Un Mondo Piccolo..X Un Amore Grande..

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  1. Lussy60
     
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    La conquista dell’io


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    La conquista più importante nello sviluppo di un essere umano è la coscienza di esistere in quanto tale, di essere una persona autonoma e separata dalle cose circostanti.
    Non si nasce con questa consapevolezza ma ogni bambino è programmato per acquisirla.
    Nei primi tre mesi di vita il bebè non è ancora in grado di sentire dove finisce il proprio corpo e inizia quello della mamma: vive in una simbiosi con lei.

    A partire dai sei-sette mesi l’affinamento della vista gli permette di apprendere che cose e persone sono realtà distinte da lui.
    Nella fase che gli psicologi chiamano “angoscia dell’ottavo mese” si profila la consapevolezza che la mamma non è sempre accanto a lui e che il mondo è pieno di estranei, con le ansie che ne derivano. Ma la conquista del senso di sé, con il tempo, si accompagna al desiderio coraggioso di segnalare agli altri la propria esistenza.

    Alcune considerazioni:

    È importante che il bambino abbia uno spazio tutto suo, fin da piccolissimo: può bastare un angolino riservato della casa. Lo scopo è che qui lui possa allenarsi a “esprimere se stesso” in quanto individuo, giocando liberamente e stando anche per conto proprio.

    Sapere che la mamma è sempre pronta a intervenire fa bene al bimbo e al suo senso di sicurezza. Tuttavia, molti psicologi infantili consigliano di introdurre un piccolo intervallo tra il malumore del piccolo e la risoluzione del suo problema: così non saranno soddisfatte “solo” le sue esigenze materiali, ma anche quelle di dialogo e comunicazione affettiva.

    Il gesto di mettere e togliere il ciuccio dalla bocca ripropone la gratificazione legata al periodo dell’allattamento e, insieme, il rimpianto per la sua perdita, e proprio questo senso di nostalgia rappresenta una conquista importante per il piccolo, perché segnala l’attenuazione del rapporto fusionale con la mamma e, quindi, il rafforzamento della sua identità. Per questa ragione glielo si può lasciare fino ai due o tre anni, ma con moderazione.

    Fino all’anno d’età, il bambino non ha ancora ben chiari i propri “confini” fisici. Perciò qualsiasi forma di contenimento (come le braccia della mamma o la copertina) gli permette di localizzare una linea di demarcazione. Lo stesso vale per gli indumenti, lo aiutano a sentirsi “tenuto insieme”.

    Spesso i bimbi parlano di sé in terza persona: l’uso corretto del pronome personale coincide col momento in cui, oltre ad avere una sensazione corporea di sé, cominciano a formarsi anche una rappresentazione mentale di sé. Per questo, davanti a uno specchio, prima dei 18 mesi difficilmente si renderanno conto che l’immagine riflessa è la loro.

     
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6 replies since 23/5/2012, 15:41   434 views
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