GUSTAV KLIMT

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    GUSTAV KLIMT



    Gustav Klimt nasce nel 1862 a Baumgarten, quartiere di Vienna, secondo di sette fratelli. Il padre Ernest, immigrato boemo, è orafo, la madre, Anna Finster, appassionata di musica lirica. Le condizioni economiche della famiglia, già compromesse, diventano precarie dopo la crisi economica del 1873 causata dal fallimento dell'Esposizione Universale di Vienna. Nel 1876 il quattordicenne Gustav viene ammesso a frequentare la Kunstgewerbeschule, (scuola d'arte e mestieri del Museo Austriaco per l'arte e l'industria), dove studierà fino al 1883, confrontandosi con svariate tecniche artistiche, dal mosaico alla ceramica, nel rispetto dei canoni accademici e della storia dell'arte del passato. Tre anni dopo, con il fratello minore Ernst e con il pittore Franz Matsch, grazie all'interessamento del professor Laufberger, ottiene la commissione per la decorazione del cortile del Kunsthistorisches Museum, su progetto dello stesso Laufberger.

    Nel 1880 dipinge le quattro allegorie del Palazzo Sturany a Vienna e il soffitto della Kurhaus di Karlsbad. Tra il 1886 e il 1888 si dedica, con il fratello e l'amico, alla decorazione del Burgtheater di Vienna, in una serie di pannelli raffiguranti teatri dell'antichità o del mondo contemporaneo. I tre guadagnano ben presto la stima e la notorietà tra i cittadini viennesi, e le commissioni dei primi ritratti garantiranno loro un discreto successo e una tranquillità economica. I ritratti vengono eseguiti a partire da fotografie, e una delle prime qualità che viene riconosciuta a Gustav è proprio la precisione fotografica nella resa dei volti.

    Nel 1888 Klimt riceve un riconoscimento ufficiale dall'imperatore Francesco Giuseppe e le università di Monaco e Vienna lo nominano membro onorario.
    Nel 1892, a pochi mesi dalla morte del padre, anche il fratello Ernst muore improvvisamente: Gustav deve farsi carico di entrambe le famiglie, e questo lutto lascia un segno anche nella sua produzione artistica. Nello stesso periodo avviene l'incontro con Emilie Flöge che, pur essendo a conoscenza delle relazioni che il pittore intrattiene con altre donne (negli anni '90 del XIX secolo Klimt sarà il padre riconosciuto di almeno 14 figli), sarà la sua compagna fino alla morte del pittore.

    Nel 1898 si inaugura la prima mostra della Secessione viennese, movimento artistico costituitosi l'anno prima con Klimt presidente. La secessione pubblica una propria rivista, Ver Sacrum (primavera sacra) di cui verranno pubblicati 96 numeri, fino al 1903. Alla prima mostra vengono esposte opere dello stesso Klimt, di Auguste Rodin, Puvis de Chavannes, Arnold Böcklin, Alfons Mucha e Fernand Khnopff. La seconda mostra inaugurerà il Palazzo della Secessione, appositamente progettato da Joseph Maria Olbrich con elementi greco-egiziani: all'ingresso venne collocata la frase A ogni tempo la sua arte, all'arte la sua libertà.

    Nel 1894 l'università di Vienna aveva commissionato all'artista la decorazione del soffitto dell'aula magna sul tema illuminista del trionfo della Luce sulle Tenebre, da sviluppare su tre facoltà: Filosofia, Medicina e Giurisprudenza. I lavori vengono rimandati per anni e, quando i pannelli verranno presentati, rispecchiano il mutamento stilistico del giovane pittore, influenzato dalla Secessione che egli stesso aveva fondato. Tutti e tre i pannelli, della dimensione 430x300cm, vennero distrutti da un incendio del Castello di Immerdorf nel 1945, e ne rimangono solo foto in bianco e nero e una foto a colori del bozzetto di Medicina.

    Il primo pannello fu presentato da Klimt solo nel 1900, in occasione della settima mostra della Secessione. Si tratta della Filosofia. Già in questa occasione si capisce come lo stile del pittore sia radicalmente cambiato e difficilmente potrà rispondere alle attese della committenza pubblica. Ottantasette professori dell'universita' protestarono contro questa opera, la quale, tuttavia, vinse anche il primo premio allEsposizione Universale di Parigi del 1900. Non si tratta più del limpido stile storicista tanto amato dai viennesi, ma un fluire di corpi simbolici e metafisici; non una parata dei grandi pensatori del passato ma un turbinio di forze oscure e non rassicuranti. A sinistra una massa di corpi in diversi atteggiamenti, giovani e anziani, disperati o sereni; a destra uno sfondo punteggiato di stelle su cui aleggia un volto misterioso (l'enigma del mondo) mentre in basso spunta un volto femminile radioso: La Filosofia.

    Noncurante delle critiche, Klimt presenta La Medicina nello stesso stile de La Filosofia: stessi corpi fluttuanti che simboleggiano la vita, in mezzo ai quali vi è la Morte; si distacca una figura femminile nuda che rappresenta la liberazione dal dolore. In basso la figura mitologica di Hygeia (Igea) figlia di Esculapio, che impersona la medicina. Federica Ammiraglio nota che "i critici progressisti ammirarono l'estrema modernità dell'opera, la lettura in chiave simbolista, la non idealizzazione dei nudi e la carica di pessimismo scopenhaueriano" mentre tali caratteristiche furono molto deplorate dalla stampa. Il fascicolo di Ver Sacrum che presentava i bozzetti fu sequestrato e 15 parlamentari firmarono un'interpellanza parlamentare.
    Il terzo pannello dedicato alla Giurisprudenza si stacca stilisticamente dagli altri due, forse per l'influenza del suo viaggio a Ravenna, forse per l'esperienza acquisita con il Fregio di Beethoven. Non più fluire di corpi ma un incastro di decorazioni bidimensionali dove dominano nero e oro e dove risaltano vigorose alcune figure. In basso il peccatore, emaciato, è avvolto da un polpo e attorniato da tre figure femminili che rappresentano le tre furie della punizione: "una dorme dimentica, una spalanca gli occhi vendicativa, la terza ammicca come per adescare". In alto troviamo, piccole ed austere, le figure allegoriche di Verità, Giustizia e Legge.
    Filosofia, Medicina e Giurisprudenza verranno duramente contestate dai committenti, che avevano immaginato una sobria rappresentazione del progresso della cultura, ma che si ritrovano un turbinio di corpi sensuali. La protesta del corpo docente arriva fino al parlamento: a questo punto, Klimt decide di rompere il contratto e restituisce l'anticipo già versato.

    Elemento chiave dei lavori di Klimt è la figura femminile. Anche quando rappresentano figure allegoriche, le donne sono visibilmente ritratte da personaggi della vita quotidiana; talvolta si tratta di prostitute che, anche se ingentilite dalle citazioni classiche nel contesto del quadro, vengono raffigurate ad esempio con acconciature vaporose e trucco pesante. Oppure vengono rappresentate come femmes fatales, tema molto in voga al tempo (basti pensare alle illustrazioni di Aubrey Beardsley per la Salomè di Oscar Wilde).

    Nella Giuditta II del 1909 la donna ritratta, Adele Bloch-Bauer (donna dell'alta borghesia Viennese), ha quasi sembianze di una sirena. Questo scandalizza la società viennese dell'epoca che avrebbe accettato senza problemi personaggi femminili idealizzati, ma che non può non notare l'eccessivo realismo di certe figure e soprattutto dei nudi. Un'altra caratteristica della sua pittura è l'ornamento con forme ed elementi classici, che non solo svolgono funzione decorativa, ma assumono anche valenze simboliche, dando il massimo risalto alla figura centrale.
    Nonostante lo scandalo tra i benpensanti, Klimt trova i suoi mecenati tra le ricche famiglie ebree della borghesia viennese, che amano l'arte d'avanguardia: l'industriale dell'acciaio Karl Wittgenstein, la famiglia Knips, l'imprenditore tessile Wärndorfer. Alle mogli di questi influenti personaggi, Klimt dedicherà dei famosi ritratti.
    Intanto, Klimt continua ad esporre i suoi lavori a livello internazionale, anche grazie ai contatti con le altre Secessioni, di Berlino e di Monaco, di cui è membro: nel 1900 Filosofia riceve la medaglia d'oro all'Esposizione Universale di Parigi.

    Nel 1903 Klimt si reca due volte a Ravenna, dove conosce lo sfarzo dei mosaici bizantini: l'oro musivo, eco dei lavori del padre e del fratello in oreficeria, gli suggerisce un nuovo modo di trasfigurare la realtà e modulare le parti piatte e plastiche con passaggi tonali, dall'opaco al brillante.
    In seguito alla crisi della Secessione viennese, Klimt si avvicina ai neonati Wiener Werkstätte (Laboratori Viennesi) e la mostra del 1908 conterrà una sezione dedicata esclusivamente a sedici sue opere. La collaborazione continua anche nel 1905 con la decorazione di Palazzo Stoclet, dimora dell'industriale Apolphe Stoclet progettata da Josef Hoffmann a Bruxelles, con il fregio musivo della sala da pranzo. I 9 disegni ideati da parte di Klimt oggi si trovano nella collezione permanente del Museum für angewandte Kunst a Vienna.
    Nel 1910 Klimt partecipa alla Biennale di Venezia e l'anno successivo riceve il primo premio dell'Esposizione Internazionale di Arte di Roma per Morte e vita: le sue opere verranno esposte anche a Firenze, Bruxelles, Londra e Madrid.
    Al ritorno da un viaggio a Roma, l'11 gennaio 1918, viene colpito da un ictus che lo condurrà alla morte il 6 febbraio. L'allievo ed amico Egon Schiele lo ritrarrà sul letto di morte.

    Gustav Klimt è il pittore più rappresentativo dell'art nouveau. Partito da una formazione artistica ancora tradizionale, diviene uno dei massimi esponenti della secessione viennese. In lui prevalgono il simbolo, l'evocazione della realtà, piuttosto che la sua rappresentazione; la linea elegante, morbida e sinuosa, la bidimensionalità delle forme, l'accostamento sapiente dei colori, il preziosismo, in una fusione e in un assorbimento delle più svariate componenti, che vanno dalla conoscenza dei mosaici di Ravenna (fulgore e divisionismo cromatico, superamento della realtà, assenza di volumetria) fino alle più recenti acquisizioni artistiche (simbolismo, decadentismo) e psicoanalitiche (l'espressione dell'inconscio attraverso il segno pittorico). Ma l'arte di Klimt non è tutta o soltanto espressione di un mondo interiore morbosamente angosciato, come appare in molte sue opere: egli è capace di rendere anche l'ultima magica poesia di un bel paesaggio o la forza interiore che emana dai visi di alcuni ritratti femminili.
     
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  2. gheagabry
     
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    L’incendio del castello di Immendorf

    Schubert_at_the_Piano
    Schubert al piano, 1899 (distrutto)

    Gustav_Klimt_amiche
    Le Amiche, 1916-1917, olio su tela (distrutto)


    Ai quadri di Klimt è legata anche una delle storie più drammatiche della perdita di opere d’arte nel XX secolo. Il castello di Immendorf, che si trova nel parte settentrionale dell’Austria, grazie alla sua posizione geografica e alla sua ampiezza era utilizzato dai nazisti come deposito di opere d’arte.

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    (Viottolo di campagna con polli) 1916 olio su tela (distrutto)

    Tra quelle che vi erano custodite alla fine della Seconda guerra mondiale c’erano anche alcune delle più significative opere di Gustav Klimt (“Le amiche”, “Filosofia”, “Giurisprudenza” e “Medicina”, per esempio, ma anche “Schubert al pianoforte” e “Musica II”). Queste opere vennero distrutte, insieme a tutte le altre, da un incendio provocato da un’unità delle SS naziste che, in seguito alla dichiarazione di resa delle truppe naziste in Austria – il 7 maggio 1945, con effetto dal giorno successivo – decisero di passare l’ultima notte di guerra nel castello di Immendorf.

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    Hygieia (Igea) dettaglio della parte inferiore di
    Medizin (Medicina) pannello decorativo per l'Aula Magna dell'Università di Vienna 1900-07 olio su tela (distrutto)

    Il castello era simile a quelli francesi lungo la Loira, con i tetti inclinati, le massicce fortificazioni e il grande parco in cui era immerso. Sulle pareti cresceva l’edera, ed era in una zona isolata prossima al confine con la Cecoslovacchia: era stata scelta come magazzino temporaneo delle opere d’arte per risparmiarle dai bombardamenti su Vienna. Tredici quadri erano di Gustav Klimt, esposti nelle stanze.


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    (Giardino di campagna con crocifisso) 1911-12 olio su tela (distrutto)


    Gran parte di essi veniva dalla maggior collezione privata del tempo delle opere di Klimt, quella dell’industriale ebreo August Lederer. I suoi quadri vennero requisiti dai nazisti nel 1938, e cinque anni dopo, nonostante la nota condanna del regime per l’arte contemporanea “degenerata”, a Vienna si fece una mostra di Klimt. Dopo la mostra, i quadri vennero impacchettati e spediti a Immendorf.
    Il rapporto degli agenti di polizia che indagarono sull’incendio afferma che, la notte tra il 7 e l’8 maggio, gli ufficiali delle SS fecero un’orgia nelle stanze del castello dove venivano conservate le opere, così sensuali, dell’artista viennese. Il giorno dopo, le SS decisero di distruggere il castello per evitare che le truppe russe, conquistandolo, entrassero in possesso delle opere d’arte. Piazzarono l’esplosivo nelle quattro torri del castello e se ne andarono. L’esplosione causò un incendio che continuò per giorni interi, distruggendo completamente la struttura e le opere che essa conteneva.


    (ilpost.it)


    «Troppe ebree nei ritratti» E Hitler rinnegò Klimt
    Quando il Führer annullò l' esposizione dell' artista suo idolo





    Nel 1907 due diciottenni presentarono domanda di ammissione all' Accademia di Vienna: uno si chiamava Egon Schiele e venne accettato; l' altro respinto. Il suo nome era Adolf Hitler. Ritentò anche l' anno seguente, ma venne nuovamente bocciato e allora quel ragazzo poverissimo, frustrato, pieno di risentimento verso la società che lo escludeva dalla vita artistica che sognava, passò alla politica senza però mai rinunciare all' hobby della pittura. Essere artista, musicista o scrittore nella Vienna del tempo equivaleva a godere dello stesso prestigio sociale di un medico o un avvocato. Nei caffé si riunivano Arthur Schnitzler, Hugo von Hofmannsthal, Karl Kraus, Lev Trotzkij, Gustav Mahler, Sigmund Freud o Theodor Herzl, il teorizzatore dello stato ebraico. Molti di loro erano ebrei, i sudditi più fedeli dell' imperatore e del suo regno multiculturale dove si sentivano a proprio agio nel crogiolo di nazionalità slave, tedesche, austriache, magiare, ceche, slovacche. E nonostante alle municipali del 1895 l' antisemita militante Karl Lueger avesse vinto le elezioni (per ben due volte dopo che l' imperatore si era rifiutato di ratificare il voto), tutti continuavano a vivere con spensieratezza in un clima che Herman Broch chiamava di «gioiosa apocalisse». Il ritrattista più conteso da questa alta borghesia viennese era Gustav Klimt e a lui toccò in sorte di ritrarre l' aristocrazia finanziaria ebraica che a sua volta lo sostenne fin dal grande scandalo suscitato dai dipinti per l' atrio dell' Università: accusato di «pornografia» ed «esasperata perversione», Klimt fu difeso solo da Emil Zuckerkandl, preside ebreo della facoltà di Medicina.



    Così come fu l' industriale ebreo Karl Wittgenstein, padre del filosofo, a finanziare il movimento della Secessione presieduto da Klimt il quale ricambierà, nel 1905, con uno splendido ritratto della figlia Margaret, amica dell' ebreo Freud, in abito nuziale. E che dire dei Lederer? Nel 1899 Klimt aveva ricevuto un onorario di 35 mila corone per il ritratto di Serena Lederer, moglie di August, che diverrà il suo maggior cliente. Il magnifico ritratto con sfondo cinesizzante del 1914 della baronessa Bachofen-Echt, non è che l' effige della figlia di August e Serena Lederer, così come quello di Maria Munk sul letto di morte altri non è che quello della giovane nipote suicida di Serena Lederer. Il capolavoro di Klimt, poi, il ritratto dorato di Adele Bloch-Bauer, immortala una delle più ricche e affascinanti donne ebraiche di Vienna, la moglie dell' industriale Ferdinand. Furono così tante le donne ebree ritratte da Klimt che quando Hitler, pare alla fine degli anni Trenta, dopo l' annessione dell' Austria, volle organizzare una mostra dedicata a Klimt, in gioventù idolo suo e di Schiele, la annullò stizzito perché ogni volta che domandava chi fosse questa donna, chi quest' altra, gli venivano riferiti nomi ebraici. Il problema fu risolto qualche anno dopo da Baldur von Schirach, il responsabile della città di Vienna nominato da Hitler, ex capo della gioventù hitleriana e responsabile della deportazione di circa 185 mila ebrei. Il 7 febbraio 1943 si inaugurò una mostra di 66 dipinti e 34 disegni di Klimt nella Sala delle Esposizioni nella Friedrichstrasse omettendo in catalogo i nomi dei personaggi ebraici ritratti. Con la resa dei tedeschi a Stalingrado e la Germania coinvolta nella guerra totale, un mese dopo i dipinti, compresi i dieci sequestrati alla famiglia Lederer, furono trasferiti nel castello di Immendorf, vicino al confine ceco. Nel maggio 1945, prima di lasciare il castello in mano ai russi, i tedeschi lo riempirono di esplosivo. Il rogo durò dall' 8 all' 11 maggio. Ma i ritratti di Serena Lederer, sua madre e sua figlia si salvarono: poiché erano ebree, le loro effigi non erano state ritenute degne di essere portate in salvo a Immendorf. * * * Il quadro conteso Nel 2006, dopo una lunga controversia legale, il Ritratto di Adele Bloch Bauer I, simbolo della Österreichische Galerie di Vienna, fu restituito con altri quattro dipinti alla nipote di Adele, Maria Altmann, 89 anni, residente a Los Angeles. Adele era morta nel 1925, a 43 anni, senza figli e aveva lasciato i dipinti al marito e, alla morte di lui, al museo di Vienna. Ma nel 1938 i nazisti costrinsero alla fuga Ferdinand Bloch-Bauer che morì in Svizzera nel 1945 dopo che i nazisti gli avevano requisito tutti i beni. Il quadro è stato comprato nel 2006 dal magnate dei cosmetici Ronald Lauder per la cifra record di 135 milioni di dollari e si trova ora a New York.

    (Bonazzoli Francesca, corriere)

     
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