VIDEO e FOTO - Felix Baumgartner lancio dallo spazio

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    VIDEO - Felix Baumgartner lancio dallo spazio

    Superata la velocità del suono in caduta libera. Battuti 3 record su 4




    Felix Baumgartner manda in crash YouTube?


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    Foto | © Getty Images


    di Gabriele Capasso

    Felix Baumgartner è riuscito nella sua impresa battendo innumerevoli almeno tre record di caduta libera lanciandosi da 36 mila metri. Uno dirà, ma chi se ne frega? Evidentemente interessa a molte più persone di quelle che potete immaginare, incredibile ma vero, troppe anche per l’infrastruttura di YouTube. L’evento è stato mandato in onda in streaming, durante la preparazione c’erano 5 milioni di utenti connessi, e in diversi casi la mole di connessioni contemporanee ha messo in difficoltà i servere di YouTube.
    Dalle 20.30 in avanti, ad impresa completata, YouTube ha cominciato a restituire diversi errori a quanti si connettevano anche solo per guardare l’ultimo videoclip pop del momento o magari un intramontabile video con gatti che fanno facce buffe. I server fanno fatica a reindirizzare le richieste, una volta caricato l’indirizzo desiderato i video partono regolarmente e non hanno rallentamenti significativi.
    Scommettiamo che ai record a quali Baumgartner puntava si aggiungerà anche quello di audience su YouTube?


    Fonte:da pappu2r,www.youtube.com,www.outdoorblog.it

    Edited by giuliascardone - 14/10/2012, 22:57
     
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    Baumgartner ce l'ha fatta
    Ha superato il muro del suono





    Per la prima volta un uomo si è lanciato in caduta libera da quasi 39mila metri d’altezza (39.060 metri invece dei 36.576 previsti), infrangendo la barriera del suono a oltre 1.100 chilometri orari, aprendo il paracadute solo a pochi chilometri dal suolo. Al terzo tentativo, l’atleta austriaco Felix Baumgartner, 43 anni, ce l’ha fatta e la Red Bull Stratos (la missione) può dirsi riuscita. Ma che fatica questa impresa che ha visto i cieli sopra Roswell, nel New Mexico teatro di un gesto estremo, tutto – ribattono con forza dallo staff – per sostenere la ricerca scientifica.

    I precedenti tentativi, l’8 e il 9 ottobre scorsi, sono falliti a causa delle pessime condizioni atmosferiche: troppo vento, cosa che avrebbe compromesso irrimediabilmente il suo lancio, perché in quelle condizioni estreme il minimo spostamento del corpo avrebbe causato un’onda d’urto letale. E, qualora si fosse rotta la sua speciale tuta, il corpo dell’uomo sarebbe rimasto esposto ad una temperatura di circa 57 gradi Celsius sotto zero, con conseguenze immaginabili.

    L’INCOGNITA DEL METEO - Baumgartner doveva cominciare la sua salita verso la stratosfera nel primo pomeriggio (ora italiana) ma, sempre a causa del meteo, l’ascesa al cielo è partita poco dopo le 17.30, per concludersi alle 20.18. A bordo di una capsula spaziale, protetto da una speciale tuta pressurizzata, l’atleta ha raggiunto la stratosfera lasciandosi trasportare da un pallone gigantesco gonfio di elio. La diretta televisiva che ha seguito la salita (non meno pericolosa del lancio) ha documentato le sue espressioni all’interno della capsula e quel che è arrivato è stato un viso disteso, persino sorridente e pronto alla battuta nella comunicazione continua con la base: ha persino scherzato con Joe Kittinger, il colonnello americano che per primo, nel 1960, tentò un’avventura simile lanciandosi da 31mila metri. Le immagini sono state trasmesse con un ritardo di 20 secondi per permettere di fermare la trasmissione in caso di un tragico incidente. E adesso? Beh, adesso la parola passa alla scienza.
    INFORMAZIONI UTILI ALLA RICERCA - In un’intervista al Corriere Baumgartner aveva detto che questo esperimento serve a testare le condizioni estreme delle missioni e, approfondendo questa tecnica, sarà possibile rendere più sicure le missioni spaziali. Gli scienziati sperano innanzitutto di ricavare informazioni utili per la costruzione di tute spaziali e per l’elaborazione di tecniche che potrebbero aiutare gli astronauti in caso di incidenti. Ma tutto è andato bene e allora adesso si può sottolineare una curiosa coincidenza: Felix è nato nel 1969, l’anno in cui David Bowie pubblicò uno dei suoi dischi più suggestivi, Space Oddity, quello con l’omonimo singolo in cui l’avventura spaziale (anche se forse è solo una metafora) di Major Tom si concludeva terribilmente con le parole «Planet Earth is blue/ And there’s nothing I can do». Per fortuna, all’austriaco è andata molto, molto meglio.

    Roberta Scorranese



    corriere.it





    INTERVISTA

    Lunedì prossimo, 8 ottobre (l'organizzazione ha fatto sapere che il tentativo è stato spostato al giorno dopo a causa del forte vento, ndr), l’austriaco Felix Baumgartner, 43 anni, si sveglierà, farà colazione e poi si lancerà nel vuoto a 36.576 metri di altezza cercando di superare la velocità del suono. A due giorni dal tentativo di diventare l’uomo più veloce del mondo, ostenta tranquillità: «Non sono nuovo a missioni del genere. Beh, certo, questa è dura». Felix è famoso per un volo in caduta libera sul Canale della Manica, eppure questo azzardo è particolarmente rischioso anche per la «sopravvivenza» in volo. La sola onda d’urto che provocherà il suo corpo potrebbe essere troppo forte. Ma tutto è pronto per la Red Bull Stratos, l’impresa che il pilota si appresta a compiere dopo mesi di allenamenti. Funzionerà così: protetto da una tuta spaziale pressurizzata, Baumgartner sarà all’interno di una capsula trainata da un pallone a elio e arriverà a oltre 36mila metri di altezza. Poi depressurizzerà il «guscio» e si lancerà nel vuoto: tre minuti di volo libero in cui, stando ai calcoli dello staff Red Bull, dovrebbe infrangere la barriera del suono (1193,4 km/h). Solo a 1500 metri di altezza aprirà il paracadute.

    Baumgartner, perché?
    «Gli esperimenti molto rischiosi sono all’ordine del giorno per me, ma questa è un’impresa storica. I rischi non sono pochi, per non parlare delle difficoltà prima di raggiungere la stratosfera. Solo un esempio: i primi 300 metri di salita con la capsula sono i più rischiosi, perché se qualcosa andasse storto, non avrei tempo né di uscire dalla capsula dispiegando il mio paracadute, né di aprire quello della capsula stessa».

    Lei si definisce “un professionista del rischio”. Ma anche la ricerca scientifica si aspetta dei risultati da questa missione. Che cosa?
    «Questa impresa non solo infrangerà numerosi record mondiali, rimasti imbattuti da oltre mezzo secolo (52 anni fa l’americano Joe Kittinger si lanciò da 31mila metri circa d’altezza, ndr), ma soprattutto fornirà dati e determinerà nuovi protocolli medici per i progetti aerospaziali internazionali attuali e futuri, promuovendo lo studio degli aspetti psicologici e fisiologici per la sopravvivenza umana nello spazio. In futuro forse sarà possibile portare a casa gli astronauti dallo spazio in tutta sicurezza se la loro navicella dovesse avere problemi di funzionamento.

    Come avviene la sua preparazione fisica? E immagino ce ne sia una psicologica: com’è?
    «Abbiamo dato molta importanza agli esercizi cardiovascolari perché la resistenza è fondamentale. Ho lavorato poi sull’aspetto mentale: c’è bisogno di controllo assoluto. Altri tipi di allenamento in questi mesi hanno incluso esercizi nella galleria del vento per abituarmi alle limitazioni della tuta pressurizzata, bungee jumping da una gru per esercitarmi nella tecnica di caduta, paracadutismo con la tuta pressurizzata da aerei ed elicotteri, ore di simulazioni nella capsula per familiarizzare con la strumentazione e le procedure che dovrò seguire, prove in una camera posta ad una certa altitudine per simulare le condizioni della stratosfera, e, infine, lanci test dalla stratosfera, l’ultimo è stato quello che ho fatto a luglio da un’altitudine di 29.455 metri».

    Se lei dovesse dare un nome a quella «cosa» che la spinge a simili imprese, quale nome sceglierebbe?
    «Più che grazie a una “cosa” quello che mi spinge a superare questi limiti è lo spirito di emulazione verso persone del calibro di Jacques Piccard, il leggendario oceanografo che nel 1960 compì l’immersione più profonda della storia e che una volta ha detto: “In tutti noi c’è una forza che ci spinge a non riposarci mai fino a quando possiamo andare un po’ più in là”. Questo impulso a cercare di capire le cose andando oltre le nostre conoscenze e presupposizioni – un desiderio di espandere le nostre capacità e fiducia in un regno che rimane inesplorato – è la forza che anima la nostra missione».

    Roberta Scorranese



    corriere.it

    22 aprile 2010


    CHI E' FELIX BAUMGARTNER?

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    Felix Baumgartner ha attraversato la Manica planando in caduta libera, e si è lanciato con un paracadute sia dal più alto grattacielo del mondo, il Taipei 101 a Taiwan, sia dalla mano destra della statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro. Queste imprese lo hanno consacrato campione e recordman di BASE jumping, sport estremo, vietato in diversi stati, che consiste nel buttarsi nel vuoto da superfici naturali o artificiali (BASE da Buildings, edifici; Antennas, antenne; Span, ponti; Earth, Terra). Ma, a quanto pare, a Baumgartner queste imprese non bastano. Fearless Felix — Felix senza paura, come lo chiamano i suoi fan — vuole diventare il primo uomo a superare la barriera del suono, buttandosi da un’altitudine di 23 miglia. Poco più di 37 chilometri. Per capirci, gli aerei viaggiano tra i 9 e 12.
    Arrivato nella stratosfera, l’austriaco si getterà da una mongolfiera e, secondo le sue stime, raggiungerà in mezzo minuto i 1.100 chilometri orari, arrivando poi a rompere la barriera del suono. Non è ancora chiaro cosa succederà al suo corpo in quel preciso momento. Baumgartner spera di riuscire a rimanere conscio per tutta la discesa, senza incappare nei problemi di stabilità che sono quasi costati la vita a Joe Kittinger, l’uomo che nel 1960 ha fissato a 31 chilometri il record d’altitudine che Baumgartner vuole battere.
    Ed è proprio Joe Kittinger uno dei membri del Red Bull Statos, la squadra che sta supervisionando l’impresa dell’austriaco. Insieme a lui, una quarantina di ex tecnici di NASA, aviazione militare e industria aerospaziale hanno lavorato tre anni per pianificare il salto, costruendo la mongolfiera dotata di capsula pressurizzata e la tuta d’astronauta che serviranno a Baumgartner. E oltre al lato estremo dal sapore prometeico della decisione di buttarsi da un’altezza del genere, i tecnici useranno le rilevazioni del suo corpo in caduta libera per lavorare sulle procedure di salvataggio di futuri astronauti che dovessero trovarsi in situazioni critiche, come una perdita di pressione in cabina o un’espulsione d’emergenza nella stratosfera.
    È stata presentata la settimana scorsa la tuta che Baumgartner indosserà per il lancio. Il direttore medico del centro Stratos, che in passato supervisionava la salute degli equipaggi NASA, ha detto che lo spirito del progetto gli ricorda la prima era di viaggi nello spazio. “Questa roba è davvero rischiosa”, ha affermato. “È come i primi progetti NASA, hai questa sensazione di non sapere a cosa andrai incontro ma la convinzione di voler fare qualsiasi cosa per superarla.” La data non è ancora fissata ma l’impresa dovrebbe avvenire entro il 2010.



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    Tuffo oltre muro del suono, Felix record

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    (AP Photo/Ross D. Franklin)

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    .(AP Photo/Red Bull, Predrag Vuckovic, HO)

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    (AP Photo/Ross D. Franklin)

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    (AP Photo/Red Bull Stratos, Predrag Vuckovic)

    Baumgartner è stato portato a 39 chilometri di altezza da un pallone aerostatico, mentre lui si trovava dentro una capsula appositamente progettata. Durante la fase di caduta libera ha raggiunto una velocità massima di 1342 chilometri orari. Non tutto è andato come si pensava: inizialmente c’è stata un po’ di preoccupazione perché Baumgartner avrebbe dovuto assumere subito la posizione cosiddetta “delta” – testa bassa e braccia tese lungo il corpo – mentre invece ha molto rotolato su se stesso. Poi, anche grazie alla sua esperienza, si è stabilizzato, ha superato il muro del suono e, a pochi chilometri da terra, ha aperto il paracadute, rallentando di molto la sua velocità e arrivando al suolo dolcemente, in piedi. Dopo aver impiegato oltre due ore per arrivare a 39 chilometri d’altezza, il viaggio di ritorno è durato appena dieci minuti. Nessuno dei suoi record è ancora ufficiale: si attende la conferma finale della Federazione Aeronautica Internazionale.

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    (AP Photo/Red Bull Stratos, Predrag Vuckovic)

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    (AP Photo/Red Bull Stratos, Predrag Vuckovic)

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    (AP Photo/Ross D. Franklin)

    Poco prima di lanciarsi, Baumgartner ha detto che il visore del suo casco si stava appannando. Identificata la causa e appurato che non fosse nulla di grave, insieme ai tecnici ha deciso di andare avanti col tuffo. Già venerdì il lancio era stato annullato prima ancora che iniziasse, a causa delle sfavorevoli condizioni atmosferiche. «Lasciate che vi dica che trovarsi lì, in cima al mondo, ti rende molto umile», ha detto successivamente Baumgartner in una conferenza stampa. «Non pensi più a battere record, non pensi più a ottenere dati scientifici: l’unica cosa a cui pensi è tornare a casa sano e salvo». L’unico record di Kittinger che Baumgartner non è riuscito a battere è quello della più lunga caduta libera, fermandosi a quattro minuti e 19 secondi contro gli oltre 4 minuti e mezzo del record esistente. «Felix ha fatto un ottimo lavoro ed è stato un onore per me lavorare con quest’uomo coraggioso», ha detto Kittinger dopo il lancio.

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    (AP Photo/Red Bull Stratos, Balazs Gardi)




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    Il record del volo: «Un sogno fin da bambino»

    In un disegno fatto a 5 anni, Felix Baumgartner immaginava già di lanciarsi con il paracadute


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    «Bisogna salire davvero in alto per rendersi conto di quanto siamo piccoli», aveva commentato a caldo Felix Baumgartner, dopo il lancio da 39mila metri di altezza. Lui che, da piccolo, sognava di andare in alto. Molto in alto. Sulle cime degli alberi, ma anche più su. Tanto in alto, nel cielo, da aver bisogno di un paracadute per tornare tra le braccia della mamma. Pronta ad accoglierlo con un sorriso e una bibita in mano.




    IL DISEGNO - I disegni dei bambini parlano. Esprimono quel che sentono, le loro aspettative, i desideri, le paure, dicono gli psicologi. Quello dell'eroe austriaco del volo suborbitale, diligentemente custodito dalla madre per tanti anni, è in questo senso particolarmente rivelatore. All'età di cinque anni, il piccolo Felix ha allungato alla mamma una delle sue opere grafiche, raffigurante se stesso - steso in orizzontale - sotto l'ombrello di un grosso paracadute, con un enorme sole sorridente ad assistere all'impresa e la famiglia a terra, ad aspettarlo. Dodici anni dopo, all'epoca del suo primo, vero lancio, la madre restituisce a Felix quel disegno premonitore, sotto al quale c'è scritto: «Ho fatto un sogno... eccolo». Sulla pagina Facebook in cui ha pubblicato il disegno, Baumgartner ha commentato: «È interessante vedere dove possono portarti i tuoi desideri se rimani focalizzato e non molli mai, anche quando ti sembra dura».



    LA FORZA DEI SOGNI - Non c'è bisogno di scomodare uno psicologo per dare conto della forza dei sogni di un bambino. In questo caso bastano i commenti degli amici: «Quando giocavamo, Felix chiedeva di essere lanciato in aria, si arrampicava in continuazione sugli alberi», raccontano. Salire, un ossessione. Scalare tronchi, perdersi tra le fronde: questo avrebbe acceso la passione di Felix per le altezze vertignose, secondo il suo istruttore di paracadute, il salisburghese Roland Rettenbacher. «Era sempre in cima a un albero. Lassù lo vedevi davvero felice», ha raccontato in un'intervista al Daily Telegraph. «Ma avrebbe anche potuto diventare uno stuntman: gli è sempre piaciuto mettersi in situazioni di pericolo»

    I RECORD - Alla fine il paracadutista austriaco di record è riuscito a totalizzarne tre: primo uomo ad aver superato la barriera del suono, l'uomo che si è lanciato da più in alto nel mondo e che ha raggiunto la massima altezza finora toccata a bordo di un pallone.
    Ha dedicato sette anni della sua vita a quest'impresa, dicono gli scienziati che lo hanno seguito passo dopo passo. «Molti di più, tutta la vita», assicura lui, sfoderando quel disegno premonitore.

    Antonella De Gregorio





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    Vi siete mai chiesti a che altezza incomincia lo spazio e finisce la nostra atmosfera? E a quale quota orbita la ISS o a che altitudine sono arrivati i primi pionieri dell'esplorazione spaziale?

    www.focus.it/scienza/atmosfera.aspx




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    il record di lancio
    in caduta libera del 1960


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    Fotografia di Volkmar K. Wentzel, National Geographic

    L'austriaco Felix Baumgartner tenta il più elevato salto in caduta libera della storia. Per 52 anni il record è stato detenuto dal pilota dell'aviazione militare USA Joseph Kittinger, che vediamo nell'immagine al momento di gettarsi dal velivolo.


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    Fotografia di Volkmar K. Wentzel, National Geographic
    Kittinger nel 1960 nella sua tuta pressurizzata fissata con nastro adesivo e, alle spalle, la capsula aperta.

    Era il 16 agosto 1960. Kittinger, dopo aver pronunciato le parole "Signore, ora prenditi cura di me", salta dalla capsula del pallone a elio a 31.000 metri di altitudine. In 13 minuti e 45 secondi, "volerà" dal margine dell'atmosfera fino ad atterrare in New Mexico munito solo di una tuta pressurizzata e di un paracadute.


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    Fotografia di Volkmar K. Wentzel, National Geographic
    Il pallone a elio di Kittinger fotografato a 12.200 metri nell'agosto 1960, si allunga per 110 metri sopra la capsula. Alla massima altitudine, il diametro del pallone raggiunse dimensioni pari a 2/3 quelle di un campo da calcio.

    L'impresa, pensata per studiare i lanci alle massime altitudini (un progetto voluto dalla US Air Force) dalla preparazione al touchdown, fu immortalata dal numero di dicembre 1960 di National Geographic.

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    Fotografia di Volkmar K. Wentzel, National Geographic

    Kittinger pronto a lanciarsi dalla capsula sul New Mexico. "Una sensazione di meraviglia mista a senso d'isolamento era cresciuta dentro di me durante l'ascesa, e ora stava quasi per sopraffarmi...", raccontò sul numero di National Geographic del dicembre 1960. "Se qualcosa fosse andato storto, nessuno avrebbe potuto aiutarmi".



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    Fotografia di Volkmar K. Wentzel, National Geographic

    "Finito il conto alla rovescia mi gettai nel vuoto", racconta ancora Kittinger. "Non sentivo il vento sulla tuta, né il suo fischio. Non avevo alcuna percezione della velocità crescente a cui stavo cadendo".

    Il pilota della U.S. Air Force raggiunse i 988 chilometri l'ora - quasi la velocità del suono - durante i 4 minuti e 36 secondi di caduta libera.


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    Fotografia di Volkmar K. Wentzel, National Geographic

    Il paracadute principale di Kittinger si apre a 5.300 metri, 3.800 metri più in alto dell'apertura prevista da Baumgartner.



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    Fotografia di Volkmar K. Wentzel, National Geographic

    Kittinger fluttua sul deserto del New Mexico poco prima di atterrare. La sua impresa ha stabilito i record di altitudine, velocità e durata che Baumgartner cercherà di infrangere.


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    Fotografia di Volkmar K. Wentzel, National Geographic

    Una volta a terra, Kittinger riceve assistenza medica. Durante l'ascesa, il suo guanto destro ha perso pressione a causa di un guasto, causando fortunatamente solo un gonfiore temporaneo. Se lo stesso fose accaduto alla tuta o al casco, non sarebbe sopravvissuto.

    Varie persone sono morte nel tentativo di ripetere l'impresa. Ma come dice Kittinger nel documentario, "l'unico modo per stare al sicuro è rimanere a terra".





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    Dopo aver difeso per anni il proprio record, Kittinger adesso sostiene Baumgartner entusiasticamente: “Ho visto che ce l'ha messa tutta. È un atleta allenato e un aviatore. Sarò l'unico a sapere esattamente come si sentirà Felix quando si lancerà, perché l'ho fatto anch'io”, continua Kittinger in un'intervista a National Geographic Channel. Baumgartner concorda: “[Joe] sa quanto ci si senta soli a quell'altitudine”. Infatti, Baumgartner sentirà soltanto la voce di Kittinger attraverso il casco, in modo tale che il team scientifico e quello medico possano comunicare con lui da terra. “È come se Joe fosse con me: niente potrà andare storto”.


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    Tra i record battuti nell'impresa quello del più grande pallone a elio mai realizzato. Fotografia per gentile concessione Jörg Mitter, Red Bull Content Pool

    "Sto tornando a casa", ha detto Felix Baumgartner via radio domenica 14 ottobre poco prima di lanciarsi in caduta libera dalla capsula attaccata al pallone aerostatico a 39.000 mila metri d'altezza, ai limiti con lo spazio. Un'impresa destinata a fare storia.

    E per farlo non ci ha messo molto: lanciandosi dalla maggiore altitudine mai tentata, Baumgartner, in una tuta pressurizzata, ha raggiunto una velocità mai toccata prima da un essere umano in caduta libera.

    Nella conferenza stampa post lancio Baumgartner ha infatti ufficialmente annunciato di aver infranto il muro del suono, raggiungendo Mach 1.24. Cosa ha provato in quel momento? "Difficile dirlo, perché non me ne sono accorto... In quella tuta pressurizzata non si sente nulla".

    Dopo vari rinvii, la cosidetta Red Bull Stratos Mission to the Edge of Space è iniziata poco dopo le 14 ora locale, quando Felix ha aperto il portello della capsula su Roswell, la celebre (per i presunti avvistamenti UFO) località del New Mexico.

    "Assicurati di tenere la testa molto bassa quando esci dalla capsula", si è raccomandato Joseph Kittinger, l'ottantaquattrenne ex pilota della U.S. Air Force detentore per 52 anni del record precedente (si lanciò da 31.300 metri), l'unico membro del team Red Bull Stratos a restare in contatto radio diretto con Baumgartner.

    Dopo 4 minuti e 22 secondi di caduta libera (non il tempo massimo mai registrato, ma ciò è dovuto anche all'eccezionale velocità raggiunta) l'austriaco Baumgartner ha aperto il suo paracadute a 1.524 metri d'altezza.

    "Non avrei potuto fare meglio", ha commentato Kittinger via radio per i milioni di persone che hanno seguito l'impresa in diretta streaming.

    Dopo circa dieci minuti dal salto dalla capsula, Baumgartner ha toccato terra sano e salvo alle 14.17 ora locale, ed è stato portato via in elicottero.

    Un'impresa piena di insidie

    Baumgartner ha dovuto affrontare rischi potenzialmente letali in ogni istante: la tuta avrebbe potuto strapparsi, e la mancanza di pressione atmosferica avrebbe potuto portare il suo sangue in eboillizione.

    Inoltre, se il suo corpo nella caduta avesse iniziato a ruotare vorticosamente - fino a centinaia di volte al minuto - ciò potrebbe avergli provocato gravi lesioni agli occhi e al cervello.

    E riuscendo, come ha fatto, a superare il muro del suono, Baumgartner si è trovato ad affrontare un pericolo finora totalmente sconosciuto.

    "Abbiamo cercato di prevedere tutto quello che era possibile prevedere", spiega il direttore dell'équipe medica di Red Bull Stratos, Jon Clark. "Ma la verità è che non sapevamo nulla, perché nessuno lo aveva mai fatto prima".


    Ecco tutti i rischi cui è andato incontro Baumgartner.

    1. Il sangue potrebbe andare in ebollizione

    L'atmosfera al di sopra dei 19.200 metri, la cosiddetta linea di Armstrong (deve il suo nome a Harry George Armstrong, fondatore, nel 1947, del Department of Space Medicine dell'aviazione militare statunitense), è così rarefatta che, se non si è protetti, il sangue umano potrebbe bollire. Per evitare che ciò accada, la tuta ermetica di Baumgartner e la capsula che lo circonda saranno costantemente pressurizzati per creare un ambiente che lo isoli dal vuoto che lo circonda.

    La più piccola crepa nello strato protettivo potrebbe causare la morte quasi immediata. È quello che si pensa sia accaduto nei tentativi precedenti di battere il record di Kittinger: il russo Pyotr Dolgov (1962) e l'americano Nick Piantanida (1966) morirono, molto probabilmente a causa della depressurizzazione avvenuta ad alta quota.

    2. Il freddo estremo può stressare il pallone

    Mentre Baumgartner salirà, il pallone e la capsula passeranno attraverso uno strato atmosferico: la tropopausa, che separa la troposfera dalla stratosfera. In questa zona, dove viaggiano i jumbo jet a un'altitudine fra i 12.200 e i 16.800 metri, la temperatura scende drasticamente fino a raggiungere tra i -46° C e i -57°C.

    Il freddo stresserà il pallone di Baumgartner, costituito da uno strato di plastica spesso solo 0,02 millimetri per ottimizzare l'indice di sollevamento.

    Una volta fuori dalla capsula, Baumgartner, isolato grazie alla tuta, scenderà attraverso la troposfera in una manciata di secondi, riducendo al minimo i pericoli derivanti dalle temperature estreme.

    3. Il vento potrebbe mandare Baumgartner fuori rotta

    Anche le raffiche di vento costituiscono una preoccupazione. Esposto a temperature estremamente basse, il pallone può diventare fragile, secondo quanto spiegava Kittinger, nel 1960, a National Geographic.

    “Ci vuole pazienza per attendere le condizioni atmosferiche adeguate”, spiega Don Day, meteorologo di Red Bull Stratos. Il suo team si avvarrà di una serie di palloni per monitorare le condizioni atmosferiche e i venti a ogni strato atmosferico. I venti di terra, che vanno a una velocità di oltre tre chilometri all'ora, potrebbero causare il fallimento della missione, e quelli a quote più elevate potrebbero mandare il pallone fuori rotta e far perdere le tracce di Baumgartner.

    4. Baumgartner potrebbe girare senza controllo

    Il rischio più elevato durante la discesa è la “vite piatta”: Baumgartner potrebbe perdere il controllo della caduta libera e iniziare a girare nel vero senso del termine: la testa e i piedi ruoterebbero attorno al loro centro.

    Questo fenomeno fa sì che il sangue si riversi nella testa e nei piedi di chi si lancia. A una velocità superiore a 970 chilometri all'ora, un avvitamento potrebbe far compiere dai 180 ai 250 giri al minuto.

    A seconda della velocità, la "vite piatta" potrebbe causare di tutto, da mal di testa, mancanza di respiro e di visione, a confusione mentale, perdita di coscienza e scoppio degli occhi: quando la pressione che supera i -4 g preme sempre di più sul cranio, il sangue e il liquido spinale sono spinti verso l'esterno, e le loro vie di fuga principali sono rappresentate dalle cavità oculari.

    Il rischio della "vite piatta" può essere ridotto attraverso una tecnologia sviluppata per il lancio di Kittinger: un paracadute di stabilizzazione per prevenire un ulteriore aumento della rotazione, su comando o automaticamente nel caso in cui siano stati raggiunti i -3,5 g.

    Il paracadute di stabilizzazione di Kittinger è stato progettato nel 1960 per aprirsi automaticamente subito dopo il lancio, in modo tale da evitare la “vite piatta”. Ma Baumgartner vuole conquistare un nuovo record di velocità: sarà quindi lui stesso ad aprire il paracadute, a meno che non raggiunga i 3,5 g in una "vite piatta", condizioni che faranno scattare il sistema automatico. Baumgartner assumerà una posizione corporea rigida e aerodinamica per l'intero lancio - prima di tutto la testa - tenendo le braccia lungo i fianchi; poi non gli resterà che sperare per il meglio.

    5. Il boom sonico potrebbe causare dei danni

    Il team ha calcolato che, in condizioni ottimali, Baumgartner subirà un'accelerazione da 0 a 1.110 chilometri all'ora nei primi 40 secondi di discesa. Infrangerà quindi la barriera del suono.

    Quali sono i rischi? Jon Clark, direttore medico di Red Bull Stratos, ex fisico della NASA e professore di Neurologia del Baylor College of Medicine, in Texas, spiega: “Stiamo cercando di prevedere gli effetti della velocità supersonica in queste condizioni, ma non sappiamo cosa succederà, poiché nessuno l'ha mai fatto prima d'ora”.

    Secondo Clark, rischi gravi sono rappresentati anche dalle vibrazioni e dalle lesioni interne che potrebbero essere provocate se alcune parti del corpo di Baumgartner supereranno la barriera del suono prima delle altre.

    Se Baumgartner sarà il primo uomo a raggiungere la velocità supersonica con l'ausilio solo del suo corpo – sempre che questo regga – segnerà un nuovo record scientifico. In attesa del salto, Kittinger, scherzando con Baumgartner, lo ha descritto come “una bomba capace di eseguire delle manovre”.

    Come Kittinger sa meglio di chiunque altro, “l'ambiente è ostile lassù: non c'è pressione, fa freddo e hai i riflettori puntati verso di te. Se qualcosa va storto a 30-40.000 metri, non c'è niente da fare. È la fine”.

    Ma con un po' di fortuna e grazie alla squadra di specialisti che lo seguono, alla fine della giornata Felix Baumgartner sarà di nuovo sulla Terra, detentore di una serie di record mondiali.



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