OCCITANIA, la nazione invisibile

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  1. gheagabry
     
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    « Il solo territorio sovrano che il popolo occitano poté mai abitare
    furono la sua lingua e la sua letteratura »
    (Robert Marty)


    L'OCCITANIA, la nazione invisibile


    L'Occitania non è uno stato né una regione, ma una area,compresa geograficamente tra le Alpi, i Pirenei, il Mediterraneo e l'Atlantico Francese contraddistinta da una lingua comune. Una linea ideale unisce Bordeaux a Briançon,passa sopra Limoges, Clermont-Ferrand e Valence, attraversa le Alpi e abbraccia una dozzina di valli sul versante italiano, si allunga sulla costa Mediterranea da Mentone sino alla Catalogna e entra appena nello stato spagnolo con la VaI d'Aran, correndo sui Pirenei, tocca i Paesi Baschi e si tuffa nell'Oceano Atlantico. Le regioni dell'Occitania sono sette:la Guascogna, con capoluogo Bordeaux, Bordeu, comprende anche la VaI d'Aran spagnola; la Linguadoca ha per capoluogo Montpellier, Montpelhièr; la Guiana Albi, Albi; il Limosino Limoges. Lemòtges; 'Alvernia Clermont-Ferrand, Clarmont, capoluogo della Provenza è Aix-de-Provence, Ais; mentre quello del Delfinato, che comprende anche le valli italiane, è Valence, VaIença.
    L’Occitania non è uno stato ma l’Occitano è una lingua.
    La lingua d'oc si è formata dalle parlate locali Iberiche e Celto - Liguri latinizzate dalla conquista romana, e successivamente influenzate dalla presenza Visigota al sud-ovest e Burgunda altrove. Nel XV.sec. Dante Alighieri tentò una classificazione tra le numerose lingue romanze ed utilizzò quale criterio distintivo la particella che indicava l'affermazione: determinò così tre idiomi, la lingua del sì, l'italiano, la lingua dell'oil, oiltano o francese, e la lingua d'òc, l'occitano. Oc deriva infatti dal latino hoc est, è questo, è così; il termine Occitania passò così ad indicare l'insieme delle regioni in cui si parlava la lingua d'òc. È stata la prima, tra le lingue romanze, a divenire lingua scritta nelle relazioni sociali,pur se frammentata in sottovarianti,lingua di cultura, usata per scrivere attraverso una grafia sua propria testi letterari, religiosi, scientifici, giuridici, amministrativi etc.,ma fu, soprattutto, con l'affermazione della poesia trobadorica, diffusasi in tutta Europa che si caratterizzò quale prima lingua in cui si espresse la nuova cultura poetica moderna.
    All'inizio del XIII secolo, quelle terre d'oc, erano divenute terra di progresso intellettuale, morale e sociale raggiungendo la massima espressione nel periodo Angioino, ma, tra XIII e XV secolo, il processo storico/politico portò all'abbandono della lingua occitana, dapprima nell'uso scritto, poi anche in quello orale ed infatti, andrà a poco a poco indebolendosi già dopo la crociata contro gli Albigesi* (XIII secolo) e nel 1539,con l’editto di Villar-Cotteret, almeno a livello ufficiale, l’Occitano venne relegato al ruolo di dialetto locale, perdendo quella sua caratteristica di lingua e di cultura universalmente riconosciuta.
    Nonostante ciò,nei secoli successivi, le terre “d'oc” non mancarono di darsi, nella propria lingua, una produzione letteraria di gran qualità che ebbe riconoscimento definitivo con l'attribuzione del premio Nobel per la Letteratura a Federico Mistral, nel 1904 con un poema in Occitano/Provenzale, "MIREIO". È la prima volta che un opera composta in una lingua nazionale non ufficiale ottiene un tale riconoscimento.


    Segno distintivo dell’essere occitano è la croce occitana o croce catara* o dei Conti di Tolosa. La tradizione vuole che essa sia stata portata dalla Terra Santa nel 1099 dal conte Raimondo VI di Saint Gilles anche se un atto datato 1088 ne
    proverebbe l’uso ancor prima della spedizione, ma poiché la più risalente(1221) si trova nella cattedrale di Saint Etienne a Tolosa si presume che la sua origine derivi dal matrimonio tra Guillame Taillefer, conte di Tolosa che nel 990 sposò la figlia di Roubaud, conte di Provenza. I vassalli, giunti nelle terre provenzali ottenute in dote, avrebbero adottato per primi la croce come simbolo. Sulla bandiera occitana è stata ripresa una simbologia legata alla fede cristiana e proveniente dalle sacre scritture: in essa i quattro assi della croce raggiungono, divergendo nei vertici, 12 cerchi disposti in circolo. I dodici cerchi rappresentano le dodici porte della Gerusalemme Celeste (“E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla”) mentre la croce disegnata al loro interno rappresenta gli assi ortogonali di quella città (la stella a sette punte in alto a destra è stata aggiunta in un secondo tempo.. La simbologia del “12” presente sulla bandiera dei Conti di Tolosa è riconducibile alla stessa fonte biblica a cui fanno riferimento le 12 stelle dell’Europa, all’Apocalisse (Apocalisse - Capitolo 12 - Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle).
    L’Occitania è una delle così dette "Nazioni Proibite" d’Europa.
    (Olivetta)


    Un territorio aspro, montano adagiato in Piemonte, tra la zona di Cuneo e Torino. Quindici valli, un’estensione di oltre quattro mila chilometri quadrati tra più di cento comuni e una manciata di comunità montane. E’ l’Occitania. Vasta regione storica il cui fulcro è rappresentato dalle bellissime valli, dette anche il delfinato italiano. Alta Val Susa, Val Dora, Val Germanasca, Val Chisone, Valle Pellice, Valle Po, Valle Maira, Valle Varaita, Valle Grana, Valle Stura, Valle Gesso, Valle Pesio, Val Vermenagna, Valle Ellero e Val Corsaglia. A queste si aggiungono alcuni paesi italiani meridionali e luoghi d’oltralpe francese, nonché la valle spagnola d’Aran, in Catalogna e il principato di Monaco. Una geografia di natura e di paesaggi ondulati, morbidi, ma anche spigolosi. Una terra ricca di cultura, di risorse, di storia e di fascino. Tradizioni comuni per paesi eterogenei e appartenenti a diversi Stati. Un legame che valica i confini fisici e non facile da descrivere. L’Occitania non gode però di alcuna personalità giuridica, politica o amministrativa, eccezione fatta in Spagna, ma esiste. E’ il luogo delle tradizioni secolari e da secoli vive. E’ una sorta di isola che non c’è. La nazione invisibile. Gli occitani, che siano italiani, francesi o spagnoli, sono fortemente legati al loro passato, ma soprattutto alla volontà di esserci, di rinascere come territorio unico. E qui, infatti, si parla occitano, lingua romanza d’oc, lo si insegna, insieme agli usi, alle abitudini ancestrali, alla storia di un popolo e di una terra mai dimenticata.
    L’Occitania è presente al di là degli Stati legalmente riconosciuti e l’insieme delle sue terre accoglie quattordici milioni di abitanti, all’incirca. Tracce storiche di questo luogo risalgono già al Medioevo e alcune sono di probabile derivazione celtica. La zona delle Alpi, proprio per la sua caratteristica montana, è più uniforme e si mostra traboccante di natura. Paesini così minuti da vederli interamente durante una breve passeggiata o dove, per visitare il museo locale, ci si rivolge all’unico bar nell’unica piazza. Un dedalo di frazioni e di villaggi arroccati sul dorso delle montagne e che, d’inverno svaniscono sotto metri e metri di neve. Qui, dove tutti si conoscono fra loro, dove non succede mai nulla che non sia noto ad ogni abitante, il paesaggio appare come un presepe. Suggestivo e senza tempo. Qualsiasi cosa si conserva come nel passato e l’incedere degli anni si scorge solo dalle antenne paraboliche sulle case e dalle connessioni ad internet, ma poi tutto il resto scorre lungo una linea temporale che resta immobile.
    (Monica Genovese, ilreporter)


    Sem encar ici, ren mac per far baladas
    Siamo ancora qui, non solo per ballare
    ma per piantar la grana
    ma per piantar la grana
    Sem encar ici, aquelhs de las valadas
    Siamo ancora qui, quelli delle vallate
    Las valadas occitanas
    Le vallate occitane
    Lo lop davala, leu fòra de la tana
    Il lupo scende, veloci fuori dalla tana
    Es l’ora bòna, anem parar lo lop.
    E’ l’ora buona, andiamo a fermare il lupo.

     
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    grazie gabry
     
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