MOSTRE SU OGGETTISTICA

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    Fabergé alla Venaria

    Il gioielliere degli ultimi Zar


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    L'estate alla Reggia s’illumina con i bagliori dei gioielli del celebre orafo Carl Fabergé e di altri rari monili dell’epoca imperiale russa.
    Oro, gemme, diamanti, Uova imperiali: una mostra preziosa ed imperdibile che consente il privilegio di ammirare i capolavori della più importante collezione al mondo di questo genere.

    Tredici esemplari unici delle famose Uova pasquali di Fabergé,eccellenza di una produzione artistica che raggiunse l’apice nel passaggio tra Otto e Novecento, sono presenti in mostra alla Reggia di Venaria, nelle Sale delle Arti, dal 27 luglio al 9 novembre 2012: costituiscono la più importante collezione al mondo di questo genere. Tra queste, si trovano ben nove Uova-gioiello imperiali, ormai entrate nel mito, realizzate in oro, pietre preziose e materiali pregiati, oltre alla romantica sorpresa a forma di cuore dell’Uovo del 1897.
    La mostra è dedicata appunto alle opere di alta oreficeria realizzate dal celebre Carl Fabergé, conosciuto anche come Karl Gustavovič Faberže (1846-1920), Maestro gioielliere della corte imperiale dei Romanov.
    Sono esposti anche 350 preziosissimi capolavori prodotti dalla fabbrica orafa di San Pietroburgo, oggi appartenenti alla collezione della Link of Times Foundation di Mosca. Le opere svelano con la loro bellezza i segreti dei maestri orafi della Maison Fabergé nella lavorazione dei metalli e pietre preziose, oro, argento, cristallo di rocca, diamanti e perle, e soprattutto degli smalti trattati con procedimenti particolari tali da conferire sfumature di colori meravigliosi e cangianti.
    La mostra illustra il vasto repertorio di oggetti decorativi e accessori di rappresentanza prodotti dalla bottega orafa: dalle cornici per le sacre icone agli orologi, dai set da scrivania alle scatole da sigarette, alle fibbie, borsette e gioielli per signora.

    L’evento espositivo della Venaria è anche l’occasione per rievocare i rapporti tra la corte dei Romanov e la corte dei Savoia, dalla visita del figlio e della nuora di Caterina la Grande, i cosiddetti “Conti del Nord” che nell’aprile del 1782 frequentarono proprio la Reggia di Venaria durante il loro famoso Gran Tour, fino al soggiorno dell’ultimo Zar Nicola II in Piemonte, nell’aprile del 1910, quando venne ricevuto al Castello di Racconigi dalla corte e dai rappresentanti del Governo italiano. Sono presentati, attraverso immagini fotografiche e apparati scenografici, i protagonisti del tempo e l’immenso territorio della grande madre Russia.




    Il percorso di visita

    La mostra si articola in tre sezioni che si snodano nelle dieci Sale delle Arti della Reggia di Venaria.

    Sezione I
    Lo splendore della corte dei Romanov
    Incentrata sulla spettacolare incoronazione di Nicola II del 1896 alla quale partecipò anche Vittorio Emanuele III di Savoia, all’epoca principe ereditario. Seguono oggetti preziosi, come scatole ornate di perle e pietre preziose, tabacchiere con i ritratti della famiglia imperiale e con il monogramma dei Romanov. A contorno sono presentate in grande formato fotografie storiche di Nicola II, della moglie Alessandra e dei loro figli.

    Sezione II
    La Fabbrica di Fabergé
    Due sale presentano alcune delle tipologie più significative della produzione artistica e artigianale realizzate da Carl Fabergé nella sua grande bottega. Aperta nel 1842 a San Pietroburgo, l’azienda si ingrandì fino a contare quattro sedi in Russia e una a Londra con oltre 500 dipendenti per rispondere alle raffinate e altolocate committenze di tutta Europa. Con la Rivoluzione d’Ottobre, la famiglia Fabergé lasciò la Russia e Carl, ultimo dirigente della fabbrica di famiglia, morì a Losanna nel 1920. Oggi l’originaria Maison Fabergé di San Pietroburgo, dopo alterne vicende e passaggi di proprietà, ha ripreso la produzione delle Uova sui disegni originali trovati negli archivi di Stato.
    Tra i preziosi manufatti, sono presenti in mostra anche alcune icone sacre, create per la devozione privata, la cui decorazione in oro, argento e smalti incastonati raggiunse vette di puro virtuosismo artistico.

    Sezione III
    Le Uova imperiali
    In esposizione sono presentate tredici Uova pasquali di Fabergé, delle quali ben nove commissionate dagli Zar e cinque da committenti privati, quali la duchessa di Marlborought, l’americana Consuelo Vanderbilt e la famiglia di industriali russi Kelch. Ad esse si aggiunge la sorpresa di un Uovo imperiale oggi disperso: uno splendido cuore rosso smaltato e ornato di diamanti, al cui interno si cela un trifoglio verde con le miniature imperiali. Sono esposti, inoltre, il primo Uovo imperiale ad essere realizzato, l’Uovo con Gallina del 1885, ma anche il penultimo, l’Uovo con la Croce di San Giorgio del 1916. Le Uova del 1917 non giunsero mai a corte per le note tragiche vicende storiche e lo sterminio dell’intera famiglia imperiale. Tra gli altri, il prezioso primo Uovo donato alla nuova Zarina Alexandra, il Bocciolo di rosa del 1895, e poi quelli del 1911, il romantico Uovo con l’Albero di lauro che racchiude un usignolo, e il celebrativo dei 15 anni del regno dello Zar, dove sono riprodotti i ritratti della famiglia imperiale e i principali episodi della loro vita.

    Chiude il percorso espositivo la curiosa storia delle 54 Uova imperiali: dalla Rivoluzione del 1917 alla musealizzazione di parte di esse a Mosca, fino al collezionismo mondiale di oggi e al loro mito nel cinema e nella letteratura.






    DOVE: Sale delle Arti della Reggia

    QUANDO: dal 27 luglio al 9 novembre 2012.
    I giorni e gli orari di visita sono i medesimi della Reggia.

    COME: biglietto per mostra + Giardini. È previsto anche il biglietto comprensivo di mostra "Fabergé", Reggia, Giardini e mostra "I quadri del Re".
    Visite guidate.



    lavenaria.it
     
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    MOSTRE

    VAN CLEEF & ARPLES
    L'ART DE LA HAUTE JOAILLERIE



    Dal 20 settembre al 20 febbraio 2013 i salone del museo parigino ospitano infatti “Van Cleef & Arpels. L’art de la haute joaillerie“: una celebrazione della storia, dei gioielli e creazioni, delle tecniche e dei saperi che fin dal 1906 hanno reso la maison una delle più importante del settore. Più di 500 gioielli ripercorrono le innovazioni e la creatività della griffe nel corso dei decenni in un’atmosfera dal grande impatto visivo. Teche ipermoderne si stagliano nella navata del Musée des Arts Décoratifs. In alto, strutture sospese dai riflessi blu in contrasto con la classicità dello spazio espositivo sembrano fluttuare nell’aria: scintillii e bagliori di gioielli sottolineati da luci puntiformi o soffuse di un allestimento un po’ magico. È la scenografia della mostra Van Cleef & Arpels, L’Art de La Haute Joaillerie, in corso fino al prossimo 10 febbraio a Parigi: quasi 500 pezzi della storica maison di gioielleria assieme a documenti d’archivio e disegni che ripercorrono le tappe di un saper fare, nato oltre un secolo fa.
    Invenzioni tecniche, ricerca estetica, eccellenze rappresentate da oggetti realizzati nell’arco temporale che va dagli anni 20 a oggi e mai finora mostrati in tutta la loro completezza: circa 300 provengono dall’archivio della stessa maison, ubicata nel cuore di Parigi, il resto sono prestiti privati. Un percorso strettamente cronologico, diviso decennio per decennio, si snoda dentro e fuori dalla navata sviluppandosi nelle sale laterali. Si parte dagli anni Folli, con le influenze delle civiltà lontane - dall’Egitto all’Oriente - mescolate agli elementi naturalistici: ed ecco bracciali a fascia e fibbie con i fiori di loto e gli ibis (simboli dei faraoni) ma anche parure geometriche dove l’oro giallo lascia il posto al platino, ravvivato dai colori a contrasto delle pietre preziose. Ma c’è anche il tema del bianco e il nero, elemento forte del dopoguerra, presente negli orologi a catenella impreziositi da diamanti e onice.
    Orologi, esemplari scelti che si mischiano qua e là a collier, sautoir in diamanti - tipici della maison - bracciali, anelli: «Scelti esclusivamente tra quelli più vicini al mondo della gioielleria», spiega Catherine Cariou, Heritage Director di Van Cleef & Arpels. Non simboli dell’alta orologeria quindi ma, alla stregua degli altri pezzi esposti, elementi rappresentativi del gusto di un’epoca: «Come la spilla Flower Basket del 1926. Allora non era considerato elegante per una donna guardare l’ora: con il quadrante posto sul retro era possibile farlo con discrezione».
    Ed ecco, nella sezione Anni Trenta, un esempio eclatante del Serti Mystérieux, tecnica brevettata da Van Cleef & Arpels nel 1933 e che rappresentò un’autentica rivoluzione (le pietre sono montate in modo invisibile una accanto all’altra senza griffe né castone): la spilla Chrysanthemum, del 1937. «È il pezzo più scenografico della mostra, di cui è l’emblema. Proviene dalla nostra collezione, l’abbiamo acquistata un anno fa in vista di questa mostra da Jack Warner, tra i fondatori della Warner Bros - spiega Cariou, indicando il motivo floreale -. Un crisantemo rosso, in Asia rappresenta felicità e longevità: fu tra i decori simbolo del periodo». Per i pezzi anni 40 invece ecco l’ispirazione militare ed esempi di orologi «a catena», moda del periodo ma ci sono anche i gioielli trasformabili e quelli ispirati alle trame dei tessuti.
    Le invenzioni, vanto della casa: «Una su tutte il collier Zip, creato negli anni 50, modulabile: lo si può portare a girocollo o chiuso come bracciale. Fu il pezzo cult di Grace di Monaco. Tecnica pura al servizio della creatività senza dimenticare la tradizione; è la nostra missione anche oggi, però con uno sguardo aperto al contemporaneo», dice Nicolas Bos, vicepresidente del marchio e direttore creativo.
    Anni 60, l’edonismo, con pezzi d’artista e i bijoux in serie limitata che rendono più accessibile il mondo della gioielleria, e gli anni 70, dove si afferma la «semplicità»: pendenti in legno e oro, soutoir che uniscono il metallo prezioso a pietre come giada, lapis o il corallo. Tema che tornerà anche nel decennio successivo. La democratizzazione continua negli anni 80 e 90, fino ai giorni nostri: «Oggi abbiamo non solo una clientela tradizionale ma anche una più giovane, in grado di indossare i gioielli in tanti modi diversi. A cui dobbiamo continuare a offrire il meglio», conclude Bas, guardando i pezzi con pietre fini multicolore nella sezione finale della mostra. Che chiudono il cerchio di una storia di creatività.
    (Silvia Nani)
     
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    “Evan Gorga. Il collezionista”
    Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps
    dal 19 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014



    Con l’allestimento della mostra “Evan Gorga. Il collezionista” la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma inaugura la nuova ala del Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps acquisita dallo Stato nel 2008.
    Risulta così completato il percorso di visita di questa sede del Museo Nazionale Romano che ospita la sezione di storia del collezionismo del Cinquecento e Seicento. Per la prima volta viene presentata una ricca selezione dell’articolata ed eclettica raccolta di archeologia del tenore Evangelista Gorga (1865-1957), acquisita dallo Stato nel 1950, e da allora conservata presso il Museo Nazionale Romano. Gorga raccolse una miriade di oggetti moderni e antichi che avrebbero dovuto formare, secondo le sue intenzioni, “il museo di tutti i tempi”, o come scrisse ancora lui stesso: “il Museo Enciclopedico, che comprende tutto lo scibile, dall’Arcaico ai giorni nostri”.

    La mostra presenta una selezione di circa 1800 oggetti, solo una minima parte tra le centinaia di migliaia di pezzi conservati, ed è allestita nei due grandi saloni della nuova ala. Sculture antiquarie acquistate dallo Stato da collezioni private contemporanee sono, invece, esposte per la prima volta nelle sale dell’Appartamento della Stufa, insieme a una scultura raffigurante Artemide, concessa in prestito dal museo Boncompagni Ludovisi.
    Questi ambienti del museo erano originariamente destinati a ospitare la residenza del duca Roberto Altemps e di sua moglie Cornelia Orsini. La denominazione “della stufa” appare già nei documenti cinquecenteschi. Infatti, uno degli ambienti era dotato di un impianto di riscaldamento, di cui oggi sono visibili tubature e tiraggi al di sotto del piano pavimentale. La sala, inoltre, è affrescata con dipinti originali di fine '500.
    Mariarosaria Barbera nell’introduzione al nuovo volume pubblicato in occasione della mostra: “Nel 1999 (…) ricorrevo alla parola “sgomento”, riferita alla disparata congerie di materiali costituenti la raccolta, così come alla constatazione del sistematico e disastroso smembramento della stessa.(…) La parola cui ricorro, in questo caso, è “soddisfazione”: alla ricognizione e alla selezione dei materiali, per la maggior parte inediti (e certo ancora resta da scoprire) si è affiancata la ricerca di documenti originali, rinnovando
    l’intento di porre nella giusta luce la singolare figura del collezionista (…) e di valorizzare la ricca ed eclettica “collezione di archeologia” pervenuta ormai molti decenni fa nel Museo Nazionale Romano”.

    Il nuovo studio scientifico sulla collezione Gorga, che ha richiesto due anni di ricerche, è compendiato nel volume edito da Electa “Museo Nazionale Romano. Evan Gorga la collezione di archeologia”.(www.beniculturali.it)


    Evan Gorga, all'anagrafe Gennaro Evangelista Gorga (Brocco, 6 febbraio 1865 – Roma, 5 dicembre 1957), è stato un tenore lirico italiano. L'opera per la quale è maggiormente conosciuto è la prima rappresentazione assoluta (Teatro Regio di Torino, 1 febbraio 1896) de La bohème di Giacomo Puccini, in cui vestì i panni di Rodolfo. Con una brillantissima rappresentazione de La bohème al Teatro Drammatico di Verona, nel gennaio del 1899, Evan Gorga si congedò, misteriosamente, dal palcoscenico per non entrarvi mai più. Il nome di Evan Gorga, oltreché alla lirica, è accostato alla sua instancabile attività di collezionista, in particolare di strumenti musicali. Nel 1911, in occasione delle manifestazioni del Cinquantennale dell’Unità d’Italia, Evan Gorga espose la sua nascente collezione di strumenti musicali nelle stanze di Castel Sant’Angelo, ammesso che “nascente” possa definirsi un lotto di mille pezzi. Con il tempo la collezione s’ingrandì ed Evan Gorga dovette fittare dieci appartamenti comunicanti in Via Cola di Rienzo, fondando, in pratica, il Museo Storico Musicale, una sorta di collezione privata visitabile da esperti ed appassionati.
    Già nel 1930 la Collezione Gorga aveva un valore superiore, a valori del 2008, ad oltre quindici milioni di Euro. Nel 1929 su stessa richiesta di Gorga le sue collezioni furono "vincolate” e sottoposte a sequestro amministrativo, soprattutto per evitarne lo smembramento. In una serie di pubblicazioni della fine degli anni Venti, Evan Gorga esplicita il suo “sogno”: un giorno avrebbe voluto vendere le sue collezioni e con il ricavato istituire una Fondazione Gorga e, al suo interno, il Teatro Massimo del Popolo ed il Collegio Lirico. Il primo avrebbe dovuto essere un tempio della musica lirica e offrire al pubblico spettacoli a prezzi contenuti. Il Collegio Lirico, invece, avrebbe dovuto essere una scuola di eccellenza dove far avvicinare alla lirica giovinetti dotati di voce ma non di mezzi per studiare. Di questi sogni resteranno soltanto le dieci borse di studio che lo Stato Italiano istituirà in seguito alla approvazione della Convenzione con Gorga nel 1949, convenzione resa esecutiva con la legge 30 giugno 1950. Lo Stato diventò proprietario delle Collezioni Gorga, si accollò i suoi debiti, istituì le dieci borse di studio e concesse un piccolo vitalizio all’uomo, che aveva speso una vita, a collezionare. Per la sua attività in campo culturale e musicale, Evan Gorga fu insignito della medaglia d'oro per i benemeriti della cultura.




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    SCHEDA INFORMATIVA DELLA MOSTRA

    TITOLO EVAN GORGA. IL COLLEZIONISTA
    SEDE MUSEO NAZIONALE ROMANO – PALAZZO ALTEMPS
    Piazza di S. Apollinare 46, Roma
    PERIODO 19 ottobre 2013 –12 gennaio 2014
    A CURA DI Alessandra Capodiferro
    PROMOZIONE E PRODUZIONE Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma
    ed Electa
    ORARI Aperto dal martedì alla domenica
    dalle ore 9.00 alle ore 19.45. Chiuso il lunedì.
    La biglietteria chiude un'ora prima
    INGRESSO INTERO € 10,00 RIDOTTO € 6, 50
    Il biglietto consente l’accesso anche alle altre sedi del Museo Nazionale Romano (Crypta Balbi – Terme
    di Diocleziano – Palazzo Massimo) ed è valido per 3 giorni
    INFOLINE,PRENOTAZIONI, VISITE GUIDATE Tel. 39.06.39967700 www.coopculture.it
    INFORMAZIONI www.archeoroma.beniculturali.it
    www.electaweb.com
    UFFICIO STAMPA Electa per la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma: Gabriella Gatto, [email protected]
     
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    Imago e ombra. La bambola tra gioco, costume e sogno.


    L’Archivio di Stato di Lucca ha inaugurato il 7 dicembre la mostra "IMAGO E OMBRA. La bambola tra gioco costume e sogno". La manifestazione vuol essere anche un omaggio a Marina Brogi ? per anni vicedirettrice dell’Archivio di Stato di Lucca e scomparsa prematuramente un anno fa ?, che aveva ideato e progettato l’evento, oggi realizzato grazie al sostegno di: Provincia di Lucca, Comune di Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca, Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, Studio SGRO.
    Il fulcro dell’esposizione, allestita negli splendidi saloni al piano nobile di Palazzo Guidiccioni, è dato dalla preziosa collezione privata dell’antiquaria lucchese Renata Frediani che annovera molteplici tipologie di manifattura, materiali, luoghi di provenienza. Si spazia dalle più antiche figure a sfondo sacro e presepiale, alle bambole ottocentesche di fattura francese e tedesca, alle rarissime bambole di Casa Lenci, che soprattutto negli anni ’20 e ’30 del Novecento contribuirono a veicolare la creatività italiana nel mondo, fino ad includere una numerosa schiera di Barbie vintage; esemplari di valore eccezionale sul mercato collezionistico ma soprattutto interessanti da un punto di vista sociologico e del costume.
    La mostra sarà inoltre arricchita da una sezione dedicata all’antichità, testimoniata tra l’altro da alcuni pezzi egizi forniti dalla prof.ssa Edda Bresciani, nonché da una sezione illustrativa: manifesti, cataloghi, riproduzioni, di musei ed altre strutture pubbliche e private che in Italia e in Europa sono dedicate alle bambole o più in generale ai giocattoli e da antiche fotografie di bambine riprese con la loro bambola.
    L’esposizione a cura di Renata Frediani e Elisabetta Piccioni, con l’allestimento curato dallo Studio Arrigoni Architetti e realizzato da Marco Bertini per Mostre&Mostre, nel valorizzare “l’amica” di sempre di bambine di ogni età, vuol essere anche un omaggio alla donna e alla sua storia. Il mondo dell’infanzia, la moda e il costume, la rappresentazione del “doppio”, la progressiva desacralizzazione della rappresentazione dell’immagine femminile, sono solo alcuni tra i molti risvolti tematici implicati che saranno anche oggetto di conferenze su temi attinenti da parte di docenti universitari, storici ed esperti. (www.beniculturali.it)


    "Guarda che bambole! E sono tutte all’Archivio di Stato di Lucca, in esposizione per la speciale mostra appena inaugurata dal titolo Imago e ombra - La bambola tra gioco, costume e sogno all’interno dei saloni monumentali. Bionde, brune, di pezza o all’ultimo grido, da esporre in una teca o da donare alla nipotina, dall’antico Egitto alle Barbie super chic. Non solo un tuffo nel passato ma anche un focus sociologico sul costume italiano nel corso delle epoche letto attraverso lo sguardo, gli abiti e gli accessori, la rappresentazione del «doppio», la progressiva desacralizzazione dell’immagine femminile. La mostra sarà inoltre arricchita da una sezione dedicata all’antichità, testimoniata tra l’altro da alcuni pezzi egizi forniti dalla professoressa Edda Bresciani, nonché da una sezione illustrativa: manifesti, cataloghi, riproduzioni, di musei ed altre strutture pubbliche e private che in Italia e in Europa sono dedicate alle bambole o più in generale ai giocattoli e da antiche fotografie di bambine riprese con la loro bambola. L’esposizione vuole insomma valorizzare l’amica di sempre di intere generazioni di bambine, ma anche e soprattutto un tenero omaggio alla donna e alla sua storia." (www.lanazione.it/ - Lucca, 08 dicembre 2013 )

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    Data Inizio:07 dicembre 2013
    Data Fine: 08 marzo 2014
    Costo del biglietto: Gratuito; Per informazioni 0583491465
    Luogo: Lucca, Archivio di Stato
    Orario: Lun., mar., sab.10/13-14/17; scuole su appuntamento
    Telefono: 0583491465
    Fax: 0583469396
    E-mail: [email protected]
    Sito web: www.archiviodistatoinlucca.it
     
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