Mi sono innamorata della Valtellina!

Valtellina & Val Chiavenna

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  1. lamarly
     
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    Ciao a tutti!

    devo ammettere che non avevo mai preso in considerazione la possibilità di trascorrere le mie vacanze in un luogo incontaminato, ma in questi giorni sto seguendo il wild purity project, e l'ho trovata un'iniziativa davvero degna di nota, che mi appassionando molto!

    Più di ogni altra cosa sono gli scatti di Nanni Fontana (fotografo di National Geographic Channel) ad avermi emozionata, lui è bravissimo, ma sono proprio i paesaggi che parlano da soli!

    Mi hanno dato davvero una grande spinta, credo che se la organizzo per bene (definendo percorso, tappe, escursioni, scalate..) sarebbe davvero una vacanza inusuale per me, e che senza dubbio mi metterebbe in pace con il mondo!

    Ah! ecco il link a cui mi riferivo!
    www.wildpurityproject.it/

    Edited by tomiva57 - 15/7/2014, 18:05
     
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  2. lamarly
     
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    A proposito della Valtellina...questo è uno dei scatti fatti da Fontana durante la sua tappa nella Val Dosdé! Dovrebbe essere ghiaccio vista anche la didascalia che inserisce lui stesso...ma non riesco proprio a capire come sia stata fatta...? sopratutto ma che ghiaccio è?? :varie47.gif:

    ghiaccio
     
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  3. tomiva57
     
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    Acquafraggia

    Acquafraggia, un nome che evoca una delle più belle zone della Valchiavenna, cioè una valle, un lago, una cascata posti allo sbocco della Val Bregaglia, meta di escursionisti, amanti delle tranquille passeggiate, turisti che desiderano ammirare uno dei più suggestivi spettacoli naturali della Provincia di Sondrio.
    Tali sono le cascate dell’Acquafraggia, ben conosciute già nei secoli scorsi. Si tratta di una doppia cascata considerata monumento nazionale: con un salto di 170 metri, il torrente omonimo supera il gradino di roccia che costituisce la soglia di accesso alla valle dell’Acquafraggia (toponimo che deriva da “aqua fracta”, che significa acqua spezzata, con riferimento, appunto, al salto conclusivo del torrente).

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    J. J. Scheuchzer, grande naturalista svizzero del secolo XVIII, nella sua opera Helveticus sive itinera per Helvetiae Alpinas Regiones, (Lugduni Batavorum, 1723), scrive:
    “Nei pressi di Piuro, al posto del quale ora vi sono campi e prati e scorre il fiume Mera, impetuosa precipita dal monte di Savogno una cascata notevole per larghezza e altezza (ho calcolato circa di 100 piedi). Non ho visto sinora una cascata più bella di questa. È del genere di quelle di cui Isacco Vossius osserva: "Dove c'è un notevole precipizio là tutt'intorno c'è una notevole aspersione di acqua, che si estende sino per alcuni stadi. Ciò lo sperimentiamo in Elvezia ed altrove.” Le terre Cascate dell'Acquafraggia. Le terre circostanti vengono continuamente bagnate dagli spruzzi di questa cascata e gli uomini che rimangono lì vicino si bagnano in poco tempo dell'acqua dispersa in goccioline. Ma ogni disagio che patisce il curioso spettatore bagnato dall'acqua viene eliminato dalla vista ora della stessa cascata, ora del bellissimo arcobaleno, la parte più esterna del quale lo stesso visitatore riesce a calcare coi piedi.”

    G. B Crollalanza, nella sua monumentale “Storia del Contado di Chiavenna” (Milano, 1867), a sua volta, scrive:

    "Rimettendosi quindi il viaggiatore sulla strada corriera, a breve tratto di cammino da Prosto, sulla sinistra, e non molto lungi dalla strada, scorgerà il devastato paesello di Roncaglia o di Sant'Abbondio, e il campanile dell'antica chiesa esser solo rimasto in piedi sepolto quasi per metà dalla ghiaia e dai macigni quivi rotolati e sparsi dal vicino torrente; e poco dopo alla stessa direzione gli si presenterà allo sguardo la graziosissima cascata dell'Acqua Fregia (acqua fracia). Trae essa origine dal piccolo lago che sia quasi alla cima del monte sulla strada che conduce alla valle di Lei, e precipitando lungo le nude pareti di puro scoglio, veduta da lungi, presenta due distinte cascate superiore l'una all'altra, che nella scesa biancheggiano, e si spandono così che l'acqua ti rappresenta bianchissima neve. Nello scoglio che la raccoglie a guisa di bacino rompe ella scendendo con tal fragore che standovi dappresso il vicino non può intendere l'altro. Allorquando è meno ricca dì acque, queste si dividono, precipitandosi dall'alto perpendicolarmente, in tre e alcuna volta anche in quattro colonne che vanno ad infrangersi tra le Cascata dell'Acquafraggia. prominenze degli scogli, o che ripercosse dalla sottoposta roccia sollevano tale una fitta nebbia all'intorno, che quando è percossa dai raggi del sole pomposamente si veste dei colori dell'iride.”



    acquafraggia





    fonte& foto:paesidivaltellina.it
    foto:






    Cascate-Acquafraggia



    Cascate Acquafraggia

    Le cascate dell´Acquafraggia si trovano a Borgonuovo e le parti visibili anche dalla strada sono solamente le più suggestive, ma non le uniche.
    Il bacino dell´Acqua Fraggia è situato all´imbocco ovest della Val Bregaglia.
    Il torrente omonimo nasce dal pizzo di Lago a 3050 msm, in un punto di spartiacque alpino dal quale scendono fiumi che sfociano nel mare del Nord, nel mar Nero e nel Mediterraneo. Scendendo verso il Fondovalle percorre due valli sospese, ambedue di origine glaciale, l´una sui duemila e l´altra sui mille metri di altitudine. L´Acqua Fraggia forma quindi una serie di cascate, di cui quelle più in basso, con il loro doppio salto sono solo le più suggestive. Si capisce così l´origine del nome Acqua Fraggia, da "acqua fracta", cioè torrente continuamente interrotto da cascate.

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    Le cascate, con il loro maestoso spettacolo, impressionarono pure Leonardo da Vinci che "trovandosi a passare per Valle di Ciavenna" ne ammirò la bellezza selvaggia e le menzionò nel suo "Codice Atlantico": "Su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere...".
    Dalla sommità delle cascate si percorre un sentiero attrezzato tra castagni, ginestre e rocce; di qui è possibile ammirare da vicino questo stupendo spettacolo naturale, unico nel suo genere per bellezza e imponenza. Una breve deviazione sulla destra porta ad un ampio terrazzo, a pochi metri dal fragoroso turbinio delle acque.

    Si ha qui la sensazione di essere "dentro" la cascata stessa, di farne parte, tanto
    sono forti il rombo e i forti spruzzi di acqua e di luce.

    Geologicamente la zona è interessata dalla unità Tambò del pennidico medio, con gneiss biotitici, generalmente a grana fine. Nel settore botanico rilevanti sono gli ontani, l´abete bianco e la flora rupicale, tra cui la rara Oplimennus undulatifolia, l´erica arborea e, in un suggestivo castagneto alla base delle cascate, un esteso tappeto di Allium ursinum. Ma va segnalata anche una felce, la pteris cretica, che qui trova la stazione europea più settentrionale grazie alla costante nebulizzazione dell´acqua della doppia cascata.
    Sulle sponde del torrente, circa a quota mille, sorgono i paesi di Savogno e Dasile.
    Più in basso, a quota 558, il villaggio di Cranna.

    Caratteristiche del parco

    Le cascate dell´Acquafraggia costituiscono un complesso naturale imponente.
    Allo splendido assetto paesaggistico si somma il grande interesse geologico presentato dalla sua origine e le conseguenze ambientali che ne sono derivate.

    Le due imponenti cascate, ben visibili da lontano, rappresentano un tipico esempio di escavazione glaciale ad "U" nella valle principale (la Valchiavenna), che ha lasciato "pensili" gli affluenti, che vi precipitano mediante un poderoso salto.
    Sulle pareti della roccia, e principalmente al suo piede, cresce una flora rupicola particolare, favorita dal microclima che la nebulizzazione dell´acqua, cadente dalle cascate, determina.
    Di eccezionale interesse è la presenza di una rara felce (Pteris cretica) che qui trova la sua stazione europea più settentrionale; frequenti erica arborea e altre specie. Al piede, sui prati non falciati, è presente la rara Oplismennus undulatifolia. Lateralmente alle cascate vi è un bellissimo castagneto con tappeto ad Allium ursinum.
    Non sono state svolte ricerche faunistiche ma si presume che il microclima particolare, determinato dalle cascate, possa ospitare una fauna, specialmente micro e mesofauna, di particolare interesse. Non si nutrono eccessivi timori per la conservazione di questo interessante fenomeno naturale fatte salve le minacce, periodicamente incombenti, di captazione delle acque a monte.
    È in corso di attuazione la valorizzazione didattico-conoscitiva dell´area, mediante la predisposizione di sentieri di percorrenza e di piazzole per la migliore osservazione delle cascate. Contemporaneamente sono stati avviati interventi per la manutenzione conservativa della vegetazione nell´area circostante.
    È opportuno sottolineare l´importanza che le cascate rivestono, dal punto di vista didattico, quale completamento della notevole rassegna di fenomeni glaciali diversi, presenti nella zona di Chiavenna.

    L´ambiente

    Geologicamente la zona è interessata dalla unità del Tambò del pennico medio, con gneiss biotitici, generalmente a grana fine.
    Nel settore botanico rilevanti sono gli ontani, l´abete bianco e la flora rupicale, tra cui rara Oplimennus undulatifoglia, l´erica arborea, e in un suggestivo castagneto alla base delle cascate, un esteso tappeto di Allium Ursinum.

    Ma va segnalata anche una felce, la pteris cretica, che qui trova la stazione europea più settentrionale grazie alla costante nebulizzazione dell´acqua della doppia cascata.
    Sulle sponde del torrente, circa a quota mille, sorgono i paesi di Savogno e di Dasile permanentemente abitati a partire dal secolo XV allorché l´aumento della popolazione, l´insalubrità e l´insicurezza del piano spinsero ad abitare i nuclei di mezza costa. Essi sono raggiungibili da Borgonuovo percorrendo una mulattiera formata da oltre duemila gradini, che tocca dapprima gli interessanti nuclei delle stalle dei Ronchi e dei crotti di Savogno (nel primo nucleo, di particolare rilievo il mastodontico Torchio da vino).


    Gli itinerari escursionistici delle Cascate

    Il Monumento Naturale della Cascate dell´Acquafraggia, offre la possibilità di godere dell´affascinante spettacolo di questo angolo di natura ancora selvaggia nel cuore della Bregaglia italiana.
    Un percorso attrezzato all´interno del parco permette di conoscere da vicino l´ambiente che circonda le cascate con rigogliosa vegetazione e rocce scure, ammirando, dalle terrazze panoramiche lungo il sentiero, la vista sull´intera vallata fin verso la piana di Chiavenna.
    Diversi itinerari escursionistici hanno come punto di partenza le Cascate dell´Acquafraggia.

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    Savogno_illuminato

    Il principale è la caratteristica mulattiera che sale all´antico borgo di Savogno con lenti tornanti. Il percorso è interessante dal punto di vista storico-culturale, perché fa rivivere momenti di storia delle genti di montagna. Savogno può essere raggiunto attraverso la variante del "sentiero di Pigion", che da S. Abbondio (Crotti della Cànoa) sale in diagonale fino a congiungersi con la mulattiera, e anche da Villa di Chiavenna (crotti di Motta), attraversando a mezza costa la Bregaglia fra i boschi di castagni e betulle.
    A Savogno si trova un´accogliente rifugio, base di partenza per escursioni verso il vicino borgo di Dasile e per raggiungere gli alpeggi di Corbia e di Lago dell´Acquafraggia. Gli itinerari in quota affrontano le traversate dei passi alpini sovrastanti che portano alle mete di Avero e della Valle di Lei.
    Savogno è tappa importante all´interno dell´itinerario storico escursionistico Via Bregaglia, che si snoda tra Italia e Svizzera, con partenza da Chiavenna ed arrivo al passo del Maloja.
    Una segnaletica orizzontale e verticale (bandierina bianco-rossa e frecce di indicazione con relativi tempi di percorrenza) caratterizza la rete di sentieri di fondovalle, di mezza costa e in quota.



    Gli insediamenti rurali di Savogno e Dasile

    Borgonuovo è il punto di partenza per raggiungere Savogno (932 m, comune di Piuro). Fino agli anni ´60 era abitato tutto l´anno. Oggi vi si sale solo d´estate o nelle festività sia per l´utilizzo del maggengo e dell´alpeggio, sia per un tipo di villeggiatura che si è sviluppato tra chi apprezza soprattutto la solitudine dei luoghi e un intatto ambiente naturale.
    Per raggiungere Savogno non esiste strada carrozzabile, ma una lunga gradinata che si arrampica tra i castagni della fiancata aspra del monte. Si sale per circa 10 minuti mantenendosi sempre nel bosco, in vista del torrente. Una mulattiera devia, poi, verso est e conduce a un ampio spazio disboscato di elevata pendenza dove minuti terrazzamenti a vite e prati invasi dai rovi circondano numerose baite, in parte costruite in legno. Le tracce di un precedente utilizzo agricolo intensivo diventano sempre più evidenti risalendo l´erto pendio sopra le case. Riprendono i gradini che continuano, con tratti ripidi, fino ad affiancare, intorno ai 600 m di quota, la spaccatura da cui precipita l´Acqua Fràggia. Con una certa fatica, ma in tempo relativamente breve, si raggiungono gli 800 m: qui la vegetazione cambia e, benché continui il predominio del castagno, compaiono i primi abeti, i larici, le betulle. Fino al ripiano di Savogno, questa singolarissima strada a gradini, con ripiani accuratamente acciottolati, si snoda quasi sempre all'ombra degli alberi.

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    La chiesa di S. Bernardino
    , consacrata nel 1465, fu ristrutturata nel ´600. Ha semplici linee e un´unica navata. Assai panoramico il sagrato, dove c´è tra l´altro un monumento a don Luigi Guanella che fu parroco del luogo. All´interno vi sono due tele: una di Francesco Prevosti, raffigura la Madonna del Rosario tra i SS. Antonio e Bernardino (1882), l´altra il Giudizio Universale. Il campanile, con cella ripartita su ciascun lato da una snella colonnina a rocchi in pietra ollare e con cupola conica, reca scolpita sull´architrave dell´ingresso la data 1485. È una delle poche torri campanarie che in Valchiavenna abbia conservato la sua struttura originaria.

    Si ritrova a Savogno una dimensione insediativa eccezionale nell´armonia di strutture architettoniche molto interessanti. Alle spalle dell´antica chiesa, si vedono la casa parrocchiale ad archi di linea cinquecentesca e, l´una addossata all´altra, le rustiche case tutte a balconate in legno, molte con freschissimi colori intorno alle finestre e sulle stesse facciate in pietra. Disposte a scala su un versante che si fa subito ripidissimo, le baite formano un quadro d´insieme di unità singolare, costituendo un villaggio che è uno degli esempi più interessanti e caratteristici di architettura rustica. In basso, accanto al torrente c´è il cimitero ornato di vecchie scritte suggestive.

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    Proprio sotto il ripiano del paese, il torrente scende a cascata in una forra profonda. Un ponte lo supera e un sentiero prosegue verso occidente sino a incontrare la contrada di Dasile (1032 m - 30 min. da Savogno) ove è la chiesetta dedicata a S. Giovanni Battista, eretta nel 1689 con l´aiuto degli emigrati a Venezia, in una posizione assai panoramica.

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    Appena sopra le case di Savogno si innalza la punta del monte Rosa, anticima del poderoso monte Saragiolo, ben visibile dal fondovalle della Mera. All´altezza di Savogno e di Dasile ha inizio la soglia sospesa della valle dell´Acqua Fràggia che, stretta e profonda, a questo punto si va allargando e ramificando man mano si sale; nell´ultima parte è ricchissima di alpeggi fino al lago omonimo (2043 m) e alla testata.

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    Da Savogno si può raggiungere la val di Lei attraverso l´omonimo passo (2660 m) e la strada, un tempo, era piuttosto frequentata poiché la valle, di proprietà del Comune di Piuro, era sede di numerosi alpeggi.
    Savogno è ora dotato di un accogliente rifugio, ideale per piacevoli soggiorni e quale base per interessanti passeggiate nei dintorni o per più impegnative traversate ed escursioni ai passi alpini ed alle vette circostanti.



    Il Villaggio di Crana


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    Un centinaio di metri sopra Cortinàccio (Prosto di Piuro) vi è il terrazzo di Cranna (o Grana - 558 m), da cui sono visibili gran parte della Val Bregàglia italiana, l´abitato di Chiavenna e parte del piano.


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    Subito ai piedi del terrazzo di Cranna sorge il Palazzo Vertemate Franchi, di cui si ha una veduta d´insieme, con l´orto, il giardino e la vasta selva a castagneto.
    Cranna nel 1765 contava 126 ab. che si ridussero nel 1931 a 55.
    La località è interessante per la posizione panoramica su Chiavenna, per la felice esposizione al sole e per certe tipologie di architettura spontanea. La Chiesa di S. Giuseppe è sorta nel 1674 al posto di una precedente cappella a protezione dai lupi che infestavano la zona. Un secolo dopo veniva nuovamente ingrandita e ristrutturata.


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    La chiesa, appena più in basso rispetto alla via pubblica, ha una semplice facciata con finestrella-rosone sopra il portale datato.
    Il piccolo campanile a due archi si eleva sulla falda destra, verso valle, e sembra sorvegliare il cimitero posto sullo strapiombo.




    fonte.valchiavenna.com
    foto:.bergamo.uoei.it
    - diska.it
    - usderviese.it/
    - gusme.it
    - rete.comuni-italiani.it
    - valchiavenna.net
    - comune-italia.it
    . hikingsplugabregaglia.it

     
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  4. tomiva57
     
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    PARCO MARMITTE DEI GIGANTI



    Il Parco delle Marmitte dei Giganti, che comprende la "Riserva Naturale di interesse regionale" e l´area limitrofa classificata di rilevanza ambientale, si trova poco fuori l´abitato di Chiavenna, ed è situata sulle pendici del complesso montuoso che delimita ad est l´estremità superiore della Valchiavenna e a sud l´inizio della Val Bregaglia.

    E´ facilmente percorribile seguendo vecchie mulattiere ed i sentieri che portavano alle antiche cave di pietra ollare. Tutta l´area presenta visioni paesaggistiche di particolare bellezza, aspetti geomorfologici imponenti ed affascinanti che danno origine ad un ambiente tra i più singolari dell´arco alpino, ricchezze di testimonianze di millenaria attività antropica, contenuti storici e preistorici di grande interesse, varietà ed esuberanza di vegetazione con particolare concentrazione delle specie più significative e rare raccolte nell´attiguo orto botanico "Paradiso".
    La riserva naturale Marmitte dei Giganti, istituita con legge regionale n° 86/1983 e gestita fino al 1996 dal Consorzio Parco Marmitte dei Giganti, è attualmente amministrata dalla Comunità Montana della Valchiavenna.

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    Caratteristiche del Parco

    Questa denominazione, con la quale i geologi indicano un preciso fenomeno, è stata usata per estensione per individuare tutta l´area della riserva naturale posta appena a Nord dell´abitato di Chiavenna.
    In realtà tutta la zona circostante è interessata da manifestazioni geomorfologiche di origine glaciale, derivate dall´azione modellatrice dell´enorme colata di ghiaccio che scendeva lungo tutta la Valchiavenna durante l´ultima glaciazione.

    I torrenti che raccoglievano l´acqua di fusione superficiale del ghiacciaio scorrevano sopra di esso e quando incontravano un crepaccio vi precipitavano trasportando sassi e detriti.
    L´energia acquistata nel salto imprimeva un movimento vorticoso all´acqua e ai sassi ed esercitava un´azione erosiva sulla roccia sottostante il ghiacciaio, scavando profonde buche dalle forme più strane e arrotando i sassi fino a renderli sferici (le cosiddette "macine"). Le forme cilindriche o a scodella, unitamene alle grandi dimensioni hanno suggerito l´appellativo di "marmitte dei giganti" (marmitte=grosse pentole).
    Un sentiero ben sistemato permette di ammirare da vicino questo fenomeno.
    Percorrendo lo stesso sentiero si possono osservare anche rocce levigate dall´esarazione del ghiacciaio: le cosidette "rocce montonate". Su alcune delle quali, distribuite in tutta la zona circostante, sono state ritrovate incisioni rupestri di notevole interesse.
    Dunque, la zona è davvero un museo naturale all´aperto. In altri angoli, infatti, sono osservabili "canali di gronda" e rocce levigate presentanti striature longitudinali operate, su rocce più tenere, dai massi costituiti da litotipi resistenti trascinati dal movimento del ghiacciaio.
    Litologicamente il substrato roccioso è costituito da oliviniti, metagabbri, anfiboliti che più generalmente vengono denominate "pietre verdi di Chiavenna". Tra i litotipi della zona, i talcoscisti e i cloritoscisti hanno costituito da secoli, grazie alla loro grana medio-fine, il materiale adatto alla lavorazione al tornio. Venivano ricavati soprattutto i "laveggi", recipienti in "pietra ollare" dal colore verde utilizzati per cuocere alimenti fin dall´età del ferro.


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    Aspetti paesaggistici e vegetazione

    L´Aspetto paesaggistico presenta una grande varietà di quadri panoramici.
    Gli orizzonti visuali delle sommità dei dossi rocciosi offrono i valori scenici più elevati: le cime perennemente innevate dei monti che coronano la vallata, i declivi cosparsi di antichi nuclei abitati, la stupenda Cascata dell´Aquafraggia, l´articolarsi delle architetture dei borghi di fondovalle.

    La Vegetazione

    Le specie arboree e arbustive che costituiscono il bosco comprendono varie entità autoctone con prevalenza di castagno, carpino, frassino, acero di monte, tiglio rovere, ciliegio, sorbo montano. Le varietà esotiche spontaneizzate sono presenti con la robinia pseudoacacia, la quercia rossa e qualche cedro deodara.

    Di particolare interesse è la vegetazione rupicola, che denota la presenza di microclimi dell´orizzonte sub-mediterraneo con numerosi esemplari di alloro, erica arborea, biancospino e opunzia.


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    Le incisioni Rupestri

    Sulle rocce levigate, sulle pareti verticali delle antiche cave, su massi isolati e in grotticelle si ritrovano innumerevoli testimonianze della plurisecolare presenza umana e della sua ininterrotta esigenza di comunicare mediante incisioni rupestri. Grafie figurative e date si accompagnano a geometrie astratte, segni, sigle e simbologie spesso ancora del tutto ermetiche per la difficoltà di trovare il decodificatore atto a tradurne i messaggi. E in atto, da parte di qualificati professionisti, l´impegno rivolto allo studio approfondito e quanto mai stimolante di tutte le presenze petroglifiche.

    La Pietra Ollare

    Le "Pietre Verdi di Chiavenna" presentano, a causa delle diverse associazioni mineralogiche presenti, differenti gradi di durezza. La Roccia più tenera adatta alla lavorazione al tornio per la produzione di olle (pentole) è denominata Pietra Ollare. L´attività estrattiva di questa pietra è stata praticata per secoli in modo continuativo ed ebbe rilevante importanza per l´economia locale.


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    I FENOMENI GLACIALI

    L´attuale aspetto geomorfologico del territorio è il risultato dell´azione erosiva e modellatrice dei ghiacciai.
    Sono riconoscibili numerosi terrazzi orografici disposti a varie quote su tutto il versante sinistro del fiume Mera.
    Sopra la fascia alluvionale l´aspetto è caratterizzato dall´elevarsi di alcuni dossi rocciosi, da aree ramificate anche a grossi massi, da pareti rocciose, da forre, massi erratici di granito e da un impluvio che separa i dossi dalle falde inferiori dei rilievi montuosi.
    Sulla sommità delle rocce montonate, striate e lisciate, al centro e lungo i fianchi delle valli glaciali si trovano le Marmitte dei Giganti, dette anche pozzi glaciali, di dimensioni e forme molto variabili e contigue a canali, vasche e catini intercomunicanti.

    Sono, secondo gli esperti, le più belle e numerose espressioni del fenomeno evidenziato in tutte le regioni europee interessate dalle grandi glaciazioni quaternarie.
    Nell´area del Parco sono presenti cunei di rocce mafiche ed ultramafiche dette "Pietre Verdi di Chiavenna" (ofioliti) che rappresentano frammenti dell´antica crosta oceanica del bacino della Tetide sviluppatasi circa 150 milioni di anni fa. Sono comprese grandi varietà di rocce che costituiscono il prodotto di consolidamento di magmi basici ed ultrabasici. Intensamente metamorfosate, tanto che l´associazione mineralogica primaria è quasi completamente scomparsa, fanno rinvenire minerali nuovi con prevalenza di serpentino, clorite e talco.
    Una caratteristica peculiare della zona è la presenza delle frane costituite da massi di dimensioni ciclopiche interessanti sempre i litotipi delle "Pietre Verdi" uscite dalla tormentata storia geologica smembrate, fagliate e fratturate. I fenomeni franosi si verificarono quando, circa 15.000 anni fa, venne a mancare il sostegno laterale del corpo glaciale. Dalle complesse anfrattuosità formatesi nel corpo della frana spirano persistentemente soffi d´aria a temperatura costante tra 6 e 8 gradi (i "soréi ") sfruttati per la costruzione dei crotti.

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    fonte:.hikingsplugabregaglia.it/
    foto:.hikingsplugabregaglia.it/
    - vacanzelandia.com
    - valchiavenna.com
    - vaol.it
    - comune.chiavenna.so.it
    - scuolaeambiente.it



    (ivana)
     
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3 replies since 23/10/2012, 22:32   760 views
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