PERSONAGGI, INVESTIGATORI NELLA LETTURATURA e NEL CINEMA

S.HOLMES, POIROT ...e 007

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted



    A quale altro detective letterario somiglia? «A nessuno. La grande trovata di Simenon è l’aver costruito un poliziotto burocrate, legato agli uffici del Quai des Orfèvres. Un poliziotto di polizia, appunto, e non un dilettante ricco e geniale che indaga in veste da camera. Poirot o Sherlock Holmes erano persone raffinatissime chiamate dalle grandi famiglie a sciogliere misteri criminali. Lui è un uomo modesto, con le scarpe nere e il sigaro».
    («la Repubblica», 22 gennaio 2003)


    Il Commissario MAIGRET



    Maigret con la sua pipa, con il suo tabacco popolare, con il suo sano gusto per il vino e il cibo, con il suo cappello duro, il suo soprabito dal bavero di pelliccia, con il suo ombrello imbarazzante, con le sue scarpe dall'elastico, questo personaggio che non crede ormai più nell'ordine, ma dall'infanzia si trascina "una specie di senso del dovere" "il timore di non aver mai fatto abbastanza per guadagnare il pane", tanto da sentirsi "quasi colpevole", quando va in vacanza, cosa che non gli accade tutti gli anni, questo grasso, florido borghese che confessa: "io non penso mai", "io non ho mai un'idea", "io non concludo mai", anima con il suo girovagare capriccioso e testardo, con la sua proclamata mancanza di metodo, persone e cose intorno a sé, le fa vivere, liberandole o smascherandole? -dalla grigia patina della menzognia e della corruzione, in un'improvvisa luce di verità.
    In Maigret et la vieille Dame, un personaggio dice al commissario: "Mi è capitato, come a tutti, di leggere qualche romanzo poliziesco. Inutile che vi chieda se voi li prendete sul serio. Nei romanzi polizieschi, tutti hanno qualcosa da nascondere, tutti hanno la coscienza più o meno sporca, e ci si accorge che le persone in apparenza più semplici, hanno in realtà l'esistenza più complicata. Ora che conoscete un poco la famiglia, spero capirete che nessuno di noi..."
    Conoscendo la famiglia di quel personaggio Maigret avrà, però la conferma che, come sempre, il marcio esiste: l'uomo non è mai assolutamente pulito, l'umanità con cui Maigret distingue tra colpevole e colpevole - certi, i prepotenti, i superbi, è pronto a rovesciarli, a umiliarli, certi, i succubi, i miseri, è altrettanto pronto a compassionarli - è un'ammissione di complicità.
    Leggiamo ancora: "Era quella una caratteristica di Maigret? O anche altri avevano le sue stesse nostalgie ma evitavano di confessarle? Avrebbe tanto desiderato che il mondo fosse come lo si vede da piccoli. Nel suo intimo lui diceva: Come nelle illustrazioni! E non soltanto lo scenario esteriore, ma anche le persone, il padre, la madre, i bambini buoni, i buoni nonni dai capelli bianchi... Perché la realtà deve essere sempre così diversa? E in tal caso perché mettere nella testa dei bambini l'illusione di un mondo che non esiste, e che per tutta la vita tenteranno di mettere a confronto con la realtà?"

    Maigret sa che la tragedia dell'esistenza è soprattutto qui: nella impossibilità di adattare il mondo delle illustrazioni a quello delle dimensioni. Cupidigia di denaro, rancori amorosi, bestialità criminale, sono l'approdo, la rivelazione di qualche scompenso iniziale, dell'urto tra la retorica di un sogno e la violenza, una sorte comune a tutti, non solo ai delinquenti. Maigret trova sempre più d'un colpevole nelle sue indagini e quello che finisce per affidare alla giustizia non gli appare immancabilmente il peggiore: a volte, contro il peggiore gli resta solo l'arma abbastanza spuntata del disprezzo. Ciò che più lo interessa in fondo è capire i criminali con cui ha a che fare. La consegna del colpevole alla giustizia è operazione secondaria, tanto secondaria che a volte non avviene neppure. Il commissario Maigret ci si rassegna unicamente se non può fare altrimenti, e, del resto, lui conosce bene le imperfezioni della giustizia, i suoi rapporti con la magistratura non sono idilliaci, si trova, alla fine, molto meglio con i criminali che con coloro che li giudicheranno. Maigret è un personaggio contraddittorio, non salvo dalle contraddizioni, ma dalle contraddizioni alimentato, sospinto avanti; è un uomo fatto di sfumature e sono proprio le sfumature, anche se può parer strano, tono su tono, a renderlo così solido e così plausibile. È proprio il suo essere poco eroico a renderlo eroe completo.
    (dal web)


    Caro Maigret,
    probabilmente lei si stupirà di ricevere una lettera da me, visto che sono ormai passati circa sette anni da quando ci siamo lasciati. Quest'anno ricorre il cinquantesimo anniversario del giorno in cui, ci siamo conosciuti. Lei aveva circa quarantacinque anni. Io, ne avevo venticinque. Ma lei ha avuto la fortuna, in seguito, di trascorrere un certo numero d'anni senza invecchiare.
    Soltanto alla fine delle nostre avventure e dei nostri incontri, lei ha raggiunto l'età di cinquantatrè anni, poiché il limite d'età, a quell'epoca, era, per i poliziotti, anche per un commissario capo come lei, di cinquantacinque anni.
    Quanti anni ha dunque oggi? Non lo so, dato questo privilegio di cui ha approfittato per tanto tempo. Io, invece, sono invecchiato molto più rapidamente di lei, come i comuni mortali, e ormai ho superato largamente i settantasei anni. Non so se abita sempre nella sua casetta di campagna di Meung-sur Loire e se pesca ancora con la lenza; se, col capo coperto da un cappellone di paglia, si occupa sempre del suo giardino; se la signora Maigret le cucina sempre quei mangiarini che lei ama e se le capita come capitava a me alla sua età, di andare a giocare a carte nel bistrot del paese. Eccoci entrambi in pensione, ad assaporare - almeno lo spero anche per lei - ogni piccola gioia della vita, ad aspirare l'aria fin dal mattino, ad osservare con curiosità la natura e gli esseri che ci circondano. Mi premeva di augurarvi un buon anniversario, a lei e alla signora Maigret.
    Le dica che, grazie ad un certo signor Courtine, potrebbe meritare il titolo di re dei gastronomi, le sue ricette hanno fatto il giro del mondo e che, per esempio, sia in Giappone, sia nell'America del Sud, i buongustai non trascurano di mettere qualche goccia di prugnola d'Alsazia nel loro galletto al vino.
    Quanto ai suoi successori al Quai des Orfèvres, molti sono quelli che hanno adottato la sua andatura e le sue manie, e alcuni di essi, andati a loro volta in pensione, hanno scritto le loro memorie, facendo seguire il proprio nome dalla menzione 'alias commissario Maigret'.
    Lei l'ha meritata in pieno. Vi abbraccio entrambi commosso, lei e la signora Maigret, che probabilmente non sospetta che molte donne l'invidiano, che molti uomini vorrebbero avere sposato una donna come lei e che, tra l'altro, un'affascinante giapponese la impersona alla televisione, mentre un giapponese crede di essere il commissario Maigret.
    Affettuosamente, Georges Simenon

    (Ottobre 1979..lettera pubblicata su Le nouveau illustré, Georges Simenon festeggiava il cinquantesimo compleanno del suo personaggio, nato appunto nel 1929)


    «La fama di Simenon è legata soprattutto al personaggio di Maigret. La carta di identità del commissario gli attribuisce i nomi di Jules François Amédée, nato a Saint-Fiacre par Matignon, figlio unico di Evariste, amministratore del castello di Saint-Fiacre. Studi interrotti di medicina a Nantes. Sposato con Louise, alsaziana, grassoccia, buona cuoca. Senza figli. Abitante al quarto piano del numero 130 del boulevard Richard-Lenoir. Fuma la pipa. Di Maigret è stato detto: “è il suo genere poco eroico a renderlo eroe completo”; “è il guardiano del piacere che si prova sedendo al tavolo di un bistrot per bere una birra o un calvados”; “è un personaggio contraddittorio, ma dalle contraddizioni alimentato, sospinto avanti”; “con la sua corposità è il Nord. Veste male, si gonfia di bevande distillate…”. Di Maigret Simenon diceva: “di veramente mio gli ho dato una regola fondamentale della mia vita: comprendere e non giudicare perché ci sono soltanto vittime e non colpevoli. Gli ho dato anche i piaceri della pipa, ovviamente. E l’assenza di figli perché, quando il personaggio è nato, non avevo ancora i quattro figli che poi ho avuto. Aggiungo che a Maigret ho dato un’altra regola: non bisognerebbe mai togliere all’essere umano la sua dignità personale. Umiliare qualcuno è il crimine peggiore di tutti”».
    («Corriere della Sera», 30 gennaio 2003)


    Il commissario Maigret è stato, fin dagli anni trenta, protagonista di quattordici pellicole cinematografiche, tratte da tredici romanzi e due racconti brevi con Maigret protagonista. In molte interviste, lettere, dettati e scritti diversi, Simenon ha espresso i suoi giudizi sui diversi attori che hanno interpretato il ruolo di Maigret: secondo l'autore belga, tra i francesi, i migliori sono stati Pierre Renoir, perché ha saputo interpretare il commissario nel suo ruolo principale di servitore civico, Michel Simon, nonostante abbia interpretato il personaggio in una sola occasione e Jean Gabin, nonostante l'aspetto trasandato del suo Maigret. Tra i non francesi invece spiccano i nomi di Gino Cervi, che andava molto bene come Maigret, e Rupert Davies, protagonista della serie televisiva andata in onda sulla BBC. Tra i peggiori invece Charles Laughton e Jean Richard, che ha interpretato il commissario nella più lunga serie televisiva dedicata a Maigret, trasmessa in Francia per ventitré anni.
     
    Top
    .
7 replies since 18/12/2011, 09:33   2327 views
  Share  
.