GORDON RAMSAY ... “cuoco e fiamme”

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    Ramsay, chef da incubo



    Le gaffe sui carcerati di Brixton, i cuochi dei suoi show morti suicidi e il crac finanziario: il lato nero della star dei fornelli.


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    di Antonella Scutiero

    Gordon Ramsay alla prigione di Brixton, a Londra, per il suo nuovo show: Gordon Ramsay Behind Bars.

    Tredici stelline Michelin, di cui dodici attualmente in suo possesso, decine di ristoranti sparsi per il globo, da New York alla Sardegna, sono bastate a fare di Gordon Ramsay uno chef iperacclamato, ma non una star. Per quello c'è voluto il «personaggio Gordon», dotato di una certa presunzione, il caratteraccio, e il vizietto di non mandarla mai a dire, arrivando a insultare ferocemente e a infierire sul malcapitato di turno. Così s’è conquistato il titolo di cuoco più famoso del mondo, inanellando una ventina di libri e un reality dopo l’altro: MasterChef, Hell’s Kitchen, Kitchen Nightmares, The F world e il nuovissimo Gordon Ramsay Behind Bars. Ma, tutte le sue ricette sono buone? Macché.
    L'ultima uscita indigesta il burbero cuoco scozzese l'ha fatta proprio all'esordio del suo nuovo programma, in onda il 26 giugno scorso sull'inglese Channel 4.

    La gaffe in carcere. Lo show, con una spruzzata di valore sociale, insegna a 12 detenuti della prigione di Brixton, a Londra, a cucinare piatti sopraffini da vendere in un’azienda tutta loro, guadagnando con lo scopo di riscattare ciò che avevano in precedenza sottratto illegalmente. Ma la voglia di provocare ha preso come al solito il sopravvento su Ramsay. «Neanche un cuoco professionista ha una cucina cosi attrezzata!», ha dichiarato all’ingresso, e tutto sommato sarebbe stata solo l’ennesima battuta infelice, se non avesse insistito aggiungendo che «non pensavo che la vita del detenuto fosse così facile, e sono rimasto molto sorpreso dal livello di comfort di cui la prigione è dotata. Ciò mi ha imbarazzato e francamente irritato. Pensavo che la nostra fosse una nazione di lavoratori, ma mi sbagliavo. Queste persone non hanno mostrato nessuno spirito di collaborazione. Già, perché dovrebbero lavorare con me dieci ore al giorno quando è molto più semplice stare in poltrona davanti alla tivù?».
    E il tentativo di riscatto dalle numerose ombre della sua storia personale s’è rivelato un clamoroso boomerang.
    Nonostante le vette raggiunte la carriera del cuoco scozzese è infatti zeppa episodi discussi.
    Dal fratello tossicodipendente alle accuse di furto al suocero

    Ramsay si è spesso attirato le critiche delle associazioni animaliste. Nello show F Word ha mostrato la macellazione di animali allevati nel giardino di casa sua.

    Due chef che avevano partecipato alle sue trasmissioni tivù si sono tolti la vita. «Caro Joseph Cerniglia, il tuo ristorante finirà dentro il fiume Hudson», aveva detto Ramsay in una puntata dello show Kitchen Nightmares al titolare d’un ristorante sommerso dai debiti, colpevole di non saper condurre gli affari, di fare porzioni troppo abbondanti e di offrire un pessimo servizio. Le cose sembrarono andare meglio, nel 2010 nel fiume c’è finito lo stesso Cerniglia, soffocato dai problemi economici. Nel 2007 era toccato alla chef texana Rachel Brown, che si sparò nella sua casa di Dallas non troppo tempo dopo la partecipazione alla seconda serie di Hell’s Kitchen.

    Guerra alla famiglia della moglie. C’è da immaginarsi che tra le mura private lo chef, che è arrivato in cucina dopo che un infortunio ne stroncò la carriera calcistica (era un promettente giocatore delle giovanili dei Glasgow Rangers), non sia più mite che davanti alle telecamere.
    Nel 2011, dopo aver assunto un investigatore privato, ha trascinato in tribunale tutta la famiglia della moglie, Tana Hutcheson. Secondo Ramsay il padre, la madre, la sorella, il fratello, la stessa moglie e l’amante del padre sarebbero tutti colpevoli di aver hackerato mail e documenti personali. Non basta.
    Il suocero di Ramsay, Chris, che prima di essere licenziato era direttore generale dell’impero culinario dello chef scozzese, è stato accusato d’aver rubato un 1,5 milioni di sterline per consentirsi una doppia vita con l’amante. Ramsay lo ha fatto pedinare persino da un investigatore privato. Un bello scandalo, non c’è che dire: alla star dei fornelli i legami familiari non sono bastati per evitare tutto questo clamore.

    Fratello tossicodipendente. Figlio di un alcolista girovago e di un’infermiera, il maggior cruccio di casa Ramsay è Ronald, fratello dello chef, da anni tossicodipendente, che nel 2007 fu condannato a 10 mesi in prigione perché trovato in possesso di eroina. Fu proprio Gordon a pagarne la riabilitazione, come racconta, con la discrezione che c’è da immaginarsi dal personaggio, in un libro autobiografico.

    I problemi finanziari. Le polemiche seguite alle dichiarazioni nel programma Gordon Ramsay Behind Bars hanno anche fallito il tentativo di riabilitarne l'immagine dopo il crack di ristoranti sparsi in tutto il mondo - quelli di Melbourne, quello di Cape Town, tanto per fare degli esempi - e i problemi col fisco a New York che, dopo che la crisi economica del 2009 aveva colpito anche gli affari dello chef pluripremiato portando sull’orlo della bancarotta la sua società americana, aveva provveduto a inserirlo nella blacklist dei peggiori contribuenti. Gli evasori, insomma. Alcune notizie lo davano in debito col fisco per circa un milione di dollari. Non va meglio nemmeno ai ristoranti da lui “salvati” nel reality: dopo un po’ chiudono quasi tutti.

    La polemica con gli animalisti. Fermamente anti vegetariano Ramsay si è attirato spesso le ire di verdi ed animalisti, come quando fece assaggiare a un ospite, che notoriamente non mangiava carne, del prosciutto crudo. Per non parlare di quando voleva esortare gli inglesi a mangiare più carne equina durante la corsa dei cavalli della Gold Cup Week a Cheltenham. O di quando in F world ha mostrato la macellazione di sei tacchini, seguita da quella di due suoi maiali e alcuni agnelli, tutti allevati nel giardino di casa sua.
    Insomma, nessuna clemenza nemmeno per gli animali di famiglia.




    Fonte:lettera43.it,web
     
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