AFTERHOURS ...x...

biografia, discografia, new, foto, ecc...

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  1. tomiva57
     
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    afterhours



    Manuel Agnelli



    Manuel Agnelli (Milano, 13 marzo 1966) è un musicista e scrittore italiano.
    È membro fondatore e leader del gruppo di rock alternativo Afterhours. Ha collaborato, in veste di produttore artistico anche con Cristina Donà, Marco Parente, Moltheni, Mina, Patty Pravo e Verdena. Nel 2009 è premiato come miglior produttore dell'anno dal Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti) per il progetto Il paese è reale, che ha riunito 19 tra i migliori artisti indipendenti e che ha portato all'attenzione del grande pubblico sanremese la scena indie italiana.
    Tra le cover del gruppo ritroviamo alcuni brani celebri di Bruce Springsteen, John Lennon, Lou Reed, Nirvana, Ivano Fossati, Fabrizio De André e Rino Gaetano.
    Agnelli inoltre è ideatore ed organizzatore principale del Tora! Tora! Festival. Nel 2000 ha pubblicato un libro di racconti, dal titolo Il meraviglioso tubetto. Nel 2008 esce il loro ultimo album dal titolo "I milanesi ammazzano il sabato", raccolta di brani che si accostano al settore cinematografico.
    Il 17/04/2012 è attesto il nuovo disco degli afterhours "Padania" anticipato dal singolo "la tempesta è in arrivo" utilizzato anche per i titoli di testa della mini seria "Faccia d'angelo" in onda sulle reti Sky.

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    da: wikipedia


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    Xabier Iriondo


    Da Wikipedia


    Xabier Iriondo (Milano, febbraio 1971) è un chitarrista italiano.
    Nasce nel quartiere Isola a Milano nel 1971, da padre basco e madre italiana.
    All'età di 17 anni inizia a suonare la chitarra da autodidatta. Questa passione per le corde lo accompagna tuttora.
    Tra il 1992 ed il 2001 collabora alla realizzazione di 5 album e centinaia di concerti con l'alternative rock band Afterhours, 3 album con la indie/rock band Six Minute War Madness e 3 album + 2 miniCD con il progetto A Short Apnea.
    Nel 2005 apre a Milano "Soundmetak", un negozio/laboratorio dove vende strumenti musicali particolari ed organizza performance musicali.
    In questi ultimi tempi è coinvolto come chitarrista/manipolatore sonoro in progetti quali Uncode Duello, The Shipwreck Bag Show e No Guru.
    Ha suonato dal vivo in Europa e Giappone e collaborato (dal vivo ed in studio) con svariati artisti tra cui: Damo Suzuki, ZU, Sinistri, Wu Fei, Gianni Gebbia, Steve Piccolo, Eraldo Bernocchi, Cristiano Calcagnile, Bruno Dorella, Elio Martuscello, Vincenzo Vasi, Alberto Morelli, Verdena, Simone Massaron, Gak Sato, Francesco Cusa, Gianni Mimmo, Mirko Sabatini, Juan Mordecai, aka Bondage, Luca D'Alberto, Cristina Donà, Stefano Giust, Angelo Contini, Stefania Pedretti, Fabrizio Modonese Palumbo, Diego Sapignoli, Olivier Manchion, Claudio Rocchetti, Christian Alati, Andrea Belfi, Madame P, Nicola Ratti, Antonio Gramentieri, Carla Bozulich e tanti altri.
    Nel tour estivo del 2010, dopo anni di lontananza dagli Afterhours, Xabier torna a suonare con la sua storica band.
    Il suo ritorno negli Afterhours è confermato dal tour negli Stati Uniti d'America della band,svoltosi nell'ottobre del 2011.


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    Giorgio Prette



    Giorgio Prette (Milano, 11 dicembre 1964) è un batterista italiano, componente storico degli Afterhours. Anche se non è fra i fondatori è colui che insieme a Manuel Agnelli dà un senso di continuità alla band. Entra a far parte degli Afterhours con il mini-lp "Cocaine Head" del 1992. È rinomato per i ritmi raddoppiati lenti, uno dei tanti elementi caratteristici che hanno reso nota la musica degli Afterhours nel panorama rock italiano


    da: wikipedia


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    Intervista a Giorgio Prette degli Afterhours


    Questa notte all'interno di Extranet abbiamo gli Afterhours rappresentati da Giorgio Prette, buona sera Giorgio.

    Buona sera a tutti.

    Ci parli di come nasce l'idea di Afterhours, una tra le band che portano in un certo senso la musica rock alternativa italiana, la rappresentano?

    Bhe è una storia molto lunga questa, perché il gruppo è nato alla fine degli anni '80, poi ha avuto una prima formazione che è durata fino al '90 della quale poi è rimasto solo Manuel al quale poi io mi sono aggiunto e da lì il gruppo aveva pubblicato un LP e ha pubblicato altri due album in inglese fino al '94, anno in cui attraverso John Parish ci aveva proposto di fare una compilation di tributo a Rino Gaetano, c'è stato il primo approccio nei confronti del cantato in italiano che poi si è esplicata definitivamente in " Germi " cioè il primo album interamente cantato in italiano e da lì si è sviluppata tutta la storia degli ultimi dieci anni fino a oggi.

    Parliamo del nuovo album, è stato prima stampato in Italia, successivamente poi ha avuto questo tributo importante. Ci parli appunto di questo nuovo album, tra l'altro so che anche all'interno della vostra band ci sono state delle mutazioni, dei cambiamenti anche a livello proprio di presenze?

    Il nuovo album è " Ballate per piccole iene " che è uscito l'anno scorso in versione inglese per l'estero, è una proposta che ci è stata fatta quando stavamo lavorando al disco in italiano e amici nostri, sia Greg Dulli che John Paris he altre persone che ci hanno affiancato nella lavorazione dell'album ci hanno incoraggiato a fare il disco anche in inglese perché vedevano in noi delle potenzialità non solo limitate al territorio italiano quindi già le liriche di alcune canzoni erano già nate in inglese, parzialmente erano in italiano e parzialmente in inglese per cui è stato un lavoro un pò misto da parte di Manuel nell'adattamento dei testi.

    So che è anche un album che è nato in varie situazioni, cioè le canzoni sono nate in situazioni abbastanza positive?

    Sì, guarda le canzoni in realtà sono nate parzialmente qui a Milano e parzialmente direttamente a Catania mentre registravamo il disco. Diciamo che un'ossatura fondamentale del disco l'avevamo composta e arrangiata a Milano, poi quando siamo partiti per Catania in realtà volevamo registrare dei provini poi chiaramente pensavamo " se c'è qualcosa da tenere finirà sul disco " in realtà si è creata un'atmosfera molto magica e positiva per cui alla fine non solo tutte le basi che avevamo registrato sono finite sul disco ma abbiamo anche composto altre tre o quattro canzoni direttamente sul posto. Poi, una volta uscito l'album in italiano, nei mesi successivi si è completato il lavoro di adattamento dei testi in inglese, Manuel ha ricantato tutti i pezzi in inglese e il lavoro è stato completato facendo su alcuni brani dei mix leggermente diversi e poi una masterizzazione completamente diversa, è una cosa che non capita spesso di avere un'occasione di questo genere perché di solito chiuso il disco il disco è quello, invece il fatto di pubblicarlo anche in un'altra lingua a posteriori ha permesso di rimettere le mani sul disco e quindi dopo averlo suonato dal vivo e ascoltato per tre o quattro mesi di fare dei cambiamenti su un disco che era già uscito e che avevi già metabolizzato.

    Che ruolo svolge e ha svolto nel lavoro di " Ballate per piccole iene" Greg Dulli. Per un attimo volevate ritrovare il vostro focus musicale soprattutto?

    Con lui c'è stato un rapporto che si è sviluppato in maniera molto normale, molto bella perché comunque abbiamo fatto un mini tour italiano nel 2004 insieme, gli abbiamo proposto di raggiungerci a Catania per collaborare al disco e si è creata una bellissima sinergia tra lui e noi e il suo ruolo è stato quello di coproduttore e compositore cioè ha composto insieme a noi e ha suonato in studio insieme a noi e ha coprodotto l'album insieme a Manuel per cui ha avuto un'influenza importante su questo disco, lui come anche John Parish che ha mixato cinque pezzi e gli altri ospiti che abbiamo avuto come Hugo Race e Marcello Caudullo.

    In apertura della nostra conversazione parlavamo di Arrezzo Wave, parlavamo soprattutto di tributi, primo a Rino Gaetano, successivamente quello al grande Ivano Fossati e una canzone storica cioè " La canzone popolare". Cosa ha significato per voi tributare Ivano Fossati. Sappiamo che nell'immaginario collettivo è difficile andare a riproporre una canzone che, come dicevamo poc'anzi, nell'immaginario collettivo è comunque una canzone storica, magari la cover esce anche più bella però si è sempre poi abituati ad ascoltare quelle sonorità, quelle metriche, quella voce?

    Generalmente quando noi facciamo una cover cerchiamo di essere sempre meno influenzati possibile dall'originale per cui in passato adottavamo lo stratagemma che lo ascoltava solo Manuel in modo da avere la linea melodica del brano, la struttura e io almeno ad esempio non lo ascoltavo per non rimanere influenzato dall'arrangiamento originale, oltretutto Ivano Fossati è un artista che stimiamo moltissimo ma che comunque non faceva parte del nostro background per cui questo ci ha dato la libertà di reinterpretare e riarrangiare la canzone a modo nostro, cioè solo un pò appropriati de "La canzone popolare" infatti penso che sia notevolmente diversa dall'originale.

    Spulciando nella tua collezione privata quali dischi troveremmo?

    Di tutto, per esempio dalle pietre miliari come Beatles, Led Zeppelin, Sly & The Family Stone, Beach Boys, fino Sound ai Killing Joke e chi più ne ha più ne metta, è un pò difficile da sintetizzare perché c'è di tutto. Ascolto jazz, musica classica, diciamo che finita l'adolescenza ho aperto le porte a tutti gli altri generi che avevo ignorato fino a quel punto...


    da: patriziolongo.com



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    Giorgio Ciccarelli
    chitarra, organetto, voce

    La musica che si vede: intervista a Giorgio Ciccarelli (Maciunas)



    Vladimiro Vacca -losthighways.it


    Gli occhi di una bambina attraversano una periferia di vita arresa. Ai margini di strade perdute, tra ruderi industriali si ritrovano due terzi dei Fluxus ed un quinto degli Afterhours per un’esperienza artistica moderna e sinestetica. Ripartendo dal concetto di immergere l’arte nella vita quotidiana alla base del movimento Fluxus ideato dall’artista statunitense Maciunas, il super-indie-trio coniuga le esperienze alternative-rock di matrice americana di progetti passati quali appunto Sux! e Fluxus e l’attitudine alla video-art di Luca Pastore, affermato filmaker (all’attivo anche sette videoclip per i Subsonica), per approdare ad Esplodere nel sonno, un dvd di musica da vedere e immagini da sentire. E’ un trip in un cosmo interiore che trova trascendenza nella dilatazione e abbandono della periferia delle nostre città. In un momento compare il Camaleonte, resta A Galla nel Nuovo ordinamento tra Sesso e carità ma alla fine non ha compreso Quello che ci manca. Il cut-up tracciato dai titoli delle tracce ben delinea l’humus riflessivo-introspettivo che caratterizza le liriche dei brani. Questo DVD dei Maciunas è un CD visuale che cerca di superare i limiti dell’esperienza puramente sonora di un disco. E’ un ritorno al concetto di rock come espressione artistica tipico degli anni sessanta e settanta. Amanti della sinestesia, ci tuffiamo d’istinto in questo progetto.

    La scelta di far uscire il vostro primo lavoro Esplodere nel sonno nel formato DVD e la scelta del nome Maciunas per la band sono strettamente correlate? Come nasce il vostro progetto?


    Sì, c’è una stretta parentela tra il nome del gruppo e il tentativo di utilizzare media e linguaggi diversi; inoltre Luca e Robi vengono da un gruppo che si chiamava, appunto, Fluxus

    Gli scenari presentati nei video dove sono stati registrati? Testimoniano una cura del dettaglio artistico-naturale che si può rintracciare nella vita quotidiana. Un’attenzione sembra essere data soprattutto alle periferie. Quindi riemergono palesemente i riferimenti al movimento Fluxus?

    Il mondo è una periferia… le immagini rappresentano un viaggio urbano quotidiano, tra nessun posto e il nulla, probabilmente fatto da una bambina: il fatto che i testi parlino della confusione che ci circonda e sembrino a volte frutto di disordine mentale potrebbe suggerire qualcosa di poco rassicurante, senza però nessun moralismo, almeno volontario.
    Comunque lo scenario più importante del video è la nostra sala prove, in cui noi suoniamo direttamente in faccia allo spettatore.

    Colpisce anche la fotografia, gli sbalzi cromatici, le saturazioni che sembrano ben fondersi con gli sbalzi emotivi dei brani. Queste associazioni sono state frutto di lunghe e meditate elaborazioni o sono solo figlie di un flusso istintivo d’attitudine alla sinestesia?

    Entrambe le cose. Le colorazioni sono fatte semplicemente variando la fase del colore: è un’operazione semplice, ma prima di scegliere il clima definitivo delle immagini abbiamo provato infinite varianti.
    Cambi, correggi, rivedi, ricambi, ricorreggi, rivedi, etc. Poi, vedendo tutte le canzoni in fila abbiamo fatto le scelte definitive. L’importante era che nulla fosse realistico.

    Quale brano del disco pensate sia quello meglio riuscito dal punta di vista di fusione d’immagini, musica e parole?

    Dipende, è molto soggettivo, è una cosa che dovresti chiedere a chi ascolta/vede il disco.

    Immergere, fondere il vostro sostanziale alternative rock con un flusso di immagini risulta un’omogenea e nuova proposta di un prodotto artistico-musicale. Potrebbe essere questo il segreto per combattere la disaffezione al manufatto disco con l’avvento dello scadente mp3 e del peer-to-peer?

    Non c’è premeditazione, abbiamo fatto un dvd perchè eravamo in grado di farlo e perchè ci piaceva l’idea di fare un disco visivo: infatti non è nè un film nè una raccolta di videoclip.
    Per quanto riguarda la crisi discografica non credo dipenda solo dai formati, ma dal fatto che la musica non è più percepita come una cosa importante, probabilmente fondamentale, nella vita di una persona. Non sei disposto a sprecare denaro per qualcosa che in definitiva consumi distrattamente.
    Se ti siedi tranquillo, magari di notte, di fronte ad un impianto almeno decente e metti su un vinile (che poi dovrai girare) e ascolti e basta, senza chattare o scrivere su fb o mandare sms, allora ti entra dentro qualcosa che difficilmente riuscirai a ignorare in futuro.

    Quanto del suono degli Afterhours, dei SUX! e dei Fluxus si ritrova nelle vostre canzoni?

    Abbiamo tutti e tre un’esperienza che fa sì che il nostro modo di suonare e di immaginare la musica sia oramai una parte di noi: non credo che riusciremmo a suonare in un modo diverso, quindi è evidente che quello che abbiamo fatto prima o facciamo tuttora dal punto di vista musicale, influenzi il risultato che otteniamo suonando insieme.
    Allo stesso tempo, essendo solo in tre e non usando il basso, abbiamo una line-up non convenzionale e un suono diverso dai gruppi da cui veniamo: il tutto è più blues, più istintivo.

    “Tutto può essere arte e chiunque può fare dell’arte.” (G. Maciunas). Oggi produrre un brano, o un video è molto facile con mezzi casalinghi. Questo ha portato ad una sorta di democratizzazione dell’approccio all’arte e forse un’attuazione spontanea dei concetti alla base del movimento FLUXUS di Maciunas. Ma così non è stata alimentata la falsa illusione che tutti possono essere artisti, causando una sterzata da parte delle etichette discografiche verso prodotti sempre più incentrati sul puro valore consumistico d’intrattenimento con la totale assenza d’arte nella musica (abbattendo i costi di produzione)?

    Le pratiche fluxus sono state concettualmente quello che il punk è stato praticamente e dal punto di vista sociale: noi sentiamo di avere entrambe le radici. Certo, con una produzione smisurata è meno facile orientarsi ed approfondire qualcosa, tutto si mescola, ma questo non è necessariamente negativo, a patto che chi suona lo faccia con sincerità e senza mediazioni. Il problema è che a volte anche artisti completamente indipendenti e senza chance commerciali si autolimitano in partenza cercando di essere “suitable” per un’eventuale carriera discografica.
    La politica delle etichette discografiche si commenta da sola: a forza di industrializzare il “prodotto” e di cercare di rendere riproducibile e vendibile quel qualcosa che rende magica e inafferrabile la musica, hanno di fatto strozzato, squartato e stuprato la loro stessa gallina dalle uova d’oro, quel meccanismo irrazionale che ha fatto sì che per decenni le persone si innamorassero della musica al punto da spendere i loro soldi per possederla fisicamente. La politica delle major è stata un incompetente suicidio commerciale.

    Una piccola curiosità perché indossate le calze velate sul volto durante la performance live in studio?


    Siamo troppo belli per essere visti al naturale.


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    Roberto Dell'Era



    Dellera, cosi' gli piace farsi chiamare, e' conosciuto come autore e bassista degli Afterhours e come protagonista di numerose collaborazioni, lavorando con artisti quali Dente, Il Genio e Calibro 35 con i quali, dopo il successo del brano "L'appuntamento", ha registrato "Lato Beat Vol 1". Il singolo estratto dall’album, "Il Beat Cos'è", è stato 5 settimane alla N° 1 della Indie Music Like e 5 mesi nella top five diventando il terzo singolo del 2010 per la Indie Music Like. Inglese d’adozione, vive e respira la scena musicale internazionale degli anni ‘90 attraverso progetti e collaborazioni tra Londra e Birmingham, dove vivrà per dieci anni.

    Nel gennaio del 2006, Manuel Agnelli ascolta un suo demo ad una festa e lo invita ad un’audizione e, subito dopo, ad unirsi al gruppo per dare un sound più internazionale alla band; in qualità di nuovo bassista degli Afterhours partecipa a due tour europei e negli USA, mentre nel 2009 arriva un altro importante riconoscimento: il premio della critica “Mia Martini” per il brano “Il paese è reale” alla 59esima edizione del Festival di Sanremo. Nel 2010 inizia una carriera solista parallela che porta alla nascita del suo primo album: “Colonna Sonora Originale”.

    Il disco è stato registrato in Inghilterra ed in parte in Italia alla "vecchia maniera": studi analogici, nastri, riprese in diretta, musicisti di altissimo profilo che hanno partecipato al processo creativo. In tal senso Dellera è il produttore artistico di se stesso in quanto tutte le elaborazioni sonore, esperimenti e mix sono stati costruiti da lui insieme a Tommaso Colliva (Calibro 35, Muse. L'album è uscito il 7 ottobre 2011 con l'etichetta MArteLabel.


    da: robertodellera.com

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    Rodrigo D'Erasmo




    Rodrigo D'Erasmo (San Paolo del Brasile, 13 novembre 1976) è un violinista italiano.
    Ha collaborato con vari artisti del panorama italiano tra cui Nidi d'Arac, Bugo, Collettivo Angelo Mai, Cesare Basile, PFM, Simone Cristicchi, Le luci della centrale elettrica e Roberto Angelini, con cui nel 2005 ha inciso un album tributo a Nick Drake intitolato PongMoon sognando Nick Drake e internazionale quali Steve Wynn, John Parish e Piers Faccini. Dal giugno 2008 è entrato a far parte degli Afterhours, andando a sostituire Dario Ciffo, che aveva deciso di dedicarsi completamente al suo progetto parallelo, i Lombroso. Oltre al violino, in alcune canzoni suona anche la chitarra.

    Vita privata

    Dal 2010 ad oggi ha una relazione sentimentale con l'attrice Claudia Pandolfi.

    da: wikipedia

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