Alexandre Pato

attaccante del Milan e della Nazionale Brasiliana

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    Alexandre Pato

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    Dati biografici
    Nome Alexandre Rodrigues da Silva
    Nazionalità Brasile

    Altezza 179 cm

    Peso 78 kg

    Calcio

    Dati agonistici
    Ruolo Attaccante

    Squadra Milan

    Carriera
    Giovanili
    2001-2006 Internacional

    Squadre di club1
    2006-2007 Internacional
    10 (6)
    2008- Milan
    113 (51)
    Nazionale
    2007-2008
    2007
    2008- Brasile U-20
    Brasile Olimpica
    Brasile
    12 (8)
    6 (2)
    18 (6)
    Palmarès
    Campionato sudamericano Under-20
    Oro Paraguay 2007

    Giochi olimpici

    Bronzo Pechino 2008

    Confederations Cup

    Oro Sudafrica 2009

    Statistiche aggiornate al 25 febbraio 2012


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    Alexandre Rodrigues da Silva, meglio noto come Alexandre Pato (Pato Branco, 2 settembre 1989), è un calciatore brasiliano, attaccante del Milan e della Nazionale brasiliana.
    Biografia
    Nel 2000, quando Pato aveva 10 anni, si fece male a un osso, e così i medici scoprirono con una radiografia che il ragazzo aveva un tumore al braccio che doveva essere operato entro un paio di mesi per non rischiare di diventare cancro. La famiglia di Pato, però, non poteva permettersi le spese di quell'operazione, ma il dottor Paulo Roberto Mussi, amico di famiglia, operò gratis il ragazzo, salvandolo così da un grave pericolo.
    Dal 2009 al 2010 è stato sposato con l'attrice brasiliana Sthefany Brito. Il loro matrimonio è durato poco più di sette mesi.

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    Caratteristiche tecniche

    Attaccante dotato di una spiccata agilità nei movimenti, di una notevole velocità d'esecuzione e di un buon fiuto per il gol, caratteristiche per le quali è stato paragonato da Ancelotti a Careca, ex attaccante del Napoli, e da Dunga a Ronaldo. Nonostante la giovane età e un fisico in formazione, ha personalità, forza nei contrasti e un tiro potente e ben calibrato, sia col piede destro che con il sinistro. Dotato di ottima tecnica e di un notevole controllo di palla, ingaggia spesso duelli con i diretti avversari, potendo contare anche su una grande velocità, un'ottima progressione e un ottimo dribbling. Non disdegna il colpo di testa, seppure non rientri nelle sue principali caratteristiche. Le sue qualità gli possono permettere di svariare su tutto il fronte d'attacco, ricoprendone qualsiasi ruolo. Nel 2010 è stato inserito nella lista dei 100 migliori calciatori nati dopo il 1989 stilata da Don Balón.

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    Carriera

    Club

    Inizi

    « Pato era già un potenziale campione a 16 anni, al tempo delle giovanili. Si vedeva che era "diverso". Lui doveva imparare ancora quasi tutto. Ma aveva colpi. Ha forza fisica, di testa è bravo, ha personalità. »
    (Paulo Roberto Falcão)

    Pato iniziò a giocare a calcio a 5 all'età di 4 anni. Presto le sue abilità divennero note in tutto lo Stato del Paraná e nel 2001, a 11 anni, si trasferì a Porto Alegre, Rio Grande do Sul, per tentare di entrare nella sua squadra preferita, il Grêmio. Tuttavia la sua famiglia decise di farlo firmare per l'Internacional.

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    Internacional

    Dopo aver giocato nelle giovanili dell'Internacional, nel maggio del 2006, a solo 16 anni, Pato fu inserito nella squadra che disputò il campionato brasiliano Under-20, vinto in finale contro il Grêmio per 4-0. Pato fu capocannoniere di quella competizione con 7 reti all'attivo, di cui una in finale.
    Dopo aver firmato un contratto valido fino al 2009 che quintuplicò il suo salario e nel quale l'Internacional inserì una clausola rescissoria di 20 milioni di dollari valida per le squadre straniere, Pato poté debuttare nel Brasileirão Esordì contro il Palmeiras il 26 novembre 2006 segnando una rete, colpendo una traversa e fornendo 3 assist ai suoi compagni; dopo questo esordio in prima squadra è stato convocato per la semifinale del Coppa del mondo per club 2006, poi vinta dal suo Internacional, contro l'Al-Ahly. Segnando un gol in questa partita Pato ha battuto il record di Pelé quale marcatore più giovane della storia in una competizione ufficiale FIFA (17 anni e 102 giorni, contro i 17 anni e 239 di "O Rei" nel Mondiale del 1958 contro il Galles).
    La stagione successiva collezionò 9 presenze e 5 reti in campionato e debuttò in Coppa Libertadores il 28 febbraio 2007 contro l'Emelec, segnando il gol del definitivo 3-0. Vinse con l'Internacional la Recopa Sudamericana contro il Pachuca, vincitore della Coppa Sudamericana 2006, segnando sia all'andata (1-1) che al ritorno (4-0).

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    Milan

    Stagione 2007-2008


    Il 2 agosto 2007, all'età di 17 anni, è stato acquistato dal Milan per 22 milioni di euro, la cifra più alta mai pagata per un minorenne. A causa delle norme FIFA che impediscono i trasferimenti internazionali di minorenni, il Milan ha dovuto aspettare la riapertura invernale del mercato per tesserarlo ufficialmente. Infatti, fino al 3 gennaio 2008, ha potuto disputare con i rossoneri solo partite amichevoli. Al suo esordio in rossonero nell'amichevole contro la Dinamo Kiev del 6 settembre 2007 (2-2) Pato ha realizzato il primo gol con la maglia del Milan. Ha sfruttato questo periodo senza poter disputare incontri ufficiali per integrarsi nel gruppo del Milan allenandosi a Milanello.
    Il 4 gennaio 2008 è stato depositato in Lega Calcio il suo contratto, cosicché Pato è diventato un giocatore effettivo della squadra rossonera. Legato al Milan con un accordo quinquennale da circa 2 milioni di euro a stagione, ha scelto di vestire la maglia numero 7, che fino a due stagioni prima fu di Shevchenko.
    Pato ha fatto il suo esordio in Serie A il 13 gennaio 2008 a San Siro contro il Napoli, segnando il suo primo gol ufficiale con la maglia rossonera. Anche con il Milan Pato è andato in gol all'esordio, come già accaduto in precedenza con l'Internacional e il Brasile Under-20. Due settimane dopo ha realizzato la sua prima doppietta con il Milan, nella gara vinta per 2-0 contro il Genoa. Il 3 febbraio si è ripetuto segnando contro la Fiorentina, ma dopo pochi minuti è stato costretto a uscire dal campo a causa di una distorsione alla caviglia sinistra. Il 20 febbraio ha esordito in Champions League all'Emirates Stadium di Londra contro l'Arsenal. Ha chiuso la stagione con un bottino di 9 gol in 20 partite.

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    Stagione 2008-2009

    Con l'arrivo di Ronaldinho nell'estate del 2008 e complice anche l'assenza per infortunio di Borriello, il ragazzo di Porto Alegre si è adattato a giocare come prima punta.
    Nella prima parte della stagione 2008-2009 ha realizzato il primo gol nelle coppe europee il 18 settembre 2008 nel 3-1 contro lo Zurigo nel primo turno di Coppa UEFA, segnando su punizione al 57º minuto di gioco la rete del momentaneo 2-0, ed è riuscito a chiudere il girone d'andata della Serie A 2008-2009 con 9 gol in 19 partite, di cui ben 6 nelle ultime 4 gare con due doppiette contro Udinese e Roma e una rete a Juventus e Fiorentina.
    A fine stagione è risultato il capocannoniere rossonero con 18 marcature totali (15 in campionato e 3 in Coppa UEFA), due in più di Kaká e Inzaghi.

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    Stagione 2009-2010

    Ha iniziato la stagione 2009-2010 segnando una doppietta che, il 22 agosto 2009, ha consentito al Milan di vincere nell'esordio in campionato contro il Siena al Franchi. Il 26 settembre 2009 il Milan gli ha prolungato il contratto fino al 2014, portando il suo ingaggio a 2,5 milioni di euro netti a stagione. Il 21 ottobre 2009 ha siglato le sue prime reti in Champions League realizzando una doppietta al Santiago Bernabéu contro il Real Madrid che ha fissato il risultato finale sul 3-2 per i rossoneri.

    Nella prima parte della stagione è risultato essere il miglior marcatore del Milan con 14 gol, ma alla fine di febbraio 2010 si è infortunato alla coscia destra nel corso di Milan-Atalanta, partita nella quale aveva segnato una doppietta. Rientrato a fine marzo contro il Napoli, si è nuovamente dovuto fermare a causa di una ricaduta dell'infortunio precedente ed è ritornato a disposizione solo nelle ultime due partite della stagione. Alla fine della stagione ha disputato in totale 30 partite realizzando 14 gol.


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    Stagione 2010-2011

    Anche nella stagione 2010-2011 Pato ha segnato una doppietta alla prima giornata di campionato, stavolta contro il Lecce a San Siro, in un incontro terminato 4-0. Dopo aver segnato 6 gol in 8 partite di campionato, il 10 novembre 2010 Pato si è infortunato al bicipite femorale sinistro contro il Palermo ed è stato costretto a saltare le rimanenti gare del 2010. È tornato in campo il 6 gennaio 2011, contro il Cagliari, nella prima gara dei rossoneri dopo la sosta invernale e tre giorni più tardi, a San Siro contro l'Udinese, è tornato al gol realizzando una doppietta (la terza stagionale) nel 4-4 finale.
    Il 26 gennaio 2011, durante i quarti di finale di Coppa Italia a Marassi contro la Sampdoria, ha segnato i suoi primi due gol in Coppa Italia, realizzando una doppietta che è valsa ai rossoneri l'approdo in semifinale contro il Palermo. Grazie a questi gol è diventato il più giovane giocatore di sempre a raggiungere e superare la quota di 50 gol in partite ufficiali con il Milan.. Il 2 aprile 2011 ha realizzato un'altra doppietta, che ha permesso al Milan di vincere il derby contro l'Inter per 3-0.
    Il 7 maggio 2011 ha vinto lo scudetto con i rossoneri a due giornate dal termine del campionato grazie allo 0-0 contro la Roma.

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    Stagione 2011-2012

    Il 6 agosto 2011 ha vinto la Supercoppa italiana con il Milan battendo l'Inter a Pechino per 2-1; Pato è subentrato a Robinho nel corso della ripresa e sulla ribattuta di un suo tiro deviato sul palo da Júlio César, Boateng ha realizzato la rete della vittoria.
    Il 13 settembre 2011 ha segnato la prima rete stagionale, realizzando dopo 25 secondi di gioco il primo gol della partita contro il Barcellona al Camp Nou, gara terminata con il punteggio di 2-2 e valevole per la prima giornata della fase a gironi della Champions League 2011-2012. Il 22 settembre 2011, dopo 19 minuti nella gara pareggiata 1-1 contro l'Udinese, Pato ha subito una distrazione muscolare al bicipite della coscia destra che lo ha tenuto fermo per 7 settimane. È tornato a disposizione per la trasferta di Firenze del 19 novembre 2011, partita nella quale è subentrato a Robinho nel corso del secondo tempo. Una settimana più tardi, il 27 novembre 2011, ha segnato il primo gol stagionale in campionato, realizzando la terza rete rossonera nel 4-0 casalingo contro il Chievo.
    Il 18 gennaio 2012 è tornato nuovamente a segnare nei tempi supplementari della sfida degli ottavi di Coppa Italia contro il Novara, rete che è valsa il 2-1 finale e la conseguente qualificazione ai quarti. Sempre nel corso della stessa partita è stato costretto a lasciare anticipatamente il terreno di gioco per via di un altro infortunio, una lesione muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra, che lo ha tenuto fermo per circa un mese. Tornato in campo negli ultimi minuti della partita casalinga di Champions League contro l'Arsenal del 15 febbraio 2012, dieci giorni più tardi è stato schierato dal primo minuto in campionato contro la Juventus ma ha disputato solo il primo tempo della gara ed è stato sostituito nel corso dell'intervallo per un risentimento muscolare. Il 3 aprile seguente, dopo un altro mese di stop, è tornato in campo nel secondo tempo della partita di ritorno dei quarti di finale di Champions League contro il Barcellona, ma ha disputato solamente 14 minuti prima di essere sostituito per via di un ennesimo infortunio muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra; per Pato è stato il 14º infortunio (11º muscolare) dal gennaio 2010.

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    Nazionale

    Nazionali giovanili


    Con la Nazionale brasiliana Under-20 ha vinto il Campionato sudamericano Under-20 svoltosi in Paraguay nel 2007, diventando il goleador della sua squadra con 5 reti. Sempre nello stesso anno ha partecipato ai Mondiali Under-20 disputatisi in Canada, dove il Brasile è stato eliminato negli ottavi dalla Spagna, con Pato che si è confermato capocannoniere della propria squadra segnando 3 reti in 4 partite.
    Il 7 luglio 2008 è stato convocato da Dunga per le Olimpiadi di Pechino 2008. Durante il torneo olimpico ha disputato le tre partite del girone di qualificazione, realizzando un gol contro la Nuova Zelanda. Tali prestazioni, però, non sono state ritenute all'altezza dal tecnico della Seleção che, a partire dal quarto di finale contro il Camerun, lo ha escluso dalla formazione titolare preferendogli Sóbis. Il torneo si è concluso con la vittoria della medaglia di bronzo da parte della Nazionale brasiliana, dopo aver perso la semifinale contro l'Argentina per 3-0 e battuto il Belgio con lo stesso punteggio. Il selezionatore dei verdeoro, in seguito, si è ricreduto, stimando Pato come un calciatore di indubbio talento e paragonandolo addirittura a Ronaldo

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    Nazionale maggiore

    È stato convocato dal CT Dunga per l'amichevole del 6 febbraio 2008 a Dublino contro l'Irlanda, ma non ha potuto rispondere a tale convocazione a causa della distorsione alla caviglia subita contro la Fiorentina il 3 febbraio. Il 13 marzo seguente è stato nuovamente convocato, per la successiva amichevole del 26 marzo contro la Svezia a Londra. In quella partita, a 18 anni, 6 mesi e 24 giorni, Pato ha esordito nella Nazionale maggiore subentrando a Luís Fabiano al 60º minuto e al 72º ha segnato il suo primo gol con la Seleção, anche in questa occasione al suo debutto, come già avvenuto con Internacional e Milan.
    Nel maggio 2009 è stato convocato da Dunga per la Confederations Cup che si è svolta in Sudafrica il mese seguente. Durante la manifestazione, vinta con la nazionale verdeoro, Pato ha disputato solo 28 minuti nel finale della prima partita della fase a gironi contro l'Egitto (4-3).
    Dopo l'esclusione dai Mondiali 2010 da parte di Dunga, è stato convocato da Mano Menezes per la sua prima gara da CT verdeoro, l'amichevole contro gli Stati Uniti del 10 agosto 2010, nella quale Pato ha segnato il suo secondo gol in Nazionale. Nel giugno 2011 è stato inserito nella lista dei 22 giocatori convocati da Menezes per la Coppa America 2011 che si svolgerà in Argentina, nonostante l'infortunio alla spalla patito nell'ultima giornata di campionato. Il 14 luglio 2011, nell'ultima partita della fase a gironi della Coppa America, ha messo a segno la sua prima doppietta in Nazionale nella vittoria del Brasile contro l'Ecuador per 4-2, fondamentale per il passaggio del turno dei verdeoro. In totale nel corso del torneo, dove il Brasile è stato eliminato nei quarti di finale dal Paraguay ai rigori, Pato ha disputato tutte le 4 partite della Seleção segnando 2 reti.

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    Palmarès

    Club

    Competizioni nazionali
    • Campionato brasiliano Under-20: 1
    Internacional: 2006
    • Campionato italiano: 1
    Milan: 2010-2011
    • Supercoppa italiana: 1
    Milan: 2011
    Competizioni internazionali
    • Coppa del mondo per club: 1
    Internacional: 2006
    • Recopa Sudamericana: 1
    Internacional: 2007
    Nazionale
    • Campionato sudamericano Under-20: 1
    2007
    • Bronzo olimpico: 1
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    Pechino 2008
    • Confederations Cup: 1
    2009
    Individuale
    • Capocannoniere del campionato brasiliano Under-20: 1
    2006 (7 gol)
    • European Golden Boy: 1
    2009
    • Oscar del calcio AIC: 1
    Miglior giovane: 2009









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  2. tomiva57
     
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    I dolori del giovane Pato


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    È il quattordicesimo infortunio per il giovane attaccante del Milan. E il quattordicesimo mese d’amore con Barbara Berlusconi, sua datrice di lavoro. Storia impossibile? Forse no. Perché papà Silvio ha rifiutato di vendere il giocatore claudicante e mamma Veronica se lo coccola come un gioiello. E la strana favola potrebbe finire così: il Papero ha perso lo stadio, ma ha trovato una famiglia
    di Giancarlo Dotto
    La maledizione insiste e ha ora la trama incalzante di una macumba. I dolori del giovane Pato sono diventati cronache quotidiane dall’infermeria. Quattordicesimo mese d’amore, quattordicesimo infortunio e muscoli in ogni caso infranti. L’ultimo crac ha lasciato sgomenti. Al cospetto di un Messi che scoppia calcio e salute, il Papero s’affloscia in mondovisione al primo tiepido scatto. Era entrato da poco, 14 minuti (e quanti se no?), reduce dal viaggio della speranza in America. I medici l’avevano riconsegnato clinicamente e pomposamente guarito al suo allenatore.
    Alexandre ci prova, va, si lancia, ma è il primo a non crederci. Si ferma subito, la mano alla coscia, che non è più un gesto ma un riflesso. L’automaton della marionetta fulminata. Retrocede a capo chino in panchina, Pato, voglioso solo di sotterrarsi in quella che è ormai la cuccia della sua vergogna ancora prima che del suo male oscuro. Di come anche i suoi scolpitissimi muscoli da laboratorio, come tutto il resto della vita, dichiarino la loro scellerata appartenenza al mondo dei fantasmi piuttosto che a quello della scienza. Che sarebbe a dire, l’inconscio strappa non solo l’anima.
    E tutto, ma proprio tutto, sotto lo sguardo della sua Barbara in tribuna, costretta da dirigente a fingersi impassibile, autorizzata da donna a gemere solo di dentro per quel suo vulnerabilissimo, amato pennuto, che più si rompe e più torna nello sguardo e nelle esitazioni il terzo figlio di cui forse non sentiva il bisogno. Cinque anni più giovane di lei all’anagrafe, ma chissà quanti di testa e di corso, lei già madre plurima, lui calciatore a regredire nella ricreazione permanente della palla, piovuto un giorno dal Brasile meno glamour dell’interno e diventato allo stesso tempo suo amante e suo dipendente. Condizione che farebbe la vertigine di un giovane Masoch, ma forse troppo per un’anima semplice che fin lì, pallonate a parte, aveva stampato cuoricini in aria per una mediocre attrice di telenovelas, evaporati in fretta lei e i cuoricini. Cresciuto troppo velocemente, il ragazzo, dilatato dentro muscoli e dentro una storia troppo più grandi di lui.
    Una storia inspiegabile oltre che improbabile, quella dei due. Lei rampolla di secondo letto di Silvio Berlusconi, ben nata in Svizzera e meglio destinata ovunque, la benedizione padrina di Bettino Craxi, educata alla scuola steineriana, gallerista d’arte e laureata in Filosofia con una tesi su Amartya Sen, premio Nobel in economia. Lui che a sette anni cacciava le puzzole e già concupiva i mercanti del calcio, a cominciare dal padre Geraldo che, appena può, lo spedisce altrove, lontano da casa, a fare cassa, spiegandogli forte e chiaro che la sua famiglia è e sarà solo quella che discenderà dai dollari del suo talento.Ha 11 anni quando se ne va, non troppo diverso da un pacco e già con la patente di miracolato. L’anno prima l’avevano operato appena in tempo per un tumore osseo al braccio.
    Anche fisicamente, l’abisso. Due mondi che non s’incontrano mai e, quando s’incontrano, ci mettono una vita a riconoscersi. Lei bionda, vaporosa, fatta per galleggiare in copertina, tutte le forme ma anche l’imperiosa seduzione di mamma Veronica; lui platealmente forgiato in un conio di massa, la faccia qualunque dei poveri, buia per assenza di luce, gonfia per mancanza di prospetto, sopra un corpo, giura chi lo ha visto, da dio greco. Che i due s’incontrino e finiscano per amarsi è solo, esclusivo merito della meravigliosa sopraffazione ormonale che spesso nelle donne, e in questo caso in Barbara, stravince sul senso e se ne infischia del censo. Innamorarsi a Milano, questa volta, è un pezzo non di Memo Remigi ma di Leo Ferrè.
    Meraviglioso il tutto sì, ma insidioso. I paparazzi esultano, ma tutto il resto? La donna diventa il diavolo quando obbedisce a ciò che non si comanda. Vi ricordate la triste storia di Germano con la contessina Giovanna, erede Agusta, il principe delle moto e degli elicotteri? Anche lì il Milan, quello di Nereo Rocco e di Gianni Rivera, anche lì un brasiliano, anche lì una storia bella, romantica, ma insensata, una storia che scatena sintomi per non dire guai, che non sta in piedi come non stanno in piedi i muscoli di Pato.
    In quel caso l’opposizione della famiglia di lei fu esplicita, brutale, i due fuggirono in Belgio con la loro bambina, si nascosero in pensioni di terz’ordine, ma alla fine dovettero cedere, non al diktat della famiglia ma a quello del senso o dello spartito. Principe azzurro rovesciato, Germano morì cenerentolo e calimero in miseria, dimenticato a 55 anni in chissà quale provincia sperduta del suo Brasile.
    Su Pato si addensano più lievi ma non meno sinistre sciagure. Al di là delle battutacce dei compagni o dei tifosi che fanno da sempre disinvolta caserma sui nessi tra l’amore e il malore, la donna mantide e il guerriero svuotato, resta l’indubitabile storia in perfetta simmetria temporale di un amore impossibile che diventa possibile e di un calciatore possibile che diventa impossibile. Di femori che una volta erano ferro e ora sono carta.

    Paralizzata Barbara, nell’ingestibile conflitto tra la donna che ama e la manager che deve fare i conti con un capitale che rischia di andare in fumo. Al momento ci ha pensato Silvio, cuore di papà, respingendo eroicamente, e c’è chi dice stoltamente, al mittente i 28 milioni offerti dagli arabi del Paris Saint-Germain. Pato resta, anche infermo e claudicante, un gioiello di casa Berlusconi. Amato e istruito da Barbara, coccolato da Veronica e protetto da Silvio. Nella saga omerica dei pennuti, da Disney in poi, nella versione o meno del canto del cigno, quella di Pato può aver perso uno stadio ma trovato una famiglia. Dai Caraibi alla Costa Smeralda, i rifugi e le stanze non mancano per meditare sulle conseguenze dell’amore.

    da:gioia.it


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    Che fine ha fatto Pato?
    Davide Coppo ha raccontato su Studio la storia dell'attaccante brasiliano che qualche anno fa era uno dei più forti e promettenti del mondo
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    Pato esulta dopo aver segnato un goal contro il FK Viktoria Plzen durante una partita di Champions League, 2011
    (AP Photo/Petr David Josek)


    Davide Coppo ha raccontato su Studio la storia di Alexandre Pato, l’attaccante brasiliano che oggi gioca nel São Paulo e che è stato al Milan tra il 2007 e il 2013, con 117 presenze e 51 gol. A soli 24 anni, la sua carriera sembra entrata in una fase discendente: ma pochi anni fa, quando giocava nel campionato italiano, sembrava uno dei giovani attaccanti più forti e promettenti del mondo.

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    Pato durante una sessione d’allenamento col Brasile in Paraguay, 2007
    (AP Photo/Lucas Nunez)


    Un calciatore professionista ventiquattrenne di solito non è laureato, di solito non beve molto, di solito fa un lavoro che gli piace, va a letto presto per svegliarsi presto e ha una relazione con una bellissima star dello spettacolo. Di solito guadagna moltissimo, se gli va bene è nel pieno della sua carriera ed è una carriera di successo, di articoli di giornale, di milioni di euro spesi per lui, di persone che lo amano e lo odiano senza che a lui importi molto. La vita di un calciatore professionista a ventiquattro anni è agli antipodi di quella di un ventiquattrenne comune che vive secondo la norma della sua generazione, e questa è un’affermazione mediamente vera, ma nella media ci sono le sfumature, e ci sono calciatori che vivono in modo più conforme alla norma generazionale, e ventiquattrenni che se ne allontanano di più pur non facendo i calciatori. Poi c’è Alexandre Pato, che è l’antipodo più lontano che ci sia. Pato ha già fatto tutto quello che un calciatore può fare, l’ha fatto velocemente, l’ha fatto bruciando come una torcia di fosforo, squagliandosi e consumandosi con un’apparente irrazionalità tipica dei pazzi, dei lunatici e dei monomaniaci, e dopo essere stato tra i più forti della sua generazione, Pato a ventiquattro anni è finito.

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    Pato, con la maglia del Corinthians, in un contrasto contro Leandro Marin del Boca Juniors durante una partita di Copa Libertadores, 2013
    (AP Photo/Nelson Antoine)


    Certe parole vanno declinate: dire che un calciatore “è finito” è un’affermazione che va contestualizzata nel mondo del calcio. La fine per un calciatore non è la miseria, anche se a volte lo diventa, non è la vergogna, anche se a volte arriva, non è la fuga, anche se a volte è necessaria. Un calciatore come Alexandre Pato è finito perché la sua parabola professionale sta scendendo da troppi anni e non accenna a risalire, continua a buttarsi in picchiata verso il basso, sempre più velocemente, e l’immagine che mi viene in mente è quella di un aereo che cade, a motori spenti, forse con la coda fumante, ma che ancora non riesce a vedere l’impatto, la terra o il mare o le montagne su cui si schianterà. Ho l’impressione che Pato possa cadere ancora, e ancora più in basso.

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    Pato, 17 anni, accanto ad Ariedo Braida nel giorno del suo arrivo a Milano, nel 2007
    (AP Photo)


    Un calciatore deve saper giocare bene, benissimo se vuole diventare uno dei migliori, ma deve anche saper fare una cosa che a volte deriva dal suo gioco, a volte arriva nonostante il suo gioco e la sua attitudine in campo: deve sapersi far amare. A settembre 2013 la rivista brasiliana Poder fissa un’intervista con il giocatore, chiaramente Pato si presenta con un’addetta stampa, non è una novità, ma il giornalista Paulo Sampaio non si aspetta richieste simili. Non è possibile, dice l’addetta, fare domande sullo stipendio del giocatore, sul suo rapporto con i Gaviões de Fiel, i torcedores o ultras del Corinthians con cui ha avuto molti contrasti recenti, sul suo matrimonio con Stephanie Brito o sulla sua relazione con Barbara Berlusconi. A molte delle domande permesse non risponde lui, ma sempre l’assistente, e risponde con cenni della testa che significano “sì” o che significano “no”. Pato parla molto poco, tra le cose che dice c’è che deve vendere una Ferrari comprata in Italia. Il giornalista Paulo Sampaio, invece, dopo l’intervista parla molto e racconta quello che ha visto e quello che non ha potuto chiedere, ed è l’ennesima pessima pubblicità per l’attaccante più costoso della storia del Corinthians.

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    Pato e Barbara Berlusconi alla prima della Scala nel 2011
    (AP Photo/Luca Bruno)
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    Pato esulta dopo aver segnato contro il Millonarios durante una partita di Copa Libertadores, 2013
    (AP Photo/Andre Penner)
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    Pato e Kakà, 2008
    (AP Photo/Luca Bruno)
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    Pato durante la finale olimpica tra Brasile e Messico a Londra, nel 2012
    (AP Photo/Luca Bruno)
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    Pato esulta dopo aver segnato contro il Werder Brema in una partita di Coppa Uefa, nel 2009
    (AP Photo/Luca Bruno)






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