DELACROIX EUGENE

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  1. gheagabry
     
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    "Delacroix amò appassionatamente la passione, ma fu freddamente determinato ad esprimere la passione stessa nel modo più chiaro possibile."
    (Baudelaire)



    Eugène Delacroix





    Eugène Delacroix (Saint-Maurice, 26 aprile 1798 – Parigi, 13 agosto 1863) fu un artista e pittore francese, considerato fin dall'inizio della sua carriera il principale esponente del movimento romantico del suo paese.
    La suggestiva pennellata tipica di Delacroix e il suo studio sugli effetti ottici ottenibili per mezzo del colore influenzarono profondamente l'opera degli impressionisti, mentre la sua passione per i temi esotici fu fonte di ispirazione per gli artisti del movimento simbolista. Abile litografo, Delacroix realizzò illustrazioni per diverse opere di Shakespeare, Sir Walter Scott e Goethe.
    Contrariamente al suo principale rivale Ingres, che ricercava nelle proprie opere il perfezionismo tipico dello stile neoclassico, Delacroix prese spunto dall'arte di Rubens e dei pittori del Rinascimento veneziano, ponendo maggiore enfasi sul colore e sul movimento piuttosto che sulla nitidezza dei profili e sulla perfezione delle forme. Le opere della sua maturità furono caratterizzate dalle tematiche romantiche, che lo spinsero a viaggiare in Nordafrica in cerca di esotismo, invece di avvicinarsi ai modelli classici greci e romani. Amico ed erede spirituale di Théodore Géricault, Delacroix fu ispirato anche da Byron, con cui condivise la forte fascinazione per le "sublimi forze" della natura e le loro manifestazioni spesso violente. Delacroix tuttavia non cadde mai nel sentimentalismo né nell'ampollosità, e il suo modello di romanticismo fu quello di un individualista.



    Delacroix nasce a Charenton (Saint-Maurice (Valle della Marna), nel dipartimento della Valle della Marna (regione dell'Île-de-France), nei pressi di Parigi.
    Ci sono motivi per credere che suo padre, Charles Delacroix, all'epoca del concepimento di Eugène fosse sterile, e che il suo vero padre sia in realtà Talleyrand, che frequenta la famiglia, che sarà il successore di C. Delacroix come ministro degli esteri e a cui in età adulta Eugène assomiglierà sia nell'aspetto che nel carattere. Nel corso della sua carriera di pittore rimarrà sotto la protezione prima dello stesso Talleyrand, ed in seguito di suo nipote, Charles Auguste Louis Joseph Demorny, duca de Morny, fratellastro di Napoleone III e presidente della camera dei deputati francese.
    Compie i primi studi al liceo Louis-le-Grand, dove si immerge nella lettura dei classici e vince alcuni premi per la sua abilità nel disegno. Nel 1815 inizia il suo apprendistato sotto la guida di Pierre-Narcisse Guérin, seguendo lo stile neoclassico di Jacques-Louis David. Una delle prime opere a tema religioso che gli vengono commissionate, La Vergine delle Messi (1819), mostra una certa influenza raffaellesca, ma un'opera successiva dello stesso tipo, La Vergine del Sacro Cuore (1821), fa già intravedere un'interpretazione più libera. Questi lavori sono precedenti all'impatto che avranno su di lui lo stile sfarzoso e ricco di colori del pittore fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640) e quello del suo amico Théodore Géricault, le cui opere rappresentano l'esordio del movimento romantico nel mondo dell'arte figurativa.
    L'impressione suscitata in lui da La zattera della Medusa di Géricault è profonda e spinge Delacroix a realizzare il suo primo grande dipinto, La barca di Dante, che viene accettata dal Salon di Parigi nel 1822. L'opera suscita un certo scalpore e viene derisa e denigrata dal pubblico e dal mondo accademico, anche se viene acquistata dallo Stato per la Galleria di Lussemburgo; il rifiuto delle sue opere di un'ampia parte del pubblico sarà una costante della sua carriera, contrastato però dal robusto sostegno di illuminati ammiratori.




    Il quadro di Delacroix Il massacro di Scio (in francese Scènes des massacres de Scio), mostra alcuni civili greci feriti e in punto di morte che stanno per essere massacrati dai turchi. Si tratta di uno dei numerosi dipinti che realizza riguardo a quest'argomento di cronaca a lui contemporanea, ed esprime la simpatia per la causa greca nella loro guerra d'indipendenza contro i turchi, un sentimento assai diffuso tra i francesi dell'epoca. Delacroix viene ben presto riconosciuto come il principale esponente del nuovo stile romantico, e il quadro viene acquistato dallo Stato.
    Nel 1825, durante un viaggio in Inghilterra, fa visita a Thomas Lawrence e Richard Bonington e la scoperta dell'uso del colore che caratterizza la pittura inglese del periodo lo spinge a realizzare il suo unico ritratto di grandi dimensioni, l'elegante Ritratto di Louis-Auguste Schwiter, (1826-30). Grossomodo nello stesso periodo Delacroix si dedica all'interpretazione in stile romantico di diversi soggetti, alcuni dei quali continueranno ad interessarlo per oltre trent'anni. Entro il 1825 realizza una serie di litografie in cui illustra le opere di Shakespeare, e poco dopo altre litografie e dipinti ispirati al Faust di Goethe. Dipinti come La lotta di Giaour e Hassan (1826) e Donna con pappagallo (1827) introducono nella sua arte i temi della violenza e della sensualità, che finiranno per rivelarsi argomenti ricorrenti. Tutte queste tematiche finiscono per essere radunate insieme nel dipinto La morte di Sardanapalo (1827-28). La raffigurazione della morte del re assiro Sardanapalo mostra una scena avvincente sul piano emotivo, con colori vivaci, costumi esotici e tragiche scene. La Morte di Sardanapalo ritrae il re assediato che osserva impassibile i soldati che eseguono il suo ordine di uccidere i suoi servi, le sue concubine e i suoi animali. La fonte letteraria a cui il quadro è ispirato è un'opera di Byron, anche se tale lavoro non parla di alcun massacro delle concubine.



    L'atteggiamento di calmo distacco di Sardanapalo è tipico dell'immaginario romantico europeo dell'epoca. Il quadro, che in seguito non viene più esposto per molti anni, è considerato da alcuni critici dell'epoca una macabra fantasia di morte e lussuria. Particolarmente impressionante risulta la strenua lotta di una donna completamente nuda a cui stanno per tagliare la gola, una scena posta in primo piano per ottenere il massimo impatto sull'osservatore. In ogni caso, la sensuale bellezza e gli esotici colori della composizione rendono il dipinto piacevole e scioccante allo stesso tempo.
    Un variegato intreccio di temi romantici è nuovamente presente in L'assassinio del Vescovo di Liegi (1829). Anche quest'opera è ispirata ad una fonte letteraria, questa volta di Walter Scott, e ritrae una scena di epoca medievale, quella dell'omicidio di Luigi di Borbone, vescovo di Liegi, nel corso di un'orgia organizzata dall'uomo che lo teneva prigioniero, William de la Marck.
    Ambientato in un vasto interno sormontato da una volta che Delacroix riprende dagli schizzi del palazzo di giustizia di Rouen e da Westminster Hall, il dramma viene rappresentato in un dipinto ricco di chiaroscuri, organizzato attorno al luminoso tratto di tovaglia centrale. Nel 1855 un critico descrive l'opera come "... meno rifinito di un dipinto ma più di uno schizzo, "L'assassinio del vescovo di Liegi" è stato considerato ultimato dal pittore nel momento supremo, proprio quello in cui un colpo di pennello in più avrebbe rovinato tutto."



    Delacroix realizza la sua opera più importante nel 1830, con La Libertà che guida il popolo che, sia per la scelta del soggetto che per la tecnica esibita, mette in evidenza le differenze tra l'approccio all'arte romantico e lo stile neoclassico. Si tratta probabilmente del suo dipinto più famoso e rappresenta un'indimenticabile immagine dei parigini che si sono sollevati in armi e marciano insieme sotto la bandiera tricolore.La donna rappresenta la libertà e l'indipendenza; Delacroix si ispira ad eventi a lui contemporanei per evocare l'immagine romantica dello spirito della libertà. I soldati che giacciono morti in primo piano servono come toccante contrappunto per la simbolica figura femminile, che è illuminata in maniera trionfale, come se si trovasse sotto l'occhio di bue di una scena teatrale. Nel quadro l'artista sembra aver cercato di rappresentare lo spirito e il carattere del popolo[14] più che glorificare gli avvenimenti del momento, la rivolta contro Carlo X, che non otterrà altro che di insediare sul trono un altro re, Luigi Filippo.
    Il governo francese acquista il dipinto, ma alcuni funzionari giudicano la sua celebrazione della libertà troppo incendiaria e non consentono che sia esposto in pubblico. Nonostante questo, a Delacroix vengono comunque commissionati dal governo numerosi affreschi e decorazioni di soffitti. Dopo la rivoluzione del 1848 che porta alla fine del regno di Luigi Filippo La Libertà che guida il popolo viene finalmente fatto esporre in pubblico dal neo-eletto presidente, Luigi Napoleone. È a tutt'oggi esposto al Museo del Louvre a Parigi.
    La leggenda vuole che il ragazzo che stringe in mano le pistole sulla destra abbia ispirato a Victor Hugo il personaggio di Gavroche per il romanzo I miserabili del 1862.



    Nel 1838 Delacroix espone La furia di Medea, che suscita scalpore presso il Salon di Parigi. Si tratta della sua prima opera di grandi dimensioni che ritragga una scena tratta dalla mitologia greca, e rappresenta Medea che afferra i propri figli sguainando un pugnale per ucciderli e vendicarsi per essere stata abbandonata da Giasone. Le tre figure umane nude formano una specie di piramide animata, colpita da una luce obliqua che penetra nella grotta in cui Medea si è nascosta. Anche se il dipinto viene presto acquistato dallo Stato, Delacroix rimane deluso quando viene a sapere che è stato inviato al Museo delle Belle Arti di Lilla, perché vorrebbe che fosse esposto alla Galleria di Lussemburgo insieme a La barca di Dante e Il massacro di Scio.
    A partire dal 1833 Delacroix riceve numerose commissioni per decorare edifici pubblici a Parigi. In quell'anno inizia a lavorare al Salon du Roi alla Camera dei Deputati a Palazzo Borbone; il lavoro si protrae fino al 1837. Nei dieci anni successivi affresca sia la biblioteca di Palazzo Borbone che quella del Palazzo del Lussemburgo. Nel 1843 decora la Chiesa di S.Denis del Santo Sacramento con una grande Pietà e dal 1848 al 1850 dipinge il soffitto della galleria Apollo al Louvre. Dal 1857 al 1861 lavora alla Cappella di Agnes a S. Sulpice. Queste commissioni gli offrono l'opportunità di dipingere opere di grandi dimensioni, inserite in una struttura architettonica, come avevano fatto alcuni dei maestri che più ammira, come Veronese, Tintoretto e Rubens.
    Questo tipo di lavoro è molto faticoso e la sua salute ne risente parecchio. A partire dal 1844 alla sua casa parigina aggiunge un cottage a Champrosay, dove va a riposarsi in campagna. Dal 1834 al giorno della sua morte viene affettuosamente curato dalla sua governante, Jeanne-Marie le Guillou, che protegge gelosamente la sua privacy e la cui devozione contribuisce a prolungare la sua vita e la capacità di lavorare fino agli ultimi anni.
    Nel 1862 Delacroix partecipa alla creazione della Société Nationale des Beaux-Arts; un suo amico, lo scrittore Théophile Gautier ne diventa il presidente, con il pittore Aimé Millet come vice. Oltre a Delacroix del comitato fanno parte i pittori Carrier-Belleuse e Puvis de Chavannes, mentre tra gli espositori si annoverano Léon Bonnat, Jean-Baptiste Carpeaux, Charles-François Daubigny, Gustave Doré e Édouard Manet.
    Eugène Delacroix muore a Parigi nel 1863 e viene sepolto nel cimitero di Père Lachaise. Subito dopo la sua morte la Société Nationale allestisce una sua retrospettiva in cui sono esposti 248 suoi dipinti e disegni, interrompendo l'organizzazione di ogni altra esposizione.
    La sua casa, che in passato si trovava lungo il canale della Marna, ora è vicino all'uscita dell'autostrada che da Parigi si dirige verso la Germania centrale, ed è stata trasformata in un museo.





    Ferdinand Victor Eugène Delacroix, alimentò la sua iniziale passione per l’esotico, leggendo i racconti dei viaggiatori e seguendo le vicende della guerra d’indipendenza greca. Nel 1832 arrivò per lui la possibilità di giungere di persona in Marocco e di spingersi fino all’Algeria: questo viaggio si rivelerà fondamentale nella carriera artistica del pittore, determinando un cambiamento repentino nel suo percorso stilistico. La presa di Algeri provocò un contenzioso tra la Francia e il Marocco tanto che al conte di Mornay, personalità di spicco della vita mondana parigina, venne affidata un’ambasciata straordinaria alla quale si unì lo stesso artista. Giunto nella cittadina marocchina di Tangeri, Delacroix venne accolto dal pomposo cerimoniale regale del quale appuntò scrupolosamente la descrizione sul suo Diario, il documento che insieme agli schizzi ad acquarello, costituisce una fonte indispensabile per lo studio dell’artista francese (E. Delacroix, Diario, 1822-1863, ed. orig. 1931-32, Parigi).



    Dopo Tangeri, la missione di Delacroix si spostò verso Meknes, per l’accordo finale con il sultano Muley Abd Rahmann, dove egli ebbe modo di assistere alle scorribande di cavalieri e predoni che lo ispirarono nella composizione delle sue Fantasie, nelle quali il ritmo incalzante dell’azione è reso attraverso i contrasti di colori vivi. Prima di rientrare in Francia ebbe modo di tornare a visitare Tangeri, ripassare in Andalusia e poi di nuovo alla volta dell’Algeria, prima del definitivo ritorno in patria. Per tutto il tempo le impressioni di Delacroix si concentrarono sulla luce del luogo, sull’intensa luce africana che lo portò a tradurre le forme del paesaggio in zone di colore giustapposte; questi disegni gli sarebbero serviti successivamente come canovaccio per le grandi composizioni da esporre ai Salon parigini, dove cultori affascinati dalle atmosfere esotiche, aspettavano di ammirarle.

    Senza insistere nel dettaglio e attraverso una densa massa cromatica, Delacroix riusciva a restituire quegli ambienti intimi e soffusi che colpirono profondamente il poeta Baudelaire che di lui nella recensione del suo primo Salon nel 1845, scrisse, a proposito del Muley Abd er Rahman: “ Dov’è un quadro di un grande colorista, in cui il colore riveli la spiritualità di quello di Delacroix?”. E ancora, lo stesso: “il quadro è così armonioso, nonostante lo splendore dei toni, da risultare grigio, grigio come la natura, come l’atmosfera dell’estate, quando il sole si stende sulle cose come un crepuscolo di polvere brillante. E non lo si scopre al primo sguardo, lo soffocano i quadri d’intorno, la composizione è esemplare; ha qualcosa di inatteso poiché è vera e naturale” (C. Baudelaire, Scritti sull’arte, Torino, 1992).



    Nel corso degli anni, Delacroix si allontanò sempre di più da quella visione etnografica e accattivante del mondo arabo, per avvicinarsi alla rappresentazione di un Oriente grandioso e primitivo assimilabile alle grandi civiltà antiche del Mediterraneo, come si vede in Buffoni Arabi (1848) o Passaggio di un guado in Marocco (1858). A Tangeri attraverso la conoscenza dell’interprete del consolato francese, ebbe modo di assistere ad uno sposalizio ebreo che diventò il soggetto di un’opera, Le nozze ebraiche, esposta al Salon del 1841. Come in una messa in scena teatrale, Delacroix non perde occasione per restituire l’atteggiamento di ogni personaggio, immergendolo in quella luce usata dai seguaci del filone esotico che lui aveva profondamente rinnovato, costituendo quest’opera più di un documento etnografico un vero scorcio della vita africana.

    Cronologia:
    Eugène Delacroix
    1798: nasce a Chareton Saint-Maurice il 26 aprile da Charles e Victoire Œbein; 1806- il pittore entra al Lycée Imperial di Parigi
    1915-1822: Compie la sua formazione presso l’atelier di Guérin, conosce Géricault e la pittura di Gros, nel 1819 la Vergine delle Messi, nel 1820 la Vergine del Sacro Cuore, esordisce al Salon parigino nel 1822 con la Barca di Dante.
    1824-1832: Seconda partecipazione al Salon con il Massacro di Scio (1824), al Salon del 1827-28 si presenta con la Morte di Sardanapalo con grande scalpore della critica. Studia Byron, Proust, Goethe, frequenta Stendhal, Merimée, Balzac, Hugo. Presenta La libertà che guida il popolo al Salon del 1831. Al seguito della missione del conte de Mornay viaggia lungo l’Africa settentrionale
    1833-1849: compie cicli decorativi per il Salone del Re e la biblioteca del Palais de Bourbon e del Palais du Luxemburg. Dipinge il soffitto della galleria di Apollo al Louvre e la cappella dei Santi Angeli in Saint Sulpice. Nel 1834 trionfa al Salon con Donne di Algeri. Dal 1844 iniziano i soggiorni a Champrosey nella campagna di Fontainebleau
    1850-1864: viaggia in Belgio e in Germania. Nel 1851 viene eletto consigliere municipale di Parigi. Partecipa alla retrospettiva presso l’Esposizione Universale di Parigi del 1855. Muore il 13 agosto del 1864 ed è sepolto nel cimitero di Père-Lachaise. Delacroix è considerato tra i massimi esponenti della pittura romantica francese.


    ....il MAROCCO..

    L’oriente agli occhi dell’uomo ottocentesco non è solo Asia, è una superficie ancor più vasta che si estende dai Balcani al Marocco comprendente tutta la fascia dell’Africa settentrionale. Un mito che và ben oltre i confini del semplice desiderio della scoperta: per l’uomo occidentale, il viaggio in Africa, è la concretizzazione dell’esistenza di mondi possibili solo nell’immaginazione. L’interesse verso luoghi inesplorati e “altri” rispetto al conosciuto, si sviluppò in parallelo agli avvenimenti storici. L’Oriente diventò la mira degli appetiti espansionistici europei da quando Napoleone avviò nel 1798, una spedizione contro l’Egitto alla quale seguì una missione scientifica che provocò una vera e propria egittomania in Europa. L’Impero Ottomano si sgretolò definitivamente durante gli anni ’20 del XIX secolo, costringendo le potenze europee ad intervenire: la battaglia di Navarino, conclusasi nel 1827 con la sconfitta della flotta turco-egiziana, e la pace di Adrianopoli di due anni più tardi che segnò l’indipendenza della Grecia, precedettero il passaggio in mani francesi, di Algeri.


    (Sveva Battifoglia, sguardi.info)




    Lo di studio di Delacroix sugli effetti ottici ottenibili per mezzo del colore influenzano l'opera degli impressionisti, mentre la passione per i temi esotici è fonte di ispirazione per gli artisti del movimento simbolista. Delacroix come litografo realizza illustrazioni per numerose opere di Shakespeare, Sir Walter Scott e Goethe.
    A differenza del suo principale antagonista Ingres, che ricerca nel proprio lavoro il perfezionismo dello stile neoclassico, Delacroix prende spunto dall'arte di Rubens e dei pittori del Rinascimento veneziano, e pone maggiore enfasi sul colore e sul movimento piuttosto che sulla nitidezza dei profili e sulla perfezione delle forme. Le opere nella maturità sono caratterizzate da tematiche romantiche, che lo spingono a viaggiare in Nordafrica alla ricerca di esotismo, piuttosto che avvicinarsi ai modelli classici greci e romani. Erede spirituale ed amico di Théodore Géricault, Delacroix è ispirato anche da Byron, con cui condivide l'attrazione per le "sublimi forze" della natura e le loro manifestazioni spesso violente. Delacroix comunque non cade mai nel sentimentalismo ne nella retorica, ed il suo modello di romanticismo è quello di un individualista.

     
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