I bambini e lo sport

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    I bambini e lo sport

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    sviluppo fisico e integrazione sociale devono camminare di pari passo


    I bambini iniziano a praticare lo sport per il suo aspetto ludico. Successivamente un bambini-che-giocanobambino si può trovare nella condizione di affrontare gare e allora lo sport perde la sua valenza di svago e divertimento per assumere un ruolo prettamente agonistico. In questi casi molta pressione deriva anche dalle aspettative dei genitori del giovane atleta, che finiscono per dare troppa importanza al risultato. Il genitore vede concretizzarsi nel figlio il proprio desiderio di successo e di realizzazione personale, anche solo per aver messo al mondo un bambino particolarmente dotato e di talento. D’altra parte l’approccio dei genitori allo sport può essere molto diverso: ci sono alcuni che spingono il figlio perché lo sport fa bene ed è un passatempo sano ed educativo; altri hanno praticato uno sport da giovani con buoni risultati e lo propongono anche al bambino; altri non se ne occupano e lasciano fare all’allenatore; altri ancora non si interessano alla pratica sportiva dei figli (Chevallon, 2007).

    Gli errori che un genitore di un giovane atleta non dovrebbe commettere sono: desiderare il successo del figlio ad ogni costo. Un bambino troppo sotto pressione che viene anche rimproverato quando ottiene risultati negativi, rischia di perdere la fiducia in se stesso. Ciò si verifica per la paura del fallimento, aspetto che rimarrà inculcato nella sua mente fino a sviluppare un senso di inferiorità dovuto all’incapacità di affrontare le sconfitte e le situazioni di stress; criticare il programma e le scelte dell’allenatore; non seguire i tempi di riposo del bambino, fondamentali per la sua ripresa. Lo sport agonistico, in particolare ad alti livelli, richiede grandi sacrifici che per un giovane si concretizzano nel rinunciare ai tanti svaghi che allietano le giornate dei ragazzi della sua età: andare al cinema, partire per un weekend di vacanza, giocare dopo la scuola, ecc. È fondamentale che, finché è possibile, per un bambino lo sport mantenga il suo aspetto di divertimento e di gioco. In questo è determinante il ruolo dei genitori che devono interessarsi all’attività del figlio ed essergli accanto nel saperlo ascoltare e aiutare.

    I genitori devono insegnare al bambino il rispetto per gli altri, per l’allenatore e per gli avversari. L'adulto deve trasmettere anche corrette norme di vita: dormire un determinato numero di ore e mangiare in modo sano ed equilibrato. Ci devono essere ore dedicate allo svago, ma bisogna anche guidare il proprio figlio e fargli capire che la sera dopo cena non è il momento giusto per fare ciò che fanno altri bambini, come lo stare davanti alla televisione, giocare ai videogiochi o fare i compiti non finiti. È importante che il giovane dorma un numero sufficiente di ore che gli permetta di recuperare la stanchezza fisica dovuta agli allentamenti. Prima della competizione ciascun bambino può gestire lo stress in modo diverso: alcuni si tengono occupati per non pensare al tempo che passa, altri hanno voglia di sfogarsi per liberare la propria energia, altri ancora hanno bisogno di essere lasciati tranquilli per potersi isolare e rilassare. L’educazione ha una grande influenza sulla personalità del bambino e sul suo modo di reagire alle vittorie e alle sconfitte in ambito sportivo. Un bambino troppo viziato sarà abituato ad ottenere tutto senza sforzo, con un atteggiamento passivo e poco combattivo nella voglia di superare se stesso anche nello sport.

    nuoto-per-bambiniLa vittoria, come la sconfitta, sono difficili da gestire. Come le vive un bambino? Egli potrebbe continuare con umiltà il suo percorso oppure adagiarsi sugli allori o ancora arrendersi perché il successo e l’attenzione di tutti lo spaventano. La sconfitta invece scatena bisogni diversi: c’è il bambino che va lasciato piangere sotto la doccia e quello che va abbracciato e confortato. È importante il momento in cui il giovane riesce a parlare e a valutare lucidamente la sua gara. L’allenatore deve ascoltarlo per capire la differenza tra ciò che il bambino ha fatto e ciò che ha creduto di fare, mettendo sempre in evidenza (soprattutto per i bambini più piccoli), l’aspetto ludico dello sport e della gare senza che sia percepito solo come un insieme di obblighi. Quando un bambino perde una competizione, è importante che i genitori non lo critichino, ma gli insegnino a rimanere calmo e obiettivo. Il figlio va consolato, gli va fatto capire che non ha deluso nessuno e ne vanno evidenziati i progressi (Chevallon, 2007). Una prestazione sportiva è anche una prestazione psicologica. Per avere successo ed ottenere risultati, oltre al talento, è necessario essere sereni e avere fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.

    sport-bambini-scooby-doo

     
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    Tuo figlio vuole vincere sempre? E sa accettare le sconfitte?

    vincitore150

    Vi capita mai di giocare con vostro figlio, di competere con lui e di farlo vincere?
    Sicuramente sì! Ogni genitore tende a far primeggiare il proprio piccolo, lodandolo perché è forte, perché è bravo, eccetera, eccetera.
    E avete mai provato a farlo perdere?
    Io sì, e vi posso assicurare che la reazione non è affatto bella.
    Marco, quando era più piccolo e perdeva metteva in atto delle sceneggiate da far rimanere a bocca aperta anche Robert De Niro!
    Un attore unico! Con tanto di urla, strepiti, angosce, eccetera.
    Adesso invece, se arriva secondo cambia le regole del gioco: vince chi arriva dopo il primo! Oppure: non era questa la gara, bisognava andare di lì, di là, su e giù!

    A casa fa il leone. Tra me, il padre e il fratello più piccolo riesce comunque a cavarsela.
    Io scherzando gli dico sempre: “Ti piace vincere facile, po, po-po, po-po-po-ro!”, riprendendo le note di una famosa pubblicità!
    Ma a scuola no! Lì la competizione è vera, nessuno dei suoi compagni si fa “pecora” per lui! E lì… spesso non vince, e allora?
    Allora capita che ci rimane male, che si isola, eccetera.

    Ma noi genitori possiamo fare qualcosa per fargli capire che “giocare è bello anche se non si arriva primi?”
    Secondo gli esperti di “Figlie Felici” qualcosa possiamo fare.

    Innanzitutto stimolare i nostri figli rispettando la sempre la loro natura.
    Le interrogazioni a scuola, i voti, le gare sportive, le relazioni con i fratelli o gli amici più grandi per i bambini sono un banco di prova quotidiano su cui costruiscono la loro autostima e sicurezza. Devono capire che in ogni circostanza se la devono cavare da soli. E noi possiamo aiutarli in questo modo:

    1) Assecondarli e incoraggiarli quando vogliono mettersi in gioco o diventare più autonomi: “Faccio io mamma, sono bravo!”
    2) Scoraggiare e punire i comportamenti prepotenti e scorretti
    3) Educarli a rispettare sempre le regole e lasciare che i bambini vivano anche le piccole frustrazioni, in questo modo si rafforzano
    4) Indirizzarli verso una competizione con regole e per questo gli sport possono insegnare tanto. Impareranno non solo la lealtà, ma anche che sbagliando si impara.

    Ecco invece cosa non fare:
    1) Mai farli vincere al gioco solo perché non accettano di perdere. Questo atteggiamento alimenta nei bambini un falso senso di onnipotenza
    2) Mai criticarli o prenderli in giro per errori o sconfitte. Si sentono umiliati e scoraggiati.
    3) Mai fare paragoni con altri bambini, proponendo modelli “ideali”: si sentiranno inadeguati!

    Che dire?
    Secondo me questi ultimi consigli sono preziosi!
    Soprattutto l’ultimo, quello dei paragoni. Mia madre lo ha sempre fatto e a me dava un fastidio!
    All’università, quindi ero bella grandicella, ogni volta che dovevo sostenere un esame, puntualmente il giorno prima mi diceva: “La figlia della mia amica ha fatto ieri un esame e ha preso trenta!”.
    Grrrrrrrr! Che rabbia! Avevo già i nervi tesi per fatti miei. L’ultima cosa che volevo sentirmi dire è che questa tizia aveva preso 30. Magari pure con la lode!
    Ve lo giuro, non lo sopportavo.
    Io e questa ragazza prima eravamo anche amiche. Ma sapete che alla fine, per colpa di questo atteggiamento di mia madre, preferivo evitarla? Poverina lei non mi aveva fatto nulla! Ma a pelle… non la digerivo più! … E la mia autostima era più che costruita e solida!

    Non voglio immaginare i danni che si possono fare ai bambini con questi atteggiamenti!
    Pensiamoci prima di fare paragoni….

     
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    I benefici del Tennis, sport per i bambini

    Terra rossa e racchetta in pugno, occhio lungo e scatto pronto, equilibrio e dinamicità, pensiero ed azione: questo è il Tennis.

    tn1A che età un bambino può incominciare a familiarizzare con questo sport?
    Lo sport è amore e passione!
    Ciò premesso, prima di ragionare sull’età del bambino è assai importante una precisazione: in tutti i piccolini, prima di “vestirli da baby sportivi e metterli in campo”, va stimolato l’interesse verso lo sport.
    Il bambino è “naturalmente curioso”, quindi se desiderate iniziarlo alla pratica sportiva fate in modo che, sin da piccolissimo, ne frequenti gli ambienti, portatelo ad assistere ad allenamenti e partite, stuzzicate il suo interesse e lasciate che da solo approcci e sperimenti gli “strumenti” dello sport. Non sempre noi genitori ci pensiamo ma già con palloni e palline, che non mancano mai tra i giochi di un bimbo, i cuccioli fanno le primissime esperienze sportive.
    Alla scelta dello sport il bambino dovrebbe arrivare spontaneamente, in pratica il figlio dovrebbe chiedere al genitore di praticare questo o quello sport.
    tn2Una scelta personale del bambino ne garantisce un coinvolgimento emotivo e passionale. Ed è un vantaggio partire dall’amore per uno sport, il bambino che decida l’attività da praticare ha certamente voglia di scoprirla, ne è incuriosito ed attratto.
    Diversamente il piccolo “subirebbe” l’attività sportiva, tenderebbe a viverla come un “dovere o un compito” assegnatogli dalla famiglia. E l’assenza della passione certamente svantaggia la crescita sportiva.

    Ciò premesso, ritorniamo all’età migliore per affacciarsi alla pratica tennistica.
    È consigliabile che l’approccio al Tennis avvenga tra i 4 ed i 7 anni. Per i più piccolini “la racchetta non rappresenta un traguardo immediato”, infatti i bimbi vengono introdotti al Tennis attraverso un percorso di ginnastica propedeutica.

    Perché una mamma dovrebbe considerare questo sport e non un altro?

    tn3-199x300Il tennis è uno sport all’aria aperta - campi indoor esclusi.
    Tecnicamente si dice che il fisico, durante la pratica tennistica, svolge una attività aerobica-anaerobica ovvero alterna momenti di scatto a momenti di relativa stasi. Questo esercizio potenzia il tono muscolare di tutto il corpo, ha effetti favorevoli sull’apparato cardiocircolatorio e respiratorio, migliora l’equilibrio e esercita le funzioni di coordinamento del corpo.
    Il tennista non gioca solo con il corpo ma impegna anche la testa; il Tennis, infatti, è uno sport tattico, quindi pretende una strategia, per cui l’atleta deve correre, saltare, scattare e anche pensare, coordinando l’azione fisica alla pianificazione mentale del gioco. Questo aspetto del Tennis lo rende particolarmente indicato per quei bimbi che hanno difficoltà di concentrazione, è una pratica che oltre al fisico esercita anche la mente innalzando le capacità di attenzione.

     
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    JUDO



    Il judo, l'arte di educare i bambini

    La pratica dello sport nel bambino rappresenta un evento molto importante soprattutto se visto come fonte di divertimento e benessere
    psicofisico. Nelle nostre odierne città claustrofobiche lo sport, oggi più che mai, rappresenta un impegno significativo per favorire lo sviluppo armonico dell'organismo e della sua coordinazione, con effetti benefici sulla circolazione del sangue, sulla respirazione, sullo sviluppo psicologico e sociale.
    E' importante, però, considerare che la scelta del tipo di sport da far praticare al proprio bambino dovrebbe essere fortemente condizionata dalla sua personalità, cosicché sarebbe auspicabile uno sport di squadra in ragazzi timidi, introversi, ansiosi e con difficoltà a stabilire rapporti interumani o anche per quei bambini leader o onnipotenti, perché un simile indirizzo potrà essere utile per ridimensionarlo. Un bambino molto vivace e/o aggressivo, invece, dovrebbe essere indirizzato verso un'attività sportiva che necessiti di un alto dispendio di energie ma che, nello stesso tempo, abbia regole da rispettare (come il calcio, il rugby, la pallacanestro), per finalizzare la sua esuberanza. In questo caso, fra le tante attività sportive, le discipline orientali, come il judo e il karate, sono fortemente consigliati perché favoriscono una costante ricerca di equilibrio e di perfezione nei movimenti, nel rispetto dell'avversario.



    Il judo è un ottimo sport per i bambini dai 5 anni in su dato che presenta il vantaggio di adattarsi nel migliore dei modi alle esigenze di sviluppo psicologico dei bambini: la necessaria cooperazione con i coetanei, il continuo contatto con gli altri, il proporsi come un gioco naturale, sono solo alcune delle caratteristiche peculiari di questo sport che favorisce non solo la formazione e lo sviluppo morfologico e funzionale del corpo ma anche il processo di maturazione dell'autonomia personale.

    Lo sport ha una grande funzione educatrice e di riequilibrio del corpo e della psiche e tende a compensare le tensioni, desideri, frustrazioni, fino a scaricare con l'atto sportivo l'aggressività che potrebbe altrimenti venire utilizzata verso l'interno, verso se stessi, accentuando meccanismi difensivi quali autocompassione, autosvalutazione e isolamento.

    L'aspetto socializzante dell'attività sportiva si evidenzia nella capacità di sviluppare rapporti continuativi, di scambio di esperienze vissute, di soluzioni confrontate e ragionate, in attività svolte in gruppo.




    Nel judo il bambino ritrova tutta la felicità del gioco, di un gioco libero e non costretto in spazi e tempi predeterminati. Si ritrova, cioè a vivere quella condizione naturale che solo qualche decennio fa era dello scorribande all'aria aperta tra coetanei.

    A piedi nudi, il bambino può liberare la fantasia con movimenti naturali e coordinati e ritrovare l'istinto innato della lotta come forma di gioco e riuscire ad incanalare le energie in modo positivo. Basta osservare i cuccioli di qualsiasi specie animale per avere ulteriori conferme del bisogno di lottare. La naturalità del gesto è un grande vantaggio per il judo e ne facilita la diffusione.

    Si vuole quindi sottolineare alcuni traguardi positivi che si possono raggiungere attraverso questa disciplina:

    1. Vengono sviluppati gli "schemi motori di base" di ogni bambino, primo passo fondamentale per chi vuole praticare il judo o qualunque altro sport; il judo in particolare, essendo uno degli sport più completi dal punto di vista dell' impiego dei muscoli coinvolti nell'azione sportiva (secondo solo al nuoto!), pone particolare attenzione a questo aspetto soprattutto in tale fascia díeta dove è fondamentale l'acquisizione corretta di tali schemi, che vanno dai più semplici, quali il camminare, il correre, la conoscenza del proprio corpo, fino ad arrivare ai più complessi, quali le capovolte, esercizi svolti in coppia, o esecuzione di tecniche che coinvolgono più parti del corpo.

    2. Attraverso il Judo il bambino impara a conoscere "l'equilibrio e il corpo nello spazio e nel tempo", in quanto tale disciplina viene praticata con tutto il corpo senza uso di attrezzi, quindi viene posta molta attenzione nello studio del proprio corpo e del proprio equilibrio, sia in situazioni statiche che in situazioni dinamiche. Il judo Ë uno sport di situazione, quindi una volta studiati gli schemi motori di base questi devono essere applicati in situazioni dinamiche che cambiano di volta in volta sia nel tempo che nello spazio, ponendo il bambino continuamente alla scoperta del proprio corpo e del proprio equilibrio.

    3. Il judo viene praticato con esecuzione di molti esercizi in coppia con un compagno, tutti gli esercizi sono studiati per permettere al bambino di confrontarsi con i compagni e di sviluppare un senso di collaborazione, di integrazione sociale allíinterno del gruppo di lavoro, per imparare a gestire spazi comuni e condivisi con il compagno. Il bambino si relaziona continuamente con il compagno, si abitua al contatto corporeo con l'altro dovuto alla natura stessa del judo come sport di coppia, ed infine ogni allievo prende coscienza della propria forza e del suo utilizzo, impara a gestirla ed a controllarla nei confronti del compagno, a volte più piccolo o più debole.




    Quanto esposto fino ad ora si può schematizzare nel modo seguente, mettendo in evidenza tutte le finalità e gli obiettivi che si perseguono nell'insegnamento dell'attività del judo:


    FINALITA' EDUCATIVE
    Miglioramento dell'autonomia e dell'autostima
    Acquisizione di regole comportamentali sia in seno al gruppo che in altri contesti
    Miglioramento delle condotte motorie di base
    Educazione schema corporeo
    Conoscenza elementare della disciplina sportiva del judo
    Integrazione sociale
    OBIETTIVI GENERALI
    Imparare a sentirsi parte di un gruppo e sapersi relazionare in una fase comune, dove di volta in volta ognuno deve evidenziare le abilità acquisite.
    Acquisire il rispetto delle regole, del turno di lavoro e di riposo.
    Saper distinguere cosa fare e cosa non fare, cosa può offendere il compagno, cosa può far male o cosa lo può disturbare.
    Migliorare e potenziare il livello psicomotorio posseduto dagli allievi, anche attraverso un intervento individualizzato
    Insegnare semplici esercizi ginnici per affinare l'agilità e la coordinazione dei gesti nella vita relazionale.
    (Fonte:.gsriale.it)

    Lussy



    Edited by gheagabry - 15/5/2012, 20:36
     
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    ACQUA E BAMBINI - NUOTO



    La sezione acqua e bambini analizza l’importanza che l’acqua riveste nella vita dei bambini.

    La familiarità con ciò che è sconosciuto, la sicurezza ed il primo contatto con l’acqua costituiscono esperienze gioiose ed irripetibili per il bambini e solo un giusto approccio è in grado di donare importanti benefici e vantaggi.
    Una regolare attività in acqua contribuisce ad un migliore sviluppo psicomotorio nei bambini.
    L’attività motoria in acqua è la più indicata per i bambini che percepiscono l’acqua più come un divertimento che come uno sport.
    È importante che l’attività in acqua entri a far parte della vita dei bambini fin da subito, perché un bambino impara a familiarizzare con l’acqua molto più velocemente e con meno paure rispetto ad un adulto.

    L’acqua è la fonte della vita dell’uomo e lo accompagna per tutta la sua esistenza.

    I benefici principali che l’attività in acqua dona ai bambini sono:

    - rilassamento e divertimento
    - movimento in assenza di gravità e peso
    - crescita coordinata e agilità
    - aumento della forza fisica
    - sviluppo del cuore e dei polmoni con un allenamento naturale della respirazione
    - polmoni e cuore più sviluppati e resistenti
    - stimolazione sull'attenzione e sulla consapevolezza

    Inoltre con una temperatura costante attorno ai 30-32 gradi anche il neonato può iniziare a frequentare l’acquaticità senza alcuna riserva. Indicati gli esercizi in vasche con un livello di acqua poco profonda.

    Il nuoto è l’attività in acqua più adatta per i bambini. Gli stessi medici confermano che il nuoto è lo sport più completo e salutare in assoluto in quanto richiede lo sforzo di tutti i muscoli anche quelli più impensabili. Il nuoto è molto importante per i bambini in quanto previene il sorgere di distorsioni della spina dorsale, quali la scogliosi e così via.

    Da una ricerca effettuata su un gruppo di bambini in età compresa fra i 6 e gli 11 anni è risultato che quasi l’80% dei bambini pratica uno sport, in particolare risulta che:

    - il 37% dei bambini è iscritto ad un corso di nuoto
    - il 24% pratica il calcio
    - il 16% fa ginnastica



    Il nuoto si compone di diversi stili:

    a)FARFALLA: in questo stile il corpo deve essere posizionato a pancia in giù. Le braccia devono essere portate simultaneamente in avanti oltre le spalle per poi essere riportate indietro sotto l'acqua, mentre i piedi devono muoversi contemporaneamente. Si trattta di uno stile che richiede un’ elevata potenza;

    RANA: come per la farfalla anche per lo stile a rana il corpo deve essere disteso a pancia in giù e le spalle devono essere possibilmente parallele alla superficie dell'acqua.
    Partendo dal petto bisogna spingere le mani in avanti in modo parallelo per poi farle ritornare alla posizione iniziale, è indifferente se sopra o sotto l’acqua. I movimenti devono essere sempre contemporanei.
    La testa deve sporgere parzialmente oltre la superficie dell’acqua ad eccezione della partenza e della virata in cui il nuotatore può effettuare una bracciata e un colpo di gambe sott’acqua.

    c) STILE LIBERO: anche questo stile richiede che il corpo si trovi in posizione distesa a pancia in giù e consiste nel far ruotare le braccia in senso alternato fuori e dentro l’acqua mentre i piedi sbattono alternativamente.


    d) DORSO: questo stile richiede la posizione a pancia in su, il bacino deve essere in posizione eretta, le gambe devono battere in modo alternato
    mentre le braccia compiono un giro di 360°

    L’attività in acqua è prescritta dai medici per i bambini che soffrono di asma (con eccezione dei bambini che sono allergici alle muffe) perché a differenza di qualsiasi altro sport non provoca una chiusura eccessiva dei bronchi, anzi la stessa aria umida della piscina favorisce una migliore respirazione.


    Lussy



    Edited by gheagabry - 15/5/2012, 20:37
     
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    Come insegnare ai bambini ad andare in bicicletta



    Bicicletta bambini: imparare ad andare in bici dal triciclo alle due ruote


    bambini-in-bici-vita-da-mamma-1-272x300Andare in bicicletta, pedalare, passeggiare in bici o montare in sella … sono tutte espressioni di uno sport “libero” che grazie all’uso della bicicletta ci conduce all’aria aperta, spesso ci avvicina alla natura, sovente ci “guida” alla ricerca della tranquillità attraverso percorsi poco affollati e magari immersi nel verde di prati o campagne.

    Andare in bicicletta fa bene a tutte le età (purché l’attività ciclistica sia moderata e misurata alle “competenze fisiche” di chi la pratica).

    triciclo-vita-da-mammaPedalare favorisce il benessere psicofisico: infatti la “ginnastica in bici” tiene in allenamento il cuore, aiuta il buon funzionamento dei polmoni e potenzia i muscoli; contemporaneamente permette a chi la pratica di sentirsi “libero”, di “possedere” gli spazi entro cui pedala e si muove, di “entrare in contatto” con la natura. In questo senso consentire ai bambini di andare in bicicletta significa garantirgli un’ottima attività fisica ed insieme la possibilità di assaporare sensazioni emotive piacevoli e benefiche. Pedalando da soli sulla propria bici i piccoli crescono: si rafforza la loro autonomia e il loro senso dell’autostima. Inoltre la pratica ciclistica abituale e condotta con la famiglia alla scoperta della natura e di nuovi luoghi stimola nei piccoli le capacità di adattamento e favorisce il controllo emotivo.





    Quando il bambino può incominciare ad andare in bicicletta?


    La prima bicicletta del bambino sarà il triciclo ed il rapporto bambino – triciclo può instaurarsi non appena il piccolo incominci a camminare.

    triciclo-vita-da-mamma1Il triciclo è solo in apparenza simile alla bici: ha una struttura “naturalmente equilibrata”, saldamente basata su tre ruote una anteriore e due posteriori, è dotato di pedali ma non di freni.

    Quando sale in sella al suo triciclo il bambino pedala. Probabilmente all’inizio non porrà i piedini sui pedali ma per ottenere il movimento punterà in terra i piedi e spingerà.

    Attenzione: pedalando in sella al triciclo il piccolo non compie una attività analoga a quella che si esercita sulla bici, infatti, compiendo una pedalata sul triciclo il pupo non fa altro che determinare il movimento del mezzo, diversamente, compiendo una pedalata sulla bici (in particolare a due ruote) il bambino dovrà gestire il mezzo mentre si sposta nello spazio facendo attenzione a tenerlo in equilibrio.

    bici-rotelle-vita-da-mamma-224x300Il triciclo è solo il primo “canale di accesso” alla bicicletta favorisce il senso di esplorazione, da ugualmente l’idea di libertà, stimola il movimento e sviluppa l’attitudine a pedalare.



    Tra i 24 ed i 36 mesi (quando il bambino dimostri una buona padronanza del triciclo e gradisca pedalare) si può passare alla prima bicicletta con le rotelle.
    bimbinbici
    Rotelline, sellino e manubrio regolabili, buone ruote, ottimi freni, luci e campanello, no canna centrale, telaio leggero ed a norma. Queste le parole d’ordine per scegliere una bicicletta adatta al bambino e veramente in grado di accompagnarlo nelle sue pedalate e nei0 suoi “percorsi da ciclista”.



    Rotelline:


    le rotelline sono 2 ruote più piccole che, grazie a sostegni metallici, si pongono parallelamente ai lati della ruota posteriore.

    bambini-in-bici-vita-da-mamma2
    La bici con le rotelline risulterà, quindi, composta da una ruota grande anteriore e da tre ruote posteriori di cui una centrale, equivalente a quella anteriore, e due piccole collocate una a destra ed una a sinistra della centrale posteriore.

    A cosa servono le rotelline? Le rotelline servono a tenere il mezzo in equilibrio stabile, esse determinano una condizione di equilibrio simile a quella del triciclo.

    La bicicletta con le rotelline garantisce al bambino di muoversi rimanendo in equilibrio sulle ruote posteriori, ciò pur imparando a gestire gli spazi, a controllore la velocità e a organizzare le frenate, ovvero acquisendo competenze ulteriori rispetto al triciclo (competenze che sfrutterà quando abbandonerà le rotelline conquistando la bici su due ruote).

    Affinché le rotelline rispondano efficacemente al loro compito, ovvero garantiscano l’equilibrio del bambino sul mezzo di trasporto, è necessario che siano parallele, che i sostegni siano integri (non curvati, piegati o alterati in qualunque modo) e che entrambe tocchino a terra in modo da mantenere la bici perfettamente stabile ed in equilibrio.

    Alcune piccole bici hanno le rotelline in dotazione ad altre l’accessorio rotelline va aggiunto.



    Sellino e manubrio regolabili:

    la bicicletta va selezionata non solo in base al gusto estetico del bambino, che pure conta ed avrà il suo peso nella scelta, ma anche e soprattutto in relazione alle caratteristiche fisiche del piccolo ciclista.

    bambini-in-bicicletta-2

    Quando si acquista una bicicletta bisogna accertarsi che il piccolo una volta accomodatosi sul sellino possa arrivare con i piedini in terra. I bambini devono poter contare sui loro piedini per frenare la corsa della bicicletta o per riacquistare l’equilibrio perduto in una manovra azzardata.

    Il manubrio deve essere regolato in modo da garantire una guida comoda e una completa visibilità, esso deve trovarsi più o meno parallelo all’addome del bambino che non dovrà chinarsi troppo in avanti per guidare ma neanche dovrà sollevare gli avambracci per gestire la bici.

    Quando il sellino ed il manubrio sono regolabili la bici vivrà più a lungo! Infatti, attraverso la regolazione di questi componenti della bicicletta, essa seguirà la crescita del bambino adattandosi alle modifiche in altezza del piccolo ciclista.



    Buone ruote e ottimi freni:


    le ruote ed i freni sono elementi fondamentali della bicicletta, essi garantiscono l’aderenza del mezzo al terreno e la sua buona guidabilità.

    Attenzione: le ruote sgonfie possono determinare disequilibri della bici perché fanno sbandare il mezzo ( e ciò vale maggiormente per le bici a due ruote).

    Attenzione: i freni si consumano con l’uso, per evitare spiacevoli e pericolosi incidenti controllate periodicamente le pasticche dei freni della bici di vostro figlio.

    Se fate largo uso della bici adoperandola anche di sera, in luoghi poco illuminati o usate questo mezzo di trasporto per spostamenti lunghi che potrebbero protrarsi per più ore del giorno sino all’imbrunire, allora non trascurate le luci.

    Le luci per bicicletta, essenziali ai fini della guida sicura, sono:

    una luce bianca o gialla anteriore;
    una luce rossa posteriore;
    un catarifrangente rosso posteriore;
    catarifrangenti gialli sui pedali.


    No canna orizzontale:

    bici-bambino-l
    è preferibile che il telaio sia privo di canna orizzontale, mancando tale canna il bambino scenderà più semplicemente dalla bici e, soprattutto, gestirà meglio l’appoggio in terra dei piedi rimanendo ben seduto sul sellino.

    jpg

    Telaio leggero ed a norma:

    scegliendo la bici è bene orientare il bambino verso una bicicletta leggera, la leggerezza ne garantisce maggiore gestibilità del mezzo.

    Il telaio deve essere a norma, a tal fine controllate che sul telaio sia riportata la seguente sigla: EN14765. Questa sigla indica la conformità della bici alle normative europee (in vigore dal 2006), attesta che essa è stata provata su strada e sottoposta a controlli di sicurezza e resistenza.


    jpg


    Quando e come togliere le rotelline

    La conquista della bici a due ruote in genere non avviene prima dei 5 o 6 anni e togliere le rotelline assai frequentemente è una scelta del bambino che normalmente tende ad imitare i coetanei o i bambini più grandi.

    Come si tolgono le rotelline?

    Alcuni di noi ricorderanno i genitori che tenevano il sellino da dietro e ci spingevano … e ricorderanno, forse, anche qualche caduta e ginocchia sbucciate. Altri ripenseranno al metodo classico orientato all’abbandono di una rotellina per volta.

    Ebbene nessuna di queste pratiche garantisce una buona riuscita dell’operazione “addio alle rotelline – conquista delle due ruote”.



    La pratica più efficace è:


    - togliere entrambe le rotelline,

    - regolare il sellino in modo che il bambino possa piantare bene e facilmente i piedi in terra (ciò si ottiene abbassando molto il sellino)

    - smontare temporaneamente i pedali

    bici-senza-pedali- Esortare il bambino a darsi la spinta alzare i piedi e rimanere in equilibrio durante il movimento della bici.

    - Esortate il piccolo a prendere confidenza con le frenate, la decelerazione e l’arresto delle sue corse.

    - Non chiedete ai bambini di disegnare perfette traiettorie rette, ma insegnate loro a sentire e gestire i movimenti e le piccole oscillazioni della bici, in essi risiede il segreto dell’equilibrio.

    - Successivamente rimontate i pedali ed esortate il bambino a passare dalla spinta alla pedalata breve, nonché dalla pedalata breve a degli stop in equilibrio sui pedali con la bicicletta ferma.

    Questo sistema di autonoma gestione del mezzo è assai efficace, la bici viene portata dal ciclista ed ogni ciclista è un’entità singolare, ha una propria fisicità unica e particolare, il bambino deve organizzare il suo personale modo di andare in bici entrando autonomamente in empatia con il mezzo bici!

    Nei paesi del nord Europa viene assai usata la bici senza pedali (già dai 24 mesi e purché il bambino abbia una altezza minima di 90 cm – requisito essenziale per l’uso di tale mezzo); lì la bici senza pedali sostituisce la prima bicicletta con le rotelline, facilità l’acquisizione dell’equilibrio autonomo ed il passaggio alle due ruote.

    (Il sistema di emancipazione dalle rotelline appena descritto ricalca esattamente i principi e le funzionalità della bici senza rotelle).

    Le bici senza rotelle sono facilmente reperibili in commercio e cominciano a diffondersi nel nostro paese.

    Quando regalate una bici al vostro piccolo non trascurate l’importanza del caschetto che protegge il capo da colpi e previene eventuali traumi, il casco è di fondamentale importanza, volendo ad esso potrete aggiungere dei paracolpi per ginocchia e gomiti.



    Questo articolo nasce come approfondimento resosi necessario grazie alle indicazioni date da un gentile utente: Antonio. Ad Antonio va il nostro ringraziamento per gli importanti spunti di riflessione che ci ha offerti commentando un precedente articolo.

     
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  7. gheagabry
     
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    bimbi e sport

    equitazione



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    Oltre a tonificare i muscoli e favorire una postura corretta, questo sport è anche utilissimo per lo sviluppo emotivo del bambino



    bambini_preparazione_atletica_per_l_equitazioneIl cavallo è uno dei grandi desideri di quasi tutti i bambini: un animale così grande rispetto a lui e al tempo stesso così in grado di essere guidato a fare cose eccezionali (dai salti alla corsa)!
    L’equitazione, oltre ad essere uno sport utilissimo per la crescita psico-fisica del bambino, ha un “plus” importante: avere a che fare con qualcosa di vivo, che respira, mangia e pensa e non con un oggetto o uno strumento (come nel caso di tutti gli altri sport) aggiunge a questa attività qualcosa di importante anche a livello affettivo ed emozionale, che può creare una relazione da portare avanti per tutta la vita.
    Bisogna non solo imparare a stare in sella, ma anche a non aver paura di un animale “enorme”; bisogna imparare a muoversi attorno ad esso, a conoscere ciò che gli piace e ciò che gli dà fastidio, ad entrare in sintonia vera con la bestia.
    E’ bene non iniziare con l’equitazione vera e propria (vale a dire con un cavallo “grande”) prima dei 10 anni; prima di quest’età è molto meglio insegnare ai bambini a relazionarsi con i pony (in genere non più alti di 1 metro e 40) che potranno essere accuditi personalmente in una relazione .... “alla stessa altezza”, con la possibilità di guardarsi negli occhi e iniziare un percorso di fiducia, eliminando le paure dovute alle dimensioni del cavallo.
    Purchè si inizi dopo i 10 anni, l’equitazione è uno sport che offre molteplici benefici:
    Favorisce una corretta postura in quanto insegna a tenere una posizione perfettamente eretta e corretta della schienaContribuisce a sviluppare la muscolatura dorsale, fondamentale per sostenere la colonna vertebraleTonifica i muscoli dei glutei e delle cosce (specie quelli interni che in genere “lavorano” poco)Aiuta a mantenere la testa in posizione eretta prevenendo posture sbagliate che causano disturbi alla cervicale.
    Come abbiamo detto non si deve iniziare troppo presto principalmente per ragioni di tipo ortopedico che riguardano lo sviluppo del bacino e delle anche e perché, se il movimento non è eseguito in modo corretto, rischia di pesare troppo sulla parte inferiore della colonna.
    La scelta del maneggio è molto importante: deve essere una scuola seria, con insegnanti patentati dalla Fise (Federazione italiana sport equestri). Bisogna poi scegliere il tipo di monta che si vuole imparare: quella inglese o quella americana. La prima è quella che costringe ad una postura più corretta ed è molto più facile trovare maneggi che la pratichino in quanto è quella più diffusa. E' più rigida nell’insegnamento e tende verso l’agonismo essendo la monta utilizzata nella corsa ad ostacoli e nel dressage.
    La monta all’americana è altrettanto benefica per la schiena, ma è molto più difficile trovare buone scuole e una impostazione all’americana fatta male è molto più dannosa di una all’inglese fatta male….quindi risulta davvero fondamentale scegliere con cura la scuola!
    Cavalcare all’americana (vale a dire con la sella con il pomo in mezzo, come quella dei cowboy) tende a far sentire maggiormente al cavaliere il contatto con l’animale ed è adatta a chi vuole privilegiare le passeggiate alle gare agonistiche.



    Bambini: Preparazione Atletica per l'Equitazione


    Come per un qualsiasi atleta, ad esempio i giocatori di calcio, un riscaldamento muscolare adeguato prima di qualsiasi tipo di sforzo, è indispensabile sia per il cavallo che per il bambino che sta imparando a conoscerlo.

    Non è possibile cominciare il lavoro, sia esso di passeggio o di carico, senza prima avere effettuato questa operazione.

    Il cavallo necessita di un'andatura blanda per un discreto periodo di tempo prima di partire a passo spedito, in modo da sciogliere perfettamente, specialmente quando si è chiamati a sfidare i rigori dell'inverno, giunture e muscoli, legamenti e tendini.

    Anche il bambino è chiamato ad esercitarsi, tramite brevi corsette ed alcuni movimenti di stretching.

    Specialmente se si arriva da momento di sedentarietà accentuata, ad esempio se si è stati seduti cinque o sei ore, bisogna dedicarsi a questo tipo di attività.

    Montare a Cavallo
    Nel montare l'animale, bisogna fare attenzione ed avere cura nel non disturbare il cavallo.

    Per i primi tempi, è necessario farsi aiutare da qualcuno perché potrebbe essere complicato, poi, pian piano, si imparerà a farlo da soli agevolmente.

    Si arriverà a possedere uno slancio leggero e vigoroso insieme, che ci farà montare a cavallo in un attimo.

    Il Volteggio

    Il volteggio consiste in una serie di esercizi fisici svolti dal cavaliere in sella ad un cavallo.

    Il volteggio è una disciplina sportiva, che risulta molto utile come addestramento per far sviluppare al cavaliere senso di equilibrio e sicurezza.

    Anzitutto, è bene specificare come non tutti i cavalli siano adatti al volteggio. Lo sono solo quelli addestrati preventivamente.

    In pratica, il cavallo, ancora non al trotto o al galoppo, gira intorno ad una corda, chiamata longia.

    Colui che tiene la longia è il cosiddetto “longeur”.

    La sella da volteggio è dotate di maniglie che aiutano il cavaliere nei suoi esercizi.

    Uno dei primi esercizi è la salita in movimento.

    Il cavallo prende a procedere.

    Il bambino ed il suo amico aiutante lo affiancano.

    Si tratta adesso di salire in movimento.

    C'è bisogno di un aiuto, durante il momento della spinta da terra.

    L'esercizio potrebbe non riuscire subito, ma non c'è da preoccuparsi, bensì bisogna solamente stare calmi e riprovare.

    Dopo questo primo esercizio esistono tutta una serie di figure e movimenti che tornano utilissimi nello sviluppare il senso di equilibrio in sella al cavallo.

    Col volteggio si imparerà anche a comprendere i segnali che il cavallo ci manda quando inizia a compiere un movimento.

    Infine si imparerà anche a cadere, addestrandosi appositamente, per non trovarsi impreparati in un momento che, prima o poi, accade.

    L'equitazione con i pony

    pony-r10Spesso i genitori che vogliono esaudire il desiderio dei loro figli di "portarli a cavallo" non sanno che pesci pigliare e possono lasciarsi convincere anche a far montare bambini molto piccoli su cavalli molto grandi. A nostro avviso non c'è niente di più sbagliato, vediamo di rispondere a questo proposito alle domande che ci vengono generalmente poste.

    Innanzi tutto qual è la differenza tra un pony e un cavallo?

    A livello di reazioni, psicologia e gestione non vi è alcuna differenza tra pony e cavalli: semplicemente tutti i cavalli che misurano meno di un metro e 48 cm sono considerati pony.
    Da questo si evince facilmente che un bambino che impari a gestire da terra e dalla sella il suo pony non avrà poi alcuna difficoltà, una volta cresciuto, a montare un cavallo.

    Perchè è meglio che i bambini montino i pony?

    Si tratta semplicemente di una questione di proporzioni.
    Se esiste un equilibrio fisico tra il cavaliere e il cavallo tutto diventa più semplice, più armonico e soprattutto meno pericoloso. Tanto per fare un esempio concreto: per un bambino montare un cavallo (che in media si aggira sul metro e settanta di altezza) corrisponderebbe per un adulto di media altezza montare su un animale di due metri e mezzo: la maggior parte di voi avrebbe paura anche ad avvicinarlo un simile mostro!

    Mio figlio è piuttosto alto, ha sicuramente bisogno di un pony alto. Vero?

    No, non necessariamente.
    La proporzione giusta per compiere tutti gli esercizi che sono richiesti nel Pony Games è che il bambino possa oltrepassare comodamente con lo sguardo la groppa (il dorso) del cavallo. Da questa misura in giù tutte sono ammesse.
    All'inizio poi capita spesso che anche bambini alti comincino con pony piccoli per consentire loro di familiarizzare con un animale che non incuta timore e che sia più facilmente gestibile vista la mole ridotta.

    Lavorando con i pony si impara a montare a cavallo?


    Si certamente. Come si diceva prima i pony sono cavalli in miniatura che pensano e reagiscono esattamente come i cavalli grandi.

    Che cos'è il Pony Games?


    Il Pony Games è essenzialmente un modo di insegnare l'equitazione studiato apposta per i piccoli cavalieri: attraverso il Pony Games si possono dunque imparare efficacemente tutti i principi dell'equitazione di base e contemporaneamente promuovere lo sviluppo psicomotorio dei bambini e ragazzi.

    equitazione

     
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  8. gheagabry
     
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    Bambini e sport - consigli: il rugby


    bimbo-rugby

    Pediatria: perché giocare a rugby?





    Perché giocare a Rugby?

    Appena un bambino vede una palla, in genere non la prende a calci, ma la esplora con le mani la osserva e la lancia con le rugby%20bambinimani. È naturale che poi impari a correre con la palla in mano. Già questa osservazione fa capire perché l’inventore del Rugby William Webb Ellis, durante una partita di Football prese la palla con le mani e corse fino a portarla oltre la linea di porta. Ciò avveniva nel 1823 nella scuola della cittadina di Rugby e quel gesto spontaneo ha innescato il mondo del rugby che oltre ad essere uno sport è una filosofia di vita. Per un bambino di 6-7 anni che cosa c’è di più bello che avere la possibilità di correre con la palla in mano, “acchiappare” quello che ha la palla e rotolarsi per terra. Il Rugby è libertà, scuola di vita e disciplina. Da un punto di vista medico sportivo è un classico sport aerobico anaerobico alternato, cioè è necessaria resistenza e nel contempo velocità. Ma diversamente ad altri sport i ruoli determinano un impegno diverso, infatti gli “avanti” devono anche avere qualità di potenza pura, mentre i tre quarti (gli attaccanti) devono avere nel loro bagaglio tecnico oltre a capacità di forza esplosiva “velocità” anche notevole “destrezza”.

    È pericoloso giocare a Rugby?

    Il Rugby è uno sport di contatto, e come tale un bambino che effettua tale sport sicuramente si abitua a ricevere e dare colpi. Proprio l’abitudine al contatto fisico che permette ai giovani che praticano questo sport di evitare traumi, e nel contempo a rispettare l’avversario. Il contatto è ammesso soltanto per chi ha la palla in mano e pertanto ci si aspetta il placcaggio ed è prevedibile che possa cadere con la palla in mano.

    Tutti possono giocare a Rugby?
    Si, dato che c’è notevole differenza fra i ruoli, contrariamente a quello che si pensa un bambino non eccessivamente grande può giocare tranquillamente, svilupperà quelle che sono le capacità per risolvere il “problema” statura e peso. Ci sono esempi anche a livello internazionale che mostrano come un classico “mingherlino” può giocare contro i sovradimensionati “avanti”. Vediamo ad esempio come nel 6 Nazioni giocatori come il mediano di mischia irlandese Peter Stringer o l’italo-argentino Ramiro Pez riescano ad emergere nonostante abbiano un fisico da comune mortale. Naturalmente non ci sono impedimenti diversi dagli altri sport di squadra, e le limitazioni sono le stesse per quanto riguarda calcio, basket e volley.

    Quando iniziare a giocare?

    Il minirugby è da anni introdotto in Italia e già da un’età di 7-8 anni è possibile praticarlo, naturalmente le regole sono diverse e nelle prime fasi la pratica del rugby equivale a momenti ludici con delle regole molto semplici. Il bambino che gioca a Rugby impara a correre con la palla, a fermare l’avversario che è portatore di palla e a superare la linea di meta. Acquisisce quindi le modalità per una corretta corsa ed un corretto modo di cadere se placcato e comincia ad acquisire capacità di destrezza per evitare di essere bloccato dall’avversario. Inoltre comincia ad acquisire il concetto di disciplina in campo dove non si deve mai protestare ne reagire e imparare a controllare le reazioni. Con il minirugby inizia una vera e propria scuola di vita.

    Quale impegno fisico deve sostenere un giovane che pratica il rugby?
    rugby-bambiniL’impegno cardiovascolare è identico a quello degl’altri sport di squadra, la differenza è legata all’abitudine al contatto fisico, indubbiamente il piccolo atleta deve essere in buone condizioni generali e soprattutto deve avere un’integrità dell’apparato muscolo tendineo ed osteoarticolare, naturalmente gli impegni di tale apparato sono diversi a seconda dell’età del praticante, ovviamente il bambino più piccolo incontrerà pari età e l’impatto sarà proporzionato. La preparazione fisica del giovane atleta deve essere impostata, come tutti gli sport di squadra ad impegnare l’apparato cardiovascolare, l’apparto osteoarticolare e muscolo-tendineo. Il bambino che pratica rugby deve essere in grado di correre, spingere, saltare, e deve avere una buona destrezza per scartare gli avversari.

    Fonte: ospedale pediatrico Bambino Gesù,



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  9. gheagabry
     
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    L’alimentazione giusta per i bambini che fanno sport

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    Si fa sempre un gran parlare di bambini in sovrappeso e sedentari. Ma sappiamo che non è sempre così. Alcuni bambini, con grande impegno delle mamme che, pur dovendosi dividere tra famiglia e lavoro non si rifiutano di accompagnarli in palestra, praticano sport, talvolta anche a livello agonistico. E’ giusto dunque rivolgerci anche a loro e dare alle loro mamme qualche utile consiglio per sostenerli. Per questo motivo oggi vedremo qual è l’alimentazione più indicata per il bambino che fa sport.
    Si comincia dalla colazione: a tavola di primo mattino non dovranno mancare fette biscottate con miele o marmellata, latte e frutta. E’ possibile sostituire le fette con cereali o muesli e il latte con un vasetto di yogurt o con del succo di frutta. Non dimentichiamo mai di mettere nello zainetto uno spuntino da consumare a scuola: un frutto, dello yogurt, dei biscotti o un pacchetto di crackers andranno benissimo per non arrivare all’ora di pranzo stanchi e affamati.

    Il pranzo invece va calibrato in base all’orario di inizio degli allenamenti che naturalmente sono pomeridiani. Se l’ora di inizio è fissata subito dopo pranzo meglio che il bambino non si appesantisca troppo. Un secondo con contorno e l’immancabile frutta sono l’ideale. Subito dopo l’allenamento, al rientro a casa, non dovrà saltare il momento della merenda che potrà essere un panino con prosciutto e verdure. A cena potrete portare in tavola una minestra con legumi.
    Se l’allenamento inizia nel pomeriggio il pranzo potrà essere completo di primo e la merenda, sana e leggera, dovrà precedere l’inizio dell’attività sportiva. Più in generale, meglio evitare le merendine e dare al bambino alimenti sani e nutrienti, freschi. E’ importante anche variare: date da mangiare al bambino diversi tipi di frutta e verdura, carni e pesci in modo che assuma tutti i nutrienti necessari e non si annoi.

     
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    Nuoto, arti marziali o atletica?
    Bambini e sport, ecco la guida per scegliere
    Il consiglio dei pediatri: «Prima iniziano, meglio è», anche alle scuole elementari. Importante il «fattore» comodità

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    Bambini e sport
    Il classico nuoto o una più insolita arte marziale? Il sempreverde calcio o il tennis? Ogni sport ha caratteristiche peculiari di cui tenere conto, soprattutto quando si tratta di scegliere per i bambini più piccoli, della «materna» o delle elementari, in una fase di crescita fisica e psicologica tanto delicata. «Ma oggi l'emergenza sedentarietà (e sovrappeso) nei bimbi è tale per cui più di tutto conta farli muovere, non importa come — osserva Armando Calzolari, presidente della Commissione medicina dello sport della Società Italiana di Pediatria —. Perciò, se vicino a casa c'è un campo da calcio e nient’altro, giocare a pallore andrà benissimo piuttosto che non muoversi affatto».
    I DATI - I dati Istat e dell'Osservatorio Okkio alla Salute (del Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità) parlano chiaro: solo un bambino delle elementari su dieci fa attività fisica in modalità e quantità adeguate; uno su cinque fa sport, ma non più di una volta a settimana; quattro su dieci invece dedicano a Tv o videogiochi tre ore o più ogni giorno. «Prima si comincia con lo sport meglio è, perché il movimento diventi un’abitudine piacevole — raccomanda Calzolari —. Già in età prescolare, ad esempio, i bambini dovrebbero imparare a nuotare, un'abilità di base che bisognerebbe acquisire nella primissima infanzia. Peraltro, il nuoto è uno sport abbastanza completo e adatto ai primi anni di vita».

    LA SCELTA - L’età delle elementari è in genere quella della scelta di un'attività specifica; i fattori di cui tenere conto sono molti, ma con un po' di sano realismo il pediatra avverte: «Il primo fattore da considerare è la "comodità": inutile puntare al basket se il campo è a chilometri di distanza, meglio un’altra disciplina cui si possa accedere facilmente, quindi con costanza e regolarità». «Inoltre, bisogna ascoltare il bambino e assecondare una sua eventuale "passione": per aver voglia di continuare l'attività deve piacere e divertire — prosegue Calzolari —. Infine, i genitori amanti di uno sport possono proporlo ai figli, ma l'ideale sarebbe far provare diverse attività nei primi due, tre anni della scuola elementare: servirebbe a far scoprire al bambino ciò che gli piace di più e a far emergere i suoi veri talenti, talvolta inaspettati».

    ATTENZIONE ALLA SCHIENA - Non ha più molto senso invece, secondo i pediatri, chiedersi se sia meglio uno sport di squadra o uno individuale. Non è detto, infatti, che un bimbo introverso debba per forza essere spinto in un gruppo: le dinamiche sono più complesse; ogni piccolo va seguito e incoraggiato a trovare l'attività adatta alla sua indole e alle sue caratteristiche fisiche. «Per un consiglio è opportuno parlare con il pediatra, che dovrà poi seguire il bambino per valutare che l'attività scelta non comporti modifiche inadeguate del corpo — raccomanda Calzolari —. Ginnastica artistica e danza, molto amate dalle bimbe, possono ad esempio provocare "effetti collaterali" sulla postura della schiena: sono attività complete, ma il pediatra deve vigilare ed eventualmente consigliare l'associazione con un esercizio diverso che "scarichi" la schiena. L'ideale sarebbe far praticare ai bimbi tre, quattro ore di sport alla settimana, alternando la loro attività preferita con un'altra complementare per caratteristiche». In questo modo si possono peraltro scongiurare i possibili effetti negativi di sport asimmetrici, come il tennis, che andrebbero iniziati un po' più tardi: fino ai sette, otto anni è opportuno scegliere attività fisiche che stimolino tutto l'organismo (atletica, ginnastica, nuoto), per poi passare eventualmente a sport che richiedono abilità particolari. «Qualunque attività si scelga, infine, è bene visitare diverse scuole: informarsi sulla struttura e sulla formazione degli allenatori è importante per affidare i figli a mani esperte» conclude il pediatra.

    GLI ADOLESCENTI - E i più grandicelli che rapporto hanno con lo sport? Stando ai dati Istat è fra gli 11 e i 14 anni che i ragazzini italiani praticano maggiormente sport fuori da scuola, dove peraltro non sempre l'esercizio fisico viene promosso in maniera adeguata (il 34% delle classi svolge meno delle previste due ore di attività motoria a settimana). Secondo la più recente indagine sul tema, condotta dalla Società Italiana di Pediatria in collaborazione con la Federazione Medico Sportiva Italiana su oltre duemila ragazzini di terza media, il 37% degli adolescenti non pratica sport o lo fa per meno di due ore a settimana e oltre il 60% dei ragazzi trascorre seduto 10-11 ore al giorno. «Oggi disponiamo di cibo a volontà e non dobbiamo più spendere energie per muoverci grazie ad ascensori, auto e altri mezzi di trasporto. L’attività sportiva, così come viene praticata dalla maggior parte dei ragazzi, ha ben poca influenza su questo squilibrio — commenta Alberto Ugazio, presidente della Società Italiana di Pediatria —. Difficile che due ore di movimento a settimana possano fare la differenza; serve un'attività fisica regolare: meglio andare e tornare da scuola a piedi o in bici tutti i giorni». Chi si tiene alla larga da qualsiasi attività fisica, stando al sondaggio, adduce come scusa la mancanza di tempo o ammette che muoversi non gli piace. La maggioranza degli adolescenti che fanno uno sport, però, lo pratica perché lo ritiene divertente. «Molti scelgono da soli, ma sulla scia dallo sport visto in TV e non pochi gettano la spugna quando si accorgono che fare un gol richiede tante ore di allenamento» considera Ugazio.

    TUTTI I BENEFICI - E dire che l'elenco dei benefici del movimento durante l'adolescenza è lungo: uno studio australiano su oltre 2300 tredicenni ha dimostrato che praticare sport migliora benessere psicologico e qualità della vita dei ragazzini; una ricerca pubblicata sul Journal of Adolescent Health ha mostrato che bastano tre settimane di esercizio fisico regolare (30 minuti di corsa al mattino, tre volte a settimana) per migliorare la qualità del sonno e la performance scolastica dei diciottenni; dati statunitensi documentano inoltre che l'attività sportiva regolare riduce l'aggressività degli adolescenti. «L'esercizio costante — conferma Ugazio — migliora l'attività neuromuscolare e la capacità aerobica, il senso di benessere e la capacità di affrontare gli stress. La consapevolezza delle proprie capacità, non soltanto fisiche, si traduce in ulteriori vantaggi psicologici. E non vanno sottovalutate le conseguenze sociali: il ragazzino che non fa sport, quando viene coinvolto in un’attività fisica di gruppo, si trova spesso in difficoltà, con il rischio di essere emarginato e quindi di isolarsi. Ciò innesca un circolo vizioso (solitudine, sedentarietà, aumento di peso) da cui può diventare difficile uscire» conclude il pediatra.

    Elena Meli

     
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    Ginnastica ritmica o artistica?

    ginna
    La ginnastica ritmica e artistica sono sport molto popolari tra i più piccoli e fanno anche molto bene. Vediamo meglio di che si tratta.

    Ritmica delicata
    La ginnastica ritmica è uno sport solo femminile, che prevede diversi tipi di esercizi, sia a corpo libero che alla sbarra. Si può iniziare in forma di gioco verso 4-5 anni, spiega Marina Piazza, gli esercizi sono facili e la musica diverte molto le bambine. Poi, verso 9 anni si iniziano le prime gare, di difficoltà proporzionate alla preparazione delle piccole atlete. Intorno a 14 anni si capisce meglio che è portato per arrivare a livelli più alti.

    I benefici per il fisico sono molti, perché è uno sport completo che fa lavorare il dorso, gli addominali, le gambe e sviluppa anche la coordinazione, sottolinea Piazza. Infatti riuscire a far muovere e a dominare i piccoli attrezzi come la palla, la fune ecc. si unisce il lavoro sul corpo a quello mentale, di controllo dei movimenti. Ovvero, si lavora sull’aspetto neuromuscolare e neuromotorio, per dirla in termini più tecnici.

    Gli acrobati dell’artistica
    Adatta sia a maschietti che a femminucce, la ginnastica artistica si può iniziare già verso 5 anni con un’attività motoria adeguata e poi proseguire l’affinamento per l’agonistica intorno a 6 anni. Nelle femmine è privilegiato l’aspetto espressivo degli esercizi, che devono essere eseguiti con eleganza, nei maschi si mette in rislato la forza.

    Ovviamente anche gli attrezzi che usano i bambini sono differenti da quelli per le femminucce: i primi utilizzano il cavallo, gli anelli, la sbarra; le bimbe la trave, la parallela assimetrica, solo per citarne alcuni – spiega dice Fulvio Vailati, Direttore Tecnico di Ginnastica Artistica maschile, femminile e Trampolino Elastico, delle Federginnastica.

    Info
    www.federginnastica.it

     
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  12. gheagabry
     
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    PATTINAGGIO



    PattinaggioBimba450

    È uno sport che si può iniziare abbastanza presto, intorno ai 5 anni, ma deve essere affiancato da un’attività generica, come il 8e5e67c26ea40b9682bdd49e1d0f9ed4uniqueidcmcimage1nuoto o la ginnastica, poiché stimola prevalentemente gli arti inferiori.

    I BENEFICI
    - Come la bici, consente di apprendere un equilibrio diverso da quello al quale si è abituati, quindi è un’ottima occasione per sviluppare le capacità coordinative.
    - È uno sport ‘ibrido’, che non sempre è impostato come attività fisica vera e propria, ma è concepito prevalentemente come attività ludico-ricreativa. “Ed è un bene” evidenzia l'insegnante di scienze motorie Giuseppe Albanese, “perché il pattinaggio lavora molto sulla flessibilità articolare ed un lavoro specifico di questo genere fino ai 7-8 anni rischia di rendere le articolazioni troppo lasse”.
    - Come per la bici, può essere l’occasione per salutari passeggiate all’aperto insieme ai famigliari o agli amici, e proprio per questo aiuta la socializzazione e la condivisione del momento ludico con il gruppo.

    Bambini a rotelle!
    pattinaggio-bambini-a-rotelle-dilettaIl pattinaggio su ruote è un’attività sportiva ideale per i bambini poiché si tratta di un gioco che si trasforma in sport per i piccoli che lo praticano. Ideale per sviluppare forza ed equilibrio, armonia nei movimenti e resistenza fisica rappresenta un’attività ideale da consigliare ai genitori. L’età migliore per iniziare è compresa tra i 5 e i 7 anni, occorre scegliere strutture affidabili che dispongano di maestri preparati. Sempre opportuna una visita medica preliminare che attesti le condizioni fisiche idonee alla pratica di un’attività sportiva. Due lezioni settimanali della durata di un’ora sono sufficienti per iniziare a prendere confidenza con le rotelle. Esistono strutture nelle quali è possibile noleggiare i pattini per prova affinché i bambini possano decidere se proseguire il corso prima di munirsi di attrezzatura propria. Trattandosi di un’attività divertente anche i più piccoli si sentiranno coinvolti dagli esercizi vivendoli come un gioco.

    Il ghiaccio e le calde passioni.
    corsi-introIl pattinaggio sul ghiaccio è un'attività davvero calda: movimenti, salti, piroette sono energia allo stato puro. Scivolare, sfrecciare sulla pista bianca, e sembra di volare, trascinati dall'intensità delle emozioni che solo questo sport sa regalare. Una congiunzione alchemica tra elegante armonia e potenza dinamica che accendono il fuoco della passione.

    La danza, integrata al pattinaggio o come singola attività, è l'espressione più alta del linguaggio del corpo attraverso la quale scorrono una miriade di sentimenti: divertimento, gioia, entusiasmo e, ancora, passione.




    lussy60
     
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  13. gheagabry
     
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    Lo sport è un elemento fondamentale per il sano sviluppo dei bambini, ma qual è quello più adatto?...




    Bambini-e-lo-sportLo sport, per il bambino, deve essere prima di tutto un gioco da vivere con gioia insieme ai coetanei. È un momento di incontro e di aggregazione per aiutare a crescere sani nel corpo e nello spirito. Allo stesso tempo può rappresentare un’occasione per imparare i fondamenti dell’attività motoria.
    I bambini dovrebbero arrivare spontaneamente alla scelta di fare sport; ai genitori spetta incoraggiarli, tenendo conto della loro età e della disciplina che intendono praticare.
    Spesso è difficile dare una mano al bambino per scegliere lo sport più adatto alla sua età, alle sue caratteristiche fisiche e psicologiche, ma non dobbiamo decidere per loro. Non esistono sport di serie A e sport di serie B; ogni disciplina ha le sue caratteristiche, le sue regole (sia individuali che di gruppo) e sviluppa specifiche capacità e competenze in chi lo pratica. È importante una pratica regolare e formativa.
    I genitori non devono mai dimenticare che lo sport viene praticato soprattutto per sviluppare il corpo, la psiche, per formare il carattere e per educare ad una sana ed onesta competizione basata su regole chiare e condivise.
    Nessun bambino «deve» diventare un campione per forza, ma va aiutato ed incoraggiato a svolgere con impegno e passione l’attività sportiva, va educato al rispetto delle regole e degli avversari, all’accettazione del risultato senza eccessive aspettative e senza sensi di frustrazione.
    Lo sport, se praticato con impegno e costanza, vissuto con spirito di amicizia e solidarietà, può diventare una vera «scuola di vita» insegnando al ragazzo che l’impegno e la leale competizione pagano sempre. L’eventuale insuccesso temporaneo può essere di stimolo alla ricerca ed al raggiungimento di risultati futuri più alti e positivi sia sul piano personale che su quello sociale e lavorativo.
    Lo sport praticato regolarmente, contestualmente ad una vita sana ed equilibrata, è un eccezionale strumento di prevenzione sia delle malattie organiche e delle malconformazioni sia dei disagi del bambino e dell’adolescente a livello psicologico e sociale, dovuti ad uno stile di vita scorretto e non sufficientemente stimolato.
    Ecco alcuni degli sport più diffusi con le età consigliate e le principali indicazioni dal punto di vista psicomotorio


    Atletica leggera: dai 6 anni
    I movimenti tipici di questo sport coinvolgono tutti i muscoli del corpo, per questo è consigliato. Coinvolge in modo armonico il sistema cardiocircolatorio e respiratorio, richiede prontezza di riflessi e capacità di affrontare la sofferenza ed il disagio.

    Arti marziali: 5-6 anni
    Consente di acquisire un ottimo senso del proprio corpo nello spazio quanto di sfogare in modo non violento l’aggressività; favorisce l’autocontrollo perché si insegna la pratica del contatto disciplinato con l’avversario.

    Calcio: 5-6 anni
    Lo sport per eccellenza in Italia, praticato ad ogni età. Permette un buono sviluppo fisico, anche se privilegia gli arti inferiori, e favorisce la coordinazione. Sviluppa velocità e resistenza. Attenzione però perché può stimolare la competizione esasperata.

    Pallacanestro: 5-6 anni
    È una disciplina completa: sviluppa sia gli arti inferiori che superiori, richiede velocità e resistenza. Dà un’ottima coordinazione oculo-manuale. Può essere uno sport duro, è infatti fondamentale il contatto fisico. È particolarmente adatto a favorire la socializzazione.

    Nuoto: dalla nascita
    Può essere praticato da subito, a tutte le età. Il nuoto è uno sport non traumatico e completo, che sviluppa armoniosamente tutte le parti del corpo. Apporta inoltre grandi benefici dal punto di visto cardiocircolatorio e respiratorio (è molto adatto agli asmatici). È uno sport «salvavita».

    Danza: dai 5 anni
    Favorisce la coordinazione e lo sviluppo armonico del corpo. La danza è infatti movimento, armonia, equilibrio, linguaggio del corpo espressione e comunicazione nello stesso tempo. Avvicinarsi da piccoli rende sicuramente più semplice l’acquisizione di abilità specifiche e di tecniche appropriate.

    Equitazione: da piccoli (amatoriale), dai 9 anni (agonistica)
    Favorisce la conoscenza ed il rispetto per l’animale e la socializzazione. Adatto a migliorare coordinamento ed attenzione. Tonifica la muscolatura degli arti e dello scheletro .Vi sono rischi legati ai traumi da caduta.

    Scherma: 7-8 anni
    È uno sport completo: sviluppa un’ottima coordinazione motoria (è prevista una seria ginnastica di compensazione per la parte del corpo che si usa di meno), ma anche capacità intellettive (equilibrio e prontezza mentale).

    Tennis: 9-10 anni
    Unisce eleganza, agilità e potenza. I programmi di compensazione previsti dai corsi più seri impediscono uno sviluppo unilaterale del fisico. Il tennis, inoltre, rende i riflessi più veloci, migliora la coordinazione, anche quella oculo-manuale, dona senso del ritmo e dello spazio.

    Rugby: 7-8 anni
    Sport di contatto indicato soprattutto per i maschi. Insegna a dare e ricevere colpi associati alla dinamica di gioco, attivando un meccanismo di difesa attiva. Insegna il rispetto per l’avversario e per le regole. Insegna la coordinazione e la destrezza, sviluppa tutta la muscolatura del corpo. Sono frequenti gli incidenti ed i traumatismi (solitamente lievi)


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  14. gheagabry
     
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    Sport e bambini: come scegliere quello giusto


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    Con la ripresa della scuola e della routine quotidiana arriva anche il momento, per i nostri figli, di decidere a quale sport dedicarsi.

    Per questo motivo gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma hanno deciso di dare qualche suggerimento sulle attività più indicate in base alle fasce di età.

    Dai 4 ai 5 anni: si deve favorire la conoscenza del proprio corpo e dello spazio. Si può dunque proporre il nuoto, ottimo perché l’acqua è un ambiente congeniale ai piccoli.
    Fino a 7-8 anni: sono consigliate attività come atletica leggera (marcia, corse, salti, lanci) o ginnastica. Qui il bimbo impara ad utilizzare il proprio corpo nello spazio e gestire la coordinazione neuromotoria
    Sopra i 7 anni: calcio, pallavolo, pallacanestro, pallanuoto, rugby, hockey sono consigliate perché favoriscono impegno atletico, aspetto ludico e spirito di squadra. Gli sport individuali invece (ginnastica, sci, nuoto, ciclismo, tiro con l’arco, scherma, arti marziali) richiedono invece capacità di resistere alla fatica e di concentrarsi
    Oltre i 9-10 anni: ci si può avvicinare a discipline specializzate che necessitano anche dell’utilizzo di un attrezzo, come la scherma, il tennis, il tiro con l’arco. Vanno bene anche danza e ginnastica artistica.
    Ricordiamo inoltre alle mamme che per praticare un’attività sportiva, in Italia, è necessaria una certificazione medico sportiva che si può chiedere al proprio medico di base a costi molto contenuti.

    Per le attività agonistiche invece bisogna rivolgersi al Medico dello Sport, ma tutti i test a pagamento previsti per il rilascio della certificazione sono esenti dal ticket fino a 18 anni.

    Infine vi starete chiedendo cosa fare con un bambino con una malattia cronica. Per loro non ci sono specifiche indicazioni, ma bisognerebbe seguire le inclinazioni del bambino prestando attenzione alla sua malattia.

    Unimamme, ricordatevi che il vostro esempio è tutto per i vostri figli, quindi se volete che mantengano uno stile di vita sano dovrete agire anche voi di conseguenza.

    Siete pronte a iscrivere i vostri figli? Nel frattempo guardate “La piramide dell’attività motoria” proposta dalla Società Italiana di Pediatria, che con poche immagini dice tantissimo!



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    http://universomamma.it/

     
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