PATAGONIA e TERRA del FUOCO

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  1. gheagabry
     
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    Patagonia, oltre ogni confine


    La patagonia Argentina, inizia dal rio Colorado e finisce al sud nella della Terra del Fuoco.La sua conformazione geografica particolare assomiglia ad una scalinata enorme, la cui sommità sono le Ande, per scendere a gradini verso l'oceano Atlantico.Formando cosi una divisione in tre aree distinte :Patagonia Andina, Patgonia Atlantica e Patagonia Centrale. E' una delle regioni meno popolate del mondo, avendo punte record di meno di un'abitante per Kilometro.
    Generalmente il clima è freddo, le estati sono calde nella fascia centrale.Le temperature diminuiscono mano a mano che si cene verso il sud, prossimo al settore Polare.La caratteristica maggiore della patagonia è il vento.I venti si formano sopra l'oceano Pacifico, scaricando la loro umidità sopra la cordigliera , dando luogo ad abbondanti piogge, che si rovesciano sopra questa enorme regione arida.
    Prima dell'arrivo dei "Conquistadores" la regione era popolata dagli indigeni.Nell'isola della Terra del Fuoco: Yamani Onas e Selkman.Nella patagonia continentale :i Pehuemche, i Mapuche e i Tehuelche.Grazie ai Tehuelche che la regione fu battezzata "Patgonia".Ma esistono tre versioni sull'origine del nome :la prima deriva dai grandi piedi di Tehuelche( Magellano) la seconda è che nel 1512 fu pubblicato in Spagna un romanzo il (Primaleon della Grecia) dove si narra di un gigante chiamato Patagon, di questo libro Magellano ne conosceva sicuramente la esistenze Bruce Chatawin ne è uno degli assertori più convinti. nel libro si parla di popoli che vivono in maniera feroce, vestono pelli di bestie, e sono immensi, corrispondendo alla natura degli indiani Tehuelche Ma gli studiosi di storia patagonica preferiscono la versione secondo cui derivi dal greco, , patagon in greco signica ruggire da i qui i quaranta ruggenti.

    ...la storia...


    Alcune ricerche archeologiche hanno datato la presenza dell'uomo nella regione ad almeno 13.000 anni fa, anche se la data più certa sembra essere intorno ai 10.000 anni fa. Vi è la prova della presenza umana a Monte Verde nella Provincia di Llanquihue, in Cile, datata intorno ai 12.500 anni fa. La presenza di ghiacciai nella regione ed i grandi flussi dell'acqua di fusione del ghiaccio avrebbero reso particolarmente difficile l'insediamento umano in quei tempi. La regione sembra essere abitata stabilmente da 10.000 anni, da varie culture che si sono susseguite nel tempo e la cui storia non è stata ancora studiata a fondo. La caccia del guanaco era l'attività più importante, seguita da quella al rhea (ñandu). Non è chiaro se la megafauna della Patagonia, compreso il bradipo terrestre ed il cavallo, si fossero estinti nella zona prima dell'arrivo degli esseri umani, anche se questa, ora, è la teoria più ampiamente accettata. Non è inoltre chiaro se i cani domestici fecero parte dell'attività umana fin dall'inizio. Le bolas, ritrovate spesso, sono state utilizzate per la caccia al guanaco ed al rhea. Una cultura marittima è comparsa fra il Yámana al sud del Beagle Channel.
    Le popolazioni indigene della regione comprendevano i Tehuelche, la cui società è stata portata quasi all'estinzione poco tempo dopo i primi contatti con gli europei. I Tehuelche comprendevano il popolo Gununa'kena al nord, i Mecharnuekenk nella Patagonia centrale del sud, gli Aonikenk o Tehuelche del sud nell'estremo sud, a nord dello stretto di Magellano. Sull'Isola Grande della Terra del Fuoco vivevano i Selknam (Ona), nel nord e gli Haush (Mannekenk) a sud-est. Negli arcipelaghi al sud della Tierra del Fuego vivevano gli Yamana, con i Kaweshkar (Alakaluf) nelle zone costiere e nelle isole della Tierra del Fuego occidentale e a sud-ovest del continente[1]. Questi gruppi sono stati incontrati dagli europei nei loro primi viaggi esplorativi e ne descrissero i differenti stili di vita, le decorazioni del corpo e la lingua.
    Intorno ai 1.000 anni fa agricoltori Mapuche hanno oltrepassato le Ande occidentali e, attraverso nelle pianure orientali sono arrivati all'estremo sud. Le loro abilità tecnologiche li hanno portati a dominare le altre popolazioni della regione in un breve periodo di tempo e sono oggi la comunità indigena principale.

    ...esplorazioni....


    La Patagonia deve essere stata vista per la prima volta dagli europei nel 1520, con la spedizione di Ferdinando Magellano, che nel suo passaggio lungo il litorale ha dato il nome a molte delle zone più caratteristiche; Golfo San Matias, Capo delle undicimila Vergini (ora semplicemente capo Virgenes) ed altri. Tuttavia, è inoltre possibile che i navigatori precedenti come Amerigo Vespucci abbiano raggiunto la zona (nel suo viaggio del 1502 probabilmente raggiunse quelle latitudini), comunque la sua omissione nel descrivere esattamente le caratteristiche geografiche principali della regione, come il Río de la Plata, fa sorgere un dubbio sul fatto che sia realmente arrivato in quelle zone.
    Rodrigo de Isla, partito da San Matias nel 1535 verso l'interno della regione, fu inviato da Simón de Alcazaba y Sotomayor (governatore della Patagonia occidentale nominato dal re Carlo V di Spagna), si presume sia stato il primo europeo ad aver attraversato la grande pianura della Patagonia. Se gli uomini al suo seguito non avessero ammutinato, avrebbe potuto attraversare le Ande per raggiungere il lato cileno.
    Pedro de Mendoza, nominato governatore della regione, visse a Buenos Aires, ma non estese le sue esplorazioni al sud. Alonzo de Camargo (1539), Juan Ladrilleros (1557) e Hurtado de Mendoza (1558) hanno contribuito all'esplorazione delle coste occidentali. Sir Francis Drake compì un viaggio nel 1577 lungo il litorale orientale, attraversando lo stretto di Magellano e dirigendosi verso il nord del Cile ed il Perù. Ma la geografia della Patagonia deve più a Pedro Sarmiento de Gamboa (1579-1580), che, dedicandosi particolarmente alla regione di sud-ovest, ha effettuato indagini attente ed esatte. Gli insediamenti da lui fondati, Nombre de Dios e San Felipe, furono trascurati dal governo spagnolo. Il secondo insediamento, che fu abbandonato prima, venne denominato da Thomas Cavendish che lo visitò nel 1587, Puerto Hambre per via dello stato di desolazione in cui si trovava. Il distretto in prossimità di Puerto Deseado, esplorato da John Davis, è stato preso in possesso da Sir John Narborough in nome del re Carlo II d'Inghilterra nel 1669.
    Secondo Antonio Pigafetta, uno dei pochi superstiti della spedizione di Ferdinando Magellano, Magellano diede il nome Patagão (o Patagoni) agli abitanti che incontrarono in quella regione, la Patagonia. Anche se Pigafetta non descrive come si arrivò a questo nome, le interpretazioni popolari seguenti hanno dato credito al significato terra di giganti. L'interesse per quella regione fu alimentato dai racconti di Pigafetta, nei quali si descriveva l'incontro con gli abitanti locali, che sosteneva misurassero circa 9-12 piedi di altezza -…così alto che abbiamo raggiunto soltanto la sua cintola-; da cui l'idea successiva che il termine Patagonia significasse terra dei giganti. Questa presunta esistenza dei giganti Patagoniani o di Patagoni si è infiltrata nella percezione europea comune di questa regione poco nota e distante, che fu alimentata ulteriormente dai rapporti successivi di altri esploratori e viaggiatori famosi come sir Francis Drake, che sembrò confermare queste voci. Le mappe del nuovo mondo a volte hanno riportato in legenda il termine regio gigantum (regione dei giganti), riferita alla Patagonia. Il concetto e la credenza popolare hanno persistito per i 250 anni successivi e furono rinvigoriti nel 1767, dopo una pubblicazione da parte di un ufficiale anonimo del commodoro John Byron dal titolo Viaggio recente di circumnavigazione globale dell'HMS Dolphin. Byron ed il suo equipaggio navigarono per un certo tempo lungo le coste della Patagonia e la pubblicazione sembra dare prova dell'esistenza di questi giganti; la pubblicazione si è trasformata in un best-seller e migliaia di copie furono vendute ad un pubblico disposto all'acquisto. Anche altre pubblicazioni precedenti sulla regione furono ristampate frettolosamente (persino quelle in cui non si accennava affatto all'esistenza dei giganti).
    Tuttavia, la mania del gigante patagoniano finì alcuni anni dopo, quando furono redatte alcune pubblicazioni più serie. John Hawkesworth, nel 1773, pubblicò per conto del Ministero della marina un compendio sui possedimenti inglesi nel sud, nel quale erano raccolte pubblicazioni, comprese quelle di James Cook e di John Byron. Da questa pubblicazione, ricavata dai loro diari ufficiali, fu evidenziato che l'equipaggio di Byron incontrò persone non più alte di due metri; alti forse ma non giganti. L'interesse presto si abbassò, anche se la consapevolezza e la credenza nel mito hanno persistito persino nel ventesimo secolo.


    In aeroporto, mi incanto a osservare le decine di persone che passano per il chek-in mentre la mia testa si affolla di mille considerazioni. Il mio aereo sta per atterrare. Manca poco alla partenza. L’entusiasmo risale. Penso che sto realizzando il sogno di tutti i viaggiatori incalliti come me. Viaggiatori di luoghi reali e immaginari, di mete vere e ideali. Sono finalmente in Patagonia, la famosa terra dalla natura meravigliosamente prepotente. Mi sento piccola e indifesa ma non voglio rinunciare a niente di quello che si può visitare. Da subito mi accorgo che i miei due occhi non basteranno per cogliere tutte le rarità presenti in questa regione.
    Terra dei giganti. La denominò così Antonio Pigafetta, uno dei pochi sopravvissuti alla spedizione di Ferdinando Magellano nel 1520. I Tehuelche e gli Aonikenk, tribù che abitavano la Patagonia, vennero scambiati per giganti dal navigatore portoghese di cui egli stesso racconta stranezze. La loro testa arrivava appena alla cintola degli indigeni?
    Saliamo su un autobus mezzo sgangherato che tra ronfi e sbuffi dovuti ad una vecchiaia ormai avanzata ci trasporta da un luogo all’altro. Vaste distese di un paesaggio selvaggio si alternano a montagne altissime innevate, tra le più alte del mondo. La luce intensa quasi ci acceca. Laghi dai colori più vari e cangianti si nascondono tra i ghiacciai che li alimentano. Spazi sconfinati disorientano la nostra vista.
    Siamo nella Patagonia argentina. Divisa tra Argentina e Cile questa immensa regione nella sua parte argentina si distingue in due aree: la Patagonia andina costituita dalle diramazioni della Cordigliera delle Ande e quella extrandina che si caratterizza per i suoi altipiani, le steppe e le enormi distese semidesertiche.
    In questa sconfinata terra dell’America meridionale pochi sono i centri urbani. Godiamo della natura e di ciò che ci regala lontano dalle nostre metropoli affollate e caotiche. La nostra città preferita Santa Cruz dove ci ospita una calda pensione. In questa provincia visitiamo il Lago Desierto e ci godiamo la vista del Monte Fitz Roy situato nel Parco Los Glaciares. Al suo interno domina superbo il mastodontico ghiacciaio del Perito Moreno. Al tramonto gli scenari si fanno travolgenti. Vette altissime come infuocate si stagliano nel cielo. Tinte mescolate come su una tavolozza, dal grigio al bluastro al nero colorano enormi nuvoloni che le circondano. Rimaniamo allibiti ad osservare mentre il vento soffia incessante.
    Nella provincia di Chubut, una delle quattro città più importanti della Patagonia argentina con Rio Negro, Santa Cruz e Neuquén. Non possiamo non salire sulla Trochita, il famoso Viejo Expreso Patagónico (Vecchio Espresso Patagonico) a vapore, oggi una delle attrazioni turistiche di questa terra. Ci facciamo tutte le fermate da Esquel a El Maitén. Da qui ci spingiamo fino alla Penisola Valdés dove ci accolgono le più belle specie marine al mondo. Le orche si esibiscono in deliziose performance. Ci dicono che in alcuni periodi si possono vedere anche le balene franche australi. Le foche e i pinguini di Magellano con piccoli passi di una simpatica danza animano la costa Atlantica. Zoo naturale.
    Il nostro viaggio volge ormai alla fine. Percorriamo parte della “Cuarenta”, la strada che attraversa per 4700 km la Patagonia. Tragitto spettacolare con vista su laghi, fiumi e praterie. Ci conduce nella città di Ushuaia, la città più a sud del mondo situata ai piedi del monte Martial.
    Siamo nella “Tierra del Fuego” o come l’aveva denominata Ferdinando Magellano “Tierra del Humo”con riferimento ai fumi degli indigeni. Tra opere di artigianato degli indiani Onas e resti di naufraghi ci immergiamo nel Museo della Fine del Mondo.
    (Maria Teresa Merlino, il reporter)
     
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