PERSONAGGI, INVESTIGATORI NELLA LETTURATURA e NEL CINEMA

S.HOLMES, POIROT ...e 007

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  1. gheagabry
     
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    « [...] il suo sguardo era acuto e penetrante; e il naso sottile aquilino conferiva alla sua espressione un'aria vigile e decisa. Il mento era prominente e squadrato, tipico dell'uomo d'azione. Le mani, invariabilmente macchiate d'inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi, possedevano un tocco straordinariamente delicato, come ebbi spesso occasione di notare quando lo osservavo maneggiare i fragili strumenti della sua filosofia. »


    SHERLOCK HOLMES


    La famiglia di Sherlock Holmes discendeva da signorotti di campagna, e una sua nonna era sorella del grande pittore francese Vernet; altro non sappiamo. La data di nascita del grande detective inglese, opera di Sir Arthur Conan Doyle, è alquanto dubbia. Gli unici riferimenti si trovano nel racconto "Il suo ultimo saluto", quando a Holmes (che però era travestito) venne attribuita un'apparente età di 60 anni, e in "I misteri di valle Boscombe", in cui Holmes si autodefinì "di mezza età". Da questo viene dedotto, in modo piuttosto arbitrario, che sia nato nel 1854. Quanto alla data di nascita del 6 gennaio, festeggiata oggi in tutto il mondo dagli sherlockiani, essa si basa su un'illazione di Baring-Gould, che sostiene che Holmes citò due volte "La dodicesima notte" di Shakespeare perché corrisponderebbe alla data del suo compleanno.
    Sherlock aveva un fratello, Mycroft Holmes, di sette anni più grande di lui, Frequentò il college e l'università, almeno per due anni, anche se non sappiamo quale, e neppure la facoltà in questione. A quell'epoca non era molto socievole: "preferivo starmene a fantasticare in camera mia, elaborando per mio conto i miei particolari metodi di analisi, senza mai unirmi ai ragazzi della mia età". Aveva un solo vero amico, Trevor, conosciuto incidentalmente, poiché Holmes fu morso dal suo cane.
    Lasciò gli studi ufficiali per dedicarsi a quelli che fino a quel momento aveva considerato passatempi, e che sarebbero stati la sua professione.
    Prima di conoscere Watson, abitava a Londra in Montague Street. Non era però del tutto un isolato: sappiamo che frequentava Douglas Maberley, che più tardi definì "una conoscenza superficiale". L'inizio della carriera non fu facile, se dovette dividere l'appartamento di Baker Street, che all'inizio gli sembrava troppo caro da poterselo permettere da solo: del resto la clientela che lo frequentava era all'epoca solo di bassa condizione sociale. Ma già nel 1889 ("Il Mastino dei Baskerville") aveva investigato su circa 500 casi "di capitale importanza", che divennero 1000 nel 1891. Nello stesso anno fu creduto morto nella lotta col temibile professor Moriarty e girovagò sotto falso nome, forse per motivi politici. Nel 1894 riprese il suo posto a Londra e la collaborazione con Watson, affrontando centinaia di nuovi casi e fondando una piccola ma efficiente agenzia. Holmes non era un detective privato, come altri, ma l'unico Consulting Detective, la corte d'appello dei casi disperati ("Uno studio in rosso"): a lui ricorreva non solo la polizia, ma anche altri detective quando avevano un problema irresolubile.
    Si ritirò nel 1904 ("L'avventura dell'uomo carponi") in un cottage del Sussex, vicino al mare, ma, di nuovo, la storia del suo completo ritiro è probabilmente un falso, visto che almeno dal 1912 si impegnò in una campagna, cominciata negli Stati Uniti e durata due anni, contro il servizio segreto di Berlino. Watson, comunque, dice che la sua attività durò 23 anni, e che egli collaborò col detective per 17 di questi, e dunque sembra considerare la carriera di Holmes solo fino al 1904. Se scriverete a Baker Street vi arriverà una lettera molto cortese, a firma della segretaria della Sherlock Holmes Society di Londra, che vi avvertirà che Mr. Holmes è dolente, ma si è ritirato e non può occuparsi del vostro caso.
    Sebbene Holmes abbia sempre parlato, a proposito del suo metodo, di deduzione, sarebbe più corretto definire il suo procedimento logico "ipotetico-deduttivo" o, secondo la definizione di Charles S. Peirce, "abduttivo". Holmes, dunque, utilizzando l'abduzione, adottava provvisoriamente una spiegazione dei fatti che doveva in seguito sottoporre a verifica sperimentale, per provarne la validità. E nello scegliere la giusta ipotesi, si avvaleva, anche se lo talvolta lo ha negato, della sua creatività.
    (Jay W., sherlockholmesforum)


    « Quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti,
    per quanto improbabile, deve essere la verità. »
    (Holmes parlando con Watson in Sherlock Holmes dà una dimostrazione, sesto capitolo di Il segno dei quattro)


    "Se ne stava con un mezzo ghigno, sprofondato in poltrona, immobile. Stava lì, così staticamente fermo e rigido... che quasi lo si sarebbe potuto confondere con una delle tante cianfrusaglie che popolavano il suo studio, dall'ordine decisamente "astratto". Nulla sembrava trovare una collocazione razionale, in quello spazio, eppure... nulla era priva di posto in cui stare...Perfino lui sembrava essere fatto per stare esattamente lì, su quella poltrona, con indosso quella vestaglia logora, con quella pipa fra le labbra, il cui filo di fumo rappresentava l'unica figura mobile e con quell'espressione indecifrabile dipintagli sul volto.Come una stramba statua o come il dipinto d'un uomo eccentrico.E mille e più cose gli passavano per la mente: glielo si leggeva chiaro e tondo in quei suoi profondi occhi scuri, ora vuoti, sbarrati nel vuoto...
    Ai suoi piedi, il giornale di quella mattina, portatogli come sempre dal fido amico Watson..."


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    Edited by gheagabry - 8/10/2012, 20:38
     
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7 replies since 18/12/2011, 09:33   2327 views
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