CUBA

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    Santa Cruz de la Palma, Cuba

    2010. La festa “Los Indianos” (DESIREE MARTIN/AFP/Getty Images)
     
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    C U B A


    La Repubblica di Cuba è un arcipelago dei Caraibi settentrionali, posto tra il Mar dei Caraibi, il Golfo del Messico e l'oceano Atlantico. Cuba non è solamente un'isola, ma anche un arcipelago che comprende quasi 4200 isole e isolette dette cayos che circondano l'isola principale. È situata nella parte settentrionale del vasto arcipelago dei Caraibi ed è la sua isola più grande.
    Non si ha la certezza sull'origine del nome Cuba. Tra le ipotesi più accreditate esso deriverebbe o da cubao, parola degli indigeni Taino, il cui significato è traducibile pressappoco con "dove si trova terreno fertile", o dalla contrazione di due parole Arawak: coa (luogo, terra, terreno) e bana (grande) con il significato quindi di "grande luogo"

    Il suo territorio è prevalentemente pianeggiante, con una una cordigliera che si allunga parallela alla costa. Qui il paesaggio è caratterizzato dai Mogotes de Jumagua, scoscese formazioni calcaree a pan di zucchero, ricoperte di vegetazione. Tutta la costa meridionale è sormontata dalla catena montuosa. Il notevole sviluppo costiero offre un'ampia varietà di paesaggi marini, dalla costiera rocciosa a quella alta e con dirupi, ma soprattutto una smisurata distesa di spiagge. La barriera corallina si estende all'esterno dell'arcipelago di Camagüey. Nello sviluppo della costa si trovano profonde ed ampie insenature che costituiscono bacini portuali naturali di eccezionale valore e bellezza, sedi dei porti commerciali storici di Cuba come L'Avana, Santiago di Cuba e Cienfuegos. I fiumi sono caratterizzati da un corso breve, data la forma stretta dell'isola. Sono però ricchi d'acqua, anche se il loro regime è determinato dalle piogge: alcuni hanno tratti sotterranei a causa della formazione carsica del terreno. Il più lungo è il Rio Cauto (370 km) che, a differenza degli altri, scorre in senso longitudinale.

    Tra gli scrittori cubani più famosi vanno annoverati il patriota ed eroe nazionale José Martí, Gertrudis Gómez de Avellaneda, Julián del Casal e, in tempi più recenti, José Lezama Lima, Alberto Bayo, Alejo Carpentier, Reinaldo Arenas, Leonardo Padura Fuentes, Pedro Juan Gutièrrez, Guillermo Cabrera Infante, Josè Carlos Somoza.
    Anche lo scrittore Italo Calvino era cubano di nascita: nacque infatti a Santiago de Las Vegas da genitori italiani, ma all'età di tre anni emigrò in Italia con la famiglia. Da ricordare inoltre il grande rapporto dello scrittore statunitense Ernest Hemingway con l'isola; la sua casa all'Avana è stata recentemente adibita a museo.

    ....Santiago de Cuba, dove approdò Colombo....



    Era convinto che fosse Cipango (Giappone), invece era Colba, Cuba. Sulla groppa degli Alisei, Cristoforo Colombo, traversò l’Atlantico. Era il 1492 e quello un viaggio destinato a segnare la storia. Il celebre navigatore scoprì una regione incantata dai suoi stessi miti e una costa antica e inconsueta. Quando lasciò San Salvador, Colombo volle addentrarsi nel dedalo di isolotti e piccoli arcipelaghi che si schierano verso Cuba, dove vi approdò il 28 ottobre 1492. Fu sete di conquista e fame d’oro? Fu avventura? Fu in nome dell’evangelizzazione o Colombo si affacciò sugli abissi delle proprie ambizioni? Se ne è discusso e si continuerà a farlo. “Colombiani e anticolombiani” si scontreranno ancora in una guerriglia intellettuale senza fine. Testimone di un passato coloniale, leader di rivolta, teatro di un presente vivace, Santiago de Cuba rappresenta la città più tipicamente cubana. Per la sua maniera di essere, la storia l’ha definita “rebelde ayer, hospitalaria hoy, heroica siempre”.
    Fondata dagli spagnoli nel 1514 e meta ambita di ogni navigatore, la città è una rete a maglia stretta di vicoli e strade che scivolano nel mar caraibico: piazze e viali fino a “ieri” campi di battaglia, case dai pesanti soffitti, nascondigli di eroi e martiri. Gli orientali, come vengono chiamati gli abitanti della provincia di Santiago, i discendenti degli indios Siboney, degli schiavi haitiani, dei trovatori francesi, dei colonizzatori spagnoli e con sangue di bucanieri, si ritrovano tutte le sere nella piazza di Céspedes, al ritmo della conga, della rumba e della cucaracha.
    Mentre i vecchi dai capelli troppo bianchi per una pelle tanto scura scandiscono il tempo con la punta del piede, dalle stradine arrivano le ragazze con un fremito di rumba nei fianchi. Intanto nelle boteguite, il ròn Carta Blanca si sfida col più ricercato Anejo (vecchio di sette anni) e l’aristocratico Daiquiri, tanto amato da Hemingway, col piccantissimo Cubanito. Dalle finestre delle case il profumo del “lechon” (maiale con riso e fagioli neri) invade i vicoli serrati dalle mura dove, nei vecchi bar semibui, di fronte ai banconi di mogano, gli eredi dei trovatori intonano con gli occhi lucidi “Hasta siempre Comandante” e “Guaijira Guantanamena”. Ancorata nella sua baia, circondata dalla sierra e dalle piantagioni di canna, Santiago de Cuba non è solo un’immagine colorata ma è il risultato della propria storia sin dai tempi più antichi.
    Prima che Colombo vi approdasse, le terre erano abitate da indigeni che vivevano di caccia e di pesca, ben lontani dal conoscere guerre e stermini. Fu così fino a quando nel giugno del 1515, sulla scia del navigatore italiano, Diego Velazquez de Cuellar in nome di Dio e della corona di Spagna affogò nel sangue la libertà. Per gli indios fu una ribellione di massa che finì nel suicidio collettivo.
    I pochi rimasti fuggirono nelle montagne dove, poco tempo dopo, incontrarono altri fuggiaschi dalla pelle nera. Erano approdate anche le navi negriere provenienti da Haiti. Pirati e corsari, inglesi e francesi. Tutti in quell’angolo di paradiso.
    E tutti con un sogno di libertà. “Viva Cuba Libre” fu il grido che si levò, a Santiago, nel 1869, dalla gola di un nero, Cornelio Robert. Ci vollero quasi trent’anni per liberarsi dagli spagnoli e altri sessant’anni per ammainare la bandiera statunitense. Il 26 luglio 1953 l’assalto alla Caserma Moncada. Santiago de Cuba è ancora protagonista. La rivoluzione esplose con gli alfieri che fecero divampare un incendio di illusioni in tutta l’America latina: Fidel Castro col fratello Raul, Camillo Cienfuegos, Frank Paìs e lui, il “Che”.
    E Guevara, con la sua stella in fronte, occhi liquidi e profondi, capelli al vento, vive ancora una giovinezza perenne, sui cartelloni policromi, sui distintivi, nel cuore della gente sin da quel 1 gennaio 1959, quando Batista lasciò definitivamente Cuba.
    Nello specchio d’oceano viola dove approdò Colombo, agli albori del Duemila, l’ultima frontiera socialista è forse un sogno immalinconito e invecchiato, ma l’esuberante Cuba, come sempre, riempie pagine di storie e accende i commenti.
    (Marta Forzan,ilreporter)


    ...L'AVANA...


    Alla fine sembra che ci sia l’anno zero e poi subito Fidel Castro. No, non siamo impazziti, ma il respiro di San Cristóbal de La Habana, al secolo Avana sembra veramente fuori dal tempo. Eppure le pagine della Storia hanno molto da raccontare sulla capitale cubana prima che il famoso barbuto Líder máximo prendesse il controllo della rivoluzione.
    Addirittura il vagito della città non risuonò originariamente nel luogo geografico che noi tutti gli attribuiamo. Infatti il conquistatore spagnolo Diego Velázquez de Cuéllar fondò l’Avana nella parte meridionale dell’isola, non lontano dall’attuale città di Surgidero de Batabanó, per poi traslocarla nel 1519 nella posizione attuale vicino alla Baia di Carenas.
    La sua importanza non sfuggì alla nazione madrilena che la incoronò porto e colonia più importante tra i suoi possedimenti nel nuovo mondo. Prima dell’arrivo delle mani guantate della corona inglese conobbe da molto vicino le nefaste prodezze dei bucanieri che, a differenza dalla loro rappresentazione cinematografica, non accendevano cuori, bensì di fuoco e fiamme tutto ciò che incontravano. Le catene della schiavitù tintinnarono grazie all’arrivo degli inglesi che importarono in loco migliaia di poveri africani. Avana diventò ben presto anch’essa merce di scambio con l’attuale Florida e meta per i night clubs che nel frattempo erano banditi negli Stati Uniti sotto le sferzate del Proibizionismo degli anni ’20.
    Gli stili delle case, in bilico perenne tra un passato coloniale un presente e un futuro votato al tentativo di ammodernamento, raccontano il resto della storia. Una rivoluzione che, come tutte le rivoluzioni, scivolano spesso nella reazionarietà. Nonostante tutto è suggestivo recarsi dove l’idea di cambiare il corso delle cose è cresciuta. Duecento anni di storia si poggiano sulle fondamenta della storica Università de L’Avana, centro del pensiero rivoluzionario. L’Unesco ha poi posto la firma sulla bellezza delle rughe di questa città: la Habana Vieja mostra al visitatore tutta la bellezza di un passato segnato dalla dominazione europea. Dal 1700 esce il palacio de los Marquéses de Aguas Claras che fa coppia con il suo coetaneo palacio de los Capitanes Generales, sito nella Plaza de Armas. Ma la magia non finisce solo sulle facciate dei palazzi. I passi di Ernest Hemingway risuonano ancora nel caratteristico locale Bodeguita del medio. Un suono che solo l’orecchio attento può ascoltare. Dove l’anima di una città supera ciò che la Storia ha scolpito sulle sue pagine.
    (Francesco Bizzini,ilreporter)
     
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