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MARSHA BLAKER E PAUL DESOMMA
Paul DeSomma e Marsha Blaker si sono incontrati al Pilchuck Glass School nel 1989. Nel 2001, dopo essersi sposati, hanno aperto il loro studio a Live Oak in California. La coppia è nota a livello internazionale per il loro lavoro su vetro e ceramica con i quali traducono le loro ispirazioni oceaniche.
Lavorando principalmente con vetro soffiato o opere solide, la coppia manipola il vetro fuso per imitare le curve e le curve aggraziate delle onde spumeggianti e dei mari agitati.
Edited by gheagabry1 - 18/7/2021, 16:49. -
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LENE KILDA
L'artista norvegese Lene Kilda crea sculture figurative ispirate alle emozioni e alle personalità dei bambini. Credendo che il linguaggio del corpo sia "la loro forma più pura di comunicazione", Kilda visualizza ogni posa infantile con mani e piedi scolpiti nel cemento e frammenti di abiti strutturati realizzati in rete metallica colorata.. -
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Jörg Gläscher
Nove onde di legno massiccio attraversano una foresta in Germania. Non sembrano reali, ma sono davvero lì, vicino ad Amburgo, costruite a mano da Jörg Gläscher, fotografo e artista tedesco. La sua installazione si intitola C19/18, è parte di un ampio progetto diaristico iniziato prima della pandemia e nasce per mostrare l’immenso potere della natura su tutto ciò che ci circonda.
C19/18 è stato realizzato utilizzando rami e legni morti ed è composto da nove creste, la più grande delle quali alta quattro metri e larga nove.. -
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EDOARDO TRESOLDI
Lo scenografo e scultore italiano Edoardo Tresoldi, crea stupefacenti sculture intrecciando fili di maglia metallica, trasformando un comune materiale industriale in un prezioso elemento artigianale.
ha raggiunto notorietà internazionale grazie alla sua opera di ricostruzione della Basilica paleocristiana di Siponto. Nel 2017 è stato inserito da Forbes nella lista dei più importanti artisti under-30 europei.
La sua ricerca estetica si sforza di cogliere la relazione del corpo umano nello spazio che lo circonda, sculture trasparenti che rappresentano un momento congelato nel tempo. Il suo concetto di scultura nasce dal desiderio di raccontare il dialogo che si instaura tra una figura e lo spazio circostante, reso possibile attraverso la creazione di un rapporto empatico tra lo spettatore e l’opera.
Le installazioni sembrano sfidare la forza di gravità, come un corpo in sospensione che levita tra coscienza e incoscienza, tra mondo materiale e immateriale. Un organismo vivo, permeabile ma intimo, un canale emotivo di comunicazione con la natura. A differenza della rovina “convenzionale”, definita da un processo di deterioramento, qui questa viene ricostruita con regole fisiche insolite in cui è il disegno dell’artista a intervenire nella sua conformazione. La Materia Assente incarna la struttura mentale che tenta di definire e trattenere il peso della materia, dandole forma razionale.
“C’è una linea sottile che separa cielo e mare, che delimita la nostra vita dal mondo dei pensieri: è la linea dell’orizzonte, forma e racconto del rapporto tra l’uomo e lo spazio. A volte capita che la vita ci travolga come una valanga, colpisce più intensa e ci intasa. Esausti, cerchiamo il tempo per precipitarci di fronte al mare, grande purificatore, e gli imploriamo di liberarci; lo inquiniamo buttandoci dentro i nostri mostri, lasciamo alle onde tensioni e malumori, senza considerare l’essenza sconfinatamente vuota del mare, un vuoto di cui abbiamo profondamente bisogno. Nel raccontare il rapporto tra un uomo e il mare i PENSIERI vengono lasciati alle spalle. Dietro il muro dell’essere profondamente umano, servono solo al Niente.”. -
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MARCO MARTALAR
"Mi piace pensare che tutto può prendere nuova vita, ed essere sempre in trasformazione. La distruzione portata da Vaia è stata un colpo al cuore, ma poi mi ha fatto venire voglia di ricavare qualcosa di buono da questo evento disastroso, di trovare in esso in qualche modo qualcosa di bello. Quando hanno iniziato a portare via dai boschi il legname schiantato, ho trovato tutti questi rimasugli abbandonati al suolo: radici, pezzi divelti, spezzati; ne ho radunati alcuni e nel giro di poco ho fatto una piccola composizione lì per terra, pensando fosse una bella cosa bella trovare il modo di utilizzare questi materiali. Scolpendo il legno, ho sempre percepito il tronco come una limitazione nello spazio, senza possibilità di svilupparmi più di tanto nelle dimensioni, mentre ambivo a fare anche qualcosa di costruito oltre che scolpito. Ci sono opere che nascono togliendo qualcosa al materiale che si usa, nel mio caso il legno che viene scolpito, e poi ci sono opere che prevedono di mettere insieme, unire i materiali".
"Una volta messi insieme un po' di questi scarti di legname con i pezzi più piccoli ho fatto un bozzetto delle dimensioni di un gatto, e poi ho pensato di fare qualcosa di grande, decidendo di creare un leone. Inizialmente non avevo idea di come fare, la difficoltà più grande è stata capire come fare stare in piedi l'opera, poi scervellandomi e osservando l'anatomia dell'animale ho iniziato preparando una sorta di scheletro in legno, cominciando a rivestirlo assemblando i pezzi idonei. Andando in bosco prendo quello che mi sembra vada bene, pezzi piccoli e grandi che mantengo così come sono, davanti all'opera li stendo per terra e li assemblo seguendo un po' l'anatomia di quello che sto per fare, e l'opera nasce come fosse un puzzle. Per il leone alato sono andato un po' a tentoni e mi ci è voluto un bel po' di tempo. Non avevo alcun esempio che mi potesse ispirare, ma la cosa ha funzionato, quindi ho iniziato così".
Edited by gheagabry1 - 26/6/2023, 23:24. -
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Zheng Chunhui
L’opera si intitola ”Lungo il fiume durante la Festa di Quinming”. Il tronco è lungo 12,28 metri, alto 3,07 metri, largo 2,40 metri e rappresenta al suo interno una città popolata da circa 550 persone e altrettanti ponti, barche, alberi e case.
Ogni elemento è stato intagliato individualmente: gli animali che trasportano carichi, le persone che fanno la spesa nei mercati, i pescatori che navigano con le barche, ogni singolo individuo è intento nello svolgere la propria attività quotidiana.. -
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«Ho ripreso quasi per gioco un desiderio che avevo sin da bambino: lavorare l’argilla. Ho voluto riprendere questa arte per una mia cura. Quando ho finito di riempire tutti gli spazi della mia cucina, con pezzi non cotti, non avendo il forno. ho pensato al laboratorio»
ARGHILLÀ L'ARTE DELLE TERRE
di NICOLA TRIPODI
Arghillà è un luogo simbolo dove prendono forma memoria e cultura di una terra antica.
Ci sono strani presepi, storie che raccontano con balzi profani un paesello, una metafora della vita, animata dai personaggi più buffi e contraddittori. E poi c’è l’asino nel lenzuolo e il porco i famosi tre peli: modi di dire della tradizione che s’incarnano nell’argilla. Insieme ai presepi, agli animali, nascono così strane creature. «Cerco di realizzare oggetti avendo un obiettivo: parlare delle tradizioni, ma far parlare loro, oggetti che però possono essere inseriti nelle case contemporanee senza nessuno stacco...Il mio svago maggiore è stato realizzare la Sibilla Aspromontana». Si dice che la Sibilla nel suo castello in Aspromonte fosse l’insegnante della Madonna. Poi un giorno per difendersi dalle maldicenze si trasformò in capra»
Edited by gheagabry1 - 29/1/2022, 18:43. -
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Expansion by Paige Bradley
New York - USA
Edited by gheagabry1 - 29/1/2022, 19:55. -
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Breslavia: monumento del passante anonimo
di Jerzy Kalino. -
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La statua salmone di Keith Jellum
Portland - Oregon - USALe Scarpe sulla riva del Danubio
Un memoriale dell'Olocausto, opera del regista Can Togay realizzato insieme allo scultore Gyula Pauer. L'opera è un gruppo scultoreo che raffigura delle scarpe poste sul ciglio della banchina della sponda del Danubio sul lato di Pest e ricorda un massacro di cittadini ebrei compiuto dai miliziani del Partito delle Croci Frecciate durante la seconda guerra mondiale.. -
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Tung Ming-Chin
Le sculture non hanno una forma ben precisa, sembrano quasi astratte, ma poi, avvicinandosi e studiandole attentamente si riesce a scorgere qualcosa di più definito. Un volto, una mano, un piede o qualsiasi altra parte del corpo.
Tung Ming-Chin sembra che imprigioni all’interno delle sue opere delle persone, ma queste cercano in tutti i modi di liberarsi, spingendo con forza verso l’esterno. L’arte dello scultore taiwanese pare, in qualche modo, sposare il pensiero di Michelangelo che diceva “ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé ed è compito dello scultore scoprirla”, solo che in questo caso è il legno a nascondere la forma.
Tung Ming-Chin riesce in quello in cui pochi hanno successo, ovvero donare una consistenza nuova a un materiale, rendendo il legno quasi malleabile.
""Complete flat jade" e "jade cong" sono gli oggetti che simboleggiano il cielo rotondo e la terra quadrata nella cultura tradizionale cinese. Nella costituzione della forma "tonda" e "quadrata", le implicazioni di regola, ordine e circolazione sono nascoste all'interno. Utilizzo il legno per le mie opere d'arte, alla luce del fatto che la crescita degli alberi richiede facilmente dieci, cento o migliaia di anni e le venature del legno hanno sicuramente registrato i cambiamenti climatici in passato. Questo processo di co-crescita tra gli alberi e il mondo si sposa perfettamente con il mio concetto creativo. L'opera è presentata in forma prismatica; l'aspetto dell'oggetto dimostra il passare del tempo. La parte inferiore del pilastro poggia l'antico cong di giada e la bottiglia di plastica si trova sulla parte superiore. La parte nascosta nel mezzo implica lo sviluppo e l'immaginazione del quadrato e del tondo nel corso del tempo nel passato. Sul corpo del pilastro ci sono per lo più utensili, e dagli utensili possiamo vedere il cambiamento dei tempi e lo stile di vita delle persone. Il tempo passa e le persone cambiano, ma un po' di verità e di estetica dureranno per sempre.". -
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Gerardo Gomez-Martinez
L'artista messicano-americano ha installato una serie di sculture, in acciaio verniciato a polvere, nelle piazze pubbliche di Broadway nel Garment District di New York City. Il progetto è composto da sette creature di dimensioni variabili, tra cui un cane giallo, un elefante magenta, un cucciolo di orso verde e due conigli e coyote turchesi.
immagini di Alexandre Ayer/ Diversity Pictures. -
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"Quando ero piccolo avevo un sogno, parlare alle persone di tutto il mondo.
Perché siamo un’unica cosa, connessi da un raggio di luce,
da un raggio di amore e di creatività.
Dobbiamo comunicare la gioia della VITA,
la sua bellezza e semplicità, la felicità.
Ma come può comunicare una persona che proviene da una piccola città,
che non sa parlare altre lingue e senza alcun supporto?
Solo con la Fantasia. Il sogno si è avverato con la Scultura.
Questo è Art for Young ... il mondo che sogno."
(Andrea Roggi)
ANDREA RAGGI
Andrea Roggi nasce il 2 luglio 1962 a Castiglion Fiorentino in Toscana. Sin dall’adolescenza l’artista inizia a coltivare alcuni dei suoi numerosi interessi, tra cui la pittura e la poesia, fino al progressivo avvicinamento alla scultura. Approfondisce la tecnica scultorea frequentando per un breve periodo lo studio dell’artista Enzo Scatragli, anche egli figlio nativo di Castiglion Fiorentino.. -
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DARIUS HULEA
Darius Hulea, è un giovane artista contemporaneo rumeno nato nel 1987 ad Alba Iulia specializzato nella scultura in metallo. Si è laureato all'Università di Arte e Design di Cluj Napoca, sezione Scultura, e nel 2012 è diventato membro dell'Unione degli Artisti. Nel 2013 ha vinto il premio “Grigore Bradea”, un riconoscimento dato solo alle sculture rumene di maggior talento. Le sue statue sono create da lui al 100% manualmente utilizzando la procedura di saldatura per assemblare fili metallici per rappresentare ritratti metallici spesso frammentati e incompleti. La maggior parte di questi ritratti rappresenta filosofi, scrittori e musicisti storici ben noti nel suo paese. Darius Hulea cattura la spiritualità e l'essenza di questi grandi pensatori nelle sue sculture.
La sua prima grande mostra personale a Bucarest, la capitale della Romania, "Outline", consisteva in ritratti in metallo di persone vicine a Constantin Brancusi, il famoso scultore rumeno-francese.. -
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GAETANO CELLINI
Gaetano Cellini nasce a Ravenna il 27 agosto 1875. Di famiglia modesta, orfano di padre, passa l’infanzia in orfanatrofio, si dedica all’arte da autodidatta. Giovanissimo lavora presso il marmista Stefano Furati e lo scultore ravennate Attilio Maltoni (1862-1909). Allievo di Alessandro Mazzarenti (1846-1923), a Ravenna, trasferitosi a Torino lavora nello studio di Pietro Canonica come sbozzatore di marmo. Inizia dunque la sua carriera di scultore esponendo, a partire dal 1900, alle rassegne della Promotrice delle Belle Arti di Torino. Riceve numerosi premi e riconoscimenti in Italia, Europa e Sud America.
L’umanità contro il male, opera di grande espressività plastica, presentata in gesso a Milano nel 1906, realizzata in marmo nel 1908, riproposta a Buenos Aires nel 1910, è conservata alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.
Nel 1920 realizza il Monumento a San Giovanni Bosco, di fronte alla basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, è opera sua anche il tondo per l'urna del Santo. Del 1921 è il Monumento ai Caduti di Carmagnola (Torino). Tra il1928 e il 1930 realizza il Monumento ai Caduti di Asti.
«Quando ci si trova faccia a faccia con il male, si ha più che mai bisogno della minima particella di bene. Si tratta di fare in modo che la luce continui a risplendere nelle tenebre, e la vostra candela non ha senso se non nell’oscurità.»
(Jung, Lettera a padre Victor White)
“L’umanità contro il male”
Un’opera allegorica che ritrae un uomo nella più totale manifestazione di forza fisica e d’animo. Una battaglia in cui l’umanità sembra soccombere nello sforzo continuo di liberare la Madre Terra dal male di cui è cosparsa. La scena evidenzia un uomo che si contorce, che si libera di tutte le energie per liberare l’universo dall’orrore, dai soprusi e dalle ingiustizie, per meritare così il raggiungimento dell’equilibrio desiderato.
"Monumento a San Giovanni Bosco"
Lo scultore ravennate Gaetano Cellini rappresenta il Santo in piedi su una piramide circondato da fanciulli. Nella parte inferiore del monumento un gruppo statuario rappresenta un uomo, simbolo dell’umanità intera, che si china a baciare la croce che gli viene porta dalla Fede. A destra si vede una mamma con un bambino che manda baci a Don Bosco, un lavoratore in adorazione del Santissimo Sacramento e un selvaggio con due donne prostrati davanti a Maria Ausiliatrice. Nella parte posteriore tre bassorilievi sintetizzano l’opera di San Giovanni Bosco: l’assistenza agli operai, le scuole professionali e gli istituti agrari salesiani.
...altre opere....