NOI E I NOSTRI RICORDI

giochi d'infanzia

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  1. gheagabry
     
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    NOI CHE...........................!!!!!!!!

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    Noi, che le nostre mamme mica ci hanno visti con l'ecografia.

    Noi, che a scuola ci andavamo da soli e da soli tornavamo.

    Noi, che la scuola durava fino alla mezza e poi andavamo a
    casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con papà).

    Noi, che eravamo tutti buoni compagni di classe, ma se

    c´era qualche bullo, ci pensava il maestro a sistemarlo sul serio.

    Noi, che se a scuola la maestra ti dava un ceffone,

    mamma a casa te ne dava 2.

    Noi, che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul
    diario, a casa era il terrore.

    Noi, che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica
    partivamo da casa in tuta, tutti felici.

    Noi, che avevamo le tute lucide acetate dell´Adidas che
    facevano fico, ma erano pure le uniche.

    Noi, che la gita annuale era un evento speciale e nelle
    foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti.

    Noi, che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su internet.

    Noi, che la vita di quartiere era piacevole e serena.

    Noi, che andare al mare nei sedili posteriori della 850 di
    papà o nella 1100 di nonno era una passeggiata speciale e serbiamo ancora il ricordo di un bagno "pulito" a Rimini o a Fregene.

    Noi, che alla Domenica andavamo sempre al ristorante,
    perché ogni papà poteva permetterselo, oppure i nonni ci portavano le "pastarelle".

    Noi, che facevamo 4 mesi di vacanza al mare, da Giugno a
    Settembre.

    Noi, che non avevamo videogiochi, né registratori, né
    computer. Ma avevamo tanti amici lo stesso.

    Noi, che per cambiare canale alla TV dovevamo alzarci e i
    canali erano solo 2.

    Noi, che andavamo a letto dopo Carosello.

    Noi, che sapevamo che era pronta la cena perché c'era Happy
    Days e Fonzie.

    Noi, che guardavamo allucinati il futuro con "Spazio 1999".

    Noi, che se la notte ti svegliavi e accendevi la TV vedevi
    solo il monoscopio Rai con le nuvole o le pecorelle di interruzione delle trasmissioni.

    Noi, che ci sentivamo ricchi se avevamo 'Parco Della
    Vittoria e Viale Dei Giardini'.

    Noi, che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando
    il piede cresceva.

    Noi, che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con
    la bici era il più fico e che se anche andavi in strada non era così pericoloso.

    Noi, che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la
    bella, e poi la bella della bella.

    Noi, che avevamo il 'nascondiglio segreto' con il
    'passaggio segreto'.

    Noi, che giocavamo a nomi-cose-animali-città.

    Noi, che ci divertivamo anche facendo

    Strega-comanda-colori.

    Noi, che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l'album
    Panini (celò, celò, celò, celò, celò, celò, mi manca!).

    Noi, che suonavamo al campanello per chiedere se c'era
    l'amico in casa, ma che a quelli degli altri suonavamo e poi scappavamo.

    Noi, che compravamo dal fornaio pizza bianca e mortadella
    per 100 £ire (= € 0,050!) e non andavamo

    dal dietologo per problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare.

    Noi, che bevevamo acqua dal tubo del giardino, non dalla
    bottiglia PET della minerale ed un gelato costava 50 £ire (pari a € 0,025!).

    Noi, che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci
    toccava riavvolgere il nastro con la Bic.

    Noi, che sentivamo la musica nei mangiadischi sui 45 giri
    vinile (non nell´Ipod) e adesso se ne vedi uno in un negozio di modernariato tuo figlio ti chiede cos'è.

    Noi, che al cinema usciva un cartone animato ogni 10 anni e
    vedevi sempre gli stessi tre o quattro e solo di Disney.

    Noi, che non avevamo cellulari (c´erano le cabine SIP per
    telefonare) e nessuno poteva rintracciarci, ma tanto eravamo sicuri anche ai giardinetti.

    Noi, che giocavamo a pallone in mezzo alla strada con
    l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto.

    Noi, che trascorrevamo ore a costruirci carretti per
    lanciarci poi senza freni, finendo inevitabilmente in fossi e cespugli.

    Noi, che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il
    mercurio cromo, e più era rosso più eri fico.

    Noi, che giocavamo con sassi e legni, palline e carte.

    Noi, che le barzellette erano Pierino, il fantasma
    formaggino o c´è un francese-un tedesco-un italiano.

    Noi, che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.

    Noi, che la Barbie aveva le gambe rigide.

    Noi, che il 1° Novembre era 'Ognissanti', mica Halloween.

    Noi, che l'unica merendina era il Buondì Motta e mangiavamo
    solo i chicchi di zucchero sopra la glassa.

    Noi, che il Raider faceva concorrenza al Mars.

    Noi, che a scuola le caramelle costavano 5 £ire.

    Noi, che si suonava la pianola Bontempi.

    Noi, che la Ferrari era Lauda e Alboreto, la McLaren Prost ,

    la Williams Mansell , la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini e la Tyrrel a 6 ruote!

    Noi, che la penitenza era

    'dire-fare-baciare-lettera-testamento'.

    Noi, che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.

    Noi, che il Ciao e il Boxer si accendevano pedalando.

    Noi, che nei mercatini dell'antiquariato troviamo i
    giocattoli di quando eravamo piccoli e diciamo "guarda! te lo ricordi?"
    e poi sentiamo un nodo in gola.

    Noi, che siamo ancora qui e certe cose le abbiamo
    dimenticate e sorridiamo quando ce le ricordiamo.

    Noi, che vivevamo negli anni di piombo, in mezzo ad
    inaudite violenze per lotte sociali e di classe.

    Noi, che votavamo per i partiti della 1° Repubblica: MSI,
    DC, PRI, PLI, PSI, PCI, e non per 70 diversi gruppi dai nomi fantasiosi.

    Noi, che trovammo lavoro tutti e subito.

    E ci sposammo presto.

    Noi, che siamo stati tutte queste cose e ... tanto altro ancora.

    Ecco, questa è la nostra storia!



    Edited by gheagabry1 - 19/1/2023, 01:08
     
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  2. gheagabry
     
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    Noi che giocavamo a Nascondino a tutte le ore.
    Noi che ci divertivamo anche facendo "Strega comanda color...".
    Noi che le femmine ci obbligavano a giocare a "Regina reginella" e a "Campana".
    Noi che bastavano due tappi per iniziare il giro d'Italia.
    Noi che facevamo "Palla Avvelenata".
    Noi che giocavamo regolare a "Ruba Bandiera".
    Noi che non mancava neanche "dire fare baciare lettera testamento".
    Noi che litigavamo per stabilire se un gradino valeva come "rialzo" a "Rialzo buzzico".
    Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo "Parco Della Vittoria e Viale dei Giardini".
    Noi che se avevi "Vicolo Corto e Vicolo Stretto" perdevi sicuro.
    Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
    Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette sui raggi della bicicletta.
    Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.
    Noi che "se ti faccio fare un giro con la bici nuova non devi cambiare le marce".
    Noi che passavamo ore a cercare i buchi sulle camere d'aria mettendole in una bacinella.
    Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi col tip-top.
    Noi che andavamo in due sulla Graziella, e piú grandi sul Ciao.
    Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
    Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa.
    Noi che ogni volta che suonavamo rispondeva la madre.
    Noi che pensavamo di avere segreti.
    Noi che i segreti li avevamo davvero.
    Noi che abbiamo maneggiato sostanze chimiche come il pongo, il DAS e la gommapane.
    Noi che abbiamo manipolato anche la MIKRONITE.
    Noi che facevamo a gara a chi masticava più big babol contemporaneamente.
    Noi che avevamo adottato gatti e cani randagi che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca.

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    Noi che quando starnutivi, nessuno chiamava l'ambulanza.
    Noi che non sapevamo leggere il termometro.
    Noi che prima di adoperarlo, "il termometro lo devi scaricare".
    Noi che i termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa.
    Noi che se sospettavamo che ci volevano fare la puntura, ci nascondevamo sotto il letto.
    Noi che se c'era un pallone e 4 alberi era già tutto ok per giocare a calcio.
    Noi che se non c'erano gli alberi si giocava lo stesso.
    Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella..
    Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo.
    Noi che il portiere era l'1, lo stopper era il 5 e il centravanti il 9.
    Noi che "Non puoi giocare a pallone con noi perchè siamo già pari".
    Noi che non dovevamo far tardi.
    Noi che era pronta la cena proprio al momento del calcio di rigore.
    Noi che giocavamo a pallone anche in casa, con la palla di spugna.
    Noi che passavamo pomeriggi giocando a Risiko.
    Noi che giocavamo a "Indovina Chi?" anche se conoscevi tutti i personaggi a memoria.
    Noi che giocavamo a Forza 4.
    Noi che Scarabeo non ci piaceva.
    Noi che il cubo di Rubik non l'abbiamo mai finito, perlomeno senza barare..
    Noi che ci scambiavamo le figurine prima delle lezioni (e durante, e dopo..).
    Noi che giocavamo a fiori frutta e città (e la città con la D era sempre Domodossola).
    Noi che con le 500 lire di carta ci venivano 10 pacchetti di figurine.
    Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini.
    Noi che odiavamo i PlayMobil.
    Noi che avevamo la pista Polistil, e le femmine Cicciobello col disco che frignava.
    Noi che avevamo le macchine filoguidate, e le femmine la casa di Barbie con l'ascensore.
    Noi che ci spaccavamo i diti per giocare a Subbuteo.
    Noi che con un ramo di salice facevamo l'arco per sentirci Orzowei.
    Noi che avevamo il "nascondiglio segreto" con il "passaggio segreto".
    Noi che nei prati al buio tra il frinire delle cicale scorgevamo ancora le lucciole (e non sapevamo sarebbero state le ultime).
    Noi che a volte si litigava.
    Noi che 5 minuti dopo era già tutto dimenticato..
    Noi che "se fai questo non sei più amico mio".
    Noi che giocavamo per ore a "Merda" con le carte.
    Noi che nessuno sapeva le regole del Tresette!
    Noi che avevamo il mangiadischi schiacciato con il manico.
    Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna.
    Noi che in TV guardavamo solo i cartoni animati.
    Noi che avevamo i cartoni animati belli...!!
    Noi cha avevamo la tv in bianco e nero.
    Noi che litigavamo su chi fosse più forte tra Goldrake e Mazinga (Mazinga, ovvio..)
    Noi che guardavamo "La Casa Nella Prateria" anche se metteva tristezza.
    Noi che sognavamo un'avventura alla Ambrogio Fogar.
    Noi che a Natale guardavamo "Il piccolo lord", perchè lo davano fisso.
    Noi che ridevamo se un amico rideva.
    Noi che ridevamo se un amico piangeva!
    Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma formaggino.
    Noi che le scarpe nuove duravano una settimana..
    Noi che le scarpe nuove restavano pulite un'ora!
    Noi che la domenica con le scarpe nuove dovevamo andare alla messa.
    Noi che alla messa ridevamo di continuo.
    Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
    Noi che telefonavamo di nascosto.
    Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare in privato sul terrazzo.
    Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno.
    Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
    Noi che quando ritiravi le foto dal fotografo eravamo curiosi di vederle.

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    Noi che a scuola si andava a piedi.
    Noi che scrivevamo tutti gli avvisi sul diario perdendo delle ore.
    Noi che attaccavamo le gomme da masticare sotto il banco.
    Noi che il diario ce lo tiravamo addosso, mentre le femmine ci scrivevano romanzi d'amore.
    Noi che per andare alla gita scolastica di 5 giorni dovevamo preparare i genitori mesi prima.
    Noi che se c'era la neve si restava alla finestra a guardarla.
    Noi che come smetteva, allora TUTTI DI SOTTO!!!
    Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l'albero.
    Noi che le palline di natale erano di vetro e si rompevano.
    Noi che tornavamo a casa solo quando la mamma ti chiamava dal terrazzo.
    Noi che ai compleanni il regalo per il festeggiato ce lo sceglieva la mamma.
    Noi che al nostro compleanno invitavamo tutti, ma proprio tutti, i nostri compagni di classe.
    Noi che avevamo paura che qualche amico non venisse, ma poi c'erano tutti.
    Noi che facevamo il gioco della bottiglia tutti seduti per terra.
    Noi che alle feste stavamo sempre col manico di scopa in mano.
    Noi che a carnevale la mamma ci obbligava a vestirci da Zorro.
    Noi che facevamo sogni brutti.
    Noi che ti svegliavi col battito di cuore a mille.
    Noi che dormivamo con la luce del corridoio accesa.
    Noi che dal letto guardavamo se c'era qualcuno nel buio dietro la finestra.
    Noi che andavamo a letto dopo Carosello.
    Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo.
    Noi che guardavamo film dell'orrore anche se avevi paura.
    Noi che poi non dormivamo per una settimana.
    Noi che andavamo a letto con le scarpette di lana e il pigiama di flanella.
    Noi che leggevamo Geppo, Tiramolla, Bullo e Birillo, Soldino e Nonna Abelarda.

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    Noi che vendevamo i vecchi giornalini di Topolino sotto casa.
    Noi che rubavamo la frutta dagli alberi.
    Noi che la rubavamo anche se non ti andava di mangiarla.
    Noi che quella che non mangiavamo ce la tiravamo.
    Noi che giocavamo a calcio con le pigne.
    Noi che le pigne ce le tiravamo pure.
    Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.
    Noi che giocavamo con la cerbottana a chi lanciava lo stucco più lontano e poi ce lo sparavamo addosso.
    Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti.
    Noi che il bagno si poteva fare solo dopo le 4.
    Noi che a scuola andavamo con cartelle da 2 quintali.
    Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.
    Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google.
    Noi che avevamo "il libro delle vacanze", ma i compiti d'estate non li facevamo.
    Noi che le poesie non le volevamo imparare.
    Noi che però sappiamo a memoria "Zoff Gentile Cabrini Oriali Collovati Scirea Conti Tardelli Rossi Antognoni Graziani (allenatore Bearzot)".
    Noi che abbiamo pianto quando l'Italia ha perso contro l'Argentina a Napoli.
    Noi che "Disastro di Cernobyl" vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina.
    Noi che compravamo le uova sfuse, e la pizza alta un dito, con la carta del pane che si impregnava d'olio.
    Noi che non sapevamo cos'era la morale, solo che era sempre quella..fai merenda con Girella.

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    Noi che a pranzo mangiavamo poco e a merenda divoravamo scaffali di brioches.
    Noi che campavamo di Girella e saccottini del Mulino Bianco.
    Noi che a volte a merenda mangiavamo anche pane, acqua e zucchero, o pane, olio e sale o pane e marmellata.
    Noi che se la mamma ci comprava il gelato, era il Cucciolone, così con il biscotto era più nutriente.
    Noi che bevevamo esclusivamente il Billy.
    Noi che compravamo gli ovetti kinder per trovare il puffo falegname.
    Noi che di politica non ce ne fregava niente.
    Noi che conoscevamo solo il Presidente della Repubblica perchè c'era la sua foto in classe.
    Noi che avevamo la calcolatrice nell'orologio al quarzo.
    Noi che del mondo politico conoscevamo anche Spadolini solo perchè era grassissimo.
    Noi che i politici non li conoscevamo, ma Gennaro Ulivieri e Guido Pancaldi, si.
    Noi che eravamo preoccupati che l'uomo a mollo della pubblicità avesse i reumatismi.
    Noi che non c'erano grandi fratelli, isole dei famosi e fattorie..
    Noi che indossavamo maglie che pizzicavano.
    Noi che nei giorni importanti ci vestivano con le calze bianche.
    Noi che le calze bianche le odiavamo perchè erano strettissime.
    Noi che quando toglievamo le calze ci lasciavano un segno mostruoso sul polpaccio.
    Noi che per la comunione ci regalavano i compassi e le calcolatrici.
    Noi che avevamo la penna con l'inchiostro cancellabile.
    Noi che avevamo il mappamondo con la luce dentro.
    Noi che la mamma ci metteva le toppe sui gomiti dei maglioni quando diventavamo lisi.
    Noi che le toppe le volevamo mettere anche quando i maglioni erano nuovi.
    Noi che avevamo tutti i capelli corti a spazzola.
    Noi che a volte ci pettinavamo.
    Noi che odiavamo il minestrone.

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    Noi che non sapevamo leggere l'orologio a lancette.
    Noi che però sapevamo che erano le 4 perchè stava per iniziare BIM BUM BAM.
    Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perchè c'era Happy Days.
    Noi che il primo novembre era "Tutti i santi", mica Halloween.

    Noi che ci emozionavamo se salivamo anche solo su un autobus di linea.
    Noi che ci superemozionavamo se dovevamo salire su un treno.
    Noi che avevamo il deflettore sui finestrini anteriori della macchina.
    Noi che credevamo che la nostra squadra era la più forte del mondo (anche gli interisti).
    Noi che ci sdraiavamo sui prati.
    Noi che tornavamo a casa regolarmente coi pantaloni sporchi d'erba.
    Noi che vivevamo con ansia il giorno della foto di classe.
    Noi che avevamo una sola maestra che insegnava tutto.
    Noi che a scuola qualcuno ci andava ancora con la cartella squadrata di cartone a quadrettoni.
    Noi che avevamo le replay i primi anni di scuola, e quando iniziavamo a scrivere con la bic usavamo la gomma rotonda blu con il buco in mezzo.
    Noi che ci si sdraiava sul prato e si cercava di dar forme alle nuvole.
    Noi che la mamma ci dava le 200 lire da dare in offerta alla messa della Domenica.
    Noi che facevamo gli scherzi telefonici dalle cabine.
    Noi che sfogliavamo i libri delle vacanze soltanto per sentire l'odore particolare della carta.
    Noi che siamo anche andati alle colonie estive.
    Noi che ci piaceva ancora lo zecchino d'oro.
    Noi che abbiamo avuto il diario di Vitt.
    Noi che con le 500 lire di carta compravamo un panino con la mortadella e la lattina della Fanta.
    Noi che mangiavamo il ghiacciolo della puffetta al limone e di grande puffo alla fragola.
    Noi che tornavamo a casa da scuola con le mani piene di scolorina e il tubetto tutto rovesciato nello zaino.
    Noi che se ci cadeva un frutto per terra lo pulivamo e lo mangiavamo lo stesso.
    Noi che odiavamo le rotelle sulla nostra prima bicicletta ma volevamo subito imparare ad impennare.
    Noi che che.."il pallone è mio e decido io!".
    Noi che stavamo dietro casa a giocare "finchè non fa buio"..e poi non si vedeva nulla ma si stava fuori uguale.
    Noi he non si mangiava mai fuori di casa, almeno che non ci fosse un compleanno.
    Noi che a carnevale con cartoncino e elastico si faceva la maschera dell'uomo tigre (..e si diventava fortissimi!!).
    Noi che a nascondino con "1 2 3 salva tutti" diventavi l'eroe del quartiere (..per dieci minuti).
    Noi che andavamo a casa degli amici a fare i compiti, ma i compiti non li facevamo mai.
    Noi che avevamo le macchinine con la bomboletta sulla parte anteriore che quando le buttavi contro il muro scoppiavano.
    Noi che a scuola usavamo gli astucci che si aprivano a portafoglio e nei quali regolarmente si rompeva l'elastico che teneva la gomma o il temperino.

    500lire

    Noi che a scuola per la prova di scienze ci davano la patata da metter nel bicchiere e che germogliava.
    Noi che dopo pranzo ci obbligavano a fare il riposino.
    Noi che per giocare ai nostri videogiochi (come Pac Man) non era necessario avere una laurea come per quelli di oggi.
    Noi che andavamo a scuola con la penna con l'inchiostro di 4 colori diversi e ci sentivamo fighi.
    Noi che che facevamo gli aquiloni con la carta delle uova di Pasqua..che non hanno mai volato.
    Noi che per fare i giri gratis sulle autine legavamo il gettone con un filo.
    Noi che facevamo a gara a chi faceva il pallone più grosso col Cristalball.
    Noi che invece di mandare gli sms facevamo le dediche alla radio.
    Noi che giocavamo coi soldatini di plastica ma non facevamo morire mai nessuno.
    Noi che la mamma ci diceva di non indossare i calzini col buco perchè "se ci succedeva qualcosa, sai che figura.."
    Noi che ripetevamo coi modelli Bburago gli incidenti visti su Chips.
    Noi che discutevamo di cosa avremmo fatto da grandi.
    Noi che disegnavamo con i pastelli a cera e i pennarelli "Carioca".
    Noi che per pettinarci mettevamo la "gommina Simmons".
    Noi che avevamo i Masters con He-man e Skeletor.
    Noi che guardavamo Tom e Jerry mangiando pane acqua e zucchero.
    Noi che fra amici eravamo tutti caratterialmente diversi.
    Noi che però IN FONDO SIAMO STATI TUTTI UGUALI...!
    Noi...
    Noi che che ora siamo qui a ricordare...



    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 20:46
     
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  3. gheagabry
     
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    da claudio

    Ne avete mai mangiate? Da bambino ne facevo scorpacciate ... passava l'omino con una bicicletta e una grande cesta di questi legumi ... a Roma le chiamiamo Fusaglie (Lupini) ... ci avvicinavamo all'omino e chiedevamo: "Un cartoccio di fusaglie" ... "50 lire" diceva lui ... poi preparava il cartoccio con un foglio di carta da pane e con un aggeggio (tipo una piccola paletta) di ferro prendeva le fusaglie e le metteva nel cartoccio ... poi una spolveratina di sale (aveva un corno grande) e ti dava un pizzico di sogno ... e poi tutti seduti sui gradini del portoncino del nostro condominio ad assaporare quei legumi ... che avevano un sapore unico ... speciale ... oggi poi lo apprezzo ancora di più ....




     
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  4. gheagabry
     
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    NOI CHE …



    NOI CHE…..ci precipitavamo giù dalla scale quando sentivamo arrivare il “motorino/bicicletta” dei Gelati….GEEEELLLATTTTIII!!! Che tempi ragazzi!!!!!

    NOI CHE….non uscire se hai i calzini bucati…se poi ti succede qualcosa che figura ci si fa !!!



    NOI CHE….I Jeans dovevano essere rigorosamente larghi in fondo..o meglio a “zampa di elefante”


    NOI CHE….in casa non poteva certo mancare la coperta fatta ai ferri o all’uncinetto.

    NOI CHE….scrivevamo i nostri SMS con la penna e avevamo questo modo “antidiluviano” per inviarli…


    NOI CHE….la Colonia non piaceva proprio ma i nostri genitori ci mandavano lo stesso…probabilmente perchè era l’unico modo per poterci fare un pò di mare….


    NOI CHE…..Il gelato doveva essere TOSERONI con il mitico Zio Tom



    NOI CHE….era l’unico motivo per il quale potevamo stare in casa dopo cena senza scendere in cortile….TROIS DEUX UN Fiiiiiiiiiiiiiii. Una delle cose che ricordo con più affetto della mia fanciullezza.



    NOI CHE…avevamo in casa o dalla nonna questa magnifica “Cucina Economica” …che riscaldava anche l’ acqua per la borsa per il letto.


    NOI CHE……non riuscivamo mai a completare un Album di Figurine…ma proprio MAI!!!!!


    NOI CHE…..Tappezzavamo le piastrelle di cucina e il frigo con queste meravigliose figurine plastificate dei FORMAGGINI MIO….Che murales che facevamo!!!!!!



    NOI CHE….non facevamo a tempo ad arrivare in vacanza che eravamo subito li a spedire le Cartoline agli amici…magari sperando che arrivassero prima del nostro ritorno….Ma esistono più ??



    NOI CHE…..Forza Gimondiiiiiiii oppure Forza Mercxxxxxx!!! che campioni!


    NOI CHE…..Moser è meglio sicuramente di Saronni…ma no che dici!!.. Anche questi non erano poi male !!!


    NOI CHE…..usavamo la Coccoina “soltanto” per sentirne quel magico odore di mandorle….ricordo di gioventù!!! Ero solo io o anche voi quell’odore vi “inebriava” ???



    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 20:52
     
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  5. <<<nene>>>
     
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    belle... :lol: :lol: :lol: :lol:

    noi che.... quanto sono vere.... :wub: :wub: :wub: :wub:
     
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  6. gheagabry
     
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    I GIOCHI DELLA NOSTRA INFANZIA



    CALCIO BALILLA







    Il calcio balilla è un gioco che simula una partita di calcio, in cui i giocatori manovrano, in un tavolo da gioco apposito con sponde laterali, tramite barre (o stecche), le sagome di piccoli giocatori (detti omini o ometti), cercando di colpire con essi una pallina per spingerla nella porta avversaria. Tale pallina è solitamente realizzata in materiale plastico bianco, piena, con diametro dai 32 mm a 34 mm.

    Storia
    Il calcio balilla, è un gioco inventato dallo spagnoloAlejandro Finisterre, che sembra abbia avuto l’idea mentre si trovava ricoverato in un ospedale a Madrid per le ferite riportate in un bombardamento durante la Guerra Civile Spagnola (1936-1939). Finisterre era rimasto molto colpito dai numerosi bambini ricoverati che, a causa delle ferite di guerra, non potevano più giocare a calcio e per questo, ispirandosi al tennis da tavolo, aveva realizzato con l’aiuto di un amico carpentiere, Francisco Javier Altuna, una versione del calcio che poteva essere giocata all’interno e in condizioni fisiche non ottimali. I primi tavoli da gioco erano realizzati con piani da gioco con sponde alte, stecche di legno e, al posto degli attuali omini, dei pezzi grezzi di legno: modelli certo molto diversi rispetto a quelli iper-tecnologici realizzati oggi, ma con lo stesso obiettivo.


    In Italia, la diffusione vera e propria del calcio da tavolo è iniziata al termine della Seconda guerra mondiale, quando dei rudimentali biliardini sono stati utilizzati, con buoni risultati, per la riabilitazione dei reduci di guerra. Da questo uso, probabilmente, è derivato il nome di calcio-balilla. La produzione industriale è invece iniziata in Francia nel 1947 quando il marsigliese Marcel Zosso ha creato i primi biliardini in serie simili a quelli che conosciamo oggi. Il successo è stato immediato, soprattutto nel sud del Paese, tanto che Zosso ha iniziato a esportare all’estero la propria attività. Nel 1949 Zosso è arrivato in Italia dove, curiosamente, ha trovato dei fornitori tra i produttori di casse da morto. La famiglia Garlando è stata tra le prime a produrre calcetti: nel 1950 è stato realizzato il primo di una lunghissima serie, visto che oggi Garlando è diventato leader mondiale del settore. Negli anni ’50 il calcetto si è diffuso anche negli Stati Uniti d’America, anche se per il boom vero e proprio si è dovuto attendere qualche anno, quando i soldati americani che avevano combattuto in guerra in Europa sono ritornati a casa e l’hanno fatto conoscere a parenti e amici.

    Nel 1955, dunque all’incirca nello stesso periodo, la recente invenzione approda anche negli Stati Uniti, dove però inizialmente non ottiene il successo sperato. La motivazione dell’iniziale disinteresse verso il nuovo gioco da parte degli americani risiede sicuramente nel fatto che il calcio, uno degli sport più praticati e amati nel vecchio continente, è ancora pressoché sconosciuto oltreoceano. Il primo a occuparsi del commercio del foosball in America è Larry Patterson, che dal 1962 si fa costruire appositamente un modello in Germania. Inizialmente Patterson non ottiene il successo sperato; deve infatti attendere fino alla fine degli anni Sessanta perché gli americani comincino a dimostrare un certo interesse per il nuovo gioco. Nel frattempo Garlando ebbe un enorme successo, e non solamente in Italia ma su tutto il mercato europeo; così nel 1969 approda in America. Infatti in quell’anno Renato Garlando era riuscito ad ottenere il diritto di elusiva per l’importazione dei biliardini Garlando negli Stati Uniti. I primi tempi non sono però rosei; i gestori dei locali non sono soddisfatti dei guadagni poiché i loro clienti non comprendendo il metodo di gioco non ne usufruiscono. Joe Robbins, vice presidente della Empire Distributing di Chicago, nonostante le difficoltà non molla e continua a promuovere il prodotto. La perseveranza di Robbins viene infine premiata e per cinque anni i calcio balilla Garlando riscuotono un enorme successo.

    Nel 1973 i costruttori di calciobalilla allestiscono un padiglione in una delle più importanti fiere degli Stati Uniti per contrastare lo strapotere di Garlando, il quale risponde all’attacco proponendo due nuovi modelli che avrebbero dovuto sostituire il tavolo standard: il Deluxe e il Giant. Così Garlando continua a mantenere il primato delle vendite sul mercato statunitense. La chiave di successo dell’azienda italiana è il continuo lavoro per ottenere un prodotto che assicuri durata del tempo e alte prestazioni di gioco a un prezzo ragionevole.

    E’ Sopratutto alla fine degli anni 60 e per tutti gli anni 70 che il biliardino iniziò la sua vera ascesa e all’inizio degli anni 80, in Italia, erano davvero pochi i bar o i circoli dove questo gioco non fosse presente. Con 50 o 100 lire si potevano sfidare in memorabili partite gli amici con un testa a testa oppure, come era preferibile all’epoca, con un compagno a formare la “coppia perfetta”. Oggi il biliardino è diffuso in tutto il mondo ed è considerato un vero e proprio sport, con tanto di federazioni, associazioni e campionati. Dagli anni ’50 la disciplina ha iniziato ad assumere le caratteristiche di sport, grazie all’organizzazione di tornei. A Parigi si è svolta la prima Coppa del Mondo nel 1998, giocato su tavoli Bonzini.

    Specialità
    Il gioco del calcetto non è universale, ma esistono diverse specialità. Le regole utilizzate in Italia, ad esempio, sono diverse rispetto a quelle degli altri paesi. All’estero e nelle competizioni internazionali sono infatti consentiti i ganci, ossia passaggi da un giocatore all’altro della stessa linea, ma anche passetti stop e tiro, palle ferme e trascinate. Pratiche che in Italia sono assolutamente proibite e che penalizzano non poco gli Azzurri alle competizioni fuori dalla penisola. Tipico del gioco all’italiana è la “napoletana” ossia il tiro dal tridente con l’attaccante centrale “spizzicando” la pallina in modo che finisca in goal dopo averla colpita, e la “cinese”, riservata ai più esperti, che consisiste nel tirare dal tridente la palla in sponda e poi colpirla subito con l’attaccante Da tempo si sta cercando di unificare le regole in tutto il mondo, anche se per ora l’unica norma universalmente accettata sembra essere quella di non “rullare”, ossia far girare la stecca per più di 360 gradi, facendo ruotare i giocatori a forte velocità e producendo tiri poco “puliti”.






    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 21:20
     
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    GUARDIE E LADRI – Gioco





    Guardie e ladri è un gioco da bambini di introduzione moderna ma con origini antichissime. Il principio fondamentale è la divisione dei giocatori in due squadre di cui una insegue e l’altra viene inseguita. Nella forma moderna si cominciò a giocare a guardie e ladri nel XVII secolo presso la corte francese.

    Regole del gioco
    Come la maggior parte dei giochi infantili, guardie e ladri esiste in numerose varianti e le regole applicate non sono le stesse ovunque. Quelle che seguono sono un esempio di regole tipiche

    I giocatori si dividono in due squadre in numero uguale. Il campo di gioco è delimitato da una linea tracciata a terra, alle cui spalle si trova la “prigione”. Le “guardie” si trovano in un angolo del campo, mentre i “ladri” sono sparsi ovunque. Al segnale, le guardie si lanciano all’inseguimento dei ladri cercando di prenderne il maggiore numero possibile. Ogni ladro che viene toccato o fermato da una guardia viene portato in prigione. Il ladro prigioniero resta confinato oltre la linea della prigione, e tende la mano verso i giocatori. Se un altro ladro, senza farsi prendere, riesce a toccare la mano del prigioniero, questo ritorna libero. Quando vi sono più prigionieri essi formano una catena ed è sufficiente che un ladro libero tocchi il primo prigioniero, affinché tutti quelli che sono in contatto con lui siano liberati immediatamente.

    Fine del gioco
    In questo gioco le guardie vincono sempre poiché sono le sole a fare prigionieri, perciò solitamente dopo qualche partita le squadre invertono i loro ruoli. È diffusa anche la pratica di dare un punteggio per stabilire un vincitore assegnando alle guardie un punto per ogni ladro imprigionato, ed un punto ai ladri per ogni prigioniero liberato. Più punti sono assegnati per la catena di ladri liberati.




    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 21:23
     
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    NOI CHE … Anni 60 70 80 90 –



    NOI CHE….abbiamo visto il film “tra un dito e l’altro” e…..che dopo lasciavamo la luce accesa in camera per paura di stare al buio…Che FILM ragazzi! Il film Horror più bello di sempre.


    NOI CHE…passavamo ore ad aspettare la nostra dedica alla radio


    NOI CHE… correvamo a casa dopo la scuola di sabato per non perdere l’inizio delle “Comiche” . Ero solo io o c’era anche qualcun altro ????


    NOI CHE… siamo diventati tutti “artisti” copiando o ricalcando le meravigliose illustrazioni dell’ Enciclopedia CONOSCERE….


    NOI CHE….Abbiamo “convissuto” con questa scatola per anni interi…uno dei simboli più marcati della nostra fanciullezza…. Voi per cosa la utilizzavate ???



    Per NOI CHE….la mamma si era rivolta alla “concorrenza”…Ecco la mitica latta della Plasmon anni 70 e 80


    NOI CHE….attaccavamo quest’adesivo da tutte le parti…..rettifico “MITICO” adesivo.



    NOI CHE….Mai senza i nostri Camperos. Accuditi come “figli”…ferrati..gommati..ingrassati…e quante volte li abbiamo tolti insieme ai Jeans stretti. Flash di gioventù.


    NOI CHE… Senza questo non ci potevamo lavare i denti…..e poi, ragazzi, era anche buono al sapore….PAPERINO’S che tempi!!!!!


    NOI CHE…la “nostra” cucina…quella che la mamma amava tanto non poteva che essere SALVARANI…con i piani rigorosamente in FORMICA.

    NOI CHE…. Avevamo le targhe arancioni…ma quanto tempo è passato !!!


    Noi che siamo cresciuti….con questi film qua. Vi ricordate FANTOMAS ???? Ogni tanto lo riguardo con simpatia.


    Per noi che….il massimo consentito dalla tecnologia era quello di vedere la foto entro 2 minuti….ma dovevi sventolare anche


    Per noi che….il primo BACIO non si scorda MAI.



    NOI CHE…ci piaceva fare le “casette” sugli alberi. Il più delle volte erano solo tavole o solo appostamenti ma….la fantasia poteva fare davvero dei miracoli.



    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 21:26
     
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    NASCONDINO





    Il nascondino è un tradizionale gioco da bambini; lo si gioca in genere all’aperto, in gruppi numerosi. Una sua variante altrettanto nota è il rimpiattino.

    Si sceglie, a turno o con una conta, il bambino che dovrà contare mentre gli altri bimbi si nascondono. In genere, il bambino che conta dovrà farlo fino a 10 per ogni bambino che si nasconde, quindi se i bambini sono 6 colui che conta dovrà farlo fino a 60. Una volta finito di contare, il bambino dice ad alta voce “chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori” e si volta per stanare i bambini dai loro nascondigli. Ogni volta che trova un bambino deve correre al luogo dove ha contato (tana) e dire il nome del bambino stanato. Se alla tana arriva prima un bambino che era nascosto, questo può salvarsi urlando “tana per me”.

    L’ultimo giocatore nascosto non ancora stanato ha la possibilità di salvare non solo se stesso ma anche tutti gli altri giocatori. Se questo, infatti, arriva alla tana prima del bimbo che ha contato, può urlare “tana libera tutti” e salvare tutti gli altri bambini. In questo caso toccherà di nuovo al bambino che ha contato andare alla conta, altrimenti toccherà al primo bambino stanato.



    [color=red]Varianti

    Come la maggior parte dei giochi da bambini tradizionali, nascondino è noto in molti paesi e secondo una grande quantità di varianti. La principale variante è il rimpiattino, in cui il giocatore che sta sotto deve toccare gli avversari per catturarli, anziché solamente individuarli. Il rimpiattino è a sua volta una variante del più semplice gioco di questa famiglia, ce l’hai. In toscana, nelle province di Lucca, Pisa, Livorno, si chiamava “rimpiattino” e si gioca con un pallone, e per “liberare” gli altri, si colpiva la palla tirandola più lontano possibile per permettere di scappare ai ragazzi trovati.



    Un’altra variante del nascondino è il “nascondino al contrario“, in cui tutti i giocatori contano al di fuori di uno che deve nascondersi. Alla fine della conta ognuno, preferibilmente non in gruppo, si mette alla ricerca di colui che si è nascosto. Quando un giocatore lo individua non deve “tanarlo”, bensì restare nascosto in sua compagnia, e così dovrà fare ogni altro giocatore: l’ultimo che avrà scovato il nascosto (che a questo punto è in gruppo) perde il gioco e quindi sarà lui a doversi nascondere al turno successivo.



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    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 21:28
     
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    GIOCO DELLA BOTTIGLIA





    Il gioco della bottiglia è un tipico gioco di gruppo solitamente praticato dai ragazzi da undici anni in su, in cui i partecipanti sono seduti in cerchio. Un giocatore gira la bottiglia sul pavimento, al centro del cerchio, e deve baciare sulle labbra (ma si possono stabilire anche altre azioni) la persona verso cui è orientato il collo della bottiglia, che a sua volta dovrà far ruotare la bottiglia per il turno successivo. La bottiglia spesso è di plastica per evitare incidenti. Si può giocare lo stesso gioco anche scrivendo su dei piccoli foglietti il nome di ognun giocatore in parte e su altri fogli delle azioni meno imbarazzanti come il bacio ( esempio: abraccio,stretta di mano,ecc…)

    Gioco della bottiglia Regole
    N° giocatori variabili, normalmente tra 7 e 15, ma si può giocare anche in 5

    Requisiti

    Età dai 11 anni in su;
    Preparativi I giocatori si dispongono in cerchio e al centro viene messa un bottiglia;
    Durata Altamente variabile;
    Fortuna Dipende dal numero dei giocatori.





    lussy60

    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 21:29
     
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    TWISTER – Gioco – (Dal 1966)





    Twister è un gioco di società inizialmente prodotto dalla MB, ed in seguito rilevato dalla Hasbro. Il gioco è stato lanciato sul mercato nel 1966.

    Storia
    Twister fu brevettato da Charles F. Foley e Neil Rabens nel 1966, ma non diventò un successo fino al momento in cui Eva Gabor giocò con Johnny Carson durante la puntata del 3 maggio 1966 della trasmissione televisiva Tonight Show. Tuttavia, insieme al successo, Twister richiamò su di se alcune critiche. La compagnia che produceva il gioco, la MB fu accusata di vendere “sesso in scatola”. L’accusa era probabilmente dovuta al fatto che Twister era il primo gioco in cui il corpo dei giocatori aveva un ruolo fondamentale nello svolgimento di una partita.

    Descrizione del gioco



    L’indicatore di Twister
    Twister è giocato su un tappeto di plastica di grandi dimensioni, che rappresenta il principale piano di gioco. Sul tappeto sono disposte quattro file di grandi cerchi colorati, di colori differenti per ogni riga: rosso, giallo, blu e verde. Una lancetta collegata a una tavoletta quadrata serve per dare ai giocatori indicazioni sulle mosse da fare. La tavoletta è divisa in quattro sezioni sulle quali è scritto: piede destro, piede sinistro, mano destra e mano sinistra. Ciascuna di queste quattro sezioni si divide a sua volta in quattro colori (rosso, giallo, blu e verde). Dopo aver fatto ruotare la lancetta, viene chiamata una combinazione di colore/arto che i giocatori devono compiere. Ad esempio: se la combinazione chiamata è “mano destra, giallo”, i giocatori dovranno spostare la loro mano destra sul più vicino cerchio di colore giallo. In una partita a due giocatori, le due persone non possono mettere la mano o il piede sullo stesso cerchio, mentre nel caso si giochi in più di due persone, le regole sono differenti. Non essendoci sufficienti cerchi colorati i giocatori sono spesso tenuti a mantenere posizioni improbabili o precarie, arrivando al punto di perdere la posizione o cadere al suolo. Un giocatore viene eliminato quando cade o quando tocca con il gomito o il ginocchio il tappeto. Non vi è alcun limite nel numero di persone che possono giocare contemporaneamente, benché risulti molto difficoltoso giocare in più di quattro alla volta.





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    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 21:30
     
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    Tiro alla fune


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    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Il tiro alla fune è uno sport di origine contadina che vede contrapposte due squadre che si sfidano in una gara di forza. Esistono club sportivi di tiro alla fune in molte nazioni; viene praticato sia dagli uomini che dalle donne


    Cenni storici
    Il tiro alla fune è stato sport olimpico dal 1900 al 1920.
    Oscillante fra cinque e otto, il numero dei componenti la squadra non fu mai codificato. Il tiro alla fune scomparve dal programma olimpico dopo l'edizione di Anversa del 1920.
    Ogni due anni vengono organizzati i campionati del mondo di tiro alla fune dalla Federazione Internazionale di Tiro alla Fune (Tug of War International Federation, TWIF). A questi campionati partecipano le squadre nazionali e vengono organizzati incontri sia indoor che outdoor.
    Esistono anche competizioni internazionali per club.
    Il tiro alla fune è piuttosto noto anche in Italia, sebbene sia più diffuso come gioco amichevole ed amatoriale che come sport vero e proprio.

    Regole di gioco
    Secondo il regolamento ufficiale della disciplina sportiva, due squadre di otto persone, il cui peso totale non deve superare quello massimo stabilito per la rispettiva categoria, si allineano ai due capi di una fune di circa 10 centimetri di circonferenza. Sulla fune è marcato il punto centrale; inoltre, viene marcato il punto su ogni lato distante 4 metri dal centro.
    La sfida inizia con il punto centrale sistemato in corrispondenza del centro del campo da gioco; l'obiettivo di ogni squadra è tirare l'altra squadra dalla propria parte in modo che il punto marcato più vicino agli avversari attraversi il centro del campo. Una squadra può vincere anche perché l'avversario ha commesso tre falli (che avviene, ad esempio, quando un concorrente cade o si siede).

    Significati metaforici
    L'analogia o la metafora del tiro alla fune sono spesso usate per indicare una disputa fra due contendenti (per esempio una vera e propria guerra, o un contenzioso sociale), in particolare nel caso in cui nessuna delle parti sia intenzionata a cedere o scendere a compromessi, e nel caso in cui la disputa sia affrontata in termini (letteralmente o metaforicamente) di forza bruta. Spesso c'è un terzo elemento che funge da "corda".

    Curiosità
    Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare.
    Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni nel corpo della voce e rimuovendo quelle inappropriate.
    La corda usata nel tiro alla fune del Uiryeong Keunjulttaenggigi (15 gennaio nel calendario cinese) è lunga 251 metri, ha circonferenza pari a 4,5 metri e pesa 54,4 tonnellate.
    La corda usata per il tiro alla fune del Naha Oōtsunahiki (10 settembre) è lunga 200 metri e pesa più di 40 tonnellate.
    Tug of War ("tiro alla fune" in inglese) è anche il titolo di una celebre canzone di Paul McCartney, dall'album omonimo, in cui il tiro alla fune viene utilizzato come metafora dei rapporti di forza fra le nazioni del mondo.






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    Edited by gheagabry - 3/7/2013, 21:31
     
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    LE BELLE STATUINE




    Categoria: Giochi da fare in compagnia per bambini.

    Un bambino si volta verso il muro cantando:
    "Le belle statuine
    d'oro e d'argento
    del 1500
    eccole qua".


    Gli altri devono assumere la posizione che preferiscono e rimanere immobili.
    iStock_000013715361webIl bambino voltato verso il muro, dopo aver chiesto se sono pronti, si gira verso gli altri bambini, colui che non è perfettamente immobile come una statua deve interrompere il gioco.


    Vi ricordate il gioco delle belle statuine che facevamo da piccoli? Ecco una variante divertente, perfetta per una festa di bambini. Per giocare, non occorre molto, se non un po’ di fantasia. Unica avvertenza: armatevi di pazienza. Sarà inevitabile un po’ di chiasso (forse, a essere onesta, anche più di “un po’”) e magari qualche battibecco, ma anche questo fa parte del gioco! E poi, preparate qualche dolcetto o qualche oggettino da distribuire ai premiati… e sorvegliate che, a turno, vengano premiati tutti i bambini!
    Come si gioca
    È un gioco adatto ai bambini tra i 3 e i 6-7 anni. Perché riesca bene, bisogna però che ci sia un bel gruppo di bambini, diciamo tra i 5 e i 10 (oltre, diventa difficile tenerli a bada).
    Prima di tutto, bisogna fare una conta per decidere chi sarà lo “scultore”; gli altri bambini saranno le statuine.
    Le statuine si disporranno in cerchio intorno allo scultore e cominceranno a girare al suono di una musica.
    Lo scultore avrà in mano un fazzoletto colorato che, a un certo punto, solleverà dicendo contemporaneamente, ad alta voce, il nome di un animale o di un oggetto.
    Allora gli altri bambini dovranno fermarsi e assumere una posa che ricordi l’animale o l’oggetto nominato dallo scultore.
    A questo punto, sarà lui a scegliere la statuina che gli sembra più bella. Voi date un regalino o un dolcetto per il vincitore… che ora sarà lo scultore! Poi, si ricomincia!


    4069289859_a6264d4285_z




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    Gioco delle cinque pietre




    5pietre1


    In questo gioco si gettavano per aria gli astragali e, rivoltando rapidamente la mano si cercava, di riprenderli sul dorso.


    Il Gioco Delle cinque pietre detto anche degli astragali è un antico gioco di società praticato dai greci e dai romani. Le fanciulle greche e romane portavano sempre con sé un sacchetto con le pietre e si dilettavano in questo gioco. Testimonianze di questa pratica si trovano al Museo nazionale archeologico di Taranto
    Si gioca adoperando cinque pietruzze, preferibilmente di forma arrotondata. Tradizionalmente le pietre erano di proprietà personale del giocatore, ma le regole non vietano di usare le pietre di altri. Il numero minimo di giocatori è due.

    Le regole moderne del Gioco

    Lo scopo del gioco è totalizzare il numero di punti stabiliti in partenza dai giocatori. Inizia la partita la persona sorteggiata. 5pietre2Quando il giocatore corrente commette un errore, cede la mano al giocatore successivo. Il gioco si sviluppa in cinque passi.
    Primo passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano e, lanciandola in alto, con la stessa mano, si raccoglie una pietra, e poi si afferra la pietra lanciata, tale da avere in mano due pietre. Tenendo la seconda pietra in mano, si lancia la prima pietra in aria e si raccoglie una terza pietra, e poi una quarta pietra.
    Secondo passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano e, lanciandola in alto, con la stessa mano, si raccolgono, tenendole in mano, a due a due, le rimanti pietre.
    Terzo passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano e, lanciandola in alto, con la stessa mano, si raccoglie una pietra. Si lancia la prima pietra, tenendo in mano la seconda, e si raccolgono, tutti in una volta, le rimanenti tre pietre.
    Quarto passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano, e si tenta di raccogliere in n colpo solo le Cuculuruquattro pietre a terra e la quinta in aria (senza lasciarla cadere a terra).
    Quinto passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano e, lanciandola in alto, con la stessa mano si tenta di far passare, una alla volta, le altre pietre sotto il ponte formato da pollice e indice dell'altra mano, il ponte si posiziona una sola volta e non lo si può orientare di nuovo durante il tentativo, (il tutto senza far cadere a terra la pietra lanciata in aria).
    Sesto passo: si prendono in mano le cinque pietre le si lancia facendole ricadere sul dorso della mano. L'obiettivo è di riuscire a prendere tutte e cinque le pietre. Comunque sia, non si commette un errore se si prende un numero inferiore di pietre.
    Ogni pietra raccolta vale un punto; il risultato finale è dato dalla somma dei punti ottenuti in ciascuna mano. Vince chi raggiunge per primo il totale stabilito all'inizio del gioco.
    Quando si commette un errore, ovvero si viola una delle regole stabilite sopra, si passa la mano.


    fonte wikipedia



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    Il gioco ‘Elastico’




    il-gioco-dellElastico-da-noiche.net_

    Per giocare al gioco dell’elastico bisognava per prima cosa depredare la mamma dell’elastico che usava per riparare le mutande (si riparavano, si riparavano!) lungo circa 2 metri e mezzo e alto almeno 1 cm.

    Poi bisognava essere almeno in tre. Due dei giocatori tenevano teso l’elastico con le caviglie e uno dei giocatori saltava l’elastico con mosse e movimenti codificati senza mai toccare l’elastico.

    Si cominciava con l’elastico tenuto alle caviglie e a gambe aperte e, man mano che si faceva tutta la serie di salti senza toccare l’elastico, si aumentava la difficoltà alzando l’elastico. Se il salto era sbagliato o se si schiacciava l’elastico il giocatore cedeva il posto ad un altro partecipante.

    Quando l’elastico era basso si doveva saltare con un piede in mezzo e uno esterno, su tutti e due i lati, poi a piedi uniti al centro, poi entrambi i piedi esterni senza toccare l’elastico, altrimenti si perdeva il turno.

    Di ogni figura esistevano poi più livelli corrispondenti all’altezza a cui veniva posto l’elastico: piedi (il più facile!), polpaccio, ginocchio, coscia e persino (solo per i più bravi) ascelle e collo.

    Una volta spostato l’elastico ad ognuna di queste altezze si ricominciava la figura daccapo.

    Poi si ripartiva dai “piedi” della figura successiva. Le prime figure erano generalmente uguali dappertutto in Italia, poi man mano che ci si addentrava nel gioco si differenziava l’ordine e differivano leggermente anche le figure stesse a seconda del luogo geografico in cui ci si trovava.

    Riprendendo il gioco durante l’intervallo del giorno dopo esattamente dove era stato lasciato il giorno prima.

    Quando si giocava all’elastico a livelli “olimpionici” c’era la possibilità di fare delle prove di determinati passaggi (una specie di allenamento prima della “buona”) e persino delle “provere”: se sbagliavi era una prova e potevi ritentare la “vera”, se riuscivi veniva già considerata “vera” e andavi avanti nel gioco. Il numero di prove e provere veniva stabilito all’inizio del gioco e andavano comunque dichiarate assolutamente prima di venire giocate.

    Per questo gioco ci si allenava anche a casa facendo tenere l’elastico a due sedie al posto dei compagni di gioco … Non era proprio la stessa cosa perché le sedie, saltando, era facile che cadessero.


    elastico
    fonte:animamia.net/





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