PERSONAGGI, INVESTIGATORI NELLA LETTURATURA e NEL CINEMA

S.HOLMES, POIROT ...e 007

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  1. gheagabry
     
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    « La distruzione del denaro è l'unico autentico sacrilegio di cui ci sia stato tramandato l'orrore »
    (Nero Wolfe, di Rex Stout)


    NERO WOLFE


    Nero Wolfe nasce nel 1893, il 17 aprile ed è di origine montenegrina. Nei primi romanzi il luogo di nascita è Trenton (New Jersey), in seguito Stout decise di farlo diventare montenegrino a tutti gli effetti e in The black mountain ("Nero Wolfe fa la spia") vediamo Wolfe tornare al suo villaggio natale nel Montenegro.
    L'io narrante dei romanzi di Nero Wolfe è il suo assistente e tuttofare Archie Goodwin, ormai abituato al suo eccentrico datore di lavoro che definisce "mio signore e donno".
    « Wolfe alzò il testone. Mi soffermo su questo, poiché ha una testa così grossa che l'atto di sollevarla dà l'impressione di una fatica non indifferente. In realtà dev'essere ancora più grossa di quel che sembra; infatti il resto della sua persona è così enorme che qualunque testa, che non fosse la sua, scomparirebbe letteralmente su quel corpo.»
    Nero Wolfe pesa intorno ai 150 kg ("un settimo di tonnellata"), è un raffinato buongustaio, assai pignolo, e considera il lavoro alla stregua di un indispensabile fastidio che gli consente di tenere un alto tenore di vita; è moderatamente iroso, non parla di lavoro a tavola e, pur avendo una vasta clientela femminile, è fortemente misogino; coltiva rare orchidee nel giardino pensile della sua casa (un elegante palazzo in arenaria) situata al numero 918 della 35a strada ovest di New York. Conduce orari di lavoro rigidissimi (non dedica infatti a tale attività un minuto in più del previsto, cosa che sottrarrebbe tempo alle altre attività, la coltivazione delle orchidee e il mangiare).
    È specializzato nella risoluzione di intricati casi di omicidio che scioglie stando comodamente seduto a rimuginare sull'ampia poltrona del suo studio o beatamente affaccendato a curare le proprie piantine. Infatti l'investigatore non lascia quasi mai la propria abitazione (se non in pochissimi casi e mai per lavoro), abituato com'è a spostarsi tra tre vani ben distinti: la cucina, lo studio, ed esclusivamente tra le 9 e le 11 e tra le 16 e le 18, la serra privata (all'ultimo piano dell'abitazione). La disposizione dei vani, così come degli arredi e suppellettili, sono rigorosamente descritti da Stout, ed insieme alle inviolabili e immutabili abitudini, orari e regole di casa Wolfe, sono nel loro insieme una caratteristica fondamentale e comune di tutti i romanzi di Nero Wolfe.
    È quindi Archie Goodwin a recarsi sui luoghi del delitto, a interrogare testimoni o parenti della vittima (salvo i casi in cui questi siano disponibili a recarsi alla casa di Nero Wolfe per essere sentiti da lui direttamente), tenere sotto controllo e pedinare sospetti, e molto altro svolgendo quindi le funzioni di "gambe" e "occhi" del suo principale. Di tanto in tanto Stout ha prodotto romanzi ambientati al di fuori della famosa casa di arenaria (Alta cucina, La guardia al toro... ), ma in essi è sempre ben specificato come Wolfe si sia mosso dal suo domicilio per una causa ben diversa (un'esposizione floreale, un congresso di chef... ) e poi rimanga coinvolto in un'inchiesta.
    Gli altri personaggi abituali dei romanzi di Nero Wolfe sono il giardiniere Theodore Horstmann, che con Wolfe si occupa della cura delle orchidee, il fido cuoco svizzero Fritz Brenner (alter ego culinario dell'investigatore dell'alta cucina del delitto). Tutti questi, come anche Archie Goodwin, vivono nella casa di Nero Wolfe. Collaboratori occasionali sono gli investigatori Saul Panzer, Fred Durkin e Orrie Cather. Dopo la morte di Stout (1975), il personaggio di Wolfe è stato ripreso da Robert Goldsborough in sette romanzi, pubblicati anche in Italia.
    Più volte nella comunità di giallisti e fan del corpulento detective, è emersa la curiosa teoria che Wolfe sia figlio di Sherlock Holmes e Irene Adler[senza fonte], la scaltra e spregiudicata avventuriera che riesce a beffare l'investigatore di Baker Street nel racconto "Uno scandalo in Boemia". L'ipotesi di un figlio "segreto" di Holmes e della Adler appariva anche nel film per la televisione "Sherlock Holmes a New York" (con Roger Moore e Patrick McNee) dove però questi non veniva chiaramente indicato come Wolfe.

    "Se c'era qualcosa che mi faceva sentire bolscevico (!) , era quella di dovermi occupare delle orchidee del sig.Wolfe nel bel mezzo di un'importante indagine"
    (Archie)


    ..interviste impossibili...


    “Sono a New York nella trentacinquesima strada, di fronte alla famosissima casa di arenaria dove vive Nero Wolfe. Sono in anticipo di una ventina di minuti, ma fa freddo e nevica; decido di non aspettare. Busso....La porta si apre e compare un esile ed impeccabile figura:
    – Mi chiamo Archie Goodwin. E voi?
    – Buona sera a lei, sono Guido De Vidi mi manda la redazione di Orchids Club Italia, gradirei conversare col signor Wolfe a riguardo di quell’introvabile orchidea nera e della famosa ricetta “salsicce mezzanotte” che tanto lo deliziò da giovane.
    A.G. – Il signor Wolfe non è in casa, è fuori sede per partecipare al convegno culinario dei quindici migliori cuochi del mondo – sono spiacente.
    Guido - Non fa niente, leggeremo le avventure di questo viaggio, nel suo prossimo romanzo”…

    Nero Wolfe, quando non è impegnato a mangiare, a curare le sue orchidee o a leggere i suoi libri, è un genio nello smascherare i criminali, senza mai dover uscire dalla sua casa di arenaria sulla trentacinquesima strada ovest di New York, comodamente seduto alla sua scrivania a sorseggiare birra o impegnato con le sue orchidee nella serra al terzo piano.
    Solo quella ed unica volta era fuori casa per presenziare al convegno di alta cucina…
    Nero Wolfe sul treno diretto al convegno culinario
    …..”Non mi resta ancora molto da vivere, non ho più molti libri da leggere, ironie da cogliere, pranzi da gustare – Sospirò a occhi semichiusi, poi li riaprì. – Cinquemila dollari. Odio mercanteggiare“.
    Con un mix di perentorietà e di sornionesco pietismo verso se stesso, Nero Wolfe, il ciclopico investigatore-gourmet creato da Rex Stout, su quel treno che lo sta portando verso il convegno dei quindici migliori cuochi del mondo, tenta il tutto per tutto. L’oggetto del desiderio sono le “salsicce mezzanotte”, di cui si era deliziato un giovane Nero Wolfe, all’inizio della carriera; la controparte è Jéròme Bérin, il creatore della ricetta segreta, a suo tempo inseguito attraverso il Mediterraneo sino al Cairo fino a perderne le tracce.
    Il destino sembra ora favorirlo, facendoglielo ritrovare sullo stesso convoglio e diretto alla stessa meta. Ma siamo solo all’inizio del romanzo dal promettente titolo, “Alta cucina”, e l’epilogo gastronomico non avverrà che all’ultimo respiro del giallo, quando il nodo delittuoso sarà sciolto, naturalmente ad opera di Wolfe. Ma allora sull’altro piatto della bilancia ci sarà un peso ben diverso: Jéròme Bérin, sospettato dell’omicidio di uno degli chef partecipanti al simposio, deve infatti la vita all’investigatore che, scendendo a livelli di mero mercanteggiamento, non si lascia sfuggire l’opportunità di farlo pesare, previo un sottile gioco psicologico. “- Be’…- Wolfe sospirò. – Se non volete accettarlo come gesto di amicizia, sia pure. In questo caso l’unica cosa che posso fare è presentarvi il conto. Il che è semplice. Se fosse possibile fare una valutazione precisa dei servizi professionali che vi ho reso dovrebbe essere altissima, poiché i servizi sono stati eccezionali. Così… visto che insistete per pagare… mi dovete la ricetta della salsicce mezzanotte”. Le spire del Nero pitone si avvolgono inesorabilmente intorno al collo della vittima, che tenta di divincolarsi: ” - Cosa? -Bérin gli lanciò un’occhiataccia. - Puah! Ridicolo“. Ma il pitone non allenta la presa… “- Come ridicolo? Mi avete chiesto voi cosa mi dovevate. E io ve l’ho detto” …se non quel tanto per lasciare il fiato di sigillare la trattativa.
    ” - Bah! - Sbuffò Bérin. - È un ricatto”. Obtorto collo, e a patto che la ricetta non sia rivelata a nessuno al mondo, Bérin si decide a rivelare la magica alchimia. Solo nel 1938, dopo cinque anni dalla morte di Jéròme Bérin, Fritz, il cuoco svizzero a servizio di Wolfe, la usa in “Orchidee nere”, ma assolutamente priva di dosi.
    (orchids)
     
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7 replies since 18/12/2011, 09:33   2327 views
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