LA STORIA DEL TEMPO

....inventata dall'uomo

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  1. gheagabry
     
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    "Il mondo sensibile è da sempre e per sempre
    un’ immagine temporale del mondo delle idee …
    il tempo è anche un elemento che consente di dare
    un senso ordinale al cosmo."
    (Platone)


    LO GNOMONE


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    Duomo di Firenze



    L’uomo primitivo aveva la necessità di conoscere la durata della notte per sapere quanto tempo doveva aspettare prima di riprendere l’attività alla luce del giorno. Se doveva uscire per una battuta di caccia sentiva il bisogno di capire quando fare rientro prima di essere sorpreso dal buio oppure quando da cacciatore divenne agricoltore, aveva l’esigenza di conoscere l’alternanza delle stagioni.
    Le sue uniche certezze provenivano dai fenomeni astronomici e la sua prima considerazione fu che ad un periodo di luce seguiva inevitabilmente un periodo di buio. Questa misurazione bastò fino a quando l’uomo non divenne sedentario e capì che senza riuscire a sapere i cambiamenti stagionali era impossibile seminare e ottenere buoni raccolti.
    L’uomo si accorse invece che la Luna scandiva il passare del tempo con altrettanta regolarità dell’alternarsi della luce e
    del buio. Dal cielo, con lo spostamento delle stelle si poteva comprendere le variazioni delle stagioni, ogni costellazione si sposta nell'arco del cielo a seconda della rotazione della terra intorno al sole.
    Non esiste una misurazione del tempo unica per tutti i popoli, nell'osservazione delle stelle si nota chegli astri hanno moti diversi e quindi di durata variabile, e non tutte le popolazioni hanno preso come punto di riferimento lo stesso corpo celeste, questo dipende se si era nell'emisfero settentrionale e meridianale e inoltre i pianeti utilizzati come strumento di misura hanno tempi che non coincidono fra di loro.
    I cicli naturali fondamentali sui quali si è iniziato a misurare il tempo sono l’alternanza del giorno e della notte (ogni giorno), la lunazione (ogni mese) e il succedersi delle stagioni (ogni anno). Osservando questi cicli periodici l’uomo ha definito una serie di intervalli sia per suddividere il giorno (ore, minuti e secondi) che per raggruppare i giorni (settimane e decadi) e gli anni (lustri, decenni, secoli e millenni).




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    Uno gnomone è costituito da un’asta verticale, la cui ombra si proietta su una superficie piana. Un palo, una colonna, un obelisco la cui ombra permette di misurare la posizione del Sole in cielo. Lo gnomone, nella sua semplicita' tecnologica, e' sicuramente lo strumento astronomico piu' antico e diffuso.

    Visto che la lunghezza e la direzione dell’ombra cambiano nel corso della giornata, è possibile considerarla per determinare la suddivisione temporale. In origine l’uomo si è servito certamente della propria ombra per misurare il tempo nei vari momenti del giorno. Con dei sassi delimitava l’ombra e successivamente, ponendo i piedi uno davanti all’altro, misurava quanti passi fosse lunga e così sapeva quanto tempo lo separava dal tramonto. Teneva conto però che a parità di ora l’ombra variava di lunghezza a seconda delle stagioni. Il giorno in cui a mezzogiorno si proiettava l’ombra più lunga corrispondeva al solstizio d’inverno (intorno al 21 dicembre). Il solstizio d’estate, invece, era caratterizzato dalla proiezione più corta.

    Secondo lo scrittore greco Diogene Laerzio, l’inventore dello gnomone sarebbe stato il filosofo greco Anassimandro (610-546 a. C.), che per primo ne avrebbe fatto uso in Grecia. Secondo altri il merito della scoperta spetterebbe ad Anassimene (586-528 a. C.), suo discepolo. A detta di Erodoto invece sarebbero stati i Babilonesi, i Caldei o gli Egizi ad usarlo per primi.
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    Antiche leggende cinesi tramandano che lo gnomone fosse già in uso sotto l’imperatore Yao (2400 a. C.).
    Si ipotizza che a Stonehenge, gli antichi Britanni si servivano invece delle pietre verticali per prevedere i movimenti del Sole e della Luna in relazione alla Terra: è certo però che oggi tra le pietre di quel luogo è possibile cogliere particolari fenomeni celesti, come l’alba, il tramonto, il sorgere e tramontare della Luna al solstizio d’inverno e d’estate.
    Quando Ottaviano Augusto conquistò l’Egitto, gli obelischi (dal greco ‘obeliskos’, diminutivo in senso scherzoso della parola ‘obelòs’, spiedo), consacrati al dio Sole, cominciarono a lasciare la Valle del Nilo e ad abbellire le piazze di Roma. Dai racconti di Plinio il Vecchio sappiamo che intorno al 510 a. C. un obelisco monumentale fu trasferito fino al Campo Marzio per servire da meridiana. Questo monolite di 22 metri di altezza, che arrivò a Roma da Eliopoli (era stato eretto da Psamnetico II nel VII secolo a. C.), su ordine di Augusto, nel 10 a.C., indicava le ore per mezzo di un semicerchio graduato tracciato al suolo nella zona dell’AraPacis. Si trattava di un’ampia superficie di circa 110 m x 60 m pavimentata con lastre di marmo, che indicava le ore per mezzo di un semicerchio graduato. Dal 1794 l’obelisco decora Piazza Montecitorio, dove fu collocato su ordine di Pio VI.

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    San Miniato
    Fu ben presto chiaro che l'accuratezza della misura poteva essere aumentata usando pali sempre piu' alti, cioe' aumentando l'altezza dello gnomone. Poiche' il Sole e' una sorgente estesa che sottende un angolo di circa 1/2 grado in cielo, l'ombra del vertice dello gnomone non e' nitida, ma sfuma in una penombra mal definita.
    Purtroppo il contrasto tra ombra, penombra e superficie illuminata diminuisce rapidamente con l'aumentare dell'altezza dello gnomone e pone un serio limite all'accuratezza che, per questa via, si puo' ottenere. Il modo piu' efficace per aumentare il contrasto era di sostituire l'ombra con la luce e cioe' di usare un foro gnomonico al posto del palo, come e' stato fatto in S. Maria del Fiore e negli altri gnomoni rinascimentali. Se il diametro del foro e' all'incirca 1/1000 dell'altezza dello gnomone si ottiene sul pavimento un'immagine abbastanza nitida del Sole, molto piu' luminosa della superficie circostante, ma circondata, anche in questo caso, da un alone soffuso di penombra. L'immagine stenopeica, cosi' come il vertice dell'ombra del palo si muovono continuamente da Ovest verso Est a causa del moto apparente diurno del Sole ed a questo movimento regolare si sovrappone un tremolio, sempre presente, dovuto alla turbolenza atmosferica, innescata dalle differenze di temperatura nell'aria a varie altezze, fuori e dentro l'edificio.
    Il Duomo di Firenze lo ospita, fin dalla sua costruzione, un grande strumento astronomico, uno gnomone che, con i suoi 90 metri di altezza, e' il piu' grande del suo genere e che, con alterne vicende, e' stato utilizzato in programmi scientifici per oltre 300 anni. In S. Maria del Fiore il foro gnomonico e' stato realizzato con una tavoletta di bronzo (la bronzina) recante un'apertura centrale di un paio di centimetri di diametro e posta orizzontalmente all'interno della finestra meridionale del tamburo di cupola, a 90 metri dal pavimento.
    L'altezza dello gnomone e' tale che i raggi del Sole, passanti per il foro, colpiscono il pavimento della chiesa solo dalla fine di Maggio alla fine di Luglio e per pochi minuti prima e dopo il mezzogiorno. In questo periodo l'immagine solare si forma sul pavimento della Cappella della Croce, a sinistra dell'altare maggiore, dove si trovano, sotto la protezione di lastre di ottone, una linea meridiana finemente graduata e due marmi circolari, uno dentro l'altro, che funzionano da contrassegni solstiziali. Il maggiore, con un diametro di circa 90 centimetri, ha le stesse dimensioni dell'immagine solare al solstizio d'estate.
    Lo Gnomone nel Duomo di Firenze è stato ideato nel 1475 da Paolo Dal Pozzo Toscanelli detto anche ''novello Tolomeo'', restaurato dal Padre gesuita Leonardo Ximenes nel 1754 è stato progettato per individuare il momento esatto del solstizio e determinare la durata dell'anno solare.[/color]

    Edited by gheagabry1 - 4/1/2020, 12:14
     
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8 replies since 28/10/2012, 17:01   1677 views
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