltempo; piogge interessano ancora Romagna e Marche e nevica sugli Appennini a 500-800m.

    Le temperature sono invernali al nordovest e su tutte le Alpi con gelate a bassa quota dopo le abbondanti nevicate di ieri. Ma Antonio Sanò, direttore del portale www.iLMeteo.it avverte che, dopo la tregua di martedi', mercoledi', è atteso un nuovo fortissimo peggioramento per la formazione di un profondo ciclone mediterraneo, la Tempesta di Halloween, la cosiddetta “Frankestorm”: venti molti forti di scirocco soffieranno su tutti i mari, prima il Tirreno, poi l’Adriatico e lo Ionio, tornerà l’acqua alta a Venezia, particolarmente colpita la Liguria, ma anche il Piemonte la Toscana, la Sicilia, e poi il Lazio, la Campania, il Triveneto e le regioni ioniche, battute da impetuosi venti meridionali. Nubifragi sono attesi tra basso Lazio e Campania. La neve cadrà ancora in collina in Piemonte, a 1000-1200m sulle Alpi. Poi nuova tregua fino a Sabato, altre piogge da Domenica al nord e Toscana.

    ACQUA ALTA VENEZIA, PUNTA MASSIMA MAREA 103 CM - Marea sostenuta stamane a Venezia dove la punta massima ha toccato i 103 centimetri sopra il medio mare alle 10.40, con l'acqua alta che ha interessato il 7% del centro storico. Il Centro maree del Comune ha indicato come possibile previsione per mercoledì sera una punta di marea eccezionale, uguale o superiore ai 140 cm, quando si prevede una forte perturbazione. Le previsioni a riguardo saranno aggiornate tra oggi e domani. Le previsioni per questa sera del centro Maree intanto indicano una punta di marea di circa 90 centimetri. Anche per domani e dopodomani mattina la marea dovrebbe toccare una punta massima di circa un metro sopra il medio mare.

    FULMINE FA CROLLARE CAMPANILE NEL CASERTANO - Un fulmine ha provocato a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) il crollo del campanile della chiesa di Santa Maria delle Grazie, una struttura che sorge in un vicoletto del centro, via Convento delle Grazie, alle spalle della Villa comunale. Fortissimo il boato che ha spaventato i residenti. Nessuno è comunque rimasto ferito. Sono stati immediatamente avvisati i carabinieri e poco dopo l'accesso alla strada è stato chiuso dai vigili urbani per permettere la messa in sicurezza dell'area. Stanotte inoltre su tutto il massiccio del Matese sono caduti i primi fiocchi di neve, in particolare sulle cime dei monti che circondano i comuni di Gallo Matese, Letino, Valle Agricola e San Gregorio Matese. Coperta di bianco anche la località turistica di Bocca della Selva.(Ansa)



    Difesa Sabrina, accuse del padre inutilizzabili. Pm rigetta richiesta
    Udienza 'zio Michele', in aula anche Sabrina e Cosima; non c'é Concetta Serrano. TARANTO - Alla ripresa dell'udienza del processo per l'omicidio di Sarah Scazzi, dopo una sospensione di circa un'ora, il pm Pietro Argentino ha chiesto di rigettare la richiesta dell'avv.Franco Coppi, difensore di Sabrina Misseri, di dichiarare inutilizzabili le parti dei verbali dell'incidente probatorio del 19 novembre 2010 nelle quali Michele Misseri accusa la figlia. Il pm ha inoltre chiesto alla Corte di Assise di dichiarare 'manifestamente infondata' la questione di legittimità costituzionale posta in subordine dallo stesso Coppi. Secondo il rappresentante della Procura, le ipotesi di dichiarazione di inutilizzabilità dei verbali o di loro parti sono indicate in maniera tassativa nel codice di procedura penale, e l'eccezione sollevata dall'avv.Coppi non rientrebbe tra queste. La Corte è ora riunita in camera di consiglio per decidere sulla eccezione difensiva.

    Al processo per l'uccisione di Sarah Scazzi dinanzi alla Corte di assise di Taranto, l'avv. Franco Coppi, uno dei difensori di Sabrina Misseri accusata con la madre Cosima Serrano dell'omicidio e di sequestro di persona, aveva chiesto di dichiarare inutilizzabili le parti del verbale dell'incidente probatorio del 19 novembre 2010 nelle quali Michele Misseri accusa del delitto la figlia Sabrina. Per il legale, nel corso dell'incidente probatorio, il gip avrebbe rivolto un avvertimento troppo 'sintetico' sulle conseguenze che avrebbero potuto provocare le dichiarazioni accusatorie verso terzi da parte di Michele Misseri, tenuto conto che l'incidente probatorio era stato fissato proprio perché l'agricoltore intendeva accusare del delitto altre persone e non se stesso, come aveva fatto nelle precedenti settimane. In particolare, Michele Misseri non sarebbe stato avvertito del fatto che, accusando terzi, sarebbe diventato anche testimone del processo, oltre che imputato. In subordine, Coppi ha sollevato una questione di legittimità costituzionale. La richiesta è stata fatta dall'avv. Coppi prima che la Corte iniziasse l'eventuale interrogatorio di Michele Misseri. In aula ci sono anche Sabrina e la madre Cosima; non c'é Concetta Serrano, madre di Sarah.
    di Paolo Melchiorre

    Da più di due anni è il protagonista dell'inchiesta e ora del processo per l'omicidio della nipote Sarah Scazzi, che quando venne strangolata, il 26 agosto 2010, aveva solo 15 anni. E' Michele Misseri, 58 anni, agricoltore di Avetrana (Taranto). In tutto questo tempo ha cambiato spesso versione ma dall'inizio del 2011 insiste su quella originaria, dicendo di aver fatto tutto da solo, dal delitto alla soppressione del cadavere. Per la Procura, invece, é responsabile solo di quest'ultimo reato. Sarah sarebbe stata uccisa in casa Misseri dalla cugina, Sabrina Misseri, con l'aiuto della madre, Cosima Serrano.

    'Zio Michele' oggi sarà sotto esame dinanzi alla Corte di Assise. Potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere, ma tutto fa pensare che risponderà alle domande di accusa e difesa. La Procura non crede al 'dietrofront' di Michele Misseri. Per questo ora è imputato solo di soppressione di cadavere, oltre che del furto del cellulare della nipote e di danneggiamento seguito da incendio (bruciò vestiti e zaino della ragazzina). Via via sono cadute invece le accuse di omicidio volontario e violenza sessuale (inizialmente raccontò agli inquirenti di aver abusato del cadavere prima di nasconderlo). Sono sostanzialmente tre le versioni fornite da Michele Misseri; almeno sette, invece, se si tiene conto delle variazioni, spesso non irrilevanti, apportate nei vari racconti. La prima è quella che risultò decisiva per ritrovare il corpo di Sarah. Era la sera del 6 ottobre 2010, 'zio Michele' crollò dopo ore di interrogatorio nella caserma del comando provinciale dei carabinieri di Taranto. Disse di aver ucciso la nipote in garage dopo un avance sessuale e il rifiuto della ragazzina, poi portò gli investigatori al pozzo in contrada Mosca nelle campagne di Avetrana, facendo ritrovare il cadavere e successivamente i resti di alcuni effetti personali della nipote. Nove giorni dopo, il 15 ottobre 2010, Michele Misseri tira in ballo la figlia Sabrina, che avrebbe trattenuto per le braccia Sarah mentre lui la strangolava con una corda. Sabrina viene arrestata. Il 4 novembre l'agricoltore cambia sostanzialmente versione: è accaduto tutto in garage, Sabrina ha strangolato Sarah, lui stava dormendo in casa ed è stato svegliato proprio dalla figlia. Due mesi dopo, alla vigilia di Natale, Michele Misseri scrive dal carcere alle figlie Sabrina e Valentina dicendo di aver accusato ingiustamente la secondogenita. Nel febbraio 2011, ma la notizia trapela solo dopo qualche settimana, Michele Misseri scrive al suo legale scagionando completamente la figlia.

    Da quel momento in poi 'zio Michele' continuerà ad autoaccusarsi del delitto, cambiando però spesso ricostruzione. Mai, nelle sue versioni, l'agricoltore tira in ballo la moglie Cosima. In questi due anni si contano, da parte dell'agricoltore, anche il cambio di almeno tre avvocati, alcune interviste soprattutto televisive dopo essere stato scarcerato e la consegna alla Procura di un memoriale di 20 pagine, il 17 ottobre 2011, nel quale scagiona tutti. 'Zio Michele' è libero dal 30 maggio 2011, moglie e figlia sono in carcere. Tocca ancora a lui, ma questa volta in un'aula di giustizia, raccontare una verità che convinca davvero. Martedì, sempre in aula, toccherà alla figlia Sabrina e alla moglie Cosima. (Ansa)



    Partorisce in coma, madre muore ma neonata si salva
    La donna colpita da aneurisma, la vicenda a Trento. TRENTO - Una donna incinta, colpita da aneurisma, ha partorito una bimba che si è salvata. La mamma invece non è sopravvissuta al parto cesareo dopo un coma di due settimane. La vicenda - raccontata oggi dal quotidiano L'Adige - è avvenuta all'ospedale di Trento.

    La donna, di 39 anni, all' ottavo mese di gravidanza e senza problemi di salute, all' improvviso si è sentita male ed è stata trasportata al pronto soccorso. Qui i medici, constata la gravità della situazione, hanno deciso di far nascere la bimba. Dopo il parto cesareo, la donna è stata trasferita in terapia intensiva dove è rimasta due settimane.

    Alla fine, nonostante, le cure, non si è ripresa dal coma ed è morta senza potere vedere la figlia appena nata. Lascia il marito e un altro figlio. (Ansa)



    GOSSIPPANDO


    ANDIAMO AL CINEMA



    Il comandante e la cicogna




    locandina

    Un film di Silvio Soldini. Con Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Luca Zingaretti.

    Una favola agrodolce ai confini del surreale per raccontare con ironia e senza buonismi la barbarie morale del Belpaese
    Emanuele Sacchi


    Lui è un idraulico un po' remissivo, piagato dalla sfortuna e da problemi in crescita costante; lei un'artista svagata e nevrotica. 185517679-39917519-d451-4982-bb62-ada34f802f93Si rincorreranno ignari, nella babele di un'Itali(ett)a meschina, in cui tutti o quasi sembrano aver smarrito il lume della ragione.
    Quindici minuti per inquadrare tutto quanto. Per condensare lo stato d'animo di molti italiani amareggiati. E non, assai ovviamente, da Berlusconi o dal berlusconismo, ma dal fatto che questo rappresenti al più un epifenomeno di un problema assai più grande, connaturato alla natura di un popolo dal talento individuale pari solo alla stoltezza collettiva. Un lungo giro di parole, forse, ma nell'incipit c'è in nuce tutto il film di Silvio Soldini, un tentativo di astrarsi e osservare il problema da una prospettiva privilegiata, a volo d'uccello o a "sguardo di statua", se preferite.
    Raccontando una storia d'amore, incidentalmente (o forse no), utilizzando il contesto fiabesco per addentrarsi in una barbarie morale che pare troppo incredibile per essere trattata in maniera realistica; o forse così inquietante da meritare una mediazione fantastica perché lo shock resti nei limiti del sostenibile. Si dirà che il cinema dei Sessanta e dei Settanta, quello a cui perennemente il cinema italiano di oggi anela disperatamente, aveva già esaurito abbondantemente il tema, tra vecchi e nuovi 'mostri'; ma anche I mostri hanno bisogno del loro upgrade 2.0, tempi moderni e complicati richiedono mostri altrettanto moderni e complicati. Addentrarsi nei simbolismi vari ed eventuali potrebbe condurre a un'analisi banalizzante e, probabilmente, evidenzierebbe i punti di fragilità de Il comandante e la cicogna, ma l'opera di Soldini fotografa così adeguatamente - ironizzando in giuste dosi - lo stato (miserrimo) delle cose, senza ricorrere a comodi buonismi, che un po' di bene glielo si deve volere comunque. A reggere sulle spalle le sorti del film sono Valerio Mastandrea e Alba Rohrwacher, due dei più credibili e maturi interpreti in circolazione, comunque la si pensi e nonostante il pericolo di sclerotizzazione sia costantemente dietro l'angolo - lui come pacioso padre di famiglia sensibile e sfigato, lei come complessata con problemi a relazionarsi con il mondo. Il resto lo fa Torino, di cui Soldini coglie ogni sfumatura caratteriale: sdegnata, austera, in qualche modo refrattaria alla peggiore italianità, sospesa a metà tra atteggiamento regale e accettazione del miserrimo presente. Di qui è transitata l'idea originaria di unificazione e autonomia della nazione - più volte provocatoriamente messa in discussione nel film - di qui passa l'amara e necessaria riflessione di oggidì in merito.


    Video

    fonte:.mymovies.it


    (Lussy)




    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    "C'è intanto una meraviglia a Milano di gran lunga la più importante,
    che non posso non descrivere: la cattedrale.
    Da lontano appare come ritagliata in un foglio di carta bianca, ma quando si è vicini ci si meraviglia nello scoprire che quei ritagli a forma di merletto sono innegabilmente di candido marmo(...). Se osserviamo l'intera opera un po' più a lungo, troviamo che è molto graziosa, colossalmente bella, un giocattolo per bambini giganteschi. Tuttavia essa si presenta ancor meglio a mezzanotte, al chiaro di luna, quando la folla di bianche figure di pietra scende dall'alto e ti accompagna per la piazza bisbigliandoti all'orecchio un'antica storia (...)"
    Heinrich Heine, Reisebilder, Amburgo, 1826


    LA FABBRICA DEL DUOMO DI MILANO


    Il 6 maggio 1385 Gian Galeazzo Visconti arriva a Milano diretto al Sacro Monte di Varese. E' un uomo di 34 anni, già sposato due volte, noto per la sua ostentata devozione, la sua timidezza. Incontra lo zio Bernabò Visconti, il terribile signore di Milano che amava sbeffeggiare papi e imperatori perché, come amava dire, "io sono papa e imperatore a me stesso". Quel giorno Bernabò deve aver pensato: "Vado a farmi due risate" e, presa la sua mula, si era diretto verso S. Ambrogio per vedere lo spettacolo, accompagnato dai suoi due figli e da poco seguito. Invece Gian Galeazzo, appena lo vede, lo dichiara suo prigioniero e lo fa rinchiudere nel vicino castello sotto lo sguardo sbalordito e incredulo di tutta Milano e, si può dire, di tutta Europa. Da qui iniziano le grandi imprese di Gian Galeazzo Visconti e da qui "inizia l'impresa del Duomo". La strategia di Gian Galeazzo è abbastanza chiara: i poveri vanno tranquillizzati con un saccheggio; i ricchi con il diritto. Per quelli che oggi chiameremmo "ceti medi" - mercanti, artigiani e commercianti - ci vuole un'idea che porti lustro alla città e lavoro per tutti. Ed ecco l'annuncio: il 23 maggio, due settimane dopo l'arresto di Bernabò, vengono demoliti l'antico arcivescovado, il palazzo degli Ordinari e il battistero di S. Stefano alle Fonti, che si trovavano dietro la cattedrale di S. Maria Maggiore, per edificare una nuova cattedrale di immense proporzioni, che avrebbe superato in lunghezza e in altezza ogni altra chiesa esistente allora nel mondo.

    Nacque la Veneranda Fabbrica del Duomo. I primi documenti della fabbrica, purtroppo perduti, risalgono alla primavera del 1386, quando sono già in corso i lavori delle fondazioni, iniziate dalla sacrestia settentrionale o, come dice la Fabbrica, "aquilonare" dov'era l'antichissimo battistero di S. Stefano alle Fonti. In quest'anno Gian Galeazzo e il cugino arcivescovo Antonio da Saluzzo, iniziano una campagna di mobilitazione delle forze economiche della città perché concorrano all'impresa con offerte generose. La risposta supera, come si dice, le più rosee aspettative. In pochi mesi non solo i paratici di Milano, ma l'intera popolazione, si mobilita per portare ogni genere di offerte alla Fabbrica del Duomo: soldi, beni personali, lavoro. Ormai la cosa è diventata seria e bisogna che l'idea si trasformi in un progetto visibile e condiviso da tutti. L'1 marzo 1387 viene nominato ingegnere capo Simone da Orsenigo, che resterà per molti anni il responsabile dell'andamento dei lavori.. Sappiamo oggi, dopo gli assaggi effettuati nella sagrestia aquilonare, che all'inizio si pensava ad una costruzione in mattoni decorata con un paramento in cotto, simile probabilmente alle coeve chiese del Carmine di Milano e di Pavia. Nell'ottobre del 1387, avviene la grande svolta: Gian Galeazzo, che in due anni aveva già conquistato quasi tutta l'Italia settentrionale e aveva sposato la figlia Valentina con il fratello del re di Francia, decide di trasformare l'espediente pubblicitario in un simbolo regale.
    A questo punto il Duomo non doveva essere soltanto la chiesa più grande d'Europa, doveva diventare soprattutto lo splendido tempio del futuro re d'Italia. Per realizzare questo sogno grandioso viene formulato un minuto regolamento della Fabbrica che prevede sia la stretta sorveglianza della gestione pratica dei lavori, sia un attento e rigoroso rendicontamento delle entrate e delle spese. Da parte sua Gian Galeazzo concede alla Fabbrica l'uso gratuito delle cave di Candoglia per estrarre i marmi necessari alla nuova impresa. L'idea nuova è quella di abbandonare lo stile ancora "romanico" i per abbracciare decisamente le forme gotiche d'oltralpe, mai prima d'ora accettate completamente in Italia. Le murature e i piloni saranno dunque realizzati "a cassone": pareti esterne portanti in marmo di Candoglia riempite internamente di pietre, prevalentemente serizzo tratto dalle cave viscontee di Locarno, Intra e Pallanza. I materiali arriveranno a Milano lungo il Naviglio Grande e tutte le merci che esibiranno il marchio AUF (Ad Usum Fabricae) non pagheranno dazi.

    Il 20 marzo 1388 si svolge una importante riunione durante la quale Marco da Campione (o da Frixono, come dicono alcuni documenti) critica duramente i lavori fatti in precedenza da Simone da Orsenigo . Le critiche sono accolte e, dopo aver risistemate le fondazioni, "si incominciò a edificare con solido marmo" come dice un documento del 4 settembre 1388. Dal 1389 fino alla morte di Gian Galeazzo nel 1402, in soli 14 anni di lavoro frenetico, si costruisce quasi metà dell'opera. Anche se ci vorranno altri 400 anni per finirla, questi 14 anni sono decisivi per il Duomo perché è in questo periodo che vengono fatte tutte le scelte più importanti per il suo destino futuro.
    Nicolas de Bonaventure - viene nominato ingegnere capo il 6 luglio 1389. La sua attività a Milano durerà un anno e lascerà una indelebile traccia "francese" sul Duomo. Sulle porte delle sagrestie intanto si stanno affaticando gli scultori per completare le prime vere opere decorative: Giacomo da Campione esegue il portale della sagrestia settentrionale dedicato a Cristo e poco dopo è Hans Fernach ad eseguire quello della sagrestia meridionale dedicato alla Vergine.. Anche se nell'estate del 1390 Nicolas de Bonaventure ritorna in Francia, i lavori proseguono alacremente..Tutto il 1391 sarà l'anno cruciale per la stesura del modello definitivo. A questo dibattito, che chiama in causa sia importanti problemi di statica, sia problemi non meno importanti legati alla simbologia dei numeri e delle figure geometriche, intervengono personaggi di primo piano della cultura architettonica tedesca come Hans von Freiburg e Heinrich Parler, il primo impegnato nella cattedrale di Colonia e il secondo a Ulm. All'inizio del 1392 si giunge a due modelli contrapposti: quello di Parler e quello di un matematico piacentino - Gabriele Scovaloca - (un modello di alzato più affine ai gusti locali e più vicino alla tradizione costruttiva lombarda) che vincerà. Dal 1392 però la spinta spontanea della città per finanziare l'impresa - dopo cinque anni di sacrifici - si sta smorzando. Gian Galeazzo escogita un Giubileo milanese per raccogliere altri fondi e continuare l'impresa, ma si dovrà aspettare il 1395 prima di vedere qualche soldo.
    Del resto anche Gian Galeazzo in questi anni è distratto da mille incombenze militari e politiche e per giunta ha deciso di fondare presso il suo parco di Pavia una nuova grande Certosa. Per fortuna (non sua!) nel 1394 muore Marco Carelli, un ricchissimo mercante milanese che lascia alla Fabbrica tutta la sua sostanza - ben 35.000 ducati - parecchi miliardi di oggi. Con quei soldi si costruisce quello che forse è il più bel elemento scultoreo-architettonico dell'intero edificio: la Guglia Carelli, la prima guglia del Duomo che si trova sull'angolo nord-est della sagrestia aquilonare, sormontata dalla statua di S. Giorgio che richiama direttamente l'effigie di Gian Galeazzo Visconti.

    Mai si era osato in Europa sollevare a quell'altezza una così enorme massa di marmi. Per affrontare il problema arriva dalla Francia nel 1399 il parigino Jean Mignot, un grande tecnico, che analizza in primo luogo la correttezza dei lavori svolti sinora trovando molte imperfezioni nel taglio delle pietre e quindi nella loro effettiva capacità di portata. La conclusione è drastica: c'è "pericolo di ruina". Secondo il francese bisogna distruggere tutto il costruito perché fatto "sine scienzia". Gian Galeazzo, molto preoccupato, fa assumere dalla Fabbrica i suoi due migliori ingegneri, Bartolomeo da Novara e Bernardo da Venezia, mentre è preposto al cantiere in pianta stabile Filippino degli Organi.. Il duca, pur convinto della giustezza delle critiche, alla fine si arrende al pragmatismo della Fabbrica lasciando che i lavori siano proseguiti "secondo il gradimento e la volontà dei suoi cittadini". Il Duomo non è crollato, però lo spavento salutare procurato dal Mignot è servito a migliorare le attrezzature (è adottata la sega per marmi) e soprattutto ha fatto rinviare di un secolo l'impresa del tiburio.

    Dal 1402, anno della morte di Gian Galeazzo Visconti, al 1480, quando un nuovo colpo di Stato fa salire al potere Ludovico il Moro, la costruzione del Duomo resta quasi del tutto sospesa, vuoi per mancanza di soldi, vuoi per mancanza di idee. Per tutto questo tempo il Duomo resta a metà, mentre dall'enorme zona del transetto continua a spuntare la vecchia basilica di S. Maria Maggiore. Anche se in questo periodo Filippino degli Organi costruisce poco, attorno a lui però cominciano a crescere gli scultori e poi i maestri vetrai che tentano i loro primi lavori sui finestroni dell'abside. Nell'anno 1418 il nuovo duca Filippo Maria Visconti può finalmente iniziare a pensare a Milano. Il 12 ottobre successivo arriva a Milano il papa Martino V, eletto l'anno prima dal Concilio di Costanza dopo un lungo periodo di scissione della Chiesa . Chi conosce la storia di Milano sa che bisogna sempre approfittare delle occasioni straordinarie se si vuole demolire qualcosa di importante e di antico.. Fino a quel momento si era costruito tutto attorno alla basilica che era praticamente intatta e funzionante. In due giorni, dal 14 al 16 ottobre, per ordine del duca si demolisce l'abside e la volta, spostando il vecchio altare per la consacrazione nel nuovo coro del Duomo. Da questo momento però non cessa di esistere liturgicamente la basilica di S. Maria Maggiore, ma viene semplicemente ampliata con un nuovo - immenso - coro dov'è collocato il suo vecchio altare riconsacrato. La sua scomparsa definitiva avverrà 150 anni dopo con la consacrazione del Duomo voluta da Carlo Borromeo.

    Fin dai primi anni del Quattrocento, parallelamente alle opere di architettura e scultura, sorge vicino al Duomo il laboratorio per preparare le vetrate. Di tutte queste vetrate restano soltanto alcuni antelli al Museo del Duomo, perché dovettero essere quasi subito sostituite per l'imperizia dei maestri vetrai di quest'epoca. Solo dopo il 1470, grazie all'opera di Cristoforo e Agostino de' Mottis, Antonio da Pandino e Niccolò da Varallo si avvia un programma serio e duraturo di realizzazione delle vetrate, eseguito questa volta con materiali di ottima qualità e con tecniche perfette che hanno consentito ad esse di conservarsi in ottimo stato fino ad oggi. Di questo notevole gruppo di opere, che stilisticamente abbandonano il gotico per rifarsi ai disegni "all'antica" del Foppa e di altri artisti rinascimentali.

    Ludovico il Moro, salito al potere nel 1480 era l'uomo che ci voleva per affrontare un problema così difficile come quello del tiburio. Deciso, ambizioso, spregiudicato, il Moro governa Milano in un periodo di grande splendore culturale, che gli permette di disporre di uomini dotati di straordinarie capacità tecniche e artistiche. Nel 1481 muore Guiniforte Solari, che intorno al 1470 aveva rinforzato gli arconi gotici tra i quattro pilastroni centrali con dei robusti "archi romani" nascosti nella muratura . Restano a capo del cantiere suo figlio Pietro Antonio e il genero Amadeo, entrambi poco più che trentenni. Si ritiene quindi opportuno di far venire a Milano l'anziano maestro tedesco Giovanni Nexemperger. Si scopre che in Italia ci sono persone più esperte di lui ed anche di gusti più raffinati. Alcune sono già a Milano, come Leonardo da Vinci e Donato Bramante, altre sono chiamate apposta a misurarsi con il problema. Alla fine, nel 1490, tutti i modelli sono riuniti nel castello sforzesco per un confronto finale. Vince, anche perché rappresenta la sintesi dei diversi contributi, il modello approntato dall'Amadeo con Gian Giacomo Dolcebuono e rivisto da tecnici del calibro di Francesco di Giorgio e Luca Fancelli. Rispetto ad una tendenza che voleva il tiburio di forma quadrangolare, si sceglie alla fine un rivestimento della cupola ottagonale, più rispondente alla tradizione ambrosiana. Il tiburio viene terminato in appena dieci anni, e, malgrado il timore di molti, non presenta alcun difetto dal punto di vista statico. Nella sua parte interna viene decorato da quattro serie di quindici statue (profeti, sibille e personaggi dell'Antico Testamento) sugli arconi portanti e da quattro medaglioni con i dottori della Chiesa. All'esterno invece rimane a lungo privo di decorazioni e guglie. Unica eccezione è il cosiddetto Gugliotto dell'Amadeo, capolavoro scultoreo dove gli elementi rinascimentali sono sapientemente armonizzati con l'aspetto gotico, che rimane dominante, come segno di fedeltà all'impianto originario della costruzione. Con il gugliotto Amadeo, costruito tra il 1507 e il 1518, finisce in bellezza la stagione gotica del Duomo. Ciò che si farà in seguito, dopo la parentesi "romana" del Borromeo, sarà all'insegna di un neogotico nel quale il vecchio stile viene di volta in volta rinterpretato alla luce delle novità barocche o neoclassiche. (Paolo Colussi, la storiadimilano.it)


    Nel corso dei millenni, tutta l'area che comprende anche l'omonima piazza antistante il Duomo, è stata adibita a luogo sacro prima dai Celti, poi dai Romani e infine dai Cristiani. Se la terra avesse potuto assorbire la magia di questo luogo, ora sarebbe impregnata di energia pagana e cristiana, di acre sangue sacrificale e di profumo di beatificazione.
    Fino al IV secolo d.C. in questo luogo si trovava un tempio dedicato a Minerva. Con la diffusione del cristianesimo, il tempio venne abbattuto e fu eretta la chiesa dedicata a Santa Tecla con l'adiacente Battistero di San Giovanni alle Fonti dove il vescovo di Milano Sant'Ambrogio battezzò Sant'Agostino. Nell'836, accanto a Santa Tecla, venne costruita una seconda chiesa chiamata Santa Maria Maggiore.
    Interessante notare come sia rimasto in questo magico luogo del centro di Milano, a discapito di 2.500 anni di storia, un filo comune tra tutte le religioni, di un culto femminile: la Dea Madre Terra per i Celti, Minerva per i Romani, Santa Tecla e infine il Duomo (dedicato a 'Santa Maria Nascente') per i Cristiani.
    Lo stesso Duomo, con la sua storia pluricentenaria, sembra quasi aver 'accettato' di buon grado di convivere con simboli pagani e demoni scolpiti nel marmo. Difficile quindi stupirsi se si pensa che la sua stessa costruzione, secondo una leggenda, fu voluta dal diavolo in persona.
    Si narra infatti che il signore del male fosse comparso a Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, in una fredda notte del 1386. Ritiratosi nella sua camera, il diavolo gli comparve ai piedi del letto con occhi infuocati e alito di zolfo. Lo minacciò dicendogli di costruire una chiesa a suo nome e che fosse ricca di immagini sataniche e di figure di demoni. Se si fosse rifiutato, avrebbe preso la sua anima e l'avrebbe portata con sé all'inferno. Galeazzo non impiegò molto a decidersi e già pochi giorni dopo, prese accordi con l'arcivescovo Antonio da Saluzzo per cominciare la costruzione del Duomo.
    Ma quante statue ci sono sul Duomo? Sembra che tra l'interno e l'esterno dell'edificio ce ne siano 3159. Se però si dovessero contare anche le gran teste e i mezzibusti, gli altorilievi e i doccioni, il numero crescerebbe in maniera esponenziale. Io stesso, ogni volta che alzo lo sguardo al Duomo, mi stupisco per figure bizzarre, animali di pietra e statue che non avevo mai scorto prima.
    Una prima impressione che si può invece percepire appena entrati nell'edificio, è di trovarsi in un'antica foresta di querce, simile a quella veramente esistita millenni fa. L'effetto ottico è dato dalle imponenti e altissime colonne gotiche che richiamano appunto per la loro fattura, degli enormi tronchi d'albero. L'interno del Duomo è ricco di segreti e di curiosità. Alzando ad esempio lo sguardo verso la prima campata della navata di destra, celato nella penombra, ci accorgeremo di un grande oggetto sospeso e protetto da un telo bianco. Si tratta della Nivola, un rudimentale ascensore (ora azionato elettricamente, un tempo mosso da un sistema di funi) che permette ogni anno al vescovo di Milano di raggiungere la volta dell'abside. Qui si trova un reliquiario che al suo interno custodisce uno dei Santi chiodi della crocifissione Gesù Cristo. Il primo monumento funebre che s'incontra sulla navata di destra, è invece quello dell'arcivescovo Ariberto d'Intimiano. Sopra il sarcofago del santo si trova una croce eseguita nel 1037 che la tradizione vuole fosse stata eretta sopra il Carroccio del Comune. Il carroccio era un grande carro a quattro ruote intorno al quale si raccoglievano e combattevano le milizie dei comuni lombardi (o 'Lega lombarda'). Certamente celebre la battaglia di Legnano della Lega lombarda di più di cento anni dopo (29 maggio 1176) guidata da Alberto da Giussano durante la quale, un sacerdote celebrò una messa sopra un carroccio incitando i combattimenti nel nome di Dio. La lega, appoggiata dal papa Alessandro III, vinse la battaglia contro il Sacro Romano Impero e il suo imperatore, Federico Barbarossa.
    Infine, un mattone posto sempre nella navata di destra con una curiosa incisione:

    EL PRINCIPIO DIL DOMO DI
    MILANO FU NEL ANNO 1386


    L'incisione è in realtà del XVII secolo, ma atta a comprovare la datazione originaria del Duomo. Sembra infatti che la suddetta scritta venne apposta dopo il ritrovamento di un mattone nelle fondamenta della chiesa, che apportava appunto la data: 1386.
    Sicuramente, come qualunque grande edificio sacro medievale, ebbe invece collegamenti con la Massoneria. Anticamente i Massoni erano liberi scalpellini e artigiani che venivano chiamati in tutta Europa perché unici detentori del sapere architettonico e ingegneristico per poter realizzare opere tanto complesse come le cattedrali gotiche.
    (mitiemisteri.it)

    (Gabry)





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    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA

    Giallo su profilo fb Maggiani
    Aia,nessun profilo.Ora c'e' stemma Spezia. Il guardalinee Luca Maggiani non ha alcun profilo Facebook: lo assicura l'Associazione arbitri respingendo le accuse di Antonino Pulvirenti. L'Aia ha ricevuto dall'assistente di Catania-Juve "attestato" in cui precisa di non essere titolare né di profilo né di pagina sul social network, e si riserva di intraprendere azioni legali.

    "L'Aia - precisa una nota - ha ricevuto dall'assistente arbitrale Maggiani attestato in cui egli precisa che la notizia secondo cui lo stesso sia titolare di un profilo personale o di una pagina sul social network Facebook è destituita di ogni fondamento". "Al fine di tutelare l'integrità etica dell'arbitro e l'immagine istituzionale - conclude la nota -, l'Aia fa riserva di intraprendere le azioni legali più opportune nei confronti degli autori dell'iniziativa mediatica, realizzata attraverso la suddetta piattaforma new media, e verso chiunque abbia diffuso e diffonda la notizia palesemente falsa mediante qualsiasi mezzo di comunicazione. Analoga segnalazione viene inviata alla Procura Federale affinché accerti le responsabilità di soggetti eventualmente tesserati".

    MAGGIANI; SU FB VIA STEMMA JUVE, ORA SIMBOLO SPEZIA - Il presidente del Catania lancia sospetti su un profilo Facebook con lo stemma Juve, a nome di Luca Maggiani. L'Aia subito nega che si tratti di una pagina autentica dell'assistente di gara di Catania-Juve e chiede l'intervento della Procura federale. Intanto sul social network sparisce lo stemma del club bianconero. Al simbolo Juve - postato sul profilo facebook l'8 maggio scorso - due giorni dopo la conquista del titolo di Campioni da parte di bianconeri, seguiva lo stemma dello Spezia,ora slittato al primo posto.

    "C'é lo scudetto della Juve sul profilo Facebook di Maggiani. Tutti possono tifare per la squadra che vogliono. Ma dopo quello che è successo ieri e di come si sia fatto influenzare ditemi voi cosa dobbiamo pensare. Sono sconcertato". Il presidente del Catania Antonino Pulvirenti insiste sulle accuse alla terna arbitrale per il gol non concesso ieri contro la Juve. 'L'errore lo accettiamo - dice ai microfoni di 'Radio Anch'io Sport' -, è successo qualcosa di più. La sudditanza psicologica mi sembra evidente".

    "Serve un a punizione severa per i giocatori della Juve. Agnelli che vuole riformare il calcio inizi dalle cose più semplici. Chieda lo 0-3 a tavolino per la sua squadra. Farebbe un gran gesto". E' la provocazione del presidente del Catania Antonino Pulvirenti dopo le polemiche arbitrali per la partita di ieri al Massimino. Pulvirenti ribadisce che quello che accaduto ieri è "inaudito, mai successo. A parti inverse ci avrebbero espulso tre giocatori della panchina".(Ansa)



    MotoGp: vince Stoner, Lorenzo campione mondo
    Festa per due in Australia. Il pilota della Yamaha, Jorge Lorenzo, si è laureato campione del mondo della Classe MotoGp al termine del Gran Premio d'Australia vinto da Casey Stoner su Honda. Lo spagnolo è arrivato secondo, mentre Valentino Rossi su Ducati si è classificato al settimo posto. Non ha avuto rivali Casey Stoner sul tracciato di Phillip Island. L'australiano ha conquistato la sua sesta vittoria sulla pista di casa, trasformando l'ultimo giro in una specie di passerella davanti al suo pubblico. Il pilota della Honda che si ritirerà a fine stagione è passato sotto alla bandiera a scacchi con 7,8s su Jorge Lorenzo (Yamaha), che si aggiudica con questo piazzamento il suo secondo mondiale nella classe regina. Il tanto atteso duello con Dani Pedrosa (Honda), in effetti è durato solo un giro e mezzo, poi la scivolata che ha spalancato le porte del titolo al maiorchino della Yamaha. Dal momento della caduta in poi, Stoner ha continuato ad accumulare vantaggio, mentre Lorenzo rimaneva in seconda posizione in attesa della bandiera a scacchi. Sul podio di Phillip Island sale anche l'inglese Cal Crutchlow (Yamaha), mentre il migliore tra i piloti italiani è ancora una volta Andrea Dovizioso (Yamaha), quarto in questa occasione. Settimo posto per Valentino Rossi (Ducati), lontanissimo dai protagonisti, per il distacco - siderale - da Stoner di oltre 37 secondi. Il problema, comunque, non è solo di Rossi. Tutti i piloti con le Ducati, infatti, gli sono alle spalle a partire dal compagno di squadra Nicky Hayden che è ottavo, mentre Karel Abraham e Hector Barberà sono rispettivamente nono e decimo.(Ansa)


    Sci: gigante Soelden, vittoria Maze
    Migliore azzurra Denis Karbon, settima. La slovena Tina Maze ha vinto lo slalom gigante di Soelden, gara di apertura della Coppa del mondo donne e della stagione 2012-13. Si è imposta con il tempo di 2.31.41 e ha preceduto le austriache Kathrin Zettel (2.31.83) e Stefanie Koehle (2.33.12). Migliore delle italiane è stata Denise Karbon, 7/a in 2.34.14. Ci sono poi Irene Curtoni, 8/a in 2.34.23, e Lisa Magdalena Agerer 21/a in 2.37.62. Fuori sono finite Federica Brignone e Nadia Fanchini, e anche la campionessa Usa Lindsey Vonn, che ha riportato una contusione al polso sinistro dopo aver infilato il braccio in una porta.

    LA GARA - Nel gigante donne di Soelden, prima gara della stagione 2012-13, l'Italia raccoglie un settimo ed un ottavo posto con la veterana altoatesina Denise Karbon e la giovane lombarda Irene Curtoni: niente di travolgente. Andrà probabilmente meglio domani nel gigante uomini: gli azzurri sono in gran forma. Dalla nebbia di Soelden - seconda manche ritardata per questo di un'ora - è sbucata la slovena Tina Maze davanti alle austriache Kathrin Zettel e Stefanie Koehle. Per l'affascinante slovena, che proprio alla vigilia di Soelden si è esibita anche come cantante rock, è la 12/a vittoria in carriera, la terza nella località austriaca. Non a caso la Maze è anche campionessa mondiale in carica e in questa stagione punta, e non lo nasconde, alla conquista della coppa del mondo. L'anno scorso fu seconda alle spalle di Lindsey Vonn che aveva aperto la stagione vincendo proprio a Soelden. Vonn oggi è finita fuori, con botta al polso sinistro. Denise Karbon, 5/a dopo la rima manche, poteva puntare al podio ma la nebbia non l'ha aiutata. A 31 anni, si è trovata comunque ad essere ancora la migliore azzurra. Il settimo posto farà comunque bene all'umore della Karbon, alle prese con guai fiscali con la giustizia militare e che per questo è sospesa dal corpo della Guardia di Finanza. Si tratta di circa 400mila euro depositati in Svizzera e frutto di sponsorizzazioni estere. Lei ha detto di non saperne nulla: faceva tutto il suo manager, che ha già patteggiato. Se ne occuperà il Tribunale militare di Verona nel prossimo marzo. Con lei a giudizio anche l'ex azzurra Isolde Kostner, che aveva lo stesso manager della Karbon ed è una ex atleta delle Fiamme Gialle. Mentre Irene Curtoni oggi ha fatto la sua parte, ha deluso per troppa foga Federica Brignone. E' uscita nella seconda manche come le era successo l'anno scorso: oggi si è 'persa' sul muro centrale, nel tratto a lei più confacente. Forse aveva troppa voglia di mettersi in mostra.(Ansa)



    Del Potro vince a Basilea, Federer ko in finale
    Istanbul: troppa Williams, Sharapova dominata. Juan Martin del Potro rovina la festa, che sembrava annunciata, a Roger Federer. Lo svizzero perde la finale di Basilea, la città natale del numero uno del mondo: Del Potro si impone 6-4, 6-7 (5/7), 7-6 (7/3). L'argentino si prende così la sua rivincita dopo i sei ko precedenti. I due si incrociavano dopo la semifinale olimpica, vinta da Federer e una partita di oltre 4 ore conclusasi con un set finale di 36 giochi. Era la settima finale di fila per Federer a Basilea.

    ISTANBUL; TROPPA WILLIAMS, SHARAPOVA DOMINATA Serena Williams ha vinto per la terza volta in carriera il Masters di tennis. In finale la statunitense, numero 3 del mondo, ha rispettato il pronostico che la dava ampiamente favorita, battendo la russa Maria Sharapova (n.2) in due set (6-4, 6-3). La Williams aveva già conquistato il trofeo nel 2001 e nel 2009. A 31 anni si è laureata la più 'vecchia' vincitrice del Masters. Chiude in bellezza un anno ricco di soddisfazioni, che le aveva già portato i successi a Wimbledon e all'US Open, oltre a due ori olimpici. La Sharapova, giunta alla finale imbattuta (come del resto la sua avversaria), ha lottato su ogni punto e non si è mai data per vinta. Nonostante questo, il successo di Serena non è mai stato in discussione. Praticamente perfetta al servizio, non ha concesso alcun break all'avversaria e quando ha deciso di accelerare il ritmo è diventata incontenibile. La Sharapova ha perso senza potersi rimproverare nulla: buona al servizio, costante negli scambi, ha cercato anche di attaccare, ma si è trovata davanti un muro. E' riuscita a mettere la testa fuori dall'acqua sullo 0-30 nel quarto gioco del secondo set. Ma è stato un attimo. Poi Serena ha ripreso a martellare e non le ha dato scampo. L'ultimo suo successo su Serena Williams resta confinato al 2004, proprio nella finale del Masters donne di quell'anno.(Ansa)

    (Gina)



    MOSTRE E...... SAGRE

    Alla scoperta dell'arte e delle tradizoni



    MOSTRE

    "I PAPI NELLA MEMORIA" A CASTEL SANT’ANGELO


    Castel Sant’Angelo, prima mausoleo imperiale e poi imprendibile fortezza, da secoli ha legato la sua storia a quella del papato, anche per la sua vicinanza con San Pietro e con i Palazzi Vaticani. Nei momenti più difficili fu un rifugio sicuro per i pontefici, come accadde in quel lontano 6 maggio del 1527, quando Clemente VII, attraverso il corridore di Borgo, riuscì a raggiungerlo precipitosamente grazie al sacrificio delle guardie svizzere che caddero sotto i colpi dei lanzichenecchi. Ora il Castello torna a ospitare i suoi antichi proprietari, raccogliendoli in una mostra che ripercorre settecento anni di storia, da Bonifacio VIII che nel 1300 proclamò il primo Giubileo, fino a Giovanni Paolo II e all’ultimo Anno Santo.

    "I Papi della memoria. La storia di alcuni grandi Pontefici che hanno segnato il cammino della Chiesa e dell’Umanità", visitabile fino al prossimo 8 dicembre, è un evento curato da Mario Lolli Ghetti e organizzato dal Centro Europeo per il Turismo, presieduto da Giuseppe Lepore, e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico della città di Roma, diretta da Rossella Vodret, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, i Musei Vaticani, la Fabbrica di San Pietro e l’Ufficio per le celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.
    "La Rassegna – spiega Lepore – è un percorso attraverso frammenti di memoria di fede, di scienza e di arte, ma anche del vissuto e dell’umanità dei Pontefici, del loro rapporto con i sommi artisti di tutte le epoche. E’ un viaggio tra i capolavori di grandi artisti provenienti dai maggiori musei d’Italia e le testimonianze grafiche, fotografiche e filmiche che hanno visto i Pontefici come protagonisti della storia e della cultura". La mostra propone una riflessione sul modo in cui si è manifestato il messaggio universale della Chiesa, rivolto prima di tutto a Roma e poi da Roma al mondo, nel campo della fede e dell’arte, della politica e della cultura. Le singole figure dei Pontefici, rappresentate da ritratti scolpiti o dipinti e da opere d’arte o da oggetti a loro appartenuti, sono state inserite all’interno dei rispettivi ambiti cronologici.
    Il percorso lineare dell’esposizione, articolata in otto grandi capitoli, spiega Mario Lolli Ghetti, viene "a tratti interrotto da piccole sezioni tematiche, limitate anche a due o tre opere d’arte e oggetti, destinate ad approfondire fenomeni o episodi storici culturali, giudicati particolarmente significativi, quali la fondazione dei Musei Capitolini, la riforma del Calendario Gregoriano, il collezionismo delle famiglie papali, la nascita dell’Accademia, , l’esempio del Museo Pio Clementino in Vaticano, le manifestazioni di fede e i culti popolari, la canonizzazione dei nuovi santi, l’incendio e la ricostruzione della Basilica di San Paolo fuori le Mura, la promulgazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, l’ingresso nella contemporaneità e la costruzione dell’Aula in Vaticano per opera di Nervi".
    Tra i materiali esposti, anche una selezione di opere negli anni più recenti recuperate dalle Forze dell’Ordine e sottratte al mercato clandestino, a riprova della preziosa attività nel settore di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato. Tali opere sono corredate da schede con un sintetico resoconto delle indagine e delle conclusioni delle operazioni. "Sicuramente questi racconti – prosegue il curatore della mostra – nella loro poliziesca drammaticità, non mancheranno di affascinare il pubblico dei visitatori e di richiamare l’attenzione su questi corpi speciali di altissima professionalità, che il mondo intero ci invidia".
    (Cinzia Dal Maso, specchioromano.it)



    FESTE e SAGRE




    4 SAGRE X 3 COLLI -
    Brisighella, Ravenna - 4, 11, 18 e 25 novembre


    4 novembre: Sagra del Porcello.
    La festa ripropone l'antico rito che si svolgeva nell'aia di ogni casa colonica con l'uccisione del maiale e la lavorazione della carne da parte di abilissimi norcini. Questo appuntamento offre ai cultori della buona cucina la possibilità di assaggiare, presso i ristoranti locali e alla sagra, gustose specialità: saporiti ciccioli, profumata coppa di testa, rosei prosciutti, salsicce e salami.

    11 novembre: Sagra della Pera Volpina.
    Le pere volpine, piccole, tonde e dure erano un prodotto tipico della Valle del Lamone. La sagra contribuisce alla riscoperta delle proprietà di questo piccolo frutto dimenticato offrendo la possilità di riassaporarlo. Le pere volpine vengono consumate previa bollitura in acqua e vino o cottura al forno. Presso i ristoranti locali e in sagra è possibile degustare specialità con pere volpine e altri prodotti.

    18 novembre: Sagra del Tartufo.
    Il tartufo è il prodotto più nobile e ricercato della collina faentina. I tartufai della Valle del Lamone sono abili ricercatori di questo prezioso prodotto del sottosuolo. Durante la sagra sono in vendita il caratteristico tubero nella varietà del bianco autunnale (che emana un profumo particolarmente intenso) e del tartufo nero (anche questo da non sottovalutare). Si potranno assaggiare, in sagra e nei ristoranti locali, pietanze a base di tartufo.

    25 novembre: Sagra dell'Ulivo e dell'Olio extra vergine.
    53.MA EDIZIONE. La coltivazione dell'ulivo, in terra brisighellese risale a tempi antichissimi: già in epoca romana l'ulivo era apprezzato, conosciuto e valorizzato. In questo suggestivo borgo mediovale non si è persa la passione per le cose buone e la sagra celebra e promuove il ricercato olio extra vergine, il Brisighello, al quale è stato assegnato l'ambito riconoscimento della DOP europea.




    STRANI MUSEI


    "..quei piccoli cartoncini raffiguranti i nostri personaggi del cuore
    di quando eravamo giovani,
    chiusi e raccolti nell'album delle meraviglie,
    alla ricerca del numero mancante, barattato tra amici.
    Che si trattasse di figurine di cartoni animati, calciatori, film e personaggi televisivi,
    non ha importanza.
    Era qualcosa di magico che è rimasto nella memoria di ognuno di noi."
    (dal web)


    IL MUSEO DELLA FIGURINA


    Il Museo della Figurina è nato dalla appassionata opera collezionistica di Giuseppe Panini, fondatore, nel 1961, dell’omonima azienda assieme ai fratelli Benito, Franco Cosimo e Umberto. Nel corso degli anni egli ha raccolto centinaia di migliaia di piccole stampe a colori che nel tempo sono andate a costituire questa straordinaria collezione diventata museo all’interno dell’azienda nel 1986. Nel 1992 Giuseppe Panini e l’azienda stessa decidono di donare il Museo al Comune di Modena, città ritenuta sua sede naturale in quanto capitale mondiale della figurina moderna.
    La raccolta riunisce accanto alle figurine propriamente dette, materiali affini per tecnica e funzione: piccole stampe antiche, scatole di fiammiferi, bolli chiudilettera, carta moneta, menu, calendarietti, album pubblicati dalle ditte per raccogliere le serie o creati per passatempo dai collezionisti seguendo solamente il proprio gusto estetico e la propria fantasia e molti altri materiali ancora. Il Museo è stato aperto al pubblico il 15 dicembre 2006, nella prestigiosa sede di Palazzo Santa Margherita.
    Accoglie i visitatori il «tunnel delle meraviglie» decorato alle pareti, nel soffitto e perfino nel pavimento tramite un gioco di specchi da coloratissime gigantografie delle profondità marine, le meraviglie per l’appunto di un mondo misterioso proposte all’immaginario collettivo tramite una serie di figurine, quando ancora non esistevano i documentari filmati o le sofisticate fotografie subacquee. Dopo aver attraversato un suggestivo 'tunnel delle meraviglie', si accede alla sala espositiva, allestita con sei 'armadi' espositori, concepiti come grandi album da sfogliare, grazie agli otto sportelli laterali estraibili.


    Gli antecedenti
    La sezione presenta incisioni d’epoca, matrici originali e riproduzioni di una serie di immagini a stampa che hanno influenzato l’iconografia delle figurine. Apparse in Europa a partire dal XV secolo e impresse con le tecniche della xilografia e della calcografia, queste incisioni, riprodotte e selezionate fra le più antiche e significative, sono state suddivise secondo i criteri di classificazione delle stampe popolari teorizzati da Achille Bertarelli. Nel corso dei secoli le stampe andranno progressivamente laicizzandosi e affrancandosi dalla funzione di precetto e di culto che le aveva generate, per evidenziare quell’aspetto satirico, cronachistico, ma soprattutto di divulgazione delle conoscenze, destinato a favorire la volontà squisitamente enciclopedica che caratterizzerà l’universo delle figurine.
    La cromolitografia
    La nascita della figurina e la grande diffusione di immagini nella seconda metà dell’Ottocento furono dovute ad un metodo di stampa destinato a rivoluzionare il mondo delle arti grafiche: la cromolitografia, il cui brevetto ufficiale fu depositato a Parigi nel 1837 da Godefroy Engelmann (1778–1839). Benché già con l’incisione si ottenessero stampe policrome utilizzando matrici di colori diversi oppure acquerellando le stampe a mano, la cromolitografia rese possibile la produzione di una grande quantità di immagini a basso costo. Inoltre, rispetto alle tecniche precedenti, ampliò la gamma cromatica e consentì una precisione di dettagli fino ad allora impensabile. Alla base delle tecnica cromolitografica si trova l’invenzione della litografia, nata a Monaco nel 1798 dalle sperimentazioni di Aloys Senefelder (1771-1834) ed inizialmente impiegata per la riproduzione di spartiti musicali.
    La nascita e la diffusione
    Le prime figurine, con tutta probabilità, nacquero in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, ma si diffusero rapidamente nel resto dell’Europa e negli Stati Uniti, grazie al fertile incontro tra la stampa cromolitografica e le esigenze pubblicitarie create dalla rivoluzione industriale. Per molti aspetti diverse da quelle attuali, le figurine ottocentesche consistevano in piccole stampe a colori recanti un messaggio pubblicitario. Generalmente prodotte in serie di sei o di dodici, accomunate da uno stesso soggetto, venivano date in omaggio da negozi e grandi magazzini, per invogliare i loro clienti a tornare. Questa formula si rivelò un incentivo all’acquisto talmente azzeccato che ben presto le varie litografie iniziarono a stampare immagini apposite, lasciando in alcuni casi degli spazi bianchi costituiti da cartigli, cartelloni, vele ed altro, che permettevano di inserire in maniera più artistica il messaggio. In altri, su richiesta del negoziante, venivano inseriti oggetti che alludevano alla sua attività, come ad esempio un orologio per un orologiaio. Alcune ditte, come i grandi magazzini Bon Marché, iniziarono a commissionare immagini originali ed esclusive.
    La Liebig
    Senza dubbio la storia delle figurine non sarebbe stata la stessa senza l’apporto essenziale dell’azienda che più di ogni altra ha legato il proprio nome ai cartoncini stampati: la Liebig, produttrice del famoso estratto di carne, la cui formula fu pubblicata nel 1847 dopo diversi anni di studi, ma che leggenda vuole essere stata scoperta da Justus von Liebig, dopo aver passato una notte intera nel suo laboratorio alla ricerca di una cura per un’amica della figlia malata di tifo.
    La ditta non produsse solo figurine, ma un’enorme quantità di gadget e di oggetti stampati, quali menù, segnaposti, sottobicchieri, calendari e molto altro.Per capire quanto fossero noti i prodotti Liebig basti sapere che quando Stanley intraprese il viaggio in Africa alla ricerca di Livingstone, si dotò del vasetto Liebig; stessa cosa fecero gli scalatori del K2 nel 1954; persino Jules Verne fece gustare ai protagonisti del suo Intorno alla Luna delle saporitissime tazze di brodo Liebig.
    Non solo figurine
    Allo stesso modo in cui l’invenzione dei caratteri mobili da parte di Gutenberg nel XV secolo causò il passaggio dalla cultura orale a quella scritta, l’invenzione della litografia prima e della cromolitografia in seguito, provocarono una vera e propria trasformazione nel panorama culturale e antropologico. Difficile per noi, abituati ad essere circondati da una grande quantità di immagini di tutti i tipi, riuscire a comprendere che cosa potesse significare in termini emotivi per l’uomo dell’Ottocento la possibilità di tenere tra le mani e conservare un gran numero di immagini a colori. Si aprivano nuove possibilità di conoscenza e di creazione di mondi fantastici. Le piccole immagini a colori consentivano di visitare paesi lontani, conoscere animali e piante mai visti, riflettere sugli avvenimenti del tempo o semplicemente divertirsi. In poche parole aprivano la strada alla meraviglia. Al contempo esse andavano incontro alle nuove esigenze di comunicazione prodotte dai processi di trasformazione della società europea e nordamericana: industrializzazione, grande distribuzione, urbanesimo. Molti produttori e venditori si resero ben presto conto del grande fascino esercitato dalle immagini a colori ed iniziarono ad utilizzarle per impacchettare le loro merci, comunicarne le virtù o semplicemente darle in omaggio ai clienti per favorirne la fedeltà. Nascono etichette di ogni genere, fascette di sigari, chiudilettera, scatole di fiammiferi, biglietti da visita: tutto si adorna di cromolitografie dai colori brillanti e vivaci ed ogni cosa diventa oggetto di raccolta, indifferentemente...
    (comune.modena.it)

    (Gabry)




    NOVITA’ MUSICALI


    PAROLE IN MUSICA








    Ciao, semplicemente ciao.
    Difficile trovar parole molto serie,
    tenterò di disegnare...
    come un pittore,
    farò in modo di arrivare dritto al cuore
    con la forza del colore.

    Guarda... Senza parlare.

    Azzurro come te,
    come il cielo e il mare
    E giallo come luce del sole,
    Rosso come le
    cose che mi fai... provare.

    Modà