NUOVA ZELANDA

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  1. gheagabry
     
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    NUOVA ZELANDA


    La Nuova Zelanda (in maori Aotearoa) è uno stato insulare dell'Oceania posto nell'oceano Pacifico meridionale. Lo Stato è formato da due isole principali: l'Isola del Nord e l'Isola del Sud e da numerose isole minori come l'isola di Stewart e le isole Chatham. Il mar di Tasman la separa dall'Australia situata circa 2000 km a nord-ovest.
    Aotearoa è l'antico nome dato dal popolo Maori, all'odierna terra della Nuova Zelanda. Ci sono varie traduzioni sul nome originale ma quello più comunemente usato è "Land of Long White Cloud" (Ao: cloud; Tea: white; Roa: long), che significa "Terra dalla lunga nuvola bianca".
    Se si guarda un mappamondo ci si accorge che è situata più o meno nella stessa posizione dell’Italia. Dall’altra parte del mondo, però, nell’emisfero nuztrale, a latitudini e longitudini opposte. Come l’Italia, ha montagne chiamate Alpi, un clima temperato e una forma lunga e stretta da stivale, sebbene capovolto. Ma è un’isola, anzi due isole.
    Il carattere multietnico della società neozelandese sembra rispecchiare la molteplicità e varietà dei paesaggi naturali di questa terra dove si susseguono valli glaciali, cime innevate, laghi alpini e foreste pluviali, sterminate praterie, vulcani spenti e attivi, geysers ribollenti, campagne e pascoli da vecchia Inghilterra, torrenti burrascosi, placide baie in cui incrociano imponenti capodogli, fiordi profondi dal clima temperato ed anche città modernissime e cosmopolite dalle abitudini di vita fortemente anglosassoni. I neozelandesi sono tra le comunità più attente alla protezione dell’ambiente, la natura è amata e vissuta quotidianamente.
    L‘Isola del Nord è depositaria della storia e della cultura del Paese, sia dei maori che degli europei arrivati più tardi, ed ospita i 3/4 di quasi quattro milioni di neozelandesi, insieme alle citta‘ piu‘ importanti e popolose. L‘Isola del Sud ha una natura più selvaggia di quella del Nord ed è caratterizzata dai picchi innevati della grande catena delle Alpi meridionali, autentica spina dorsale che si estende fino ai margini della zona antartica. Terra di montagne, come il Monte Cook (3764 metri) terra di fiordi e di ghiacciai, laghi ed isole.

    ....storia.....


    La Nuova Zelanda è più grande del Regno Unito, ma è popolata solo da quattro milioni di abitanti. Prima che i Britannici decidessero di farne il loro giardino di campagna lontano dallo smog, quelle isole erano abitate dai Maori che avevano dato a quel posto il nome di Aotearoa, "la terra della lunga nuvola bianca". La storia dei Maori risale forse a più di cinquantamila anni fa, quando si dice che fossero emigrati dalla regione settentrionale dell'Himalaya e, dopo aver attraversato la Cina meridionale e il Pacifico, fossero giunti infine, intorno al tredicesimo secolo A.D., in questa terra meridionale. I Maori furono scoraggiati dai colonialisti dal praticare la propria religione e la propria cultura. Molti furono costretti ad imparare l'inglese e a studiare la Bibbia. I Maori, popolo di guerrieri, non tollerarono questa ingerenza. Resistettero e combatterono duramente vincendo più di una battaglia. E, a differenza di molti altri posti nel mondo dove i colonialisti assunsero il controllo e s'impossessarono di tutto, i Maori non persero mai il loro orgoglio e la loro dignità. Col passare del tempo, altri gruppi d'immigranti giunsero in Nuova Zelanda da molti paesi, come piccole onde sulla riva del mare. Dall'India, i primi colonizzatori furono i Gujarati, che si dedicarono soprattutto all'agricoltura. Dopo il colpo di Stato nelle Fiji nel 1987, da queste isole arrivarono migliaia d'Indiani, seguiti da abitanti dello Sri Lanka, del Sud Africa, del Bengala e più recentemente da componenti della classe accademica provenienti da Mumbai e dall'India del sud. Gli Indiani ora costituiscono il due per cento della popolazione.

    "La terra della lunga nuvola bianca", con questa espressione a meta' strada tra lo slancio poetico e l' osservazione meteorologica, i navigatori maori battezzarono quella che poi sarebbe stata conosciuta come Nuova Zelanda. L'avvistarono dopo almeno quattromila chilometri di navigazione nell' Oceano Pacifico e sulle grandi canoe (lunghe anche 30 metri e sulle quali potevano viaggiare fino a 200 persone) dovette essere un momento di festa per tutti. Erano partiti dalla mitica Hawaiki (forse una delle Isole della Societa / Tahiti) portandosi dietro acqua e cibo sufficienti per settimane di navigazione, e piante e animali da far crescere nella nuova patria. Era un anno attorno al 900 della nostra era e con la scoperta delle due grandi isole neozelandesi si delimitava il "triangolo polinesiano", sui cui vertici sono le Hawaii a nord, l'Isola di Pasqua a est e la Nuova Zelanda a sud. Da alcune migliaia di anni i polinesiani migravano da un' isola all' altra quando la popolazione cresceva troppo e cosi' , isola dopo isola - a partire dal sud - est asiatico -, tutto il Pacifico era stato esplorato e popolato con un' impresa marinara che non avrebbe avuto uguali nella storia dell' uomo...Per i polinesiani, in genere e i Maori in particolare, la canoa era tutto e su di essa si rifletteva anche il loro mondo spirituale. Dopo l' arrivo in Nuova Zelanda le canoe a doppio scafo, piu' adatte alle lunghe traversate oceaniche, vennero in parte sostituite dalle possenti canoe monoxile (scavate in un unico tronco d' albero). Ogni canoa aveva un nome e nella stessa struttura dell' imbarcazione il Maori riconosceva l' antenato del proprio clan: la chiglia era la spina dorsale, le strutture che rinforzavano le fiancate erano le costole e sulla prua viveva uno spirito che guidava la barca nel difficile regno di Tangaroa, il dio del mare. Recenti studi hanno dimostrato che il vocabolario navale dei Maori era gia' formato presso le popolazioni del Pacifico (i Lapita) almeno dal 1500 avanti Cristo. Non dovette essere facile abituarsi alla nuova patria. Il clima era piu' freddo, piu' piovoso e l'ambiente del tutto diverso da quello lasciato.
    Nelle vaste foreste crescevano piante sconosciute: felci arboree (alte anche 25 metri) e l'immenso albero kauri (altrettanto alto e con una circonferenza fino a 16 metri), che subito venne sfruttato per costruire le canoe monoxile. E c'erano anche animali che non avevano mai visto l' uomo: un uccello non volatore alto fino a tre metri che i Maori chiamarono Moa (gallina) e che si estinse a causa della caccia e il piccolo Kiwi, un timidissimo uccello dalle abitudini notturne, lungo una sessantina di centimetri, che in millenni di evoluzione aveva perduto le ali, ormai ridotte a due moncherini nascosti tra il piumaggio. Oggi, sebbene sia il simbolo nazionale e abbia dato il nome sia all' omonimo frutto sia ai neozelandesi bianchi, il Kiwi ha vita difficile a causa della presenza di animali carnivori introdotti dagli europei.....Nel 1642 l'isolamento della Nuova Zelanda venne spezzato per sempre. All'orizzonte apparvero le navi dell' olandese Abel J. Tasman che tento' di sbarcare su quella che credeva fosse la mitica "Terra australis", il continente che secondo i geografi dell' epoca doveva esistere in pieno Oceano Pacifico a far da contrappeso alla gran massa di terre emerse dell' altro emisfero; ma la reazione dei Maori fu violenta e 5 marinai rimasero uccisi negli scontri. Poi fu la volta di James Cook che nell'ottobre del 1769 si difese a fucilate dai soliti assalti maori e prosegui' la navigazione lungo le coste, ma dopo alcune settimane si ritrovo' al punto di partenza dimostrando cosi' che la Nuova Zelanda era formata da due grandi isole separate da uno stretto che oggi porta il suo nome. Proprio in quelle acque vive l'inafferrabile calamaro gigante. Nel 1840, infine, la Gran Bretagna stipulo' coi capi Maori il Trattato di Waitangi (tutt'ora oggetto di controversie) che stimolo' l'immigrazione britannica.

    Oltre per la particolare bellicosita' , i Maori stupirono gli europei per i loro tatuaggi, soprattutto quelli del volto. Il complesso disegno facciale era per i Maori una vera e propria carta di identita' . Ogni segno indicava qualcosa: nome dell' individuo, antenati, ruolo sociale, ecc. Poiche' i Maori conservavano le teste essiccate dei loro capi, i navigatori europei comminciarono ad aquistarele come curiosita' esotiche (una testa = un moschetto) e quando le teste disponibili finirono i Maori presero a tatuare i loro prigionieri per poi decapitarli e vendere le teste "false" agli europei. Per questo ci sono ora nei musei teste con tatuaggi privi di senso. Oggi la bella avventura di Luna Rossa ha riportato alla ribalta questo mondo per noi lontanissimo (esattamente agli antipodi) e la sua breve storia ci avverte che abbiamo a che fare con persone - Maori o Kiwi che siano - che il mare e la sfida li hanno nelle vene. (Viviano Domenici, Corriere della sera)

    ....Passeggiata neozelandese.....


    Scendere non sembra difficile. Ci sono dune a perdita d’occhio che digradano fino alla spiaggia con qualche ciuffo di vegetazione qua e là. C’è l’Oceano Pacifico davanti alla riva. La spiaggia mi sembra infinita, un concetto inesprimibile. Macchie marroni distese sulla sabbia (mi accorgerò solo dopo che si tratta di leoni marini)...Scruto la spiaggia. Sono a Dunedin, nella penisola di Otago, sull’Isola del Sud. È l’otto dicembre, e qui dovrebbe essere estate. Invece no, quantomeno non oggi. Il tempo è meravigliosamente grigio, fresco, con le nuvole che pesano, con il cielo che sembra quasi volersi poggiare sulla testa della gente per quanto è gravido.....A me piace il cielo plumbeo. Mi piace quella sorta di mistero che lascia intravedere e che suggerisce l’urgenza di qualcosa, ma soprattutto mi piace tutta la luce che sembra voler esplodere tra una nuvola e l’altra, perforando quelle forme gonfie di ogni tonalità di grigio. E mi piace ciò che si apre dentro di me sotto quel cielo: flussi di parole, di pensieri, un magma di creatività e di vita. Tanto fuoco, tanto rosso che viene voglia di affondarci le mani e di immergercisi completamente per assorbire la vita e dimenticare la paura del vuoto, del non essere......Voglio arrivare in fondo, mettermi al centro di quella spiaggia infinita, rovesciare la testa all’indietro, guardare davanti a me e sentirmi davanti all’Oceano, sola, a pochi metri dai leoni marini. Voglio diventare un’altra, una diversa versione di me che rimarrà per sempre qui. Voglio pensarmi in questo diamante quando mi servirà, quando mi sentirò sprofondare. Prima di arrivare alle dune che scendono verso il mare c’è un sentiero di pietra: è strettissimo, scivoloso, in alcuni punti formato da scalini di pietra.....Quando il sentiero termina, le dune alte e morbide sembrano un deserto. Anche le piccole onde che il vento modella sulla sabbia mi fanno sobbalzare. C’è sabbia a perdita d’occhio. Eppure da dove mi trovo io sembra che i passi da fare per arrivare alla spiaggia siano pochissimi.
    Sento una goccia sui capelli, compaiono macchioline scure sulla sabbia. Vedo l’Irlanda ovunque. Anche qui, dall’altra parte del mondo, tra l’Australia e la Polinesia Francese. Sono dall’altra parte del mondo, io. Dodici ore di fuso orario. A venticinque ore di volo dall’Italia. Dall’altra parte del mondo. In una terra, fino ad allora, solo sognata. Sapevo che c’era perché la vedevo sulla carta geografica. Ma lo stupore con cui ho aperto gli occhi sulla sua gente, sulle città, sulla sua vita è stato simile a quello di un bambino che per la prima volta dà i nomi alle cose, e capisce che il piano orizzontale quadrato o tondo sorretto da tre o quattro gambe si chiama tavolo. Sto vivendo dall’altra parte del mondo. Nel posto più lontano dall’Italia dopo la Polinesia Francese. I neozelandesi definiscono ironicamente la loro terra "downunder". Le dune non sono poi così basse e i passi, quindi, non sono pochi. I miei piedi affondano nella sabbia.....Davanti all’Oceano esplodo...Quel che è rimasto di me, e che non è più corpo, si avvicina alla riva, cammina nell’acqua. Quel che è rimasto di me è la volontà, e la volontà mi impone di bagnarmi nell’Oceano. Mi chino, e il mio non-corpo accarezza l’acqua dell’altra parte del mondo....Rimango lì, a tuffarmi nel silenzio. Sempre sola. - Perché in Nuova Zelanda vivono quattro milioni di persone e due terzi sono nell’Isola del Nord, che è la metà dell’Isola del Sud, più selvaggia e di una bellezza più feroce. La superficie della Nuova Zelanda ha un’estensione quasi pari a quella dell’Italia.- È una solitudine che mi crea e mi ricrea, perché di secondo in secondo sento tornare la mia fisicità, mi accorgo di avere i piedi bagnati e i capelli pieni di sabbia. Mi accorgo di star guardando l’Oceano e la spiaggia. Alla mia sinistra vedo un leone marino addormentato. Accanto a lui, alghe enormi, che sembrano fruste di gomma, lunghissime. Qui tutto è più grande, tutto è decuplicato, anche la solitudine. Solitidune. Solite dune. Mi volto di scatto: due surfisti stanno per buttarsi tra le onde. Corrono verso l’Oceano. Non sono più sola e quindi è arrivato il momento di andarmene.... Ma prima del sentiero quel che mi trovo davanti è un muro di sabbia. Verticale. Perpendicolare alla spiaggia. Sarà alto circa venti metri, se non di più....uardo freneticamente a destra e sinistra, e dietro di me, e d’un tratto quella solitudine mi sembra fittissima..Non so se fatico di più a ignorarla o ad arrampicarmi. Perché è questo che sto facendo: mi arrampico, carponi, e a ogni movimento so già che sprofonderò un poco. Mi allungo e scivolo. Mi allungo e scivolo. Ma riesco comunque a conquistare qualche metro. Non guardare in alto. Non guardare quanto manca....Piuttosto, guarda dietro di te. Se guardi quanta strada hai fatto capirai anche quanta te ne manca. Mi volto e la spiaggia senza fine e l’Oceano sono lontanissimi, in basso. Stento a credere di esser già riuscita a salire così in alto, di essere arrivata a questo dislivello...Comincio a salire i gradini scivolosi e lucidi di pioggia.....Arrivata in cima mi volto. I leoni marini sono tornati a essere informi macchie scure, i surfisti sono due puntini che si muovono al largo. La spiaggia però sembra ancora sconfinata, anche da qui. Ma il muro di sabbia non si vede. Da quest’altezza ci sono solo dune morbidamente confuse una nell’altra, dolci, inoffensive. Il muro di sabbia scompare sotto il sentiero.....Piove ancora. Amo questo cielo forato di luce.
    Mi fermo un attimo a guardarlo, con la testa rovesciata all’indietro. Mi volto di scatto come se avessi sentito gridare il mio nome e sopra all’Oceano vedo – inconfondibili – i miei occhi che fluttuano sorridenti sopra la spiaggia.
    (Gaja il Ven, 09/03/2007)
     
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  2. gheagabry
     
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    La nebbia a Auckland, in Nuova Zelanda.
    (Phil Walter/Getty Images)

     
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  3. gheagabry
     
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    Le grotte di WAITOMO



    Nell’Isola del Nord, c’è un ampio sistema di grotte visitabili chiamate Waitomo Caves. Queste grotte sono particolarmente famose per essere l’habitat naturale di una specie endemica di insetti che si trova solo da queste parti: l’Arachnocampa luminosa. Questi moscerini allo stadio larvale emettono una bioluminescenza (simile, per intenderci, a quella delle lucciole) per catturare le loro prede. E la caverna è popolata di questi insetti. Tutta la grotta è illuminata dalla luce naturale di queste piccole larve, che tutte insieme conferiscono all’ambiente un’atmosfera suggestiva e spettrale.

     
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2 replies since 12/4/2012, 17:54   753 views
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