WALT DISNEY

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  1. gheagabry
     
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    “Al mondo ci sono i sognatori e ci sono i realisti. Si pensa che i sognatori troveranno i sognatori e i realisti i realisti, ma molto più spesso di quello che si può immaginare è vero il contrario. Vedete, i sognatori hanno bisogno dei realisti per trattenerli dal volare troppo vicini al sole. E i realisti? Bhe, senza i sognatori, non potrebbero nemmeno alzarsi da terra.” (Modern Family)


    WALT DISNEY


    Il 5 Dicembre del 1901, nasce a Chicago il quarto figlio di Elias Disney e Flora Call. Dopo Herbert, Raymond e Roy Oliver, è Walter Elias Disney Junior a venire al mondo. Non è però a Chicago che Walt cresce; la sua famiglia, infatti, si trasferisce a Marceline, nel Missouri. Qui Walt vive la sua infanzia in un mondo rurale il che non significa che passa le giornate a giocare nei campi ma, al contrario, che deve lavorare duramente. L'infanzia dorata che Disney amava citare nelle sue opere nasceva forse più dai suoi sogni che dai suoi ricordi. Nell'Autunno del 1909 Herbert e Raymond lasciarono la fattoria, col risultato di aumentare il carico di lavoro di Roy e Walt. Quello stesso inverno, una febbre tifoide colpì papà Disney, convincendolo a vendere la fattoria e a trasferirsi a Kansas City. Walt era forse libero di giocare per le strade adesso? Forse! Il piccolo però, accompagnato da Roy, doveva alzarsi a notte fonda perchè Elias, suo padre, aveva ottenuto l'appalto per la consegna di due giornali: il Morning Times e l' Evening and Sunday Star, e qualcuno doveva pur consegnarli. La biografia di Walt Disney comprende qualche pisolino agli angoli delle strade; minuti rubati al lavoro per prepararsi alla giornata di scuola. Eh già, perché dopo aver consegnato tutti i giornali, si doveva andare a scuola. Nel 1919 Walt non era più un bambino, si era allontanato dalle imposizioni paterne al punto da aver lavorato fuori dalle varie imprese avviate e terminate da suo padre. Il giovane Walt si era anche arruolato per la guerra, la prima guerra mondiale, contro il parere di papà, anche se di fatto non combattè mai. Ormai era un uomo a sè stante, non solo il figlio di Elias. Nel '19, si diceva, lavorò per un mese alla Pressmann-Rubin, una agenzia pubblicitaria. È qui che conobbe un certo Ubbe Ert Iwerks, uno straordinario disegnatore. Allora nessuno lo sapeva, ma Walt e Ub avevano un appuntamento con la storia.
    In seguito Walt trovò lavoro presso la Kansas City Ad che si occupava di animazione, anche se ad un livello inferiore rispetto ai cartoni prodotti a New York in quegli anni. Si trattava in sostanza di immagini ritagliate su carta. Walt vedeva in questo una sorta di magia, ne era affascinato.
    Ottenne in prestito dalla società una vecchia cinepresa con la quale fece degli esperimenti in un garage. Il genio Disney iniziava a prendere forma. I risultati che ottenne insieme a Ub Iwerks erano più che incoraggianti. Nei primi anni venti, grazie al denaro dell'onnipresente Roy, aprirono un studio tutto loro e tentarono diverse cose. Impossibile non citare almeno i Laugh-o-Grams (in cui si diede prova di grande inventiva e di capacità narrativa), la serie delle Alice Comedies (in cui Disney mise una bimba vera in un mondo creato sui tavoli da disegno) e Oswald The Lucky Rabbit, (oggi ritenuto una sorta di anello di congiunzione tra Felix The Cat di Otto Messmer e il celeberrimo Topolino). Trovarono un distributore nella Universal (nientemeno). Furono i loro primi successi. Per un po' di tempo le cose funzionarono. Ma un successo è una cosa, e il MITO è un'altra. Una serie di circostanze sfortunate mandò tutto all'aria e Walt era di nuovo spiantato.
    La Universal era di proprietà di una donna: Margareth Winkler. La signorina in questione aveva un modo di gestire gli affari che consentiva a Disney e Iwerks di ritenersi soddisfatti; discreti guadagni e la certezza di una simpatia personale. In quel breve periodo Walt e Ub assunsero diverse persone, alcuni amici che lavoravano nel campo dell'animazione e qualche persona nuova. Avevano uno studio di animazione! Quando la Winkler prese marito le cose cambiarono brutalmente.
    La Universal divenne di fatto del suo sposo, Charles Mintz, il quale ritenne opportuno ridurre i pagamenti e trattare tutti con pugno di ferro. I creatori di Oswald erano alle strette. A nulla valsero le discussioni che ne seguirono: legalmente Oswald apparteneva alla Universal e, quel che è peggio Mintz aveva intrappolato Disney. La produzione dei cartoni avveniva grazie ad un gruppo di animatori che Walt e Ub pagavano col denaro portato dai cartoni stessi, una volta tagliati i pagamenti non fu difficile per Mintz sottrarre forza lavoro a Disney. I soli a rifiutare di tradire Walt furono gli amici degli esordi: Les Clark, Johhny Cannon, Hamilton Lusky e, naturalmente Ub. Ma che si poteva fare in così pochi? Arrendersi? MAI!

    "Tutto iniziò con un topo"

    Durante l'orario di lavoro, tutto era normale, ma quando tutti se ne andavano a casa, il lavoro diventava frenetico per Walt, Ub e i fedelissimi. Avevano deciso di reagire al ricatto, cercarono di creare un personaggio tutto loro. Scoprirono che bastava accorciare le orecchie di Oswald, trasformargli la coda e ritoccare qualcosa qua e là per avere...... un TOPO.
    Walt era grande nell'ideare gag e situazioni interessanti, Ub realizzò tutto su carta al ritmo impensabile di 700 disegni al giorno solo nel dopolavoro. Quel miracolo fu intitolato "Plane Crazy". Il protagonista era un certo Mickey Mouse. Per la verità il ruolo principale, secondo Walt, sarebbe dovuto andare a "Mortimer Mouse" che altri non era se non lo stesso Mickey. Tutto ciò accadeva a metà del 1928, a quel tempo l'industria del cinema era sconvolta da una grande novità: il sonoro. Ecco l'idea giusta: Mickey avrebbe parlato! Un altro periodo di intensa attività e il prosciugamento di tutte le sostanze del loro piccolo studio portò Disney e Iwerks al loro appuntamento con la storia. Il 18 Novembre del 1928 al Colony Theater di New York era previsto un film di guerra, al termine un piccolo short animato avrebbe concluso la serata. Fu un successo straordinario, la gente non parlava d'altro, i giornali ne riportarono la notizia in prima pagina. MICKEY MOUSE SPEAK!, TOPOLINO PARLA! Il Disney che resta nelle pagine d'oro del libro di Hollywood nasce qui.
    Il nuovo distributore dei film Disney era Pat Powers, un tipo losco in verità. Grazie a lui, all'amico di sempre Ub, e a Carl Stalling, che si occupava delle musiche degli short, si riesumarono ben due cartoni nati muti e li si riempì di musica. Al pubblico piacquero. Inoltre si produssero altri cartoon del topo, nacque addirittura una serie nuova, quella delle leggendarie "Silly Simphonies", che darà grandi soddisfazioni a Disney.
    Powers riesce a convincere Ub a lavorare per lui. Ub lo lasciò. Ub il grande disegnatore, Ub l'animatore straordinario, Ub l'amico, lo aveva tradito. Quando Ub lasciò Walt lo studio era già in crescita. Col suo selezionato gruppo di persone Disney produceva spesso opere memorabili. Se Steamboat Willie era stato il primo cartoon sonoro, va a "Fiori e Alberi" del 1932 la palma di primo cartoon a colori. La sfida de "I Tre Porcellini" era nel creare personaggi simili nell'aspetto ma diversi di carattere (Questo film fu un enorme successo e la celebre canzone di Stalling è uno dei classicissimi della musica disneyana). "Il Vecchio Mulino" del 1937 propone una "carrellata" mozzafiato merito di una nuova colossale macchina da ripresa: la Multiplane Camera, che consentirà poi effetti tridimensionali già in "Biancaneve e i Sette Nani" e soprattutto in "Pinocchio".
    Durante la lavorazione di "Pinocchio" ci fu un grande ritorno alla Disney: Ub Iwerks si rifece vivo. Non ci è dato sapere cosa sarebbe successo se non avesse mai lasciato Walt, sappiamo che avendolo lasciato rientrò come valente tecnico, non come amico di vecchia data di Disney. Era un dipendente, adesso. Gli fu affidato il reparto per lo sviluppo delle nuove tecnologie. Fece un lavoro egregio iniziando proprio dalla Multiplane Camera. Ma la coppia Walt e Ub non esisteva più.
    Dopo il successo straordinario di "Biancaneve", lo storico Studio di Hiperion Avenue fu lasciato in favore di una nuova, modernissima costruzione a Burbank. Era la prova concreta che Disney ce l'aveva fatta. Nell'Autunno del 1939 ebbe luogo l'inaugurazione.

    Era passato un decennio dallo straordinario evento di "Steamboat Willie", i cartoni parlanti non stupivano più da un pezzo, nè quelli a colori. Anche le sequenze spettacolari non erano più novità.
    Disney amava però arrivare prima degli altri. Inventare cose nuove. Tra le più grandi sfide che gli studi Disney abbiano mai affrontato, c'è sicuramente quella del primo cartone animato in grado di competere per lunghezza e struttura narrativa con i film con attori. Non più il cartoon da vedere prima o dopo lo spettacolo principale, ma il motivo primario che spingesse la gente ad andare al cinema. Il primo lungometraggio d'animazione fu un enorme successo, il secondo aveva tutte le carte per esserlo, ma non tutto filò liscio. Ancora una volta Walt non ammetteva compromessi e i costi passavano sempre in secondo piano, "Pinocchio" doveva essere straordinario. In effetti lo è, ma ciò non ne garantì il successo. In America il film piaque, ma i costi spropositati ne facevano la pellicola più costosa della storia. Il mondo era in guerra, la gente aveva altro a cui pensare. Il 13 Novembre 1940 uscì anche "Fantasia" e fu il disastro totale! Tutto ciò che a Disney pareva geniale durante la lavorazione non piaque nè al pubblico nè alla critica. In più Disney aveva voluto e ottenuto dai suoi tecnici (Ub in testa) un innovativo sistema sonoro, inventando il suono stereofonico.Il tempo avrebbe dato ragione a Walt, il suo folle progetto di unire immagini e musica in un concerto creò dapprima uno dei momenti più difficili della storia Disney, poi uno dei suoi capolavori assoluti. Disney precorreva i tempi.

    Negli anni a seguire la vita artistica e privata di Walter Elias Disney si assestò. Se "I Racconti Dello Zio Tom" è splendido, "Musica Maestro" e "Lo Scrigno Delle Sette Perle" sono prodotti piuttosto ordinari. "Bambi" è un capolavoro, ma ci sono voluti anni prima che iniziasse a guadagnare qualcosa. Alcuni prodotti furono dettati dalle circostanze. Era in atto la seconda guerra mondiale quando il governo americano chiese a Walt di realizzare qualcosa volto a cercare simpatie nell'America del Sud; è la genesi di "Saludos Amigos" e "I Tre Caballeros". Ma il più grande e rivitalizzante successo dai tempi di "Biancaneve" arrivò nel 1950 con "Cenerentola". Un'altra favola classica, ancora tanta musica splendida. Un film ispirato.
    Il 1950 è anche l'anno di una svolta importante, dato che esce "L'Isola del Tesoro" il primo film interamente girato dal vivo, senza nessuna sequenza in animazione. Una pazzia! Ma di nuovo ebbe ragione lui. "Alice nel Paese Delle Meraviglie" e "Peter Pan" ebbero un riscontro limitato (in relazione ai costi). "Lilli e il Vagabondo " uscì nel 1955, un anno fondamentale nella storia della Disney non solo per questo film. Il 17 Luglio 1955 prese vita un altro dei cosiddetti deliranti sogni di Walt: fin da quando le sue figlie erano bambine e lui le accompagnava nei parchi, Walt iniziò ad immaginare un luogo dove i bambini potessero giocare, i grandi tornare bambini, dove tutto fosse pulito e perfetto. Tutto questo era già nei suoi film, ma non era possibile creare un posto così? Negli anni '50 Disney cedette alle lusinghe della TV, che aveva sempre respinto, per finanziare quell'idea. Si mise di nuovo contro tutto e tutti per rischiare di buttare tutto all'aria. Roy non voleva, le banche non volevano. Ma lui voleva e niente poteva fermarlo. Nel 1955 aprì finalmente "Disneyland" ad Anaheim in California. La più grande fonte di guadagno degli studi fin dalla sua nascita. Disney era pazzo? Forse sì, ma alla fine aveva ragione lui.
    Il 1959 è l'anno de "La Bella Addormentata nel Bosco", un insieme fascinoso di elementi classici quali re, regine, principi, principesse, fate, streghe e draghi. Uno dei personaggi cattivi più affascinanti di tutta la storia Disney, un'entusiasmante sequenza finale, animazioni ormai perfette, ottimi momenti musicali tratti dichiaratamente da Tchaikowsky. Il più fiabesco dei film Disney fu..... un fiasco totale!!! Oggi è uno dei prodotti Disney più celebrati.
    Dopo il flop de "La Bella Addormentata", Disney ormai non seguiva più con troppa attenzione le produzioni animate, gli interessava di più occuparsi di Disneyland dato che non era mai terminata. Un film non si può toccare una volta uscito nelle sale, un parco, invece si lascia continuamente modificare, si possono aggiungere o togliere attrazioni in ogni momento. C'è sempre da fare.


    In questi anni Walt è finalmente ricco. Lui non aveva mai cercato la ricchezza, ma una oculata gestione dei guadagni del parco si tramutò in denaro sonante. L'azienda era libera dalle banche per la prima volta da anni. Il suo allontanamento a favore del parco non l'aveva fermata. Era il successo? No, era la sconfitta! Walt cominciava a credersi quasi di troppo. Lo Studio che aveva creato dal nulla con Ub e Roy non aveva più bisogno di lui. Il parco era il suo divertimento, ma il lavoro a cui aveva dedicato la vita era un altro. Gli Studi produssero film che a Walt non piacevano e che invece guadagnavano. Era inconcepibile. "La Carica dei 101" e "La Spada Nella Roccia" erano a detta di Walt solo abbozzi, i disegni erano troppo semplici, ma uscirono così. E piacquero. Walt sentiva il bisogno di dimostrare a chi aveva seguito i film degli esordi che lui era ancora Walt Disney, sentiva il bisogno di creare qualcosa che conquistasse le nuove generazioni.
    A quel tempo era in corso una lunga trattativa con Pamela Lyndon Travers, autrice di una serie di libri per l'infanzia con protagonista una tata volante.....Walt Disney si recò di persona dalla Travers per sbloccare le trattative. Ci riuscì. Questo successo lo rivitalizzò facendolo tornare quello di un tempo. Walt tornò a dirigere tutti gli stadi produttivi con un entusiasmo che non provava da anni. Mise parola sulla sceneggiatura, sul cast, sulle musiche, persino sugli arredamenti che sarebbero apparsi nel film. Stava nascendo "Mary Poppins", una cartolina del mondo di Walt.
    Fu Walt stesso a pretendere che la magica governante avesse il volto di Julie Andrews. La Andrews in un primo momento rifiutò preferendo il ruolo di Eliza Dolittle in "My Fair Lady". Il caso volle che quella parte venisse invece affidata, a sorpresa, a Audrey Hepburn. Julie Andrews divenne allora Mary Poppins. Secondo alcuni, in questo film c'è tanto di Disney, delle sue emozioni, dei suoi ricordi. Ma quello che interessa al pubblico dei fan di Walt è che "Mary Poppins" fu non solo un grande successo, ma il più grande successo che la Disney avesse mai conosciuto. Tutto quello che Disney intendeva dimostrare con questo film, lo dimostrò. Era sempre lui, era sempre grande. "Mary Poppins" uscì il 28 Ottobre 1964. L'anno seguente si mise in produzione un film d'animazione tratto dal romanzo di Rudyard Kipling "Il Libro della Giungla". Disney non lo seguì granchè, di nuovo tornò a pensare che il suo Studio, ormai, camminava da solo. Tornò all'idea dei parchi a tema pensando di crearne un secondo ad Orlando in Florida e ne pose in effetti le basi, ma il tempo stringeva. Nel 1965 si cominciò a lavorare al "Libro della Giungla" e al parco di "Walt Disney World". Disney presenziava ancora con piacere alle cerimonie che si organizzavano in suo onore, ma ormai erano per lui una fatica enorme. Il fisico era debilitato....Walt tornò a casa, ma a fine mese un grave malore lo riportò in ospedale. Dalla sua stanza poteva vedere gli edifici della "Walt Disney Production", il centro del suo impero. Roy Disney aveva dato disposizioni perché si lasciassero le luci accese di notte, così che Walt vedesse il simbolo di tutta la sua vita. Era il 15 Dicembre 1966 .. Si ricorda spesso il commento del governatore della California, il futuro presidente Ronald Reagan: "Da oggi il mondo è più povero".
    (disneyano.altervista.org)
     
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  2. gheagabry
     
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    Ranieri Polese racconta sulla Lettura, il domenicale del Corriere della Sera, la storia di Bambi, il cartone animato della Walt Disney uscito nei cinema americani esattamente 70 anni fa, il 13 agosto 1942.


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    WALT e BAMBI

    Forse i bambini di oggi non piangono più quando il colpo di fucile uccide la mamma di Bambi. Io mi ricordo che quando mi portarono a vedere il film —avrò avuto cinque anni — arrivato a quella scena, fui preso da un attacco di pianto che non smetteva più. Mi dovettero portare via dal cinema. La fine del film l’avrei vista da grande. Certo, i piccoli spettatori di oggi, abituati a consumare film sul televisore di casa e non immersi nella sala buia, sono molto meno esposti alle scariche emotive che i cartoni animati di Disney ci davano allora. Nemmeno la strega di Biancaneve fa più paura. Del resto, mostri, mutanti, vampiri fanno parte ormai del loro palinsesto quotidiano. L’aver smarrito però la percezione del lato oscuro, inquietante dei racconti di Disney forse è una grave perdita, una forma di anestesia che priva i più giovani di un importante rito di passaggio.

    Si aspettava molto, da Bambi, Walt Disney. Prima di tutto, un successo al botteghino che doveva risarcirlo delle delusioni che Pinocchio e Fantasia (tutti e due del 1940) gli avevano dato. Invece il successo non ci fu. Il film (il quinto lungometraggio a cartoni animati dopo Biancaneve del 1937), uscito nelle sale il 13 agosto 1942, non recuperò nemmeno i costi di produzione, aggiungendo nuovi dispiaceri a zio Walt, già infuriato perché l’esercito —l’America era in guerra da nove mesi — aveva requisito i suoi studios. Ma soprattutto era ancora irato per lo sciopero che nel 1941 aveva bloccato a lungo la lavorazione dei suoi film. Aveva reagito con il pugno di ferro, Disney, licenziando sindacalisti e scioperanti (fra loro c’erano alcuni dei migliori disegnatori della casa), poi però, anche su intervento del governo, aveva dovuto fare delle concessioni. Cosa che inasprì il suo viscerale anticomunismo, e che l’avrebbe portato a collaborare dopo la guerra con il Comitato contro le attività antiamericane (Huac), uno degli organi della caccia alle streghe.

    Intanto, già dal 1940 — lo racconta la biografia non autorizzata di Marc Eliot, Walt Disney. Il principe nero di Hollywood, tradotta anni fa da Bompiani — aveva preso contatto con J. Edgar Hoover dell’Fbi, a cui invierà regolarmente dettagliati rapporti sul «pericolo rosso» nella città del cinema. Un rapporto durato fino alla morte di Disney. In cambio, Hoover lo aiuterà nella ricerca della sua vera madre, un tema che ossessionava Walt da molti anni. Da quando cioè, ai tempi della Prima guerra mondiale, aveva scoperto uno strano certificato in cui la sua nascita era retrodatata di ben dieci anni. Un falso? E perché? Il sospetto su chi fossero veramente i suoi genitori non lo avrebbe più abbandonato. Ora l’Fbi gli offriva i mezzi per condurre le indagini. In Spagna, prima di tutto, già nel 1940 quando alcuni «men in black» vanno nel paesino di Mojacar, in Andalusia. Da lì sarebbe emigrata in America Isabel Zamora che, presumibilmente, era la donna che lo aveva messo al mondo. Forse era solo una leggenda, ma le indagini di agenti americani continuarono anche negli anni Cinquanta.

    Nato in questa cupa atmosfera di incubi personali e paranoie politiche, Bambi trasfigura la storia del tenero cerbiatto in un racconto scurissimo, carico di dolori, paure e sofferenze. E alcune pagine del film, le più drammatiche, restano fra le cose migliori prodotte da Disney. Il padre di Bambi, un magnifico cervo, è assente e incute paura; la madre invece è dolce e tenera. Così come sono buoni gli amici d’infanzia, il buffo leprotto Tamburino e la puzzola Fiore. Ma il paradiso infantile e la felicità durano poco, un brutto giorno arrivano i cacciatori. «Corri, Bambi, corri» gli grida la madre prima di essere colpita a morte.


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    Disperato, Bambi ritroverà il padre, e intraprenderà il faticoso cammino verso l’età adulta. Anche qui, come già in Biancaneve, al centro c’è sempre un orfano: Biancaneve perseguitata dalla perfidamatrigna, Bambi sperduto in un mondo dove la madre non c’è più. E in tutti e due i casi, il padre è lontano e non li protegge. L’orrore irrompe con la fucilata assassina che spezza il cuore di Bambi. Ma un altro rischio mortale l’attende, l’incendio del bosco (sempre per colpa dei cacciatori) che Disney filma come un incubo espressionista, con violenti contrasti fra rosso e nero. Poi, però, la vita riprende, Bambi cresce e incontrerà l’amore. Ma la ferita non si rimarginerà. Il cerbiatto crescendo ha imparato che ci sono nel mondo dei cattivi che gli hanno ucciso la madre e che vogliono distruggere anche la sua vita. Qualcuno li dovrà fermare.


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    Uscito in Europa dopo la Guerra, il film registrerà ottimi incassi, ma anche in America avrà successo quando sarà riproposto (canonicamente ogni sette anni, secondo la regola di casa Disney). Il risarcimento vero arriverà molto più tardi, quando — 2008 — sarà incluso fra i dieci migliori cartoni animati americani. Più di mezzo secolo dopo Bambi (Walt era morto nel 1966), la Disney produrrà Il re leone: ancora un orfano, ma stavolta a morire sarà il padre. Nulla da dire, invece, sul modesto Bambi II del 2006, un «midquel» che amplifica leziosi episodi e figure dell’infanzia del cerbiatto.

    All’origine del film c’era un libro, scritto dall’austriaco Felix Salten (il suo vero nome era Siegmund Salzmann, nato nel 1869 a Budapest), pubblicato nel 1923, tradotto in America già nel 1928 e subito segnalato dal Club del libro del mese. Visto il successo del libro, un agente della Metro Goldwyn Mayer aveva offerto mille dollari per i diritti cinematografici e Salten ingenuamente aveva firmato. La Mgm non ne farà nulla, Disney, che aveva amato moltissimo la storia del piccolo orfano (nel libro è un capriolo, nel film diventa un cervo), la ricomprerà. Critico teatrale e giornalista, amico di Schnitzler e di Karl Kraus (ma una sua stroncatura provocherà una drammatica rottura fra i due), Salten scrive per i cabaret viennesi ma il successo gli arriva con romanzi che hanno sempre come protagonisti degli animali (anche un cavallo lipizzano). Da due di questi romanzi Disney trarrà altri due film, non di animazione, uno su uno scoiattolo femmina, Perri (1957) e Geremia cane e spia (1959).

    Con l’ascesa del nazismo, in Germania i libri dell’ebreo Salten vengono proibiti, a cominciare da Bambi, nel 1936. Dopo l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, Salten si rifugia in Svizzera, a Zurigo, dove muore nel 1945. Fra le sue opere, oramai, si include anche un racconto erotico estremamente esplicito, Josefine Mutzenbacher. Storia di una prostituta viennese. Uscito anonimo nel 1906, a Vienna, era un libro da passarsi sottobanco, ma che tutti leggevano. Per molto tempo fu attribuito a Schnitzler, oggi tutti propendono per Salten, e l’idea che sia dello stesso autore di Bambi è diventato un argomento sfruttato da tutte le recenti ristampe.

    Ranieri Polese

     
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  3. gheagabry
     
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    "La storia del cinema è stata fatta ieri sera... Fantasia butta a mare le formule convenzionali e rivela la portata dei film per le escursioni immaginative... Fantasia... è semplicemente fantastico".
    (Bosley Crowther del New York Times)


    FANTASIA



    Titolo originale Fantasia
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione USA
    Anno 1940
    Durata 124 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1.37:1
    Genere animazione / fantastico / musicale
    Regia vedi il paragrafo Crediti
    Soggetto Joe Grant, Dick Huemer
    Sceneggiatura vedi il paragrafo Crediti
    Produttore Walt Disney
    Casa di produzione Walt Disney Productions

    Interpreti e personaggi

    Leopold Stokowski: sé stesso
    Deems Taylor: sé stesso
    James MacDonald: percussionista
    Paul J. Smith: violinista

    Doppiatori originali

    Corey Burton: Deems Taylor (versione 2000)
    Walt Disney: Topolino
    Julietta Novis: solista "Ave Maria"

    Episodi

    Toccata e fuga in Re minore
    Lo schiaccianoci
    L'apprendista stregone
    La sagra della primavera
    Intervallo/Incontra la Colonna Sonora
    Sinfonia n.6 ("Pastorale")
    Danza delle ore
    Una notte sul Monte Calvo e Ave Maria

    Premi

    NBR Award 1940: Migliori dieci film
    New York Film Critics Circle Awards 1940: Special Award a Walt Disney
    Oscar alla carriera 1942 a Leopold Stokowski (e suoi associati)
    Oscar alla carriera 1942 a Walt Disney, William E. Garity, J.N.A. Hawkins (RCA Manufacturing Co.)





    Un incontro tra due artisti generò un film originale e innovativo. Naturalmente un'opera d'arte. I due artisti sono Leopold Stokowsky e Walt Disney, il film è "Fantasia". Walt Disney, negli anni trenta, divenne amico di Leopold Stokowsky. Tra i due c'era una stima reciproca e nacque l'idea di lavorare insieme. Ma a che cosa?
    Si decise di creare uno short con protagonista Topolino. La creatura di Disney non avrebbe proferito parola e tutto il film sarebbe stato dominato dalla musica classica dell'orchestra sinfonica di Philadelphia diretta dal Maestro Stokowsky. Il brano musicale e la trama erano quelli de "L'Apprendista Stregone", musica di Paul Dukas".
    Non si badò a spese e presto fu chiaro che il cartoon non avrebbe mai ripagato i costi. Disney e Stokowsky non si fermarono, anzi! Seguirono la strada opposta: se uno short non poteva guadagnare così tanto, forse un lungometraggio avrebbe potuto.
    Si scelsero altri brani, il progetto iniziale si ampliò di volta in volta tanto che nessuno, prima della conta finale, si rese conto del mastodontico lavoro che servì alla sua realizzazione. Allora nessuno sapeva che "Fantasia" sarebbe diventato uno dei capolavori riconosciuti di Walt Disney. Walt aveva visto il suo stesso progetto cambiare tra le sue mani, lo short di Topolino era diventato un lungometraggio. Intravide nella sua stessa struttura una formula potenzialmente eterna. Il film che uscì nelle sale era una serie di sofisticati brani di animazione slegati l'uno dall'altro, questo avrebbe permesso di far tornare periodicamente "Fantasia" al cinema previa sostituzione di uno o più segmenti. Un film sempre nuovo e diverso, costruito di volta in volta seguendo i gusti del pubblico. Il relativo insuccesso alla prima uscita fece naufragare l'idea. Solo sessant'anni dopo, grazie a Roy Edward Disney, "Fantasia" ha avuto un seguito. Ma questa è un'altra storia.
    Sono sette i momenti del film. Otto i brani musicali (la chiusura di "Fantasia" unisce due opere). L'apertura spetta alla celeberrima "Toccata e fuga in Re minore" di Johann Sebastian Bach. Sullo schermo si muovono immagini astratte che creano suggestioni senza raccontare nessuna storia, senza nessun personaggio. L'arte nella sua forma più pura. Tanto in musica quanto nell'animazione. Segue la Suite da "Lo Schiaccianoci" di Peter Ilich Tchaikowsky. Sei momenti diversi, in alcuni casi davvero sublimi. Gli spiritelli che svegliano i fiori e portano le stagioni, la danza dei fiori, il balletto dei funghi, basterebbero da soli a giustificare la visione del film.
    Il terzo segmento è un simbolo del regno Disneyano: "L'Apprendista Stregone" di Paul Dukas con Topolino alle prese con la magia. La musica trascinante e l'animazione perfetta si supportano splendidamente a vicenda. L'immagine di Topolino col cappello blu a punta è leggendaria, le scope che camminano portando secchi d'acqua non lo sono meno. Il programma prosegue con musiche di Igor Stravinsky da "La Sagra della Primavera". L'inizio è molto lento. Gli artisti Disney hanno pensato di associarlo agli spazi dell'universo della notte dei tempi, prima che la Terra nascesse. Piano piano il pianeta prende forma, poi arriva la vita. La musica diventa imperiosa quando due dinosauri si affrontano. Grandiosa la sequenza del duello tra un Tirannosauro e uno Stegosauro. I primi dinosauri a colori della storia del cinema sono opera della Disney.
    Con la "Sinfonia Pastorale" di Ludwig Van Beethoven, Walt Disney ci porta alle falde del monte Olimpo, dove gli dei greci e le creature della mitologia vivono in tutta la loro poesia e il loro incanto. Un grande della musica classica incontra un grande dell'animazione. Splendido. Nel film è stato previsto anche un momento di divertimento puro nei toni parodistici del cartoon come nella musica divertente già di per sè. "La Danza Delle Ore" di Amilcare Ponchielli è l'occasione per dar vita ad un esilarante balletto di ippopotami, coccodrilli, struzzi ed elefanti. Tutti dotati di straordinaria grazia nei movimenti. E' possibile che un ippopotamo danzi sulle punte facendo innamorare un coccodrillo? Che domande! Certo che sì!
    Per chiudere il programma, Disney volle riprendere uno dei suoi temi più classici: lo scontro tra il bene e il male. Lo celebrò nel contrasto tra notte e giorno dove la notte è dominata da un gigantesco demone che si circonda di creature diaboliche e anime di defunti. La musica è l'emozionante "Una Notte sul Monte Calvo" di Modest Mussorgsky. Il bene arriva all'alba, quando le campane costringono le creature a tornare nell'ombra e l'orchestra esegue l'Ave Maria" di Franz Shubert. Sullo schermo un lunghissimo piano sequenza mostra in lontananza una processione di fedeli, poi ci porta nel bosco, dove gli altissimi alberi diventano spettacolari archi gotici.
    Celebrato, attaccato, osannato, criticato. "Fantasia" ha affrontato commenti di ogni tipo. Oggi è stabilmente dotato di una giusta aura di leggenda.

    ...recensione...



    "Coniugazione di immagini e musica", questo era il desiderio di Walt Disney: per la prima volta la musica non è creata come colonna sonora in funzione dell'immagine, ma è l'immagine che accompagna e completa la musica.
    Un esperimento pericoloso però per gli anni '40; la pellicola infatti avrebbe avuto un costo tutt'altro che contenuto, ma soprattutto l'unico modo per rendere a pieno l'anima del film era un impianto acustico che pochissimi cinema dell'epoca potevano vantare. Per l'uscita del film (13 novembre 1940) infatti in ogni sala appartenente al ridotto gruppo di cinema adibiti alla rappresentazione, vennero installate più di trenta casse acustiche, che circondavano gli spettatori seguendo un determinato disegno, andando a riprodurre per la prima volta un suono definibile "stereofonico". Walt Disney teneva molto all'opera realizzata, considerandola molto più importante di un semplice film d'animazione, e voleva che alle sue rappresentazioni tutti gli spettatori si presentassero vestiti al massimo dell'eleganza. Purtroppo però la Walt Disney non riuscì a salvarsi dall'imminente crisi finanziaria dovuta al così ristretto numero di sale cinematografiche in grado di adeguarsi alle potenzialità sonore del film; così nel 1941 venne incentivata la distribuzione del film grazie a una nuova versione avente un audio monofonico. Per oltre trent'anni il film ha subito numerosi tagli e modifiche, dovuti anche alla lunghezza dell'opera; i primi elogi che avevano accolto la pellicola vennero ben presto soppiantati dalle critiche più disparate, in particolar modo dagli amanti della musica classica.
    Una delle sequenze meno apprezzate rimaneva la rappresentazione "mitologica" della "Sinfonia n°6" di Beethoven, vista l'associazione dell'opera tedesca a un paesaggio mitologico greco. Fu persino necessario, viste le accuse di razzismo che si andavano sollevando, censurare uno dei personaggi metà donna di colore e metà asino. Rimane comunque indubbio che, come era volontà del suo creatore, "Fantasia" rimane un capolavoro artistico senza precedenti, in cui l'immaginazione degli animatori ha saputo esaltare con eleganza la bellezza di alcuni dei più famosi e storici brani della musica classica.
    Assistente indispensabile di Walt Disney nella creazione del film, fu il direttore d'orchestra Leopold Stokowski che svolse anche l'importante compito di registrare (gratuitamente) le musiche della pellicola in doppia bobina, dopo aver messo insieme un orchestra che poteva vantare molti dei migliori musicisti americani del momento.
    Inizialmente tutto naque da quella che poi diventerà la punta di diamante del film: "L'Apprendista stregone", ispirato dall'omonima composizione di Paul Dukas. Gli animatori crearono con una cura molto meticolosa questo corto, utilizzando nuove tecniche per l'animazione molto innovative per quegli anni (e quindi anche molto costose). Walt Disney lo considerava un omaggio al personaggio di Topolino, che stava lentamente perdendo l'affetto del pubblico, entusiasta del nuovo Paperino. Fu proprio la preparazione di questa sequenza animata a suggerire ai fratelli Disney la creazione di un opera composta da corti animati musicati, tra i quali collocare il piccolo apprendista stregone. Inizialmente come titolo di quest'opera era stato proposto "The Concert Feature", successivamente fu cambiato in "Fantasia".
    Non tutte le rappresentazioni della pellicola sono animate: il film si apre con una rappresentazione della "Toccata e fuga in re minore" di Bach in cui l'immagine gioca interamente su luci, ombre e colori, e con varie immagini dei compositori dell'orchestra intenti nell'esecuzione dell'opera. Ma rimangono forse la più affascinante e famosa idea di questa sequenza i giochi di luci creati dietro alla nera figura in controluce del direttore d'orchestra. Successivamente ci troviamo ad osservare fatine che danzano sulle note dello "Schiaccianoci" di Tchaikovsky offrendoci suggestive immagini dei cambi delle stagioni. La natura continua quindi le sue danze con fiori, funghi e "vanitosi" pesci che ci offrono un vero e proprio trionfo di colori. Di seguito i creatori di "Fantasia" decidono, ispirati dalle parole dello stesso Stravinskij, di raffigurare la "La Sagra della Primavera" con una lunga sequenza che ci ripropone la storia della Terra, partendo dalle origini primordiali, da quando questa era un pianeta inabitabile dominato da tempeste e eruzioni vulcaniche, alla comparsa delle prime forme di vita acquatiche, ai dinosauri e la loro estinzione (gli animatori ammisero seguentemente di aver commesso un errore nel rappresentare il Tyrannosaurus Rex con tre dita).
    Subito dopo assistiamo a una simpaticissima rappresentazione della colonna sonora (intesa umoristicamente proprio come "colonna"), presentata giustamente come la vera protagonista del film, in grado di riprodurre un infinito numero di svariati suoni e, in questo caso grazie agli animatori, di rappresentarli.
    La seguente famosa "Sinfonia n°6" di Beethoven è accompagnata dalle danze di numerose creature mitologiche, cavalli volanti, fauni, angioletti, centauri (il pubblico rimase non poco scandalizzato dalla nudità dei centauri femmine), e il dio Bacco; danze interrotte dalla furia di Zeus che si diverte dall'alto a incutere paura con i suoi fulmini. La "Danza delle ore" di Amilcare Ponchielli ci intrattiente quindi con un comico e frenetico balletto di elefanti, struzzi e dispettosi coccodrilli. Gli ultimi due episodi a cui assistiamo sono poi da considerarsi due capolavori difficili da descrivere a parole. "Una notte sul monte calvo" è una sequenza che rappresenta quello che è considerato il villain più riuscito di tutti i film disneyani, il demone Chernabog (gli animatori dissero di essersi ispirati per la caratterizzazione del personaggio all’attore Bela Lugosi). Di notte, dopo la scena visivamente riuscitissima del suo risveglio, egli dalla cima del suo monte su cui riposa, richiama a se gli spaventosi fantasmi del villaggio e del cimitero. Le macabre danze di questi spiriti vengono interrotte dai rintocchi di una campana che ci introduce l'ultimo episodio, raffigurante un tema nettamente opposto.
    La sequenza dell'"Ave Maria" di Franz Schubert è stata, a detta del suo stesso animatore, la più difficile da realizzare; un'intera parte di essa dovette essere cancellata e girata nuovamente. In questa lavorazione venne infatti utilizzata l'innovativa "camera multipiano". Per le complicazioni incontrate nella creazione dell'episodio sembra che esso, alla prima del film, venne consegnato a parte solo venti minuti prima della proiezione. L'opera Fantasia si chiude quindi sulle ultime note di questo brano, e con l'immagine dell'alba.(filmscoop, Amira)
     
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  4. gheagabry
     
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    Si narra che un dì l'Inghilterra fiorì di audaci cavalier;
    il buon re morì senza eredi e così agognaron tutti al poter.
    Soltanto un prodigio poté salvar
    il regno da guerre e distruzion:
    fu la spada nella roccia che un bel dì laggiù comparì.
    (voce narrante)

    LA SPADA NELLA ROCCIA


    Titolo originale The Sword in the Stone
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione USA
    Anno 1963
    Durata 79 min
    Genere animazione, avventura, commedia, fiabesco
    Regia Wolfgang Reitherman
    Soggetto T.H. White
    Sceneggiatura Bill Peet
    Produttore Walt Disney
    Casa di produzione Walt Disney Productions
    Distribuzione (Italia) Rank Film
    Art director Ken Anderson
    Character design Mit Kahl, Bill Peet
    Animatori Frank Thomas, Mit Kahl, Ollie Johnston, John Lounsbery, Hal King, Eric Larson, Eric Cleworth, John Sibley, Cliff Nordberg, Hal Ambro, Dick N. Lucas
    Montaggio Donald Halliday
    Effetti speciali Dan MacManus, Jack Boyd, Jack Buckley
    Musiche George Bruns
    Scenografia Don Griffith, Basil Davidovich, Vance Gerry,
    Sylvia Cobb, Dale Barnhart, Homer Jonas
    Sfondi Walt Peregoy, Bill Layne, Al Dempster,
    Anthony Rizzo, Ralph Hulett, Fil Mottola

    Doppiatori originali
    Sebastian Cabot: Sir Ettore, Narratore
    Karl Swenson: Merlino
    Rickie Sorensen: Artù / Semola
    Junius Matthews: Anacleto
    Ginny Tyler: Scoiattolina
    Martha Wentworth: Maga Magò, Scoiattolona
    Norman Alden: Sir Caio
    Alan Napier: Sir Pilade
    Richard Reitherman: Semola
    Robert Reitherman: Semola
    Barbara Jo Allen: Sguattera
    Fred Darian: Menestrello
    James MacDonald: Lupo
    Thurl Ravenscroft: Black Bart

    Doppiatori italiani
    Giorgio Capecchi: Sir Ettore
    Emilio Cigoli: Narratore
    Bruno Persa: Merlino
    Massimo Giuliani: Artù / Semola
    Lauro Gazzolo: Anacleto
    Lydia Simoneschi: Maga Magò
    Pino Locchi: Sir Caio
    Giovanni Saccenti: Sir Pilade
    Maria Saccenti: Sguattera
    Bruno Filippini: Menestrello


    La spada nella roccia (The Sword in the Stone) è un film del 1963 diretto da Wolfgang Reitherman. È un film d'animazione prodotto dalla Walt Disney Productions e uscito negli Stati Uniti il 25 dicembre 1963, distribuito dalla Buena Vista Distribution. Il 18° Classico Disney, fu l'ultimo ad uscire prima della morte di Walt Disney. Le canzoni del film sono scritte e composte dai fratelli Sherman, che in seguito scrissero musica per altri film Disney come Mary Poppins (1964), Il libro della giungla (1967) e Pomi d'ottone e manici di scopa (1971).
    Il film è basato sul romanzo omonimo di T. H. White, pubblicato la prima volta nel 1938 e ripubblicato nel 1958 come primo libro della tetralogia Re in eterno.

    "Mago Merlino: Anacleto... Anacleto... Dove, dove... Dove siamo?
    Anacleto: In una vecchia torre traballante del più pericolante
    vecchio castello dell'intera cristianità, ecco dove siamo!"

    TRAMA



    Artù è in questo film un ragazzino, nessuno immagina lontanamente quale sarà il suo destino, così il piccolo vive facendo lo sguattero nello sgangherato castello di Sir Ettore e di suo figlio Caio, che lo hanno ribattezzato, senza troppo rispetto, Semola. Non è vero però che proprio nessuno è in grado di vedere nel gracile ragazzino un grande sovrano, ci riesce infatti il buon Mago Merlino, abituato ai viaggi nel tempo, e che quindi conosce il futuro allo stesso modo del presente e del passato. Il mago è, nella versione disneyana, un simpatico ed arzillo vecchietto un po' svanito e sempre sul punto di far danni di ogni misura, il che lo rende il più simpatico personaggio della pellicola. Nella gara di simpatia corre contro il saggio gufo parlante Anacleto, suo compagno di battibecchi, e, strano a dirsi, con la strega cattiva, Maga Magò, raro caso di strega disneyana che anzichè far paura ai bambini, li diverte. "La Spada nella Roccia" inizia il suo racconto con la leggenda classica, quella del re d'Inghilterra che muore senza eredi e con la spada che appare magicamente per porre fine alle battaglie per il trono.
    Colui che riuscirà ad estrarre l'arma dall'incudine (e non dalla roccia, in realtà), sarà re per volere divino. Negli anni nessuno riesce. In un castello in rovina vive Sir Ettore, nobile decaduto che si prende "magnani-
    mamente" cura dell'orfano Semola. Il piccolo, in realtà, è trattato alla stregua di un servo. Durante una battuta di caccia al fianco di Caio, Semola finisce col perdersi nel bosco e qui trova ad aspettarlo il Mago Merlino. L'anziano uomo lo prende sotto la sua protezione e inizia ad insegnarli tutto il necessario per farne un sovrano. Per fare ciò si trasferisce al castello di Sir Ettore dove gli viene assegnata la stanza degli ospiti, ovvero la peggiore dell'intero edificio. Il massimo delle aspirazioni di Semola si risolve in una vita da scudiero, Merlino, però, cerca e trova in lui la tempra di un re. Non gli insegna a destreggiarsi con la spada, preferisce spiegargli le difficoltà che affronta uno scoiattolo nella foresta, un pesce nel'acqua, un uccellino nell'aria, e il modo migliore per capirlo e.. provare. Merlino, maestro di arti magiche, trasforma Semola a suo piacimento e lo mette davanti a situazioni più o meno rischiose, dalle quali c'è sempre da imparare. Il pericolo maggiore arriva quando il giovane arriva nella capanna di Maga Magò, strega che ha nella cattiveria la sua ragione di essere. Il suo obiettivo primario sembra essere contrastare Merlino e le sue teorie. Quando le capita tra le mani Semola, la sua intenzione è di distruggerlo. Quando il mago lo scopre ha inizio un duello di magia in cui la strega e Merlino cercano di annientarsi a vicenda a colpi di metamorfosi. Merlino ha la meglio, naturalmente. E la spada nella roccia? Semola la trova per caso, quando nei panni di scudiero del suo fratellastro Caio, ne perde l'arma e ne trova una sostitutiva davanti ad una chiesa. Si tratta di una vecchia spada abbandonata che giace infilata in un'incudine. Semola l'afferra e l'estrae senza fatica. L'Inghilterra ha un nuovo re! (http://disneyano.altervista.org/)

    Personaggi


    Artù (Arthur), soprannominato Semola (Wart), il figlio perduto di Uther Pendragon e Lady Igraine e il futuro Re Artù. Nell'edizione originale Artù venne doppiato da tre attori, il che porta a cambiamenti notevoli nella voce tra le scene. Inoltre, le tre voci hanno accenti di Brooklyn, nettamente in contrasto con l'impostazione inglese e gli accenti pronunciati da tutti gli altri.
    Mago Merlino, il leggendario mago che aiuta ed educa Re Artù. Venne animato da alcuni dei Nine Old Men, tra cui Milt Kahl, Frank Thomas, Ollie Johnston e John Lounsbery. Kahl disegnò il personaggio, affinando gli schizzi dello storyboard di Bill Peet. Merlino può essere riconosciuto dalla barba massiccia, che rimane incastrata nella maggior parte delle sue macchine, e dal paio di occhiali che indossa. E' il mago più potente del mondo.
    Maga Magò (Madame Mim), una strega nera e l'arcinemica di Merlino. Magò venne animata da due dei leggendari Nine Old Men, Milt Kahl (che disegnò il personaggio raffinando gli schizzi dello storyboard di Bill Peet) e Frank Thomas. Kahl animò la sua interazione iniziale con Semola, mentre Thomas curò la parte del suo duello di magia con Merlino.
    Anacleto (Archimedes), l'irascibile e permaloso ma allo stesso tempo geniale gufo domestico di Merlino, che ha la capacità di parlare ed è l'elemento comico del film. Anacleto accompagna Semola durante l'allenamento, ed è lui ad avvertire Merlino che Maga Magò ha rapito Semola. Anacleto rimane anche con Semola mentre Merlino è nel XX secolo.
    Sir Ettore (Sir Ector), il governatore del castello di re Uther Pendragon e il padre adottivo di Semola. Egli non crede nella magia finché Merlino non getta una bufera di neve sopra di lui, permettendo così al mago di educare Semola nel castello. Anche se vuole bene a Semola, Ettore spesso lo tratta duramente, non riuscendo a rendersi conto che egli possa essere il figlio di Uther.
    Sir Caio (Sir Kay), il fratello maggiore adottivo di Semola e il figlio naturale di Ettore. È incapace di giostrare e combattere con la spada. Come il padre, anche se vuole bene a Semola, spesso lo tratta con disprezzo.

    Artù:
    Sono in un tremendo pasticcio: sono re.
    Anacleto: Ha estratto la spada dalla roccia.
    Mago Merlino:
    Aha! Ma certo, certo! Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda.
    Artù: Tavola Rotonda?
    Mago Merlino: Perché, la preferisci quadrata forse?
    Artù: Oh no, rotonda mi sta bene.
    Mago Merlino:
    Aha, oh, ragazzo, ragazzo mio. Tu diventerai un eroe leggendario.
    Scriveranno libri su di te nei secoli a venire.
    E chissà, magari faranno anche un film su di te.
    Artù: Un film? E cos'è?
    Mago Merlino: Bè... è una specie di televisione... ma senza la pubblicità!


    ..recensione..


    La Spada nella Roccia è un film davvero povero a livello di tecnica e molto ripetitivo nella sua struttura. Eppure ha qualcosa, per ora chiamiamola “magia Disney”, che lo rende, nonostante tutto, memorabile, nonostante tutto godibilissimo, nonostante tutto uno dei Classici più amati di sempre. Dalla fiaba tradizionale europea di Aurora, più orientata ad un pubblico femminile, all’adattamento delle leggende del ciclo arturiano, più destinato ad un pubblico maschile, ma mantenendo intatto il nucleo leggero, avventuroso, universalmente godibile. La Spada nella roccia ha un preciso punto di riferimento nel romanzo omonimo del 1938 scritto da T.H. White, primo di una tetralogia nota come Re in eterno. Ovviamente il riferimento è sempre il mito di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, ma da una prospettiva più diversa, più incentrata sull’evoluzione del personaggio principale, sulla sua formazione piuttosto che sulle sue gesta e sul suo regno. Semola (Wart nella versione originale, in cui fu doppiato da ben tre diversi attori) è l’apprendista, ignaro del suo destino, mentre Merlino, che vede nel futuro, è il precettore. Tutta la parte centrale del film è divisa in tre rigidi segmenti, molto simili tra di loro nelle premesse, nello svolgimento e nei risultati. Semola viene trasformato in pesce, in scoiattolo, in uccello, e di volta in volta apprende una lezione, sfuggendo per un soffio alla morte. A seguirlo c’è Merlino, anche lui pronto a trasformarsi, ma anche l’aiutante Anacleto (Archimede in originale), il gufo cinico in superficie, ma in fondo dal cuore d’oro. Oltre a qualche ostacolo più concreto, come la perfida Maga Magò, Semola e Merlino si battono evidentemente contro lo scarso retaggio dal quale partono. Semola apparentemente è di umili origini, e certamente il suo fisico magrissimo lo penalizza. Il suo buon cuore, la sua natura sinceramente altruista lo riscatteranno, piuttosto che le sue azioni, e lo porteranno a realizzare il suo destino. Ecco, è abbastanza curioso notare come tutta la parte dell’insegnamento, che occupa la stragrande maggioranza del film, in conclusione non sia determinante per il riscatto finale. Le lezioni di Merlino serviranno per quando Semola sarà re, ma al momento non ne vediamo alcuna applicazione. Semola vince perché la spada lo riconosce come degno, ma questo lo era fin dal principio, era suo destino esserlo, stando a quanto dice Merlino fin dall’inizio. Ma forse si pretende un po’ troppo da un film che, in fondo, vuole solo raccontare una bella storia di riscatto – come Dumbo – e di formazione – come Bambi – non avvicinandosi a nessuno dei due, ma regalando dei bei personaggi. Ecco, proprio i personaggi sono l’elemento più riuscito del film. Il design è azzeccatissimo, i rapporti, i dialoghi e le caratterizzazioni sono tutti riusciti e memorabili, ogni personaggio, da Anacleto al quasi invisibile Sir Pilade che si reca in visita al castello, si ricorda ed è trattato con grande cura. E poi lo humour: La spada nella roccia è probabilmente il più divertente dei Classici, e la sua comicità è anche molto eterogenea. Spazia dai dialoghi surreali ai momenti più slapstick, come nel creativo duello tra Merlino e Maga Magò
    (https://quintaparete.wordpress.com)
     
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  5. gheagabry
     
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    I pesci non sono fatti per vivere rinchiusi.
    L'acquario ti cambia dentro.
    (Branchia)

    ALLA RICERCA DI NEMO


    Titolo originale Finding Nemo
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America
    Anno 2003
    Durata 100 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1,78:1
    Genere animazione, avventura, commedia
    Regia Andrew Stanton, Lee Unkrich
    Soggetto Andrew Stanton
    Sceneggiatura Andrew Stanton, Bob Peterson, David Reynolds
    Casa di produzione Pixar Animation Studios
    Distribuzione (Italia) Walt Disney Pictures
    Musiche Thomas Newman



    Doppiatori originali

    Albert Brooks: Marlin
    Ellen DeGeneres: Dory
    Alexander Gould: Nemo
    Willem Dafoe: Branchia
    Brad Garrett: Bombo
    Allison Janney: Diva
    Austin Pendleton: GluGlù
    Stephen Root: BloBlò
    Vicki Lewis: Deb e Flo
    Joe Ranft: Jacques
    Geoffrey Rush: Amilcare
    Andrew Stanton: Scorza
    Elizabeth Perkins: Coral
    Nicholas Bird: Guizzo
    Bob Peterson: maestro Ray
    Barry Humphries: Bruto
    Eric Bana: Randa
    Bruce Spence: Fiocco
    Bill Hunter: dentista
    LuLu Ebeling: Darla
    Jordan Ranft: Pulce
    Erica Beck: Perla
    Erik Per Sullivan: Varenne
    John Ratzenberger: Branco di pesci

    Premi
    2003 - African-American Film Critics Association
    Migliori dieci film
    2003 - Awards Circuit Community Awards
    Miglior film d'animazione
    2004 - Premio Oscar
    Miglior film d'animazione a Andrew Stanton
    2004 - Saturn Award
    Miglior film d'animazione
    Miglior attrice non protagonista a Ellen DeGeneres



    TRAMA


    Il piccolo Nemo, pesce pagliaccio curioso e intraprendente, viene catturato da un sub mentre il padre Marlin assiste impotente alla scena. Comincia cosÌ un viaggio tra mille pericoli per riuscire a ritrovare Nemo finito in un acquario di un dentista di Sidney. Quando i tentativi di ricerca del padre e di fuga del figlio sembrano risultare vani finalmente succede che...


    Marlin: Dory... se non era per te io non sarei mai arrivato fin qui... perciò grazie...
    Dory: Ehi aspetta un minuto! Ma dai aspetta! Dove vai?
    Marlin: È finita Dory, siamo arrivati tardi... Nemo non c'è più...
    e io me ne torno a casa...
    Dory: No! No no puoi... Fermati! Non te ne andare ti prego! Nessuno finora è rimasto così a lungo con me... e se tu te ne vai...
    Se tu te ne vai... Con te io mi ricordo le cose è vero! Sta' a sentire: P. Sherman, quarantadue... eh... quaranta... due... Ah! Me lo ricordo, lo giuro! È qui, lo so perché... perché quando ti vedo, lo sento... e quando... quando ti vedo... mi sento a casa. Ti prego... non voglio perdere tutto questo... non voglio dimenticare...
    Marlin: Mi dispiace, Dory... ma io sì...


    Personaggi



    Dell'oceano

    Marlin: È un pesce pagliaccio ed è padre di Nemo. Dopo avere perso la moglie e gli altri figli a causa dell'attacco di un barracuda è diventato iperprotettivo verso Nemo, talmente protettivo che non gli permette neanche di divertirsi, almeno finché suo figlio viene catturato da due subacquei e a lui tocca affrontare l'oceano per cercarlo. Alla fine si rende conto dei suoi sbagli nei confronti di Nemo e si scusa con lui, smettendo di essere un padre così ansioso.
    Coral: È una pesciolina pagliaccio, madre di Nemo e dolce moglie di Marlin. Verrà divorata insieme a quasi tutte le sue uova da un barracuda.
    Nemo: È un piccolo pesce pagliaccio, l'unico figlio rimasto di Marlin e Coral, curioso e pieno di vita. Durante un incidente Nemo viene catturato, suo padre lo cerca per tutto l'oceano e alla fine riesce a ricongiungersi con lui.
    Dory: È una pesciolina chirurgo simpatica, gentile e amante dei giochi. Si ritroverà coinvolta nell'avventura di Marlin e nel corso del film farà progressi con l'amnesia di cui soffre, motivo per cui non ricorda assolutamente niente di ciò che è successo anche poco prima. Alla fine del film viene riportata a casa da Bruto, Randa e Fiocco.
    Bruto: È un grande squalo bianco, leader di un trio di squali che vogliono diventare buoni e non mangiare più pesci, motivo per cui inizialmente appare gentile e amichevole. Tuttavia, dopo avere sentito odore di sangue, si dimenticherà tutto e cercherà di mangiare Marlin e Dory, ma alla fine del film tornerà ad essere uno squalo buono.
    Randa e Fiocco: Sono uno squalo martello e uno squalo Mako che, insieme a Bruto, sono degli squali che vogliono diventare vegetariani.
    Ray: È un Myliobatis aquila o chiamata aquila di mare e maestro di scuola di Nemo. È molto apprezzato dai suoi alunni e li porta spesso a fare delle gite per esplorare il mondo marino.
    Perla, Varenne e Pulce: sono rispettivamente un polpo dumbo, un cavalluccio marino e un pesce farfalla del tipo Forcipiger flavissimus, compagni di scuola e amici di Nemo.
    Bob, Ted e Phil: Sono i padri di Varenne, Perla e Pulce.
    Scorza: È una tartaruga che ha 150 anni ed è ancora un ragazzino. Trasporterà Marlin sul suo guscio e stringerà subito amicizia con lui.
    Guizzo: È il figlio di Scorza. Ama giocare a nascondino con i suoi amici e Dory. Alla fine del film si trasferisce nella barriera corallina, dove abita Nemo.
    Balenottera azzurra: È la balena che Marlin e Dory incontreranno dopo essere usciti dalla C.O.A. Sembrerà che li voglia mangiare in quanto li aspirerà nella sua bocca, ma invece li trasporterà a Sydney e li espellerà dallo sfiatatoio.
    Barracuda: È il pericoloso pesce che divorerà Coral e quasi tutte le sue uova.
    Melanoceto: Un feroce predatore abissale che tenterà di mangiare Marlin e Dory, ma alla fine sarà legato a una roccia con la maschera.
    Granchi: Appariranno verso la fine del film e li si vedrà intenti a mangiare bolle (e per poco anche Nemo) e a cacciare chiunque si avvicini alla loro zona.
    Pesci argentati: Sono simpatici pesci che si divertono con le imitazioni assumendo varie forme. Saranno loro a indirizzare Marlin e Dory verso la C.O.A.

    Dell'acquario

    Branchia: È un anziano idolo moresco, leader dei pesci dell'acquario e l'unico tra essi, oltre a Nemo, a venire dall'oceano e non da un negozio di pesci tropicali. Nel corso del film si affezionerà molto al nuovo arrivato, perché, come lui, ha una pinna atrofica (però Branchia se l'è rovinata cadendo sugli strumenti del dentista mentre cercava di saltare fuori dall'acquario).
    Bloblò: È un pesce chirurgo giallo fissato con le bolle.
    Diva: È una stella marina che sta sempre attaccata al vetro e tiene continuamente d'occhio il dentista.
    Bombo: È un pesce istrice ed è il più grosso pesce dell'acquario. Quando è spaventato o arrabbiato si gonfia come un pallone, e i suoi amici devono sgonfiarlo per evitare incidenti.
    Jacques: È un gambero pulitore che parla con un accento francese.
    Gluglù: È un gramma loreto con la fobia dei germi.
    Deb: È una pesciolina damigella un po' matta, in quanto è convinta che il suo riflesso sul vetro dell'acquario sia sua sorella gemella Flo.

    Altri

    Philip Sherman: È un dentista, proprietario dell'acquario in cui Nemo finisce. Nonostante sia l'inconsapevole "carceriere" dei suoi pesci ed uno degli antagonisti del film, come essere umano non è cattivo: cattura Nemo perché pensava che si fosse smarrito sulla barriera corallina e sarebbe morto, caccia via Amilcare per proteggere i pesci (in realtà il pellicano voleva prendere Nemo per ridarlo al padre), tira Nemo fuori dall'acquario per regalarlo a Darla, mentre Nemo sta dirigendosi verso la finestra per tuffarsi nell'oceano lo mette dentro una ciotola (pensando che stesse rotolando accidentalmente) e quando vede Branchia fuori dall'acquario lo rimette dentro (peccato che queste azioni, per quanto buone dal punto di vista umano, siano svantaggiose per i pesci e i loro piani).
    Darla Sherman: È l'antagonista principale del film, la nipotina del dentista, ragazzina nota perché quando riceve in regalo un pesce riesce sempre ad annientarlo in tempi molto rapidi.
    Amilcare: È un pellicano bruno molto amico dei pesci dell'acquario e grande appassionato di odontoiatria. Troverà Marlin e tenterà (inutilmente) di portarlo da Nemo.
    Geraldo: È un pellicano bruno, amico di Amilcare. Appare nel film quando tenta di ingoiare (rischiando di soffocare) Marlin e Dory appena arrivati a Sydney (e gli altri pellicani pensano che sia ubriaco).
    Gabbiani: vivono vicino ad Amilcare e Geraldo, e sono fissati a cercare di mangiare gli animali del mare: ogni volta che ne vedono uno iniziano tutti a urlare in coro "mio! mio! mio!", anche se poi nessuno di loro riesce mai a prendere niente.

    ..recensioni..
    Il film comincia con uno strappo: la pesciolina Coral viene fatta fuori da un tremendo barracuda. Dall'unico uova superstite nascerà Nemo, figlio senza madre; il traumatico addio gioca di anticipo rispetto alla disneyana madre di "Bambi" e il piccolo crescerà con un solo genitore, il generoso ma a tratti imbranato Marlin.
    Le acque del mare quasi costringono a perdersi - come soltanto certe distese desertiche in terra possono fare - e sono l'habitat naturale dove cercare. La ricerca del figlio perduto è ovviamente una lunga maratona di apprendimento: di cosa vuol dire essere padre, certo, ma forse Marlin pur inconsapevolmente, va di pari passo alla scoperta del proprio Io. Apprendendo man mano il senso di un rapporto filiale vissuto fino ad allora sulle circostanze di una tragica fatalità, il padre riesce forse a travalicare la linea che separa la giovane età con la maturità.
    Il percorso che intraprende il pesce pagliaccio - naturali e divertenti gli equivoci fondati sulle barzellette - avviene mediante tappe che imbastiscono una densa e incessante avventura multiforme/colore.
    A fare da (anti?)Virgilio di questo viaggio è la pesciolina Dory, straordinario personaggio che soffre di gravi perdite di memoria a breve termine: fragile e invadente, affettuosa e curiosa, questa pesciolina chirurgo rilancia ad ogni perdita di memoria l'essenza del viaggio e della ricerca, mettendo in discussione azioni e decisioni, non perdendo però mai di vista l'obiettivo di questo errare tra acque e terra (l'indirizzo da cercare incessantemente ribadito).
    Ogni tappa del film rappresenta un piccolo grande gioiello di creatività, tanto visiva quanto strutturale, con repentine diversificazioni dialettiche (dal citazionismo svelto all'introspezione sentimentale), ritmiche (dalla semi-immobilità dell'acquario in cui si ritrova Nemo alle indiavolate scorribande marine) e visive. Pur ormeggiando per tutta la durata verso una sarabanda fantastica, il fotorealismo delle profondità marine raggiunge vette inesplorate e sorprendenti.
    Sin dalla sua uscita "Alla ricerca di Nemo" ha ossessionato case di produzione animate sparse in più zone del mondo, incapaci però di inanellare un divertimento all'altezza ma anche, nonostante lo spettro tecnologico ingrandito di anno in anno, di imbastire un universo tanto sfaccettato quanto verosimile (valga per tutti la variazione del moto dei pesci da specie a specie).
    Rispetto a quelle del precedente capolavoro "Monsters & Co." è indubbio che le morali dell'opera - comunque inattaccabili - possiedono intuizioni meno folgoranti e che, dunque, l'occhio della Pixar sia più che in altre occasioni rivolto al pubblico dei più piccoli, ma il piacere del racconto non lascia attimi di tregua. A prevalere è il sodalizio e la solidarietà del mondo marino (perfino i pesci più aggressivi si redimono!) che, come è facile immaginare, riesce a sopraffare la malvagita - o meglio: l'ignoranza - di una umanità invisibile che poco si vede, facendo da cornice in un terra superficiale che, una volta tanto, merita di restare in disparte dietro la lavagna. Ripartendo da una generosa scuola subacquea, degli amici, da un padre, un figlio.
    (Diego Capuano,http://www.ondacinema.it/)

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  6. gheagabry
     
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    "Sono stanco e ho fame.
    Ho la coda gelata e il naso gelato,
    le orecchie gelate e i piedi gelati."


    LA CARICA DEI 101

    Titolo originale One Hundred and One Dalmatians
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione USA
    Anno 1961
    Durata 79 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1,37:1
    Genere animazione, avventura, commedia
    Regia Wolfgang Reitherman, Hamilton Luske, Clyde Geronimi
    Soggetto Dodie Smith
    Sceneggiatura Bill Peet
    Produttore Walt Disney
    Casa di produzione Walt Disney Productions
    Distribuzione (Italia) Rank Film
    Art director Ken Anderson
    Animatori Milt Kahl, Marc Davis, Ollie Johnston,
    Frank Thomas, John Lounsbery, Eric Larson
    Montaggio Donald Halliday, Roy M. Brewer Jr.
    Effetti speciali Ub Iwerks, Eustace Lycett, Jack Boyd,
    Ed Parks, Dan MacManus, Jack Buckley
    Musiche George Bruns
    Scenografia Basil Davidovich, McLaren Stewart, Vance Gerry,
    Joe Hale, Dale Barnhart, Ray Aragon, Sammie Lanham,
    Victor Haboush, Dick Ung, Homer Jonas, Al Zinnen
    Sfondi Al Dempster, Ralph Hulett, Anthony Rizzo, Bill Layne



    Doppiatori originali

    Rod Taylor: Pongo
    J. Pat O'Malley: Colonnello, Gaspare
    Betty Lou Gerson: Crudelia De Mon, Signorina Birdwell
    Martha Wentworth: Nilla, Regina, Lucy
    Ben Wright: Rudy (dialoghi)
    Cate Bauer: Peggy
    David Frankham: Sergente Tibs, Scottie
    Frederick Worlock: Orazio, Ispettore Craven
    Lisa Davis: Anita
    Tom Conway: Presentatore del quiz, Pastore
    Tudor Owen: Tony
    George Pelling: Danese
    Ramsay Hill: Annunciatore TV, Labrador
    Queenie Leonard: Principessa
    Marjorie Bennett: Duchessa
    Mickey Maga: Pizzi
    Barbara Beaird: Rolly
    Mimi Gibson: Lucky
    Sandra Abbott: Penny
    Thurl Ravenscroft: Capitano
    Bill Lee: Rudy (canto)
    Paul Wexler: Meccanico
    Barbara Luddy: Rover
    Dal McKennon: Cani
    Jeanne Bruns: Cantante

    La Carica dei 101” è il titolo del 17° classico animato Disney. Film uscito nel 1961 e tratto dal romanzo “I cento e uno dalmata” di Dodie Smith. l film alla sua uscita fu un enorme successo, guadagnando 14 milioni solo il primo anno di distribuzione e ancora oggi è considerato uno dei classici più famosi degli anni '60, ma anche della filmografia Disney in generale.

    In realtà la sua realizzazione fu molto travagliata in quanto opera successiva a "La bella addormentata nel bosco" che fu un insuccesso al botteghino, guadagnando molto meno di quanto era costato e portando Walt a dover risparmiare notevolmente nella realizzazione di questo nuovo film. Lo staff si ridusse ad un quinto e venne deciso di affidarsi a una nuova tecnologia, chiamata xerografia, che permetteva un inchiostratura automatica dei disegni dei personaggi in movimento (quelli che vengono sovrapposti ai fondali fissi) risparmiando in tempistiche e manodopera, abbattendo quindi i costi oltre a permettere la realizzazione di 101 cani a macchie, operazione lunghissima manualmente. Nonostante tutto questo, riuscì comunque bellissimo, senza risentire del tempo trascorso.
    Fu il primo film ambientato all'incirca nello stesso periodo di uscita dello stesso, quindi non nel passato o in epoche e periodo fantastici e indefiniti. I personaggi umani sono graficamente tra i più inventivi e spiritosi del cinema disneyano, dalla memorabile, rapace, eccessiva Crudelia ai due gaglioffi Gaspare e Orazio e a Rudy, eccentrico compositore. La lunga sequenza della fuga dei cuccioli sulla neve che ha il ritmo e i passaggi obbligati di un film bellico di evasione è il pezzo forte del film, ma vanno ricordati anche il tam tam canino e i momenti di satira televisiva.


    TRAMA



    Rudy Radcliff, giovane compositore di canzoni ancora alle prime armi, possiede un cane dalmata, Pongo, indubbiamente dotato di maggiore spirito d'iniziativa del suo padrone. Infatti, convinto che essere celibe non sia un vantaggio né per se e né per il suo proprietario, Pongo fa in modo che questi conosca Anita, una graziosa ragazza che possiede una cagnetta dalmata, Peggy, e l'incontro si risolve ben presto in un duplice matrimonio. La giovane sposa ha un'amica insopportabile ed invadente, Crudelia, che ha in mente un infame progetto: confezionarsi una pelliccia di cane dalmata. Quando Peggy dà alla luce una cucciolata, Crudelia chiede i piccoli a Rudy ed Anita ma se li vede rifiutare così, decisa ad averli lo stesso, li fa rapire da due loschi figuri. Quando le ricerche della polizia si dimostrano vane, Pongo ricorre all'aiuto dei suoi simili e grazie ad un efficace e velocissimo servizio di trasmissione delle notizie, la sua richiesta giunge ad un ben assortito trio di animali (un cane, un gatto ed un cavallo) che esplicano funzioni di polizia in un remoto angolo della campagna inglese.


    ".. il Sergente Tibbs (un gatto) e il Capitano (un cavallo):
    - "sembra un numero, 3 x 5 = 13"
    - "fa 15 signore"
    - "sì, 15 naturalmente"
    - "15 ciccioli macchiati rapiti"
    - "è meglio controllare, colonnello"
    - "due guaiti, un punto e una linea"
    - "allora cuccioli, signore!"


    ...personaggi...


    Pongo & Peggy
    I due amabili protagonisti del film rappre-
    sentano gli amici ideali. Pongo è un cane estre-
    mamente civilizzato e saggio, che ama prendersi cura del suo "cucciolo" Roger Radcliff. Tuttavia nulla potrà mai fermarlo quando incontra gli occhi dolci di Peggy, una cagnolina aristocratica e raffinata, che si rivela la sua partner ideale.
    Roger & Anita Radcliff
    Lo scapolo compiaciuto e la dolce ragazza della porta accanto avranno presto l'occasione di rompere il ghiaccio grazie ad una coppia di cani con le macchie! Anita è la donna ideale di Roger, un musicista sbadato e fantasioso. Insieme formano una perfetta coppia di umani!
    Nilla è la governante che si occupa della casa e si prende cura sia dei cani che dei loro padroni.
    Crudelia De Mon (Cruella De Vil), amica di Anita e mandante del rapimento dei cuccioli di cane dalmata. Amante delle pellicce, vuole farsene una con pelli maculate di cucciolo dalmata. Indimenticabile la sua aria da diva del passato, le sue pelliccie e la sigaretta fumata col bocchino, onnipresenti, col caratteristico alone di fumo verdastro che la circonda. Fantastico il suo modo di fare perfido, pazzo e spaventoso ma allo stesso tempo goffo; il suo disegno con zigomi appuntiti e corporatura scheletrica; i capelli metà bianchi e metà neri.
    Gaspare (Jasper) e Orazio (Horace) Badun, due fratelli criminali assoldati da Crudelia. Gaspare, il meno tonto del duo, è il capo mentre Orazio, grasso e lento, è il sottoposto. Ciò nonostante, in molti frangenti è il secondo ad avere delle intuizioni corrette, subito ridicolizzate da Gaspare come sciocchezze.
    I cuccioli
    Macchie, macchie, macchie e ancora macchie! 101 cuccioli bianchi pieni di bellissime macchie nere. Il tenero e pigro Rolly, il coraggioso Macchia, la dolce Penny, il teledipendente Lucky …i loro nomi caratterizzano il carattere di ognuno di questi cuccioli straordinari. E le loro diverse personalità arricchiscono l'avventura di questi piccoli cani che dovranno affrontare mille difficoltà per ritrovare la strada di casa!
    Colonnello (Colonel), un vecchio cane di campagna con un apparente passato di militare, affetto dagli acciacchi dell'età. Comanda il gruppo di animali (lui, il Sergente e il Capitano) che aiuta Pongo e Peggy nella loro missione.
    Sergente Tibs (Sergeant Tibs), un gatto facente parte del gruppo del Colonnello.
    Capitano (Captain), un cavallo anch'esso parte del gruppo del Colonnello.
    Danny, chiamato anche "Grande Danese", un cane che aiuta Pongo e Peggy a localizzare i cuccioli rapiti.

    ...recensioni...



    Novantanove dalmata in pericolo e una formidabile alleanza zoologica per salvarli, in uno dei più deliziosi classici Disney: divisa fra una Londra dal fascino ancora vittoriano e le luci soffuse della brughiera, La carica dei 101 è una divertente e freschissima avventura di solidarietà animale, in cui i quadrupedi sopperiscono con la collaborazione e l’iniziativa alla scarsa reattività dei padroni, inermi come il resto degli umani (tanto che i ruoli paiono ribaltati, e il cane Pongo giudica lo stile di vita del suo “bipede”, Rudy, con maggior consapevolezza di quanto non faccia Rudy stesso). Tutto questo in una storia priva di orpelli patetico-retorici, merito dell’ottimo lavoro dell’animatore/disegnatore/sceneggiatore Bill Peet che, a partire da un romanzo per bambini scritto da Dodie Smith, ha arricchito il film con simpatiche caratterizzazioni – ogni personaggio è riconoscibile per le sue peculiarità, nella grande tradizione della personality animation – con una solida struttura narrativa e con sequenze di pungente ironia (memorabile la fuga dei dalmata mentre la televisione trasmette What’s my crime?). Ma ad essersi impressa nell’immaginario collettivo è soprattutto lei, l’irresistibile e perfida Crudelia De Mon (Cruella De Vil, in originale), affermatasi ormai in quanto emblema dei “cattivi” Disney: pelliccia e bocchino, arie da gran diva decaduta, sembra nascere direttamente da un noir della Hollywood classica; una vera e propria Barbara Stanwyck a cartoon. E non a caso, La carica dei 101 è il primo film Disney collocabile in una dimensione concreta, contemporanea, in cui sono in gioco relazioni e sentimenti non idealizzati (o comunque meno astratti rispetto al passato).(Lorenzo Pedrazzi, www.spaziofilm.it/)

    Ne La carica dei 101 la prospettiva è ribaltata: sono i cani i veri padroni degli umani, e non il contrario. A partire dalla memorabile sequenza iniziale di Pongo alla finestra intento a osservare i passanti con al guinzaglio i propri amici a quattro zampe, ci si diverte con simpatia, ma allo stesso tempo la storia sviluppa con naturalezza elementi di suspense e mistero. Anita e Rudy flirtano come ancora non si era visto in un cartone Disney, le canzoni sono poche e contemporanee, tra cui spicca l’indimenticabile Crudelia De Mon, sviluppata su note blues.
    Ma il successo del film animato, che raccolse grandi consensi da pubblico e critica, è dovuto soprattutto alla sua iconica cattiva: l’eccentrica miliardaria e amante delle pellicce Crudelia De Mon. Spietata, eppure incredibilmente divertente, la sua è una figura immancabilmente presente nelle liste dei migliori cattivi cinematografici. Col viso dai tratti scheletrici, i capelli bicolor bianchi e neri, il lungo bocchino da cui escono spirali di fumo ‘avvelenato’, è la cattiva da film d’animazione perfetta: un concentrato di perfidia ma anche scatenatrice di risate, preannuncio di quella che sarà la “nuova” strada da allora intrapresa dai film d’animazione Disney, con buona pace di zio Walt. (GIORGIA LO IACONO, http://seesound.it/)


    CRUDELIA DE MON

    Crudelia De Mon
    Ha molto danaro
    ma non ha l'amor
    Al sol vederla
    muori d'apprension
    Crudelia, Crudelia
    De Mon
    Crudelia De Mon
    Farebbe paura persino a un leon
    E' più letale lei d'uno scorpion
    Crudelia, Crudelia
    De Mon
    Crudelia fa l'effetto di un demonio
    e dopo il primo istante di terror
    Ti senti in suo poter
    e tremi al sol veder
    gli occhi di felino predator
    Non può essere uman
    crudele vampir
    dovrebbe per sempre
    dal mondo sparir
    Che gioia allora che soddisfazion
    Crudelia
    Crudelia
    De Mon


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  7. gheagabry
     
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    "Cari bambini questa è una storia molto speciale.
    E’ una storia speciale perché ogni
    personaggio della storia ha la voce di uno strumento musicale ..."


    PIERINO E IL LUPO



    Compositore Sergej Prokof'ev
    Tipo di composizione fiaba musicale
    Numero d'opera op. 67
    Epoca di composizione Unione Sovietica 1936
    Organico
    voce recitante e orchestra



    Nel 1936 il Teatro Centrale dei Bambini di Mosca commissionò a Prokof'ev la stesura di una nuova opera musicale per bambini. Il compositore accettò, incuriosito dal particolare incarico e in soli quattro giorni completò il lavoro.
    Il debutto avvenne il 2 maggio 1936 con esito negativo. Prokof'ev non poteva prevedere l'enorme successo che avrebbe avuto, negli anni a seguire, la sua opera diventata un classico.

    Ogni personaggio della storia è rappresentato da uno strumenti musicale:
    Pierino è rappresentato dall'insieme d'archi dell'orchestra;
    l'uccellino dal flauto;
    l'anatra dall'oboe;
    il gatto dal clarinetto;
    il nonno dal fagotto;
    il lupo dai tre corni;
    i cacciatori dai legni e gli spari dei loro fucili dai timpani.

    TRAMA



    Pierino è un bambino vivace che conosce un uccellino, un'anatra ed un gatto quando ad un certo punto si aggira nei boschi un lupo feroce. Pierino decide di eliminare il lupo, ma il suo irritabile nonno gli impedisce di svolgere tale impresa perché la considera troppo pericolosa e, non venendo ascolto dal nipote, lo trascina nel giardino e chiude il cancello con un lucchetto per impedirgli di uscire. Da lì, Pierino vede l'anatra farsi una nuotatina e il gatto cercare di catturare il povero uccellino che si rifugia sui rami di un albero, ma in quel momento arriva il lupo che si aggira nei boschi, ed il gatto, impaurito, raggiunge l'uccellino sull'albero senza essere animato dalle precedenti intenzioni. L'anatra, presa dal panico, corre sulla riva del lago, ma viene mangiata dal lupo. Pierino assiste alla scena, mentre l'uccellino svolazza davanti al muso del lupo per distrarlo. Successivamente l'uccellino va ad avvertire dei cacciatori, dicendo loro che Pierino sta rischiando di venire mangiato dal lupo, ma il bambino nel frattempo prende e lega una robusta corda alla coda del lupo, e annoda l'altro capo ad un ramo dell'albero. Il lupo vomita l'anatra salvatasi dalla masticazione e in quel momento arrivano i cacciatori a suon di spari, ma Pierino fa notare loro che il lupo ormai è già stato sconfitto e tutti insieme rientrano in paese in un corteo trionfale.



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  8. gheagabry
     
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    Io so' Romeo... Er mejo der Colosseo


    GLI ARISTOGATTI



    Titolo originale The Aristocats
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione USA
    Anno 1970
    Durata 78 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1,37:1
    Genere animazione, avventura, commedia, musicale
    Regia Wolfgang Reitherman
    Soggetto Tom McGowan, Tom Rowe
    Sceneggiatura Larry Clemmons, Vance Gerry, Ken Anderson, Frank Thomas, Eric Cleworth, Julius Svendsen, Ralph Wright
    Produttore Wolfgang Reitherman, Winston Hibler
    Casa di produzione Walt Disney Productions
    Distribuzione (Italia) Cinema International Corporation
    Art director Ken Anderson
    Animatori Milt Kahl, Ollie Johnston, Frank Thomas, John Lounsbery, Hal King, Eric Larson, Eric Cleworth, Julius Svendsen, Fred Hellmich, Walt Stanchfield, Dave Michener
    Montaggio Tom Acosta
    Effetti speciali Dan MacManus, Dick N. Lucas
    Musiche George Bruns
    Tema musicale "The Aristocats" degli Sherman Brothers
    Sfondi Al Dempster, Bill Layne, Ralph Hulett
    Doppiatori originali
    Phil Harris: Romeo
    Eva Gabor: Duchessa
    Sterling Holloway: Groviera
    Scatman Crothers: Scat Cat
    Paul Winchell: Shun Gon
    Lord Tim Hudson: Hit Cat
    Vito Scotti: Peppo
    Thurl Ravenscroft: Billy Boss
    Dean Clark: Bizet
    Liz English: Minou
    Gary Dubin: Matisse
    Nancy Kulp: Frou-Frou
    Pat Buttram: Napoleone
    George Lindsey: Lafayette
    Monica Evans: Adelina Bla Bla
    Carole Shelley: Guendalina Bla Bla
    Charles Lane: George Hautecourt
    Hermione Baddeley: Adelaide Bonfamille
    Roddy Maude-Roxby: Edgar
    Bill Thompson: Zio Reginaldo


    TRAMA



    Madame Adelaide, una ricca attrice a riposo ormai sulla strada della vecchiaia, nomina eredi universali i suoi quattro gatti: Mamma Duchessa e i cuccioli Minou, Bizet e Matisse. Il maggiordomo Edgar, destinato a sua volta ad ereditare le intere sostanze alla morte dei gatti, e ansioso di mettere al piu' presto le mani sulle ricchezze della padrona, decide di sbarazzarsi degli incomodi concorrenti a quattro zampe. Condottili in una zona isolata di periferia, si accinge ad eliminarli, ma viene messo in fuga dall'intervento di due ferocissimi cani randagi. Rimasti soli, Mamma Duchessa e i suoi tre micetti si imbattono in Romeo, un gatto vagabondo dal cuore d'oro, il quale si impegna a ricondurli dalla loro padrona.

    ...personaggi...



    Duchessa (Duchess) - La gatta di Madame Adelaide e madre di tre cuccioli. Si innamora di Romeo ed è costretta a scegliere tra la sua vita a casa o una vita con Romeo.
    Romeo (Thomas O'Malley) - Un amichevole gatto randagio romano che trova Duchessa e i suoi gattini abbandonati in campagna e li aiuta, diventando una figura paterna per i gattini e innamorandosi di Duchessa. Nell'edizione originale il suo nome completo è Abraham de Lacy Giuseppe Casey Thomas O'Malley, ed è irlandese.
    Edgar - L'antagonista principale del film, maggiordomo di Madame Adelaide. Spera di sbarazzarsi dei gatti al fine di ereditare la fortuna di Adelaide. In qualche modo ha un senso di moralità, poiché sceglie di rapirli ed abbandonarli piuttosto che ucciderli.
    Matisse (Toulouse per Henri de Toulouse-Lautrec) - Il gattino più grande, aspira a incontrare un duro gatto randagio e adora Romeo come una figura paterna. A volte si comporta in modo molto rude, e spesso dà sui nervi a Minou e Bizet. La sua specialità è dipingere.
    Minou (Marie, per la regina Maria Antonietta di Francia) - La gattina di mezzo, non solo è molto prepotente, ma a volte crede anche che, essendo femmina, sia la migliore dei tre, pur essendo fisicamente più debole e soggetta ad incidenti. La sua specialità è il canto. Come Matisse, finisce con l'amare Romeo come un padre.
    Bizet (Berlioz) - Il gattino più giovane, è un po' timido e schivo. La sua specialità è suonare il pianoforte.
    Groviera (Roquefort) - Un topo e anche un amico dei gatti. Tenta di trovarli dopo che sono stati rapiti, ma senza successo.
    Scat Cat - Il migliore amico di Romeo e leader di una banda di gatti randagi jazzisti. Scat Cat suona la tromba.
    Shun Gon - Un gatto cinese nella banda di Scat Cat. Suona il pianoforte e una batteria fatta di pentole.
    Hit Cat - Un gatto inglese nella banda di Scat Cat. Suona la chitarra acustica.
    Peppo - Un gatto italiano nella banda di Scat Cat. Suona la fisarmonica.
    Billy Boss - Un gatto russo nella banda di Scat Cat. Suona il contrabbasso.
    Napoleone (Napoleon) - Un Bloodhound che vive in una fattoria e attacca Edgar quando lui varca i confini nella tenuta, inconsapevolmente salvando le vite di Duchessa e dei suoi gattini. Napoleone insiste, ogni volta che il suo compagno Lafayette dà un suggerimento, a dire che il capo è lui - poi procede ad adottare il suggerimento di Lafayette come suo.
    Lafayette - Un Basset Hound e compagno di Napoleone. A volte dimostra di essere più intelligente di Napoleone, nonostante Napoleone insista fermamente sul fatto che lui è il capo dei cani della fattoria.
    Madame Adelaide Bonfamille - Un'ex cantante lirica e padrona di Duchessa e i suoi gattini. Non ha parenti in vita e neanche conoscenti, per questo considera gli Aristogatti la sua famiglia.
    Georges Hautecourt - L'avvocato di Madame Bonfamille, un vecchio rimbambito ma vivace che nega la sua vecchiaia e addirittura si rifiuta di accettare l'offerta di Edgar di usare l'ascensore invece della lunga scalinata, con conseguente caos.
    Frou-Frou - La cavalla compagna di Groviera che svolge un ruolo nel sottomettere Edgar.
    Guendalina e Adelina Blabla (Abigail e Amelia Gobble) - Due oche gemelle che trovano i gatti e cercano di aiutarli a tornare a casa.
    Zio Reginaldo (Uncle Waldo) - L'ubriaco zio delle gemelle Guendalina e Adelina.

    ...recensione...



    Gli Aristogatti non è solo un racconto che si focalizza sulla differenza tra l’uomo e l’animale costruendo un villan crudele ma anche tanto buffo. È un omaggio al romanticismo italico, spesso grossolano ma incantevole che si riversa ne “er mejo del Colosseo”: Romeo, nome che farebbe anche pensare al personaggio shakespeariano. Poi c’è la magia francese e quella leggerezza ebbra che la Francia offre ai suoi visitatori. E ancora, c’è un omaggio all’arte e alla musica. Si pensi ai nomi dei tre micini: c’è Minou che potrebbe ricordare Marie-Noëlle Drouet, conosciuta come Minou Drouet che fu una poetessa, musicista e attrice. C’è Matisse, omonimo del grande pittore del XX secolo e poi Bizet come Georges Bizet, il compositore e musicista celebre per la Carmen. Ma, il punto nevralgico tutto è la musica, da quella classica e raffinata, tipica della Belle Epoque a quella più viscerale, più animosa e vibrante che è il jazz, improvvisazione musicale condita da diverse esperienze strumentali.
    A fare da contorno ai personaggi principali, quelli secondari sono unici e esilaranti: ci sono le oche Adelina e Guendalina Bla Bla e il loro beone zio Reginaldo, con il loro accento inglese, gli amici di Romeo, gli Scat Cat, frontman della band jazz composta da vagabondi provenienti da tutto il mondo, scanzonati e liberi. E ancora i due cani che danno del filo da torcere a Edgar, il segugio Napoleone, e il bassotto Lafayette. (Maria Giorgia Vitale, www.cinematographe.it/)


    [...]Il mio amore viscerale per "I Tre Caballeros" (uscito il 21 dicembre 1944 a Città del Messico e il 3 febbraio 1945 ufficialmente negli Stati Uniti) mette in ombra altre produzione meritevoli, questione di gusti, come al solito, e ho sempre pensato a "Gli Aristogatti" come alla versione gattara di quel capolavoro de "La Carica dei 101" (da non confondere con "La Caricarono in 101", please), film per molti versi straordinario, irripetibile, tuttavia mi pare un poco ingeneroso metterla in questi termini, poichè il film con i felini ha una sua identità e un valore che va oltre il mero ricalco di situazioni già accennate. Basterebbero la coppia Napoleone e LaFayette e il maggiordomo Edgar a garantire l'immortalità filmica al parto disneyano, con quell'inseguimento strepitoso piazzato subito dopo l'inizio della vicenda. Certo Madame Adelaide è roba da intossicazione alimentare, terribile, stucchevole, che ti viene voglia di dare fuoco al film, così come le due oche, impareggiabili rompicoglioni, ma nella totalità queste piccole cose si fanno perdonare, più o meno.
    Siamo ancora nel reame di Sua Maestà Wolfgang Reitherman, uno dei Nine Old Men, i grandi vecchi dell'animazione, e si vede, impossibile non ammirare la qualità dei disegni, la tecnica rivoluzionaria che ha dato ai film Disney quel gusto particolare e inimitabile che ancora oggi mi entusiasma più della computer grafica. Vabbè, de gustibus, comunque qui ci sta un bel però grande come una casa, perchè la scena con Scat Cat e i gli altri gatti che vanno via di jazz nella palazzina, precipitando di piano in piano è ancora materiale da mangiarsi, anzi pucciarsi nel latte diverse cosette propinateci dalla Pixar nell'ultimo lustro. Così come la battaglia finale con tutti gli animali che prendono a calci il povero Edgar, che, al contrario di Crudelia De Mon/De Vil, è personaggio sì "crudele", ma "comprensibile" e spassoso nella sua avidità.
    Romeo, Er Mejo del Colosseo, in lingua originale è un irlandese piacione con tanto di nome e cognome, Thomas O'Malley doppiato da Phil Harris, mentre dalle nostre parti il doppiaggio d'epoca è stato affidato al grande Renzo Montagnani, nostro eroe, anche se c'è chi suggerisce che in realtà sia il buon Riccardo Garrone a prestare la voce al gattone disegnato con il vecchio Clark Gable come modello. [...]
    (http://robydickfilms.blogspot.it/)


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    Non credo che vedrò mai
    una poesia bella come un albero.
    [..]
    Le poesie sono scritte dagli sciocchi come me,
    ma solo Dio può creare un albero.
    (Joyce Kilmer)


    LO SCRIGNO DELLE SETTE PERLE


    Titolo originale Melody Time
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione USA
    Anno 1948
    Durata 72 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1.37:1
    Genere animazione, musicale
    Regia Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske, Jack Kinney
    Soggetto Hardie Gramatky
    Sceneggiatura Winston Hibler, Erdman Penner, Harry Reeves, Homer Brightman, Ken Anderson, Ted Sears, Joe Rinaldi, Bill Cottrell, Art Scott, Jesse Marsh, Bob Moore, John Walbridge
    Produttore Walt Disney
    Casa di produzione Walt Disney Productions
    Distribuzione (Italia) RKO Radio Pictures
    Animatori Eric Larson, Ward Kimball, Milt Kahl, Ollie Johnston, John Lounsbery, Les Clark, Harvey Toombs, Marvin Woodward, Ed Aardal, Hal King, Cliff Nordberg, Don Lusk, John Sibley, Rudy Larriva, Ken O'Brien, Bob Cannon, Judge Whitaker, Hal Ambro
    Fotografia Winton C. Hoch
    Montaggio Donald Halliday, Thomas Scott
    Effetti speciali Jack Boyd, Ub Iwerk, Dan MacManus, Joshua Meador, George Rowley, Brad Case
    Musiche Eliot Daniel, Paul J. Smith
    Tema musicale "Melody Time"
    Scenografia Hugh Hennesy, Kendall O'Connor, Al Zinnen, Don Griffith, McLaren Stewart, Lance Nolley, Robert Cormack, Thor Putnam, Don DaGradi
    Sfondi Art Riley, Ralph Hulett, Merle Cox, Brice Mack, Ray Huffine, Dick Anthony



    Interpreti e personaggi

    Roy Rogers: Sé stesso
    Trigger: Sé stesso
    Freddy Martin: Sé stesso
    Ethel Smith: Sé stessa
    Bobby Driscoll: Sé stesso
    Luana Patten: Sé stessa
    Pat Brady: Sé stesso

    Doppiatori originali

    Dennis Day: Johnny Semedimela, Narratore di Johnny Semedimela
    The Andrews Sisters: Loro stesse
    Fred Waring and His Pennsylvanians: Loro stessi
    Frances Langford: Sé stessa
    Buddy Clark: Master of Ceremonies
    Bob Nolan: Sé stesso
    Sons of the Pioneers: Loro stessi
    The Dinning Sisters: Loro stesse
    Pinto Colvig: Aracuan
    Dallas McKennon: Angelo



    Premi

    Festival di Venezia 1948:
    Premio internazionale per il miglior film d'animazione



    Lo scrigno delle sette perle (Melody Time) è un film del 1948 diretto da Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Jack Kinney. È un film d'animazione prodotto da Walt Disney e distribuito nei cinema americani dalla RKO Radio Pictures il 27 maggio 1948.

    Lo scrigno delle sette perle ha sette episodi.

    Once Upon a Wintertime
    Frances Langford canta la canzone del titolo, che parla di due giovani e romantici amanti nel mese di dicembre. Il ragazzo si mette in mostra sul ghiaccio per la sua fidanzata, e si sfiora la tragedia. Come molti altri segmenti di questi film collettivi, Once Upon a Wintertime è stato poi pubblicato nei cinema statunitensi come un cortometraggio individuale.
    Bumble Boogie
    La battaglia surreale di un calabrone solitario che cerca di respingere una frenesia visiva e musicale. La musica di Freddy Martin e la sua orchestra, con Jack Fina al pianoforte, ed è una variazione swing-jazz del Volo del calabrone di Rimsky-Korsakov.
    Johnny Semedimela
    La rivisitazione della storia di John Chapman, che trascorse gran parte della sua vita vagando per l'America centro-occidentale - Illinois e Indiana-, ai tempi dei pionieri, e piantando alberi di mele, guadagnando così il suo famoso soprannome. Questo segmento venne distribuito indipendentemente negli Stati Uniti il 25 dicembre 1955.
    Little Toot
    La storia omonima di Hardie Gramatky, in cui il protagonista del titolo, un piccolo rimorchiatore, vuole essere proprio come suo padre Big Toot, ma non riesce a stare fuori dai guai.
    Trees
    La recitazione del famoso poema di Joyce Kilmer eseguita da Fred Waring and the Pennsylvanians con l'impostazione lirica vista attraverso le stagioni.
    Tutta colpa della samba
    Paperino e José Carioca incontrano l'uccello Aracuan, che li introduce ai piaceri della samba. La musica di accompagnamento è la polka del 1914 Apanhei-te, Cavaquinho di Ernesto Nazareth, dotata di testi in inglese. Cantano le Dinning Sisters, mentre l'organista Ethel Smith suona l'organo.
    Pecos Bill
    Il segmento finale del film parla del famoso eroe del Texas, allevato dai coyote, il più grande e miglior cowboy che sia mai vissuto. Raffigura anche il suo cavallo Sputafuoco, e racconta di come Pecos venne riportato sulla terra da una donna di nome Sue.

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